venerdì 4 dicembre 2009

LA FINE SI AVVICINA

E venne il giorno dell'udienza di Gaspare Spatuzza che in aula a Torino circondato da numerose persone della scorta ha cantato meglio di Apicella,un testo impegnato e profondo,una melodia che per chi già conosce la faccenda è un refrain dolce e allo stesso tempo vergognoso.
Spero che i quotidiani di tutto il mondo domani aprano con le parole che raccontano di come Berlusconi e Dell'Utri abbiano consegnato l'Italia in mano alla mafia come un dono natalizio,spero che questo processo giunga a conclusione e che i testimoni non abbiano incidenti di percorso durante e dopo le deposizioni.
Mi ricordo ai tempi delle medie che il periodico"Cuore"aveva indetto un sondaggio sulla cosa che avresti desiderato di più,e la vincente fu la fine di Andreotti stracolpevole di delitti mafiosi contro giudici,forze dell'ordine(quelle con i controcoglioni non le pappemolle opportuniste che ci circondano qua a Crema e in troppe zone italiane),giornalisti e chiunque denunciava malavitosi e non sottostava all'omertà:un ex premier che praticamente incarnava l'essenza mafiosa e scampato alla galera solo per la caduta in prescrizione di numerosi processi che lo vedevano come imputato(vi ricorda qualcuno?).
Beh,ora io voglio la fine di Berlusconi,che non è necessariamente la sua morte,io voglio che venga condannato e che finisca in galera per il resto della sua esistenza,voglio la sua sconfitta morale ed economica come si merita la sua persona di merda criminosa.
E con lui i suoi complici in primis Dell'Utri e Schifani,altri mafiosi che della scalata al potere del premier criminale hanno tratto beneficio sulle morti di tante persone,sulle disgrazie e le tragendie di troppa gente,sulla pelle di milioni di italiani che stanno subendo le nefandezze di questo regime che deve finire.
L'articolo odierno di"Repubblica on-line"fornisce il resoconto della giornata di interrogatori svoltasi aTorino,mentre il famoso lapsus freudiano di Dell'Utri è l'ultimo contributo di oggi:per rinfrescare la memoria su quest'ultimo uomo di merda ripropongo il post dedicatogli con disprezzo lo scorso
agosto.http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/08/dellutri-uomo-di-merda.html.
Il pentito testimonia nel processo d'appello al senatore del Pdl e cita anche il premier"Il boss disse: ci hanno messo il Paese in mano. Trattative Cosa nostra-Stato? Non so"
Mafia, Spatuzza conferma i rapporti con Dell'Utri"E Graviano mi fece il nome di Berlusconi".
Gaspare Spatuzza ha desposto protetto da un paravento e da una numerosa scorta.

TORINO - Conferma tutto Gaspare Spatuzza. Nell'aula bunker del Palazzo di giustizia di Torino il pentito ripete, parola per parola, le accuse al senatore Marcello Dell'Utri e tira in ballo Silvio Berlusconi: "Nel '94, al bar Doney di Via Veneto a Roma, incontrai il boss Giuseppe Graviano. Mi fece i nomi di Berlusconi... Disse: quello del Canale 5 e anche di Dell'Utri. E aggiunse: 'Grazie alla serietà di queste persone, ci avevano messo il Paese nelle mani'". Protetto da un nugolo di agenti e parlando da dietro un paravento, Gaspare Spatuzza - sei stragi, quaranta omicidi, coinvolto nell'omicidio del figlio dodicenne di un pentito sciolto nell'acido - giura di essersi convertito alla verità e a Dio. Fuori dall'aula, durissima, si alza la reazione del centrodestra. Silvio Berlusconi definisce la testimonianza una "follia", e Paolo Bonaiuti, suo portavoce e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ripete che "la mafia attacca il premier perché il governo è duro contro la criminalità organizzata". Dell'Utri, che in primo grado fu condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, non rinuncia a seguire il dibattito in aula e liquida con una battuta le parole del pentito: "Spatuzza? E' lui a lavorare per la mafia". La prossima udienza sarà a Palermo, tra una settimana. La Corte d'appello tornerà in Sicilia dopo l'incursione nell'aula bunker di Torino scelta per motivi di sicurezza legati alla testimonianza di Spatuzza. Il suo verbale sarà confrontato con le parole di Giuseppe Graviano chiamato dai giudici a rispondere in videoconferenza dal supercarcere in cui è rinchiuso.
Gaspare Spatuzza non sa di trattative tra lo Stato e la mafia per fermare la stagione delle stragi. I difensori del senatore dell'Utri incalzano, ma lui ammette candido che di accordi tra Cosa nostra e il governo non ricorda nulla. Spiega invece che fino all'anno scorso non ha parlato di Dell'Utri e di Berlusconi perché aveva paura: "I timori di parlare del presidente del Consiglio erano e sono tanti". Ma l'ammissione al programma di protezione e "la conversione alla fede cristiana" lo hanno trasformato. Spatuzza chiede perdono per il male fatto: "Voglio restituire verità alla storia e non mi fermerò davanti a niente", giura ai magistrati. Parla come un torrente in piena Spatuzza, e ammette che "dopo il '92, ci siamo spinti un po' oltre, in un terreno che non ci appartiene: alludo alle stragi di Firenze, dove morì la piccola Nadia e all'attentato a Maurizio Costanzo. Dopo le stragi di Capaci e Via d'Amelio abbiamo gioito, perché Falcone e Borsellino erano nostri nemici; mentre i morti di Firenze e Milano non ci appartenevano. Ma Giuseppe Graviano mi disse: 'E' bene che ci portiamo un po' di morti dietro, così chi si deve muovere si darà una smossa'". Dell'Utri mostra disinteresse durante la deposizione; sbadiglia assonnato, poi lascia l'aula prima che il dibattimento riprenda nel pomeriggio: "Altro che bomba atomica, Spatuzza è solo un petardo. Quell'uomo ha interesse a buttare giù il governo che gli lotta contro. Non è un pentito dell'antimafia, ma della mafia". La deposizione di Spatuzza prosegue per cinque ore. Il pentito racconta di quella volta che un guasto al telecomando evitò una strage all'Olimpico di Roma. E aggiunge nuovi particolari: "A gennaio del '94 - racconta Spatuzza - incontrai Giuseppe Graviano a Roma. Mi disse che l'attentato allo stadio si doveva fare a tutti i costi, così gli davamo il colpo di grazia". Era il 23 gennaio e si giocava Roma-Udinese; i mafiosi progettavano di far saltare i pullman dei carabinieri. Sarebbe stata una strage: "Utilizzamo una tecnica - dice Spatuzza - che nemmeno i talebani hanno mai usato. Mettemmo del tondino di ferro per renderee più devastante l'effetto della deflagrazione". Ma l'attentato fallì perché l'ordigno non funzionò: "Io e Benigno (un picciotto di mafia; ndr) ci spostammo a Monte Mario. Benigno diede l'impulso al telecomando, ma grazie a Dio l'esplosione non avvenne".

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