mercoledì 27 febbraio 2019

PROTESTE ALBANESI

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Negli ultimi periodi l'Albania è stata teatro di scontri per protestare contro l'attuale governo socialista del premier Edi Rama,accusato dal principale partito dell'opposizione(il Pd di centrodestra,come il nostrano)per i motivi che ne avevano segnato la sconfitta nella tornata elettorale del 2017,la corruzione.
Un problema enorme per lo Stato che si affaccia sull'Adriatico e che ha visto negli ultimi tempi un impoverimento sia nelle città che nelle campagne,con una massiccia presenza di investitori esteri(molti italiani)che danno paghe da fame e le soluzioni sono quelle di sottostare a condizioni di lavoro umilianti oppure emigrare.
L'articolo di Infoaut(dure-proteste-antigovernative-in-albania )parla degli scontri avvenuti a Tirana nei pressi del palazzo del governo che a stento ha resistito alla folla che manifestava il proprio dissenso,mentre nota positiva è il movimento studentesco apolitico che rivendica migliori condizioni di vita nel welfare e nel mondo del lavoro e sociale.


Dure proteste antigovernative in Albania.

Violenti scontri a Tirana ieri durante la partecipata manifestazione lanciata e incentivata principalmente dal partito di opposizione della destra parlamentare, il PD. Il primo ministro Edi Rama, del Partito Socialista, è accusato di corruzione e di inadeguatezza dalle forze di opposizione.

I manifestanti hanno violato il percorso del corteo concordato con le autorità sfondando i cordoni delle forze dell'ordine e assaltando successivamente il palazzo del governo difeso con idranti e lacrimogeni dalle guardie repubblicane. Si contano feriti sia tra i manifestanti che tra le forze dell'ordine. Edi Rama, durante la giornata di protesta, era a Valona a tenere un comizio: una numerosa folla composta e seduta che è stata sfruttata mediaticamente dal governo per essere contrapposta ai manifestanti, evidenziando la natura “incivile” e “violenta” di questi ultimi. Le opposizioni parlamentari intanto rilanciano un'altra mobilitazione per giovedì sostenendo che non si fermeranno fino a che non verrà concordato un esecutivo transitorio che porti a nuove elezioni.

In piazza si sono visti alcuni ragazzi ma perlopiù uomini adulti provenienti dalle zone povere e rurali del paese, in cui le condizioni di vita sono estremamente dure. Il PD, che nelle precedenti legislature si è dimostrato corrotto e antipopolare (tanto quanto il Partito Socialista, attualmente al governo) sta sfruttando a suo vantaggio, con promesse elettorali, il forte risentimento dei gruppi sociali in lotta. Dal canto suo, il primo ministro Edi Rama, al suo secondo mandato consecutivo, ha ottenuto la fiducia della popolazione con un programma basato sull'entrata dell'Albania nell'Unione Europea e sul contrasto sia della criminalità che della corruzione dilagante che endemicamente inficia la sanità, l'istruzione e il lavoro rendendo i servizi basilari di fatto classisti, di scarsa qualità e inaccessibili a molti. Le politiche attuate però si sono rivelate inefficaci, specialmente per le classi subalterne.
Il governo inoltre ha anche favorito l'investimento di capitali finanziari internazionali e di multinazionali estere, tra le quali molte aziende italiane, nel territorio, destabilizzando la popolazione locale, complice l'inesistenza della tutela dei lavoratori, causando quindi o disoccupazione o stipendi da miseria. Le fratture e le iniquità tra le èlites abbienti e le categorie sfruttate sono sempre più evidenti: aumentano i poveri da un lato nelle grandi città metropolitane come Tirana e dall’altro nelle zone rurali, arretrate sia economicamente che nelle infrastrutture . Per tale ragione la scelta drammatica che molti si trovano costretti a fare è o quella di emigrare o di rimanere subendo condizioni di vita e lavorative umilianti e disumane e una totale assenza di prospettive. È dunque probabile che le proteste perdurino, si evolvano e che continuino ad attraversare il paese finché non si otterrà una risposta adeguata da parte della politica e delle istituzioni.

Solo poche settimane fa l'Albania è stata scossa da una mobilitazione studentesca permanente: si è trattato di un movimento organizzato dal basso, orizzontale e apartitico, che ha saputo incanalare il malcontento e la necessità di giustizia sociale e di libertà in un'ottica diametralmente opposta alle dinamiche delle èlites parlamentari, dissociandosi sia dai partiti di governo che da quelli di opposizione; una conseguenza di ciò è stata la sostituzione di vari ministri all’interno dell’esecutivo. Anche le proteste di questi giorni, pur se indirizzate e incentivate strumentalmente dall'opposizione per meri fini elettorali e per la conquista del potere, si inseriscono in questo contesto. Il conflitto è aperto, e sarà interessante vedere se ci sarà la possibilità e la maturità da parte dei manifestanti di aprire nuovi orizzonti esprimendosi autonomamente rispetto forze politiche istituzionali e discostandosi dai partiti di opposizione. Inoltre c’è da vedere se un maggior numero di giovani si inserirà in queste lotte, in modo da portare qualche beneficio e ancora più rappresentanza di categorie assoggettate al dominio costituito, e vedere come si esprimeranno i movimenti studenteschi.

martedì 26 febbraio 2019

IL GOVERNO(DI MAIO)OSTAGGIO DEL TAV


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La questione Tav sembra essere diventata proprio l'ago della bilancia non solo per il futuro di questo governo sempre più traballante ma dello stesso destino del Movimento 5 stelle che dopo la batosta abruzzese si è visto"scippare"decine di migliaia di voti nelle regionali sarde.
Anche se Di Maio non è preoccupato ed anzi rilancia in queste ore nuovi asset e priorità del suo gruppo,il sentore di una batosta alle europee che segnano forse il punto di non ritorno dell'esecutivo,sempre che ci arrivi,è sempre più un dato di fatto.
L'articolo(contropiano game-over-per-il-governo-del-cambiamento )vede i grillini sempre più isolati politicamente sulla questione grandi opere,col premier Conte che spinge sempre più verso esse e col ministro Tria favorevole sfacciatamente all'alta velocità Torino-Lione nonostante un parere inconfutabile di una grave perdita economica(madn tavla-certificazione-di-una-perdita-di.risorse enorme )ma le minacce di tagli dei fondi e il pensiero privato di Tria sul fatto che non saremmo più seri ed appetibili dagli avvoltoi europei e mondiali fa sì che il progetto Tav possa proseguire spedito.
Per non parlare di Salvini che pur non sfondando si prende un sacco di voti sardi,roba da accapponare la pelle,e che vuole starsene fuori dal progetto del centrodestra unito anche se difficilmente andrà in maggioranza solo con i voti della Lega,mentre nel centrosinistra è buio totale.

Game over per il “governo del cambiamento”.

di  Dante Barontini 
“Il problema non è l’analisi costi-benefici. Nessuno verrà investire in Italia se il paese dimostra che un governo che cambia non sta ai patti, cambia le leggi o le rende retroattive“.

Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, apre ufficialmente la crisi della maggioranza all’indomani delle elezioni abruzzesi e sarde, che hanno confermato la crisi profonda dei Cinque Stelle. E’ notevole sia il tema che la tempistica, a indicare chiaramente che i Cinque Stelle non possono più pretendere nulla..

Lo fa quasi con le stesse parole di Wolfgang Schaeuble durante la crisi greca, davanti al “riformista” illuso Yanis Varoufakis: “Questo è stato accettato dal governo precedente e che non si può assolutamente permettere ad un’elezione di cambiare nulla. Perché abbiamo elezioni ogni giorno, siamo in 19, se ogni volta che c’è una elezione e qualcosa è cambiato, i contratti tra noi non significherebbero nulla”.

E’ la logica dei trattati europei e chiunque dica di volerli “riformare” racconta cazzate. In modo inconsapevole, se non si cura di esserne informato, in modo luridamente consapevole se invece sa di cosa parla.

Tria stava rispondendo a una domanda sul Tav da Torino a Lione, che divide il governo da mesi (insieme a molti altri dossier), ed ha scelto di metter fine alla finta discussione “unitaria” presentando il conto dei “mercati” e dei trattati. Non si può cambiare nulla, a certi livelli, anche se ci converrebbe farlo (per problemi di finanziamento, per rispetto delle popolazioni residenti, per inutilità palese di certe opere, ecc). Salvini, non a caso, si è immediatamente allineato al garante dei conti per conto dall Ue.

A pensarci bene, si apre la fine non solo per “il governo del cambiamento”, ma per qualsiasi futuro “governo del cambiamento”, seppellendo anche i fantasmi del “populismo”. A meno che non tracolli la struttura di governance dell’Unione Europea.

Cinque Stelle sulla via del rapidissimo tramonto, dunque, per manifesta impossibilità di far vivere concretamente una visione (e soluzioni) che solo in astratto potevano sembrare decisive (onestà, “uno vale uno”, due soli mandati, uso della rete, ecc) per cambiare il paese e la corruzione politico-morale della sua classe politica.

Ma attenzione a dare la Lega per trionfante nel medio periodo, anche se nell’immediato appare quasi incontrastabile, specie tenendo conto lo smorto panorama parlamentare e la non esaltante conflittualità sociale (che c’è, ma riguarda ancora soltanto singoli settori). Anche la Lega, infatti, deve la sua fortuna a una serie di soluzioni impraticabili.

Sul tema immigrazione ha ancora gioco facile. “Contrastarla” con i suoi metodi in fondo costa poco, praticamente nulla; una volta seppellito l’”umanitarismo”, senza troppe resistenze, tanto meno europee, su quella linea ci stanno praticamente tutti (ricordatevi sempre del piddino Minniti).

Ma su tutto il resto si trova esattamente nella stessa posizione dei grillini, con una “quota 100” ridotta a pochi intimi e per poco tempo, con una flat tax scomparsa dai radar già nella scorsa estate, con la minaccia di applicazione automatica degli aumenti dell’Iva il prossimo anno (o già in questo, con la “manovra correttiva”) e addirittura con il prelievo forzoso sui conti correnti all’orizzonte.

La Lega puntava manifestamente a cannibalizzare sia il centrodestra che una gran parte dei grillini, ma il gioco non gli sta riuscendo. O per lo meno non nella misura necessaria ad assicurarle una “posizione maggioritaria”.

Le azioni di “disturbo”, nel campo della destra, sono già iniziate. Il “ritorno in campo” di Berlusconi, per molti versi patetico, ha il chiaro significato di cercare di organizzare un “centrodestra europeista”, altrettanto autoritario sul piano interno ma molto meno blaterante contro la Ue.

Sul fronte opposto, la probabile investitura di Zingaretti alla testa del Pd riapre per la milionesima volta il cantiere di un “nuovo Ulivo”, in cui rappattumare tutte le frattaglie nostalgiche del ceontrosinistra prodiano, europeista senza se e senza ma, con qualche verniciata “umanitaria” e un po’ meno rozza in fatto di vaccini, religione, diritti civili. Su cui a malincuore potrebbero in prospettiva convergere quegli elettori grillini ma refrattari al neofascismo leghista.

Dunque lo scenario prossimo venturo potrebbe volgere nel giro di pochi mesi verso il vecchio “bipolarismo” tra centrodestra e autodefinito “centrosinistra”. Entrambi, però, completamente screditati agli occhi dell’”opinione pubblica”.

A questo stanno manifestamente lavorando in tanti, sia in Italia che in sede europea (l’iperattivismo di un Tajani dovrebbe far sospettare qualcosa). E anche i molti “tavoli paralleli” imbastiti intorno alla lista “di sinistra” da presentare alle europee – una esplicita, con alla testa De Magistris con “tutti dentro”, compreso Potere al Popolo, l’altra rivelata da Cofferati (tutti col Pd, senza Dema e Pap) – verranno travolti dallo spostamento d’aria dei riposizionamenti dei soggetti più grandi.

Mattarella, dal canto suo, si vede ora consegnare tutte le leve per guidare “la politica” verso nuove elezioni, che nessuno dei due “vincitori” del 4 marzo, a questo punto, vuole.

lunedì 25 febbraio 2019

CELESTE E NERO


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Due"eccellenze"della politica italiana sono alle prese con le conseguenze delle loro scellerate e criminali condotte,con Formigoni il celeste che è in carcere e deve scontare cinque anni e mezzo mentre Alemanno il nero potrebbe scontarne sei.
Uno è stato il governatore lombardo per 18 anni mentre l'altro sindaco di Roma,rappresentanti di partiti che non esistono più(cambiano nome ma la sostanza è quella)e comunque ancora rimpianti da chi come loro ha tanti scheletri nell'armadio.
L'articolo preso da Crema on-line(Formigoni+in+carcere )parla delle reazioni di qualche politico cremasco vista che la capitale del tortello nostrano era spesso meta di Formigoni,legato indissolubilmente con un altro criminale,Mauro Inzoli ex prete pedofilo,ed in quanto Crema non di faceva nulla,anche oggi,se non eri in Comunione e Liberazione.
L'articolo che riguarda il fascista romano(rainews Inchiesta-Mondo-di-Mezzo )parla dell'inchiesta del mondo di mezzo,ai tempi di Roma capitale-Mafia capitale e la sentenza è stata decisa per i reati di corruzione e di finanziamento illecito.
Per approfondimenti su questi squallidi personaggi:madn cosi-celeste e madn si-legge-roma-si-pronuncia-fasciomafia .

Formigoni condannato ad oltre 5 anni di reclusione. Le reazioni politiche a Crema.

La condanna di Roberto Formigoni a 5 anni e 6 mesi di reclusione e soprattutto le immagini del suo arrivo al carcere di Bollate, hanno portato ad una serie di reazioni politiche nel Cremasco. Ieri il consigliere regionale Marco Degli Angeli, ha espresso la propria soddisfazione per la legge spazza corrotti, sostenendo che se l’ex presidente della Regione Lombardia è destinato al carcere è merito del provvedimento pentastellato (in allegato i dettagli). Il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Crema, Antonio Agazzi, ha invece postato sulla propria pagina social una serie di articoli a sostegno del ‘Celeste’: “Qual è stato il risultato dei 18 anni di governo di Roberto Formigoni in Lombardia? Ecco tutte le riforme attuate in 4 legislature. Ma è davvero possibile che i lombardi - che Lo hanno ripetutamente confermato come Governatore - si siano così clamorosamente sbagliati?”

La difesa di Salini: ‘sentenza ingiusta’

Di tutt’altro avviso l’europarlamentare Massimiliano Salini: “è una brutta giornata per la giustizia italiana e per la Lombardia, che deve al presidente Formigoni una straordinaria stagione di riforme, efficienza dei servizi, in primis quelli sanitari e virtuosità dei conti pubblici, che sono diventati un modello di riferimento per il Paese e non solo. È una sentenza ingiusta per Roberto Formigoni, un amico che conosco da tanti anni e so che non ha mai rubato nulla né si è fatto corrompere. Un processo a tesi lo condanna e le nuove norme anticorruzione varate dal governo gialloverde lo mandano in carcere, senza neppure il diritto ai domiciliari per l’età, come accadrebbe invece per una condanna, ad esempio, per omicidio. Una sproporzione che dice dove sta andando questo Paese. No, giustizia non è stata fatta. Si doveva colpire un simbolo e questo, sì, è stato fatto. Per questo io sto ancora con Roberto, perché sto con la giustizia, quella vera. Anche se di questi tempi non sta bene dirlo”.

Bordo: “sistema clientelare dimostrato”

Sulla vicenda si è espresso anche l’ex deputato della Sinistra, Franco Bordo: “Non esulto per il fatto che sia stato definitivamente condannato, perché condanna vuol dire che i reati sono stati commessi, che la corruzione è stata accertata, che il sistema clientelare è stato dimostrato. Certamente sono molto soddisfatto per come, anche in questo caso, la nostra Giustizia abbia dimostrato di essere un sistema sano e autonomo che non si piega al potente di turno. E Formigoni un potente lo è stato, e il sistema da lui messo in piedi ne è la controprova. Invece provo molta rabbia e tristezza nel leggere parole di politici e non che esprimono solidarietà e, con una certa connivenza, ringraziano ancora il loro "celeste".

L’intervento del sindaco Bonaldi

Chiudiamo col sindaco di Crema, Stefania Bonaldi. Anche in questo caso ha espresso il proprio pensiero sui social, corredato da un'immagine di Formigoni mentre stringe la mano a Mauro Inzoli: “Post amaro, in una comunità in cui troppi, mi pare, preferiscono rimuovere, anziché elaborare, condizione, quest'ultima, necessaria a fare in modo che gli errori (e gli orrori) del passato non si ripetano. Ma, forse, è chiedere troppo a chi non si rende conto che, quando l’appartenenza prevale sullo spirito critico, si aprono le strade al sonno della ragione e si cessa di essere uomini, rimanendo semplicemente dei seguaci. Sempre. Dal cristianesimo credo venga insegnato proprio il contrario, a stare (o per lo meno provare a stare) sempre dalla parte degli ultimi, della giustizia, della ragione, andando all’occorrenza contro parenti e amici, perché ciò che può renderci care le persone non è la prossimità, bensì la condivisione di valori veri. I vantaggi della contiguità e il silenzio ostinato, anche di fronte a dei crimini, non sono tra questi”.

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Il verdetto.

Inchiesta Mondo di Mezzo, ex sindaco di Roma Gianni Alemanno condannato a 6 anni di carcere.La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del tribunale. Alemanno era a processo per corruzione in procedimento stralcio dell'inchiesta principale sul "sistema Roma".

Roma.La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del tribunale. Alemanno è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, per due anni non potrà contrattare con la pubblica amministrazione ed i giudici hanno disposto anche interdizione legale per tutta la durata della pena. Inoltre l'ex sindaco di Roma è stato condannato a risarcire sia Ama che Roma Capitale ed è stata fissata una provvisionale di 50mila euro sia per la municipalizzata che per il Comune.

La vicenda
I fatti ai quali fanno riferimento gli inquirenti risalgono al periodo tra il 2012 e il 2014: Alemanno avrebbe ricevuto dall'imprenditore Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati, e tramite soggetti a loro legati, 223.500 euro, dei quali il pm ha chiesto la confisca, attraverso pagamenti alla fondazione e al suo mandatario elettorale e diecimila euro in contanti. Il tutto con l'aiuto e l'intermediazione dell'ex amministratore dell'azienda romana dei rifiuti (Ama), Franco Panzironi, suo stretto collaboratore.
Alemanno: sentenza sbagliata, io innocente
E' una sentenza sbagliata, ricorreremo sicuramente in appello dopo avere letto le motivazioni. Io sono innocente, l'ho detto sempre e lo ribadirò anche davanti ai giudici d'appello". Lo ha detto l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dopo la sentenza di condanna a sei anni per corruzione nell'ambito di un processo stralcio di primo grado dell'inchiesta 'Mondo di Mezzo'.

sabato 23 febbraio 2019

CALCIO E MASCHILISMO


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Ma davvero il calcio è uno sport,una religione per qualcuno,solamente per uomini?
La domanda che ci si pone da decenni e che francamente non ha ragione d'essere è sempre più frequente perché ultimamente ci sono stati episodi di sessismo verbale e fisico che fanno discutere e pensare e che scaturiscono purtroppo in casi di violenza sulle donne.
L'articolo di Infoaut(calcio-e-sessismo-cronache-dal-2019-avanti-cristo )parla degli episodi di Collovati,con soprusi verbali e con Insigne,prototipo del macho italico che opprime la donna e la vuole in condizioni medievali se non preistoriche,violento fisicamente e pericoloso,un uomo di merda.
Poi gli esempi di Zaniolo e della procuratrice di Icardi Nara,protagonisti loro malgrado di episodi di violenza e di stereotipi sessisti,con il programma televisivo Le iene(il livello di"giornalismo"nostrano a volte è rappresentato da trasmissioni abominevoli come questa)che hanno provocato reazioni non preventivabili.
L'altro contributo(www.minutosettantotto fan-tastic-females )racconta di una mostra presentata ad Amburgo che parla delle donne negli stadi,sia da protagoniste dirette come giocatrici o arbitri,a tifose o professioniste a bordo campo,nata soprattutto per testimoniare la presenza delle donne nel modo del calcio e per combattere il maschilismo che è una delle parti malate di questo sport(vedi anche per i problemi interi del mondo del pallone:madn il-calcio-allo-sbando ).

Calcio e sessismo, cronache dal 2019 (avanti Cristo).

Nel giugno 2019 si terranno in Francia i Mondiali di calcio femminile. A questa edizione prenderà parte anche la nazionale italiana, a differenza di quella maschile che non si qualificò per i Mondiali 2018 in Russia. È semplice notare l'hype che si sta costruendo sull'appuntamento estivo. In televisione, in particolare su Sky che sta sempre più "spingendo il prodotto", viene dato sempre maggiore spazio sia alle partite che al dibattito su tutto ciò che gli ruota intorno. Anche la carta stampata sempre più dà spazio alle varie Bonansea, Gama, Girelli e via dicendo.

Si va nella direzione della parità dunque, almeno dal punto di vista della commercializzazione. Ovviamente non c'è da rallegrarsi della cosa. Il calcio-business non ci piace né al maschile né al femminile. Se non altro si potrebbe almeno sperare in un passo avanti dal punto di vista del rispetto per le donne che decidono di scegliere percorsi culturalmente identificati come maschili,. Quanto meno in paragone al tempo delle "quattro lesbiche che corrono dietro a un pallone", come definiva un collaboratore dello scorso presidente della Figc le giocatrici.

Eppure il mondo del calcio rimane profondamente sessista. Nemmeno l'evidente volontà di mettere a profitto il calcio femminile, creandoci intorno un redditizio mercato sembra infatti riuscire a sconfiggere o a mettere nell'angolo una mentalità diffusa, la quale riproduce uno stereotipo di genere e una gerarchia dei sessi all'interno di uno dei più importanti elementi culturali delle nostre società.

Lo scorso weekend ha prodotto molteplici eventi in questa direzione. In una trasmissione sempre più becera come Le Iene è andata in onda una doppia pagina vergognosa di maschilismo e di prevaricazione di genere. In un primo episodio, il calciatore del Napoli Insigne, già amante dei selfie con Salvini, è stato "vittima" di quello che è stato senza vergogna definito uno scherzo da parte della sua compagna e degli autori del programma. Scherzo che in realtà altro non è stato che una resa plastica di come uno dei simboli della città partenopea, dotato quindi di una enorme capacità di influenzare la società, viva di fatto la sua relazione in termini medievali.

Insigne, si scopre, impedisce alla moglie di poter utilizzare i social networks, ma non solo. Quando la compagna lo avverte che desidera fare un provino per un film, e nonostante la contrarietà del marito prova a impuntarsi nel volerlo fare lo stesso, Insigne si impone al grido di "decido io per te!" E non solo: per la "gelosia" le tira uno schiaffo e poi la manda a dormire sul divano. La perla sessista si conclude con la moglie che una volta finito lo scherzo bacia e abbraccia il marito, contenta di poter tornare al suo ruolo da sottomessa.

Un vero e proprio incubo, ma non è finita qui. In un altro grande momento di televisione la madre del talento della Roma Zaniolo veniva messa sotto scrutinio da un arrembante giornalista per le foto caricate sul suo profilo Instagram. Il tutto di fronte al giocatore, visibilmente infastidito, che veniva mostrato come in balia di una madre desiderosa di sfruttarne il successo. Il tutto a colpi di battute a doppio senso di serie Z.

Ancora: poche ore dopo andava in onda sulla Rai un ex campione del mondo del 1982, Fulvio Collovati, a blaterare che "ogni volta che una donna parla di tattica lo stomaco mi si stringe". Un punto di vista talmente ridicolo di fronte all'ormai ampio numero di giornaliste sportive, di tifose, di opinioniste, di allenatrici donne, che ha giustamente provocato una grande reazione sulle reti sociali. Ma che è riuscito a essere rivendicato dalla stessa moglie di Collovati. La quale, in un evidente dimostrazione di autosottomissione è riuscita a difendere il marito. Nonostante, e qui si vola alto, anche essa sia giornalista sportiva.

Il tutto accadeva mentre nel frattempo arrivava la notizia di un lancio di sassi nei confronti della macchina dove viaggiava insieme ai suoi figli Wanda Nara, agente di Mauro Icardi, giocatore dell'Inter. Il problema che evidentemente non va giù ai giornalisti maschi e sessisti di questo paese è che Wanda Nara è anche moglie di Icardi. I fatti avvengono dopo giorni di forti polemiche sull'operato e sugli atteggiamenti della donna, vivisezionati al microscopio quotidianamente. Anche questo caso si nota una evidente denigrazione sessista, giocata attraverso un doppio standard davvero inaccettabile.

Costruito sulla base della riproposizione dei peggiori insulti nei confronti di una donna per le sue modalità di utilizzare i social network e di mettere legittimamente in mostra il suo corpo, il doppio standard fa in modo che uno stesso comportamento messo in atto quotidianamente da decina di procuratori maschi, quello di strappare le migliori condizioni economiche per un suo giocatore, passi in secondo piano rispetto a quando a farlo è una donna. Questa infatti diventa immediatamente una sorta di arrivista sfruttatrice del marito che lavora.

Non stiamo appoggiando la corsa all'arricchimento o la schifezza del sistema dei procuratori, che riguarda uomini e donne del settore allo stesso modo. Ma ci limitiamo a dire che se a chiedere un aumento è un procuratore uomo, evidentemente è normale, anzi è un bomber. Mino Raiola è un bomber! Mentre se a farlo è una donna questa diventa senza dubbio alcuno una persona interessata a sfruttare i soldi del suo assistito, probabilmente circuito con la sua sessualità.

E sono solo alcuni casi di sessismo banale emersi in questo weekend. Potremmo andare avanti per ore. Purtroppo, la vicenda dello stupro di cui è accusato Cristiano Ronaldo non ha insegnato proprio niente, né è servita per un passo avanti del sistema mediatico e sportivo. Anzi, quanto successo è spia del modo in cui è stata trattata quella storia, e di come in generale è combattuta la "battaglia al sessismo" nel sistema calcio. Un approccio puramente ipocrita, che ha toccato il fondo con la ridicola immagine dei giocatori con la guancia rossa contro la violenza. Ovviamente senza affrontare la quotidiana riproduzione di discorsi e stereotipi sessisti nell'industria del pallone.

Un'ultima considerazione. Mentre si insultava questa o quell'altra donna legata al calcio, a Cuneo,in Lega Pro, andava in scena un umiliante 20 a 0 rifilato dalla squadra di casa ad una selezione di 8 minorenni della Pro Piacenza. Il motivo di questa farsa? La pro Piacenza non paga i suoi giocatori e ha schierato adolescenti per non essere esclusa dal campionato e radiata. Si tratta di una delle tantissime squadre che negli ultimi anni sono fallite o stanno per fallire per via di una politica sportiva fallimentare a tutti i livelli e per le manovre speculative di decine di presidenti impegnati solo a cercare di guadagnare qualcosa dal calcio. Spesso distruggendo storie gloriose di club, portandoli al fallimento, quando il gioco non vale più la candela o non ci si guadagna abbastanza. Ma il problema del calcio è evidentemente una donna che parla di tattica o che magari addirittura prova a giocare...

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Fan.Tastic Females: storie di donne negli stadi d’Europa.

Anastasia vive a Mosca e il calcio è la sua vita; anche lo Spartak lo era, ma da quando ha smesso di andare allo stadio la passione è scemata; e d’altronde come biasimarla? Da quelle parti sugli spalti vige una serie di regole inaccettabili per lei. Essere donna e avere posizioni politiche forti la costringe ad una scelta: accettare passivamente la propria condizione subalterna alla massa, oppure tifare in silenzio, altrove. Per Ana – come la chiamano tutti – la risposta non può essere che una: organizzarsi per conto suo, abbandonare lo stadio e seguire le partite dello Spartak dalla tv e giocare a calcio in qualsiasi forma: a 5 o a 11, in squadre miste o composte solo da donne. È l’unica alternativa che ha.

Per Cecilia, invece, coltivare la sua passione è stato più facile. È nata a Verona e da quando le hanno regalato un paio di pantaloncini per giocare a pallone, da bambina, non ha più smesso. Nel frattempo si è spostata dal Veneto a Roma e ha trovato la sua seconda famiglia nell’Atletico San Lorenzo, diventandone capitana e portando la sua squadra di calcio a 5 alla conquista delle Serie C. “Quando guardiamo la squadra maschile giocare, il nostro gruppo di donne grida e beve più dei maschi”. La determinazione nello sguardo mentre pronuncia queste parole non lascia dubbi che sia l’assoluta verità.

Sophie è entrata nella storia come la prima donna transgender a lavorare ufficialmente nella Premier League: fa la fotografa a bordo campo per il Bournemouth, la squadra che ha sempre tifato. La partita della promozione è stata anche l’ultima prima della sua transizione, la sua storia e quella del suo club in quel momento si sono incrociate. Sophie è anche attivista politica e il suo sogno è che il coming out di un calciatore diventi una cosa noiosa che non importi a nessuno, esattamente come tutti i gesti quotidiani come allacciarsi le scarpe, scendere su un campo da calcio e fare dei giri intorno alle 4 bandierine per il riscaldamento. 

Maria ha 79 anni e non si perde una partita dell’Arsenal per nessuna ragione al mondo. L’emirates è universalmente riconosciuto come lo stadio più silente d’Inghilterra: ha ereditato dal vecchio highbury la nomea di ‘the library’, la biblioteca dove si entra si prende un libro e lo si legge stando attenti a fare il minimo rumore. Se tutti i tifosi gunners avessero la sua voglia di gridare e la sua energia avrebbero dovuto trovare un altro nomignolo per descrivere lo stadio dei bianco rossi del nord di Londra.

Anna, Cecilia, Sophie e Maria sono 4 donne che hanno raccontato la loro storia di calcio a Fan.tastic Females, una mostra itinerante – ma anche un progetto, una serie di workshop e discussioni, una rete di donne e molte altre cose – che ha preso il via ad Amburgo il primo weekend di Settembre.
 
Il calcio ha un problema di sessismo talmente tanto esteso e diffuso da apparire endemico. Nella concezione comune la donna si avvicina al calcio da ospite e si trova a dover giustificare la propria presenza in stadi, redazioni giornalistiche, società e istituzioni calcistiche. Cambiare la narrativa e riequilibrare la sottorappresentazione femminile nel mondo del calcio è stata la base di partenza al progetto sin dalla sua fase embrionale. A raccontarlo è Antje Grabenhorst, coordinatrice del progetto insieme a Daniela Wurbs e Barbara Paech. L’idea di partenza, spiega ancora Antje, venne a lei e a Daniela nel 2010 durante un meeting di Football Supporters Europe (FSE), durante una discussione all’interno di un workshop che aveva come tema centrale le esperienze delle donne allo stadio. Apparve chiaro come la presenza femminile fosse una componente essenziale del calcio, ma che fosse – come lo è anche ora – rappresentata in maniera distorta.

L’idea di partenza è stata successivamente ripresa e sviluppata nel 2016, quando è iniziata la pianificazione del progetto: mettere in piedi un piano di lavoro, formare la squadra e trovare i fondi (aspetto che ha causato i maggiori grattacapi). 

Come ricorda ancora Antje, l’intero progetto è stato realizzato seguendo logiche DIY (Do It Yourself – ovvero senza ricorrere a lavoro professionistico), aspetto che ha portatoun’ulteriore complicazione alla realizzazione della mostra. 

La fase realizzativa è durata circa 18 mesi e ha coinvolto un gran numero di persone che hanno prestato il proprio lavoro a titolo principalmente gratuito.

Tra queste c’è Filo, che di lavoro fa la videomaker e vive a Londra. La sua avventura con Fan.Tastic Females è iniziata ad Aprile 2017, quando Antje e Daniela si trovavano nella capitale inglese per intervistare Eva dei Clapton Ultras – gruppo di cui anche lei faceva parte. In quella occasione è venuta a conoscenza del progetto e non ha esitato a buttarsi dentro con tutto il suo entusiasmo. 

Quando Filo parla di calcio cita immediatamente le Temporary Autonomous Zone (TAZ) di Hakim Bey: in quest’ottica lo stadio è un luogo autonomo dove non esiste alcun ordine naturale precostituito. Nei TAZ descritti dall’anarchico statunitense distinzioni di razza, religione, cultura e sesso sono creazioni artificiali, che alterano la dimensione naturale dello spazio. Lo stadio, nella sua essenza più pura può essere spogliato di queste sovrastrutture e rimanere un luogo incontaminato, dove le convenzioni sociali solite non si applicano. 

Ovviamente tra la concezione teorica del pensatore radicale e ciò che accade nella realtà esiste un numero di sfumature infinito. Per Filo  dare voce e visibilità alle donne voleva dire eliminare le sovrastrutture consolidate nel tempo e riportare lo stadio alla sua condizione basica, quella di un ambiente egualitario, dove poter comunicare anche senza conoscere la stessa lingua e dove gli unici confini e limitazioni sono imposti soltanto dagli striscioni e dagli adesivi con i quali chi popola quello spazio decide di definirsi. 

Per realizzare i 78 ritratti da 5 minuti in mostra, le ragazze di Fan.Tastic Females hanno viaggiato per circa 20 paesi europei, incontrando donne impegnate a diversi livello nel mondo del calcio: responsabili istituzionali, tifose, dirigenti del proprio club e ultras. Questo tour ha permesso loro di creare connessioni tra un gruppo di ragazze molto eterogeneo.

La mostra-evento di Amburgo ha avuto una doppia finalità: presentare le storie raccontate direttamente dalle protagoniste e creare una rete attraverso la quale donne e ragazze possano scambiare le proprie esperienze e affrontare collettivamente i problemi comuni. 

Sebbene il progetto sia tutt’altro che archiviato (la mostra continuerà a girare per almeno altri due anni), l’evento di Amburgo ha rappresentato il punto di arrivo della fase realizzativa. Per questa ragione sono stati invitati a partecipare tutti i volontari che hanno collaborato a ogni livello: chi ha viaggiato senza sosta per realizzare le interviste e chi ha prestato due ore del proprio tempo per tradurre i sottotitoli nella propria lingua. Il coronamento ideale  per chi al progetto ha lavorato attivamente per oltre un anno. 

Oltre alle coordinatrici e alle videomaker che hanno preparato e realizzato tutte le interviste, infatti, molte persone da tutta Europa hanno offerto le loro capacità e il loro tempo per realizzare le grafiche, fare i sottotitoli e trascrizioni, occuparsi della logistica e degli aspetti legati alla comunicazione. 
 
Per presentare al pubblico il contenuto della mostra, infatti, è stato necessario ricorrere a una serie di abilità di varia natura. Ciascuna delle 78 interviste è stata presentata su un pannello verticale, che contiene una breve descrizione della ragazza intervistata e un codice QR che porta l’osservatore al video caricato su Vimeo. Il totale del materiale girato arriva in totale a 8 ore, pertanto ai visitatori della mostra viene dato un biglietto con un codice che permette loro di vedere il resto delle interviste in un secondo momento. 

L’importanza di creare una piattaforma comune tra le donne coinvolte nel calcio in diversi paese è resa molto chiaramente da Naz – una delle videomaker impiegate per tutto il progetto – che ha spiegato in modo molto chiaro l’intreccio tra le questioni specifiche di ciascun paese e le problematiche comuni a tutto il gruppo, parlando del suo paese d’origine, la Turchia. Sullo stesso territorio, infatti, la storia di Gulistan, tifosa dell’Amedspor che non può andare in trasferta perché la sua squadra è il simbolo dell’autodeterminazione del popolo kurdo, si intreccia con quella di Ayben, tifosa del Besiktas che in trasferta ha deciso di non andare più per boicottare la Passolig card (l’equivalente locale della tessera del tifoso), un ostacolo tristemente comune ai tifosi di tutto il mondo. 

Aver sottoposto a tutte le donne le stesse 12 domande è stato funzionale a capire le differenze di prospettiva tra ciascuna di loro. Per esempio, una semplice domanda come ‘in quale parte dello stadio guardi la partita?’ riesce in maniera immediata a sviluppare il dibattito se posta a una tifosa laziale – come Claudia, intervistata prima del tristemente noto volantino diffuso in Curva Nord -, e a una del Werder Brema – come Greta, che guarda la partita dalle primissime file occupate dal suo gruppo (gli Infamous Youth), di cui è componente fondamentale. 

Le difficoltà  della realtà italiana sono emerse anche nella fase organizzativa della mostra. Infatti, come sottolineato dalle coordinatrici, trovare ragazze in Italia che facessero parte di un gruppo ultras è stato praticamente impossibile a causa della reticenza degli appartenenti ai gruppi organizzati ad aprirsi e parlare apertamente dei problemi che si sono trovati ad affrontare. Questa chiusura può essere interpretata come un sintomo preoccupante per la scena ultras italiana che ha di fatto perso un’occasione per confrontarsi con realtà analoghe europee. 

Note:

Il progetto Fan.Tastic females ha ovviamente un sito internet, una pagina Facebook e una Instagram. Se invece volete organizzare una trasferta di Fan.tastic Females nel vostro spazio potete (e dovreste) farlo, seguendo le informazioni contenute qua.

Tutte le foto utilizzate per accompagnare l’articolo sono state prese da qua.

La foto in evidenza con i fumogeni è di Ariane Gramelspacher.

Articolo a cura di Matteo Marchello.

venerdì 22 febbraio 2019

IN FRANCIA CHIESTA LA RADIAZIONE DEI GRUPPI NEONAZISTI


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Mentre in Italia c'è la caccia ai centri sociali in Francia il Presidente francese Macron ha deciso di chiedere la dissoluzione di gruppi di chiara ispirazione neonazista come Bastion Social e Blood and Honour,riferendosi a loro come associazioni razziste e antisemite senza mezzi termini.
E proprio gli ultimi attacchi verso gli ebrei in Francia ha affrettato l'iter di questa discussione che potrebbe avvenire a breve mentre in Italia Salvini tace sulle sedi di Caga Povnd regalate a questi ratti di fogna mentre l'accanimento senza precedenti verso i centri sociali e le associazioni per il diritto alla casa ma anche quelle di protezione delle donne in difficoltà sono cosa quotidiana.
L'articolo(www.ecn.org/antifa Francia-macron-scioglie-il-gemello-francese-di-casapound )parla del parallelismo tra Bs e Ca$$a Povnd,fonte d'ispirazione delle merde francesi figlie dei vecchi membri del Gud(Groupe union défense)già attivo negli anni settanta oltre che dei recenti episodi di antisemitismo accaduti.

Francia, Macron scioglie il gemello francese di CasaPound: "E' ora di tracciare una linea rossa" ·
L'abolizione è stata annunciato ieri sera davanti al Consiglio di rappresentanza degli organismi ebraici in Francia. In particolare il presidente si è rivolto a tre associazioni che "promuovono l'odio o invitano all'azione violenta. Tra questi tre, Bastion Social, clone francese di CasaPound, partito italiano di estrema destra e di matrice neofascista e populista.

21 febbraio 2019
PARIGI. Emmanuel Macron ha chiesto la dissoluzione di "associazioni o gruppi" razzisti o antisemiti, a cominciare dalle organizzazioni sociali di estrema destra Bastion Social, Blood and Honour, Hexagone e Combat 18. "La Francia deve tracciare nuove linee rosse ", ha annunciato. Decisione che arriva sulla scia di una serie di atti antisemiti che stanno scuotendo il Paese. L'ultimo, in Alsazia, dove 80 tombe del cimitero ebraico di Quatzenheim sono state profanate.

Bastion Social è il gemello del nostro CasaPound, da cui il gruppo di estrema destra ha tratto ispirazione e strategie. I metodi sul territorio sono gli stessi: apertura di sedi in tutte le città finanziandosi con attività commerciali . A Lione per esempio, Steven Bissuel, presidente di BS, possiede la boutique di abbigliamento “Made in England” che non a caso, sorge a pochi passi dallo studio da tatauatore di Daniele Castellani, detto Pasquino, romano trapiantato in Francia, candidato per CasaPound nelle liste del III ° Municipio alle amministrative 2013 e 2016.

"Il nostro Paese - ha detto Macron alla cena annuale del Consiglio di rappresentanza delle organizzazioni ebraiche in Francia (Crif) - come d'altronde tutta l'Europa e quasi tutte le democrazie occidentali, sta affrontando una rinascita dell'antisemitismo senza precedenti dai tempi della seconda guerra mondiale. Ancora una volta, per diversi anni, l'antisemitismo uccide in Francia".

 La Francia nel 2018 ha sperimentato un aumento del 74% degli atti antisemiti. Di fronte a questa esplosione, il capo dello Stato ha dichiarato che è giunto il momento di "fare delle azioni", ribadendo la promessa fatta martedì visitando Quatzenheim, dove sono stte profanate le tombe del cimitero ebraico. Il presidente ha annunciato "per il mese di maggio" una proposta di legge per fermare le dichiarazioni razziste e antisemite in Rete e "aumentare la pressione sugli operatori", un annuncio salutato come "fondamentale" da parte del Presidente del Concistoro Joel Mergui e Gil Taïeb vice Presidente di Cri.

giovedì 21 febbraio 2019

PRIMA I RICCHI


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In un periodo caratterizzato da beceri ma accattivanti slogan politici le persone non vengono prima di tutto,sono avvantaggiati in pole position i ricchi,mentre le manovre studiate ma non ancora attuate da questo governo per l'altra corposa faccia della medaglia sono penalizzanti e vuote di significato.
L'articolo proposto(contropiano prima-gli-italiani-no-prima-i-ricchi )descrive bene la situazione attuale del paese in costante impoverimento dove lo Stato è stato sostituito dal privato,e soprattutto nel campo del welfare,salute e istruzione in primis,le cose stanno andando sempre peggio con la possibilità di emergere riservata solo a quelli che si sono arricchiti sulle spalle di milioni di persone.
Il bisogno che ci arriva dai mass media e dai social di democrazia sta diminuendo lasciando il posto alla necessità di sicurezza,contro le sbraitate e inesistenti invasioni,le pene sempre più severe per chi occupa,per chi difende il diritto alla casa ed al lavoro e per chi manifesta,in una guerra contro dei poveracci mentre la malavita,la criminalità organizzata e le mafie non le si combattono per nulla.
Si fa riferimento nell'articolo al termine diciannovismo,ossia tutti i fenomeni politici e sociali che diedero spunto alla nascita del fascismo,e purtroppo a distanza di cent'anni stiamo scivolando ancora dentro ad un periodo non buio,di orrore.

Prima gli italiani? No, prima i ricchi!

di  Sergio Scorza 
Contro il governo della carota e del bastone…

In Italia, negli ultimi 20 anni, la ricchezza si è spostata, con un andamento costante, dai salari ai profitti e lo stato sociale è stato ridotto in braghe di tela in nome dell’assioma teologico “meno stato, più mercato” . Quell’assioma è stato adottato di peso da tutti i governi che si sono succeduti alla guida del paese i quali hanno invariabilmente alimentato questa tendenza fino a raggiungere lo splendido risultato di spingere nella povertà assoluta più di 5 milioni di persone ed altre 10 milioni di persone in quella relativa(a ridosso della “linea di povertà”) mentre il 5% di italiani si è impossessato dello stesso patrimonio dell’80% dei restanti.

Insomma, la coperta della quota che prima finiva in redistribuzione sotto forma di salario e servizi nelle così dette ” fasi espansive” si è ristretta ferocemente a causa della atavica avidità del padronato italiano che ha trovato in politici e sindacati docili sponde ai suoi desiderata ma anche per effetto dei folli diktat europei e del ricatto del debito infinito che hanno prodotto il mostro del “pareggio di bilancio” in Costituzione e dei tagli selvaggi alla spesa sociale. Ora il problema per milioni di famiglie già esistenti o per chi se ne volesse fare una è il seguente: con un salario medio di 900, 1000 euro al mese(se fai parte dei più fortunati) in cambio di un lavoro quasi sempre precario, come faccio vivere se solo per l’affitto di un modestissimo bilocale di in quartiere periferico mi chiedono almeno 700, 800 euro? Se a ciò aggiungiamo i costi sociali derivanti dalla liberalizzazione dei servizi pubblici, capiamo che c’è un “popolo” che magari non si sente classe ma che a metà del mese non sa più dove sbattere la testa per sopravvivere.

Ecco, a questa sofferenza il governo gialloverde ha dato sì una risposta in lievissima controtendenza rispetto a quelli precedenti ma in misura largamente insufficiente e temporanea più o meno come aveva fatto Renzi con i suoi bonus, ovvero, con degli una tantum che poi, attraverso partite di giro, finiscono per essere spalmati sempre sulla parte più povera del paese. In parole povere, una presa per le mele. Inevitabile che vada a finire così se non si vanno mai a prendere i quattrini dove sono finiti in questi anni, ovvero, da chi, mentre ci raccontavano la favola della ” crisi”, accumulava patrimoni giganteschi sotto l’egida di quell’ Unione Europea che, in nome di un astratto rigore dei conti pubblici, ha solo garantito la tenuta di quelle istituzioni finanziarie che continuano ad alimentare la spirale del così detto “debito pubblico”, ovvero, una trappola senza fine.

Al di là degli slogan, del marketing politico (rozzo ma efficace) e del linguaggio ultrademagogico lontano anni luce dall’understatement di un Gentiloni, i populisti reazionari e “sovranisti” non hanno nessuna intenzione di andare ad intaccare rendite, privilegi e parassitismi ma stanno solo occupando lo spazio lasciato vuoto dalla crisi di egemonia delle classi dirigenti.  Nel quaderno dal carcere n. 13 Antonio Gramsci descriveva quel tipo di crisi con queste parole “…ad un certo punto della loro vita storica i gruppi sociali si staccano dai loro partiti tradizionali, cioè i partiti tradizionali in quella data forma organizzativa, con quei determinati uomini che li costituiscono, li rappresentano e li dirigono non sono più riconosciuti come loro espressione dalla loro classe o frazione di classe. Quando queste crisi si verificano, la situazione immediata diventa delicata e pericolosa, perché il campo è aperto alle soluzioni di forza, all’attività di potenze oscure rappresentate dagli uomini provvidenziali e carismatici.”

Tuttavia Marx nella sua analisi materialistica della transizione passaggio dalla repubblica all’impero dopo il colpo di stato di Luigi Bonaparte (” Il 18 Brumaio Bonaparte”) ci avvisava che le cause di quelle transizioni “… non dipendono dal carisma del capo ma dall’intreccio di condizioni politiche e sociali di fondo il cui degrado spiega anche l’emergere di tendenze carismatiche pronte a sfruttare le fragilità del sistema dilaniato dai conflitti fra le varie componenti borghesi e aristocratiche; analogamente è di grande importanza la riflessione sul ruolo delle classi subalterne, e in particolare del sottoproletariato.”. 

Ecco, la semplice  demonizzazione dei vari Berlusconi, Renzi e Salvini senza una interpretazione della fase e delle cause che  ne hanno favorito le fortune sono una coazione a ripetere che va superata perché l’ascesa al potere di questi figuri altro non è che la variabile italiana della crisi di egemonia politica e culturale delle classi dirigenti. Una crisi che attraversa tutto l’occidente capitalistico e che è il prodotto da una lunga crisi sistemica e  da sovrapproduzione di merci che viene da lontano e che è stata solo mascherata e tamponata dalla finanziarizzazione dell’economia  mondiale degli ultimi decenni.

Allora, se non si fanno riforme vere di sistema e se non si rompono i i vincoli (in primis quelli dettati dalla UE) che creano l’impoverimento di massa e la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, si danno solo dei pannicelli caldi ad un malato grave.

Se da un lato si somministrano blandi anestetici per tamponare la sofferenza sociale, dall’altro si inaspriscono pesantemente le pene per scoraggiare le prossime rivolte e le lotte sui bisogni fondamentali disattesi.  Con il “decreto sicurezza” (che, non a caso, porta la firma del neofascista Salvini) chi occupa una casa per bisogno o rivendica diritti su posto di lavoro (vedi recente daspo contro lavoratori della multinazionale della logistica GLS di Piacenza) oppure rivendica, ad esempio, un prezzo equo a ciò che produce come i pastori sardi, ora, rischia anni di carcere. E intanto si continua ad alimentare una guerra tra poveri di stampo razzista per distrarre le masse dalle reali cause dell’impoverimento generalizzato: compressione salariale, precarizzazione generalizzata, privatizzazione del welfare e disinvestimento nel settore dell’edilizia popolare, spostando ad arte la “colpa” dai veri responsabili sui più poveri di tutti: gli immigrati pagati da Soros per farci la pelle.

E mentre i talk ed i social media sono intasati dalla propaganda salviniana con al centro lo slogan “prima gli italiani”, un’altra faglia già resa evidente dai risultati delle ultime elezioni politiche, rischia di esplodere: quella tra nord e sud. La guerra dei ricchi va avanti fino a rischiare di rompere la stessa unità nazionale attraverso il disegno di legge( inemendabile) di “autonomia differenziata” voluto dalla Lega (ma non osteggiato dal PD) in base al quale si metterà una pietra tombale sull’antica questione meridionale rendendo le differenze tra nord e sud del paese definitive ed insuperabili. Gli storici squilibri tra servizi, scuola, sanità tra nord e sud del paese non saranno più considerati un problema su cui investire risorse per ridurre i divari ma un dato codificato per sempre. E’ il vecchio progetto delle macroregioni della Lega che sta passando nella totale assenza di un dibattito pubblico. E’ chiaro che un passaggio del genere potrebbe avere conseguenze devastanti per la vita di milioni di persone e provocare nuove “rivolte di Palermo”. Ecco che lì potremo vedere nuovamente in azione il solito tallone di ferro.

Lo storico Luciano Canfora,  a proposito della deriva autoritaria e razzista del governo gialloverde, premettendo che non siamo ancora al fascismo, tuttavia, definiva le politiche dell’attuale governo intrise di elementi “fascistoidi”. Non pochi hanno gridato, di recente, al pericolo di un nuovo «diciannovismo» (definizione  che Pietro Nenni  diede dell’atmosfera politica del 1919  quando un insieme di tensioni, paure e pulsioni di massa aprì  la strada al fascismo). Ma se è vero che a forza di ripetere il mantra securitario (Minniti prima ancora di Salvini) hanno  instillato nei più l’idea che sia meglio rinunciare alla democrazia pur di avere più sicurezza ed aumentato la voglia di capi e uomini forti “perché le élites hanno  fallito”,  è vero pure che il problema è capire cosa sono oggi le élites e come agiscono davvero, al di là di ogni semplificazione che porta dritta alle solite confuse e stralunate teorie sulle cospirazioni mondiali massoniche e plutogiudaiche.

Così stando le cose, ci sarebbero tutte le premesse di una guerra civile o perlomeno di una serie di rivolte di massa perché la “carotina” (RdC e quota 100) sarà tantissimo al di sotto della soglia di aspettative che avevano creato e serve agli attuai cialtroni solo a buttare la palla in là per un altro po’ di tempo.  Gli basterà il “dl sicurezza” per tenere fermo il coperchio sulla pentola pronta ad esplodere? Si, se non saremo in grado di costruire un’alternativa radicata nel luoghi del conflitto sociale e nelle periferie abbandonate dalle sinistre al caviale e dai sinistrati allo sbando.

martedì 19 febbraio 2019

LA CASTA(ORA DA DIFENDERE)


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Credo che in molti aderenti o simpatizzante del Movimento 5 stelle si siano indignati per l'esito del voto,che comunque lascia il tempo che trova visto l'esiguità dei votanti stessi(poco più di 50mila persone hanno parato il culo al capo della lega),che salva dal processo Salvini e mantiene lo scrannio di Di Maio.
Francamente un risultato che non appariva scontato e che vedrà ora i politici grillini votare contro la chiamata alla sbarra del ministro di tutto che approfitterà dell'immunità,lontani i tempi dei privilegi della casta che dovevano essere azzerati.
L'articolo del Fatto Quotidiano(diciotti-il-voto-degli-iscritti-m5s )parla delle reazioni dei diretti interessati sul caso Diciotti(madn il-dietrofront-del-ministro-di-tutto.sul suo processo )e il sottaciuto scambio di favori tra Lega e 5 stelle,e mentre la base del movimento è contraria a questo salvataggio le percentuali di chi voterà questi ultimi sta raggiungendo perdite da Pd,e il capitolo Tav come detto più volte potrebbe esserne la pietra tombale.

Diciotti, voto online: vince no al processo per Salvini con 59% preferenze. Di Maio: “Valutato l’interesse pubblico”.

La maggioranza degli utenti (30.948 utenti) ha scelto di concedere l'immunità al ministro dell'Interno. Mentre 21.469 (40,95%) hanno detto di essere contrari. Il vicepremier ha letto l'esito mentre era in corso l'assemblea congiunta dei parlamentari. Il leader del Carroccio: "Grazie per la fiducia, ma non è che sono qui a stappare spumante o sarei depresso se avessero votato al contrario". Il voto segna una svolta per i 5 stelle. Appendino: "Ora rispettare l'esito"

di F. Q. | 18 Febbraio 2019

Gli iscritti del Movimento 5 stelle hanno scelto di salvare Matteo Salvini dal processo sul caso Diciotti. In favore dell’immunità per il ministro dell’Interno si sono espressi 30.948 utenti (59,05%), mentre 21.469 (40,95%) hanno detto di essere contrari. Il capo politico e vicepremier Luigi Di Maio ha letto il risultato mentre era in corso un’assemblea congiunta con tutti i parlamentari: “I nostri iscritti hanno valutato che c’era un’interesse pubblico nella vicenda”, ha scritto poi su Facebook, “e che era necessario ricordare all’Europa che c’è un principio di solidarietà da rispettare”. E’ questo, nel bene o nel male, un momento di svolta per i grillini: ora la parola spetta all giunta per le Immunità che si riunirà il 19 alle 13.30, ma intanto il M5s e la sua base hanno scelto di salvare il governo. Il leader del Carroccio ha risposto poco dopo: “Ringrazio i 5 stelle per la fiducia”, ha esordito, “ma non è che sono qui a stappare spumante o sarei depresso se avessero votato al contrario. Sarei stato disponibile ad affrontare anche qualsiasi altro voto, non ho problemi. Se uno ha la coscienza a posto come ce l’ho io non vive con l’ansia”. Non è mai stato così facile come lo dipinge Salvini: la preoccupazione dentro il governo era e resta tanta. Il dibattito divide e lacera i 5 stelle da settimane: da una parte si tocca uno dei capisaldi del Movimento, ovvero la politica che difende se stessa dai processi, dall’altra c’è in ballo l’alleanza di governo con la Lega e un’azione, quella sulla Diciotti, che dall’inizio dicono di aver condiviso.  E non è ancora finito: “Presto ci saranno votazioni anche sulla nuova organizzazione del Movimento 5 stelle“, ha scritto sempre Di Maio anticipando le consultazioni online per dare una struttura permanente (locale e nazionale) al M5s. Una decisione che è stata anticipata dopo la sconfitta alle Regionali in Abruzzo.

La consultazione online era decisiva per le sorti del governo.  Matteo Salvini per tutto il giorno ha detto che nulla sarebbe cambiato, ma al tempo stesso il leghista Giancarlo Giorgetti aveva lanciato un avvertimento dicendo di essere convinto che “il M5s non avrebbe sfiduciato il suo esecutivo”. Parole significative e che hanno trovato l’appoggio della linea governista dentro il M5s, sia tra i parlamentari che nella base.

Resta da vedere quali contraccolpi ci saranno dentro il Movimento. Durante l’assemblea, secondo le ricostruzione, si è espressa la senatrice Paola Taverna: “Se non concordi con le scelte del Movimento te ne devi andare”, è stato il suo ragionamento nel corso dell’assemblea congiunta. Su Twitter ha invece parlato la sindaca Chiara Appendino che, in mattinata al Fatto aveva detto di essere a favore del processo: “Gli iscritti a Rousseau si sono espressi su un quesito molto delicato. L’esito è noto ed ora, come in ogni organizzazione che si dà delle regole per decidere, quest’esito va rispettato. La mia fiducia nel governo rimane massima. Ora di nuovo tutti al lavoro per la nostra comunità”. Per le senatrici dissidenti Elena Fattori e Paola Nugnes il risultato è chiaro: “Il Movimento è spaccato”, ha detto la prima. Mentre la seconda: “Almeno c’è un 40 per cento che resiste”.

Il voto si è svolto sulla piattaforma Rousseau, il sistema per la partecipazione diretta del M5s, e non sono mancate le polemiche su ritardi, difficoltà a far registrare le preferenze e assenza di un controllore terzo per certificare l’imparzialità della consultazione. La chiusura delle urne virtuali è slittata due volte: prima alle 20 per “motivi tecnici”, poi alle 21.30 per “grande affluenza”. Al momento dell’annuncio dei risultati, sul Blog delle Stelle si è sottolineato il fatto che mai prima d’ora avevano votato tante persone in una consultazione di una sola giornata: “Hanno votato 52.417 iscritti“, hanno scritto sul post. “La votazione odierna entra nella storia di Rousseau per essere stata quella con il maggior numero di votanti di sempre in una singola giornata. Un record. E ciò conferma l’importanza dei principi di democrazia diretta all’interno del MoVimento 5 Stelle. Fino a oggi il primo gradino del podio era occupato dal voto sulle Quirinarie del gennaio 2015, quando votarono 51.677 iscritti”. A dicembre scorso, l’associazione Rousseau aveva comunicato ufficialmente di aver superato quota 100mila iscritti. Questo significa che ha partecipato circa la metà degli aventi diritto.

venerdì 15 febbraio 2019

TAV:LA CERTIFICAZIONE DI UNA PERDITA DI RISORSE ENORME


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L'attesa analisi sui costi e benefici della Tav è arrivata ed è stata una mazzata per tutti i sostenitori di quest'opera che da anni diciamo che è inutile se non per riempire le tasche dei politici e dei loro amici che stanno devastando un intero territorio.
L'articolo di Contropiano(tav-piu-costi-che-benefici )riassume quello che è sempre stato chiaro nella mente e nelle intenzioni del popolo No Tav,ed ora si attende se dalle parole si passerà ai fatti visto che i grillini da sempre sono stati contro,anzi hanno avuto una prima grande visione mediatica grazie alla lotta a questa"grande opera".
Con Salvini a braccetto di Forza Italia e del Pd che premono per il completamento del Tav si avrà una chiara e sostanziale resa dei conti in casa cinque stelle,ovviamente se la Tav nonostante tutto si farà tutta la truppa del movimento cesserà di esistere.

Tav. Più costi che benefici. Adesso è nero su bianco.

di  Redazione - Nicoletta Dosio 
Finalmente è stata resa pubblica e disponibile a tutti l’analisi costi/benefici del Tav Torino Lione.
Si tratta di un rapporto di 80 pagine argomentate che va letta con attenzione, ma che possiamo già valutare da subito come contenenti tanti costi e ben pochi benefici per la collettività.
Il movimento No Tav l’analisi e il risultato lo ha chiaro da tempo, da quasi 30 anni, da quando ha iniziato ad opporsi ad un’opera inutile, dannosa, imposta con la forza, ed il risultato è sempre stato chiaro: ogni euro usato per il Tav Torino-Lione è un euro rubato alle vere necessità del paese e regalato ad una pletora di prenditori, molti dei quali collusi o vicini alle mafie.

Il movimento No Tav chiede da subito la smilitarizzazione del cantiere e delle vie ed aree d’accesso alla Val Clarea; la rimozione dei vertici di Telt e dell’Osservatorio.

Qui di seguito un commento di Nicoletta Dosio, storica militante del Movimento No Tav:

Davvero intollerabile che per affossare l’analisi costi- benefici che definisce il Tav Torino- Lyon un’ opera inutile e insostenibile da tutti i punti di vista, economici, sociali, , ambientali, il partito trasversale degli affari, ben rappresentato oggi in TV dal presidente della Regione Chiamparino, scopra l’impatto ecologico e la nocività sulla salute dei trasporti su gomma e rinfacci al popolo NO TAV una presunta accondiscendenza nei confronti dell’autostrada e del traforo del Frejus. Forse costoro hanno dimenticato che furono loro stessi a progettare e ad imporre quelle opere che la Valle non voleva,contro le quali si misurò, per quanto agli albori e inesperta, la lotta popolare .

Noi ricordiamo bene un certo Froio, deux ex machina della SITAF, nonché deputato della sesta e settima legislatura e gli appalti alla ndrangheta. E non abbiamo dimenticato un certo amministratore delegato della SITAF rispondente al nome di Mario Virano, sostenitore, con Chiamparino della necessità di raddoppiare il traforo autostradale per attrarre maggior traffico di TIR sull’autostrada della Valsusa: proprio lui, il Mario Virano che , dopo una puntata nel consiglio di amministrazione dell’ANAS, è salito definitivamente sul treno ad Alta Velocità prima come presidente dell’Osservatorio ed ora come presidente generale di TELT ( European Lyon-Turin).

Quanto fumo intorno a noi, in questi giorni! Telefoni bollenti di interviste, mass media sguinzagliati per la Valle. Pochi desiderosi di capire, molti in cerca di colore o di contraddizioni; ragionamenti e ricordi ridotti sugli schermi a frasi smozzicate, funzionali a tesi precostituite.

Cadute le cortine fumogene, resteranno i sentieri della Clarea: non abbiamo che “fermare il TAV si può. Fermarlo tocca a noi. E lo faremo, come sempre, con chi lotta contro il Terzo Valico, il TAP, il Muos, l’inchino devastante e servile alle Grandi Navi, le guerra delle trivelle a terre e mari, le grandi opere nemiche del presente e negatrici di futuro. Non ci si può salvare da soli: ciascuno e tutti., o tutto o niente.

mercoledì 13 febbraio 2019

CONTE IL BURATTINO


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Se ci voleva l'intervento di un politico belga a decretare la legnosità del premier Conte nel senso che è un burattino alla mercé soprattutto di Salvini ma anche un poco di Di Maio allora siamo fritti,perché questa verità sacrosanta(come vuole anche il Di Maio sotto i fili del ministro del tutto)è sotto gli occhi di tutti,un governo tra i più vergognosi e pericolosi che la storia della Repubblica italiana abbia mai avuto.
Ultimi in tutte le classifiche di crescita,siamo lo zimbello dell'Europa e non solo,un paese che in pochi mesi è andato indietro di decine di anni se non centinaia in particolar modo nel campo del sociale e per i diritti delle donne,un paese sotto continuo attacco propagandistico dove il nemico è l'immigrato e per il resto si vive che è una meraviglia.
Un paese di capre e di sognatori ad occhi aperti,illusi da fanfaroni onnipresenti nelle televisioni e nei social che ottenebrano la mente di milioni di persone,un popolo scazzato e privo di nervo,tanti piccoli esserini che campano senza una minime idea di futuro ma anche di presente,una massa di rincoglioniti che non riescono a capire che stiamo andando a rotta di collo verso una brutta fine.
Articoli di Quotidiano.net(europarlamento-conte-burattino )e Contropiano(il-futuro-delleuropa-ci-chiede-di-essere-partigiane ).

Ue, Conte 'sotto attacco'. "Burattino mosso da Salvini e Di Maio"

Intervento del premier sul futuro dell'Unione, ma il suo governo finisce nel mirino. Lui: "Così si offendono gli italiani". Il vicepremier leghista: "Insulti vergognosi".

Strasburgo, 12 febbraio 2019 - Il premier Giuseppe Conte parla all'Europarlamento (pochi i presenti, solo un centinaio) sul futuro dell'Unione, ma il suo governo diventa oggetto di critica da parte di liberali, socialisti e verdi.

L'attacco più duro lo muove il leader dell'Alde, Guy Verhofstadt. "Per quanto tempo ancora sarà il burattino mosso da Di Maio e Salvini?", tuona il liberale belga in un durissimo intervento pronunciato in italiano. "Io amo l'Italia ma oggi mi fa male vedere la degenerazione politica di questo paese, iniziata 20 anni fa con Berlusconi e peggiorata con questo governo, prosegue Verhofstadt per il quale l'Italia "è diventata il fanalino di coda dell'Europa". Poi punta il dito contro quello che definisce "un governo odioso verso gli altri stati membri, con Di Maio e Salvini veri capi" di questo esecutivo che ha "impedito l'unanimità su Venezuela sotto pressione di Putin".

Quanto alle parole di Conte sui migranti, Verhofstadt aggiunge che "Salvini si è specializzato nel bloccare porti ai migranti ma blocca anche una riforma europea di Dublino e di una politica dei confini europea". "Il vostro governo non ha una strategia per la crescita ma solo una tattica per farvi rieleggere con regali e debiti - insiste il leader dell'Alde -. Di Maio sta abusando del suo ufficio incontrando un movimento sì popolare ma oggi dominato da un gruppo di demolitori che distruggono tutto, guidato da Chalencon, che ha chiesto un colpo di stato militare contro il presidente della Repubblica".

Verhofstadt ricorda infine anche Giorgio Napolitano, che definisce "un grande europeo", suscitando reazioni in aula e costringendo il presidente Antonio Tajani a intervenire. "Il mio partito non appoggia questo governo ma questo non è un dibattito sul governo italiano bensì sul futuro dell'Europa".

A Verhofstadt si accoda il capogruppo dei Socialisti&Democratici, il tedesco Udo Bullmann. "Non è questa l'Italia che conosciamo, l'Italia che conosciamo è quella di Spinelli" dice riferendo del suo recente viaggio a Catania durante lo stallo sulla Sea Watch e replicando al discorso del premier Conte a Strasburgo. "Il vostro governo deve smettere di mostrarci questo viso inumano" sui migranti, aggiunge Bullmann sottolineando che "sono gli amici di Salvini che non vi aiutano: Viktor Orban, Jarosaw Kaczyski e Sebastian Kurz in Austria". Poi arriva un altro affondo sul Venezuela, questa volta dal leader dei Popolari, Manfred Weber. "Guaidò ha chiesto all'Italia di riconoscerlo, io penso che dovreste rispondere a Guaido se pensate che debba esserci un approccio comune europeo", dice il tedesco commentando il discorso di Conte.

LA REPLICA DI CONTE - Tutte critiche a cui replica lo stesso presidente del Consiglio. "Alcuni interventi non andrebbero commentati perché hanno pensato di offendere non solo il sottoscritto ma l'intero popolo che rappresento", dice prima di rivolgersi rispondere direttamente a Verhofstadt. "Io burattino non lo sono. Interpreto e sono orgoglioso di rappresentare un intero popolo e di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare una linea politica di un governo che non risponde alle lobby - prosegue Conte -. Forse i burattini sono coloro che rispondono a lobby e comitati d'affari". Poi ribadisce la posizione del nostro Paese sul tema migranti  ("L'accoglienza indiscriminata significa non integrazione", "c'è una ipocrisia in Europa", "il porto sicuro funziona solo per l'Italia: questo non va bene"), sul Venezuela ("L'Italia non è isolata") e anche sulla Tav ("non è il piano di investimenti infrastrutturali in Italia").

SALVINI - Intanto anche il vicepremier e leader della lega prende le difese di Conte. "Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo ed il popolo italiano è davvero vergognoso - dice Salvini -. Le élite europee contro le scelte dei popoli. Preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente".

M5S - "Non basta saper parlare in italiano per essere amici del popolo italiano - scrive invece in una nota la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo -. L'intervento al Parlamento europeo di Guy Verhofstadt è stato offensivo e privo di contenuti. Non accettiamo nessuna lezione da chi, come dimostra uno studio commissionato da tre ong europee Friends of the earth Europe, Corporate Europe Observatory e LobbyControl, è a libro paga di multinazionali e comitati d'affari. Verhofstadt stesso ha dichiarato di far parte di sette fra Comitati e consigli di amministrazione. Chi è allora il burattino?".

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Il futuro dell’Europa ci chiede di essere partigiane.

di Eleonora Forenza
Signor presidente Conte,

intendo porle alcune domande a partire dalla convinzione che quanto sta accadendo e accadrà in Italia è particolarmente rilevante per il futuro dell’Europa, su cui insistono due opzioni, fra loro fortemente interconnesse e nefaste: la prosecuzione delle politiche neoliberiste e il crescente consenso di una onda nera reazionaria. Chi vi parla a nome di questo Gruppo è impegnato nella costruzione di un terzo spazio, di una alternativa per l’Europa fondata sull’autodeterminazione di donne, uomini, popoli.

Le domande che intendo porle sul Futuro dell’Europa forse si possono così sintetizzare: se il governo intende continuare a tradire la sua promesse di rimettere in discussione le politiche neoliberiste di questa Ue e alimentare politiche reazionarie razziste, sessiste quando non apertamente neofasciste che riemergono in Europa.

Ecco, dunque, le mie domande al Primo Ministro italiano sul futuro dell’Europa. La prima. Il 25 ottobre 2018, anche a seguito di una aggressione avvenuta a Bari da parte di alcuni militanti di Casapound a me e altr@ manifestanti antirazzisti, questo Parlamento ha approvato una risoluzione che “esorta gli Stati membri (…) a contrastare le organizzazioni che incitano all’odio e alla violenza negli spazi pubblici e online e a vietare di fatto i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalta e glorifica il nazismo e il fascismo”. Come intende il Governo italiano contribuire alla sua applicazione? Come giudica le relazioni fra il Ministro degli Interni e i neofascisti di Casapound documentati tra l’altro in questa foto?

Ma alla radice di ogni fascismo, come ci insegna Hannah Arendt, c’è un processo di disumanizzazione dell’altro: lo stesso che è alla base della guerra alle persone migranti. Ero sulla Open Arms nel luglio scorso e indossavo questa felpa, che non è una divisa ma segno di solidarietà, come altre deputati europei di diversi gruppi politici, quando ricevemmo la notizia che i porti italiani erano chiusi per quelle 59 persone che erano state soccorse in mare. Erano i giorni del Consiglio sui migranti: le chiedo, Presidente, perché il governo italiano non ha supportato e non supporta la posizione del Parlamento europeo sulla riforma del Regolamento di Dublino e la relocation obbligatoria? Perché preferisce fare asse con Orban, e continuare a raccontare la menzogna che le Ong aumentino le partenze dalla Libia, menzogna smentita tra l’altro da questa ricerca dell’Ispi? La linea del rigore e della paura è quella di chi oggi è accusato del sequestro di 177 persone, confonde soccorso e traffico, smantella l’accoglienza come sta avvenendo col decreto sicurezza/migranti? Li ha mai visti i segni della tortura sui corpi delle persone che deteniamo nei Cpr, i mucchietti di psicofarmaci che gli somministriamo in nome della fermezza? Come ha recentemente affermato la sindaca di Barcellona, insieme ad altri sindaci in una azione di sostegno alle Ong a cui mi unisco, “riteniamo che l’europa nauufraghi quando viola la legge del mare, quando accusa di traffico di esseri umani chi li soccorre, Esigiamo che il governo italiano e spagnolo e la Commissione europea abbandonino la strategia di bloccare e criminalizzare le Ong.

In questa Plenaria, signor Presidente, discuteremo dei passi indietro sui diritti delle donne in Ue. È consapevole che la Commissione Femm di questo Parlamento ha prima audito e poi visitato in delegazione gli spazi di autodeterminazione delle donne, come la Casa internazionale delle donne e Lucha y Siesta a Roma, che in Italia sono sotto attacco? Che la presenza di medici obiettori impedisce il diritto alla salute sessuale e riproduttiva? Delle conseguenze del DL Pillon?

L’8 marzo le donne sciopereranno in tutta Europa, in Italia a partire da un piano contro la violenza che chiede reddito di autodeterminazione e salario minimo europeo.

È da queste proposte che pensiamo che il Futuro dell’Europa possa ripartire: non dal tradimento del suo Governo, del tutto prono rispetto alle politiche neoliberiste: si è piegato ai vincoli sullo sforamento deficit/pil, ha lasciato inalterato il pareggio di bilancio in Costituzione, propone una autonomia differenziata che è il contrario delle politiche di coesione che sarebbero necessarie per dare una risposta alla questione meridionale come questione europea, ha dato il via libera a grandi opere come TAP e terzo valico e infine varato una proposta di workfare con il reddito di sudditanza. 21 italiani hanno il reddito di 12 milioni di persone secondo i dati oxfam: ma voi fate la flat tax al posto della patrimoniale.

Il futuro dell’Europa, signor presidente, ci chiede di essere partigiane.