sabato 29 agosto 2015

CONTINUA IL MASSACRO DEI CURDI NEL SILENZIO

Dopo qualche breve accenno di cronaca è tornato il silenzio sul popolo curdo che dopo aver fatto parlare di se per la maggior parte dei mass media soprattutto per gli attacchi di Istanbul contro la polizia e sedi governative,è nuovamente nel mirino delle truppe di Erdogan.
Non si parla del popolo curdo quando difende strenuamente i propri confini dall'invasione dei seguaci islamici del Daesh,quando centinaia di miliziani e miliziane del Pkk e dell'Hdp danno la propria vita nel contrastare quell'avanzata letale.
L'articolo preso da Infoaut parla della cronaca delle undici uccisioni in un solo giorno in un'ampia zona del Kurdistan turco,tra cui un bambino di sette anni.

Lo Stato turco uccide 11 persone e ne ferisce 24. In un giorno solo.

Gli attacchi delle forze dello stato turco contro i civili nella regione curda hanno provocato 11 morti, inclusi tre bambini e almeno 24 feriti in un solo giorno. Secondo i dati forniti dalla commissione legale di HDP, il giro di vite da parte militari e della polizia hanno provocato nell’ultimo giorno la morte di 4 persone a Yüksekova, 4 a Cizre, 2 a Sirnak e almeno 24 persone sono rimaste ferite negli attacchi.
Yuksekova

Quattro persone hanno perso la loro vita e almeno altre 20 sono rimaste ferite a seguito degli attacchi delle forze di polizia e dei militari nei quartieri Orman, Mezarlık e Kışla a Yüksekova (Gever) distretto di Hakkâri.

Cizre

A Cizre distretto di Sirnak gli attacchi delle forze dello stato turco hanno provocato 4 morti, inclusi due bambini, uno dell’età di 7 anni.

Baran Çağlı (7 anni), che è rimasto intrappolato sotto un muro che è crollato durante gli scontri di ieri, Emin Yanas (10 anni), Eyüp Ergen (27 anni) e Mesut Sanrı (39 anni) hanno perso la vita durante gli attacchi da parte delle forze turche che ha anche provocato tre feriti.

Şirnak

Nel centro della città di Şırnak, un civile di nome Bahri Külter è morto dopo subito ferite la notte precedente quando è stato colpito da un proiettile alla schiena mentre si trovava seduto fuori di casa.Non è noto chi ha sparato il proiettile.

Anche un sedicenne di nome Adem İrtegün ha perso la sua vita dopo essere stato colpito ieri sera alla gola da un proiettile durante la repressione dei manifestanti nel quartiere Yeşilyurt.

Dogubeyazit

Il 28 enne Erhan Tanrıkulu è stato ucciso dalla polizia che ha sparato proiettili sulla sua automobile in un check-point vicino alla stazione di polizia Uluyol nel quartiere Ehmedê Xanî d iDoğubayazıt (Bazid)  distretto di Ağrı attorno alle 23.30.

da retekurdistan

venerdì 28 agosto 2015

POLETTI IL MATEMAGO

Ieri il Ministro del lavoro,ovvero colui che nella sua vita non ha ancora veramente mai lavorato(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/07/padron-poletti.html ),ha fornito gli ennesimi dati fasulli riguardo al tanto declamato job act e subito corretti tramite il sito del suo ministero visto che è stato fatto notare che tali numeri erano"leggermente"gonfiati.
Senza troppo dilungarmi il sito di Infoaut elenca i dati presi da"Il Manifesto"che sbugiarda i contratti effettivamente firmati al netto delle assunzioni e delle cessazioni di lavoro,evidenziando che la differenza dei dati riguardo i contratti a tempo indeterminato raddoppiavano con una difetto di trecentomila unità mentre la somma totale di tutti i contratti di ben un milione e duecentomila,mica briciole.
La percentuale dei contratti indeterminati è pari al 10% del numero totale mentre quelli a tempo determinato sono pari all'87,3%,l'apprendistato è al 3,4% e quelli classificati come"altro"il 2,2% e ci sarebbe da fare ancora tutto un discorso oltre che sulla mera quantità anche sulla qualità del lavoro con sempre meno diritti e sempre più facilità di licenziamento,ma questo bene lo sa chi lavora.
In un paese serio questo comporterebbe minimo,per integrità morale,alle dimissioni o al licenziamento se essere non verrebbero date,ma in Italia si acquistano più bonus a fare cazzate che il resto.

Ministero buffo e i dati veri del Jobs Act.

Jobs Act. Il problema di fondo non è solo algebrico, ma anche politico. In Italia si persevera nell’idea che le informazioni statistiche siano un giocattolo ad uso e consumo dei governi e non invece il mezzo di sintesi che per eccellenza ci restituisce nitidamente i fatti.
Il Mini­stero del Lavoro si era sba­gliato, facendo lie­vi­tare di 1.195.681 il numero di con­tratti avviati al netto delle ces­sa­zioni tra gen­naio e luglio di quest’anno. Un errore cla­mo­roso, che non può essere giu­sti­fi­cato come svi­sta nei cal­coli data la sua entità e che lo staff di Poletti cor­regge solo nel pome­rig­gio di ieri, eli­mi­nando dal sito le infor­ma­zioni con­te­nenti gli errori, così come se nulla fosse.

Nella mat­ti­nata invece rila­scia­vano una dichia­ra­zione su Repub­blica in cui l’errore di com­pren­sione e ela­bo­ra­zione dei dati era a carico degli stessi gior­na­li­sti che chie­de­vano chia­ri­mento. Insomma un modo inso­lito di rico­no­scere il merito in chi fa dav­vero il pro­prio lavoro.

Il pro­blema di fondo non è solo alge­brico, ma anche poli­tico. In Ita­lia si per­se­vera nell’idea che le infor­ma­zioni sta­ti­sti­che siano un gio­cat­tolo ad uso e con­sumo dei governi e non invece il mezzo di sin­tesi che per eccel­lenza ci resti­tui­sce niti­da­mente i fatti. Per­ché come già Paolo Sylos Labini nel suo sag­gio sulle classi sociali negli anni 80 “Un’analisi della strut­tura sociale che non fac­cia rife­ri­mento alle quan­tità si risolve in una pura fabu­la­zione” ed è quindi mano­vra­bile. Ma i dati non bastano serve anche l’onestà intel­let­tuale nella nar­ra­zione che segue l’analisi delle infor­ma­zioni sta­ti­sti­che, la stessa che dovrebbe gui­dare i governi e i pro­pri entou­rage, tec­nici o meno, pur sem­pre politici.

Dalle pagine di que­sto gior­nale ci si inter­ro­gava ieri sulla discre­panza dei dati pub­bli­cati nella tabella rie­pi­lo­ga­tiva del Mini­stero e quelli che era pos­si­bile rico­struire attra­verso le note men­sili, notando come già solo per i rap­porti di lavoro a tempo inde­ter­mi­nato, al netto delle ces­sa­zioni, si riscon­trava una dif­fe­renza di circa 303 mila contratti.

tabella Ministero Errata



Tabella Manifesto MF

 
A guar­dare la nuova tabella pub­bli­cata ieri si evince che al netto di alcune revi­sioni, ave­vamo for­nito una stima cor­retta dell’errore e quindi un cal­colo della situa­zione con­si­stente con la realtà. I con­tratti netti a tempo inde­ter­mi­nato tra gen­naio e luglio di quest’anno sono 117498 (non oltre i 420 mila come pub­bli­cato ieri). Guar­dando il totale rela­tivo a tutte le tipo­lo­gie con­trat­tuali si nota che i nuovi rap­porti netti di lavoro sono 1.136.172 e non 2.331.853. L’errore stava dun­que nei cal­coli, non nelle ope­ra­zioni di revi­sione (che sepa­rano lie­ve­mente le stime for­nite ieri su Il Mani­fe­sto ieri dai dati effet­tivi).
Secondo la com­po­si­zione per tipo­lo­gia si nota che solo il 10% dei con­tratti sono a tempo inde­ter­mi­nato, l’87.3% a ter­mine, l’apprendistato e i con­tratti clas­si­fi­cati come “altro” rap­pre­sen­tano rispet­ti­va­mente il 3.4% e il 2.2% dei con­tratti. Il giu­di­zio sulle riforme del governo rimane stabile.


tabella Ministero corretta


La noti­zia quindi sta nell’errore con­si­de­re­vole com­messo dallo staff del Mini­stero del Lavoro pub­bli­cando una tabella com­ple­ta­mente errata. Distra­zioni ed errori di cal­colo sono pos­si­bili, ma è inam­mis­si­bile che un uffi­cio sta­ti­stico non con­trolli prima di dare noti­zie in pasto alla stampa. L’entità dell’errore avrebbe dovuto far sob­bal­zare chiun­que in que­sti mesi abbia seguito le dina­mi­che del mer­cato del lavoro, tec­nici del mini­stero o gior­na­li­sti che siano.

Nel frat­tempo, se è vero che l’ufficio stampa del Mini­stero ha inviato nel pome­rig­gio di ieri un’agenzia alle reda­zioni alle­gando la tabella cor­retta, è altret­tanto vero che ini­zial­mente la giu­sti­fi­ca­zione a tali discre­panze, for­nita sulle pagine di Repub­blica in un arti­colo a firma di Valen­tina Conte, è stata del tutto ina­de­guata. Ini­zial­mente il dato non è stato smen­tito ma giu­sti­fi­cato in base al fatto che le infor­ma­zioni con­te­nute nel sistema ven­gono costan­te­mente aggiornate.

Ma le revi­sioni non pos­sono certo stra­vol­gere i dati sep­pure prov­vi­sori for­niti a venti e qua­ranta giorni dalla chiu­sura del mese di rife­ri­mento, altri­menti signi­fi­che­rebbe che le imprese pos­sono comu­ni­care avvia­menti e ces­sa­zioni di rap­porti di lavoro con dila­zioni tem­po­rali che non per­met­tono nes­suna valu­ta­zione dell’andamento del mer­cato di breve periodo e quindi delle riforme, ren­dendo il sistema sta­ti­stico sem­pli­ce­mente inutile.

Nella stessa dichia­ra­zione non emerge mai il bene­fi­cio del dub­bio: «Fa così anche l’Istat, ma nes­suno obietta mai», la dif­fi­coltà a capire i dati da parte dei cit­ta­dini è “il prezzo da pagare, spiega ancora il mini­stero, «per aver voluto dif­fon­dere gli aggior­na­menti una volta al mese, anzi­ché ogni tri­me­stre»”. Falso! L’Istat pub­blica ogni mese i dati e si pre­mura di for­nire il mese suc­ces­sivo le even­tuali revi­sioni. Il mini­stero del Lavoro potrebbe pren­dere esem­pio dal metodo Istat, senza lamen­tarsi della fre­quente pub­bli­ca­zione dei dati, che ser­vono ai cit­ta­dini pro­prio per dira­mare, oltre gli errori ingiu­sti­fi­ca­bili di cal­colo, la neb­bia pro­vo­cata da mesi di propaganda.

Marta Fana  - tratto da il manifesto

vedi anche
I contratti stabili? Soltanto 47 in più

giovedì 27 agosto 2015

RIMINI E IL SEGRETO DI PULCINELLA

L'intervento del deputato pentastellato Fantinati al congresso di Cielle di Rimini di ieri è di tutt'altro tenore e tono rispetto a quello di Renzi del giorno prima ancora e di solito di chiunque ha la possibilità di poter parlare da quel palco.
In poche parole è stata detta la verità su questa mafia vestita in abito talare che in Italia e soprattutto in Lombardia e diciamo in particolar modo a Crema è sempre stata la setta che ha sempre deciso i migliori posti di lavoro piuttosto che le cariche politiche assegnate.
Formigoni,Salini,Lupi,l'ex prete Inzoli,tutta gente impantanata con questa congrega di autoeletti e di puri solo sulla carta:gente sorridente con vizi nascosti,in un caso accertato ma senza aver ricevuto nessuna condanna per un reato infamante come quello di pedofilia.
M'immagino le facce dei presenti quando il discorso è subito scivolato sul fatto che Cielle sia la più potente lobby italiana,e aggiungo ufficiale perché soltanto la criminalità organizzata che comprende mafia-camorra-'ndrangheta può solo sorpassare come influenza.
L'articolo preso da "Il fatto quotidiano"(http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/26/meeting-di-rimini-deputato-m5s-sul-palco-di-cl-siete-lobby-di-denaro-e-potere/1985636/ )parla del giusto affondo di Fantinati e mi stupisco solo del fatto che si sia fatto tanto clamore per una cosa così ovvia che credo solo l'immunità cui gode il deputato potrà fargliela passar liscia.

Meeting Rimini, deputato M5s sul palco di Cl: “Siete lobby di denaro e potere”

Mattia Fantinati, invitato alla manifestazione di Comunione e Liberazione: "Avete trasformato l'esperienza spirituale morale in un paravento di interessi personali, avete generato un potere politico capace di influenzare sanità, scuole private, università e appalti". Dalla platea partono fischi, ma il parlamentare è riuscito a concludere il suo intervento: "Il M5s non ha bisogno di benedizioni, ma di risposte".

"Sono qui per denunciare come Comunione e Liberazione, la più potente lobby italiana, abbia trasformato l’esperienza spirituale morale, in un paravento di interessi personali, finalizzati sempre e comunque a denaro e potere. La politica deve essere laica, perché deve fare il bene comune, di tutti”. Lo ha detto dal palco, rivolto alla platea del Meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini, il deputato del Movimento 5 Stelle Mattia Fantinati. Dalla platea è partito qualche fischio, ma Fantinati ha proseguito tranquillamente. “Il Movimento 5 Stelle – è stata la conclusione del suo intervento – non ha bisogno di benedizioni, ma di risposte”. 
Tra le altre cose Fantinati ha detto che “la politica deve essere laica perché deve fare il bene comune, di tutti. Non esiste una politica cristiana, esiste un cristiano che fa politica. Il Movimento 5 stelle si indigna che si possa strumentalizzare in questo modo tanta brava gente e credenti cattolici”. “Negli anni – ha rincarato – avete generato un potere politico capace di influenzare sanità, scuole private cattoliche, università e appalti. Sempre dalla parte dei potenti, sempre dalla parte di chi comanda. Sempre in nome di Dio“.
Subito dopo essere salito sul palco, Fantinati ha ringraziato per l’invito e ha precisato di non essere lì “per prendere applausi” né “per cercare consensi”. A metà del suo discorso, il parlamentare definisce Cl “la più potente lobby italiana”, rimproverandola di aver applaudito il “prescritto per associazione mafiosa” Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi (condannato per frode fiscale per non parlare della vita non proprio secondo i valori cattolici) e Roberto Formigoni “finito sotto processo per corruzione per tangenti multi-milionarie sulla sanità lombarda”. E poi il “governo dell’inciucio” di Enrico Letta e del premier attuale che dopo che sono finiti fuori dal governo i ministri in “quota Cl” (Mario Mauro e Maurizio Lupi) “viene qui a ricevere la vostra benedizione baciando pantofole ed anelli: il presidente imbonitore e venditore di speranze”.
Da Comunione e Liberazione arriva la replica di Raffaello Vignali, deputato di Area Popolare (quota Nuovo Centrodestra) e soprattutto ex presidente della Compagnia delle Opere, braccio economico di Cl: “La prova che Cl non è quello che Mattia Fantinati ha detto leggendo quei fogli è nel fatto che il movimento permette di invitare al Meeting chiunque, anche chi è contrario”. “Ti invito da amico – ha detto Vignali a Fantinati – a fare un giro per i padiglioni. Parla con i volontari, molti sono disoccupati e lavorano qui gratis. Così magari potrai giudicare”. Alla fine del convegno, in cui si è levato qualche fischio bloccato da Vignali, la platea mugugna, mentre Fantinati lascia di corsa la sala con un militante M5S ribadendo a favore di telecamera i concetti da lui precedentemente espressi dal podio.
Tra l’altro il “gioco” di Fantinati si è colorato anche di strategia, visto che poco prima di entrare al Meeting aveva assicurato: “Noi siamo pronti a governare e quindi dobbiamo confrontarci con tutti. Hanno invitato M5s a dire la propria e come lo facciamo in Parlamento e nel paese lo facciamo anche qui”. Fantinati peraltro era stato anche oggetto di attacchi sulla Rete per la sua presenza alla kermesse di Cl, che è stata più volte criticata dallo stesso Beppe Grillo. In queste ore si moltiplicavano anche i retroscena sui malumori di alcuni parlamentari per la partecipazione del parlamentare al Meeting di Rimini. Timori e critiche che, alla luce del suo intervento, finiranno per essere sedate.

mercoledì 26 agosto 2015

I PALAZZINARI RINGRAZIANO

L'articolo di sotto preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/15297-renzi-allaquila-contestazioni-e-cariche )parla esclusivamente delle contestazioni che Renzi ha ricevuto ieri a L'Aquila e del suo mini tour che ha toccato Rimini con un comizio alla festa di Cielle e anche Pesaro.
Non vorrò soffermarmi sugli scontri avvenuti in Abruzzo visto che già ci passò a suo tempo Berlusconi anche se ultimamente il re delle contestazioni è lo xenofobo Salvini,quanto porrò brevemente l'attenzione sul discorso in cui per l'anno a venire le tasse Imu e Tasi non esisteranno più.
Ebbene i palazzinari,i veri obiettivi di queste tasse,perché è giusto che chi possegga più case paghi di più e chi ne possieda cento ne dovrebbe pagare cento volte,tirano ora un grosso sospiro di sollievo:c'è da chiedersi invece dove si potrebbe ricavare lo stesso gettito se non tagliando le spese pubbliche e aggravando la situazione già critica della povera gente.
Alcuni comuni come quello di Crema avevano deciso di aumentare le aliquote al livello massimo consentito per i possessori di più abitazioni,scelta condivisibile visto il numero rilevante di appartamenti sfitti e lasciati vuoti per convenienza piuttosto che pensare minimamente ad abbassare la richiesta di affitto.
Con questo il mercato immobiliare subirà un altro crollo in quanto a questi signori padroni di decine e anche più spazi abitativi non interesserà abbassare il prezzo delle proprie abitazioni favorendo così una maggiore accessibilità alle case da parte della gente meno abbiente visto che il surplus di tasse su quegli immobili non esisterà più.

Renzi all'Aquila, contestazioni e cariche.

Una volta finito di esporre al Meeting di comunione e Liberazione a Rimini parlando come se fosse ad una convention del suo partito (ma oramai, si sa, il confine è men che labile), la giornata del premier Matteo Renzi avrebbe dovuto vedere un altro momento di auto-celebrazione e promesse nel centro dell' Aquila. Così non è stato. 
In una delle città che maggiormente reca i segni e le ferite della malagestione politica volta al profitto di speculatori edilizi e politicanti senza scrupoli, un nutrito e trasversale numero di persone ha deciso infatti di impedire che lo show-man toscano si prendesse i riflettori in modo autoreferenziale.
La componente più decisa a interrompere quello che sarebbe stato il solito triste copione (peraltro saltato più e più volte in svariate città della penisola per timore di contestazioni) è stata quella del comitato No Ombrina, che ancora prima dell' arrivo del premier si è avvicinata all' ingente schieramento di polizia. E' qui che, palesando tutto il nervosismo del caso, la polizia si è fatta avanti. Il contatto è stato dunque inevitabile e tra i manifestanti si è registrato un ferito, prontamente soccorso.

Il "comitato d'accoglienza" del premier ha fatto sì che la sua kermesse fosse rinviata, mettendo in risalto la volontà di tante persone e associazioni abruzzesi di continuare il percorso di contrapposizione al Governo a partire dal rifiuto delle trivelle nel Mare Adriatico.

E' presto per dirlo, ma quello che in rete qualche mese fa è stato ironicamente definito il #RenziScappaTour potrebbe arricchirsi a breve di ulteriori tappe, ancor più interessanti dopo il rapporto del Sole 24 Ore che smentisce tutto l'esecutivo per quanto riguarda il mantra della ripresa economica, segnalando un calo dei redditi nel 2014 di ben 4 punti percentuali rispetto a quelli dichiarati nel quinquennio antecedente, a cui si aggiungono una pressione fiscale difficilmente sostenibile e il nuovo calcolo ISEE che falsa la ricchezza reale di ognuno rendendolo fondamentalmente più povero e con l'accesso ai servizi primari sempre più difficoltoso.

martedì 25 agosto 2015

BERNIE SANDERS L'INDIPENDENTE ALLA CONQUISTA DEI DEMOCRATICI USA

Oggi voglio dare ancora uno sguardo al di là dei confini italiani e dopo averlo fatto in Gran Bretagna col pretendente alle primarie Jeremy Corbin(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/08/le-proposte-politiche-del-laburista.html )con l'articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/32434-bernie-sanders-l-eco-socialista-indipendente-che-fa-sognare-la-sinistra-usa )si vola negli Stati Uniti per un'altra sfida per poter scegliere il candidato democratico per le prossime elezioni presidenziali del novembre 2016.
Leggendo il programma di Bernie Sanders,pretendente tra i più accreditati contro il colosso mediatico e politico Hillary Clinton,ci si accorge che la gran maggioranza delle sue idee coincidono con un buon programma elettorale di un partito di sinistra italiano come Rifondazione,cosa che in patria gli sta costando un ostracismo tra i mass media che per l'appunto lo considerano un comunista.
Piccola digressione vissuta nel quotidiano Usa dove ora come ora soprattutto su alcuni temi la differenza tra il bipartitismo tanto evocato in Italia e malamente finito prima di cominciare,tra repubblicani e democratici,è stata molto livellata.
E tornando al discorso su Sanders,definito qui sotto eco-socialista indipendente(e lo è nei fatti perché è senatore indipendente dal 2007 fino ad oggi),negli Usa i comunisti vengono considerati quasi alla stregua dei nazisti,in una società che realmente nella maggior parte dei casi odia l'estrema destra di hitleriana memoria e il fascismo mussoliniano ma che è molto severa nei confronti dell'ideologia comunista forse ancora retaggio della guerra fredda.
Detto ciò la politica di Sanders prevede più tasse per i ricchi,raddoppio della paga minima,opposizione al Ttip,tagli radicali alle spese militari,una scelta di non interventismo nelle guerre(e si spera anche nel non provocarle),investimenti forti nelle energie rinnovabili e una carbon tax oltre che la fine dei sussidi alle multinazionali che inquinano,legalizzazione della marijuana,lotta contro le diseguaglianze salariali tra uomo e donna,scuole pubbliche ed università gratuite ed altro ancora.
Insomma un signor programma che vede come principali detrattori non solo la stampa di destra e quindi anche i repubblicani ma anche parte dei democratici che ormai vedono la guerra un business da cui è impossibile tornare indietro e la lotta contro l'immigrazione un punto fermo dalla propria politica.
Non certo un modo di pensare alla maniera del Pd che tanto sogna un bipartitismo modello Usa con loro nelle vesti dei democratici e un altro appiglio di noi della vera sinistra,forse un'altra disillusione per non pensare molto alla scarsità di numeri che stiamo vivendo in Italia.

Bernie Sanders: l'eco-socialista indipendente che fa sognare la sinistra Usa.

Potrebbe fare uno scherzetto alla Clinton e rappresenta la voglia di rottura con le dinamiche neo-liberiste che hanno reso gli Usa il paese più diseguale del globo. Sta infiammando la corsa per la candidatura democratica del 2016.
#BernieSanders2016 e #FeelTheBern sono due degli slogan più in voga sui social network che accompagnano il ''fenomeno Sanders''. Il risveglio della sinistra che si allontana dal centro liberista è sempre più attuale e sta coinvolgendo anche i moderati Democratici americani. Da Tsipras in Grecia, a Podemos in Spagna, allo Sinn Féin in Irlanda, a Jeremy Corbyn che si appresta a vincere le primarie laburiste in Inghilterra fino a Bernie Sanders che di fronte ad una gigante (più per motivi mediatici, vista la sua notorietà, piuttosto che per una radicalità nei contenuti) come Hillary Clinton non si scompone. La moglie dell'ex Presidente Usa Bill Clinton (grande amico di Tony Blair, liberal ed esponente della terza via, fu proprio lui che nel 1999 mandò a morte il Glass-Steagall Act di roosveltiana memoria, legge che serviva a differenziare le banche che ''giocavano in borsa'' dalle banche tradizionali) è la candidata da battere.
Le elezioni primarie del Partito Democratico si terranno tra i mesi di febbraio e giugno 2016 in vista delle elezioni generali di novembre. I 50 stati attraverso i ''caucus'', attraverso primarie aperte, chiuse o semi-chiuse eleggeranno i delegati che a luglio 2016, a Filadelfia nella convention nazionale, voteranno il candidato alla presidenza e alla vice-presidenza.
I candidati alle primarie democratiche, oltre ai già citati Bernie Sanders (sindaco di Burlington 1981-1989, membro indipendente della Camera dei rappresentanti del Vermont 1991-2007 e senatore indipendente dal 2007 ad oggi) e Hillary Clinton (senatrice democratica 2001-2009, candidata contro Obama alle primarie Democratiche nel 2008 e segretaria di Stato 2009-2013) sono ben 6. Tra questi, i più conosciuti sono Lincoln Chafee (repubblicano per 8 anni, indipendente per 4 e ora democratico da 2), Martin O'Malley (governatore liberal del Maryland) e probabilmente – non ha ancora ufficializzato la candidatura – Joe Biden (attuale vice-presidente Usa).
Bernie Sanders è un moderno Davide che sfida la potentissima Golia (Hillary Clinton). Un Davide non certo impreparato vista la sua lunghissima esperienza politica.
La distanza tra i due nei sondaggi è passata da 57 punti (sondaggio Fox News inizi maggio 2015) a 19 punti (sondaggio sempre Fox News 10 agosto 2015). Il sondaggio vede la Clinton prima al 49%, Sanders secondo con il 30% e a seguire Biden (10%) e gli altri (meno di 1%).
Bernie Sanders sulla sua pagina facebook, complice uno straordinaria e accattivante grafica (oltre ai radicali contenuti), raccoglie in media più di sessanta mila mi piace e condivisioni per post o foto. Oltre ai social network dimostra di sapersela cavare egregiamente anche nei comizi, fino a Luglio (la candidatura è stata ufficializzata due mesi prima) sono stati oltre cento mila gli americani che sono andati ad ascoltarlo nel suo tour. Il 9 agosto a Portland sono state 28 mila le persone ad andare ad ascoltarlo, stessa cifra il giorno seguente a Los Angeles. Il più grande sindacato delle infermiere - forte di quasi duecento mila membri – ha annunciato, il 12 agosto, di sostenere Sanders, snobbando la Clinton.
I primi due stati a votare i delegati per le primarie 2016 saranno il New Hampshire e lo Iowa. In entrambi gli stati, ironia della sorte, secondo i sondaggi è avanti Sanders di ben 7 punti. Insomma Sanders sta letteralmente mangiando piano piano la vittoria di Hillary Clinton.
Ma veniamo ai temi che il 73enne socialista del Vermont sta portando alla ribalta negli Usa. Dal suo sito BernieSanders.com si legge: aumento della tassazione per i più ricchi, raddoppio della paga minima, lotta contro le diseguaglianze salariali tra uomini e donne, scuole pubbliche e università gratuite, politiche keynesiane estremamente espansive, una riforma di Wall Street, carbon tax,  etichetta-mento dei prodotti Ogm, lotta contro il climate change, importanti investimenti sulle rinnovabili e fine dei sussidi alle multinazionali inquinatrici, opposizione all'oleodotto Keynstone XL, opposizione al TTIP, legalizzazione della Marijuana, democratizzazione della polizia, taglio radicale della spesa militare, non interventismo militare... Insomma, un programma ''rivoluzionario''! Sanders è probabilmente il candidato più a sinistra (insieme a Mc Govern) di sempre, tra le fila dei democratici, ad avere una chance di vittoria. La Clinton invece, nonostante abbia Stiglitz come consulente economico, è nettamente più moderata. Per esempio si è detta favorevole all'uso dei droni ''assassini'' in medio-oriente, ad un rafforzamento dei confini in chiave anti-immigrazione e perfino al Patriot Act (che ha aperto le porte allo spionaggio di massa della Nsa). La campagna è appena iniziata e si preannuncia infuocata, sopratutto dopo che l'Fbi ha notificato alla Clinton l'avvio di un indagine sulla vicenda delle 300 mila mail che la riguarda direttamente.

lunedì 24 agosto 2015

NOTTI DI SCONTRI IN SASSONIA

E' dallo scorso venerdì che la città tedesca di Heidenau posta in Sassonia vicino al confine con la Repubblica ceca è teatro di scontri soprattutto quando cala il sole,prima provocati dai neonazisti che volevano impedire l'accesso di circa seicento persone presso il centro migranti,e dopo scontri tra la polizia e gli antifascisti intervenuti in massa dopo un tam tam mediatico.
Così come accade in Italia ed ora al confine tra la Grecia e la Macedonia le tensioni provocate da dei sobillatori razzisti producono incidenti con anche feriti in quanto il numero dei migranti che fuggono da situazioni disperate è in costante aumento e l'Unione Europea non è ancora riuscita a trovare soluzione degne per porre dei rimedi.
Articolo preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/migranti/item/15283-heidenau-assalti-neonazisti-contro-centro-per-migranti-la-polizia-carica-il-corteo-antifa c'è un video delle proteste).

Heidenau: assalti neonazisti contro centro per migranti. La polizia carica il corteo antifa.

Dopo mesi di provocazioni e aggressioni portate avanti sotto la bandiera dell'organizzazione razzista e xenofoba di Pegida (vedi qui e qui), in Germania l'estrema destra continua a cercare di soffiare sul fuoco della questione migranti, all'ordine del giorno in tutta Europa in queste settimane.
L'azione dei neonazisti in questi ultimi giorni si è indirizzata in particolare contro un centro di accoglienza per migranti appena aperto ad Heidenau, nei pressi di Dresda. Durante il fine settimana appena trascorso, i militanti dell'estrema destra hanno tentato di attaccare per due notti consecutive il centro, gridando insulti contro i migranti e lanciando pietre e altri oggetti verso l'edificio. Le provocazioni sono iniziate venerdì sera, quando era atteso il primo gruppo di migranti destinato al centro e la manifestazione razzista ha tentato di bloccare la strada di accesso all'edificio. La polizia ha infine isolato il centro, dove sono attese in tutto 600 persone, rispondendo agli assalti dei neonazisti con lacrimogeni e spray urticante, ma le aggressioni si sono ripetute nuovamente la notte successiva, mentre sui social network diverse sigle della galassia di estrema destra invitano a proseguire gli assalti fino alla chiusura del centro. Secondo alcune fonti locali, nell'ultimo anno le aggressioni contro i centri di accoglienza sarebbero duplicate rispetto al 2014, mentre alcune organizzazioni di estrema destra in questi mesi hanno lanciato una campagna che invitava a segnalare e a mappare la presenza dei centri sul territorio tedesco con lo slogan "no refugee camps in my neighbourhood".

Gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno spinto gli antifascisti a convocare una mobilitazione immediata a Heidenau per ieri sera, per portare solidarietà ai migranti e respingere le provocazioni dei neonazisti. Fin dal tardo pomeriggio la polizia ha circondato la zona, schierando decine di mezzi blindati e alcuni idranti, mentre gruppetti di militanti dell'estrema destra si radunavano nei pressi del centro. Intorno alle 21 un corteo antirazzista e antifascista di centinaia di persone si è diretto verso l'edificio, dall'interno del quale si sono levati gli applausi e gli incoraggiamenti dei migranti rinchiusi dentro. Non appena la manifestazione si è avvicina alla zona, immediata è stata la reazione della polizia, che ha attaccato il corteo antifascista con manganellate, gas lacrimogeni, spray urticanti ed idranti, mentre alle loro spalle i neonazisti continuavano indisturbati a provocare. Anche alcuni giornalisti che riprendevano la scena sono stati malmenati e allontanati dalle forze dell'ordine. Diversi gli antifascisti feriti, assieme ad alcuni fermati perché portavano con sé una bandana.

Nonostante l'aggressione poliziesca della scorsa notte, nuove mobilitazioni antifasciste e antirazziste sono previste per i prossimi giorni, non solo a Heidenau ma anche in altre città tedesche

domenica 23 agosto 2015

L'AUMENTO DELLA MORTALITA' INFANTILE IN GRECIA

Come descritto nell'articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/32454-l-austerita-uccide-43-la-mortalita-infantile-in-grecia )in Grecia il susseguirsi dei tagli ai settori vitali i una nazione come la sanità ed il corrispondente svenarsi per delle spese inutili come quelle militari ha portato la percentuale della mortalità infantile nello stato ellenico ad un aumento vertiginoso.
Come già spiegato pochi giorni fa(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/08/i-costi-della-sanita.html )queste sforbiciate anche qui da noi comportano ad un abbassamento drastico della qualità della vita e naturalmente oltre che agli anziani i bambini sono i primi ad accusare queste imposizioni dei governi centrali che riducono la potenzialità di poter usufruire di una dignitosa sanità pubblica.

L'austerità uccide: + 43% la mortalità infantile in Grecia.

L'austerità uccide. Lo stiamo dicendo da anni, indicando il “programma sociale” voluto dalla Troika come un ordine subliminale: dovete morire prima. Rivolto naturalmente a noi che stiamo in basso, che campiamo di lavoro e servizi sociali essenziali (sanità, istruzione, pensioni, ammortizzatori, ecc).
C'è anche la prova scientifica. E non sono dei protervi comunisti a produrla, ma la più nota rivista di medicina della Gran Bretagna, la prestigiosa Lancet. Che però ha soltanto aggiornato i dati rilevati già in uno studio del 2013, di cui Contropiano aveva dato notizia molto prima deimedia mainstream (http://contropiano.org/politica/item/22451-dovete-morire-prima-ma-lo-saprete-dopo), condotto da un gruppo di ricercatori delle università di Cambridge, Oxford e Londra sugli effetti dei tagli alla spesa sanitaria (e sociali in genere) in Grecia, dal primo intervento della Troika (2010) ad oggi.
I risultati sono incontrovertibili e agghiaccianti.
Il dato che impressiona di più è certamente quello relativo alla mortalità infantile, aumentata del 43% in soli cinque anni. Se si tiene presente che questo tipo di indice è tra i più significativi del livello di civiltà espresso da un paese, non si può evitare di concludere che la Grecia sta venendo rigettata nelle condizioni dell'ex Terzo Mondo. Ma questo avviene ora e qui, dentro l'Europa occidentale e grazie a quella macchina infernale chiamata Unione Europea, che anche qualche accademico liberale riconosce oggi come una transfer union al contrario, ossia una sistema di distribuzione delle risorse dai paesi più poveri ai più ricchi grazie al sistema del debito.
Un debito esploso, prima della crisi finanziaria iniziata nel 2007-2008, anche grazie al “felice incontro” di interessi tra un complesso militare-industriale franco-tedesco che aveva bisogno di vendere e una classe politica reazionaria (i governi di Papandreou, Simitis e Samaras, ovvero Pasok e Nea Dimokratia) ansiosa di mostrarsi “militarmente all'altezza del proprio ruolo” (contemporaneamente membro della Nato e da sempre in tensione con la Turchia).
Una convergenza di interessi infami che ha prodotto un risultato assurdo: ora l'aviazione militare ellenica dispone di più aerei dei francesi (praticamente il doppio), mentre la marina ha acquistato dai tedeschi più sommergibili U-Boot di quella italiana (anche qui praticamente il doppio).
Possiamo aggiungerci le spese per le infrastrutture che oggi vengono privatizzate a prezzi stracciati (e guarda caso è la tedesca Fraport a prendersi la gestione dei 14 principali aeroporti turistici della Grecia) e quelle relative alle Olimpiadi di Atene, condiamo il tutto con un bel po' di corruzione ed evasione fiscale (la principale attività economica – la marina mercantile, una delle prime al mondo per giro d'affari - è esentata dal pagamento delle tasse in base alla Costituzione scritta dal regime dei colonnelli) ed ecco fatta la frittata del debito insostenibile.
Che la Troika ha pensato bene di far pagare a quelli che meno di tutti possono esserne ritenuti responsabili perché non hanno partecipato a nessuna di quelle decisioni sciagurate. A cominciare ovviamente dai bambini che muoiono in percentuale drammaticamente più alta perché si taglia la spesa sanitaria, chiudendo ospedali e rifiutando una serie di prestazioni prima semi-gratuite ma necessarie a portare a termine una gravidanza o assicurare assistenza nei primi mesi di vita.
Che i genitori siano in condizioni di miseria lo rivela un altro dato: il numero di bambini che nascono sottopeso è aumentato del 19%, quasi quanto quello dei bambini nati morti (+20%). Una strage che comincia a emanare tanfo di genocidio, programmato nei palazzi di Bruxelles, Berlino e Francoforte, ma decisamente meno “impattante” delle antiche camere a gas.
In un altro studio condotto da Gerasimos Kolaitis e George Giannakopoulos, pubblicato nella stessa rivista, la condizione di povertà delle famiglie ha fatto registrare un raddopio dei casi di gravi problemi mentali negli ospedali pediatrici. Al corrispondente aumento delle risorse necessarie ad affrontare questa situazione si è risposto – nel 2014, governo Samaras – con un taglio del 50% della dotazione finanziaria specifica. Qualcuno, tra i fessi che abitano l'Italia, potrebbe dire “ci vuole più sussidiarietà e terzo settore, più non profit”. La realtà greca è impietosa con gli innocenti, figuriamoci con i fessi: le associazioni non profit che si occupano di salute mentale degli adolescenti e riabilitazione, così come i centri specializzati, hanno chiuso in gran numero negli ultimi tre anni. Al punto che “gli effetti della crisi finanziaria sulla salute mentale dei giovani sono ancora sconosciuti” perché ormai impossibili da rilevare scientificamente, ovvero da quantificare e classificare. Non ci sono più abbastanza operatori attivi per riuscire a osservare il fenomeno.
Ma sono tutte le categorie più deboli economicamente e socialmente a pagare il prezzo più alto. I tagli alla sanità hanno colpito ogni voce di spesa e, per esempio, il costo ora proibitivo delle siringhe monouso e dei preservativi ha fatto esplodere di nuovo la percentuale di infezione da Aids tra i tossicodipendenti, e da qui alla popolazione tutta.
Idem per i diabetici, costretti ormai a scegliere tra la spesa per l'insulina o per il cibo. Un classico caso in cui qualsiasi scelta fai alla fine muori lo stesso. Come dice qualcuno, "non c'è alternativa"...
Ma i ricercatori sono stati davvero bravi, mettendo alla fine il confronto tra due paesi che hanno avuto lo stesso problema – il default sul debito, implicito nel caso della Grecia, dichiarato in quello dell'Islanda – ma che hanno risposto in modo opposto: la prima con l'austerità imposta dalla Troika (che controlla attraverso l'euro la disponibilità di moneta di ogni paese), con la difesa del welfare pubblico la seconda. Che infatti ha deciso in questi giorni di non entrare – frenando decisamente le procedure avviate – nell'Unione Europea e nella moneta unica.
I dati sulla salute confermano appieno la scelta: in Islanda la mortalità infantile è rimasta stabile, così come tutte le altre voci statistiche, grosso modo al livello fisiologico.
Fateci caso: tutti i paesi che sono nell'Unione Europea ma non hanno ancora adottato l'euro, improvvisamente, non hanno più una data prevista per l'ingresso nell'eurozona. Ci sarà pure un motivo...
 Vedi anche:
http://contropiano.org/politica/item/22451-dovete-morire-prima-ma-lo-saprete-dopo

sabato 22 agosto 2015

LA POLITICA DELLA RUSPA

Solo poche righe per far capire quello che ho provato,e credo non solo io,quando i telegiornali hanno mostrato le immagini dell'ennesimo scempio che i militanti dell'Isis hanno compiuto a Qaryatayn dove hanno distrutto un monastero cristiano del quinto secolo.
Proprio in questo luogo le immagini propagandistiche dell'esercito islamico hanno fatto vedere le ruspe che asfaltavano centinaia di anni di storia nel proseguo della loro campagna iconoclasta verso i simboli del cristianesimo e verso tutto ciò che ricordi l'occidente o solo quello che non è secondo loro puro od accettabile per le loro fanatiche idee.
Questo è tutto quello che non solo rappresenta l'Isis ma anche qui da noi un movimento simile come quello della Lega Nord che vorrebbe usare le ruspe dappertutto per distruggere quello che la loro ideologia non accetta,campi rom,centri per i migranti,e che esultano ad ogni profugo annegato in mare.
Articolo preso dal Corriere on line(http://www.corriere.it/esteri/15_agosto_21/siria-distrutto-monastero-cattolico-qaryatayn-isis-posta-foto-video-ruspe-azione-aff47402-47cf-11e5-9031-22dbf5f9fa34.shtml ).

VICINO AD HOMS

Siria, Isis distrugge il monastero cattolico di Qaryatayn Il complesso di Mar Elian, vicino a Homs, costruito 1.500 anni fa. Lo Stato islamico ha diffuso per propaganda le immagini della devastazione. Decine di cristiani rapiti
di Redazione Online 
 
Militanti dell’Isis avrebbero distrutto il monastero cattolico di Mar Elian a Qaryatayn, vicino a Homs in Siria, costruito nel quinto secolo dopo Cristo. La stessa Isis ha diffuso foto in cui si vedono i bulldozer al lavoro tra le rovine. Le foto e il video hanno preso a circolare sui social e al momento la notizia non ha conferme indipendenti. Sui social Isis parla di «demolizione» del complesso. Nelle foto si vedono anche i miliziani aprire alcune tombe.

Il legame con padre Dall'Oglio.

Come riportano diverse agenzie di stanza il monastero di Mar Elian, il monastero era dedicato a Sant'Elian, figlio di un ufficiale romano ucciso dal padre nel 284 per non aver abiurato la sua fede cristiana. Mar Elian si ergeva in un'oasi, nei pressi di Qaryatain, e rappresentava una filiazione della comunità di Deir Mar Musa al Habashi, rifondata dal gesuita italiano padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato da Isis il 29 luglio 2013 a Raqqa. Insieme a quest'ultimo, il priore, padre Murad, era impegnato da anni nel promuovere il dialogo e l'avvicinamento spirituale tra Islam e cristianesimo. Il monastero era considerato un luogo di sosta e di ristoro, aperto a tutti i visitatori. Con l'arrivo della guerra civile, Mar Elian aveva accolto e protetto migliaia di profughi, cristiani e musulmani. «Costruiamo per servire i poveri, per insegnare ai bambini musulmani e cristiani, affinché non muoia la speranza, vogliamo rimanere un segno di speranza per il resto della parrocchia e per tutti gli altri», aveva detto padre Mourad, in occasione di un'iniziativa per i bimbi, organizzata in collaborazione con la comunità islamica. Il 7 agosto scorso che i miliziani dello Stato islamico hanno conquistato Qaryatayn, dove è situato il monastero.
Decine di cristiani rapiti.
 
Il complesso monastico si trova sulla strada che porta da Palmira verso la regione montagnosa del Qalamun, nella provincia di Damasco, al confine con il Libano. Secondo l’Osservatorio Human Rights in Siria. Decine di cristiani rapiti sono inoltre stati trasferiti dai militanti in una delle roccaforti di Isis, nel regione nord orientale della Siria. Per riprendere la zona di Qaryatayn, dove si trovano i più importanti giacimenti di gas del Paese e che dall’inizio di agosto è nelle mani di Isis, l’esercito siriano ha tentato una controffensiva su larga scala ma senza successo. I militanti dello stato islamico rapirono 230 persone, comprese molte famiglie cristiane, quando conquistarono Qaryatayn.
 

venerdì 21 agosto 2015

PERCHE' LA TURCHIA BOMBARDA CHI COMBATTE L'ISIS?

L'articolo odierno preso da Infoaut propone l'ennesimo chiarimento riguardo il ruolo che il Pkk sta svolgendo nell'area del Kurdistan a ridosso tra i confini turchi,siriani ed iracheni,nell'affrontare anche con ottimi risultati l'avanzata del Daech,meglio noto come Isis.
L'intervista al suo portavoce Zagros Hiva sottolinea come il governo Erdogan stia bombardando l'esercito curdo,l'unico che al momento si pone la questione morale ed il dovere civico di contrastare l'esercito islamico mentre la Turchia per ora ha fatto sporadici interventi contro queste truppe della morte e ha lasciato da poco il permesso agli Usa il permesso di utilizzare le proprie basi aeree.
Come si spiega sotto Erdogan,che a giugno non è riuscito ad avere la maggioranza assoluta in parlamento e che quindi non ha potuto cambiare la Costituzione per assegnarsi ancor più poteri,usa come ripicca questi bombardamenti contro il popolo curdo(non che nel corso degli anni abbia dovuto trovare questa scusa per farlo)che è così costretto a combattere su due fronti(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/06/vigilia-elettorale-di-sangue-in-turchia.html ).
Prima della conclusione una riflessione senza scordare la strage di Suruc(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/07/la-strage-di-suruc.html )ed il continuo doppiogiochismo che nell'articolo sotto fa pensare alla Turchia come ad un cavallo di troia dell'Isis(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/07/erdoganlisis-e-il-kurdistan.html ):in Siria un paio di giorni fa è stato ucciso Khaled al Asaad,il più famoso archeologo siriano e custode dei resti della città di Palmira.
Il suo corpo decapitato è stato poi appeso ad una colonna nelle rovine della millenaria città con il cartello che indicava che era stato un traditore dello stato islamico ed amico di Assad,e questo fa capire tutto sulla situazione che si sta vivendo ormai da anni in quelle terre,mentre paradossalmente il ministro Franceschini,ministro della cultura di un governo che appoggia chi bombarda i curdi e chi massacra le persone vicine ad Assad,propone di tenere le bandiere dei musei a mezz'asta.

PKK: «Erdogan attacca il movimento che combatte e sconfigge lo Stato Islamico».

Mont Kandil (Kurdistan Irak). Il portavoce del PKK, Zagros Hiwa denuncia la politica del regime turco, che accusa di essere il «cavallo di Troia» del Daech(Isis) in seno alla coalizione.
La Turchia ha annunciato che il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) ha abbandonato le sue posizioni sul monte Kandil in seguito ai bombardamenti. è esatto?
Zagros Hiwa: Sono parole prive di senso. Dire che abbiamo lasciato il monte Kandil rientra nella propaganda del potere turco. Il PKK è il popolo. Le persone sono il PKK. Il PKK è ovunque. è il movimento democratico dei Curdi, ovunque nella regione. Erdogan vuole che noi ce ne andiamo e smettiamo di batterci per i nostri diritti. Chiede l’impossibile! Noi abbiamo una responsabilità: difendere il popolo là dove si trova, anche nei momenti difficili.
Massoud Barzani, il presidente del governo regionale del Kurdistan (Iraq), ha allo stesso modo fatto delle dichiarazioni che chiedono che il PKK abbandoni il territorio. Che cosa  rispondete?
Zagros Hiwa: La famiglia Barzani e il suo partito, il Partito democratico del Kurdistan (PDK) ci hanno effettivamente detto di andarcene. Ma bisogna ricordare che quando Daech (lo «Stato Islamico), ha cominciato a avanzare, le sue truppe sono fuggite. Sono i combattenti del PKK che hanno affrontato questi islamisti, che sono andati a salvare gli Yezidis del monte Sinjar, completamente accerchiati. Oggi Daech controlla il 75% del Kurdistan del Sud (Kurdistan d’Iraq) e tiene la grande città di Mossoul. Daech è senza dubbio la più brutale e terribile organizzazione della storia.
Che pensate di fare?
Zagros Hiwa: Noi rafforzeremo e approfondiremo la nostra presenza nella regione. Il popolo affronterà momenti difficili fintanto che Erdogan da una parte e Daech dall’altra saranno presenti. Se noi abbandoniamo il monte Kandil, nulla garantisce che gli abitanti non vivranno gli stessi incubi e gli stessi orrori degli Yezidi, che non vivranno le stesse sofferenze con gli uomini sgozzati, le donne violentate o vendute come schiave. Un nuovo periodo della nostra lotta comincia. Noi siamo pronti a difenderci contro tutte le minacce, qualsiasi sia il costo.
L’aviazione turca ha bombardato il villaggio di Zergele, sul monte Kandil, facendo otto morti e decine di feriti. Ankara afferma che questo borgo era una base del PKK. Che cosa cerca Ankara?
Zagros Hiwa: Il bombardamento di Zergele aveva due fini. Il primo riguarda la situazione in Medio-Oriente. La politica di Erdogan è di impiantare la potenza della Turchia nella regione con, come strumento, Daech. La scomparsa dello «Stato Islamico» potrebbe creare un vuoto politico che Erdogan potrebbe, allora, riempire. Ma la resistenza dei Curdi contro Daech è un problema per lui. I suoi bombardamenti non sono che la risposta alla nostra resistenza di fronte ai jihadisti. Erdogan dice di partecipare in questo momento alla coalizione contro lo «Stato Islamico». In realtà è il cavallo di Troia di Daech in seno alla coalizione perché attacca il movimento che si batte e sconfigge gli islamisti.
Le motivazioni di Erdogan sono allo stesso tempo basate su delle considerazioni di politica interna. Vuole cambiare il sistema parlamentare in un sistema presidenziale che farà di lui l’uomo forte del paese e del Medio-Oriente. In realtà, vuole essere come Pinochet. Ma la lotta pacifica del Partito democratico dei popoli (HDP) e il suo risultato alle ultime elezioni legislative (l’ HDP ha ottenuto il 13% dei voti e 80 deputati) hanno inceppato la sua macchina: il suo partito, l’AKP, non ha ottenuto la maggioranza assoluta e non ha potuto cambiare la Costituzione come voleva. Ora, si vendica con raid aerei. Ciò che fa è simile a un colpo di stato mascherato. Invia il suo esercito contro i combattenti del PKK e la sua polizia contro i militanti del HDP. Erdogan spera così che in caso di elezioni anticipate l’HDP non possa superare lo sbarramento del 10% e non abbia più rappresentanti in parlamento.
Siete pronti a un nuovo cessate il fuoco?
Zagros Hiwa: Come è possibile parlare di cessate il fuoco quando l’aviazione ha effettuato più di 140 missioni e ha colpito più di 600 volte? Ha rotto il cessate il fuoco che noi avevamo decretato unilateralmente. Noi intensificheremo la nostro lotta. Non solo militarmente ma anche politicamente, culturalmente, socialmente, stabilendo il nostro sistema democratico. è per questo che ci battiamo, non per uccidere come fa Erdogan.

Traduzione di Stefano Acerbo
Articolo originale pubblicato sul quotidiano  francese L’Humanitè
da controlacrisi.org

giovedì 20 agosto 2015

LE PROPOSTE POLITICHE DEL LABURISTA CORBYN

Dopo la disfatta elettorale dello scorso maggio che ha consegnato la vittoria nelle mani dei conservatori di Cameron(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/05/la-gran-bretagna-si-conserva.html )i laburisti in Gran Bretagna cercano di voltar pagina e di scrollarsi di dosso una nomea qui da noi simile al Pd renziano,ovvero,un partito una volta di sinistra ma che una volta al governo ha compiuto imprese di destra.
L'ex premier labour Tony Blair,dopo aver dato inizio ad un processo di privatizzazioni nei settori energetici e dei trasporti propri delle peggiori politiche thatcheriane,ora è un consulente della Jp Morgan con un lauto stipendio(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/04/renziblair-e-la-jp-morgan.html ).
Jeremy Corbin è il volto nuovo,non proprio vista l'età,che rappresenta la parte più radicale del partito laburista inglese e le sue idee che fino ad una trentina d'anni fa potevano essere anche proposte dai centristi,ora come ora sono d'avanguardia rispetto a come il capitalismo ha cambiato(in peggio)la Gran Bretagna e il mondo intero.
Idee come effettuare degli investimenti pubblici per le aziende detassandole ed aumentando quelle delle multinazionali,nazionalizzare settori di cui sopra come quello energetico e quello ferroviario usciti distrutti dalle privatizzazioni,ripresa del welfare e fine dell'austerità oltre ad una grande attenzione ai problemi ambientali sono tutti argomenti condivisibili in una politica dall'impronta veramente di sinistra.
Articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/32408-il-programma-di-corbyn )dove si parla di uno scontro alle primarie quasi esclusivamente tra il radicale Corbyn e la blairiana Yvette Cooper.

Il programma di Corbyn.

Il boom della candidatura di Corbyn alla leadership del Partito Laburista britannico ha suscitato, giustamente, grande interesse sul nostro sito poiché si tratta di uno sviluppo largamente imprevisto, dato il contesto in cui si sta improvvisamente sviluppando - la patria del cosiddetto neoliberismo, assieme agli Stati Uniti d’America.
Nei giorni scorsi, in risposta ai detrattori che lo accusano di essere “anti-business” tout-court, Jeremy Corbyn ha aperto un nuovo sito internet denominato “Corbyn for business”, in cui, appunto, delinea le sue proposte in tema di economia.
Sono da sottolineare proposte radicali quali quelle raccolte sotto la voce “incrementare il reddito disponibile”, ovvero, in primo luogo, alzare il salario minimo ed imporre costi più bassi per gli alloggi, “in maniera tale da aumentare il reddito disponibile nelle tasche dei consumatori”- In secondo luogo, la creazione di una banca nazionale per gli investimenti, che dovrebbe finanziare la nazionalizzazione dei settori-chiave. Particolare attenzione è riservato al tema dei trasporti, usciti disastrati dalla stagione delle privatizzazioni, che ha portato alla distruzione di alcuni collegamenti mentre ha reso “elitari” alcuni altri per via dell’incremento delle tariffe.
“La privatizzazione delle ferrovie ha frammentato i nostri collegamenti su ferro ed ha significato la più confusionaria e costosa struttura tariffaria d’Europa”, ha affermato Corbyn, che poi, ancora più enfaticamente, ribadisce: “I nostri collegamenti ferroviari soffrono di massicci disinvestimenti, recentemente tagliati ancora dall’attuale governo, mentre continuano livelli di profitto da rapina. Dobbiamo ricostruire collegamenti ferroviari integrati di proprietà pubblica, diretti dal popolo per il popolo. E’ importante per la nostra economia, la nostra società, il nostro ambiente, che le ferrovie vengano dirette nel pubblico interesse, non per i profitti privati. Sotto la mia leadrship il Labour si impegna alla nazionalizzazione sotto la direzione dei passeggeri, dei lavoratori e del governo”.
Altri campi esplicitamente indicati come destinatari di investimenti pubblici produttivi sono quelli delle energie rinnovabili e dell’infrastruttura digitale.
Non mancano le misure direttamente o indirettamente sociali, come il rafforzamento delle autorità giudiziarie che si occupano di diritti dei lavoratori per sradicare il lavoro nero e la sotto-occupazione, l’aumento delle tutele sociali per i lavoratori individuali (ovvero le moderne "partite Iva individuali", di fatto lavoratori a cottimo) “per portare il loro livello di sicurezza sociale a quello dei lavoratori dipendenti”; nonché “un’inversione nella tendenza a tagliare l’istruzione per adulti e un servizio nazionale di istruzione per produrre una forza lavoro più dotata di competenze”.
Altre misure (proposte, naturalmente) sono indirizzate al sostegno delle piccole imprese, le quali, si dice espressamente, devono essere poste in condizione di competere con le multinazionali attraverso un decremento della tassazione (a cospetto di “modesti incrementi” nei confronti delle grandi corporazioni), il rafforzamento delle agenzie governative presso cui si registrano le imprese, al fine di evitare l’elusione fiscale da parte delle grandi industrie, e gli affitti calmierati dei locali commerciali.
Come si vede, si tratta di un programma economico tutt’altro che rivoluzionario, che nell’”epoca keynesiana” del capitalismo europeo, ovvero da dopo al ricostruzione post-bellica fino ai primi anni ’80, sarebbe stato pienamente interno alle logiche anche dei partiti centristi moderati, a quel diretta espressione del capitale imperialista.
Tuttavia, nell’attuale fase di sviluppo del capitalismo europeo esso si presenta come radicalmente alternativo all’agenda politica imperante. Anzi, quasi tutti i punti salienti erano completamente fuori dalla discussione pubblica, prima della vittoria del governo Syriza in Grecia, perché in contraddizione aperta con i concetti di competitività ed efficienza per come ci vengono propinati quotidianamente. Tanto basta, dunque, per far rivolgere Corbyn le accuse e gli epiteti di cui abbiamo già parlato.
Jeremy-Corbyn-MPSe ciò è vero, la prima considerazione politica da fare è che questo programma, allo stato attuale, rappresenta esclusivamente una bandiera (ne sia consapevole o no lo stesso Corbyn), completamente inapplicabile all’interno delle compatibilità date che Corbyn, per il momento, non dichiara di voler intaccare. Va inoltre a violare esplicitamente le regole dell’Unione europea in materia di libero mercato e ruolo dello Stato in economia. E appare infine completamente utopistico pensare di poter porre le piccole imprese al livello di competitività delle multinazionali (se è vero, com'è vero, che il mercato è un’arena dove valgono solo i rapporti di forza, per cui i più grandi vincono sempre sui più piccoli e manipolano a loro immagine anche la base “sovrastrutturale” del mercato stesso, ovvero le norme che tentano di regolarne il funzionamento).
Pertanto, anche ammesso che si volesse cementare un blocco storico composto da lavoratori, piccola borghesia e piccola impresa - come si allude con questo programma - ci sarebbe bisogno di molto di più rispetto a qualche passaggio elettorale vincente, come ha dimostrato, dolorosamente, la vicenda greca. Il livello di scontro che si innesta con le istituzioni del grande capitale imperialista (la troika), quando si afferma una soggettività "riformista", è talmente alto da richiedere mobilitazione popolare permanente a proprio sostegno, nonché grandi competenze teoriche e pratiche e lo sviluppo di un sistema si alleanze internazionali che controbilancino gli attuali rapporti di forza sfavorevoli.
L’ascesa politica di Corbyn, pur essendo accompagnata da un certo entusiasmo da parte della base storica tradunionista del Labour e di molti giovani, non avviene per ora in clima contrassegnato da grandi mobilitazioni. Oltretutto, si può sicuramente ritenere che la macchina burocratica del Partito Laburista e quella statale del Regno Unito, per via del peso specifico che hanno nell’ambito dei circuiti finanziari internazionali, saranno molto più efficienti rispetto quella malandata della Grecia nel tentativo di disinnescare l’anomalia interna per tempo, al di là dei risultati elettorali formali.
Ciò che significa che l’esito di questa campagna politica ci è indifferente? Assolutamente no. Quanto più i fatti mettono in evidenza che le dinamiche reali del grande capitale imperialista e, di conseguenza, il comportamento delle istituzioni e dei partiti sotto il suo controllo divorziano in modo sempre più evidente da qualsiasi meccanismo formale di democrazia, tanto più la sua egemonia ideologica sugli strati popolari va in crisi e la contraddizione fra il suo modo di rappresentarsi (come portatore dello stato di diritto e della democrazia) e i fatti si palesa agli occhi di milioni di lavoratori.
Pertanto, possiamo provocatoriamente (ma non tanto) sperare che Corbyn vinca il passaggio elettorale e che si mettano in moto, anche in Inghilterra, contraddizioni e mobilitazioni - sociali e politiche - tali da far saltare la consolidata governance. Ma, soprattutto, è augurabile che l’entusiasmo popolare che sta accompagnando questa campagna elettorale di Corbyn diventi solo un primo tassello verso la reale saldatura del blocco sociale popolare che possa innescare un processo politico e sociale di lotta di classe in contrapposizione con le compatibilità dettate dal grande capitale multinazionale. Proprio in una delle sue basi più solide.

mercoledì 19 agosto 2015

SIAMO PRIMI NELL'ANALFABETISMO FUNZIONALE

L'articolo proposto è stato suggerito guardando una tabella riportata su Facebook e che circola non so da quanto tempo,visto che i dati sono riferiti al quinquennio 2003-2008,fatto sta che accertandomi un po' nel web ho visto che le cifre riportate sono veritiere(https://it.wikipedia.org/wiki/Analfabetismo_funzionale ).
L'Italia una volta tanto primeggia in questa speciale classifica riservata all'analfabetismo funzionale che riguarda credo gli Stati mondiali che hanno comunque possibilità d'istruzione buone ed all'avanguardia dal punto di vista sociale ed economico.
Infatti penso che in diverse zone del mondo per l'impossibilità creata dalla povertà e da situazioni di conflitto ci siano percentuali di analfabetismo vero e proprio ancora purtroppo abbastanza serie ma in questo caso si parla di persone tra i 16 ed i 65 anni che l'istruzione base l'hanno ricevuta e che hanno oltre che evidenti carenze grammaticali anche problemi di comprensione di semplici testi o di grafici.
Ognuno ha la propria esperienza personale raffrontandosi agli altri,sia sui social networks che al lavoro oppure con i parenti e gli amici e la natura di questo post non è per nulla quella di schernire chi scrive male o chi ha problemi a capire un articolo di giornale.
Qui si parla del presente e del futuro di una nazione,si parla anche d'ignoranza nel senso più comune del termine di un paese dove quasi un abitante su due è incapace di correlarsi agli altri nella vita quotidiana in maniera corretta e fatto ben più grave non riesce a capire quello che viene proposto loro dai mass media assorbendo solo informazioni ben dettate ed indirizzate senza riuscire a farsi una coscienza ed un'idea propria.
E da questo alla politica ed al sociale il passo è breve come si può notare nel link sopra,con riferimenti al connubio tra povertà ed ignoranza che porta ad una maggiore attrattiva alla criminalità al fatto che il lavoro subisce sicuramente dei contraccolpi negativi con persone che non sanno imbastire un ragionamento o scrivere ed interpretare correttamente frasi e articoli più complessi,e che spesso sono quelli che comandano e guadagnano di più.
Concludo avendo nella mente ancora l'esempio ultimo di quando ci sono state delle frane e degli smottamenti in Calabria negli scorsi giorni e nelle interviste la quasi totalità della gente non riusciva ad esprimersi in un italiano per lo meno decente:quasi tutte queste persone poi non potranno riuscire a chiedere degli aiuti allo Stato per i loro problemi venutisi a creare senza essere aiutati grammaticamente da qualcuno.
E purtroppo con la questione della scuola ed un'orda di ragazzini che sanno usare lo smartphone già in tenera età ma che non hanno capacità per scrivere il futuro è sempre peggio.

Con il termine analfabetismo funzionale si designa l'incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Un analfabeta, ci ha ricordato l’OCSE, è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Un analfabeta funzionale, apparentemente, non deve chiedere aiuto a nessuno, come invece succedeva una volta, quando esisteva una vera e propria professione – lo scrivano – per indicare le persone che, a pagamento, leggevano e scrivevano le lettere per i parenti lontani.
Un analfabeta funzionale, però, anche se apparentemente autonomo, non capisce i termini di una polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico.
Non è capace, quindi, di leggere e comprendere la società complessa nella quale si trova a vivere.
Il 47% degli italiani, ci dice l‘OCSE, si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi, che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) è capace di trarre solo una comprensione basilare.
Un analfabeta funzionale, quindi, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette (la crisi economica è soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto, la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta il prezzo del gas, il taglio delle tasse è giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici…) e non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo.
E io, sciocco, che ancora mi stupisco quando vi vedo condividere sulle vostre bacheche bufale, post di fantapolitica, invasione di immigrati, cancro curato col bicarbonato, scie chimiche, oroscopi e omeopatia.

martedì 18 agosto 2015

UN ANNO DI BREBEMI

L'insuccesso di una strada completamente inutile fin dal suo principio di idea solo abbozzata come la Brebemi,che taglia la bassa bergamasca e bresciana tra Milano e Brescia,era cosa risaputa,così come il fatto che la sua costruzione da parte dei privati sia stata sovvenzionata a larghe mani dallo Stato.
Ma allora il dubbio che si pone l'articolo preso da BgReport(http://bgreport.org/i-soldi-degli.html )sembra lecito se tale opera sia stata concepita per interrare rifiuti tossici ormai troppo rintracciabili se spediti in altre zone d'Italia o fuori confine.
Perché le cifre qui sotto parlano di debiti per i privati che hanno cominciato la costruzione di questa autostrada sono da fallimento totale con un meno 35,4 milioni di Euro in un solo anno da quando è stata inaugurata.
Passandoci sopra in auto spesso e vedendola vuota ad est ed ovest e qualche volta con pochissimi mezzi in transito,mi è capitato di percorrerla da Caravaggio alla barriera di Chiari incontrando praticamente il nulla lungo le corsie,pagando 6,10 Euro per forse 30 chilometri,e da come si nota dall'immagine iniziale la differenza tariffaria con l'A4 è ancora abissale.
L'articolo continua con lo scempio che ha avuto la zona interessata dalla Brebemi non solo in quanto attraversata dalle carreggiate ma soprattutto per gli svincoli e le tangenziali più o meno grandi e i raccordi per raggiungere i caselli che hanno cementificato una zona una volta verde,per finire con altre cifre e allungamenti della convenzione con lo Stato che alla fine di essa dovrà sborsare ai privati 1205 milioni di Euro,un affare per i costruttori già aiutati con altre sovvenzioni milionarie alle spalle dei cittadini.

I soldi degli altri.

Era solo un anno fa: Renzi inaugurando la Brebemi sottolineava come essa fosse “un’opera di eccellenza realizzata nei tempi previsti, che tiene conto dell’impatto ambientale, delle richieste territorio e fatta con soldi privati”.
Già allora, il primo ministro si era dimenticato di Pierluca Locatelli, l’imprenditore di Grumello al Piano rinviato a processo per traffico illecito di rifiuti nocivi. Non vedeva i chilometri di asfalto che per sempre hanno tagliato e rovinato la pianura, cambiato l’assetto delle comunità, modificato le geometrie dei territori.
«L’unico scopo al quale fino a questo momento è servita la BreBeMi è stato per interrare rifiuti. Io, che curo da poco il collegamento con Brescia, spesso vado da Brescia a Napoli in ferrovia. La ferrovia corre parallelamente alla BreBeMi e io la vedo sempre vuota. Purtuttavia, a noi la BreBeMi è nota nella misura in cui ha formato oggetto di una validissima indagine della Dda di Brescia anche per traffico illecito di rifiuti. C’è tutto un fenomeno particolarmente complesso, che non si può esaurire in poche battute». Parola di Roberto Pennisi, procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia sentito dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti lo scorso 4 novembre.
Ma lo scempio della Brebemi non si ferma qui. Probabilmente a Renzi è sfuggito anche il fatto che nella stessa giornata dell’inaugurazione, il presidente della Regione, Roberto Maroni, chiedeva una defiscalizzazione dell’autostrada. Tale misura non fu mai accolta e la Brebemi in un anno di attività ha registrato un passivo di 35,4 milioni di euro. Cosa fare allora?
La notizia è di pochi giorni fa: il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) ha stanziato 320 milioni, che permettono ora alla società della Brescia-Bergamo-Milano di rilassarsi. Ad un’autostrada che doveva essere pagata solamente dai privati, il Cipe ha dunque assegnato un contributo statale di 260 milioni in tredici anni e uno regionale da 60 milioni in tre rate annue, più una proroga della concessione fino a 25 anni e mezzo e la previsione di aprire entro il 31 gennaio 2017 il collegamento da 40 milioni con l’A4 a Brescia. E’ stato inoltre previsto il subentro: alla scadenza della concessione l’autostrada passerà allo Stato in cambio di 1.205 milioni di euro.
Un bell’affare per i privati che già hanno venduto la strada e nel frattempo, vista l’esiguità di traffico, si vedono risanati da questo contributo. Chi invece ci perde è il cittadino, dalle cui tasche escono questi soldi e per il quale nulla è fatto. Basta prendere un treno in questi giorni per rendersi conto di quale sia la situazione del trasporto pubblico. Non si investe sull’ammodernamento di treni o autobus né si amplia la rete dei trasporti a servizio del cittadino.
Di fatto, il governo, di fronte alla probabile minaccia di risoluzione unilaterale del contratto con richiesta di risarcimento miliardaria e chiusura dell’autostrada per mancanza di gestore, ha deciso di premiare chi da anni specula sul territorio.

lunedì 17 agosto 2015

LA MORTE DI ANDREA SOLDI NON E' UN'INCIDENTE


Sono quasi passate due settimane dalla morte di Andrea Soldi,avvenuta durante un trattamento sanitario obbligatorio ordinato dal proprio psichiatra e rivelatosi fatale per l'intervento violento dei vigili urbani che hanno eseguito le operazioni in modo inappropriato causando la strangolamento del quarantacinquenne torinese.
L'articolo preso da Infoaut non si limita a cercare nella causa della morte la colpa fisica degli agenti di polizia urbana ma anche quella morale dell'intero sistema psichiatrico italiano che ha delle evidenti lacune in questo ambito.
I tso sono sia voluti dai familiari della gente che ha disturbi mentali che dagli psichiatri che li stanno curando ma anche da agenti delle forze dell'ordine che spesso scambiano i sintomi di quello che potrebbe essere un'assunzione di droghe o alcol con altri problemi legati alla sfera psichiatrica e viceversa.
La maggior parte delle persone che soffrono di tali patologie non sono tutelate dallo Stato e sono alla mercé di medici che sembrano più che altro alla ricerca di cavie piuttosto che essere di vero aiuto con farmaci e trattamenti adeguati.

Andrea Soldi, nessun 'incidente' ma un rapporto tra causa e effetto.

Si continua a cercare la verità per la vicenda che ha portato alla morte di Andrea Soldi, un uomo di 45 anni che nel pomeriggio di mercoledì 5 agosto ha trovato la morte per mano di due vigili urbani e grazie alla connivenza dello psichiatra dell'Asl che lo aveva in cura, presente nel luogo dove si è consumato l'ennesimo omicidio per mano delle forze dell'ordine. Una morte violenta, aberrante, inflitta ad Andrea mentre era su una panchina della piazzetta vicino a casa, dove trascorreva la maggior parte dei suoi pomeriggi.
Con il passare dei giorni, altre verità escono allo scoperto e cercano di fare chiarezza sull'episodio per andare ad attribuire responsabilità precise nei confronti di quella morte. Solo di due giorni fa infatti risalgono le intercettazioni delle telefonate fatte dal personale sanitario che era all'interno dell'ambulanza. Verità scomode per gli assassini di Andrea e chi tende ancora a coprirli, così come per chi ha ordinato l'ennesimo Tso, lo psichiatra che aveva in cura Soldi. Attraverso le intercettazioni, riaffiora infatti una ricostruzione nitida della vicenda: lo psichiatra che da tre anni ha in cura Andrea chiama i vigili urbani per prelevarlo e portarlo all'ospedale Maria Vittoria. Una scelta precisa da parte dello psichiatra che decide di usare la forza nei confronti del paziente per eseguire il Tso. La pattuglia speciale "Pegaso 6" interviene subito, di fatto strangolando Andrea, come riportato nel verbale dell'autopsia: "è stato trattenuto per il collo troppo a lungo". L'uomo sviene e nonostante questo, viene caricato nell'ambulanza ammanettato e a testa in giù. Durante il tragitto muore. Il dialogo stesso riportato su alcuni quotidiani mainstream, fanno capire bene la dinamica dell'omicidio di Andrea Soldi, e a leggerlo non possiamo che provare raccapriccio e disgusto per il modo in cui è stato ucciso Andrea.

Ne sono usciti di commenti e di articoli a proposito, tra una dichiarazione e l'altra, ma la verità su questa vicenda era già chiara agli occhi dei più, evidentemente non abbastanza per la Procura che continua a investigare e ad indagare su quanto successo. Così come è chiara la responsabilità del medico psichiatra che aveva in cura Andrea, che nonostante si dica innocente, scaricando tutta la responsabilità all'intervento subumano e "incompetente" dei vigili, ha ordinato il trattamento sanitario eseguendolo con la forza, ricorrendo alle forze dell'ordine.

Non risulta essere meno colpevole chi autorizza e ordina un Tso, e allo stesso modo non risulta meno colpevole chi fa caricare il proprio paziente sull'ambulanza ammanettato e a pancia in giù. Quello che si è verificato è un rapporto causa-effetto dove ancora una volta ad ordinare la morte vi è un dottore, un sistema psichiatrico allo sbando e dove ad eseguire la morte vi sono i tutori dell'ordine che attuano con libero arbitrio nelle diverse situazioni.

venerdì 14 agosto 2015

IL PRESIDENTE DEL CDA DELLA RAI E IL CLUB BILDERBERG

La nomina del nuovo Cda della Rai e del conseguente Presidente Monica Maggioni avevano tenuto banco nei giorni scorsi vista l'importanza politica che riveste il ruolo della televisione di Stato nello scacchiere politico del governo,dove si sono accontentati tutti compresi gli incontentabili grillini e dove la legge Gasparri è stata seguita ancora alla lettera.
L'articolo preso da Senza Soste parla del nuovo presidente e della sua presenza alla riunione dei club Bilderberg dell'anno scorso a Copenaghen,evento che cambia la sede annualmente e che mette a confronto a porte chiuse politici,economisti e giornalisti.
In due parole il gruppo Bilderberg è una specie di loggia massonica a livello globale dove chi vi partecipa può contribuire a mettere dei paletti che indirizzeranno le scelte più importanti in tutto il mondo,decise da capi di Stato,Ministri del settore economico,i vertici dei maggiori gruppi finanziari e industriali;quello che accade durante questi meeting che durano un weekend rimane top secret in quanto i media e la stampa non sono invitati a parteciparvi.
Insomma un gruppo elitario cui saltuariamente sono invitati i più importanti giornalisti mondiali,e per l'Italia nel passato recente vi hanno partecipato la Gruber e De Bortoli,e la presenza della Maggioni lo scorso anno e la sua nomina a Presidente sono dirette conseguenze a questa partecipazione,con un governo che ha indirizzato tale scelta.
 
Le mani del Gruppo Bilderberg sulla Rai. Nominata la Maggioni.
Sergio Cararo - tratto da http://contropiano.org
 
Già da due giorni si era capito che la nomina del nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai sarebbe stato la "carta da spariglio" che Renzi si sarebbe giocato. Mentre tutti si accanivano sulla nomina di un outsider competente come Freccero o di illustri ma sconosciuti portaborse dentro il nuovo Cda, il Presidente del Consiglio aveva la sua carta in mano da giocare. Questa carta si chiama Monica Maggioni, la ex corrispondente internazionale della Rai che in questi anni aveva “normalizzato” quella che era stata l’isola felice di Rainews24, allineandola sempre più all’informazione embedded imposta dai poteri forti. Una funzione a questo punto realizzata e suggerita da uno dei centri di potere più forti: il gruppo Bildeberg.
La Maggioni ha partecipato agli incontri di questa organizzazione riservatissima dei potenti del mondo e lo aveva fatto facendosi legittimare proprio dalla Rai di cui si apprestava a diventare presidente. La Rai, sollecitata da un’interrogazione del presidente della Commissione Vigilanza Roberto Fico (M5S) in merito alla partecipazione della Maggioni alla riunione del Bildeberg del 29 maggio scorso, si era sentito rispondere: “Si conferma che la Dottoressa Monica Maggioni ha partecipato a Copenaghen al meeting annuale di Bilderberg nel periodo compreso tra il 29 maggio e il 1° giugno. La Rai - ancorché la partecipazione citata sia avvenuta a titolo personale - ritiene assolutamente legittimo che, nell’ambito della propria attività professionale, un suo dipendente possa partecipare se invitato, a prendere parte ad eventi organizzati da un think tank di tale rilevanza internazionale e che tale partecipazione costituisca elemento di prestigio per l’azienda stessa”.
Per onestà occorre sottolineare come la Maggioni non sia affatto l’unica giornalista di comando a partecipare alle riservate riunione del Bildeberg. Negli anni passati negli hotel di lusso che ospitavano gli incontri si potevano incontrare Lilli Gruber, Gianni Riotta, Ugo Stille, Arrigo Levi, Ferruccio de Bortoli, Lucio Caracciolo. Soprattutto quelli del Corriere della Sera, erano di casa.
Sulla funzione del Bilderberg come “facilitatore” nel controllo dei punti strategici del comando, è interessante il meccanismo descritto nel libro di Domenico Moro (“Club Bildeberg”), ossia quello delle “porte girevoli”, per cui un ministro (o, nel caso degli USA, un segretario di Stato) si ritrova poi al vertice di una multinazionale, o magari ne aveva fatto parte prima, mentre grandi manager pubblici come Romano Prodi dopo aver portato avanti massicce privatizzazioni si ritrovano presidenti del Consiglio o ai vertici dell’Unione europea; o ancora uomini come Mario Draghi, che passano da presidente del Comitato economico e finanziario del Consiglio della UE a direttore generale del Ministero del Tesoro italiano, per poi diventare vicepresidente della Goldman-Sachs, dopo di che governatore della Banca d’Italia e infine presidente della Banca centrale europea.  
Insomma una vera e propria oligarchia esclusiva che occupa sistematicamente tutti i posti rilevanti nell’economia, nella politica, nell’informazione e nella diplomazia internazionale. Gente che quando si incontra in località esclusive e in riunioni riservate di certo non discute certo della fame nel mondo o del giro d'Italia di ciclismo.
Con un Presidente del Consiglio in odore di grembiulini come Renzi (e come aveva scritto l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, immediatamente messo alla porta), la nomina di una partecipante al Gruppo Bildeberg a presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai è tutt’altro che una sorpresa, è una conferma.
6 agosto 2015