venerdì 30 aprile 2010

PESTAGGIO PAGATO DALLO STATO

Dopo le immagini mostrate dal tg3 di ieri del'ennesimo pestaggio dei carabinieri di Ferrara(un deja-vù)e credo solo da loro(apro una piccola parentesi in quanto facendo zapping tra rai3 e rete 4 allo stesso orario dei due telegiornali e mentre in uno si davano notizie di cronaca come la marea nera,Scajola indagato e questa sull'altro c'era la pubblicità-notizia di Mediaset-digitale terrestre in Lombardia!)ecco un comunicato del giornale torinese"La Stampa"che dosa molto le parole quando l'interlocutore è la sbirraglia di Stato.
Parole come"presunto pestaggio","due persone che cadono a terra,forse colpite(!?)"e nel ribadire che queste immagini facciano parte di un'inchiesta contro lesioni e resistenza a pubblico ufficiale non solo fanno ridere(se si può di queste scene)ma umiliano l'intelligenza delle persone.
Questi sbirri hanno massacrato di botte questi uomini,e fatti del genere accadono tutti i giorni in tutte le caserme d'Italia e la gente lo deve capire ed essere consapevole di chi nel belpaese di merda abbia in mano le redini della"sicurezza"dei cittadini.
Queste merde come minimo se non verranno aumentate di grado nel peggiore dei casi saranno trasferite,non faranno un giorno di galera e le vittime non otterranno mai un risarcimento:la giustizia bisogna imparare a farsela da soli contro questi criminali,si sa chi sono,dove stanno e che cosa fanno,basta solo organizzarsi(nemmeno troppo visto i cervelli con cui si ha a che fare)e bastonarli per bene e fargli capire che non stanno al di sopra di nessuno,semmai stanno al pari del livello delle fogne come i ratti fascisti cui parano spesso e volentieri il culo!
Video di YouTube,violenza dei carabinieri.

Immagini concitate (e di scarsa qualità) che propongono alcune fasi del presunto pestaggio di alcuni giovani avvenuto in una caserma dei carabinieri di Ferrara, in via del Campo, sono state mostrate in serata dal Tg3, rimbalzando immediatemante sui siti Nelle immagini si vedono, in momenti diversi, due persone che cadono a terra, forse colpite, circondate da alcuni carabinieri in divisa; e un altro fermato nudo, poi avvolto in una coperta e portato via da personale di pronto soccorso sanitario. Manconi, presidente dell'associazione A Buon Diritto, parla di un nuovo «caso di violenza all'interno di una caserma». Il video è nel fascicolo dell'inchiesta aperta dalla procura di Ferrara per lesioni contro un carabiniere e per resistenza a pubblico ufficiale contestata a quattro giovani. Il filmato riguarda i fatti accaduti il 24 febbraio scorso (e riferiti allora da mezzi di informazione) quando i quattro, dopo essere stati arrestati in stato di ebbrezza per resistenza a pubblico ufficiale, furono trattenuti per ore in caserma.

giovedì 29 aprile 2010

MR. BURNUSCONI

Dopo l'accordo con la Francia di Sarkozy ecco un altro trattato con l'amico fraterno Putin che suggellano sempre più il passaggio(il ritorno)dell'energia nucleare in Italia dopo che vent'anni fa fu abolito tramite referendum popolare.
Tra possibili ubicazioni,l'incertezza di dove smaltire le scorie tossiche,l'inadeguatezza reale di tale fonte energetica,il problema della ricerca dell'uranio sempre più raro(essendo una risorsa naturale come il petrolio pure lui si esaurirà)la scelta del ritorno al nucleare è un'autentica cagata degna del premier criminale.
L'articolo di Infoaut.org è tratto da"Senza Soste"e racconta in maniera un poco più estesa quello che ho riassunto e che già una mente appena pensante possa intuire e sapere da se stessa.

Il Berlusconi-nucleare e le sue bugie.

Chi dovrebbe convincersi? E di che cosa?
Dovevamo aspettarcelo! Quale migliore occasione per Berlusconi di poter annunciare, parlando con il fraterno amico Putin, il ritorno prossimo del Nucleare in Italia? Lo fa da Lesmo annunciando un accordo tra Russia e Italia in materia di Energia (e non solo..) Nell’accordo, un memorandum, firmato da Fulvio Conti, a.d. e direttore generale di ENEL, e Boris Kovelchuk, acting chairman del management commitee di InterTaoVes, che riguarda la cooperazione nel settore nucleare, costruzione nuovi impianti e innovazione tecnica, efficienza energetica e distribuzione. Non potendo definire e comunicare i siti probabili in Italia, il Governo continua la produzione di centrali nucleari all’estero, annunciando l’intesa per la costruzione di una centrale nucleare a Kaliningrad. Non contento Berlusconi rispolvera dal cilindro un vecchio progetto, chiamato “Ignitor”, che punta alla fusione nucleare, dimenticando di come sia stato di fatto accantonato da tempo per via della sua poca economicità, per la totale insicurezza di riuscita e per il continuo problema di scorie (vedere vecchi articoli in merito), promettendo a questo riguardo un generico progetto di ricerca in merito, sempre con l’amato Putin. Tornando al rilancio italiano, il Premier ha garantito che in questa legislatura vi sarà la posa della prima pietra, entro 3 anni, della prima centrale nucleare di 3a generazione.Si continua a mentire sapendo di farlo visto che neanche nella migliore delle ipotesi, ossia nella malaugurata ipotesi che tutto andasse secondo i piani del Governo, si potrà vedere qualcosa che assomigli ad alla prima pietra (nel giro 3 anni!). Persino l’ENEL ha chiesto che venga posticipato l’avvento del sol Atomico (almeno non prima del 2015 ha precisato) in quanto le proprie casse non versano in buone condizioni. Senza contare le 14 Regioni che hanno hanno esplicitato il proprio No al Decreto sul nucleare. Tra l’altro non si capisce come mai Berlusconi dovrebbe fare una così vasta opera di convincimento (come ha ribadito oggi) nei riguardi dell’opinione italiana!?! Ma come, non erano proprio i sondaggi dello stesso Governo a confermare la voglia degli italiani di ritornare all’energia dell’atomo?Non ci rimane che notare quanto sia in affanno questa voglia di tornare al nucleare, con tutto quello che ciò vuol dire, in un momento in cui di ben altro avremmo bisogno. Un affanno che non ha nessuna spiegazione, se non quella di voler dimostrare che questo governo può tutto! Se da una parte il governo non sblocca la questione riguardo la localizzazione dei siti (manca ancora l’Agenzia incaricata) dall’altra mancano gli investimenti... ma, ad onor del vero, nell’arco di 6 mesi sono state varate due leggi che fanno carta straccia dei diritti delle popolazioni locali e dei criteri internazionalmente adottati per sovrintendere alla realizzazione degli impianti nucleari. Con ogni probabilità i nomi per questo rilancio saranno i vecchi siti che furono le località del vecchio Piano Energetico nazionale del 1982: Montalto di Castro, Caorso, Sponda veneta del Po, Litorale pugliese, Basilicata per quanto riguarda il deposito nazionale di scorie e non ultimo Trino Vercellese.Del resto non possiamo più stupirci dei continui annunci che questa lobby fa, nei soliti salotti, insieme agli amici di sempre. Aspettiamo le opere di convincimento per poter porre un paio di domande: Convincere chi? E di che cosa?Il Nucleare una risposta la già avuta, più di vent’anni fà. Se è il caso saranno (saremo!) in molti/e a ripeterlo. No al Nucleare!

tratto da www.infoaut.org

mercoledì 28 aprile 2010

IL DUCE CHE CI PIACE!

Si fa ovviamente riferimento all'immagine sopra(che non rappresenta Mussolini con la faccia di SuperSloth che esulta girata di 180°,ma che lo rappresenta come un maiale appeso a testa in giù nella migliore delle performance fotografiche che mai abbia fornito)giusto epilogo della sollevazione popolare italiana che ha cacciato il nazifascismo,sottolineo per sempre,dalla nostra nazione visto che ormai il nuove regime instauratosi con Berluscojoni è sì composto anche da neofascisti pur se mischiati a corruttori,mafiosi,criminali e assassini in divisa e doppiopetto,integralisti cattolici,puttane,puttanieri,pusher e raccomandati.
Che la figlia del criminale scappato in Tunisia Stefania Craxi asserisca che Mussolini e Starace(un altro della cricca del partito fascista fucilato dai partigiani)meritino addirittura di essere ricordati ed omaggiati dallo Stato italiano durante la commemorazione del 25 aprile lascia ogni commento superfluo,e per questo rimando alle poche righe postate su Toscana.Indymedia(a firma di Alessandro Ambrosin)che racconta se dovesse essere necessario ciò che di malvagio e deplorevole hanno portato personaggi dal loro calibro all'immagine dell'Italia nel mondo.
Postilla dovuta ad un servizio del tg3 sul turismo nostalgico che avviene a Predappio fatta da aborti umani che intervistati hanno saputo solo sputare parole come"Mussolini ha fatto tanto...ehm,sì,ha costruito strade e scuole(!?)"oppure che il facismo"ha saputo portare l'Italia e gli italiani col motto Dio-Patria-Famiglia ai massimi splendori della sua storia(!!??)"...se la capacità cerebrale degli intervistati è solo nella media delle merde fasciste abbiamo nemici molto sopravvalutati!
Solo le fogne e le foibe per voi fasci infami sporchi assassini di italiani!

Stefania Craxi: il 25 aprile occorreva rendere omaggio a Mussolini e Starace.

"E' una provocazione indegna, non entriamo in queste polemiche assurde al di fuori di ogni senso".

E' questa la reazione a caldo di Massimo Rendina, Presidente dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Roma e del Lazio, dopo aver appreso l'indecente proposta avanzata da Stefania Craxi, parlamentare del Pdl e Sottosegretario agli Esteri, che lamenta "l'assenza di coraggio nel panorama politico e istituzionale di compiere un gesto simbolico che restituisca agli italiani la verità della loro storia". E chiede di fatto "di recarsi a piazzale Loreto per un atto di cancellazione dell'atroce oltraggio inflitto al cadavere di Benito Mussolini". Ma non solo. La Craxi vorrebbe che venisse commemorata anche la fucilazione del gerarca fascista Achille Starace, ex segretario del Pnf, che a suo dire sarebbe avvenuta dopo un processo sommario da parte dei "partigiani antifascisti, sotto il macabro scenario dei cadaveri appesi per i piedi alla tettoia di un distributore di benzina". Parole provocatorie che piovono come un macigno per chi quell'epoca l'ha dovuta subire con enorme sofferenza."Non si può cambiare la storia - precisa Rendina - . Noi non entriamo in polemica con la signora Stefania Craxi che non consideriamo un interlocutrice quando afferma queste cose."In sintesi l'esponente del Pdl rimarca il fatto che la storia in nessun caso deve essere tagliata in comparti separati tra loro e proprio per questo sarebbe un gesto simbolico, specialamente dopo dopo il 25 aprile, recarsi nella piazza dove fu impiccato il Duce. Tuttavia gli elementi storici dovrebbero essere ripresi nella loro completezza per capire appieno le conseguenze, la rabbia e l'indignazione che ha provocato il ventennio fascista. Tra l'altro ricordare il fedelissimo mussoliniano Achille Starace dimostra una mancanza di rispetto per le migliaia di persone che patirono per sua mano. Fu proprio Starace a dirigere tra il 1939 e il 1941 la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, dopo aver abbracciato con estrema convinzione l'antisemitismo con le sue barbare leggi razziali emanate nel '38 e sostenne senza riserve l'alleanza tra Adolf Hitler e Mussolini. Cose di poco contro, forse per la parlamentare del governo Berlusconi che pensa di cancellare con un comunicato stampa le atrocità di uno dei periodi più bui della nostra storia.A partire dalle persone che subirono sotto il regime fascista il carcere e il confino politico e la fucilazione dopo essere stati giudicati da un Tribunale Speciale, chiaramente di parte, ai 700mila abissini trucidati con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani. Per non parlare dei 110mila caduti nella Lotta per liberare l'Italia o dei 45.000 italiani deportati nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno. E si potrebbe andare ancora avanti. Come diceva Baruch Spinoza "Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta". Il 25 aprile del 1945 infatti gli italiani cambiarono rotta nonostante le lacrime di sangue versato. E' proprio vero, chi non conosce la storia farebbe di tutto pur di riviverla.

BLACK EUROPA


Articolo di respiro internazionalista quello postato da Roma.Indymedia a firma di Umberto de Giovannangeli che traccia considerazioni dopo le ultime tornate elettorali svoltesi in tutta Europa e dove se non in rarissimi casi la destra razzista e xenofoba ha avuto parecchie preferenze almeno rispetto agli ultimi responsi delle urne.
Che sia il Partito della Grande Romania,i liberaldemocratici russi di Zhirinovski,il Partito nazionalista slovacco,il Partito della destra croata(Hrvatska Stranka Prava),il Partito radicale serbo di Vojislav Seselj,il Bnp britannico,l'austriaco Fpoe o l'italiana(padana?)Lega Nord l'ombra fredda e nera dell'antisemitismo nazifascista avanza le sue spire sul territorio del vecchio continente.
Tuttavia pure il movimento antifascista,anche senza nessun partito che rappresenti appieno la propria ideologia,si fa sempre più sentire sia numericamente che qualitativamente ed almeno dalle sensazioni ricevute nell'ultimo weekend qui possiamo dormire ancora sonni tranquilli anche se la vigilanza e l'attenzione deve sempre essere ai massimi livelli.

L'onda nera dell'ultra destra razzista macchia l'Europa.

L’«Onda nera» si allarga. Dall'Austria all'Ungheria, dall'Olanda al Belgio, dalla Francia, alla Finlandia, dalla Danimarca alla Gran Bretagna, «sconfinando» nell’ex Europa comunista: dalla Romania alla Russia. Continua l'avanzata dell'estrema destra in Europa, un dato confermato dal 15,6% alle presidenziali in Austria conquistato dalla candidata del partito Fpoe, Barbara Rosenkranz, dichiaratamente filo-nazista. In Ungheria, dove il partito conservatore Fidesz ha conquistato i due terzi dei seggi in Parlamento, la formazione xenofoba Jobbik si consolida come terza forza del Paese con 48 seggi in Parlamento. Viaggio nell’«Onda nera» dei movimenti dell’estrema destra europea. Movimenti e partiti razzisti, ultrazionalisti, nazifascisti, antisemiti spinti. L'estrema destra, specie quella di ispirazione fascista e neonazi, tra i suoi programmi principali ha il superamento del liberismo e la guerra alla globalizzazione, oltre che un forte connotato antiamericano e anti-israeliano. Austria: «Non sono felice ma decisamente contenta»: così Barbara Rosenkranz dopo l'annuncio dei risultati. Si era data come obiettivo il 17% mentre il leader del suo partito, Hans-Christian Strache, aveva indicato addirittura il 35%. A frenare i consensi sono state alcune dichiarazioni della Rosenkranz in favore dell'abolizione delle leggi sul divieto di apologia del nazismo in Austria. Al suo fianco c’è il marito Horst Jakob, con un trascorso di militanza in vari gruppi neonazisti ed oggi editore della rivista dell’estrema destra «Fakten». Da segnalare inoltre l'affermazione alle europee 2009 del «qualunquista» Hans Peter Martin, che ottenne il 18%, appena 5 punti meno dei socialdemocratici. Ungheria: Il partito conservatore Fidesz, dell'ex e futuro premier Viktor Orban, ha conquistato i due terzi del Parlamento, che consentiranno di avviare anche riforme costituzionali senza il contributo di altre formazioni. Jobbik, il partito di estrema destra guidato dalla coppia Krisztina Morvai e Gabor Vona, ha conquistato almeno 48 seggi. Lo slogan preferito di Vona è: «L'Ungheria è stata venduta, i nemici da combattere sono le multinazionali, gli ebrei, i rom ed i comunisti». Olanda: Nelle amministrative di marzo scorso, la destra xenofoba del partito della Libertà (Pvv) guidato dal leader anti-Islam Geert Wilders, ha ottenuto una significativa vittoria, soprattutto in vista delle elezioni politiche previste per il prossimo 9 giugno. In una recente intervista, Wilders ha confessato che il «sogno» che vorrebbe realizzare è la «deportazione in massa degli islamici» Belgio: In Belgio il maggiore partito di estrema destra è il Vlaams Belang che ha raggiunto nelle ultime elezioni Europee il 9,85% di voti. Il partito lotta per l'indipendenza delle Fiandre sia linguistica che territoriale, per il respingimento dell'immigrazione e per creare una forma di Stato nazionalista. In Belgio il partito ha dovuto cambiare nome nel 2007 a seguito di una condanna per violazione della legge sul razzismo e la xenofobia, che sottolineava come il partito avesse «aiutato e supportato organizzazioni che sosteneva e divulgavano l'odio razziale e xenofobo». Francia: Il Fronte Nazionale di estrema destra di Jean Marie Le Pen ha ottenuto nelle regionali del marzo scorso l'8,7% dei voti al livello nazionale, con punte che schizzano oltre il 20% in alcune regioni del nord e del sud della Francia. Le Pen, 81 anni, nel 2011 cederà il posto di presidente del partito che tiene dalla fondazione nel 1972. Due i candidati finora in corsa: la figlia Marine e l'europarlamentare Bruno Gollnisch. Gran Bretagna: Il partito nazionalista (Bnp) di Nick Griffin ha conquistato nelle scorse europee due seggi, scioccando sia i laburisti che i conservatori. Griffin nel 2004 è stato arrestato perché sospettato d'incitamento all'odio razziale. Rilasciato su cauzione, aveva definito l'Islam una religione «viscida e perversa». Dal 1999 è leader del Bnp, che punta a «sfilare la Gran Bretagna» dalla «dittatura europea». Finlandia: Occhi puntati sul partito nazionalista, euroscettico e anti-immigrati dei «Veri Finlandesi», guidato da Timo Soini. Alle europee 2009 ha ottenuto il 10% dei voti, rispetto allo 0,5% del 2004. Soini, con oltre 130.000 preferenze è risultato il politico più votato in assoluto nel Paese. Danimarca: Il partito del Popolo Danese, nazionalista, xenofobo e euroscettico, che appoggia in Parlamento la coalizione al potere liberali-conservatori, ha ottenuto il 14,4% alle europee, con un balzo del +8,6% rispetto al 2004. Germania: l'NPD viene considerato dalla popolazione un partito neonazista e xenofobo, non a caso vengono soprannominati, nel gergo comune, i nazi. Nelle ultime elezioni hanno ottenuto l'1,8% dei consensi. Sono forti in Sassonia. Est Europa Infine ci sono i partiti dell'Est europeo ex comunista dove la connotazione ultranazionalista e fascista è prevalente, come il Partito della Grande Romania, i liberaldemocratici russi di Zhirinovski, il Partito nazionalista slovacco, il Partito della destra croata (Hrvatska Stranka Prava), il Partito radicale serbo di Vojislav Seselj. In Bulgaria il partito d'unione attacco nazionale, che persegue politiche nazionaliste, anti-turche, euro-scettiche e populiste, ha raggiunto nelle Europee 2009 il 12% dei voti. Il partito si è reso partecipe di molti scandali, sia giudiziari che politici. L'osservatore Stayanov nel parlamento europeo aveva inviato a tutte le parlamentari romene una e-mail in cui proponeva l'acquisto di bambine zingare. Non a caso, infine, l'estrema destra nazista ha il maggiore seguito proprio nell'ex Germania Est e in Russia con il partito Pamyat. Per quanto riguarda i Paesi baltici, in Lettonia sono presenti e radicati i seguenti partiti di estrema destra: Nuova era (16,38%), il partito per la madrepatria e la libertà (6%) e l'Uniti per la Lettonia (1,48%) che ha un simbolo che ricorda la svastica. In Lituania, Ordine e Giustizia, partito euroscettico della destra estrema, riceve il 12,9% dei consensi.

martedì 27 aprile 2010

IL 25 APRILE A CREMA

Avendo avuto solo informazioni frammentarie pongo al post odierno due interventi sul 25 aprile di Crema che poteva essere scombussolato dall'assurdo divieto del sindaco leghista Bruttomesso di vietare la storica Piazza Duomo alle solenni celebrazioni della festa della Liberazione in quanto la chiesa ospitava la diretta Rai della messa domenicale.
Il primo contributo è tratto da Indymedia.Lombardia cui segue un breve commento di un utente,mentre il secondo è la cronaca a firma di Bruno Mattei della redazione di"Crema on-line"(il link è sotto)che traccia un profilo più ampio su quello successo e soprattutto fortunatamente non successo a Crema domenica scorsa.
Da rimarcare ancora una volta la totale incapacità dalla giunta di destra cremasca incapace di affrontare decisioni e scelte che non solo non avrebbero creato problemi ma tali questioni non sarebbero mai esistite del tutto senza tali provvedimenti!http://www.cremaonline.it/articolo.asp?ID=10694.

[Crema]prove tecniche di Resistenza quotidiana...

autore: Ardito del popolo.
cerco di farla breve...Qualche giorno fà Sindaco e Questura locale, di comune accordo,rendevano noto agli antifascisti che Piazza del Comune (o Duomo)non sarebbe stata concessa x motivi di ordine pubblico(!)...per quanto riguarda il Sindaco la motivazione era che la giornata del 25 Aprile doveva essere totalmente gestita dalle istituzioni cittadine,dunque zero cortei,zero presidi,niente di niente...messa nella chiesetta adiacente il Comune e corona d'alloro al Famedio,sito a 5 mt dalla chiesa stessa. Dall'altra parte la Questura poneva il veto adducendo scritto in calce,un'altra mirabolante motivazione:per quella data RaiUno avrebbe trasmesso in diretta nazionale dal Duomo cittadino la messa domenicale,facendo altresì presente,che avrebbe impedito fisicamnte ai compagn@ l'ingresso nella piazza antistante il luogo di culto.Ieri mattina 40/50 compagne/i,uniti dalla volontà di forzare i cordoni della polizia, si sono dati appuntamento in un'altra piazza centrale e messa a punto la strategia ci siamo divisi in gruppi per poi ritrovarci dopo soli 10 minuti in Piazza Duomo cogliendo impreparati i reparti adibiti a dis-ordine pubblico,posizionandoci davanti all'ingresso del Duomo stesso. Circondati dopo qualche minuto dai reparti mobili,siamo rimasti fermi e decisi a non indietreggiare, avvisati dal vice-questore,che saremmo stati denunciati x manifestazione non autorizzata.Ma da lì non ci siamo mossi... per due ore abbiamo scandito slogan e rivendicato la nostra azione,in continuità col nostro modo di agire sul territorio.Non per la Costituzione,non per le Istituzioni e ne per la Democrazia...sono sceso in piazza in nome della Resistenza quotidiana , dell'antifascismo militante e della Libertà, che, giorno per giorno dobbiamo conquistarci.p.s.non sò se qualcuno manderà un comunicato su questa giornata,io comunque ho provato a descrivere i fatti,spero in modo breve
un (A)ntifascista.

Solidarietà.
Bene. Nessuno può imporre divieti. Il vicequestore che minaccia può anche andare a farsi fottere e il giudice che accoglierà l'eventuale denuncia dimostrerà (se mai ce ne fosse bisogno) d'essere, ancora una volta, come durante il fascismo e come durante la democrazia formale del dopo-resistenza, il solito acefalo servo della repressione quotidiana (insieme al suo compare di cui sopra). Poi fanno le vittime se qualcuno li prende a calci nel culo o a pomodorate (i partigiani, nei confronti di questi figuri, avrebbero fatto ben altro).
Il 25 aprile a Crema: dalla diretta della messa ai cori dei no global, passando per le dieci versioni di Bella Ciao, il documentario che unisce la politica e gli agenti in assetto in anti sommossa.

Crema - Uno strano incrocio tra sacro e profano, tra civile e religioso, tra mediatico e tradizionale. Non è un 25 aprile come tutti gli altri, è chiaro sin da subito e lo si sapeva da giorni. A partire dal tam tam che in rete aveva dato le celebrazioni per la Festa della Liberazione sospese per far posto all’organizzazione della diretta su Rai 1 della messa delle 11 in cattedrale. L’atmosfera di preoccupazione poi si era improvvisamente alzata sabato. In tutta la città erano apparsi dei manifesti del centro sociale La Forgia: ci riprenderemo la piazza costi quel che costi. Toni alti da scontro frontale con chi ha negato la piazza ai centri sociali, ma anche alle celebrazioni ufficiali bisogna ricordare, per il 65° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. E così mentre su Rai 1 partono le patinate immagini di una cattedrale del Duomo illuminata e stupenda fuori, sotto un sole finalmente primaverile, va in scena l’eterno muro contro muro. Forze dell’ordine e autonomi, schieramenti contrapposti sul sagrato del Duomo.
Manifestazione senza tensione.
A onor del vero bisogna ammettere che nelle due ore di manifestazione non organizzata non c’è mai davvero stato un momento di tensione. Gli slogan contro la giunta locale, contro il sindaco Bruno Bruttomesso ribattezzato - ma non è una loro esclusiva - 'sottomesso', contro Berlusconi, pure contro Fini, qualche momento di colore, una contestazione vis a vis a Gianni Rossoni da parte di una dipendente comunale che da un po’ fa questa battaglia in tutte le piazze e per concludere il solito armamentario di sguardi duri e accuse incrociate. Nel dietro le quinte da segnalare gli screzi tra centri sociali, comitato antifascista ed esponenti di Rifondazione: tutte cose che rimangono in piazza.
La messa in san Bernardino, il Famedio.
E' però necessario fare un passo indietro. Va bene la diretta della messa in cattedrale - una tantum - i camion bianchi della Rai1 in piazza Duomo, ma vivaddio è anche il 25 aprile e in San Bernardino la messa di don Emilio Lingiardi scalda il cuore. Distante dal rito tirato a lucido che verrà proposto a tutta Italia dalla cattedrale. Don Emilio è un oratore nato. Per la maggior parte del tempo se ne sta giù dall’altare, tra le prime file. Dialoga con i bambini, chiama per nome i politici nelle prime file, ricorda soprattutto a più riprese gli: “uomini e le donne che hanno donato la vita per la nostra libertà”. Niente corteo dopo la messa. Solo i gonfaloni di comune e dell’Anpi che guidano i presenti sotto i portici del Famedio. Si depone la corona e ci sono i discorsi. Due interventi: quello del sindaco Bruno Bruttomesso e quello di Paolo Balzari, presidente dell’Anpi. Belli e sentiti tutti e due. Non c’è ombra della contestazione che nello stesso momento, a Cremona, sta colpendo il sindaco Oreste Perri ed il presidente della provincia di Cremona Massimiliano Salini.
La 'bestia mediatica' e le dieci versioni di 'Bella ciao'.
La contestazione cremasca e pochi metri più in la alle prese con la “bestia mediatica” della tv. La loro celebrazione i ragazzi dei centri sociali la faranno a mezzogiorno, a fine giornata, fermandosi di fronte alle lapidi ai caduti ed intonando Bella ciao, canzone che era risuonata in 10 versioni nella curiosa iniziativa dei Pantelù che hanno infilato nel lettore cd dell’impianto audio un dischetto con versioni classiche, rock, punk e ska dell’inno della Resistenza.
Gli interventi istituzionali.
Sentito il discorso del sindaco: “abbiamo la volontà forte di non dimenticare e di stringerci attorno al tricolore per festeggiare quanto è scaturito da quel periodo difficile della nostra storia”. Più emozionale e non scevro di critiche, quello di Paolo Balzari. Le sue parole in ricordo di Sandro Pertini e dei partigiani di Crema scomparsi fanno scaturire applausi. Gli si incrina la voce quando parla di Ronchi e di Galmozzi ma anche di Bruno Pinardi, che è lì in prima fila, attento ad ogni parola, testimonianza vivente della Resistenza. Le critiche arrivano per l’amministrazione provinciale: “deploriamo la scelta di non finanziare più i viaggi della memoria”. Matteo Soccini - assessore provinciale alle attività produttive, consigliere comunale a Crema per la Lega Nord - indossa la fascia blu di rappresentante ufficiale dell’amministrazione provinciale: è in prima fila, pare guardare Balzari un po’ storto, ma forse è solo un impressione.
Il documentario del Centro Galmozzi.
Dopo il momento ufficiale c’è stata la divisione della truppa politica. Il sindaco Bruttomesso, l'assessore regionale Giovanni Rossoni e l'omologa provinciale Paola Orini hanno fatto ingresso in cattedrale a celebrazione già iniziata per la messa in diretta su Rai 1, tutti gli altri sono saliti in sala dei Ricevimenti per assistere al nuovo documentario del Centro Galmozzi: una testimonianza inedita della scomparsa Giuseppina Aiolfi che ha raccontato a Daniele Grosso, alcuni anni fa, la storia del 25 aprile, il primo 25 aprile, a Crema. Filmato rimontato da Pietro Torrisi con musiche del direttore dell'istituto Folcioni, Alessandro Lupo Pasini. In sala per assistere tanta gente. Attentissimi la senatrice Cinzia Fontana, il consigliere regionale Agostino Alloni, il parlamentare Alberto Torazzi ed il presidente del consiglio comunale cremasco Antonio Agazzi. Bello che la memoria unisca le parti politiche, dal PD alla Lega passando per il PdL.
La Cattedrale in tv.
Intanto le riprese della Rai mostrano a tutta Italia una cattedrale stupenda, tirata a lucido. Il vescovo Oscar Cantoni ha una platea nazionale per parlare nell’omelia di uno dei punti di forza del suo episcopato: le vocazioni. E’ la Giornata mondiale delle vocazioni e il nostro vescovo dice a tutta Italia: “Lasciamoci amabilmente condurre in piena fiducia ai pascoli della vita. Solo da lui possiamo attingere la forza ed il coraggio per amare. Ci ha detto Gesù nel suo vangelo le mie pecore ascoltano la mia voce. La prima condizione per sentirci parte della sua famiglia occorre imparare a distinguere la sua voce, a volte sommessa e discreta, che deve diventarci familiare. Quando permettiamo che il signore possa parlarci nel segreto emergono i desideri più autentici. Ogni vocazione particolarmente quella alla vita consacrata si percepisce o si attua solo se si è capaci di ascoltare il signore che parla. Ascoltare significa obbedire”.
L’evento mediatico è salvo.
Dall'interno della Cattedrale non si sentono - se non dai banchi più prossimi all'uscita - i cori degli autonomi. E poi “la messa è finita andate in pace”, anche se uscendo si trovano poliziotti in assetto antisommossa e colorati ragazzi che cantano slogan. Intanto i camion della Rai se ne vanno in fretta e su Rai 1 vanno immagini di repertorio di Crema, un po’ in stile intervallo degli anni ’70. Alle 12.30 la piazza è vuota: sta a vedere che anche i no global hanno la mamma che butta la pasta.

lunedì 26 aprile 2010

GUERNICA

Oggi ricorre l'anniversario di quello che fu il primo sterminio di massa in una guerra fatto su popolazione inerme che corrisponde al nome del massacro e della distruzione di Guernica.
I fascisti franchisti coadiuvati da quelli italiani bombardarono a tappeto la cittadina basca il 26 aprile del 1937 uccidendo quasi duemila persone e ferendone a migliaia:simbolo internazionale riconosciuto a memoria dell'eccidio è la famosa opera di Picasso intitolata per l'appunto"Guernica".
Articolo preso da Roma.Indymedia.

26 aprile 1937 - La distruzione di Guernica.

La prima città a sperimentare i drammatici effetti di un bombardamento aereo indiscriminato fu nel 1937 Guernica, cittadina spagnola di circa 10.000 abitanti nella provincia di Biscaglia. a 30 chilometri da Bilbao, tradizionalmente considerata patria delle libertà basche e simbolo nazionale da quella indomita popolazione anticamente insediatasi ai piedi dei Pirenei. Si vuole che sotto le fronde di una quercia secolare piantata in una sua piazza i maggiorenti baschi fossero tenuti a giurare il rispetto delle libertà.Nel pomeriggio del 26 aprile 1937 Guernica venne bombardata e totalmente distrutta da stormi di aerei tedeschi della Legione Condor (Heinkel 111 e Junker 52) decollati da Vitoria spalleggiati da alcune squadriglie italiane. Le incursioni sulla città si susseguirono in massicce ondate con bombe esplosive e incendiarie di alto potenziale distruttivo. I morti ammontarono a circa 1.600 e i feriti a quasi mille. Il palazzo del Parlamento basco (Casa de Juntas) e la famosa quercia rimasero tuttavia prodigiosamente illesi.Per anni Franco continuò a sostenere la tesi che a distruggere la città fossero stati i repubblicani. Si trattò in realtà di una autentica "prova generale": l'aviazione nazista sperimentò su Guernica la tecnica dell'attacco terroristico contro una città inerme, priva di particolare significato strategico ai fini della conduzione del conflitto, per piegare la resistenza del nemico. "La prima strage degli innocenti del nostro tempo", scrisse il Times di Londra.La distruzione della città è il soggetto del capolavoro di Pablo Picasso, una delle icone più conosciute del pacifismo internazionale.

IL BOMBARDAMENTO di Guernica (1937)Il 26 Aprile 1937, l'aviazione falangista, con aerei e piloti tedeschi, attaccò e rase al suolo la cittadina basca di Guernica, uccidendo in tre ore e mezza circa 2000 persone. Dal punto di vista militare, Guernica era un obbiettivo del tutto insignificante; l'azione, svoltasi in un giorno di mercato, fu una strage compiuta per seminare terrore nella popolazione civile e sperimentare una nuova tattica di guerra aerea: il bombardamento a tappeto.Così racconta l'episodio il quotidiano britannico Times del 28 aprile 1937: 'Il lunedì a Guernica è giorno di mercato per la gente delle campagne. Alle 16,30, quando la piazza era affollata, e molti contadini stavano ancora arrivando, la campana diede l'allarme . Cinque minuti dopo un bombardiere tedesco volteggiò sulla città a bassa quota, quindi lanciò le bombe mirando alla stazione. Dopo altri cinque minuti ne comparve un secondo, che lanciò sul centro un egual numero di esplosivi. Un quarto d'ora più tardi tre Junker continuarono l'opera di demolizione e il bombardamento si intensificò ed ebbe termine solo alle 19,45, con l'approssimarsi dell'oscurità. L'intera cittadina, con settemila abitanti e oltre tremila profughi, fu ridotta sistematicamente a pezzi. Per un raggio di otto chilometri, tutt'intorno, gli incursori adottarono la tecnica di colpire fattorie isolate. Nella notte esse ardevano come candele accese sulle colline.

domenica 25 aprile 2010

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

Ora e sempre Resistenza,soprattutto in questo periodo,soprattutto oggi in cui ricorre la Festa per eccellenza,altro che Natale e Pasqua,questo per me è il giorno più sacro dell'anno...non una festa comandata ma un giorno simbolo che deve essere esempio per vivere con il pensiero della lotta e della memoria tutti i giorni della vita.
In allegato il programma odierno delle manifestazioni che si terranno a Casa Cervi a Gattatico(Reggio Emilia)

Tutto quel che il popolo italiano espresse di meglio nella Resistenza, lotta contro la guerra, patriottismo concreto, nuovo slancio di cultura, fratellanza internazionale, inventive nell’azione, coraggio, amore della famiglia e della terra, tutto questo fu nei Cervi; perciò in questi sette seri volti di intelligenti contadini emiliani riconosciamo l’immagine della nostra faticosa, dolorosa rinascita."
(Italo Calvino - pubblicato da "Patria Indipendente" nel gennaio 1953)

PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Ricordiamo che, come ormai da tradizione,
nei prossimi giorni si aggiungeranno ospiti e amici che porteranno il loro saluto sul palco di Casa Cervi.
Sarà nostra cura aggiornare continuamente questa pagina.
STRADARIO E SERVIZIO NAVETTE
Saranno con noi:
MICHELE SANTORO

PAOLA TURCI

Programma
Ore 9.00
Apertura della Festa

Ore 10.30 CICLI ANTIFASCISTI - le pedalate della memoria in arrivo a Casa Cervi, da Campegine, Gattatico, Castelnovo Sotto, Sorbolo

Ore 11.30 RAMI DI MEMORIA - Recital di musiche e parole a cura di Mauro Sarzi e Trio Gestemani (Sala Genoeffa Cocconi)
SUL PALCO
Ore 12.30 PAOLO NORI nello spettacolo "L'ultimo Pignagnoli ballabile al mondo" con i pignagnolisti Daniele Benati, Ugo Cornia, Marco Raffaini e l'Orchestra a fiato L'USIGNOLO diretta dal maestro Mirco Ghiraridini

Ore 15.00Saluto degli organizzatori:Rossella Cantoni - Presidente Istituto Alcide CerviFederico A. Amico - Presidente Arci Provinciale
Enrico Grassi - Coordinatore Comitato25
Testimonianza di Giglio Mazzi 'Alì'- Partigiano combattente (Anpi Provinciale)
Ore 15.30 DON ANDREA GALLO e il gruppo Comunità di San Benedetto al Porto presentano lo spettacolo "Angelicamente anarchico"

Ore 17.00
Saluto alla festa di MICHELE SANTORO
Ore 18.00 KINNARA- Tributo a Fabrizio De Andrè "De Andrè Resistente"

PAOLA TURCI e BOBO RONDELLI

Animeranno l'aia del Museo Cervi, con incursioni musicali, le voci di K-ROCK, Mirco Colombo e Lorenzo Immovilli.
E' possibile lasciare la propria testimonianza della festa e i propri pensieri sul 25 Aprile al VIDEOBOX allestito negli spazi interni della Biblioteca

Nell'area dei Campirossi saranno in funzione per tutta la giornata stand, bar, griglie.. e bancarelle delle associazioni.
Ingresso gratuito
IN CASO DI MALTEMPO
LE MANIFESTAZIONI SI TERRANNO ALL'INTERNO DELLE SALE DEL MUSEO, MENTRE GLI SPETTACOLI MUSICALI AVRANNO LUOGO AL CIRCOLO ARCI FUORI ORARIO a Taneto di Gattatico

La giornata di festa e memoria è organizzata dall'Istituto Alcide Cervi, Comitato25, Arci Nazionale, Anpi, Provincia di Reggio Emilia.

venerdì 23 aprile 2010

FEDELI AD UNA DIVISA DISONORATA


Esempi su esempi,moltitudini di casi venuti alla luce ed immaginarsi quelli sommersi e non denunciati che vedono i militari dell'arma coinvolti,implicati,collusi e anche e soprattutto protagonisti negativi in prima persona di fatti criminosi contro persone,cose e patrimoni.
L'articolo di Antonio Musella che ha scritto per Toscana.Indymedia è un corollario d'imprese di un abominio puro,di continui tradimenti a giuramenti fatti davanti allo Stato,di uccisioni,di spaccio di droga,di mafia e politica,sfruttamento di persone,prostituzione e pedofilia che fanno passare in secondo piano i pochi successi che i carabinieri riescono ad ottenere con le poche persone che si dedicano al duro ed onesto lavoro:il poco che si fa viene oscurato e vanificato dalla maggioranza dei colleghi che fanno della divisa lo strumento per fare la bella vita a scapito della nostra!Vedi anche:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/04/tantemele-marce.html.

Nei secoli a chi fedeli ?

Tra corruzione e trame oscure l’ambiente malsano dei Carabinieri nel nostro paese.

La vicenda Ganzer, il capo del Ros per cui la magistratura ha chiesto una pena di 27 anni di reclusione per spaccio internazionale di stupefacenti, riporta nuovamente alla luce uno dei lati oscuri della nostra mediocre Italia : chi controlla i controllori ?Marco Rigamo si chiede quando ci libereremo mai di Ganzer (vedi: http://toscana.indymedia.org/article/8563r) . Una domanda legittima che va inserita in un contesto molto più articolato che riguarda il tema della corruzione nelle forze dell’ordine ed in particolar modo nell’Arma dei Carabinieri.Un corpo santificato da qualcuno come i paladini della lotta alla criminalità organizzata, ma che la vicenda Ganzer e tante altre che meritano lo spazio di un flash nei telegiornali, ci aiutano a comprendere come sia uno dei corpi più oscuri e maggiormente legato ai peggiori traffici nel nostro paese.I Carabinieri nel nostro paese sono tutt’altro che una “vicenda da barzelletta”, come si lamentava qualche anno fa l’ex deputato di Alleanza Nazionale Filippo Ascierto. Proprio lui, presente nella centrale operativa di Genova durante il G8, proclamava la necessità di un riscatto morale della figura del carabiniere nell’immaginario collettivo del nostro paese. Non più soggetti da barzelletta ma sentinelle dell’ordine morale, giuridico e…evidentemente politico.La vicenda Marrazzo, con due integerrimi della benemerita Luciano Simeone e Carlo Tagliente, che facevano irruzione in un appartamento di Via Gradoli a Roma in cui Marrazzo si intratteneva con la trans Brenda, giravano un filmato con il telefonino, introducevano cocaina nella stanza riprendendo i due nudi e la striscia di coca accanto al tesserino del ex governatore del Lazio, salvo poi sparire subito dopo e farsi vivi per ricattare Marrazzo, ci raccontano solo uno degli innumerevoli episodi in cui i Carabinieri sono stati coinvolti di recente nelle trame di potere del nostro paese.Da Placanica a Via Gradoli, dal maresciallo Truglio a Ganzer, sono fin troppi gli elementi che dovrebbero portarci a comprendere come “l’ambiente” dei carabinieri sia denso di oscuri misteri e di trame fin troppo chiare per non essere lette come quelle di un braccio armato degli affari sporchi nel nostro paese. Un mondo che risulta complessivamente corrotto e fin troppo contiguo con quelli che sono gli ambiti criminali che dovrebbe “debellare”.Alcuni esempi ci aiutano a capire come non esista un esclusivo utilizzo del corpo dell’arma per quelle che sono trame oscure e complotti che si potrebbero inserire nell’ambito di uno scontro tra poteri forti, assolutamente vivo nel nostro paese.Ganzer è accusato sostanzialmente di aver fatto carriera favorendo il traffico internazionale di stupefacenti per poi arrivare al sequestro della merce senza mai individuare i pesci grossi, e garantendosi in questo modo, grazie alla platealità delle sue operazioni una folgorante carriera.Carabinieri e criminali in affari, per agevolare gli uni nella carriere e sull’aspetto economico e non disturbare gli altri nei loro traffici.E’ quello che in questi ultimi anni è venuto fuori costantemente…Il 15 marzo scorso la DDA di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 4 Carabinieri in forza al comando provinciale di Napoli. I 4 sarebbero stati stipendiati dal clan degli scissionisti per favorire gli stessi informandoli delle attività investigative nei loro confronti. Nelle intercettazioni telefoniche emerge come i carabinieri avvisavano i fratelli Ciro e Giuseppe Bastone, capipiazza degli scissionisti, sulla presenza di telecamere in prossimità delle piazze di spaccio e dei movimenti investigativi nei loro confronti. In cambio uno stipendio da 500 euro al mese e regali. Anche cocaina “per un amico avvocato”, oppure una collaborazione in un omicidio. Due dei quattro carabinieri infatti avrebbero prelevato due esponenti del clan rivale che sono stati poi uccisi dagli scissionisti. 250 mila euro a testa il guadagno dell’affare insieme agli scissionisti. La stampa ufficiale dedica poco più di poche righe di commento a questi episodi, e quasi mai vengono rivelati i nomi dei carabinieri coinvolti.Qualche volta i nomi trapelano come nel caso del Maresciallo Alfredo Bolognesi comandante della stazione di Pinetamare, arrestato pochi mesi fa, stipendiato dal clan dei casalesi fino a 1.000 euro di retribuzione mensile piu’ gli extra ed i regali. Bolognesi favoriva il clan più sanguinario della camorra agevolando le attività di spaccio e di gioco d’azzardo di Maurizio Brancaccio, cugino di Antonio Iovine detto “O’Ninno”, che insieme a Michele Zagaria è senza dubbio il capo dei casalesi.Il Maresciallo Bolognesi rivela ai casalesi i nomi degli esponenti del clan prossimi all’arresto consentendogli la fuga, favorisce truffe assicurative e chiede ai suoi “amici” che qualcuno dei loro si consegni nelle sue mani per poter fare carriera. La storia di Bolognesi raggiunge l’apice quando lo stesso denuncia alla procura militare un collega, Vincenzo Davide della caserma di Castelvolturno. Bolognesi segnala alla procura militare una serie di atti illeciti e di complicità con i casalesi che in realtà sono stati commessi da lui stesso addebitandoli a Davide. Subito dopo la denuncia di Bolognesi arriva una lettera anonima che accusa proprio Davide di essere stipendiato dai casalesi. Il maresciallo Davide non ha idea ci cosa si celi dietro quella lettera anonima. La sola colpa del maresciallo Vincenzo Davide è quella di aver negato a Bolognesi alcune informazioni che avrebbe dovuto poi girare agli esponenti dei casalesi. I Casalesi a dispetto dei proclami del Ministro Maroni, sembrano avere una certa dimestichezza nel riuscire facilmente a corrompere i Carabinieri. Il 27 aprile del 2009 tre militari dell’arma vengono arrestati per essersi introdotti abusivamente nel server del Ros di Napoli ed aver preso informazioni che riguardavano una importante indagine proprio sul conto dei casalesi, favorendo il figlio di Francesco Schiavone detto Sandokan già in carcere.Un sistema di corruzione che possiamo dire senza dubbio di non recente comparsa. Era il 2000 quando una analoga operazione – come tutte quelle citate fino ad ora avvenute solo in seguito a dichiarazioni di pentiti – portò all’arresto di altri due Carabinieri insieme a due ispettori di Polizia.Angelo Stellato e Pietro Campagna, carabinieri in lotta teoricamente contro la camorra, erano stati al soldo dei casalesi durante gli anni novanta quando prestavano servizio presso gli uffici di Polizia Giudiziaria ad Aversa. Riferivano la disposizione dei controlli delle forze dell’ordine nella zona di Casal di Principe, avvertivano il cartello criminale prima delle operazioni di arresto, omettevano i controlli per gli affiliati agli arresti domiciliari.Un vero e proprio sistema di corruzione che vedeva i carabinieri – così come innumerevoli poliziotti tra l’altro – al soldo della camorra. Forse quando pensiamo che anche le pietre sanno dove sono le piazze di spaccio a Napoli e che le stesse funzionano a pieno regime 24 ore su 24, cominciando a vedere il fenomeno da questa prospettiva, riusciamo a darci una risposta forse meno politically correct ma senza dubbio più vera. Un’altra indicazione ce la dovrebbe dare la composizione delle forze dell’ordine che invece i camorristi li arrestano davvero. E’ il caso della caserma dei Carabinieri di Castello di Cisterna in provincia di Caserta. In ogni operazione contro la camorra a compiere indagini e arresti sono i Carabinieri di Castello di Cisterna. Se c’e’ da arrestare a Napoli o a Caserta, a Casal di Principe o a Secondigliano ad intervenire sono sempre loro.Chissà se sono i più bravi di tutti o forse è una delle poche caserme in cui la corruzione non è ancora dilagata…I principali alleati dei clan sono proprio le forze dell’ordine ed i fatti sopra citati sono solo alcuni degli innumerevoli esempi che confermano questa chiave di lettura. Il ministro Maroni potrà parlarci all’infinito di “criminalità debellata”, potranno dirci che ogni tizio residente a Casal di Principe che arrestano e’…”il vero capo dei casalesi”…ma i fatti ci raccontano che le collusioni tra controllati e controllori ci forniscono un elemento difficilmente demolibile per capire che i “proclami” del Ministero altro non sono che mera propaganda. Carabinieri nei complotti e nelle trame degli scontri tra poteri forti, carabinieri al soldo dei criminali, ma questi bravi ragazzi tra una tangente da un camorrista ed un ricatto commissionato da un potente dovranno pur svagarsi ? Lo fanno nelle caserme con il primo povero cristo che finisce nelle loro mani.Di Aldrovandi, Bronzino, Cucchi (anche lui fermato prima dai Carabinieri) e tanti altri in molti hanno già raccontato.In pochi – tranne L’Unità - hanno raccontato la vicenda di Giuseppe Uva e Alberto Biggiogero. Nel giugno del 2008 Uva e Biggiogero vengono fermati da una volante dei Carabinieri a Varese. I due sono in stato d’ebrezza ed al momento del fermo nasce una colluttazione con i carabinieri perché Uva riconosciuto da uno dei militari proverà a scappare. Portati in caserma vengono separati. Biggiogero sente per due ore le urla di Uva che viene massacrato da 6 carabinieri in servizio. Riesce addirittura a chiamare con il suo cellulare il 118 del pronto soccorso dell’ospedale Circolo, ed anche suo padre che giunge in caserma quella notte si offre ai militari per accompagnare Uva in ospedale. I Carbinieri rispondono agli operatori del 118 che avevano chiamato in caserma dopo la telefonata di Biggiogero che non c’è nessun bisogno di un’ambulanza alla caserma di Via Saffi. All’alba giunge in caserma un signore che viene chiamato “il dottore”. Alle 8:30 del mattino i carabinieri portano Uva in ospedale per un TSO - trattamento sanitario obbligatorio - e viene ricoverato nel reparto psichiatrico del nosocomio. Alle 10:30 viene constatata la morte per arresto cardiaco. A Giuseppe Uva in quella caserma sono stati somministrati farmaci controindicati in caso di eccesso di alcol. Nessuno si preoccupa in ospedale di fare un’autopsia come si deve, nessuno si preoccupa di verificare quelle echimosi sul naso e sulla schiena di Giuseppe Uva. Nessuno si preoccupa di verificare quelle chiazze di sangue presenti nella zona anale, così come nessuno sa spiegare dove siano finiti gli slip di Giuseppe Uva. Sotto inchiesta ci finiranno i medici, mentre per i carabinieri nessun provvedimento è stato emesso.Al servizio dei potenti per gli affari sporchi, al soldo dei criminali e dei narcotrafficanti per soldi e carriera e con la licenza di uccidere nelle caserme per sfogare la frustrazione da tanto lavoro….E guai se qualcuno di loro provasse davvero a fare il suo mestiere…Il caso ancora una volta ci porta dalle parti di Guido Bertolaso.Il capitano Sergio De Caprio è da tutti conosciuto con il nome di Capitano Ultimo, famoso a seguito dell’arresto di Totò Riina. E’ proprio il capitano Ultimo che avvia le indagini e le attività investigative con la procura di Tempio Pausania in merito all' inchiesta sugli appalti del G8 alla Maddalena. Chiede a più riprese di poter intercettare i telefoni di Diego Anemone, Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro della Giovanpaola. Ma ad autorizzare Ultimo doveva essere l’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, anche lui finito nell’inchiesta di appaltopoli solo mesi dopo, con l’inchiesta che veniva condotta in gran segreto dalla Procura di Firenze. Ultimo fu esautorato dall’inchiesta. Ed ora è a dirigere il Nucleo Operativo Ecologico del Lazio. Le intercettazioni saranno poi seguite dalla “ammaestrata” Guardia di Finanza di Roma dove c’era il maresciallo Marco Piuniti, anche lui finito nell’inchiesta, e al soldo di Diego Anemone.Insomma non è concesso di andare sopra le righe rispetto a quelli che appaiono ormai come dei comportamenti collaudati da tenere nel corpo dell’arma.Ci si chiede quando ci libereremo di Ganzer ma forse è più opportuno chiedersi quando ci libereremo dai Carabinieri. Quando nei media main stream finalmente si cominceranno a dare notizie sulla corruzione, sulla complicità nelle trame oscure, sugli abusi e gli omicidi commessi dai Carabinieri. Quando finalmente qualcuno proverà a mettere insieme - come si prova a fare qui e nell’editoriale di Marco Rigamo su Ganzer - una serie impressionante di episodi che riguardano i Carabinieri.Si presupporrebbe di essere in un paese dove la stampa è libera.Scusate…dimenticavo che siamo in Italia…In Italia dove i carabinieri sono “nei secoli fedeli”.
A chi non è molto chiaro…

“…ognuno ha la sua parte… dall’altra di guardia… i carabinieri nei secoli a chi fedeli ? ”(Assalti Frontali )

mercoledì 21 aprile 2010

SOLO MERDA PER I REPUBBLICHINI


Ora che sono passati alcuni giorni dalla morte di Raimondo Vianello e visto che volevo seppur minimamente rispettare una morte ora posso parlare di come egli,dapprima servo di Mussolini poi passato a servo di Berlusconi(il vecchio ed il nuovo duce),sia stato da giovane un arruolato dell'infame esercito di Salò,costituito prima di tutto da dei confusi mentali sorpassati dalla storia che aveva visto ormai il nazifascismo seppellito dalla guerra e soprattutto dalle ideologie.
Che poi questi baldi giovani sparassero su cittadini inermi nel settentrione,rastrellavano e condannavano a morte senza processi,persecutori di ebrei,partigiani e comunisti è solo un carico di vergogna che si poteranno per sempre sulle spalle...alcuni personaggi poi diventati famosi fecero parte di questa armata,Walter Chiar,Tognazzi,Fo,Salce,Albertazzi ed ora dopo anni dai fatti questi hanno suscitato tenerezza ed ammirazione.
Per quanto mi riguarda per Vianello servo di Berluscojoni,come più volte ammesso e propagandato attraverso Merdiaset(toh che strano i video linkati dove leccava il culo al premier maiale sono stati resi non fruibili),meriterebbe l'inferno se esistesse,merda a lui e a tutti i repubblichini abominio della storia italiana.
Articoli presi da Toscana Indymedia(Mario Badino)e Roma Indymedia,viva la Resistenza partigiana e la Liberazione dell'Italia dalle merde fasciste!

Al Tg5: «onore al camerata Vianello».

C'era Gerry Scotti che faceva la telepromozione della chirurgia estetica a «Chi vuol esser milionario».Poi c'è stato il Tg5.Hanno esposto il corpo di Raimondo Vianello nello studio dove si registrava «Casa Vianello».La bara stonava con le pareti di un innaturale blu-Pdl (ricordo male? non avevo gli occhiali).Tra le interviste, Pier Silvio Berlusconi, e dopo un ex combattente della Repubblica sociale italiana (i fascisti che non si vollero arrendere, massacrarono partigiani e deportarono ebrei in Germania nel nome di Mussolini e della continuazione della dittatura) che ha fatto l'elogio di Vianello, ex volontario della Rsi.«Rendiamo onore al camerata Vianello», ha detto.Il Tg5 ha passato l'intervista senza un commento, come una cosa perfettamente normale.

E i Repubblichini fanno outing, grazie alla tivvì.

Tremaglia: ero con lui. Veneziani: ne parlò senza ritrosiaPerché uno con tanta avversione per la retorica da affidare il suo primo vero outing da vecchio ragazzo della Repubblica Sociale a un’intervista intitolata «Non rinnego né Salò né Sanremo», i blogger di ultradestra salutano adesso «il camerata Raimondo», gli dedicano post con croci celtiche e fasci littori corredati da pensieri come «Vianello presente! Onore alla tua coerenza» e da versi di Mario Castellacci, l’autore di «Le donne non ci vogliono più bene», l’inno romantico e guascone dei giovani repubblichini.
È rimasta seminascosta come un fiume carsico, ed infine è tornata su, quell’intervista del 1998 a Lo Stato di Marcello Veneziani, in sintonia ma anche in polemica coi tempi, «I giovani che sono andati a Salò dovrebbero essere più rispettati se non altro per i loro ideali ispiratori. Chi è andato su sapeva di finire male. Non va abiurato», disse allora Raimondo, al culmine della sua quarta o quinta giovinezza, dopo gli anni ruggenti di «Un due tre» con Ugo Tognazzi (altro camerata ragazzino, Brigata Nera di Cremona)«Sapevo che c’era questa storia, mandai un redattore, lui ne fu contento, non ebbe alcuna ritrosia a parlarne», ricorda adesso Veneziani.
«Raimondo Vianello, bersagliere volontario della Rsi: aderì per ribellione verso il colonnello comandante che il 12 settembre, con un piede già sulla macchina carica di roba, lo chiamò per dirgli a bassa voce come fosse una confidenza: "Vianello, si salvi chi può!" Onore a te, camerata, riposa in pace».
Mirko Tremaglia racconta: «Vianello era con me al campo di prigionia di Coltano, vicino Pisa, nell’estate del ’45. Eravamo 36 mila della Repubblica sociale. Non ha mai rinnegato la sua storia. Come Tognazzi. Come Walter Chiari. Come Giorgio Albertazzi». Un lampo: «Gli americani che comandavano il campo ci tenevano alla fame. E per punirci ci mettevano nella "fossa dei fachiri", piena di pietre aguzze, a piedi nudi».
«Loro, quelli di noi che sono diventati personaggi di spettacolo, hanno contribuito molto alla pacificazione, ci hanno avvicinato alla gente».
Anche Albertazzi raccontò a un giornale la sua storia: «E certo mi danneggiò enormemente nel cinema, un certo cinema era tutto comunista». Diversa la strada di Vianello: «Raimondo era d’istinto quello che si diceva un attore brillante, se uno pensa alla scena di Tarzan o all’indimenticabile Un due tre"...».
Dieci anni fa, uno studioso di sinistra famoso come Roberto Vivarelli, pubblicando il libro di memorie «La fine di una stagione», confessò: «Sono stato un fascista repubblicano a 13 anni e non me ne pento» (dove l’assenza di pentimento era sottolineata anche da quel repubblicano in luogo dello spregiativo repubblichino).

martedì 20 aprile 2010

LASAGNE VERDI

Première assoluta in quanto le lasagne le ho sempre mangiate ma non ne ho mai cucinate,quindi è stato un esperimento doppio sia per quanto riguarda la costruzione che gli ingredienti scelti che non sono quelli della classica lasagna.
L'esperimento è riuscito perfettamente ed anche l'avanzo riscaldato si è dimostrato all'altezza.
Ingredienti:
-lasagne
-fagiolini
-carciofini
-asparagi
-broccoletti
-sedano
-cipolla
-carota
-besciamella
-grana grattuggiato
-dado
-burro
-olio
Intanto che facciamo ammorbidire le lasagne in acqua bollente per una decina di minuti prepariamo in un tegame con l'olio ed il burro sciolto la farcitura del piatto facendo rosolare la cipolla,la carota ed il sedano e poi aggiungiamo le verdure:asparagi,fagiolini,broccoletti e carciofini.
Si aggiusta col dado e magari con un poco d'acqua se il sugo si fa troppo denso,cominciamo ad imburrare la teglia da mettere nel forno e si inizia con un cucchiaio a comporre il piatto versando sul fondo uno strato di sugo,una sfoglia di pasta,un altro strato di sugo,il grana grattuggiato e la besciamella per proseguire ancora con la lasagna e così via fin quando si esauriscono gli strati(mi sembra di averne fatti 6-7)e su quello superficiale si abbonda con la besciamella ed il grana che dopo la cottura nel forno si farà gratinare per pochi minuti...buon appetito!

lunedì 19 aprile 2010

DISSIDENTI CUBANI E DI TUTTO IL MONDO

E'giunto il momento di fare chiarezza sulla questione dei dissidenti cubani e su quelli di ogni parte del mondo analizzando dati che coinvolgono non solo Stati antipatici al giornalismo ed al pensiero globale come Cuba e Venezuela ma citando pure nazioni che chiamerei paracule come Israele,Colombia ed Italia che al contrario rimangono simpatici in quanto l'opinione pubblica mondiale coccola chi al governo abbia un regime di destra.
Ci sono casi d'ingiustizia nelle carceri cubane e parte della polizia è corrotta e comunque implicata in maniera criminosa su certi fatti?Direi di sì,così come avviene in maniera ben più marcata in altri paesi che si definiscono più democratici,e senza andar lontano citiamo il nostro dove negli ultimi anni ci sono stati mediamente 150 morti all'anno nelle nostre prigioni,e questi non sono dissidenti?
Oppure i 2000 morti colombiani ammazzati da corpi paramilitari foraggiati da Israele o i 9000 dello stesso stato ultimo nominato imprigionati contro ogni diritto e convenzione umana non lo sono?
E le altre 150 persone ammazzate in Honduras dopo il golpe dello scorso anno chi sono?
L'articolo di Nello Gradirà tratto da"Senza Soste"ci espone fatti presi da tutto il globo con una particolare attenzione al Sudamerica dove le dittature sono sempre state di casa ed all'ordine del giorno e dove i massmedia hanno sempre teso ad infangare i politici eletti democraticamente dal popolo che si è ribellato al dominio a stelle e strisce.
Per maggiori informazioni su regimi carcerari ad hoc visitate il post:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/10/milano-per-i-cinque.html.
E basta col tormentone dei dissidenti cubani!

In mezzo secolo qui non abbiamo assassinato nessuno, non abbiamo torturato nessuno, non c’è stata nessuna esecuzione extragiudiziale. Beh, a dire la verità si è torturato a Cuba; ma nella base navale di Guantánamo, non nel territorio che governa la Revolución…
Raúl Castro

Ci risiamo. Come succede puntualmente almeno un paio di volte l’anno è ripartita, più stucchevole che mai, la solita campagna mediatica sui “diritti umani” a Cuba.
Stavolta il pretesto è stata la morte del “dissidente” Orlando Zapata Tamayo a seguito di uno sciopero della fame.
Chi era Orlando Zapata? Era un detenuto comune, pluricondannato per reati “di opinione” come violazione di domicilio (1993), lesioni (2000), truffa (2000), lesioni e porto abusivo di arma bianca (2000, ferite e frattura del cranio provocate con un machete). In carcere era stato toccato dallo spirito santo ed era diventato miracolosamente un dissidente.
Nel dicembre 2009 inizia uno sciopero della fame chiedendo di avere a disposizione un televisore, un cellulare e un fornello per cucinare. Cose che a nessun altro detenuto del mondo vengono consentite. Le condizioni di Zapata Tamayo, che era stato operato per un tumore al cervello nel marzo 2009, si aggravano. Viene trasportato in ospedale e nutrito artificialmente, ma muore il 23 febbraio.
Parte l’ennesima campagna a favore dei “dissidenti”, che vede protagonisti media e personaggi davvero incredibili. Da noi circolano due o tre appelli, uno promosso da La Nazione, un altro da Pigì Battista, opinionista del Corriere della Sera, che ha ricevuto una lettera di adesione di Piero Fassino, un altro ancora da L’Unità, tra le firme quella dell’ex direttrice del Tirreno Sandra Bonsanti.
Cominciamo allora proprio da una citazione tratta da L’Unità: “Il cosiddetto 'caso Cucchi' è stato tutto meno che un caso. Nelle carceri italiane muoiono in media 150 detenuti l'anno: un terzo per suicidio, un terzo per 'cause naturali' e la restante parte per 'cause da accertare'. I morti per suicidio sono una cifra impressionante: con 1005 casi accertati dal 1990 a oggi, in carcere ci si suicida ventuno volte di più che fuori. Si tratta inoltre di un dato che aumenta in modo esponenziale con l'aumentare del sovraffolamento: nell'ultimo anno, a un incremento del venti per cento della popolazione carceraria è corrisposto un incremento dei suicidi vicino al 50 per cento (1)”.
Ciò nonostante, nessuno dei firmatari degli appelli contro Cuba si è mai stracciato le vesti per denunciare questo massacro, né qualcuno si è mai sognato di dire che in Italia esiste un regime che nei suoi lager stermina 150 dissidenti l’anno.
Se qualcuno nella nostra città avesse voglia di spendersi a favore dei diritti dei detenuti, gli ricordiamo che alle Sughere solo negli ultimi 7 anni ne sono morti 12 , probabilmente molti di più che in tutta Cuba dalla Rivoluzione del 1959 ad oggi.
L’adesione agli appelli contro Cuba di Piero Fassino e di Sandra Bonsanti, che sono notoriamente dei supporter di Israele, ci suggerisce un altro paragone interessante. Vediamo che dice il rapporto 2008 di Amnesty International sul Paese sionista: “All'incirca 9.000 persone, tra cui oltre 300 bambini e palestinesi arrestati in anni precedenti, a fine anno erano ancora in carcere. Oltre 900 erano trattenuti in detenzione amministrativa senza accusa né processo, compresi alcuni trattenuti dal 2002”.
Il 7 aprile scorso l’agenzia di stampa EFE ha informato che 7mila prigionieri palestinesi hanno iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato perché migliorino le condizioni di detenzione nelle carceri israeliane e cessino le “umiliazioni” ai loro familiari che li visitano ai posti di controllo e alle porte di accesso delle prigioni. Ne avete sentito parlare? C’è qualche media che ha pubblicato la notizia? Pensate che se uno solo dei 7mila prigionieri morisse qualcuno chiederebbe l’abbattimento del governo israeliano?
Eppure Israele sarebbe un terreno fertile per i difensori dei diritti umani. In un articolo pubblicato di recente sul nostro sito si leggeva che molti attivisti sudafricani antiapartheid inorridiscono osservando le condizioni di vita nei territori palestinesi occupati, e ritengono che “quello che abbiamo sofferto noi con l’apartheid era un picnic a paragone di quello che subiscono i palestinesi” (2).
Da Israele per associazione di idee passiamo alla Colombia, visto il supporto che Israele ha sempre generosamente offerto ai gruppi paramilitari fascisti colombiani. Citiamo un altro articolo pubblicato dal nostro sito, scritto dal professore catalano Vicenç Navarro “Il lettore immagini se quest’anno a Cuba si fosse scoperta una fossa comune dove giacessero più di 2000 persone giustiziate dall’Esercito Cubano negli ultimi anni, e che uno dei cubani che avessero denunciato le scomparse e le esecuzioni di queste persone fosse stato anch’egli assassinato dall’Esercito. La mobilitazione mediatica da parte dei maggiori mezzi di informazione sarebbe stata enorme (...). Bene, i 2.000 omicidi di persone scomparse esistono e anche la persona che li ha denunciati e che è stato assassinato pure lui dall’esercito. L’unica differenza è che il Paese non è Cuba, ma la Colombia” (3). Ne avete sentito parlare? Avete visto qualcuno dei firmatari degli appelli per i dissidenti cubani mobilitarsi per i diritti umani in Colombia? No, naturalmente. E il presidente narcofascista Uribe viene considerato un partner affidabile da tutti i governi “occidentali”.
Qualche riga se la merita anche La Nazione, per quanto nella nostra città il quotidiano fiorentino venga utilizzato più che altro per incartare il pesce.
L’opinionista di politica internazionale de La Nazione Cesare de Carlo si è schierato apertamente con i militari golpisti dell’Honduras, sostenendo una strana teoria per cui in Honduras non c’è stato nessun golpe e che i militari hanno solo difeso la costituzione contro il vero golpista, il presidente legittimo Manuel Zelaya. Naturalmente non sono mai esistiti neanche i 150 morti ammazzati dal giorno del golpe ad oggi (soltanto a marzo 5 giornalisti) (4).
Un altro promotore di appelli contro Cuba, Aldo Forbice, è forse il personaggio più divertente di tutta la compagnia: consigliamo di seguire il suo programma alla radio “Zapping” che è di una comicità irresistibile. Emilio Fede a paragone di Forbice diventa un imparziale anchorman di stampo anglosassone. Tempo fa intervistò tale Alejandro Peña Esclusa, presentandolo come il “leader dell’opposizione democratica venezuelana” (5). Vediamo cosa dice di lui Wikipedia: “membro della setta Tradizione, Famiglia e Proprietà, movimento filo-fascista, che permette l'ingresso solo a coloro che dimostrano di essere di razza ariana pura. La setta sarebbe stata organizzatrice di attentati contro Giovanni Paolo II durante il suo viaggio a Caracas il 13 novembre 1984, e al presidente degli Stati Uniti d’America, Ronald Reagan, in seguito ai quali la setta è stata dichiarata fuorilegge in Venezuela, Francia, Spagna e Argentina, paesi dove era maggiormente radicata. L'11 aprile 2002 Peña Esclusa partecipa al tentato colpo di stato in Venezuela”. Come leader moderato non c’è male...
Per Senza Soste, Nello Gradirà
13 aprile 2010
(1) http://unita.it/news/italia/91087/non_solo_stefano_cucchi_le_tanti_morti_sospette_delle_carceri_italiane
(2) http://www.senzasoste.it/le-nostre-traduzioni/ilan-pappe-l-apartheid-era-un-picnic-a-paragone-di-quello-che-subiscono-i-palestinesi
(3) http://www.senzasoste.it/le-nostre-traduzioni/diritti-umani-in-america-latina-due-pesi-e-due-misure
(4) Cinco periodistas asesinados en un mes en Honduras: ¿donde están los titulares? (http://www.rebelion.org/noticia.php?id=103374)
(5) Notare che i paladini dei diritti umani non ce l'hanno solo con Cuba, ma anche con gli altri Paesi di sinistra latinoamericani dove pure esiste quel sistema elettorale pluripartitico che auspicano per Cuba. Segno evidente che per loro sono "feroci dittature" tutti quei Paesi dove i predatori neoliberisti sono stati mandati via a pedate.

domenica 18 aprile 2010

RIDICOLI!

Quando i razzisti entrano nel ridicolo,e se solamente non ci fosse nulla da ridere sul fatto che solo un piccolo comune italiano possa essere governato da un leghista,la notizia riportata oggi,veniale se vogliamo,getta nuova merda sugli xenofobi in salsa verde.
Infatti il sindaco di questo paese di 5000 abitanti nella provincia di Treviso,tal Robert Bet,ha deciso di dover estirpare le rose rosse in quanto troppo onerose per il bilancio comunale asserendo inoltre che le spine di tali fiori possano ferire le persone(!?).
Il colore rosso della libertà presto potrebbe essere pure quello del sangue sulle loro teste vuote,che assieme a quelle dei fascisti possono essere tinte di questa tonalità soprattutto ora che siamo sotto il periodo del sacro anniversario della liberazione d'Italia.
Il rosso sommergerà il nero fascista ed il verde legaiolo!
Articolo preso da Indymedia Lombardia,ed appena sotto un commento geniale lasciato sotto al post originale:
Il sorcio verde
Non è che sia lui, Bet, rimasto un bambino che si spaventa dei burqa e si ferisce con le spine delle rose perché calpesta le aiuole nonostante la mammina gli dica di non farlo?Dietro questi squallidi figuri è evidente che agisce l'ombra di un infantilismo mai superato, compensato con atti di autoritaria stupidità.
Osservatorio Psichiatrico

Codognè (Treviso). Il sindaco fa estirpare le rose rosse: il colore offende la Lega.

Il sindaco fa togliere le rose rosse perché offendono la nuova giunta leghista, e dunque “verde”. Avviene a Codognè, in provincia di Treviso: secondo le voci che si stanno rapidamente diffondendo nel paese, il sindaco Roberto Bet, eletto nel 2009, avrebbe deciso di far estirpare i fiori.
Il primo cittadino ha spiegato che l’operazione è connessa a limiti di bilancio, visto che la manutenzione dei roseti coltivati negli spazi pubblici è ritenuta troppo costosa: il Comune infatti vi spende tra i 6 e i 7 mila euro all’anno. Tra le motivazioni del sindaco c’è anche il rischio per i passanti di ferirsi con le spine.
Al loro posto, nelle aiuole a bordo strada, Bet ha ordinato la distribuzione di sassi del Piave. “Se fossero state verdi – è stato però il commento di un residente – le rose sarebbero rimaste al loro posto”.
Il sindaco leghista aveva già firmato un’ordinanza, a marzo, che vieta il burqa in tutti i luoghi pubblici, scuole comprese. Allora Bet aveva spiegato che il velo avrebbe potuto spaventare i bambini.
http://www.blitzquotidiano.it/index.php?s=codogne

sabato 17 aprile 2010

MORTE EVITABILE SE FOSSE STATA ITALIANA


Questa vile faccenda che ha visto come protagonista una piccola bimba italonigeriana,Rachel di appena 13 mesi,è frutto della politica repressiva del regime italiano contro gli immigrati clandestini in quanto la piccolina è morta in quanto figlia di un uomo con regolare permesso di soggiorno ma che da alcune settimane aveva perso il lavoro,e quindi la procedura burocratica che prevede anche il riconoscimento di una tessera sanitaria per se stessi e per i familiari si era interrotta e quindi per un pezzo di carta Rachel è morta al pronto soccorso di Cernusco.
Inutili per ora le lamentele e l'immenso dolore del padre e della famiglia che hanno ricevuto la solidarietà di un paese intero e di molte persone che guardano per primo all'essere umano e non alla carta d'identità o al passaporto.
La vicenda è raccontata da questo articolo de"La Repubblica"postato da Lombardia.Indymedia in un crescendo di drammaticità fino all'epilogo luttuoso che il fatto di cronaca ha portato.
Questa triste storia italiana fa parte di un lungo percorso di nuove norme che di fatto trattano il clandestino alla stregua di un cane rabbioso da portare al canile(Cie)dove spesso viene picchiato,violentato e sodomizzato per poi essere nel migliore dei casi rimpatriato,nel peggiore venire ucciso in Italia(non dimentichiamoci dei profughi e dei richiedenti l'asilo politico che la vita la rischiano seriamente nei loro paesi d'origine).
Naturalmente le istituzioni stanno a guardare e plaudono a queste gesta proposte dal neoduce e pure la chiesa al massimo mugugna qualcosa per poi girarsi dall'altro lato,verso carne giovane.

Cure negate senza tessera sanitaria muore a 13 mesi bimba nigeriana.

Il documento e le cure negate a una piccola nigeriana perché il padre non aveva più il lavoro. Il caso all’Uboldo di Cernusco: la Procura apre un’inchiesta. E in duecento sfilano nelle vie di Carugate per protesta.

Rifiutata dall’ospedale perché le era scaduta la tessera sanitaria, una bambina nigeriana di 13 mesi muore poche ore dopo. Il padre, in regola con il permesso di soggiorno, aveva appena perso il lavoro e non poteva rinnovare il documento che forse avrebbe strappato la piccola alla morte. «Uccisa dalla burocrazia», dicono gli amici della coppia, che ieri pomeriggio in 200 hanno sfilato per le vie di Carugate, hinterland di Milano, dove la famiglia vive. «I medici avrebbero potuto salvarla se non si fosse perso tutto quel tempo e se le cure fossero state adeguate. Se fosse stata italiana questo non sarebbe successo», grida ora Tommy Odiase, 40 anni, in Italia dal 1997. Chiede giustizia mentre stringe la mano della moglie Linda, di nove anni più giovane.
La notte del 3 marzo la piccola Rachel sta male, è preda di violenti attacchi di vomito. I genitori, spaventati, chiamano il 118. Arriva un’ambulanza che li trasporta al pronto soccorso dell’Uboldo di Cernusco sul Naviglio. Il medico di turno, in sei minuti, visita la paziente e la dimette prescrivendole tre farmaci. «Non l’ha nemmeno svestita», racconta la mamma. Sul referto medico si leggono poche parole: «Buone condizioni generali». Sono riportati anche gli orari di ingresso, 00.39, e di uscita, 00.45. Il quartetto, con loro c’è anche la figlia più grande, di due anni e mezzo, gira in cerca della farmacia di turno. Ma le medicine sono inutili e alle 2 di notte l’uomo torna al pronto soccorso. Vuole che qualcuno si occupi della figlia, che sta sempre più male. «Il personale ci risponde che “la bambina ha la tessera sanitaria scaduta, non possiamo visitarla ancora o ricoverarla”», denuncia il 40enne. «Un fatto di una gravità assoluta — sottolinea l’avvocato della famiglia, Marco Martinelli — . Dobbiamo capire se esistono delle direttive precise per casi come questo».
In mano Tommy Odiase ha un permesso di soggiorno da residente da rinnovare ogni sei mesi ma che scade in caso di disoccupazione. Il nigeriano, per ottenere il rinnovo della tessera sanitaria propria e delle figlie, doveva presentare una serie di documenti che ne attestassero la posizione, fra i quali la busta paga dell’ultimo mese. Licenziato solo sei settimane prima, la pratica si è trasformata in un incubo.
Davanti al rifiuto dei medici, l’ex operaio diventa una furia. Urla, vuole attenzione. Qualcuno dall’ospedale chiama i carabinieri per farlo allontanare. Forse dall’altra parte della cornetta ricordano che pochi giorni prima all’ospedale di Melzo, stessa Asl, era morto un bimbo albanese di un anno e mezzo rimandato a casa dal pronto soccorso. L’intervento dell’Arma risolve momentaneamente la situazione: Rachel viene ricoverata in pediatria. Sono le 3 di notte, «ma fino alle otto del mattino nessuno la visita e non le viene somministrata alcuna flebo, nonostante nostra figlia avesse fortissimi attacchi di dissenteria e non riuscisse più a bere nulla», raccontano i genitori. Nel tono della voce rabbia e dolore si mischiano. La sera del giorno dopo la situazione è critica, tanto che oltre alla flebo accanto al letto spunta un monitor per tenere sotto costante controllo il battito cardiaco. Alle cinque e mezza il cuore della bambina si ferma, dopo 30 minuti di manovre di rianimazione viene constatato il decesso.
I carabinieri acquisiscono le cartelle cliniche, gli Odiase presentano una denuncia per omicidio colposo a carico dei medici e dell’ospedale, la Procura di Milano apre un’inchiesta con la stessa accusa contro ignoti. Ora si attendono i risultati dell’autopsia, pronti per il 12 maggio.

THE HARDEST PART

Una delle mie canzoni preferite dei british Coldplay è questa"The hardest part"dal testo abbastanza depressivo anche se rientra nel romanticismo caro ai Rem,venato di malinoconia e senso d'abbandono e inutilità.
Fa parte dell'album del 2005"X & Y"ed è stato uno tra i singoli del lavoro stesso che ha avuto maggior successo mondiale:il video è la sovrapposizione di una loro performance e di un programma statunitense anni'80 con due ballerini particolari.
Sono stato uno tra i primi a vedere la loro prima apparizione in Italia durante un concerto il giorno di SanCamillo,il 14 luglio del 2000 a Villafranca di Verona nel contesto del Rockaforte Rock Festival dove fecero da spalla ai Marlene Kuntz,Subsonica,Sleater Kinney,Moby e Beth Orton dove presentarono l'album d'esordio Parachutes,e sentendoli suonare nonostante fosse il pomeriggio calamitarono l'attenzione dei più.
Il gruppo che ormai non fa più spalla a nessuno è composto dal cantante e sovente tastierista e chitarrista Chris Martin, Jonny Buckland alla chitarra elettrica,Guy Berryman al basso e Will Champion alla batteria.

And the hardest part
Was letting go not taking part
Was the hardest part
And the strangest thing
Was waiting for that bell to ring
It was the strangest start

I could feel it go down
Bittersweet I could taste in my mouth
Silver lining, the clouds
Oh and I
I wish that I could work it out

And the hardest part
Was letting go not taking part
You really broke my heart
And I tried to sing
But I couldn't think of anything
And it was the hardest part

I could feel it go down
You left the sweetest taste in my mouth
Silver lining, the clouds
Oh and I
Oh and I
I wonder what it's all about

I wonder what it's all about

Everything I know is wrong
Everything I do it just comes undone
Everything is torn apart
Oh and that's the hardest part
That's the hardest part
Yeah that's the hardest part
That's the hardest part

La parte più difficile

E la parte più difficile
Fu farla andare senza prenderne parte
Era la parte più difficile
E la cosa più strana
E' stata aspettare che suonasse quella campana
E' stata la partenza più difficile

Posso sentirlo andare giù
Dolce e amaro posso assaporarlo in bocca
Argento che ricopre le nuvole
Oh e io
Spero di venirne fuori

E la parte più difficile
Fu farla andare senza prenderne parte
Tu mi hai veramente infranto il cuore
E ho provato a cantare
Ma non potevo pensare ad altro
Era la parte più difficile

Potevo sentirlo andare giù
Hai lasciato il più dolce sapore nella mia bocca
Argento che ricopre le nuvole
Oh e io
Oh e io
Mi chiedo che cosa significhi tutto ciò

Mi chiedo che cosa significhi tutto ciò

Tutto quello che so è sbagliato
Tutto quello che faccio viene rovinato
E tutto è straziato
Oh e questa è la parte più difficile
Questa è la parte più difficile
Sì questa è la parte più difficile
Questa è la parte più difficile

venerdì 16 aprile 2010

VERSO DUE DESTRE

Non è da questo blog postare nel solo giro di quattro giorni due articoli presi dal quotidiano di regime"Il Giornale",che da qualche tempo sta mettendo alla berlina la figura di Gianfranco Fini,assieme all'altro"giornale"(proprio tra virgolette)Libero,altro esempio di come il giornalismo in Italia lo possano fare cani e porci.
Il post in questione(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/04/scarpe-comode.html) era quello incentrato sulla figura di Travaglio che corteggia Fini da qualche mese sicuro che il politico ex An si stacchi dal cordone ombelicare-collare del padrone Berluscojoni,e nelle ultime ore il fatto non è poi così più fantascienza,con paventate elezioni elettorali anticipate e supposizioni di nuove alleanze che potrebbero generare mostri.
Infatti Fini,che secondo me rimane fascista anche se più soft visto che nell'articolo seguente i finiani sarebbero più felici di avere un nuovo premier gay piuttosto che leghista,pone in questi ultimi il nodo della questione in quanto presenti solo al nord e che richiedono spazio,agibilità e potere sugli altri due terzi degli italiani che alla Lega cagano in faccia(ma che ipocritamente e stupidamente votano le loro coalizioni).
Ci troveremo di fronte a due destre,una al governo ed una all'opposizione,una con i fascisti vecchio stampo e mafiosi del Pdl(non dimentichiamoci che oggi a Dell'Ultri hanno aggiunto altri due anni di condanna!)e gli xenofobi della Lega contro i finiani che si accoppieranno con Casini e metà Pd,mentre la sinistra scomparirà quasi completamente dalla geografia politica italiana.
Belle prospettive ci attendono,con una pseudosinistra incapace di trovare un filo logico alla propria opposizione e se ci accontentiamo davvero di far cadere Berlusconi,ad oggi fatto molto probabile e se non farà in tempo a cambiare la Costituzione dirà addio pure al Quirinale,dovremmo scendere a patti con ben due destre forti ed una patetica sinistra ridotta all'osso e molto scolorita attorniata dai grillini e dai dipietristi...solo la lotta potrà salvarci!

"Meglio un premier gay che leghista".

"Meglio un premier gay che leghista"di Francesco Cramer.

I finiani preferiscono l’orgoglio omosessuale agli alleati del Carroccio. La politica dei "fighetti" di Fini. Ronchi: "Dopo Berlusconi solo Fini"Fini si smarchi pure, ma senza ossessioni.

Roma - Che la destra non sia più la vecchia destra lo dimostra ancora una volta il finiano vicepresidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino. Il quale, punzecchiato da Klaus Davi, in un’intervista ha sentenziato che per lui non ci sarebbe alcun problema se un futuro presidente del Consiglio fosse gay: «Sì a un premier omosessuale se eletto dagli italiani perché sono contrario a qualsiasi forma di discriminazione e se venisse eletto dal popolo avrebbe tutto il diritto di governare il Paese».Il dna degli ex Msi ed ex An è mutato e sembra lontano mille miglia dall’antico fastidio per i femminielli tradotto nell’uscita di «epurator» Storace che, in una celebre rissa alla Camera nel 1994, gridò: «Quella checca di Paissan mi ha graffiato con le sue unghie laccate di rosso ma io non l’ho toccato: sfido chiunque a trovare le sue impronte sul mio culo...». Avversione parafrasata anche dal collega di partito Stefano Morselli che, nella stessa circostanza, aggiunse ruvido: «Paissan, pederasta, fai bene a farti scortare!». Lontanissimo anche dal Gianfranco Fini del 1998 che dal palco del Maurizio Costanzo Show ammise candido: «Lo so, ora l’intellighenzia mi farà a fettine, ma io la penso così: un maestro elementare dichiaratamente omosessuale non può insegnare». Ma poi, dal leader in persona, arrivarono le correzioni di rotta: «Ho detto solo che ostentare comportamenti gay può dar fastidio» (2005), «Sono disposto a discutere sul tema del riconoscimento dei diritti alle coppie di fatto» (2006), «Non mi permetterei mai di dire che l’omosessuale è un diverso» (2007), fino all’ufficiale faccia a faccia a Montecitorio tra il presidente della Camera e le varie associazioni omosessuali accompagnate dall’onorevole piddina Paola Concia (Arcigay, Agedo, Famiglie arcobaleno e GayLib).Ai reduci della Fiamma, quindi, non turba più il «mondo del vizietto» ma il «celodurismo» di Alberto da Giussano. «Favorevole a un premier gay ma non a uno leghista - ha infatti sentenziato tranchant Bocchino -. Come ho più volte detto, il presidente del Consiglio non può rappresentare solo un’area del Paese e un leghista a capo del governo è improbabile per una ragione di “limite territoriale” che la Lega ha: non può governare un intero Paese chi ne rappresenta solo una parte». L’uscita di Bocchino non è andata giù agli alleati del Carroccio che, attraverso il responsabile giustizia Matteo Brigandì, hanno risposto con sarcasmo: «Forse rivendica il posto di premier per sé». La frase contestata invece è musica per le orecchie del presidente onorario di Arcigay, Franco Grillini: «Non possiamo che essere d’accordo perché un gay governerebbe nell’interesse di tutti mentre un leghista spaccherebbe l’Italia in due».Insomma, la nuova destra dimostra che salirebbe più volentieri sul carro di un gay pride piuttosto che sul Carroccio. Anche perché, parole di Bocchino: «La Lega non può essere il partito traino della coalizione, rappresenta un terzo del territorio e ha problemi di credibilità internazionale, tipici di tutti i partiti politici limitati in una parte di territorio e identitari. Un partito che fa leva inevitabilmente sull’egoismo».http://www.ilgiornale.it/interni/meglio_premier_gay_che_leghista/14-04-2010/articolo-id=437323-page=0-comments=1