sabato 30 aprile 2011

NERVI TESI,FASCI APPESI

La foto qui sopra non ha nulla a che vedere con stigmate o col periodo pasquale appena finito,me tratta bensì della mano di un compagno accoltellato a Napoli l'altro giorno durante un raid di neofascisti presso l'università campana.
E non è il solo documento dei vari accoltellamenti che si sono verificati in questi ultimi giorni e non solo a Napoli ma pure a Roma e quasi a Milano,ma di quest'ultimo caso ne parlerò più avanti:le altre foto delle slamate dei fasci si possono trovare a questo link di Indymedia Napoli che riporta pure il testo appena prima della foto dei ratti che adesso spiego(http://napoli.indymedia.org/2011/04/30/i-neonazisti-accoltellatori-nelluniversita-e-la-realta-virtuale-dei-mass-media/).
Altro non è che un'immagine dei fascisti appartenenti a varie fogne tipo ca$$a Pound o al nucleo dirlewangert di Torre del Greco(in particolare maglietta bianca,uno degli accoltellatori di cui sopra)che sono andati a trovare all'ospedale il camaratta Enrico Tarantino,proprio quello di cui avevo parlato pochi giorni fa(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2011/04/follow-your-leader.html) ,oltra alla stampa nazionale(non tutta per carità!)resosi protagonista negativo per aver elogiato Hitler nel giorno del suo compleanno:ora è ricoverato col cranio aperto da una picconata piovuta dal cielo,"naturale evoluzione"delle sue azioni,come direbbe Napolitano.
Tale ratto di fogna è presente tutt'ora nelle liste di Lettieri,il candidato sindaco del Pdl alla guida della città partenopea,che ieri è stato"aggredito"come indicato nel primo contributo odierno de"La Repubblica"che mette a fronte una bomba carta e degli studenti accoltellati su due piani diversi come ci si può rendere conto leggendo.
Ora veniamo a Milano dove ieri un gruppo di fognsanovisti ha tentato d'invadere la spazio Guicciardini dov'era in corso la commemorazione del compagno Gaetano Amoroso ammazzato dai neofascisti il 27 aprile 1976,quasi persino incitati dalle forze del disordine a farlo,visto che numerosi testimoni hanno descritto tali impavidi figli di troia(gli sbirri)starsene a braccia conserte a vedere i loro pupilli figli di mignotta(i ratti fognanovisti,che visto il numero dovevano rappresentare interamente sia Milano che provincia)armati di spranghe,bastoni e caschi(e sicuramente lame)sbavare di fronte alla sala.
Che tra la Mo-ratti e De Coratto non si sa chi sia più sceriffo repressore profascista è un dato di fatto,e pure prefetto e questorini digotti sono sullo stesso andazzo è un'altro ancora,ma stavolta i compagni milanesi potevano e dovevano essere di più poiché le merde erano presenti a poche centinaia di metri per la commemorazione di Ramelli...suvvia ieri se volevano avrebbero potuto farci male seriamente!
Comunque è assodato che questo clima scaldato ancor più dai foraggiatori dei movimenti di centro destra a favore di quattro ratti ma armati a tutto punto sta portando ad un'esasperazione degli scontri,che porterà inevitabilmente a qualche vittima,sperando che sia qualche fascio merdoso.

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Bomba carta contro comitato Lettieri.

"Ennesinmo atto vile, ma vado avanti".

L'ordigno eploso a pochi metri dalla sede del Pdl in piazza Bovio. Ieri il candidato a sindaco del centro destra era stato aggredito e insultato. Disordini della notte davanti alla sede dell'università Orientale, sempre nel centro storico, dove alcune persone armate di mazze e coltelli avrebbero tentato di fare irruzione nell'ateneo dove era in corso una festa. Due studenti aggrediti. Aggravate nella notte le condizioni di un militante del movimento di estrema destra coinvolto nei tafferugli di venerdì
Una bomba carta è esplosa a pochi metri dal comitato elettorale del candidato sindaco di Napoli del Pdl, Gianni Lettieri, in piazza Bovio. Molto lo spavento ma non ci sono stati feriti. A riferirlo un candidato al Consiglio comunale del Pdl, Mimmo Vitullo, il cui comitato è proprio vicino a quello di Lettieri. Ieri il candidato sindaco di Napoli era stato vittima di un tentativo di aggressione nel centro antico della citta'. Le indagini della Digos hanno portato all'identificazione di 15 persone sia attraverso l'ascolto di testimoni che le analisi delle foto e dei video che sono stati girati: complessivamente potrebbero essere una ventina le persone coinvolte che rischiano di essere denunciate.

"E' l'ennesimo atto vile di chi non ha cuore la propria città" ha commentato Lettieri. "Il clima è irrespirabile, ma Napoli non merita tutto questo - ha detto - la campagna elettorale non può diventare un campo di battaglia".
Alla domanda se queste intimidazioni possano in qualche modo ostacolarlo, Lettieri ha risposto: "la mia scelta è irreversibile, ho intenzione di continuare ad impegnarmi per la città e per la maggior parte dei cittadini che sono persone perbene
IL VIDEO DELL'AGGRESSIONE A LETTIERI
Lettieri, ieri pomeriggio, ha subito un tentativo di aggressione da parte di decine di giovani dei centri sociali davanti al complesso monumentale di San Lorenzo, nel centro antico della città, dove si era recato per una manifestazione elettorale. Sputi, spintoni, e insulti l'hanno costretto a rifugiarsi all'interno della basilica, scortato dagli agenti della Digos, malgrado i suoi tentativi di parlare con i contestatori.

Ancora scontri tra studenti. Raid con coltelli e mazze da baseball, la scorsa notte nei pressi di Palazzo Giusso, a Napoli: lo denuncia la Rete degli Studenti Universitari che parla di due ragazzi aggrediti. Dopo una giornata, quella di ieri, contrassegnata da aggressioni al candidato sindaco di Napoli per il Pdl, Gianni Lettieri, e prima ancora dagli scontri tra studenti di sinistra e attivisti di CasaPound, la notte scorsa ci sarebbero stati, dunque, altri momenti di tensione.
"A Palazzo Giusso c'era una festa degli studenti universitari - racconta la Rete degli Studenti universitari - sono arrivate sette persone su motociclette e motorini. Due a volto coperto sono rimasti a bordo degli scooter, altri cinque, armati di mazze da baseball e lunghi coltellacci, uno sembrava un machete, hanno cercato di accedere alla festa degli universitari. Non sono riusciti ad entrare e in piazza hanno iniziato a minacciare la folla". "Almeno due studenti sono stati aggrediti con le mazze e pugni - continua - Le condizioni delle persone aggredite non sono preoccupanti, anche se sono andati in ospedale per un controllo, ma è molto preoccupante quello che è successo".

Si aggravano condizioni militante estrema destra. CasaPound invece fa sapere che si sono aggravate le condizioni fisiche di Enrico Tarantino, il responsabile di CasaPound Italia Napoli e candidato alla terza municipalità con la lista 'Liberi per Lettieri', aggredito ieri da circa 20 militanti della sinistra antagonista nei pressi della facoltà di Lettere e colpito ripetutamente alla testa e al volto con un manico di piccone".
"Tarantino, che ha accusato un malore nel corso della notte - si legge in una nota - è stato trasportato urgentemente al Cardarelli, sottoposto a Tac e i sanitari ne hanno disposto il ricovero immediato". "Su quanto è accaduto - sottolinea Emmanuela Florino, coordinatrice regionale di CasaPound Italia in Campania - chiediamo al ministro dell'Interno di accertare eventuali responsabilità della Questura di Napoli, che ora ci deve spiegare i motivi che l'hanno indotta a sottoporre a interrogatorio immediato Tarantino e a trattenerlo per diverse ore in via Medina, quando lo stesso, per le condizioni critiche in cui versava, sarebbe dovuto restare al Loreto Mare come prevedono le norme ospedaliere a seguito di un trauma cranico evidente".
Tarantino, 25 anni, studente universitario, giorni fa, è finito sotto i riflettori della cronaca per aver festeggiato sul suo profilo Facebook il compleanno di Hitler.

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I neonazisti accoltellatori nell’Università e la realtà virtuale dei mass media!
I neonazisti vengono all’Università armati coi coltelli e tre studenti finiscono in ospedale con ferite da taglio che almeno in un caso potevano dare esiti molto più gravi. Un ragazzo infatti si è protetto con la mano da un colpo inferto al bacino, forse si è lacerato un tendine, forse dovrà operarsi, ma certo ha scampato un guaio peggiore! Ecco dovrebbe essere questa la notizia di oggi, una notizia pesante! Ma si fa quasi fatica a trovarla e soprattutto a capirne il senso, il verso, la dinamica… In realtà la narrazione in tempi di elezioni prevede altri spartiti! Quello di Lettieri “aggredito” ad esempio, vittima dell’intolleranza politica… e giù dichiarazioni prestampate di sdegno verso un clima da anni ’70…
Eppure non me lo aspettavo. Per una volta avevo la prospettiva giusta per sintonizzarmi con chi inizialmente sbircia i fatti dal buco di un’agenzia di stampa. Anche a me questi “fatti” arrivavano a spizzichi incompleti, mentre bestemmiavo gli dei delle distanze su un treno che risaliva lentissimo dalla Sicilia. Ero senza una fotografia chiara eppure mi pareva che alcuni pezzi del mosaico fossero autoevidenti!
Riassumendo i fatti assodati: la sera prima compaiono svastiche a profusione sui muri della facoltà di lettere e filosofia insieme ad una scritta minacciosa, quasi una rivendicazione: “Antifascisti vi buchiamo”… il giorno dopo un gruppo di neonazisti di Casapound arriva all’Università ben sapendo che ci sono gli studenti dei collettivi a ripulire le svastiche. Già… le svastiche: il mercato mediatico di questi simboli è assolutamente variabile, in funzione del suo “utilizzatore finale”. A seconda della convenienza del momento si può ripescare la retorica delle grandi occasioni o la più avvilente delle banalizzazioni, Auschwitz o il trucido bonaccione della stanza a fianco…

Ma torniamo a un dato certo:
I neonazisti sono tutti armati di coltello e infatti gli accoltellati sono tutti studenti dei collettivi: uno ha due coltellate alle gambe, un altro ne prende una al braccio per difendersi un fianco, il terzo si vede la mano bucata quasi da parte a parte per difendersi il petto…!!
Anche senza essere un segugio, se ho tra le mani le foto delle minacce e il bilancio di questa vicenda… delle due l’una: o i neonazi girano sempre pieni di coltelli oppure sono venuti a mantenere la “promessa” della sera prima…!!
E invece ecco che arriva il depistaggio semantico! Per le agenzie di stampa e per i siti dell’informazione on-line è stata semplicemente una “rissa”: termine nebbioso e illegibile, ma ottimo per accreditare l’impressione della “corresponsabilità” e degli “opposti estremismi”…
E’ questo il bivio di senso tra due mondi completamente diversi, in cui gli eventi successivi acquistano un segno oppure il suo opposto.

Nel caso della realtà ordinaria lo scandalo e la rabbia degli studenti esplodono e i fatti successivi acquistano un senso. Che lo si condivida o meno. Compresa la contestazione a Lettieri. Nel gruppo degli aggressori armati c’è infatti Tarantino, portavoce locale di Casapound noto alle stampe per i cyber-festeggiamenti del compleanno di Hitler sul suo account di Facebook… ma anche per essere candidato del Pdl di Lettieri nella terza municipalità. E proprio questo gridano rabbiosamente i contestatori al candidato sindaco del Pdl in una scena dura ma in cui non appare niente che legittimi l’uso del termine “aggressione”, nuovo e definitivo depistaggio nell’interpretazione massmediale della giorrnata:
http://www.youtube.com/watch?v=XWidkAWIIfw&feature=player_embedded#at=42
Nella realtà delle agenzie di stampa invece la “rissa” si perde sullo sfondo e insieme ad essa la passione dei giovani neonazisti per le lame. Così come i possibili collegamenti con consimili esibizioni che la medesima organizzazione riproduce, anche in queste ore, in altre parti d’Italia: (http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/04/27/news/centri_sociali_tre_ragazzi_aggrediti_da_militanti_casapound-15434641/)
In questo racconto la contestazione a Lettieri appare perciò improvvisa e del tutto gratuita, volta ad “inquinare” una campagna elettorale altrimenti certo interessantissima… come si può desumere dall’infastidità immediatezza della solidarietà politica bipartisan e copia&incolla.

Utime notizie della notte da piazza San Giovanni maggiore pignatelli:

Poco dopo l’una di stanotte il prosieguo di oggi!? A palazzo Giusso c’è una festa degli studenti universitari: arrivano sette persone su motociclette e motorini. Due a volto coperto restano a fare i pali, altre cinque scendono: sono armate di mazze da baseball e lunghi coltelli molto visibili (uno curvo sembra a tutti un machete)!! Cercano di andare verso la festa degli universitari ma di li non si riesce a entrare, allora curvano verso piazza S.Giovanni Maggiore Pignatelli, minacciando con gli enormi coltelli la folla che rimane in gran parte comprensibilmente impietrita. Quando alcune persone si avvicinano per farli andar via, mentre volano delle bottiglie, due delle cinque persone armate (ancora due col volto coperto, mentre le altre tre sono a volto scoperto) da dietro sembrano indicare agli altri tre chi colpire. E almeno due studenti vengono aggrediti con le mazze e pugni, mentre gli enormi coltelli fanno da deterrente a chi altro cerca di avvicinarsi. Infine i sette scappano, il raid è compiuto!
Le persone aggredite stanno bene, ma è molto preoccupante la situazione!
La relazione con la giornata di oggi ci appare evidente: qualcuno si sente più legittimato a colpire (anche per la sostanziale diminutio mediatica dell’aggressione coi coltelli operata dai neofascisti all’Università) e le convenienze della campagna elettorale potrebbero aver fornito senso di copertura e averli saldati con altro tipo di personaggi…


Blitz alla celebrazione di sinistra.


La polizia ferma dodici neofascisti.
Gli estremisti di destra tentano un blitz allo spazio Guicciardini dove erano già comparse insulti e croci celtiche e dove era in programma il ricordo di Gaetano Amoroso ucciso nel '76

di SANDRO DE RICCARDIS

Croci celtiche allo spazio Guicciardini.

Accuse, minacce, offese sui muri e croci celtiche. Fino alle tensioni allo spazio Guicciardini, in via Macedonio Melloni, ieri sera dopo le 20: sessanta militanti di Forza Nuova lasciano piazzale Susa e la fiaccolata per Sergio Ramelli, il militante del Fronte della gioventù ucciso 35 anni fa, e iniziano a lanciare petardi e fumogeni contro una trentina di antifascisti che commemorano Gaetano Amoroso, lo studente di 21 anni ucciso a coltellate da neofascisti il 27 aprile 1976. Alla fine dodici ragazzi di Forza Nuova vengono fermati e portati in questura.

Una decina di minuti di scontro a distanza, con la polizia che separa i due gruppi, sempre più pericolosamente vicini. Un automobilista che dalla sua auto grida "Viva i partigiani", rischia il linciaggio dei camerati e viene salvato dalla polizia. Proprio sulle pareti dello spazio Guicciardini, la scorsa notte sono apparse sette croci celtiche e frasi ingiuriose. Poche ore dopo un'altra polemica scoppia per il divieto della questura - poi rientrato - di deporre una corona di fiori in via Uberti, dove è stato ucciso Amoroso. Per tutta la giornata la vicinanza tra l'appuntamento della sinistra in via Melloni e quello della destra in piazzale Susa in ricordo di Sergio Ramelli, morto a 18 anni in un agguato di Avanguardia operaia, ha preoccupato istituzioni e forze dell'ordine.

Eppure la giornata era iniziata con l'auspicio della fine dell'estremismo ideologico, con la consegna in Provincia delle borse di studio agli studenti per le tesi sul tema "Anni dell'odio '69-'80. Mai più giovani uccisi per un'idea". Lavori premiati da una giuria presieduta dal direttore della Stampa Mario Calabresi, figlio del commissario di polizia ucciso da Lotta Continua nel 1972. Dopo il contatto ravvicinato tra antifascisti e militanti di Forza Nuova, il segretario della Cgil Onorio Rosati ha criticato la gestione dell'ordine pubblico. "Sembra incredibile che un gruppo di cinquanta persone con i bastoni sia riuscito ad arrivare fin qui" dice Rosati. Attacca anche Matteo Mauri, capogruppo del Pd a Palazzo Isimbardi. "Una manifestazione pacifica è stata interrotta da un attacco squadrista di un gruppo che, inneggiando slogan fascisti e lanciando fumogeni, ha aggredito con insulti i partecipati. Ci aspettiamo da parte di istituzioni e partiti una condanna ferma".

venerdì 29 aprile 2011

SISTEMA DEMOCRATICO ITALIANO SEMPRE PIU' FALLIMENTARE

Gli eventi estranei ma accavallatisi alle celebrzaioni del 25 aprile(taciute dal centrodestra al potere nel regime Italia)sono stati importanti e degni di una breve riflessione,e mi riferisco a due tra le maggiori cariche dello stato,ossia Napolitano e Berlusconi.
Il presidente della Repubblica che praticamente avvalla la guerra in Libia con la partecipazione del nostro paese in prima linea(adesso con legittimità di bombardare)asserendo che questo fatto sia la naturale evoluzione dal mandato dell'Onu,fa a pugni con la nostra Costituzione che già prima solo con il nostro appoggio logistico era già stata calpestata(l'Italia ripudia la guerra).
Invece il neoduce candidamente afferma che il referendum sul nucleare venga rimandato poichè la popolazione è stata troppo plagiata dagli ultimi avvenimenti tragici in Giappone:ovvero togliere la sovranità popolare che è stata autorizzata con milioni di firme.
Altro evento topico di queste ore è una proposta di legge di quel simpaticone di Quagliarello,non quella in cui si prevede l'ingresso del reato di stupro"di lieve entità"(emendamento 1707,vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/06/1707-volte-merde.html) ,ma bensì la proposta di una nuova legge che in pratica taglierebbe fuori il terzo polo in quanto si darebbe un cospicuo premio di maggioranza anche al Senato e non solo alla Camera dei Deputati,con l'aggravante di blindare le liste in base alle scelte di partito non facendo esprimere così la preferenza agli elettori.
Ed in questo gioco entra il Pd all'opposizione che vede di buon occhio tale proposta e che quindi decide di non mettere i bastoni tra le ruote alla maggioranza nel caso della guerra in Libia,un bestiario politico che è pure il titolo dell'articolo proposto e tratto da"Senza Soste"in cui il breve riassunto fatto da me assume caratteri più comprensibili!

Bestiario. La sovranità scippata al popolo tra referendum, guerra in Libia e nuova legge elettorale.
Due cose mi sorprendono: l'intelligenza delle bestie e la bestialità degli uomini. (Tristan Bernard).

Sbaglia chi crede che le cosmicomiche dichiarazioni di Berlusconi dedicate al referendum sul nucleare siano frutto delle pensate di un battitore libero, per quanto potente, che cerca in qualche modo di uscire dall'angolo. Nella stessa giornata che segna un giorno storico per la democrazia italiana, con un premier che dice pubblicamente che il referendum va evitato perchè il giudizio popolare (quindi sovrano) è negativo, si è detto di più e nel suo genere di meglio. Nel cortese recinto di Sky economia, un ottimo osservatorio per capire il mainstream, commentando Berlusconi si è affermato esplicitamente che il popolo non deve decidere su questi (ed altri) temi. Così si finisce per affermare semplicemente quello che ogni manager sostiene: non si possono avviare società e cantieri quando c'è la volontà popolare di mezzo. Quindi, togliamo la volontà popolare.

Ma se, in caso di nucleare, il popolo non può decidere il parlamento non può votare in caso di guerra. E siccome è pubblico che la maggioranza esprime posizioni diverse sulla Libia, il principale partito d'opposizione si adopera perché questa spaccatura non maturi in parlamento. Perché il presidente della repubblica, che da quel partito proviene, ha parlato di bombardamenti come "naturale evoluzione" della mozione Onu. E sul solare sentiero dello sviluppo della natura non si possono mettere gli incidenti parlamentari. E qui una breve riflessione. A lungo si è parlato del caso italiano come di una malattia populista. Eppure qui il populismo, a parte la Lega, lo rifuggono tutti. Niente referendum, nessun voto del parlamento che è espressione della sovranità popolare.

Ma c'è anche un non detto che sta emergendo in queste ore che aiuterebbe a capire la volontà del Pd di non mettere in difficoltà la maggioranza sulla Libia. Qualcosa di più mondano e ristretto dei mitici "impegni internazionali", per dire come Napolitano chiama i bombardamenti della Libia e l'occupazione coloniale dell'Afghanistan.
Il senatore Quagliariello, non proprio una figura secondaria nel Pdl, infatti presenterà a breve una nuova legge elettorale: "Riforma per far vivere il bipolarismo, ecco la ghigliottina per Fini".
Legge che, secondo diversi calcoli fatti sul calendario parlamentare, dovrebbe essere approvata per settembre-ottobre. In poche parole, la legge Quagliariello, al contrario dell'attuale, introdurrebbe un premio di maggioranza anche al Senato. L'attuale differenza tra legge elettorale alla Camera, che prevede il premio, e al Senato, che non lo prevede, è la condizione di esistenza di un terzo polo.

Il quale esplicitamente teorizza, una volta arrivati alle elezioni, di allearsi con chi vince alla Camera aiutandolo ad ottenere una maggioranza al senato (che, con l'attuale legge, è praticamente impossibile da ottenersi con tre schieramenti di cui uno almeno al 10 per cento).

Non c'è dubbio che, urla della propaganda a parte, questa legge se vedesse la luce sarebbe di utilità anche per il Pd. Esaurirebbe il margine di manovra del terzo polo. Che finirebbe per dover scegliere tra uno schieramento e l'altro e, forse, anche per scindersi. Non a caso in queste settimane sono partite manovre diplomatiche, vedi la recente intervista di Saverio Romano a Repubblica, che prefigurano già i candidati premier per le prossime elezioni. Alfano per il centrodestra e Renzi per il centrosinistra, così recita Romano. Al di là dei nomi, che in Italia ballano come in nessun altro paese, in questo contesto è chiara l'intenzione diplomatica. Tentare di offrire da destra una sponda al Pd, sulla nuova legge elettorale, nel comune interesse di rafforzare un dispositivo bipartisan di potere.

La guerra è un ottimo banco di prova per questo lavoro diplomatico. Non permette di fare cadere governi e rafforza le intese tra gruppi parlamentari di diversa sensibilità. Poi, tra qualche settimana ci saranno le richieste di Tremonti (che Bersani vedeva pubblicamente presidente del consiglio) sulle manovre di bilancio. Certo, il lavoro da fare è molto, il terreno politico esplosivo. Improvvisamente, tra processi, veti incrociati e crisi di ogni genere, può accadere qualsiasi cosa che impedisce la nascita di una legge Quagliariello. Ma le condizioni per la nascita di un nuovo mostro del bestiario italiano ci sono. Anche perchè la proposta di legge Quagliariello prevede un'elezione di deputati e senatori su liste completamente blindate e decise dalle segreterie (a differenza di oggi dove la blindatura è alla camera). Così ci si solleva dall'incombenza di far scegliere il popolo e, in seconda battuta, anche dal parlamento. Visto che sia la Camera che il Senato sarebbero interamente determinate dalla nomina, a monte, di ristretti comitati di interesse.
Così scorrono le storie nella primavera 2011, in questo paese. E se questa finirà presto non dubitate. Il bestiario italiano è fecondo di narrazioni.

ps. Anche nelle situazioni di farsa conclamata, la tragedia ha un suo peso storico. E' così la guerra di Libia ci farà capire l'evoluzione del sistema politico italiano. Ecco le dichiarazioni di Bersani al Corriere della Sera sulle divisioni nel centrodestra sulla questione libica.
http://www.corriere.it/politica/11_aprile_27/bersani-maggioranza_4c34161e-70a3-11e0-8d74-1cfa48373a9c.shtml
Non c'è richiesta esplicita di dimissioni per un governo che, parole di Bersani, non ha maggioranza. Per adesso il PD prova a replicare, a parti invertite, l'intesa tra centrodestra e centrosinistra che in materia di politica estera ha tenuto in piedi i governi Prodi e D'Alema sulla vicenda albanese e quella jugoslava. Domani, si vedrà. Di sicuro dal sentieri libico passano molte risposte agli interrogativi sulle prossime svolte a destra del sistema politico italiano.

(red.) 27 aprile 2011

giovedì 28 aprile 2011

I CASI DI GUGLIARDO,CONCUTELLI(E BATTISTI).

Comincio il post odierno con un aneddoto che mi riporta nello Yemen quando qualche anno orsono discutemmo con una nostra guida di un fatto che spesso accade nello stato della penisola arabica.
Un nefasto giorno la guida investì ed uccise una persona e come da tradizione si recò dalla famiglia della vittima mettendo nelle loro mani il suo destino:ovvero venire ucciso per vendetta oppure dietro un risarcimento in denaro e beni avere salva la vita.
Data l'ovvietà della risposta in quanto ci raccontò tale fatto vorrei agganciarmi a tal discorso tanto in uso nello Yemen ed in parte del mondo islamico e che era in voga anche da noi qualche centinaia di anni fa,una sorta di occhio per occhio o legge del taglione.
Perché da qualche tempo nel caso di due casi giudiziari chiusi ma con comunque delle pene detentive ancora in atto si tende a tornare a decisioni simili:parlo dei casi del brigatista Guagliardo e del neofascista Concutelli "riabilitati"dai parenti delle persone uccise da loro,ossia rispettivamente dalla figlia del sindacalista Guido Rossa e dal figlio del magistrato Vittorio Occorsio.
Raffronto ovviamente basato non sullo scambio di denaro e di ricchezze ma con anni passati in carcere al posto della vita dei colpevoli.
I sentimenti personali dei discendenti di queste due figure non li posso commentare,posso solo dire come i due casi abbiano avuto una diversa eco nei massmedia nazionali e che comunque a differenza del caso Battisti come presenza televisiva non si avvicinano nemmeno per poco come percentuale di rilevanza comunicativa a quest'ultimo caso.
Sia il ratto di fogna che il brigatista avranno avuto i loro interessi a far fuori chi di dovere e ne avranno accettato le conseguenze,sottolineando comunque,senza giustificare più di tanto,il fatto che il terrorismo stragista nero per efferatezza e vigliacchieria sia stato almeno dieci spanne sopra a quello rosso,che a differenza di quello fascista a torto o ragione colpiva solo il bersaglio principale e non degli innocenti a caso.
Entrambi gli articoli sono tratti da"Senza Soste",mentre fornisco un link per rinfrescare la memoria sul caso di Cesare Battisti:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/search?q=cesare+battisti.

Sabina Rossa a favore del rilascio degli esecutori del padre.
Nei giorni scorsi, commentando la liberazione per motivi di salute di Pierluigi Concutelli, ci siamo occupati sia di Concutelli che del fermo immagine anni '70 con il quale i media, e le istituzioni, leggono tutte le vicende che riguardano i reduci di sinistra di quella stagione. Adesso esce la notizia del giudizio favorevole della figlia di Guido Rossa, Sabina che è parlamentare del Pd, al rilascio di Vincenzo Guagliardo, uno degli esecutori materiali del padre, e della moglie Nadia Ponti. Lo schema della notizia è lo stesso che indicavamo nell'articolo su Concutelli e Battisti. I media dispongono i parenti prossimi dell'ucciso come autorità morale rispetto al giudizio da dare sul trattamento giudiziario dei condannati. Piaccia o non piaccia si tratta di una riedizione del concetto medioevale di giustizia per cui l'ultima parola, nei confronti dell'imputato, spettava ai consanguinei della vittima. Siccome il tema riguarda l'intera società, e non solo questioni private, si tratta piuttosto di restuirlo ad una dimensione pubblica.

Le parole della Rossa aprono però ad una rilettura del problema dei reduci di sinistra della stagione degli anni di piombo. E più complessivamente al problema della durata storica di linguaggi, pratiche, liturgie della stagione dell'emergenza. Che, come la guerra, sembra non avere fine.

(red) 27 aprile 2011

la fonte

(IAMM) Roma, 27 Apr. 2011 - Vincenzo Guagliardo, membro delle Brigate Rosse genovesi, che il 24 gennaio del 1979 uccise, con Riccardo Dura e Lorenzo Carpi, l'operaio dell'Italsider di Genova e sindacalista della Cgil Guido Rossa, da ieri è in libertà condizionale per decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma. Insieme a lui, anche sua moglie, l'ex terrorista, Nadia Ponti. Erano stati arrestati entrambi nel 1980 e già potevano usufruire del regime di semilibertà. La notizia del rilascio degli ex teroristi è stata accolta con commento positivo dalla filia del sindacalista Rossa, Sabina, che all'Ansa ha voluto precisare come la decisione dei magistrati sia stata "gesto di civiltà".

Sabina Rossa, parlamentare del Pd, ha parlato di "decisione giusta", spiegando come "nel nostro paese nessuna pena può essere a vita e io stessa mi sono spesa per il rispetto di questo principio di democrazia.

Perché Concutelli sì e Battisti no? Una risposta inquieta.
Nei giorni si scorsi si è aperto pubblicamente un dibattito sulla concessione dei benefici della riduzione della pena a Pierluigi Concutelli, storico esponente del fascismo stragista italiano degli anni ’70. Se ne sono occupati i media principali del paese, per quanto in sezioni riservate, e ha preso la parola Eugenio Occorsio. Si tratta del figlio del magistrato Vittorio Occorsio ucciso, e rivendicato politicamente, proprio da Concutelli il 10 luglio 1976. Eugenio Occorsio è un giornalista di Repubblica e, sulle pagine del quotidiano romano, ha scritto queste parole: “occhio per occhio non è una regola, è l’opposto delle regole. È questa la differenza tra chi è membro di una società civile [… ] e chi invece ha scelto di starne ai margini come i terroristi”.

Eugenio Occorsio ha quindi scelto concetti schematici e parole molto semplici per mettere in discussione la necessità dell’ergastolo anche nel caso di un fascista conclamato, omicida e niente affatto pentito. Definisce così un’idea di società civile in cui la giustizia si norma attorno al problema della reale pericolosità di un individuo, in un momento storico diverso da quello del processo, non attraverso criteri di vendetta. Mette insomma in discussione il mito della certezza della pena. L’ergastolo a Concutelli a lungo ha avuto senso, seguendo le parole di Eugenio Occorsio, ma oggi non più. La certezza della pena di un processo degli anni ‘70 assumerebbe così oggi il sapore dell’inutile rivalsa del passato sul presente.
Le parole di Eugenio Occorsio mostrano una istintiva repulsione verso un criterio di giustizia comunemente definito tribale o medioevale. L’accenno all’occhio per occhio è semplice quanto chiaro e forte nel significato che assume. Si tratta però di rendersi conto che la società italiana, quando si è trattato di esponenti di area politica opposta a quella di Concutelli, si è data criteri di giudizio e di condanna decisamente tribali ed espressi sempre in modo compiaciuto.

Lo stesso fatto che la parola decisiva su Concutelli l’abbia data Eugenio Occorsio, figlio del magistrato ucciso, rivela il carattere pubblicamente tribale di questa concezione della giustizia. Foucault nei seminari di San Paolo del Brasile ricordava come l’istituzione della parola decisiva, sul destino delle sorti del condannato, da parte dei consanguinei dell’ucciso fosse uno dei tratti distintivi della giustizia medievale. Infatti da trent’anni le parole decisive in materia di giustizia su questo genere di temi non sono dei giuristi, dei filosofi, degli scrittori ma dei parenti. Neanche tutta la rete di esperti a seguito dei dispositivi di trattamento tecnologico del crimine, che cercano di rendere scientifico il loro discorso a cavallo tra la psicologia e la criminologia, può qualcosa di fronte alla parola dei parenti medialmente diffusa. Più che di società civile si tratta quindi di emergenza di un’area di comportamenti neotribali e mediali che, in nome della sofferenza dei parenti, si è impossessata di temi che non sono privati ma riguardano l’intera società. E sulla spettacolarizzazione della sofferenza dei parenti i media italiani, Repubblica in testa, hanno prima aperto un genere, sia letterario che televisivo, poi l’hanno sviluppato sino all’attuale fase di estremo manierismo. Siamo così di fronte ad una più che trentennale santa alleanza tra il familismo, i cui drammi privati chiedono di essere elevati a criterio di giudizio universale, e l’effetto dolore che nei media alza sempre audience e fatturato.

Eugenio Occorsio ha di fatto rotto questi schemi anche se la sua parola è decisiva proprio in virtù dell’egemonia storica di questa santa alleanza. Definisce in questo modo un’idea di giustizia sulla quale bisogna riflettere. Concutelli, per quanto fascista e omicida, non è Eichmann e nemmeno Priebke. Su di lui non si applicano i criteri del male assoluto per cui la persecuzione della giustizia cessa solo con l’estinzione del perseguito. Si può essere d’accordo su queste conseguenze delle parole di Eugenio Occorsio. La persecuzione dei nemici dell’umanità, quali sono fascismo e nazismo, deve conoscere una gradualità dettata dalla contingenza storica e dal tipo di società nella quale ci troviamo. Assimilare Concutelli, che chi scrive trova persona assolutamente spregevole, a Eichmann non ha senso. Non perché entrambi non siano nazisti ma perché riproduce una logica di continua emergenza e di tribunali speciali che, se reiterata, fallisce come forma di governo della coesione sociale. La concezione del nazismo come male assoluto nasce dopo una guerra che ha prodotto cinquantacinque milioni di morti, di cui sei milioni nei campi di sterminio. Concutelli, in quest’ottica, è il residuo storico di una guerra civile a bassa intensità che si è dispiegata in questo paese lungo tutti gli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80. Si possono trovare altri criteri di giustizia rispetto ad Eichmann.

Ma se Concutelli non è Eichmann cosa è Cesare Battisti? Quale caso rappresenta?

A sentire due grandi, ma veramente grandi, esponenti della cultura italiana, come Umberto Eco e Adriano Prosperi, se non si tratta di Eichmann perlomeno si tratta di Priebke. Recentemente sia Eco che Prosperi hanno infatti affermato che il governo Berlusconi non ha credibilità perché non è riuscito ad assicurare alla “giustizia” (parole loro) Cesare Battisti. L’ex militante dei Pac, riparato all’estero dal 1981, e nel frattempo divenuto uno scrittore di successo per Gallimard. Ora sia Eco che Prosperi non solo conoscono benissimo l’importanza, e il prestigio, di Gallimard nell’editoria globale ma hanno anche gli strumenti per valutare un terreno importante e scivoloso. Ovvero il grado di pericolosità sociale di uno scrittore dalle sue opere e l’evoluzione, culturale e anche psicologica, tra il Battisti di oggi e quello della Milano della fine degli anni ’70.

Bene, sia per Eco che per Prosperi, Battisti è rimasto al fermo immagine di quegli anni. Le sue opere, e il fatto che abbia pubblicato per una casa editrice patrimonio della cultura globale, non contano. Non se ne sono nemmeno occupati. Mentre le condizioni di salute di Concutelli, fascista irriducibile, inducono a rivedere la sua situazione detentiva le opere e l’ottima salute culturale di Battisti non sbloccano questo fermo immagine vecchio di oltre trent’anni. Nonostante che sia Eco che Prosperi siano ospiti frequenti delle pagine di Repubblica. La stessa testata che ha pubblicato l’inervento di Eugenio Occorsio e per la quale il figlio del magistrato ucciso lavora. Ma perché l’operazione di contestualizzazione storica della figura di Concutelli funziona e quella di Battisti no?

Il punto decisivo per rispondere non sta nel fatto che Concutelli ha subito una lunga detenzione mentre Battisti ha alternato carcere, evasione e latitanza. Oggi si tratta di dettagli. Non è un dettaglio invece il fatto che ormai ci troviamo di fronte ad un rovesciamento completo delle concezioni del male assoluto. Per cui dai Concutelli, e quindi da destra, la concezione del male assoluto da perseguire in modo permanente, senza mai smobilitare, si è infine spostata ai Battisti e cioè a sinistra. Siamo quindi al fermo immagine non tanto di Battisti ma della fine degli anni ’70. Il lessico della giustizia e della politica ufficiale italiana è infatti fermo da qualche parte, tra il caso Moro e quello Cirillo, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. In questo senso si comprende come il fascismo non sia sentito come problema perché non lo era nell’agenda politica ufficiale di quel periodo specifico. Un pericolo storico per la società italiana, perché messo tra parentesi durante un breve lasso di tempo, viene così cancellato come tale. Si arriva quindi al paradosso di negare una soluzione politica a sinistra, per chi ha cominciato una guerra civile a bassa intensità come risposta a Piazza Fontana, e di favorirla per chi, in quegli anni, stava dalla parte degli stragisti che misero la bomba alla Banca dell’Agricoltura a Milano. Il patetico caso dei manifesti sulle “BR in procura a Milano”, che contiene tanti di quei rovesciamenti della realtà da far venire le vertigini, si spiega proprio in quest’ottica. Perché ancora oggi è politicamente vincente chi si impadronisce del linguaggio delle istituzioni emerso durante quel preciso, e limitato, momento storico. Perché quello è stato un momento in cui i partiti hanno prodotto una coralità legittimata di intenti, e ricevuto un consenso maggioritario, che ancora oggi si intende clonare e replicare anche oltre il preciso momento storico che l’ha generato. Come abbiamo visto negli anni scorsi la clonazione di quel linguaggio ha travolto ogni confine del ridicolo: sono stati, in modi diversi, accusati di fiancheggiare il “terrorismo rosso” soggetti come i social forum, la Cgil (!), la Fiom, Beppe Grillo, persino le uova sono state equiparate alla P38, per non parlare di Facebook definito “pericoloso come i gruppi extraparlamentari degli anni ‘70” dal presidente del Senato in un discorso ufficiale.

Ecco perché Concutelli si e Battisti no. Si va ben oltre l’ideologia della partita doppia che voleva assimilare fascismo e comunismo. Nell’ eterno fermo immagine della fine degli ’70, attorno al quale si sono cristallizzati i linguaggi della politica ufficiale, il male assoluto sta a sinistra. Per la destra si possono quindi trovare parole di umana comprensione. E così esponenti di un partito al governo, La Destra di Storace, possono festeggiare il compleanno di Hitler e attaccare il 25 aprile. Contro di loro, e contro chi ha messo a Roma un manifesto che esalta lo squadrismo, solo rumori di fondo. Provate pubblicamente a sventolare il numero de L’Espresso dei primi anni ‘80, non di Controinformazione, che parla delle torture ai militanti del movimento alla Procura di Milano durante il periodo di Cesare Battisti. E vedrete se ci sarà un rumore di fondo oppure se un intero dispositivo politico, culturale, mediatico non si muoverà contro di voi. Per fermarsi solo quando vi sarete arresi e avrete negato le vostre stesse parole. Avrete sperimentato così qual è il male assoluto per la società italiana ufficiale di questi anni. Non il fascismo, s’intende.

“Quando c'è una sospensione dei combattimenti veri e propri, esiste un tipo di guerra che non dà tregua, giorno e notte, e cioè la guerra di propaganda”. (George Orwell)

per Senza Soste, nique la police

mercoledì 27 aprile 2011

GRAZIE TOSCANA!

Il weekend pasquale che è coinciso con la festa della Liberazione è andato strepitosamente molto bene grazie soprattutto all'eccelsa compagnia e all'ospitalità ricevuta dai compagni toscani,in egual misura sia da quelli fiorentini che da quelli toscani.
Tra discussioni,visite culturali e gastronomiche,bevute,musica e tanta simpatia si è voluto ricordare che il 25 aprile non è una ricorrenza ma una data,come scritto precedentemente,da onorare e da esaltare per tutti i giorni dell'anno.
Poi in questi giorni c'è sata l'apoteosi con serate ad hoc sia in Firenze al Cpa Fi-sud che a Galluzzo alla Casa del Popolo,proseguita in Fortezza Nuova a Livorno,con una voglia di far festa e di lottare che fa ben sperare per il futuro del mondo anifascista e nel complesso si sono visti giovani e meno con una gran entusiasmo,avanti così!
Vorrei concludere rinnovando i ringraziamenti ai compagni  di viaggio e a tutti quelli che si sono incontrati,sia vecchie che nuove conoscenze,davvero grazie di esistere!
(Articolo tratto da"Senza Soste").
25 aprile antifascista in Fortezza Nuova.
Partigiani sempre.

Oggi, 25 aprile, il gruppo Antifascisti Labronici ha occupato simbolicamente la Fortezza Nuova per ricordare la Liberazione dal nazi-fascismo.

Il nostro gruppo è un insieme di realtà del movimento Livornese che si riconoscono nei valori della resistenza comunista e nella lotta partigiana.
Questi valori sono oggi più che mai attuali. Da destra e da sinistra questa giornata sta diventando sempre di più un fardello di cui disfarsi. Le commemorazioni istituzionali hanno ormai perso il loro significato antifascista e di progresso sociale.
Partiti come la Lega Nord e il Pdl attraverso il revisionismo storico cercano,ad esempio, di equiparare i combattenti partigiani ai repubblichini, vorrebbero eliminare dalla costituzione la disposizione che vieta la ricostruzione del partito fascista.
Durante la giornata abbiamo deciso di ripassare la vecchia scritta MSI Fuorilegge.
Anche se questo partito non esiste più, sono sempre più numerosi i gruppi e i soggetti ,nati anche dallo scioglimento del MSI.
Lega Nord CasaPound, Forza nuova, FiammaTricolore, sono tutt'oggi attivi e portano avanti sentimenti di discriminazione, razzismo e xenofobia.
La storia di cui facciamo parte ci obbliga a non abbassare mai la guardia e continuare a lottare attraverso anche l'antifascismo militante, contro qualsiasi tentativo di diffusione delle loro idee e pratiche fasciste.

Antifascisti Labronici

venerdì 22 aprile 2011

PREPARATIVI PER IL 25 APRILE

Tempo di appuntamenti in vista del 25 aprile sessantaseiesimo anniversario della Liberazione dell'Italia dall'oppressione nazifascista,data che oggi più che mai ha una valenza storica solo se non la si utilizza esplicitamente solo per questa data ma per i restanti 364 giorni dell'anno.
Propongo in attesa di lunedì che coincide con la Pasquetta un evento che si terrà domani sera a Firenze al Centro Popolare Autogestito Fi-sud dove si festeggerà la giornata nazionale del popolo basco,occasione per far festa assieme a compagni di tutta l'Italia e baschi,con concerti,cena e presentazione di documenti e materiale propagandistico.
A seguire per la giornata della Liberazione l'evento che si terrà a Crema nonostante che pure quest'anno il regime Bruttomesso non abbia voluto far organizzare dall'Anpi la manifestazione in ricordo dell'anniversario,
mentre nella locandina in basso vi è la Braciata Popolare che si terrà a Livorno in Fortezza Nuova.
Che sia un weekend di festa e di lotta se serve,perché i ratti di fogna sono sempre lì con i loro occhietti vitrei nascosti sotto i tombini e noi dobbiamo essere pronti a ricacciarli subito dentro che loro stanno bene lì.
Buon 25 aprile a tutti gli antifascisti!

23 aprile 2011 - Aberri Eguna, il giorno della Patria Basca.


Organizzano Euskal Herriaren Lagunak di Firenze.

Ore 20.00 - Aperitivo e presentazione del dossier sulla resistenza basca.

Ore 21.00 - Cena popolare.

A seguire, concerto con GuestSka, Sistah Kinky, Ghetto Blaster, BanPay Crew.

Durante la serata lotteria a premi.

"Denok eman behar dugu zerbait, gutxi batzuk dena eman behar ez dezaten".
"Bisogna che tutti facciano qualcosa perché pochi non debbano dare tutto"(almeno credo che la traduzione possa essere questa!)

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Il 25 aprile non è una ricorrenza

Ora e sempre RESISTENZA!

66 anni fa grazie allo sforzo di masse di giovani, studenti e lavoratori, e grazie alla lotta partigiana il fascismo veniva sconfitto dopo 20 anni di violenze, repressione, crimini e sfruttamento.
Con la giornata della Liberazione intendiamo ricordare quella data, ma anche portare avanti quella lotta rivoluzionaria che fu la Resistenza e continuare a combattere contro il fascismo, in qualsiasi forma ci venga presentato, e contro il razzismo, la repressione, e lo sfruttamento che in continuazione ci vengono imposti dalla classe dirigente.
Per questo il 25 aprile saremo ancora in piazza.

LUNEDÌ 25 APRILE ORE 9.00
PIAZZA DUOMO A CREMA
MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA

sarà presente esposizione della mostra - documentario

“TESTA PER DENTE”

CRIMINI FASCISTI IN JUGOSLAVIA 1941/1945
IMMAGINI e TESTI dai TERRITORI OCCUPATI
e dai campi di concentramento italiani per civili slavi

ore 13.00 pranzo popolare e grigliata

c/o SPAZIO POPOLARE LA FORGIA

Via Mazzini, 24 - Bagnolo Cremasco (CR)

FOLLOW YOUR LEADER

Che emulatori di uno dei più grandi personaggi negativi della storia dell'umanità(anche se di umano aveva proprio zero),Adolf Hitler,siano sparsi un poco ovunque nel mondo è un dato di fatto,sul lato di un loro possibile recupero ci stiamo lavorando,al limite se proprio dovessero essere coerenti col padre del nazismo allora dovrebbero estinguersi come lui fece sparandosi in testa.
Che è stata,resta e sarà la miglior cosa che un nazista possa fare,uccidersi senza però colpire anche altre persone come spesso è accaduto nel mondo e soprattutto nelle scuole statunitensi dove nel giorno del compleanno dell'arianissimo Hitler si sono verificate delle stragi.
Dopo la doverosa premessa oggi i due articoli sono tratti da Repubblica.it(il secondo segnalato da Indymedia Lombardia),dove nel primo si parla di italianissimi stronzi che fanno gli auguri all'infamissimo mentre nel seguente c'è la presentazione di un libro edito in Germania che parla delle esecrabili gesta dei nazisti.
Il primo contributo parla nello specifico di due appartenenti alla Gioventù italiana(Mattia Salina e Francesco Erwin Poggi,oltre al cassapoundista Enrico Tarantino,chi li conosca li eviti o ci pensi su un pò sul daffarsi),dirigenti e candidati ad elezioni comunali che si vantano di essere adoratori del fuhrer e di scattare foto davanti alla camera dei deputati esibendo il saluto romano.
Questi figliocci de La Destra di Storace hanno poi cercato di nascondersi cancellando il loro profilo da Facebook ma sono stati sorpresi da un dirigente dei Verdi che ha denunciato il tutto:sono pure spariti dagli organigrammi della loro associazione letamaica(ora sono rimasti in tre-quattro deficienti).
A seguire c'è la presentazione del libro"Soldaten, Protokolle von Kaempfen, Toeten und Sterben", cioè "Soldati, protocolli del combattere, dell'uccidere e del morire",un malloppone che documenta centinaia di testimonianze dei prigionieri tedeschi incarcerati dagli alleati che è un campionario di nefandezze e di orrori cui i protagonisti appartenenti alla Wehrmacht si vantano d'aver compiuto.

E' il compleanno di Hitler,i nazisti allo scopertoIn Rete messaggi firmati da simpatizzanti di movimenti legati alla destra estrema, o da iscritti e persino dirigenti di movimenti politici, candidati alle elezioni comunali. Con nome e cognome. Grandi protagonisti, i giovani dirigenti della Destra.

di MARCO PASQUA

Per i neofascisti, quella del 20 aprile è una data da ricordare e da celebrare: quel giorno, nel 1889, nasceva, a Braunau am Inn, Adolf Hitler. Ogni anno, sulle pagine web - dai forum, ai blog fino ai social network - è un susseguirsi di messaggi inneggianti all'uomo responsabile della morte di milioni di persone. Sono firmati da simpatizzanti di movimenti legati alla destra estrema, o da iscritti e persino dirigenti di movimenti politici. Fino ai candidati alle elezioni comunali.

Su Facebook, ad esempio, si trovano dediche al Führer anche sui profili dei responsabili di Gioventù italiana, il movimento politico giovanile della Destra di Francesco Storace. Mattia Salina, membro della segreteria nazionale e coordinatore regionale del movimento in Lombardia, scrive stamattina: "Oggi nasceva uno dei più grandi personaggi del Novecento. Alles gute zum Geburstag. Ora e sempre 88". Quest'ultima formula, molto frequente tra le formazioni neonaziste, sostituisce la frase "Heil Hitler" (il numero 88 sta per "HH"). Una simpatia, quella del giovane militante, classe 1986, che si ritrova anche negli album fotografici, nei quali spiccano foto di carri armati nazisti, di Benito Mussolini e celtiche, inviti a boicottare Israele, e molti scatti in cui giovani si esibiscono nel saluto romano.

Uno, in particolare, è stato provocatoriamente realizzato, alcuni giorni fa, davanti alla Camera dei deputati, in pieno giorno: "Questa foto è tanta roba - scrive Mattia nella didascalia - Saluto romano davanti alla camera dei deputati". Auguri di buon compleanno a Hitler anche sulla bacheca del toscano Francesco Erwin Poggi, che, secondo il sito ufficiale di Gioventù italiana, è responsabile nazionale dell'organizzazione. "Oggi un pensiero allo zio che ci ha lasciato. Buon compleanno Adolf", scrive Poggi sul suo profilo. Post subito commentato dai suoi amici: "Sh" (sieg Heil) e "Heil Hitler". Mirko Saracco, segretario provinciale di Gioventù italiana, ad Asti, indica tra le persone che lo ispirano Benito Mussolini e Erwin Rommel (generale scelto da Hitler come comandante delle truppe tedesche in Africa).

A Napoli, invece, un candidato della lista "Liberi con Lettieri" (centrodestra), ha festeggiato il compleanno di Hitler pubblicandone una foto. La segnalazione arriva dal commissario regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che ha denunciato la presenza di "un candidato neonazista" nella lista (si tratta di Enrico Tarantino, protagonista insieme a Casa Pound di un'occupazione di un centro sociale, l'anno scorso). Immagine che adesso risulta essere stata cancellata, anche se sono ancora presenti foto di Hitler, del Duce e altre della Germania nazista.

Tra i forum neonazisti, si segnala quello di Stormfront (sul quale venne anche pubblicata, recentemente, una blacklist di ebrei italiani influenti). In un thread, dedicato ad Hitler, si vuole commemorare "un grande uomo", di cui bisogna ricordare l'"attuale" messaggio di difesa della razza. Decine i messaggi che inneggiano al leader del partito nazionalsocialista, qua definito "il più grande statista del Novecento".

A proposito: la Destra è nell'alleanza del governo presieduto da Silvio Berlusconi.

Aggiornamento ore 20: dopo la pubblicazione di questo articolo, alcuni personaggi citati hanno cancellato il loro profilo Facebook.

Aggiornamento ore 24: i due esponenti di Gioventù italiana sono stati cancellati dall'organigramma sul sito del movimento.

(20 aprile 2011)

I racconti shock dei nazisti "Che gioia uccidere italiani".


I dialoghi dei soldati della Wehrmacht rivelati in un libro da due storici tedeschi. Bambini e donne massacrati: "Ma che pena i cavalli"

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

BERLINO - "In Italia, in ogni luogo dove arrivavamo, il tenente ci diceva sempre "cominciate ad ammazzarne un po'". Io parlavo italiano, avevo compiti speciali". Conversazione quotidiana tra un caporalmaggiore della Wehrmacht e un suo compagno di prigionia, registrata dai servizi segreti alleati durante la seconda guerra mondiale. Una delle tante. Citando e narrando questi documenti, un libro d'imminente uscita in Germania racconta con la precisa freddezza degli storici una realtà agghiacciante, che i tedeschi del dopoguerra, nelle due Germanie e dopo la riunificazione, avevano amato rimuovere: la Wehrmacht non fu l'esercito implacabile ma "pulito" e cavalleresco. Fu nell'animo collettivo pieno complice sia dell'Olocausto, sia dei crimini di guerra.
Ancora una volta la Germania democratica, antinucleare, pacifista fino al no alle bombe contro Gheddafi, rifà i conti con il passato.

"Soldaten, Protokolle von Kaempfen, Toeten und Sterben", cioè "Soldati, protocolli del combattere, dell'uccidere e del morire", s'intitola il libro degli storici Soenke Neitzel e Harald Welzer, in uscita per i tipi della S. Fischer Verlag di Francoforte (524 pagine, 22,95 euro). Un documento nuovo, testimonianza dell'onestà spietata con se stessi con cui i nuovi tedeschi guardano alla loro Storia. Per anni, Neitzel e Welzer hanno studiato oltre 150mila pagine di archivi dell'Intelligence Service britannico e dello Oss americano. Erano le registrazioni dattiloscritte dei colloqui tra prigionieri tedeschi, selezionati a caso dai servizi alleati. I britannici effettuarono l'operazione soprattutto a Trent Park, concentrandosi sugli ufficiali, gli americani a Fort Hunt privilegiando soldati semplici e graduati. Volevano capire la psicologia del nemico, scoprirono l'orrore. Ignari d'essere ascoltati, soldati e ufficiali della Wehrmacht parlavano liberamente, si vantavano a gara tra chi era stato più spavaldo e spietato.

"In un villaggio in Russia c'erano partigiani. E' chiaro che dovevamo fare terra bruciata, uccidemmo donne, bambini, tutto e tutti", dice un soldato a un altro. Oppure, ricordando l'aggressione alla Polonia: "Bombardavamo e mitragliavamo a volo radente attorno a Poznan, volevamo fare tutto il possibile con le mitragliatrici di bordo. Soldati, civili? La gente non mi faceva pena, ma uccidemmo anche cavalli, per i cavalli fui dispiaciuto fino all'ultimo giorno".

Diciotto milioni di uomini, 4 uomini tedeschi adulti su 10, servirono nella Wehrmacht. Queste conversazioni di prigionia tra gente comune, non tra nazisti convinti prescelti nelle SS, narrano l'adesione spontanea alla guerra totale hitleriana. Torniamo ai massacri in Italia: "Il tenente ci diceva, ammazzatene venti, così avremo un po' di pace, alla minima loro sciocchezza via altri cinquanta. Ra-ta-ta-ta con le mitragliatrici, lui urlava, "crepate, maiali", odiava gli italiani con rabbia". Anche altrove: "In Caucaso, se uccidevano uno di noi, il tenente non aveva bisogno di impartire ordini. Pistole pronte, donne, bambini, tutto quel che vedevamo, via!":

Il raptus sterminatore non contagiava solo fanti, bensì anche marinai della Reichskriegsmarine e i piloti della Luftwaffe tanto mitizzati come cavalieri dell'aria. "Col nostro U-Boot affondammo un cargo trasporta-bambini", dice il marinaio Solm nel 1943 a un compagno di prigionia. (Ndr erano le navi con cui i bimbi inglesi venivano portati in salvo dai bombardamenti, in Usa e Canada).
"Tutti affogati? Sì, tutti. E la nave? Seimila tonnellate".

Durante la Battaglia aerea d'Inghilterra, affrontare in duello Spitfires e Hurricanes della Royal Air Force non faceva piacere, ma accanirsi sui civili sì. "Avevamo un cannone da 20 mm, volando bassi su Eastbourne abbiamo visto una festa in una villa, abbiamo sparato, ragazze in abito sexy e uomini eleganti schizzavano via nel sangue, amico mio che divertimento!", si confessano gli ex piloti Baeumer e Greim. Poi c'era il sesso di guerra: "In quella casa a Radom in Polonia", disse il soldato Wallus, "ci portavano con i camion, ogni donna doveva avere una quindicina di noi ogni ora, ogni due settimane dovevano sostituirle". Con le partigiane, ancora più duri, ricorda il militare Reimbold: "In Russia prendemmo una spia, le infilzammo i seni con spini, le infilammo la canna del fucile di dietro, poi ce la facemmo. Poi la buttammo giù dal camion, le tirammo granate attorno, figurati, urlava ogni volta che esplodevano vicino!".

(04 aprile 2011)
repubblica.it

giovedì 21 aprile 2011

L'ASSE TREMONTI-MARCHIONNE

Credo a ragione,ma è solo una mia libera interpretazione,che i fatti che hanno riguardato negli ultimi giorni il ministro Tremonti e l'amministratore delegato Fiat Marchionne siano legati a doppio filo e come sempre magistralmente coordinati dal grande burattinaio,che non è più Gelli ma Berlusconi.
I due articoli tratti da"Repubblica.it"spiegano in dettaglio quello che sta accadendo in Italia in questi giorni,o almeno le dichiarazioni,le intenzioni di questi potenti ma nello stesso tempo piccoli personaggi.
Mentre da un lato Tremonti incita le imprese sotto le righe che il regime chiuderà entrambi gli occhi e non solo uno come è solito dal punto di vista fiscale,Marchionne,visto che già gli è andata bene a Pomigliano,usa nuovamente l'arma del ricatto nei confronti dei lavoratori della ex-Bertone di Grugliasco che producono le Maserati:ovvero lavorate alle mie(pessime)condizioni o il lavoro lo porto da un'altra parte(possibilmente in un paese dove le condizioni dei lavoratori,sia retributive che sindacali,sono ancor peggio delle nostre).
E così a braccetto i soliti noti imprenditori,artigiani e liberi professionisti continueranno sempre più ad evadere le tasse col beneplaceto del governo mentre i lavoratori(che ahimè la maggior parte paiono molto ignoranti)continueranno a prenderlo in culo e allo stesso tempo a votarli nuovamente...italiani svegliamoci!!!

Fisco, la promessa di Tremonti alle imprese.
"Troppi lacci, basta oppressione"

Il titolare dell'Economia: "Deve esistere il diritto a dire 'non mi rompete più di tanto'". Cgil: "I diritti dei lavoratori non si toccano". Il Pd: "Rapporto chiaro tra fisco e imprenditori, senza accanimenti". Bankitalia: "Def ambizioso, decisivo contenere la spesa". Corte dei Conti "perplessa" da ipotesi di manovra correttiva

ROMA - I controlli fiscali, gli accessi e le visite alle imprese "è eccessivo con costi come tempo perso, stress, e occasioni di corruzione. Un'oppressione fiscale che dobbiamo interrompere". Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti risponde così alle continue richieste che arrivano dal mondo dell'impresa. Sintetizzando così la sua proposta: "Deve esistere il diritto a dire 'non mi rompete più di tanto'". Parole che arrivano lo stesso giorno in cui Bankitalia definisce "ambiziosi" gli obiettivi del Def 2011, prevedendo un taglio della spesa per raggiungere gli obiettivi fissati. E fissando tempi stretti: "Il costo di rinviare può essere molto alto. Si vede drammaticamente di questi tempi, anche negli stati uniti: prima si aggiusta meno si deve correggere" dice Il vice direttore Ignazio Visco.

Imprese. "La proposta deve essere equilibrata, - aggiunge Tremonti durante una audizione in Commissione finanze alla Camera.- Non può essere del tipo della 626 (legge sulla sicurezza sul lavoro), ma potremmo immaginare una qualche tipo di concentrazione, salve esigenze di controllo erariale e ridurre il continuo controllo sulle imprese. Ne va via uno, e dopo un po' arriva il vigile urbano. Ci abbiamo già iniziato a lavorare. Fermo discorso sicurezza lavoro. Serve o un coordinamento dall'alto o un diritto dal basso: il diritto di dire 'non mi rompere piu' di tanto"

Dl antiscalate. "Non abbiamo ragioni per fare delle modifiche e credo che neanche l'opposizione ne abbia" afferma Tremonti, ribadendo che il provvedimento all'esame di Montecitorio contiente una norma "generale e astratta".

Riforme. Poi il titolare del Tesoro annuncia che nel piano nazionale sulle riforme "contiene ipotesi che saranno presto oggetto di un decreto legge che saranno relative a opere pubbliche, edilizia abitativa, turismo e ricerche scientifica".

Borsa. "Per quotare una società di 80 milioni i costi quotazione sono 8 milioni: è una follia" dice il ministro dell'Economia. "Le possibilità di riportare capitali sono molto alte ma - continua Tremonti - bisogna offrire livelli di burocrazia competitivi. Quando si dice le barriere nell'economia, ma mica le fa solo lo stato. L'8% per la quotazione è pazzesco. Ci sono tanti fattori, anche di scelta. Il nostro capitalismo è molto familiare. Se si va in assemblea e si chiede chi di voi è posseduto da una holding italiana? Nessuno. Da una holding del Lussemburgo? Tutti".

Polemica con il Pd. Infine una polemica con il Pd a proposito del "contro piano economico" presentato dai democratici: "Conosco quel documento, e per usare una parafrasi diplomatico - eufemistica credo che il suo 'lifetime' all'Eurostat non superi i 10 minuti". Tra le proposte che il Pd mette in campo sui temi economici nazionali vi sono una serie di filoni come riforma del fisco, lotta a precarietà, liberalizzazioni.

Di Pietro: "Eliminare burocrazia, non i controlli". "Che il sistema delle imprese sia bloccato da un'eccessiva burocrazia, è vero. Ma la soluzione non è eliminare i controlli, piuttosto evitare la corruzione di chi li effettua. Insomma ci vuole più legalità" attacca il leader di Idv Antonio Di Pietro. Preoccupata anche la Cgil. "Non vorrei che riduzione di lacci e lacciuoli significhi riduzione dei diritti del lavoro. Non provino a ridurre i diritti dei lavoratori" dise il segretario Susanna Camusso, ribadendo la necessità di fare una riforma fiscale che riduca la pressione sul lavoro dipendente e da pensione. "Invece di distribuire perle di saggezza Tremonti dica invece cosa intende fare". Plaude, invece, la Cgia di Mestre: "Ha ragione Tremonti: basta con un fisco opprimente ed una burocrazia ottusa" dice il segretario Giuseppe Bortolussi. Anche il Pd accoglie con favore le parole del ministro: "Mi fa piacere che Tremonti abbia finalmente recepito le nostre istanze e si sia dichiarato disponibile a valutare le nostre proposte - dice Giampaolo Fogliardi, segretario democratico della commissione finanze della Camera - vogliamo un rapporto chiaro tra fisco e imprenditori, ma senza accanimenti".
Nuovo affondo di Marchionne alla Fiom.

Camusso: "Su ex Bertone decidono le tute blu"Dopo l'incontro con le sigle confederali. L'ad: "Se non ci sarà in tempi brevissimi una precisa e dichiarata approvazione del piano da parte del sindacato, Fiat rinuncerà al progetto". La leader della Cgil ha confermato che l'ultima decisione sulla fabbrica di Grugliasco spetterà ai delegati sindacali e ai lavoratori. Il 2 maggio referendum tra i lavoratoridi PAOLO GRISERI

Bandiere Fiom alle porte dello stabilimento.

Il ricorso legale avviato dalla Fiom contro gli accordi separati di Pomigliano e Mirafiori "potrà condizionare il programma Fabbrica Italia". Lo scrive in una nota ufficiale la Fiat a commento dell'incontro di questa mattina tra l'ad del Lingotto, Sergio Marchionne e i leader di Cgil, Cisl, Uil e Fismic, Camusso, Bonanni, Angeletti e Di Maulo. Incontro dall'esito interlocutorio conclusosi con l'ultimatum della Fiat: "Se non ci sarà in tempi brevissimi una precisa e dichiarata approvazione del progetto da parte del sindacato, Fiat rinuncerà al progetto" di realizzare alla ex Bertone di Grugliasco, alle porte di Torino, un nuovo modello della Maserati. In quel caso il Lingotto "avvierà la ricerca di una nuova allocazione per l'investimento " e si riserva di tenere in considerazione la richiesta di Fim, Uilm e Fimsic di dare la preferenza a un sito italiano". In quest'ultimo caso il sito più probabile potrebbe essere quello di Mirafiori, dove i dipendenti hanno già approvato con un referendum i contestati accordi realizzati sul modello Pomigliano.

La Fiat precisa anche che alla ex Bertone, "sarebbe impossibile realizzare il piano senza il consenso dell'organizzazione che conta il maggior numero di iscritti tra i dipendenti", cioè la Fiom. In sostanza o la Fiom si adegua e sconfessa la sua linea o l'investimento viene trasferito nelle fabbriche dove la Cgil è minoranza. Oggi pomeriggio si sono riunite le Rsu della Bertone e hanno deciso di indire per il 2 maggio il referendum sul testo presentato dalla Fiat nell'ultimo incontro.

In mattinata, al termine dell'incontro con Marchionne i leader sindacali avevano lasciato il Lingotto mantenendo ciascuno le rispettive posizioni. Per la leader Cgil Susanna Camusso, sull'investimento all'ex Bertone "dovranno decidere i lavoratori". "Da un lato abbiamo confermato l'interesse che si faccia l'investimento - ha detto Camusso - dall'altro abbiamo chiesto che con le Rsu si arrivi ad un punto che permetta ai lavoratori di decidere". Sulla possibilità che si profili un muro contro muro, Camusso ha detto: "Ho la sensazione che una serie di scelte precedenti continuino a pesare e non ci sia la volontà di cambiare pagina".

Racconta il segretario della Uil, Luigi Angeletti che "l'azienda sta aspettando una risposta conclusiva. La dovrà dare la maggioranza o meglio l'unanimità dei delegati sindacali. Abbiamo chiesto alla Fiat, se ci fosse una risposta negativa, di scegliere un altro sito, ma di mantenere comunque la produzione della Maserati nel Paese. Siamo disponibili a discutere dove, come e quando. Marchionne ci ha detto che è nelle condizioni di produrla in molti posti, attende una risposta e poi sceglierà".

Secondo il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, "l'azienda non è incoraggiata ad investire. Noi abbiamo insistito perchè comunque l'investimento non si perda: ne abbiamo bisogno non solo per dare ad un migliaio di lavoratori un futuro, ma per confermare la validità del progetto Fabbrica Italia". Il futuro?

"L'azienda si è riservata - ha aggiunto Bonanni - di verificare le condizioni in un Cda. Noi continueremo a dare il nostro sostegno, così come lo abbiamo dato per Mirafiori e Pomigliano".
Trova dunque una parziale conferma nelle parole di Angeletti e Bonanni l'ipotesi, circolata nelle ultime ore, secondo cui la Fiat potrebbe trasferire nella vicina Mirafiori la produzione del modello della Maserati inizialmente previsto alla ex Bertone. Una sorta di piano B, che prevederebbe di trasferire a Mirafiori i dipendenti della fabbrica di Grugliasco, i quali verrebbero assunti dalla Newco, la nuova società che verrà costituita in joint venture con la Crysler per la produzione di due modelli Suv con il marchio Alfa e Jeep. In questo modo, non sarebbe necessario tenere alla Bertone un referendum sul nuovo accordo così come era accaduto sia a Pomigliano che a Mirafiori. Una consultazione che nella fabbrica di Grugliasco parte con il 'no' teoricamente avvantaggiato. Sarebbe un modo per mantenere il nuovo modello Maserati in Italia, proprio come auspicato dai due leader sindacali.

PARA' VA A CAGA'

Rimango in tema livornese per il secondo giorno consecutivo poiché mi è capitato di leggere un articolo di"Senza Soste"(tratto da infoaut.org)che narra di un fatto di cui non sapevo ancora l'esistenza,ovvero della rivolta dei cittadini livornesi contro i parà della folgore presenti senza essere voluti nella città toscana.
Questo gruppo di stronzi in divisa che hanno in Pisa e Livorno le principali cloache anche se sono presenti pure in quasi tutto il territorio toscano ed in Veneto,nel 1960(corre l'anniversario in questi giorni)furono causa degli scontri con i cittadini livornesi(come lo furono a Pisa nel 1981)che alla fine di quattro giorni di insurrezione videro diversi feriti ed arrestati tra di essi e le forze del disordine intervenute per riportare all'ordine la normale arroganza dei parà in città.
E' lapalissiana l'appartenenza del 99% di questi esaltati alla sfera dell'estrema destra fascista,altro che onorare e difendere la patria nata e protetta da una Costituzione fondata sull'antifascismo e sulla Resistenza:da non trascurare pure il fatto che i folgorati(nel senso cadaveri)appartenenti a questa cricca vengano trattati dal regime attuale(ma anche dalla quasi totale opposizione)come eroi morti però da mercenari strapagati con famiglie a carico(nostro)che non pagheranno mai più nulla nella loro vita solo perché affiliate a questi parassiti moderni.(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/09/festa-nazionale-grazie-ai-folgorati.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/09/i-nostri-eroi-fascisti.html).
Che dirvi...a presto!

20 aprile 1960: la rivolta di Livorno contro i paracadutisti.
A Livorno tra il 19 e il 22 Aprile del 1960 si verificano gravi scontri tra la popolazione e i paracadutisti di stanza in città, vissuti come una presenza intrusa e di troppo.
Episodi simili si erano verificati già nel 1919 contro le truppe francesi e il ricordo di tali eventi e della forza con cui poteva esprimersi la rabbia popolare continuava a vivere attraverso i racconti.
La scintilla si accende nel pomeriggio del 18 Aprile, quando un paracadutista si lascia andare ad apprezzamenti nei confronti di una ragazza che sta passando in compagnia del fidanzato: ne nasce una rissa, al termine della quale i paracadutisti gridano con fare minaccioso "Ci vedremo domani: tornate se avete del coraggio".
I giovani livornesi colgono la sfida e il giorno dopo si presentano in un centinaio; nonostante l'intervento della celere, il centro della città è teatro di una lunga battaglia.
Il giorno successivo, il 20 Aprile, le persone radunatesi in piazza per ribadire la propria ostilità nei confronti della presenza dei paracadutisti sono ormai diventate un migliaio.
Gli ospiti sgraditi sono trattenuti tutti in caserma su ordine della Questura, che teme il ripetersi di nuovi incidenti, ma un paracadutista, appena rientrato in città e ignaro di tutto, passa davanti alla folla e viene riconosciuto ed inseguito.
Un agente dei carabinieri lo fa salire velocemente sulla volante ma la popolazione accorre ad impedire che l'auto possa allontanarsi: di qui scoppiano violenti scontri tra polizia e manifestanti.
A fine giornata si contano 7 feriti tra la polizia e 55 fermati tra i livornesi.
La rivolta popolare prosegue nei giorni successivi, intensificandosi sempre più: il 22 Aprile i feriti sono ormai 37, 78 gli arrestati e quasi 200 i denunciati; tra questi, anche il sindaco, alcuni consiglieri comunali ed esponenti del Pci.
Ma già a distanza di pochi giorni molti di questi ultimi prendono le distanze dagli scontri e Nicola Badaloni, sindaco di Livorno, afferma che: "In questo clima di profondo attaccamento a tutti i corpi dell'esercito, gridiamo viva Livorno, viva l'esercito, viva l'Italia!"
Mentre il mondo istituzionale si affretta quindi a cercare mediazioni e a ridimensionare gli eventi dei giorni precedenti, la popolazione ribadisce invece la propria opposizione tanto ai paracadutisti quando alle forze dell'ordine che si sono schierate in loro difesa, poiché visti entrambi come ospiti sgraditi ed emanazione della forza repressiva dello Stato.

tratto da http://www.infoaut.org/

20 aprile 2011

mercoledì 20 aprile 2011

LA RISPOSTA DI LIVORNO PER LA PALESTINA NEL 2006

Permettetermi un altro post contributo alla figura e alla memoria del martire partigiano Vittorio Arrigoni fornendo come supporto scritto una sua lettera aperta inviata ai tifosi del Livorno in occasione della partita di
Coppa Uefa giocata contro il Maccabi Haifa,la squadra di Tel Aviv.
E la scrisse spronando i compagni labronici ad esporre il più grande numero di bandiere palestinesi in quanto l'esposizione di tale simbolo identitario in Israele era ed è proibito e pure in un'altra occasione calcistica(col Milan)sia pure in Italia allo stadio fu vietato tale ostensione di simboli.
La risposta fu un bandierone palestinese più altre bandiere più piccole e numerosi striscioni di solidarietà al popolo palestinese.
L'appello di Arrigoni fu naturalmente non violento ma ispirato a rendere coscienti e partecipi chiunque avesse visto o sentito la notizia di tale evento sportivo(che come tutti questi tipi di circostanze dovrebbero essere di rispetto e di pace)finito per la cronaca per 1-1.
Si era in un periodo di continui massacri ed aggressioni al popolo palestinese e la strage di Beit Hanun con 18 vittime era appena accaduta,non che a distanza di cinque anni sia cambiato molto,purtroppo.
Contributo del sito"Senza Soste".

La lettera aperta che Vittorio Arrigoni scrisse ai tifosi del Livorno.
Era il 25 novembre 2006 e Vittorio sul blog Guerriliaradio scrisse una lettera aperta ai tifosi del Livorno. Quattro giorni dopo infatti il Livorno avrebbe giocato contro il Maccabi Haifa in Coppa Uefa. Vittorio chiese ai livornesi di esporre bandiere palestinesi all'ingresso dei tifosi e della squadra del Maccabi. La curva rispose in modo ancora più imponente di quanto Vittorio potesse immaginare: un bandierone palestinese di 30 metri in mezzo alla curva, decine di bandiere e uno striscione in campo "Palestina libera" e altri sugli spalti. La partita fu preceduta da giorni di roventi polemiche da parte dei quotidiani locali aizzati da personaggi vicini all'allora Ds, An e Forza Italia e alla Comunità erbraica cittadina (Gadi Polacco in testa) che offesero ripetutamente la curva. Il giorno dopo di fronte a quello spettacolo di bandiere tutti coloro che avevano accusato la curva di strumentalizzazioni, ignoranza e violenza non potettero che chinare la testa e tacere. A distanza di anni quel piccolo gesto della curva nord assume ancora di più un significato importante. Grazie Vittorio.

La lettera.

Cari tifosi,
il 29 di questo mese sarete impegnati in una importante gara di coppa Uefa contro il Maccabi, squadra israeliana di Haifa.
Ora sono ben note le atrocità e i crimini contro l'umanità compiuti quotidianamente dall'esercito israeliano in Palestina.
Non ultima la strage di Beit Hanun, 18 palestinesi sono morti, 7 bambini e 4 donne, oltre 40 persone sono rimaste ferite. Tutti civili.
Lo scopo di questo mio appello è quello di chiedervi di riserbare una simbolica accoglienza ai supporters israeliani, (ovviamente non violenta) in pratica di esporre quante più bandiere palestinesi è possibile, per mostrare loro che c'è una società civile in Italia come in Europa, che non soprassiede sui crimini computi ogni giorno dal loro governo e dal loro esercito.
Qui non si tratta di politicizzare un evento sportivo, ma bensì proprio di elevare quegli ideali di pace e fratellanza che per lo sport sono principi.
E' bene ricordare che la semplice esposizione di un vessillo palestinese, in Israele è reato punito con la prigione.
Ed è riprovevole ricordare che anche qui nella nostra civilissima Italia, qualche anno fa quando il Milan incontrò una squadra di Tel Aviv, fu deciso per adottare lo stesso divieto, per far sì che simboli palestinesi non "turbassero" i tifosi avversari in trasferta si disse.
Forza Livorno allora, ci aspettiamo una curva sventolante kefie e bandiere coi colori palestinesi, certi della vostra sensibilità per la causa della Palestina, che poi altro non è che la causa di chi ha cuore per i diritti di ogni popolo oppresso.
In rinnovata fede e tifo,
Vittorio

http://guerrillaradio.iobloggo.com/

martedì 19 aprile 2011

SI AUTOELIMINANO!

Per scrollare di dosso notizie molto più tristi e pesanti ecco una curiosità tratta dal quotidiano"Tirreno"e ripresa da Indymedia Lombardia in cui oltre a semplici cameratti ci sono stati addirittura i"rappresentanti principali"delle due formazioni di destra"Fogna Nuova-Vecchia Merda"e"La destra mestrua"che se le sono date di santa ragione,nel caso specifico nella città di Massa il segratario di FN-VM Mangiaracina e il segretario provinciale del partito del fascista Storace tale Menconi.
Si sono azzuffati in quanto i ratti di fogna di FN-VM sono stati pizzicati dagli stronzi de LaD nella città toscana mentre strappavano dei manifesti elettorali affissi ai muri:le faide interne presenti in queste formazioni di pochi fascistelli annoiati si stanno moltiplicando e dopo il caso di rilevanza nazionale del consigliere comunale di roma Antonini(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2011/04/fascista-gambizzato-roma-dalla.html) ecco un altro caso di autoeliminazione interna di questi sparuti gruppi di mentecatti.
Andate pure avanti così a picchiarvi e spararvi tra di voi che l'umanità intera ringrazia!

A MASSA SI PICCHIANO PER MANIFESTI SEGRETARIO DI FORZA NUOVA E DE LA DESTRA


SEMPRE BOTTE

«Fn strappa i manifesti» Zuffa a suon di schiaffi.

MASSA. Sono volati schiaffi tra i simpatizzanti della Destra e quelli di Forza Nuova. E non solo tra simpatizzanti, ma anche due responsabili dei movimenti: Filippo Menconi, segretario provinciale del partito di Storace e Francesco Mangiaracina, segretario di Fn. Motivo del contendere alcuni manifesti della Destra stracciati da quelli di Forza Nuova. La stranezza è che Destra e Fn sono movimenti molto simili tra loro, tanto che condividono molte idee. Tra queste anche le denunce che la Destra faceva nei manifesti poi stracciati dai simpatizzanti di Forza Nuova: buco Asl e ospedale unico. L'incontro tra le due fazioni è stato casuale: Menconi passava con la sua auto in viale Roma e all'altezza del bar Tripoli ha visto che c'erano tre ragazzi che stavano stracciando i manifesti che aveva affisso con un cacciavite. Ha pensato che si trattasse di Carc e comunque persone riconducibili alla sinistra ed è sceso dalla vettura per chiedere spiegazioni. Quando ha visto Mangiaracina, però, ha capito che si trattava di amici. O almeno di presunti amici. C'è stata una discussione tra i due responsabili dei movimenti e poi sono volati gli schiaffi. A portare la calma è stata la polizia, intervenuta in viale Roma dopo la chiamata di qualcuno al 113. Ancora non sono state presentate denunce, ma non è escluso che qualcuno lo faccia. Anche se a quanto pare l'intenzione è di mettere tutto a tacere. Impossibile chiedere ai due protagonisti che cosa è successo, perché entrambi hanno detto di non sapere nulla dell'accaduto. Ed è chiaro anche il perché: questa zuffa in casa proprio non ci voleva e soprattutto non si riesce proprio a spiegare. Resta il fatto che la lite a suon di schiaffi all'alba ha fatto molto rumore anche a livello provinciale. E con tutta probabilità verranno convocati sia Mangiaracina sia Menconi per vedere di mettere la parola fine su questa storia. «Non sappiamo se si è trattato di una ragazzata fatta da quelli di Fn - dice un esponente della Destra che chiede di mantenere l'anonimato -, ma è chiaro che noi vogliamo che venga fatta chiarezza su questo episodio».

DAL TIRRENO

lunedì 18 aprile 2011

FANGO SU VITTORIO?DA CERTE PERSONE SONO SOLO COMPLIMENTI!

Non per fare pubblicità gratuita a questo quotidiano che accoppiato a"Il giornale"rappresenta il megafono con cui il regime parla sulla stampa ma ancora il giornaletto"Libero"sta uscendo dal giorno della morte di Vittorio Arrigoni con titoli ed articoli dal dubbio gusto.
Belpietro si è sentito il guinzaglio al collo molto tirato dal padrone Berlusconi che per la morte del giovane attivista per la pace italiano gongola,un nemico in meno ma ne rimangono ancora molti e si moltiplicheranno ancor più dopo le vergognose parole proferite sul quotidiano di casa sua.
Il tutto nato secondo la carta straccia che è Libero,per le dichiarazioni di Vittorio contro Israele accusato per i suoi ideali e per la condanna della repressione e dello sterminio del popolo palestinese,confondendo nuovamente l'antisionismo con l'antisemitismo e sul suo desiderio esternato dalla madre di voler far ritorno a casa(quella italiana)senza passare dal suolo israeliano.
Io ho schifo e repulsione di vivere con persone morte dentro come per l'appunto Belpietro,condividere il fatto di essere italiani con merde d'uomo come il suo padrone Berlusconi e di essere scambiato all'estero come complice delle sue malefatte.
E la voglio finire qui perché mi sento buono.
L'articolo è tratto dal sito di"Senza Soste"riprendendone uno di"giornalettismo.com".

Libero: “Vittorio Arrigoni? Lasciamolo a Gaza”.
Il quotidiano di Belpietro fa sapere che il corpo dell’attivista ucciso da una cellula salafita può anche rimanere dove sta.

Il corpo di VittorioArrigoni, l’attivista italiano ucciso da una cellula salafita in Palestina? Meglio lasciarlo a Gaza, visto che la famiglia non vuole che il trasporto passi per Israele. Maurizio Belpietro dalle colonne di Libero lo dice chiaro e tondo:
Eppure i genitori di VittorioArrigoni paiono avercela più con Israele che con chi l’ha ammazzato. La mamma, che le cronache descrivono come una donna gentile e generosa, sempre pronta ad aiutare gli altri e a impegnarsi a favore dei più deboli, ha espresso un solo desiderio, e cioè che il corpo del figlio ritorni in patria senza nemmeno sfiorare il suolo di Israele. La signora Egidia Beretta, sindaco di centrosinistra in un paesino del lecchese, lo ha detto ai giornali appena appresa la notizia dell’assassinio e lo ha fatto ribadire dall’avvocato che intrattiene i rapporti con la Farnesina, ponendola come condizione irrinunciabile. Anche a costo di ritardare l’arrivo in Italia della bara, giacché il confine con l’Egitto è chiuso da anni, Vittorio deve rientrare passando per il valico di Rafah, quasi che il solo transito per l’aeroporto di Tel Aviv rischi di corromperlo e di contaminarne gli ideali.
A Belpietro non passa nemmeno per la testa che la madre di Arrigoni, magari, cerchi di interpretare il pensiero del figlio, e pensi che questo sia un modo per omaggiarne la memoria (il che, a prescindere da come la si pensi, non costituisce ancora reato). Il direttore di Libero continua:
Che il giovane volontario lombardo odiasse tutto ciò che gli ricordava la stella di David è noto. Sul suo blog si possono leggere le parole con cui accusava il premio Nobel per la pace Simon Peres di sterminare i bambini con le bombe al fosforo bianco, o il disgusto con cui rifuggiva dai libri di scrittori israeliani favorevoli al dialogo con i palestinesi come Amos Oz e Abraham Yehoshua, definendole pagine sporche di sangue. E dunque comprendo che la madre – la quale ha dichiarato di condividere le opinioni del figlio e di essere orgogliosa di lui – voglia idealmente proseguirne la battaglia, a nome di coloro i quali Vittorio riteneva essere gli unici e i soli oppressi. Ma almeno nel momento della morte, almeno di fronte al cadavere di un giovane uomo di 36 anni, il quale è stato assassinato da troppo odio, non sarebbe auspicabile un gesto di pace? Non dico di rinunciare alle proprie idee e nemmeno di assumere atteggiamenti ipocriti che annullino differenze che ci sono state e ci sono. Penso solo che di nessun corpo, tantomeno quello di un figlio, si dovrebbe fare un uso simbolico, meno che mai politico, come quello di farlo passare per un confine bloccato da anni per impedire che da lì vi transitassero le armi.
Non risulta, in verità, che la madre abbia detto di condividere al 100% le idee del figlio. In ogni caso, subito dopo arriva la proposta shock:
Nonostante sul suo sito Arrigoni esortasse a sguinzagliare le bestie contro i coloni e sebbene egli definisse Israele uno stato criminale e razzista, spiegando che disgustoso era sinonimo di sionista, i suoi articoli e le corrispondenze su Internet si concludevano sempre con l’invito a restare umani. Ecco, appunto: almeno adesso che una banda di tagliagole islamici lo ha ferocemente ucciso, non sarebbe ora di ritornare a essere umani? Se al contrario la madre volesse davvero fare di suo figlio un simbolo, allora abbia il coraggio di lasciarlo là dove l’hanno ucciso: a futura memoria per i suoi assassini. I quali, val la pena di ricordarlo, non sono israeliani.

tratto da http://www.giornalettismo.com/