giovedì 28 febbraio 2013

AL VIA LA SETTIMANA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA' COL POPOLO BASCO

Comincia stasera in Lombardia la settima settimana internazionale di solidarietà col popolo basco a Bergamo,e di seguito vi sono le altre date fornite dal Centro Sociale Pacì Paciana e che riguardano prettamente la zona bergamasca,e poi le altre che si terranno anche a Milano,dove però quest'anno a termine della settimana non ci sarà la grande manifestazione per le strade del capoluogo lombardo.
Ma prima l'appello di Askapena che riassume i motivi per cui si continua a ripetere questo evento assieme ad altre realtà non solo nazionali,rimarcando se ce ne fosse ancora bisogno l'assurdo accanimento degli stati spagnoli e francesi,anche se altri paesi hanno prigionieri politici baschi,e pure l'Italia fa parte di questo calderone.
E'di primaria importanza sosteneri il movimento indipendentista di Euskal Herria,perché se stiamo sempre a guardare nel nostro orticello non riusciremo a combinare nulla di positivo nè a casa nostra nè laddove i compagni ed i movimenti hanno bisogno di sostegno e di aiuto.
Vedi anche la passata edizione:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/02/comincia-la-sesta-settimana.html .

VII SETTIMANA INTERNAZIONALE di SOLIDARIETÀ con il POPOLO BASCO.

Non possiamo essere liberi senza di loro!
Libertá per i prigionieri e rifugiati politicidei Paesi Baschi!
Appello di Askapena, organizzazione Internazionalista Basca, per la VII Settima Settimana Internazionalista di Solidarietá con i Paesi Baschi, dal 2-10 marzo 2013
La nuova fase nella quale si sviluppa il nostro processo di liberazione é caratterizzata dal mantenimento di misure repressive da parte degli Stati spagnolo e francese, ostacolando, in questo modo, una risoluzione politica del conflitto.
In questo senso, per proseguire nella nostra lotta, risulta fondamentale ed urgente affrontare la situazione dei prigionieri e dei rifugiati politici baschi: sono centinaia di persone che, a causa del conflitto, sono state private della loro libertá o obbligate ad abbandonare la loro terra; per questo motivo, non si puó pensare ad una risoluzione di tale conflitto senza tenerle in considerazione.
La societá basca, con manifestazioni di massa come quella del gennaio 2013 – a cui parteciparono piú di 100.000 persone – reclama la fine di una politica di sterminio basada su misure straordinarie, come la dispersione dei prigionieri e delle prigioniere lontano dalle loro case, la detenzione di attivisti politici, il mantenere detenute persone malate e l’applicazione dell’ergastolo.
La sua abolizione sará un primo passo verso una risoluzione che deve comprendere, necessariamente, la liberazione ed il ritorno a casa di prigionieri e rifugiati.

Queste persone sono state, sono e continueranno ad essere protagoniste del lungo processo di costruzione nazionale e sociale che i Paesi Baschi iniziarono decine di anni fa. Una lotta che continua in un contesto non soltanto segnato da un immobilismo repressivo degli Stati, ma anche da una crisi e da un’offensiva del capitale che condanna alla miseria un numero sempre piú alto di popoli e persone nei Paesi Baschi e in altre parti del mondo.
Una lotta, quindi, che deve tenere in considerazione queste persone, perché abbiamo bisogno che camminino libere per le strade dei Paesi Baschi, non solo per una questione di semplice giustizia e perché la maggiornaza di questo popolo lo esige, ma anche perché sono imprescindibili per andare avanti insieme, gomito a gomito, nella costruzione dei Paesi Baschi liberi e socialisti. É precisamente in questa lotta dove la rete di solidarietá con i Paesi Baschi, Gli amici e le amiche dei Paesi Baschi, anno dopo anno, inscrivono il loro lavoro politico. Una rete di solidarietá che, da delle autentiche coordinate internazionaliste, assume come propria la lotta di liberazione nazionale e sociale del nostro popolo.
Per questo, questa VII Settimana Internazionalista di Solidarietá con i Paesi Baschi, sará una settimana nella quale, ancora una volta, dall’America Latina e da altri popoli europei, compagni e compagne dei settori popolari, manifesteranno la loro chiara volontá politica internazionalista di unirsi al sentire popolare del nostro popolo, rivendicando la necessitá di una soluzione per i prigionieri e rifugiati politici basci, que includa l’abolizione delle misure straordinarie e nello stesso tempo la loro liberazione ed il loro ritorno nei Paesi Baschi.
Perché quí nei Paesi Baschi, come in altri popoli solidali, sappiamo che non possiamo essere liberi senza di loro!
* * *
Euskal Herriaren Laguna Milano, Askapena, csa Pacì Paciana e Barrio organizzano a Bergamo:
* Giovedì 28 febbraio @ Barrio, via Ferruccio dell’Orto, 20 -Bergamo
alle 21 proiezione del film Sagarren denbora. 25 urte deserritik itzultzen / Il tempo delle mele. 25 anni di esilio” (di Josu Martínez, Txaber Larreategi, Euskal Herria, 2010, 67′)
* Sabato 2 Marzo @ csa Pacì Paciana
alle 19:30 presentazione del video “Presente e futuro di Euskal Herria” video-intervento di Arnaldo Otegi. a seguire: intervento del comitato Euskal Herriaren Lagunak – Amici e amiche di Euskal Herria di Milano.
alle 20 ritorna la Cena Bergabasca! Per info e prenotazioni paci.paciana@inventati.org.
dalle 23 concerto con Berri Txarrak e Totale Apatia – ingresso 5 euro.
* Mercoledì 6 marzo @ Barrio, via Ferruccio dell’Orto, 20 – Bergamo
alle 21 proiezione del film Herrialde Berdea / Il popolo verde” (di Hibai Castro, Euskal Herria, 2010, 64′)
* Giovedì 7 marzo @ Barrio, via Ferruccio dell’Orto, 20 – Bergamo
alle 21 “Non possiamo essere liberi senza di loro. I prigionieri politici baschi come chiave per la risoluzione del conflitto” – incontro pubblico con un esponente di Herrira e di EPPK, organizzazioni basche impegnate nel sostegno ai prigionieri politici e nella lotta per la loro liberazione.
Di seguito il programma lombardo delle iniziative per la VII Settimana di Solidarietà con il Popolo Basco.
VII SETTIMANA INTERNAZIONALE di SOLIDARIETÀ con il POPOLO BASCO
Non possiamo essere liberi senza di loro!
Libertá per i prigionieri e rifugiati politicidei Paesi Baschi!
Giovedì 28 febbraio 2013
BARRIO, VIA FERRUCCIO DELL’ORTO, 20 - BERGAMO
alle 21 proiezione del film “Sagarren denbora. 25 urte deserritik itzultzen / Il tempo delle mele. 25 anni di esilio” (di Josu Martínez, Txaber Larreategi, Euskal Herria, 2010, 67′)
Sabato 2 Marzo 2013
CSA PACÌ PACIANA - BERGAMO
alle 19:30 presentazione del video “Presente e futuro di Euskal Herria” video-intervento di Arnaldo Otegi. a seguire: intervento del comitato Euskal Herriaren Lagunak – Amici e amiche di Euskal Herria di Milano.
alle 20 ritorna la Cena Bergabasca! Per info e prenotazioni paci.paciana@inventati.org.

dalle 23 concerto con Disordine e Totale Apatia – ingresso 3 euro.
MERCOLEDÌ 6 MARZO 2013

MILANO - UNIVERSITA' - FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE - VIA CONSERVATORIO – AULA 3
ore 16.30 ''La lotta degli studenti baschi tra tagli al diritto allo studio, merito e repressione"l'inziativa sarà incentrata sull'università e il mondo della formazione, avremo quindi modo di parlare di aziendalizzazione, processo di Bologna, i nuovi crediti europeri (ects), la questione del merito e ovviamente quella repressiva. A seguire: aperitivo a favore della cassa EHL
MILANO - csa VITTORIA
ore 21.00 Vittoria: tavolo di dibattito con l'organizzazione Internazionalista basca Askapena, il collettivo Palestina Rossa e il collettivo Nuova Colombia sulla nuova fase politica che da E.H. alla Palestina e alla Colombia stà determinando scelte e metodologie di lotta e dell'importanza della solidarietà internazionale all'interno della risoluzione dei conflitti.
BARRIO, VIA FERRUCCIO DELL’ORTO, 20 – BERGAMO
ore 21.00 proiezione del film “Herrialde Berdea / Il popolo verde” (di Hibai Castro, Euskal Herria, 2010, 64′)
Giovedì 7 marzo 2013
BARRIO, VIA FERRUCCIO DELL’ORTO, 20 – BERGAMO alle 21.00 “Non possiamo essere liberi senza di loro. I prigionieri politici baschi come chiave per la risoluzione del conflitto” – incontro pubblico con un esponente di EPPK, organizzazioni basche impegnate nel sostegno ai prigionieri politici e nella lotta per la loro liberazione.
ore 21.00
MILANO - csa Vittoria - proiezione del film
Barrura begiratzeko leihoak / Windows Looking Inward di Josu Martinez, Txaber Larreategi, Mireia Gabilondo, Enara Goikoetxea, Eneko Olasagasti, //, 2012
Venerdì 8 marzo 2013
MILANO - cso T28
Transiti: dalle ore 20 cena con buffet e a seguire incontro/dibattito con i compagni dell' "Officina delle Occupazioni" di Bilbao sul tema del diritto alla casa -rivendicazioni politiche e lotte popolari.
Sabato 9 marzo 2013
MILANO - CSA BARAONDA
ore 18.30 incontro con il collettivo dei prigionieri politici baschi EPPK sulla situazione dei prigionieri ed esiliati baschi: "Non possiamo essere liberi senza di loro. I prigionieri politici baschi come chiave per la risoluzione del conflitto"
Interverrà il collettivo "Un caso basco a Roma" con il quale parleremo del caso di Lander, compagno basco arrestato a Roma.
ore 20.00 cena popolare

h.23: Concerti di The Orobians (da bergamo) e NH3 Skacore (da pescara)
Per info:

mercoledì 27 febbraio 2013

AUTOCRITICA CIVILE

L'articolo di Senza Soste cerca di indagare sull'insuccesso di Rivoluzione Civile che è costato alla vera sinistra un calo netto di preferenze,e individua in otto mosse questo"suicidio"(così come appare nel titolo del post della redazione),con punti condivisibili e altri meno.
Fatto sta che della sana autocritica la si deve fare dopo questo misero 2%,non che le idee di fondo siano sbagliate ma sicuramente allora nell'approccio e nelle modalità di arrivare alla gente qualcosa è sicuramente stato sbagliato:non ci credo che chi ha proposto più di altri una sana e giusta tassa patrimoniale in Italia per alleviare la pressione fiscale sui lavoratori abbia raccolto così pochi voti,siamo diventati tutti dei ricconi o dei rincoglioniti?
Non che vari punti siano già stati criticati molto prima delle elezioni,in primis secondo me proprio la presenza di magistrati,con Ingroia e Di Pietro proprio su tutti che nel loro lavoro hanno sempre fatto bene ma che in definitiva rimangono sempre degli sbirri,oppure il poco riferimento alla lotta sociale,allo scendere in piazza ed essere pronti a dare il sangue per una giusta causa credo sia venuta meno in più riprese.
Fatto sta non bisogna avvilirci e bisogna essere pronti a tornare,per quanto riguarda i singoli partiti che componevano questo raggruppamento,a presentarsi da soli,o in alternativa Ingroia dovrebbe farsi da parte e togliere un solo nome dal simbolo:la rivoluzione e la rivolta sono di tutti.

Rivoluzione Civile: un suicidio in 8 mosse.
Rivoluzione Civile ha fatto flop, in maniera forse inattesa visto che i sondaggi pre-elettorali davano pronostici diversi che parlavano di percentuali basse ma comunque sufficienti per entrare almeno in Parlamento. L'apparato politico che componeva il cartello elettorale a sostegno di Ingroia cercherà colpe ovunque al di fuori delle proprie stanze (proprio l'ex magistrato ha già dichiarato che "è colpa di Bersani che non si è voluto alleare con noi"...), ma la sostanza è che le responsabilità sono tutte da addebitare proprio alla proposta politica messa in campo da Rivoluzione Civile. Un'offerta elettorale pessima per tanti motivi, racchiudibili in 8 punti principali. Vediamoli.
1 - Progetto di emergenza elettorale calato dall'alto
Dopo il fallimento dell'Arcobaleno nel 2008, la sinistra aveva una sola cosa da fare: iniziare a lavorare alla creazione di un nuovo soggetto politico, con facce diverse, parole d'ordine diverse, progettualità e prospettive diverse. Doveva farlo subito, il giorno dopo le elezioni (visto che fra l'altro non aveva neanche impegni istituzionali). Invece non solo non l'ha fatto subito, ma si è ritrovata a ridosso delle elezioni di cinque anni dopo a mettere in piedi un progetto che è apparso a tutti solo come un cartello elettorale di raccattati messi insieme per entrare in Parlamento. Progetto che poteva anche essere sensato nella sua idea di fondo (offrire una alternativa a chi voleva dare un voto di rottura mantenendo un'identità di sinistra che Grillo non dava) ma appunto se costruito nel tempo e dal basso. Invece, anziché nel tempo e dal basso, è stato messo in piedi ad appena un mese dalle elezioni e calato dall'alto dalle segreterie di 4 partitini, risultando incomprensibile e quasi sconosciuto all'elettorato.
2 - Disponibilità alla sottomissione
Quando i giornalisti ponevano ad Ingroia la fatidica domanda "ma così non portate via i voti al Pd?", lui rispondeva che era il contrario, perché Rivoluzione Civile avrebbe portato in Parlamento i voti necessari affinché, quando Bersani avesse avuto bisogno dei numeri per governare, anziché guardare a Monti avrebbe guardato a sinistra. Un autogol strtegico e comunicativo pazzesco: perché io elettore di sinistra anti-Pd dovrei votare per una lista che si dichiara già in partenza disponibile alla sottomissione? Magari in cambio di qualche puzzolente poltrona fra l'altro. Se voto per una lista alternativa al Pd, è chiaro che NON voglio che governi il Pd. E Grillo in questo senso dava maggiori garanzie (se saranno certezze lo vedremo già dai prossimi giorni). In quella scienza impietosa che è la politica, la disponibilità alla sottomissione emana debolezza e allontana l'elettore.
3 - Impronta fortemente legalitaria
Magistrati e poliziotti. Questo l'impatto, secco, tranciante, che ha avuto Rivoluzione Civile sull'elettorato. Ci vuole poco a capire che sono categorie che a sinistra piacciono a pochi. Che poi effettivamente non c'erano solo loro, ma chi studia comunicazione politica sa bene che il gossip amplifica la portata di cose che da marginali diventano caratterizzanti: in Rivoluzione Civile c'è un poliziotto che è contrario ai numeri identificativi sui caschi e sulle divise, quindi per l'impatto complessivo sulla gente, Rivoluzione Civile E' il movimento che è per la repressione poliziesca. Non è così in verità, ma è così per i media e la rete che trasmettono il concetto in maniera virale. Quindi, anche se non è verità, lo diventa. L'impronta legalitaria era stata pensata per sfondare almeno nelle regioni del sud tipo Campania e Sicilia, ma alla prova dei numeri è stato un fallimento anche lì.
4 - Assenza di idee nuove e mancanza di parole contro la Casta
L'approssimazione dal punto di vista della comunicazione politica si è vista anche dall'assenza di proposte nuove, d'impatto, rivoluzionarie ma per davvero. Berlusconi si è inventato la restituzione dell'Imu, ben sapendo che in campagna elettorale vale tutto e che tanto gli italiani hanno la memoria corta. Ad Ingroia bastava anche una sola proposta rumorosa, ma non l'ha trovata. Paradossalmente sarebbe bastato copiarne alcune di Grillo sull'antipolitica, magari personalizzandole con un vestito di sinistra, invece niente. Bastava dire che anche Rivoluzione Civile è per la restituzione dei rimborsi elettorali e per il limite a due mandati in Parlamento, magari aggiungendoci idee sulla partecipazione diretta e non solo virtuale della gente alle decisioni da prendere nel corso della legislatura. Invece nulla, tabula rasa.
5 - Nome debole
Rivoluzione Civile è un ossimoro. Puntigliosità linguistica dei rivoluzionari duri e puri? No, verità assoluta che a livello di comunicazione politica ha un effetto latente, inconscio, penetrante nelle menti delle persone. La Rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva Mao. Ingroia e compagni hanno dato invece l'idea che volevano andare al buffet di Montecitorio a farsi una bella mangiata. L'impatto del brand "Rivoluzione Civile" è praticamente lo stesso del "metteremo dei fiori nei vostri cannoni", il proseguimento del noioso filone arcobalenista. Perdente.
6 - Candidature di dinosauri impresentabili
Diliberto, Di Pietro, Ferrero, Bonelli. Pensavano forse che gli elettori non si sarebbero accorti che dietro ad Ingroia c'erano comunque loro? Diliberto è quello della scissione cossuttiana voluta perché i "comunisti-italiani" ci tenevano un sacco a fare le guerre in giro per il mondo insieme al governo D'Alema. Ma è anche quello del sostegno ufficiale a Bersani nella campagna per le primarie (!), che poi quando lui non li ha ringraziati dopo la vittoria si è anche offeso (incredibile, ma vero). Come può un elettore pensare che appena seduto sul seggiolone parlamentare Diliberto non avrebbe iniziato subito ad elemosinare un posto da alleato di Bersani? Di Pietro, dopo la famosa inchiesta di Report, è diventato il simbolo dei privilegi della Casta. E in quanto tale destinato ad essere polverizzato in un momento come questo in cui la congiuntura politica parla il linguaggio di Grillo.
7 - Assenza di carisma e di una rappresentazione della rabbia sociale
Ingroia è Crozza che fa Ingroia. Giusto? Sbagliato? Non importa, è così. In una campagna elettorale contano (molto più di quanto si pensi) anche le caricature, la satira, le prese in giro. Crozza ha fatto l'imitazione di tutti i leader tranne Grillo (perché lui è già la caricatura di sé stesso, o forse più semplicemente perché non lo sappiamo ma Crozza parteggia per Grillo). Berlusconi era lo strafottente, Monti era il robot, Bersani era l'uomo delle metafore di provincia. E Ingroia? Era lo svogliato. Sì, lo svogliato. Cioè, il leader della parte politica che doveva rappresentare la rabbia sociale, la rivoluzione, il grido di opposizione, non ne aveva voglia. Parodia ingenerosa quella di Crozza? Forse un po' sì, ma è innegabile che il carisma Ingroia o non ce l'ha o l'ha lasciato a casa durante tutta la campagna elettorale. Ci voleva un leader che parla alla pancia della gente, che fa sussultare il cuore e fa vibrare le emozioni. Una mente appassionata e che appassiona. Invece no, candidano l'addormentato.
8 - Mancanza di un rapporto diretto con i movimenti e col mondo del lavoro
E questo è il punto che viene per ultimo ma probabilmente è il più importante. Da una proposta politica di sinistra vorremmo aspettarci tutto ciò che il Pd non offre. In primis una riforma strutturale, organica, nuova, coraggiosa, del diritto del lavoro e del welfare. Una prospettiva per i giovani disoccupati, per i licenziati che non trovano più lavoro, per i precari, gli atipici, i sottopagati. Ma una proposta vera, credibile, concreta, con cui identificarsi per anni fino al suo ottenimento. Possibile che non siano riusciti a partorire niente in questo senso? A pensarci bene è incredibile. Non basta parlare in termini generici su quell'argomento, ti devi differenziare con proposte che non produce nessun altro. Deve essere quello il cambio di passo, altrimenti perché la gente ti dovrebbe votare? E andando al di là del lavoro, su tutti gli altri temi fondamentali come l'ambiente, le battaglie contro le grandi opere inutili tipo la Tav, contro le privatizzazioni dei beni comuni (acqua, scuola, sanità, trasporti), contro le guerre, contro l'emergenza abitativa, perché non è stata percepita la vicinanza da parte dei movimenti? Non era difficile fra l'altro, perché la piattaforma politica era già scritta da chi ogni giorno combatte nelle trincee dei luoghi di lavoro e dei territori.
Da domani avranno cinque anni di tempo per costruire tutto questo. Scommettiamo che non lo faranno?
redazione
26 febbraio 2013

martedì 26 febbraio 2013

TU CHIAMALE SE VUOI...ELEZIONI

Nel bene e nel male le mie personali previsioni sul voto sono state azzeccate,eccezion fatta per il flop di Ingroia e Rivoluzione Civile che la vedevo almeno col doppio della percentuale,e ad un ridimensionamento dei vari Fini,Monti,Casini che sinceramente non li vedevo poi così in basso.
Fatto sta che i cali diciamo fisiologici di Pd e Pdl erano preventivati da quasi tutti,la Lega ha perso qualcosa ma in Lombardia è ancora determinante(ci meritiamo allora Maroni ma da oggi in poi coltello tra i denti,mi raccomando)e Grillo il suo boom annunciato l'ha fatto.
Per il resto miseri voti ma anche significativi per l'estrema destra che per fortuna non ha i numeri del resto dell'Europa,anche se già trenta persone che votano Cagapound o Merda Nuova per me sono già troppi,il Lazio e il Molise strappati nettamente al centrodestra,cosa che non è successa qui ma in qualsiasi caso Lega e Pdl hanno avuto un'emorragia di voti molto grande.
Comunque dalle dichiarazioni ancora una volta sembra che nessuno abbia perso,ho sentito solo Casini e Albertini ammettera una schiantante sconfitta,per il resto son tutti a gonogolarsi su un risultato elettorale che cambia poco lo stato di malato terminale del paziente Italia.
 
Elezioni 2013: Grillo e il M5S irrompono nel degrado italiano e nell’austerità.
Il dato numerico e politico di un’Italia alla deriva fra voto di protesta, astensione e ingovernabilità
Fumata nera. Come era ampiamente prevedibile gli italiani e il porcellum regalano una tornata elettorale che potrà risolversi solo in due maniere: un ritorno repentino alle urne o un governassimo Pd-PdL-Monti come quello che ci ha accompagnato fino ad oggi. Tertium non datur, non ci sono terze vie. Il Movimento 5 Stelle è il simbolo più votato alla Camera dove vince per una manciata di voti la coalizione di Bersani, come nel 2006 quando i voti di vantaggio per accaparrarsi il premio di maggioranza furono 24.000 mentre a questo giro sono circa 100.000. Monti passa per il rotto della cuffia a Camera e Senato ma non è un fattore decisivo. Ingroia sprofonda sotto il successo di Grillo. L’astensionismo fa registrare un +7%, dato importante e frenato solo dalla presenza del M5S che ha catalizzato tutto il malcontento per le politiche di austerità, altrimenti avrebbe raggiunto punte impensabili.
I numeri. La situazione è di semplice lettura numerica e di complessa lettura politica. Alla Camera il Pd ha la maggioranza relativa con poco meno del 30% delle preferenze che gli garantiscono circa il 55% dei deputati. Al Senato invece è parità con i premi di maggioranza regionali che premiano Berlusconi al Sud e al Nord e Bersani al centro e in Piemonte. Il M5S nonostante le alte percentuali in ogni regione rimane penalizzato dal porcellum e in rapporto alle due coalizioni maggiori prende molti meno seggi al senato ma sufficienti per essere decisivi. Al senato quindi può governare solo un governo appoggiato dalle stesse forze di quello attualmente in carica o un fantascientifico e improbabile Pd-Sel-M5S.
Il dato politico. Cresce l’astensione che in questo caso è numericamente inferiore a quello che sarebbe stata solo perché il sentimento di rabbia e sfiducia verso istituzioni e partiti che le hanno occupate in questi anni è stato intercettato dal movimento di Grillo. Era chiaro che dopo quasi 20 anni di seconda repubblica sarebbe arrivata la tornata elettorale della punizione e così è stato. Molti non si aspettavano che il M5S si attestasse intorno al 25%. Poteva essere prevedibile invece che la coalizione di Berlusconi si avvicinasse al 30%, ma con il crollo delle ultime settimane del Pd e della coalizione di Bersani nessuno avrebbe potuto prevedere che con quelle cifre potesse rischiare di vincere. La campagna aggressiva di Berlusconi ha spazzato via un Bersani che ha giocato di rimessa appiattendosi su un’accettazione di fondo dei diktat europei e sulla linea montiana dell’austerity con qualche spruzzata di giustizia sociale nemmeno poi tanto spiegata agli elettori. Una vittoria di Pirro quindi, che solo poche settimane fa sembrava invece una formalità. L’anima conservatrice, moderata e cattofascista dei quasi 2/3 dell’elettorato italiano è rivenuta fuori anche in questa tornata elettorale come è sempre stato dal dopoguerra ad oggi, ma è chiaro che in questi anni per questa parte di elettorato gli sforzi del Pd di moderarsi sempre di più sono stati visti come una brutta copia di qualcosa che esisteva già a destra e nel centro ex democristiano.
Il giaguaro. Da caimano a giaguaro, Berlusconi è sempre vivo e come sempre smentisce cassandre e sondaggi. Molti si chiedono come fanno un leader e un partito sempre al centro di scandali, con proposte strampalate, che hanno difeso Dell'Utri e Cosentino, che incitano all'evasione fiscale, con un prestigio internazionale ormai crollato, che strizza l'occhio alla malavita e offende le istituzioni, a riscuotere sempre un discreto successo elettorale e fare recuperi impensabili. Forse questi che s'interrogano non hanno ancora capito che i voti li prende proprio per questo. L'elettorato di centrodestra non è tutto stolto, non è fatto da milioni di persone che da oggi andranno in fila a farsi rimborsare l'Imu. Questo elettorato sa benissimo chi vota, e gli va bene così perchè cerca solamente qualcuno a cui delegare il paese e che gli lasci fare cosa gli pare.
Gli scomparsi. A proposito di democristiani e cattofascisti, la grande competizione nel campo dei moderati ha partorito la quasi estinzione dei partiti di Casini e Fini soffocati da Monti, ma il crollo più clamoroso è quello di Rivoluzione Civile e di Ingroia che merita un’analisi più profonda. Non ci sorprende il poco appeal elettorale di questa lista ma nessuno si aspettava un dato intorno al 2%. I motivi sono molteplici ma alcuni sono più marcati. Ne sottolineiamo due: per prima cosa, così come accadde con la sinistra arcobaleno, è stato presentato un cartello elettorale senza progetto politico e senza un lavoro a monte. Di volta in volta i vari partiti della ex sinistra radicale hanno creato accordi sempre più allargati, a fronte della perdita di voti sempre maggiore, per riuscire a superare le soglie elettorali, ma queste operazioni agli occhi dell’elettorato hanno sempre puzzato di riciclo e di volontà di accedere ai rimborsi elettorali, specialmente In un periodo in cui un movimento che raggiunge il 25% ci rinuncia. E ciò viene accentuato se poi a livello di immagine si cerca di presentarsi come la società civile che scende in campo, lasciando però il dubbio all'elettorato che che in fondo l’operazione sia mossa dai vecchi partiti. L’elettorato l'ha interpretata così ed ha punito. Senza considerare che la presenza di magistrati e anche poliziotti nelle liste ha fatto storcere molte bocche a sinistra.
Ma c’è anche un secondo punto determinante: appare chiaro che una larga parte di persone che in questi ultimi tre anni si sono riconosciute in quei movimenti che sono stati i veri protagonisti dal basso delle lotte per i beni comuni, i comitati referendari per l’acqua pubblica e contro il nucleare che hanno vinto clamorosamente il referendum, quelli contro gli inceneritori, i comitati No Tav e tutto l’immaginario e le persone che ci hanno girato intorno da tutta Italia, hanno scelto in prevalenza il Movimento 5 Stelle rispetto a Sinistra e Libertà o Rivoluzione Civile. E oltre a questi settori legati all'attivismo politico, ambientale e civico, appare chiaro che a questi partiti abbia voltato le spalle anche una buona parte di mondo del lavoro, sia nella sua parte sindacale sia una sostanziosa parte di operai, disoccupati e precari che in questo ultimo quinquennio sono stati al centro di battaglie, ristrutturazioni e drammi sul posto di lavoro.
Con questa tornata elettorale si conclude definitivamente un percorso per una classe dirigente che dallo scioglimento del Pci, passando per il G8 di Genova e la presidenza della Camera ha visto assottigliarsi sempre di più il proprio peso elettorale e la propria incidenza nella società fra scelte tattiche sbagliate e poca comprensione dei cambiamenti in atto. Solo se, loro come molti altri fuori dal Parlamento e nelle piazze, sapranno mettersi in discussione nelle analisi e nei metodi, potranno risollevarsi. Ma ad oggi tutto ciò non è scontato e può darsi che da domani inizieranno a lavorare per un altro cartello elettorale accozzaglia, privo di progettualità politica.
Scenari. In campagna elettorale ogni coalizione ha lasciato fuori dal dibattito tutte le più grandi questioni internazionali. Fra demagogia e promesse, potremmo ritrovarci nell'ennesima fase del ricatto fra spread, default e attacchi speculativi. E' il ricatto dei capitali che odiano i popoli e che tentano di minacciarli. Il Pd cercherà di fare il governo e dichiarerà per pura formalitàn la volontà di collaborare con il M5S solo per mettere Grillo con le spalle al muro. Dopo di che inizierà la trattativa vera con PdL e Monti passando per i sacri consigli di Napolitano, anche nell'ottica di dover eleggere il Presidente della Repubblica a breve. Alla fine, ancora una volta, ci sarà uno scontro fra una linea europeista dell'austerità e del rigore, cioè le forze di governo attuali, a cui andrà opposta una formula alternativa di tutela di sistemi sociali di welfare e dei salari. Al momento questa alternativa non è forte ma prima o poi dovrà esplicitarsi sennò il voto di protesta si esaurirà presto. E per il Movimento 5 Stelle ci sarà da mettere sul tavolo la questione del reddito che è stata molto pompata in campagna elettorale.
Il dato livornese. Quasi 6.000 votanti in meno, si tratta di una cifra consistente di chi ha abbandonato le urne. In termini percentuali equivale a -2% perché quasi 4.000 erano gli aventi diritto in meno rispetto al 2008, dato che fa capire come sia in atto una fuga, specialmente giovanile, da questa città a cui aggiungere la scarsa natalità. Prendiamo il Senato. Il M5S ha seguito il trend italiano attestandosi sopra il 25% con quasi 24.000 voti. Chi ha perso questi 30.000 voti? 15.500 ne ha persi il Pd (-13%), 12.500 ne ha persi il PdL (-13%), La Lega nord è quasi scomparsa (400 voti vale a dire lo 0,47%), Monti ne ha presi 6.000 (6,7%) mentre Rivoluzione civile ne ha presi poco più di 3.500 vale a dire quello che prese nel 2008 Di Pietro. Se si pensa che a quel tempo l’Arcobaleno+Idv presero 10.000 voti, oggi Ingroia+Sel superano di poco i 7.500. Alla Camera invece il voto dei giovani under25 ha accentuato ancora di più queste cifre: il Pd ha perso quasi il 16% e circa 19.000 voti, il M5S ne ha presi circa 27.000 (27,11%), Ingroia ne ha un migliaio in più che al Senato (4.600, cioè 4,68%). Segno che i giovani livornesi hanno votato a sinistra e per il M5S e non per i partiti di potere.
Ma c'è anche un altro dato importante per il futuro. Se si considera che nella nostra città il voto al Pd alle politche è più che altro un voto contro Berlusconi, alle amministrative del prossimo anno i governatori di Livorno non dormiranno certo sonni tranquilli. Non avendo i voti per vincere al primo turno, si potrebbe prospettare un effetto Parma al secondo turno. Ma un anno di politica in questo contesto può equivalere, come durata, a un’era glaciale
redazione
25 febbraio 2013

sabato 23 febbraio 2013

NE' RAGAZZATE NE' BALORDI

Il post richiama la morte avvenuta per mano fascista del giovane compagno romano Renato Biagetti nell'agosto del 2006,ucciso a coltellate dopo una festa tenutasi su una spiaggia a Focene(vedi:http://www.reti-invisibili.net/renatobiagetti/ ),e la lettera della madre,con toni anche forti, rafforza il ricordo e la nostalgia di un figlio ammazzato in maniera così violenta.
La signora Stefania Zuccari evidenzia che troppe volte le aggressioni di natura fascista sono confuse con ragazzate o da gesta compiute da balordi,mentre invece tutto questo è solo un'interpretazione confusa e facile che certi giornalisti e mezzi di comunicazione attuano:sono invece agguati premeditati e compiuti da criminali,anche comandati da forze politiche che poi vengono insabbiate,nascoste e difese dalle forze del disordine in primis e da certa (dis)informazione.
Proprio ieri era l'anniversario della morte di Valerio Verbano,il primo senza la presenza di un'altra madre che per anni ha combattuto nel nome del figlio ucciso e di tutti i compagni che hanno nell'antifascismo un valore primario nelle loro vite.

Mi chiamo Renato, non temo i fascisti ma gli indifferenti.
La lettera della mamma di un ragazzo ucciso dai fascisti a Roma per denunciare la normalità del male
di Stefania Zuccari*
Mi chiamo Renato Biagetti. A me i fascisti non fanno paura. Non mi hanno mai fatto paura. Nemmeno quando mi hanno ucciso.
Quelli che mi fanno paura sono quelli che non dicono nulla, non vedono nulla, non sanno nulla. Quelli che ancora pensano che sono ragazzate o che "quelli come me se la sono andati a cercare". Quelli che dicono che è folklore. Bandiere nere, svastiche, saluti romani. Folklore, come i ballerini con il tamburello o le processioni con il santo con appesi i serpenti. Fenomeni marginali, sacche di delinquenza. Risse tra balordi. Tre righe in cronaca.
Intanto si riscrive la storia. Si mischiano i morti. Si dimenticano cause, ragioni. Io sono morto per loro. Non per voi. Sono morto per loro. E a loro continuo a pensare.
E' tutto così assurdo. Un brutto film, uno di quelli in cui la sceneggiatura non gira. Eppure in quel film io ci abitavo, come ci abitate voi. Un Paese che ancora non si è stufato delle morti come la mia. Un Paese in cui tutto è normale. Anche morire fuori da una festa di musica reggae. 8 coltellate. Una è stata così forte che addosso mi è rimasto il segno del manico del coltello.
Tutto normale. Anzi normalissimo. Cosa c'è di strano? Si comincia sempre così. Di questo ho paura.
*Stefania è la mamma di Renato Biagetti ucciso dalle coltellate di due fascisti dopo una festa in spiaggia a Focene. E' la fondatrice di Madri per Roma città aperta. Come le Madres de la Plaza de Mayo ha raccolto anche lei il testimone delle idee di suo figlio
tratto da http://popoff.globalist.it
19 febbraio 2013

venerdì 22 febbraio 2013

MEMORIA

Oggi nessun contributo a questo post in quanto girando per la rete non ho trovato niente di utile per la realizzazione e la pianificazione di quello che volevo esprimere sul voto politico che verrà espresso in Italia domenica e lunedì a venire.
Il titolo"Memoria"è emblematico perché il nostro paese,anzi meglio,gli italiani,sono un popolo che tradizionalmente ricordano poco o che vogliono ricordare solo episodi della storia recente e passata che fanno comodo e che vengono strumentalizzati a seconda di chi parla.
Questo voto è importante come per tutte le altre elezioni già fatte e per quelle a venire,a differenza di chi dice che votare è inutile e addirittura stupido e che poi si lamentano in internet,al lavoro,per strada,al bar,con gli amici e le famiglie:se proprio non voti fa la differenza tra la gente e con la lotta,ma solo una percentuale pressochè nulla riesce a fare questo.
Già gli italiani si stanno dimenticando dei parlamentari comprati,degli scandali della sanità,della corruzione,dei delinquenti e dei criminali nella politica(che verranno nuovamente presentati),delle promesse gettate al vento,delle scelte non fatte su una nuova legge elettorale,delle tasse prima appoggiate e poi aborrite,degli episodi di razzismo,di sessismo e di fascismo che hanno caratterizzato la misera politica di troppi partiti e movimenti.
Se ognuno di noi dovesse tenere a mente solo la metà delle nefandezze compiute dai governi che hanno preceduto questo turno elettorale e di quelle compiute durante questa campagna di accaparramento voti,avrebbe una buona visione su come e chi votare,senza per questo suggerire nessun schieramento(anche se è intuibile,spero).
Piccola parentesi su questo cazzo di voto utile che è una vergogna in quanto ci sono schieramenti che si ritengono superiori ad altri solo perché spendono milioni di euro in pubblicità,presenze televisive e quant'altro a differenza di piccole entità che solo di idee e di persone li potrebbero tranquillamente ricoprire di merda.
A livello nazionale e anche regionale per Lombardia,Lazio e Molise si avrà un cambiamento,e soffermandomi sulla mia regione,la prima citata,l'esempio della memoria storica recente dovrebbe far sì che non si possa proprio sbagliare il voto!
Se poi chi dovesse vincere le elezioni sarà ancora qualche clown,che si stanno moltiplicando in seno ai partiti visto che fa tendenza e comunque a volte si vince,allora gli italiani meriterebbero davvero un governo degno di un popolo di pecoroni con un cervello limitatissimo di memoria presente,passata e futura.

giovedì 21 febbraio 2013

STOP DESAUCHIOS

L'articolo preso da Infoaut parla della consapevole decisione di alcuni lavoratori spagnoli che hanno detto di no al collaborazionismo con le autorità giudiziarie che girano per tutto il paese per eseguire ordini di sfratto nati quasi esclusivamente dalle condizioni economiche molto gravi che hanno colpito il paese iberico,situazioni dettate e comandate dalle banche che reclamano indietro i"loro"soldi.
Dopo la ribellione nata in Euskal Herria a Pamplona dove i fabbri disubbidirono agli ufficiali giudiziari non cambiando le serrature alle abitazioni sotto sfratto,anche i vigili del fuoco,dapprima i galiziani seguiti dai catalani e da quelli di Madrid e delle Canarie,hanno incrociato le braccia se chiamati a compiere tali atti che,parole del sindacato,"contribuiscono ad aumentare le diseguaglianze e le miserie della classe lavoratrice".
Lo sfratto nella penisola iberica è un incubo quotidiano per centinaia di famiglie,e la presa di posizione di queste classi di lavoratori solidali con chi è in difficoltà è una notizia molto bella e da prendere come esempio anche da noi.

Anche i pompieri di Madrid e Canarie non collaboreranno negli sfratti.

Continua con forza la lotta contro gli sfratti in tutta la penisola iberica. Dopo l'iniziativa intrapresa dai fabbri di Pamplona, che si negano di collaborare in caso di sfratti esecutivi, ora è la volta dei pompieri. Dapprima quelli di A Coruña (Galizia), sostenuti successivamente da quelli catalani. L'azione esemplare di tre giorni fa dei pompieri galiziani che hanno dato il “ben servito” all'ufficiale giudiziario incaricato di eseguire lo sfratto di un'anziana signora, rappresenta una continuità di opposizione al fenomeno degli sfratti, mentre il 16 febbraio scorso in cinquanta città iberiche sono state attraversare in contemporanea da molteplici cortei per il diritto alla casa e contro gli sfratti. Ma l'iniziativa dei pompieri non solo ha valore per il rifiuto ad intervenire ma anche per la solidarietà espressa dagli stessi che hanno esposto uno striscione contro gli sfratti sul loro camion.
Notizia fresca è invece il rifiuto di partecipare ad azioni di questo tipo anche da parte dei pompieri della Comunità di Madrid e quelli delle Canarie. Attraverso due comunicati di uno dei grandi sindacati spagnoli CCOO, i primi hanno fatto sapere che non “contribuiranno ad aumentare le disuguaglianza e la miseria che soffre la classe lavoratrice”, prendendo parte quindi all'iniziativa intrapresa dai pompieri galiziani e seguita da quelli catalani. Stesse intenzioni per quanto riguarda i vigili del fuoco delle Canarie, che ricordano come l'apertura di abitazioni da parte di questo corpo d'emergenza sono legali solo nel caso in cui esiste un rischio concreto per le persone o beni materiali che sono dentro l'abitazione in questione.
Continuano quindi ad aprirsi quegli spazi collettivi di solidarietà, frutto anche del lavoro dei comitati Stop Desahucios (Stop sfratti) che da molti mesi ormai lavorano a stretto contatto nelle realtà cittadine per difendere dagli sfratti quelle persone che continuano a perdere la casa. Un fenomeno frutto di una crisi economica e che non fa altro che mettere in crisi e contrastare concretamente chi nel nome della speculazione e dei propri interessi, non si fa scrupoli a lasciare migliaia di famiglie in mezzo alla strada.

mercoledì 20 febbraio 2013

VALE TODO

Il post di oggi è preso da Senza Soste che periodicamente ospita articoli che parlano delle tifoserie di tutto il mondo,e l'articolo messo più avanti parla di quelle argentine:ovviamente sono citate solo le più famose in quanto il panorama sudamericano offre uno scenario di tifosi e di ultrà molto vario,uniti dalla passione viscerale per i rispettivi colori che porta spesso e volentieri a scontri alla maniera del"vale todo",ovvero con l'uso di tutto per fare violenza,anche purtroppo delle armi.
Ma le sontuose coreografie,i cori urlati prima durante e dopo la partita e il delirio personale e collettivo dei volti che vedi negli stadi sia nella gioia della vittoria che nello sconforto della sconfitta sono quelli che spesso vediamo nei nostri specchi.
Sulle tifoserie argentine vedi anche:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/12/il-san-lorenzo-torna-casa.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2011/06/lanarchia-nel-pallone.html .

Argentina: La culla mondiale del tifo.
ARGENTINA - Passione, coreografie mozzafiato e incitamento incessante ma anche soldi, business e pistolettate. Malgrado molte delle curve del paese sudamericano siano in mano a bande criminali senza scrupoli, lo spettacolo che offrono resta qualcosa di unico. Scopriamo il mondo del aguante
Vale todo. Non è un arte marziale ma la locuzione che meglio si addice a descrivere in sole due parole le curve calcistiche argentine. Mani, cintole, bastoni, armi da taglio e da fuoco. In una parola, violenza. Ma anche colore, voce, passione, coreografie mozzafiato, sana follia collettiva e scenari unici e inimitabili.
Tutto tra le barras bravas argentine è "più" rispetto al resto del mondo. Nel bene e nel male. Vien da sé che in questo splendido paese le tifoserie siano una vera e propria istituzione, spesso quanto la squadra che sostengono e rappresentano. E dove c'è potere, ce lo insegna il calcio stesso, girano molti soldi e quindi interessi: traffici e smerci leciti ed illeciti.
Non di rado le barras finiscono sulla cronaca nera dei giornali anche per motivi extratifo: se la ricerca dello scontro con la tifoseria nemica fuori dallo stadio il giorno della partita, volenti o nolenti rientra nella cornice calcistica, è più difficile accettare che agguati, sparatorie, accoltellamenti avvengano durante la settimana, spesso all'interno della stessa tifoseria, per il controllo della curva o del business che ne consegue, sia esso il merchandising, il pizzo da riscuotere dal club, la gestione dei biglietti o lo spaccio.
Ma adesso occupiamoci dell'aspetto più prettamente calcistico e curvaiolo e andiamo a vedere quali sono le tifoserie argentine più calde, numerosi e popolari.
La 12 (Boca Juniors)
"La 12" (Doce), nata alla fine degli anni '70, è il nome con cui si definisce tutta la tifoseria più calda ed irrequieta del Boca ed è la barra più popolare d'Argentina così come il Boca, con il suo 36%, è il club più seguito del Paese.
Tifo, numeri e passione hanno convertito La 12 - con merito - in un'istituzione mondiale. Ma non è tutto oro quel che luccica: La 12 paga il fatto di essere una miniera di denaro e dagli anni '80 ad oggi, ciclicamente, per prenderne il comando non si è mai andati per il sottile: scontri tra bande di centinaia di persone, ferimenti, assassinii e pure morti sospette.
Un recente studio ha confermato che i tifosi del Boca (a proposito, la Boca è un quartiere ultrapopolare di Buenos Aires fondato da genovesi) si concentrano più tra le classi lavoratrici che in quelle più abbienti.
Los borrachos del Tablòn (River Plate)
Il River è la seconda squadra del Paese per numero di tifosi, ma la prima per titoli nazionali vinti (33 contro i 24 degli acerrimi rivali del Boca con i quali disputano il cosiddetto superclàsico). La barra più popolare è quella de "Los Borrachos del Tablòn", nata nel 2001, la cui storia recente ricalca per molti aspetti quella de La 12 sia per dimensioni e caratteristiche della tifoseria che per le dinamiche sanguinarie che ne hanno contraddistinto l'esistenza.
Così come avviene in casa Boca alla "Bombonera", le partite casalinghe del River vedono riempire quasi sempre il "Monumental", lo stadio più grande del Paese. Parimenti, le trasferte vedono sempre migliaia di tifosi al seguito avendo i biancorossi tifosi sparsi in tutta l'Argentina. Sembra che il River, al contrario del Boca, raccolga più tifosi nelle classi medie.
La Barra del Rojo (Independiente)
Terza squadra di tutta l'Argentina per numero di titoli nazionali vinti e per popolarità, l'Independiente è una delle due squadre storiche di Avellaneda, città di 300mila abitanti a pochi chilometri da Buenos Aires. Squadra storica del calcio argentino, ha avuto fino a pochi anni fa al proprio fianco La Barra del Rojo, una delle formazioni più corrotte e influenti del mondo del tifo nazionale. Organizzatissima dal punto di vista gerarchico, contava su una prima linea composta da meno di dieci persone (i capi più un lìder) a capo dei principali sottogruppi e responsabili dell'organizzazione e della distribuzione dei soldi e dei compiti. La seconda linea andava dalle 15 alle 30 unità, persone incaricate di reclutare tifosi, studiare la zona e i movimenti delle barras bravas nemiche, organizzare le trasferte. La terza linea constava di circa 600 persone incaricate di organizzare la curva.
La N° 1 (Racing Club)
Il Racing Club è l'altra "grande" di Avellaneda e con l'Independiente disputa "El Clàsico". Gioca al "Presidente Peròn", più comunemente chiamato "El Cilindro de Avellaneda" per la struttura cilindrica perfettamente rotonda, probabilmente il più affascinante stadio argentino insieme alla Bombonera. Quarta squadra del Paese per numero di tifosi, è la terza di sempre per numero di presenze allo stadio.
La tifoseria più calda è conosciuta come "La N° 1" ed è composta da tre barras: "La Guardia Imperial", la più importante, i "Racing Stones" e "La 95".
La Gloriosa Butteler (San Lorenzo de Almagro)
"Me lo dijo una gitana - me lo dijo con fervor - o largas la marijuana o te vas para el cajón - Me lo dijo una gitana - y yo no le quise creer - yo le sigo dando al vino a los fasos y al papel - Una gitana hermosa tiro las cartas - dijo que San Lorenzo va a ser campeón - ya lo corrimos al globo y no paso nada - vamos a correr a Boca que es un cagón". Questa canzone, forse la più bella ed originale dell'intero panorama curvaiolo sudamericano, è esemplificativa del livello della tifoseria blugranata, scanzonata ma al tempo stesso compatta e numerosissima. Per molti quella del san Lorenzo è la miglior tifoseria argentina ed è largamente riconosciuta come la più ingegnosa nell'ideazione dei cori.
Il San Lorenzo, insieme a Boca e River e le due di Avellaneda, è una delle cosiddette "cinque grandi di Argentina".
Las Canallas (Rosario Central)
Sapete chi può annoverare il Rosario Central come proprio tifoso? Un certo Ernesto Guevara che a Rosario, metropoli di oltre un milione di abitanti, ci nacque. Il Rosario Central è anche la squadra più popolare tra quelle non della capitale. La tifoseria, caldissima, è famosa soprattutto per aver introdotto in patria l'uso dei bandieroni copricurva.
La Hinchada Màs Popular (Newell's Old Boys)
Se è vero che il Newell's ha qualche tifoso in meno rispetto ai concittadini del Rosario Central, è altrettanto incontestabile che la tifoseria più calda non sia da meno dei cugini. Ultimamente la barra del NOB, autodenominatasi "La Hinchada Màs Popular", sta balzando alle cronache come una delle più violente in assoluto di tutta l'Argentina. Negli ultimi anni il controllo della curva ha originato violenti faide interne che hanno portato anche a un paio di morti.
Una curiosità più prettamente "calcistica": lo sapete a chi è intitolato lo stadio? Al "loco" Marcelo Bielsa, rosarino e tifoso rossonero doc e attualmente amatissimo allenatore del mitico Athletic Bilbao.
La Pandilla de Liniers (Velez Sarsfield)
Il Velez Sarsfield, altra compagine di Buenos Aires, è il quarto club più titolato di Argentina, ma la sua barra, "La Pandilla de Liniers, è da considerarsi un gradino sotto alle altre precedentemente citate. Solo recentemente, contestualmente ai molti successi nazionali ed internazionali, la tifoseria è riuscita a fare un salto di qualità, scalando anche le classifiche in tema di presenze allo stadio (sesta nel ventennio 1991-2011).
La Famosa Banda de San Martìn (Chacarita Juniors)
Il Chacarita è una piccola squadra di Buenos Aires che fa la spola tra la terza e la prima serie, ma la sua tifoseria, sebbene i numeri siano relativamente limitati, è senz'altro una delle più calde e affezionate. La barra brava in particolare, "La Famosa Banda de San Martìn", è una delle più violente, temute e rispettate per la capacità di far scoppiare incidenti un po' ovunque, in casa come alla Bombonera. Non a caso è gemellata con tifoserie di primissimo piano come quelle di Colo Colo, San Paolo, Alianza Lima e Rosario Central.
Degne di nota anche le tifoserie di Santa Fè (Colòn e Uniòn), di La Plata (Estudiantes e Gimnasia y Esgrima), di Cordoba (Belgrano) e soprattutto del Club Atlético Huracán, anch'esso di Buenos Aires.
Tito Sommartino
tratto da Senza Soste n.77 (dicembre 2012)

martedì 19 febbraio 2013

BYE BYE SCUOLA DI CIELLE

L'epilogo è di quelli che giravano nell'aria dopo le ultime notizie che vedevano l'amministrazione comunale di Crema avanzare proposte in merito alla riqualificazione di un'opera mai finita(!)(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/02/le-balle-di-formigoni-su-crema.html e relativi links)e che dopo gli scandali riguardanti i vertici della regione Lombardia partendo da Formigoni arrivando ai finanziamenti pubblici a ospedali,cliniche e scuole targate Cielle,hanno portato alla parola FINE al progetto dell'ecomostro dei Sabbioni,a Crema.
Infatti la costola di Comunione e Liberazione che aveva in mano l'affare scuola-privata foraggiata da denaro-pubblico,ovvero la Fondazione Charis,da ieri è in liquidazione volontaria visto che di soldi pubblici,dopo tutti gli scandali venuti alla luce e che molti già sapevano da anni,me compreso,non ne percepiranno più,almeno fino a quando la labile memoria italiana si ricorderà di queste storie.
Il primo dei due articoli di Crema on-line proposti parla proprio dell'ultim'ora mentre l'altro era già in preventivo per questo blog in quanto Rete Scuole di Crema aveva fatto un sunto dei fatti che avevano portato alla nascita di questa"creautra"abortita molto presto,e fortunatamente aggiungerei:vediamo adesso che cosa si farà di questa megacostruzione,sperando proprio che torni utile all'intera collettività e non ad un ristretto numero di prescelti così come il primo progetto del"Campus Valcarenga"avrebbe voluto.
 
Crema. Scuola di CL addio, Fondazione Charis in liquidazione volontaria per far fronte ai debiti. Comune e Provincia cercano soluzioni
di Andrea Galvani
(direttore@cremaonline.it)
Crema - La notizia era nell'aria, ma le indiscrezioni hanno raggiunto l'ufficialità ed un risvolto clamoroso. Nella giornata di ieri la Fondazione Charis ha comunicato all'amministrazione comunale di Crema "la decisione di desistere dalla ripresa delle attività per la realizzazione dell’opera denominata Campus Valcarenga. Contestualmente, ha comunicato la messa in liquidazione volontaria della medesima Fondazione, allo scopo di alienare il patrimonio per fare fronte agli impegni economici già sottoscritti".

Cambio di programma
Come si legge in un documento ufficiale diramato dall'ufficio di staff del sindaco Stefania Bonaldi "l’informativa è stata immediatamente trasmessa dal Comune di Crema a Regione Lombardia e segue di pochi giorni la delibera della giunta comunale dell’11 febbraio 2013 che prendeva invece atto del nuovo cronoprogramma e della dichiarata ripresa dei lavori nel prossimo mese di marzo".

Il recupero dell'esistente
L’amministrazione Comunale, a fronte di quanto comunicato dalla Fondazione Charis, "intende prendere immediati contatti con la Provincia di Cremona e con la Regione al fine di tentare ogni possibile azione per potere recuperare quanto sinora realizzato e reimpiegarlo a beneficio della formazione scolastica superiore del nostro territorio".

LINKS:
Crema. Scuola di CL, vertice in Comune (archivio Crem@online
Le indagini di Rete Scuole "per far chiarezza sullo stato dei lavori di costruzione"
Cantiere fermo da oltre 1 anno

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Retescuole ripercorre le tappe della nascita della scuola di Cielle a Crema: “Formigoni smentisce in tv? Questa è la vera storia del regalo da 1 milione di euro”
di Emanuele Mandelli
Crema - Il commento dei Roberto Formigoni che smentisce di aver finanziato una scuola di Cielle a Crema, andato in onda durante la trasmissione di La7 L’aria che tira di alcuni giorni fa scatena una dura presa di posizione di Retescuole Crema.

Il coraggio di smentire
“Il governatore”, scrivono in un comunicato, “ha avuto il coraggio di affermare che la regione Lombardia, non ha mai finanziato la costruzione di alcuna scuola privata. La trasmissione mostrava le immagini dell’istituto di viale Europa ormai bloccato da più di un anno e sei mesi, mentre il sindaco Stefania Bonaldi e una rappresentante di ReteScuole Crema spiegavano in modo sintetico ciò che è accaduto”.

Una storia iniziata nel 2008
Per chiarezza e memoria Retescuole fa un riassunto della questione: “ricordiamo a tutti i fatti: il 26 marzo 2008 l’allora sindaco di Crema, Bruno Bruttomesso segnala un fabbisogno di finanziamento di una scuola. 14 milioni è il costo complessivo dichiarato, 9,5 milioni sono le risorse proprie della Charis (vicino a C.L.), 4,5 i milioni richiesti tramite una legge regionale”.

Due giorni per approvare
“Dopo due soli giorni i rappresentanti della Regione Lombardia, tra cui l’assessore cremasco Gianni Rossoni, del Comune di Crema e della Fondazione Charis, firmano un protocollo d’intesa che prevede la partecipazione della Regione al finanziamento di un nuovo edificio scolastico. Il 9 aprile 2008 la Giunta regionale approva la delibera”.

Le interpellanze
“Tutto ciò risulta, con estrema chiarezza, dalle numerose interpellanze fatte a livello regionale e comunale, come pure dalla documentazione esaminata accuratamente dal gruppo di lavoro nato per denunciare lo scandalo del finanziamento alla scuola di Comunione e Liberazione. Mentre la scuola pubblica subisce il taglio di 8,5 miliardi e la perdita di 120 mila posti di lavoro, la Regione Lombardia governata da 15 anni da Roberto Formigoni aumenta sempre di più il finanziamento pubblico a chi frequenta la scuola privata”.

La Dote scuola
“A partire dall’anno scolastico 2008/2009 infatti è entrato in vigore il sistema della Dote Scuola, che consente di eludere il divieto di finanziamento pubblico diretto della scuola privata, enunciato dall’articolo 33 della Costituzione, in quanto il contributo economico non viene erogato direttamente alla scuola, bensì alla famiglia dello studente sotto forma di rimborso di una parte della retta scolastica; un tetto di spesa minimo, al di sotto del quale le famiglie non possono nemmeno fare domanda, escludendo di fatto la quasi totalità degli studenti delle scuole pubbliche”.

Il regalo da 1 milione
“In questo modo Formigoni e l’assessore Rossoni regalano oltre ad 1 milione di euro per la costruzione della scuola, l’80% dei suoi fondi per il diritto allo studio agli studenti della scuola privata, che rappresentano soltanto il 9% della popolazione scolastica regionale. Quasi 400 milioni di euro in 9 anni, sottratti dalle tasche dei contribuenti e gentilmente donati al 60% degli studenti delle scuole private”.

lunedì 18 febbraio 2013

ATTACCO FASCISTA A ROVATO

Il breve articolo odierno tratto da Radio Onda d'Urto(http://www.radiondadurto.org/2013/02/17/brescia-vile-attacco-squadrista-al-cs-28-maggio-di-rovato/ )parla dell'attacco fascista avvenuto nella notte tra sabato e domenica ai danno del Centro Sociale 28 Maggio di Rovato(Bs)che avrebbe potuto aver conseguenze molto gravi.
Infatti i soliti noti appartenenti all'estrema destra del territorio,da sempre spalleggiati dai partiti razzisti e fascisti presenti nel bresciano,hanno tentato d'incendiare i locali della struttura lanciando un fumeogeno dopo aver spaccato diversi vetri,aproffittando dell'assenza di compagni all'interno del centro sociale.
Dei danni comunque ci sono stati,e sono vicino a tutte le persone che da anni si sbattono e che portano avanti le iniziative del 28 maggio e che operano nell'ambito territoriale con impegno e successo:a seguire nell'articolo la denuncia del partito di Rifondazione Comunista che ha la ede all'interno dei locali.

BRESCIA: VILE ATTACCO SQUADRISTA AL CS 28 MAGGIO DI ROVATO.

Attacco squadrista stanotte al Centro Sociale 28 maggio di . Poco prima dell’alba e dopo la chiusura del centro, che come ogni fine settimana è stato attraversato da iniziative politiche e sociali, i “soliti sconosciuti” hanno approfittato dell’assenza di compagni e compagne per rompere alcuni vetri dell’ingresso e introdurre un fumogeno che, fortunatamente, non ha provocato un incendio di ampie proporzioni, ma ha comunque provocato alcuni danni. Riportiamo il comunicato diffuso nella giornata di oggi dal partito della Rifondazione Comunista, che ha la propria sede all’interno dello spazio sociale.
Questa notte, probabilmente verso l’alba, sconosciuti sul piano personale, ma certificati come matrice politica, hanno attaccato il Centro sociale 28 maggio di Rovato, rompendo vari vetri e scagliando un ordigno fumogeno all’interno, provocando vari danni ancora da quantificare esattamente, e rischiando di provocare un incendio dalle conseguenze gravissime. Noi continuiamo a segnalare il pericolo e l’incombenza della presenza fascista, il cui attivismo è
sempre più sfacciato e spudorato, e rispetto al quale troppe sono le connivenze e le rilassatezze delle più svariate forze politiche. Nell’esprimere la più ferma condanna del gesto veramente vile, e la più ferma volontà di continuare ad operare nella denuncia e nella pratica democratica in difesa dei più deboli, e dei valori della resistenza antifascista, caratteristiche che hanno sempre caratterizzato il centro sociale 28 maggio, centro che ospita anche la sede locale del Partito della Rifondazione Comunista, rinnoviamo il nostro impegno e la nostra vigilanza antifascista.
Centro Sociale 28 maggio, Partito della Rifondazione Comunista

domenica 17 febbraio 2013

IL PASSAGGIO DA CARNEFICI,A VITTIME ED EROI

L'articolo sottostante preso da Senza Soste parla del day after di una manifestazione di protesta studentesca avvenuta a Bologna e che ha visto scontri tra giovanissimi e celerini:infatti alcuni studenti delle scuole superiori molti dei quali minorenni si sono visti parati di fronte le squadriglie della celere bolognese già protagoniste in negativo di varie mattanza per tutta l'Italia.
Il contributo prende di mira il quotidiano"Repubblica"che con video e pure in edizione cartacea fanno passare per l'ennesima volta i professionisti della violenza in divisa da carnefici a vittime e addirittura ad eroi,in un crescendo di leccaggio di culo di questi sporchi assassini.

Bologna: quando Repubblica fa di un carnefice la vittima.
Il modo in cui Repubblica racconta la protesta di ieri degli studenti medi a Bologna si basa su due dispositivi retorici ben identificabili (guarda il video di Repubblica)
Primo. La trasformazione del carnefice, prima in vittima e poi in eroe (come già accaduto nel caso "Pecorella" in val Susa). Non solo attraverso il video che nelle ultime ore ha avuto larga diffusione in rete: la figura del sovrintendente del VII reparto mobile viene descritta in modo dettagliato sull'edizione cartacea locale con una news tematica in cui son pennellati dettagli più personali sul suo passato ed il suo stato di servizio. La tattica è quella di rendere più umana e presentabile la categoria del celerino, avvicinandolo al lettore e facendo dimenticare il suo ruolo di professionista della violenza (un ruolo scritto in tanti episodi recenti dell'Italia degli anni 00) trasformandolo nel lavoratore del mese. Il suo merito è quello di non aver massacrato degli studenti delle scuole superiori. Metodo ACAB (il film).
Secondo. Di contro e coerentemente, viene compiuta la disumanizzazione dell'avversario, contenuta nelle parole del questore Stingone. Sua opinione è che non meglio precisati "soliti noti" abbiano usato come carne da macello (ovvero scudi umani) dei ragazzini inconsapevoli. Implicitamente quindi, la protesta degli studenti medi viene definita come priva di spessore e legittimità politica: raffigurati come monadi senza cervello e manovrati da occulti burattinai (vigliacchi e codardi perché si servono di ingenui bambocci per i loro scopi), le loro istanze non hanno pertanto alcun valore e non meritano neppure di essere prese in considerazione e discusse. Tanto più se questi studentelli scriteriati si rendono protagonisti dell'orrendo crimine di aver "sfregiato" una torre del 1200 (che in quanto tale rappresenta un patrimonio comune).
Innanzitutto una considerazione di natura storico-estetica: in otto secoli quella torre ha visto scritte, mura divelte e piani tirati giù da guelfi e ghibellini, papisti, repubblicani, bonapartisti, socialisti, fascisti e partigiani. Se un oggetto aspira ad una dimensione "pubblica" si assume il rischio di fare i conti con il suo tempo: il suo valore non sta nei mattoni con cui è costruito ma nella storia che racconta e simboleggia. Ergo non si può affittare una torre del 1200 a Gianfranco Fini e poi scandalizzarsi per una scritta contro il suo partito!
Più importante però è che le parole del questore e dei pennivendoli di Repubblica sono smentite dai fatti.
Innanzi tutto perché è nota la brutalità di cui i reparti mobili della celere si macchiano da anni. E se nel nostro paese davvero esistesse una "società civile" - di che si tratta poi, un giorno qualcuno dovrà spiegarcelo - questa, invece che invocare a gran voce i numeri identificativi sui caschi degli sbirri, dovrebbe semmai affermare con forza che è giusto scendere in piazza col casco. E per un motivo molto semplice: perché la celere in Italia negli ultimi quindici anni, forse di più, ha dimostrato di essere un corpo di polizia O-MI-CI-DA. Per chi l'avesse dimenticato i celerini del VII reparto mobile sono gli stessi che hanno massacrato l'ultrà del Brescia Paolo Scaroni, mandandolo in coma per due mesi ed uscendone puliti come agnellini al processo. Altro che giustizia ad orologeria! Non è tanto quella a preoccuparci, quanto l'impunità di cui godono gli uomini degli apparati repressivi in Italia.
Secondo e più importante fatto. Quello che il questore Stingone finge di dimenticare - lui si chiuso nelle sue macchinazioni dietro le tende tirate del suo ufficio - è che gli studenti medi hanno rappresentato negli ultimi mesi la parte più vitale della società italiana. Quella che ci vede lontano e che a 17 anni ha già capito di non voler fare da cavia per le politiche di austerity decise da pochi soliti noti nelle stanzette della BCE.
vedi anche
Fuck EU. Pay me.
InfoFreeFlow per Infoaut

venerdì 15 febbraio 2013

LA TOSCANA CONTRO FOGNA NUOVA

Il San Valentino al boss di Fogna Nuova Fiori non ha portato tanti fiori e cioccolatini ma molti insulti e tentativi di giustissimi e meritatissimi pugni chiusi virtuali,visto l'enorme presenza di sbirraglia al soldo dei neofascisti nelle tappe toscane toccate dal suo sudicio gruppo di quattro ratti neri.
E se non fosse stato proprio per il massiccio numero della celere i comizi di questo coglione si searebbero conclusi con una nullità di presenze:soprattutto a Pontedera,memori ancora dell'irruzione dei fognanovisti durante la cerimonia per la consegna della cittadinanza italiana ad alcuni studenti figli di immigrati,(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/11/larretratezza-socioculturale-dei.html )e a Massa,centinaia di antifascisti appoggiati da molti cittadini hanno protestato e tentato d'impedire a queste merde di parlare,cosa che in uno Stato forgiato dalla Resistenza antinazifascista è d'obbligo.
L'articolo di Infoaut parla della cronaca della giornata di ieri dove Fiore & co.,se ancora ce ne fosse bisogno,non sono graditi in nessuna parte dell'Italia.

Fiore assediato dagli antifa. La polizia carica a Pontedera e Massa.

La giornata di campagna elettorale in Toscana per il leader forzanovista Roberto Fiore è stata assediata da presidi antifascisti che hanno provato a impedire le manifestazioni di Forza Nuova entrando in contatto con la polizia, schierata a difesa dei neofascisti.
In mattinata per Fiore brevi comparsate a Sansepolcro (Ar) e Firenze, al pomeriggio Pontedera e Massa. Ovunque una scenografia analoga: città e piazze militarizzate. Il segretario e militanti del partitino neofascista non possono permettersi uscite pubbliche se non scortati da massicci contingenti di polizia e carabinieri.
Nei giorni precedenti schermaglie sui canali istituzionali confermavano la ristretta agibilità politica di Forza Nuova nel territorio toscano. Sia a Pontedera che a Massa i sindaci avevano infatti dimostrato la loro contrarietà alla presenza di Fiore nelle rispettive città. Certo, parole al vento, pronunciate per prudente tutela dell'ordine pubblico, considerata la diffusa ostilità verso le formazioni neofasciste sia nel territorio pisano che in quello massese. Infatti le forze antifasciste dei due centri già avevano provveduto a convocare presidi per manifestare un'opposizione fisica alla presenza di Fiore.
A Pontedera il comitato Valdera Democratica Antirazzista aveva convocato un presidio in piazza Cavour dalle 16 alle 19 contro il comizio di Fiore, previsto inizialmente nella centrale piazza Curtatone e Montanara. Ancora vivo a Pontedera il ricordo della recente incursione xenofoba dei militanti di Forza Nuova al Teatro Era, durante la cerimonia in cui si conferiva la cittadinanza onoraria a 600 bambini figli di migranti nati in Italia.
Già dal primo pomeriggio il centro di Pontedera veniva invaso da circa 200 tra poliziotti e carabinieri che, con 13 camionette, presidiavano il Corso e tutti i suoi incroci, addensandosi poi nei pressi della sede del partito neofascista. Il presidio si è presto spostato da piazza Cavour percorrendo il Corso, venendo a più riprese fermato e imbottigliato dai reparti di celere.
Molti giovanissimi infastiditi, come tanti pontederesi, dall'eccessiva presenza di forze di polizia in città, si sono uniti al presidio. Un territorio come quello della Valdera, desertificato dalla crisi della Piaggio e del suo indotto, dove aumenta a dismisura l'abbandono scolastico giovanile manifesta contraddizioni e tensioni che determinano una conflittualità giovanile diffusa che, spesso, non trovando espressione politica, si trova intrappolata in contesti di disgregazione sociale fatti di immiserimento e autodistruzione. Certo la polizia, a vista, rappresenta, sempre più, per le giovani generazioni cresciute nella crisi, il simbolo del soggetto preposto a frustrare qualsiasi ambizione di riscatto o quantomeno l'ostacolo quotidiano anche della semplice arte dell'arrangiarsi o del sopravvivere.
Nel frattempo il presidio, continuando a spostarsi per il centro città, ha imboccato un via laterale e forte di un centinaio di antifascisti, ha raggiunto una via parallela alla sede di Forza Nuova davanti alla quale si stava tenendo il comizio di Fiore, invitato dagli agenti della digos a non avventurarsi fino a piazza Curtatone e Montanara. Sorpresi dalla manovra i funzionari di polizia, forse troppo impacciati a gestire tanti uomini, hanno ripiegato in fretta e furia spezzando in due tronconi il gruppo degli antifascisti con un cordone di celerini in assetto antisommossa. La posizione scomoda del cordone ha messo in difficoltà i poliziotti che indietreggiando, sotto la pressione degli antifascisti, hanno fatto volare qualche manganellata nervosa.
Il corteo degli antifascisti si è nuovamente spostato e, costeggiando l'Era è tornato sul Corso fino alla sua riapertura alla libera circolazione dei passanti, alle 18 e 30. La sede di Forza Nuova è rimasta blindata da un cordone di carabinieri per il resto della serata.
Stessa musica anche Massa, tappa successiva del tour elettorale di Fiore nella giornata odierna. Qui una provacazione di matrice fascista ha segnato la vigilia del comizio forzanovista. Nella notte è stata forzata la sede locale dell'ANPI e un gonfalone medagliere storico è stato rubato.
In questi giorni inoltre uno strano tira e molla tra sindaco e questore negava poi accordava piazza Garibaldi per il comizio di Fiore. Ma in città già da qualche giorno un presidio antifascista di opposizione alla presenza di Fiore era stato convocato dalla Casa Rossa Occupata in piazza delle Corriere. Questo presidio, chiamato per le 18, animato da un centinaio di antifascisti si è mosso in corteo verso piazza Garibaldi passando per il liceo scientifico. Entrando in contatto con la polizia schierata massicciamente a difesa del comizio, il corteo ha tentato di resistere e avanzare ma, all'altezza di via Pascoli, i celerini hanno risposto caricando.
A Pontedera come a Massa la presenza dei neofascisti è stata arginata da una forte risposta militante. Eppure, come elemento nuovo e interessante, emerge anche un'inedita potenzialità giovanile, quella che ha attraversato il corteo antifascista pontederese. Questa va arricchita e messa a valore nelle lotte stando dentro le contraddizioni dei contesti sociali che, nei territori della provincia, hanno tutte le credenziali per raggiungere nuove e radicali espressioni di rigetto di qualsiasi forma di fascismo e razzismo partendo da percorsi di organizzazione e costruzione di riscatto collettivo.