venerdì 27 febbraio 2009

FORZA NUOVA(VECCHIA MERDA) E ROBERTO FIORE


Fornisco qui avanti un resoconto di Saverio Ferrari su quelle merde di Forza Nuova(Vecchia Merda),dal momento della loro nascita come gruppo-partito neofascista(avvenuta a Londra perchè ai tempi Fiore(nella foto dopo la ventesima sega) e Morselli erano fuggiti dall'Italia poichè,come dicono loro,perseguiti da reati di opinione!)fino a qualche tempo fa,per i giorni nostri basterà andare domani a Bergamo per sentirne la puzza quando questi pseudo ominidi si presenteranno ancora in 150-200(provenienti da tutto il nord Italia)per tentare di aprire una loro porcilaia.
Il loro forum presenta(per la verità pochi)post con minacce,chiamate alle armi,pronti a massacrare le "zecche" e baggianate simili.
Saremo lì a vigilare,saremo lì pronti a rispedire nei loro recinti queste bestie,perchè con noi non si passa,Fiore e camerati siete tosto avvisati!

Ringraziamenti a Indymedia e Antifa.
“FORZA NUOVA”? NON SCHERZIAMO…

“FORZA NUOVA”: UNA BANDA IN ASCESA NEL CAMPO DELLA DESTRA RADICALE
A cura di SAVERIO FERRARI, ha collaborato Walter Boscarello Milano, 1.09.2000
LE ORIGINI
“Forza Nuova” nasce nel 1997 dopo un breve passaggio come area, mal sopportata da Rauti, all’interno del “MSI – Fiamma Tricolore”, dove viene fatto circolare per qualche tempo il bollettino “Foglio di Lotta”. L’iniziativa di dar vita ad una nuova organizzazione è assunta da Roberto Fiore (tra i promotori alla fine degli anni ‘70 di “Terza Posizione”) e Massimo Morsello (prima nella sezione del FUAN di Via Siena a Roma, insieme a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, poi nei NAR). Ambedue fuggiti a Londra nel 1980 (inseguiti da mandati di cattura nell’ambito delle indagini sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980) saranno condannati per associazione sovversiva, rapina e banda armata (Fiore a 5 anni e 6 mesi, Morsello a 8 anni e 2 mesi). Le autorità inglesi si rifiuteranno sempre di concedere l’estradizione in Italia nonostante l’ingresso clandestino e la falsificazione dei documenti. Un atteggiamento non nuovo, già verificatosi in passato nei confronti di altri latitanti italiani neofascisti. Una “protezione” che secondo un’inchiesta del quotidiano “The Guardian” andrebbe fatta risalire ad un rapporto di collaborazione di Fiore e Morsello con i sevizi segreti inglesi. Rientrati in Italia nel 1999 (Fiore per prescrizione della condanna e Morsello per motivi di salute) si ritrovano ora in “Forza Nuova” insieme ad altre note figure del neonazismo italiano: Pier Angelo Vassallo (proveniente da “Ordine Nuovo”), Sergio e Mario Gozzoli (conosciuti autori di testi razzisti), Piero Sella (della redazione di “Uomo Libero”, rivista milanese storicamente vicina agli skinheads).
IL PROGRAMMA
Il livello della elaborazione politica e ideologica di “Forza Nuova” è assai elementare. Il programma, pomposamente definito “Per la ricostruzione nazionale”, si articola in pochi punti. Al primo posto in assoluto l’”abrogazione delle leggi abortiste”, la “difesa della famiglia e la crescita demografica”. Seguono poi, tra gli altri, il “blocco dell’immigrazione e avvio di un umano rimpatrio”, il “ripristino del concordato Stato-Chiesa del 1929”, l’”abrogazione delle leggi liberticide Mancino e Scelba”, la “formazione di Corporazioni per la difesa dei lavoratori e della comunità nazionale”. E’ evidente la ricerca, da un lato, di un’interlocuzione privilegiata con i settori dell’integralismo cattolico italiano e, dall’altro, l’utilizzo di temi “facili” per la conquista di un proprio spazio sul versante dell’intolleranza razzista e xenofoba, fino al limite della “riscoperta” di una politica “colonialista” vecchio stampo, assegnando “ai popoli europei” il ruolo fondamentale “nella ricostruzione del moribondo continente europeo”. Nessun tratto, in conclusione, di particolare originalità ma la riproposizione di alcuni vecchi luoghi comuni e di concetti, spesso solamente sotto forma di slogan, ripresi pari pari dal tipico e contraddittorio armamentario ideologico fascista. Eppure “Forza Nuova” nutre grandi ambizioni. Sulla base di una scelta accentuatamente nazionalista e filo-occidentale , con un fortissimo richiamo ai valori della tradizione cattolica, intende segnare una propria “diversità” di progetto e “originalità” nei confronti delle altre organizzazioni della destra radicale, dal MSI di Pino Rauti al “Fronte Nazionale” di Adriano Tilgher. Attraverso il proprio attivismo punta decisamente a raccogliere, soprattutto fra i giovani, spinte “antagoniste” e “sociali” (è riuscita anche a infiltrarsi nelle lotte dei disoccupati napoletani) e a gettare un ponte fra queste e settori più attenti al nazionalismo esasperato e al tradizionalismo cattolico. Una specie di “blocco sociale e politico” di estrema destra.
L’ALLEANZA CON CITO
Anche sul piano politico “Forza Nuova” si muove all’insegna di una certa duttilità, non disdegnando la politica delle alleanze: offre a Padova, nelle ultime elezioni comunali i propri voti al Polo nel turno di ballottaggio, partecipa con propri banchetti alla raccolta delle firme promosse dalla Lega per indire il referendum abrogativo della legge Turco-Napolitano sull’immigrazione. Sempre con la Lega occupa il Consiglio Comunale di Venezia nel giugno scorso in occasione di una discussione sul diritto di asilo per i profughi Rom. Non limitandosi al “rituale ” scontato (per un’organizzazione neofascista) della “celebrazione” della “marcia su Roma”, protesta all’insegna di un Europa “cristiana, indipendente ed armata” contro gli Stati Uniti per la strage alla teleferica del Cermis, contro-manifesta in occasione del Gay Pride, promuove presidi contro la “droga di stato” e la “società multinazionale”. Si fa denunciare per l’affissione di alcuni manifesti antiaboristi che ritraggono dei feti. Nelle ultime elezioni europee ha tentato la carta elettorale presentando propri candidati nella “Lista Cito”. Un risultato deludente controbilanciato però da alcune affermazioni (dato preoccupante) conseguite invece con la presentazione di liste autonome ad elezioni provinciali e comunali: Provincia di Lodi 1,6% (con punte del 14% a Somaglia e Salerano), Comune di Padova 1,15%, Comune di Metaponto 8%, Comune di Bernalda (Matera) 2%.
LA “CROCE DI COSTANTINO”
Anche nella simbologia “Forza Nuova” cerca di “piegare” i segni tradizionali della destra radicale in chiave “cristiano-cattolica”. La “croce celtica”, in origine simbolo nazista e pagano raffigurante la ruota del carro del “Dio-sole” viene qui riproposta come la “croce di Costantino” (così come nella leggenda l’imperatore la “vide” prima della battaglia di Ponte Milvio). D’altro canto ripetuti ed espliciti sono i riferimenti al mito di Codreanu , un antisemita, eroe della destra radicale europea, fondatore negli anni ‘30 del movimento fascista rumeno, e alla sua “Guardia di Ferro”, un’organizzazione di cattolici fanatici da cui “Forza Nuova” ha ricavato anche il proprio modello organizzativo, le famose “CUIBURI” (nidi), piccole cellule di 3-4 elementi, già utilizzate al tempo di “Terza posizione”.
UNA “FORZA ECONOMICA”
Quando nel 1980 Fiore e Morsello si sottrassero ai mandati di cattura dei giudici di Bologna, con loro a Londra si portarono anche la cassa di “Terza Posizione”, dentro alla quale erano confluiti i frutti di diverse rapine e di una molteplicità di attività illegali. Fu lo stesso Fioravanti a denunciare il fatto. In anni più recenti Stefano Delle Chiaie, lo storico leader di Avanguardia Nazionale, è nuovamente ritornato sull’episodio. Sta di fatto che il capitale investito in Gran Bretagna ha consentito a Fiore e Morsello di dar vita a diverse società e ad un giro di affari stimato in diverse decine di miliardi l’anno. Al centro di questo “piccolo impero” la “Meeting Point” un’agenzia di viaggi e al tempo stesso società di servizi attiva in diversi campi. Si va dall’organizzazione di concerti musicali (è tra l’altro l’agenzia inglese di Enrico Ruggeri), al collocamento di mano d’opera (attraverso la sub-agenzia “Force 1”) in esercizi commerciali. Dopo aver rilevato palazzi destinati alla demolizione e averli ristrutturati trasformandoli in ostelli (1300 monolocali secondo il quotidiano inglese “The Mail”), la “Meeting Point” ha aperto filiali in diversi paese europei (Francia e Spagna). In Italia la rete è quella della “Easy London”, agenzie in grado di offrire pacchetti viaggio-soggiorno-lavoro a Londra. Centinaia le lamentele e le denunce di studenti di diversi paesi europei, anche italiani: stanze piccole e sporche, salari da fame (4 mila l’ora come sguatteri da Mc Donald), intimidazioni da parte di bande di skinheads utilizzate come “servizio d’ordine” nei confronti degli ospiti più riottosi. Sempre a partire da Londra (insieme a ristoranti, un’etichetta discografica, scuole di lingue) è stata anche successivamente aperta una catena di negozi, i “Charity Shop”, specializzati nella vendita di abiti usati e oggettistica varia, soprattutto di tipo religioso, gestita da associazioni come la “Trust of St. Michael the Arcangel” o la “St. George Educational Trust” (Ente per la promozione degli insegnamenti della Chiesa Cattolica) di cui lo steso Fiore è amministratore insieme a Colin Todd, una delle figure più note del neonazimo inglese, esponente oggi di “Third Position”. Nel nostro paese l’attività commerciale si sta espandendo in diverse direzioni, dai prodotti agricoli (verdura, pasta, riso) raccolti in Italia e venduti sui mercati inglesi con il marchio “compra Italiano”, alla rete dei negozi di abbigliamento skin britannico (già funzionanti a Roma e Latina) contraddistinti dall’insegna “The cross and the circle point”.
UN NUOVO CONTENITORE
“Forza Nuova” ha aperto nel giro di poco più di tre anni sedi in almeno 30 città (6 al nord, 10 al centro, 14 al sud). Questo rapido sviluppo è avvenuto sulla base dell’adesione di qualche centinaio di militanti provenienti dall’interno della crisi del MSI e del “Fronte Nazionale”, oltre che qualche transfugo da Alleanza Nazionale, ma soprattutto dal coagulo di diversi gruppi preesistenti. Emblematico il caso del Veneto dove a Padova ha raccolto l’area dell’ex “Gioventù Nazionale”, a Vicenza e Schio di “Alternativa d’Azione”, a Verona e Treviso del “Veneto Fronte Skinheads” di Piero Puschiavo. Oggi in quella che è stata la regione laboratorio per le principali trame eversive negli anni ‘60 e ‘70, “Forza Nuova” si presenta come l’organizzazione di gran lunga più forte e organizzata della destra radicale. Ma identici passaggi si sono verificati in altre importanti realtà: a Milano con l’ingresso di tutta l’area di “Azione Skinhedas” di Duilio Canu, a Roma con la convergenza nei fatti del Movimento Politico di Maurizio Boccacci. Anche il piccolo raggruppamento di “Fascismo e Libertà” (a suo tempo fondato da Giorgio Pisanò) sembra sempre più avvicinarsi a Forza Nuova. In conclusione l’intera esperienza del movimento skinheads si sta progressivamente raccogliendo sotto le insegne di “Forza Nuova” che tende per parte sua a strutturarsi nelle forme di un vero e proprio piccolo partito, articolandosi con una segreteria nazionale, sezioni provinciali ed un’ampia gamma di strutture collaterali (“Forza Nuova Studenti”, “Italica Sport”, “Donne in Azione”, “Unioni di Popolo per il lavoro”).
LE CURVE DEGLI STADI
Le curve degli stadi sono uno dei terreni privilegiati del “lavoro politico” di “Forza Nuova”. Negli ultimi tempi il colore dominante nei gruppi delle tifoserie organizzate è diventato il “nero”. Il fenomeno non riguarda solo i grandi club, dove in alcuni casi è stata combattuta una vera e propria battaglia per affermare con la forza l’egemonia di gruppi di estrema destra (vedi il caso della curva della Roma), ma le tifoserie di piccole e medie città. Segnaliamo, tra gli altri, il caso di Padova dove la “Juventude Crociata” fa direttamente riferimento a “Forza Nuova”, di Palermo (dove i “Warriors” hanno esposto allo stadio la scritta Forza Nuova) e di Busto Arsizio dove il gruppo “Skinheads Pro Patria” (“odiati e fieri”) ha trasformato la “i” di skin nel simbolo dell’ascia bipenne di “Ordine Nuovo”. La rete dei collegamenti fra le diverse tifoserie è inquietante. Una trama vasta che indipendentemente dal tifo per la propria squadra riunisce sotto gli stessi simboli della croce celtica e della svastica decine di bande. E’ composto da 74 fan club il circuito a cui anche gli Skin della Pro Patria sono ora collegati. Nel loro sito internet è possibile leggere un lungo elenco che va da Roma a Milano (Inter e Milan), da Salerno a Taranto, da Verona a San Donà. Un terreno fertile per la propaganda razzista ed il reclutamento. Non è un caso che l’autore dell’attentato del 25 novembre 1999 al cinema “Nuovo Olimpia” di Roma, dove si proiettava in anteprima “Uno specialista” (il film sul criminale nazista Adolf Eichmann) sia stato un militante di “Forza Nuova”, da anni noto come uno dei più accesi ultrà della Roma.
LA NUOVA INTERNAZIONALE NERA
Un’altra caratteristica di “Forza Nuova” è il peso e l’importanza data ai rapporti internazionali. Dal bollettino interno ricaviamo notizie di ripetuti scambi di delegazioni e incontri, in particolare con il “Front National” francese di J. Marie Le Pen, “Democracia Nacional”, “Fuerza Nueva” e la “Falange” spagnola, il NPD tedesco ed il FPO di Jorg Haider. Con il “Front National”, ad un certo punto nell’agosto del ‘99, i rapporti si sono però improvvisamente raffreddati per la decisione di Le Pen di costituire per “ragioni tecniche” un gruppo misto al Parlamento europeo con i rappresentanti “abortisti” della Lista Bonino. Ma ciò che ricaviamo ufficialmente da “fonti” interne, rappresenta solo una parte della realtà. Nel corso di questi ultimi due anni risulta infatti essersi sviluppata una “rete nera”, denominata “Euro-Nat”, molto ampia, capace di collegare non solo a livello europeo moltissime realtà neofasciste e neonaziste (dal “Vlaams Block” belga al “Fronte Ellenico”, al “Partito della Grande Romania”, al “Partito Nazionalista Serbo”, al “Deutsche Volksunion”, solo per citarne alcuni). Il raduno preannunciato per il novembre 2000 a Trieste, con la partecipazione della NPD tedesca e di altre organizzazioni austriache, ceche, romene, slovacche ed ungheresi, non rappresenterebbe altro che un ulteriore momento di questa realtà. L’impressione è quella del formarsi di una nuova “Internazionale nera”, in grado di raccordarsi anche attraverso la moltitudine dei siti internet. Il ruolo centrale svolto in questa galassia da “Forza Nuova” emerge da diversi episodi.
“SEMI DI CONTROPOTERE”
La stampa inglese e quella spagnola (“El Pais”) hanno avuto modo di occuparsi della vicenda del villaggio spagnolo acquistato da Fiore e Morsello, un vecchio borgo a Los Pedriches, non lontano da Valencia. Nelle intenzioni, dopo la ristrutturazione, da trasformare in riferimento stabile per la rete internazionale. Un “seme di contropotere”, come testualmente dichiarato, per costruire una comunità (raggruppandosi in “clan”) all’insegna di una visione pre-industriale e agreste della società, nonché ospitare rifugiati (leggi “latitanti”) “colpiti dalla repressione”. Altri villaggi sono in via di progettazione avanzata nello Hampshire (Inghilterra), Normandia e Irlanda.
“HAMMERSKINS”
Nell’aprile del 1999 la procura di Roma rinviò a giudizio per “incitamento all’odio razziale” 25 esponenti della destra radicale, collegati alla rete “Hammerskins”. Tra di loro, come finanziatore, Roberto Fiore. L’inchiesta aveva avuto inizio nel gennaio del 1997 dopo la profanazione di alcune tombe ebraiche al cimitero romano di Prima Porta. Nel maggio del 1998, nell’ambito della medesima inchiesta, erano stati arrestati nove neofascisti (tra di loro Duilio Canu, l’attuale capo milanese di “Forza Nuova”), 90 erano state le perquisizioni, 171 le denunce, 5 le sedi chiuse. Tra i reati oggetto delle indagini: un triplice tentato omicidio, ripetuti atti di violenza ai danni di militanti di sinistra, di ebrei e di cittadini extracomunitari. La rete degli “Hammerskins” (simbolo: due martelli su una croce uncinata, quella usata dalla Divisione olandese delle Waffen-SS) è risultata essere presente in 16 città italiane ed avere collegamenti in tutto il mondo, dall’Inghilterra all’Olanda (la sezione più importante), dalla Svizzera alla Spagna, alla Francia, al Portogallo, alla Repubblica Ceca, al Sud Africa, agli Usa. Negli stati Uniti il collegamento era con l’”American Front” di Dave Lane, figura storica del neonazismo a stelle e strisce, ex-Klu Klux Klan, in carcere da tempo dove sta scontando una pena di 150 anni per omicidio, rapina e altri crimini.
GLI AMICI DI FORZA NUOVA
“Forza Nuova” gode di solide amicizie nella destra italiana, non solo a livello politico. Alcuni articoli compiacenti apparsi in questi ultimi anni ad esempio su “Il Giornale” hanno indubbiamente mostrato un livello di aderenze fuori dal comune. Il rientro in Italia di Massimo Morsello nel marzo dello scorso anno , ha visto il formarsi ad hoc di un “comitato di ricevimento” di tutto rispetto all’aeroporto di Roma. Tra gli altri: Francesco Storace e Teodoro Buontempo. Buontempo ha anche avuto modo di intervenire a diverse iniziative di “Forza Nuova” sempre a Roma, come nel giugno del ‘99, presenziando ad un concerto dove si esibiva come “cantautore” Morsello, evidentemente non in così precarie condizioni di salute, come dichiarato. Il MSI ed il “Fronte Nazionale” stanno tentando, come noto, di costituire una nuova aggregazione, coordinando le forze ed offrendosi per dar vita ad un “polo nero”. Uno dei nodi sul tappeto: che rapporto elettorale avere con la destra ufficiale. Quale sarà lo sbocco di questa operazione e della lotta in corso per l’egemonia nella destra radicale è oggi difficile dirlo. Certo è che la recentissima partecipazione (su invito) di Roberto Fiore ad un dibattito (sull’aborto) al “meeting” di Rimini promosso da “Comunione e Liberazione” ha ulteriormente confermato come “Forza Nuova” goda di un solido giro di amicizie e di attenzioni davvero non indifferenti per un gruppo dichiaratamente neofascista.
(Fonte Indymedia)
e ancora...
Nel maggio 1993 quasi tutte le formazioni neonaziste italiane (Movimento Politico, Meridiano Zero, Azione Skinhead e tutti i gruppi che componevano la prima Base Autonoma) vengono sciolte o si sciolgono spontaneamente, e le centinaia di militanti che ruotano attorno a quell’area vanno
ad ingrandire le file del Movimento Sociale Italiano, poi Movimento Sociale – Fiamma Tricolore. E’ qui che avviene l’incubazione di Forza Nuova, intorno al giornale “Foglio di Lotta”, finanziato dal latitante a Londra Roberto Fiore.
Nel 1997, il leader del Movimento Sociale – Fiamma Tricolore, Pino Rauti vieta la diffusione del giornale, che inizia a raccogliere troppe simpatie tra i più giovani. I militanti di Foglio di Lotta decidono invece di uscire dal partito, e di dar vita ad una nuova creatura politica, Forza Nuova.
Forza Nuova nasce a Londra il 27 settembre 1997, e già nella data (Sant’Arcangelo Michele) fa riferimento diretto alla Guardia di Ferro, il movimento cattolico integralista, ultranazionalista e antisemita rumeno. Le attività di Forza Nuova saranno durante i primi mesi dirette da Londra, dove risiedono i due leader del partito, Roberto Fiore e Massimo Morsello. Entrambi sono due figure della destra neofascista anni 70. Fiore e’ stato uno dei capi di Terza Posizione mentre Morsello, in gioventu’ cantautore missino nei Campi Hobbit, viene dai Nuclei Armati Rivoluzionari (N.A.R.).
Fuggiti a Londra nel 1980, inseguiti dai mandati di cattura della magistratura italiana, i due hanno costruito un piccolo impero economico che ha offerto la base materiale per la creazione del nuovo gruppo in Italia alla fine degli anni 90. Il giro d’affari delle societa’ controllate dai due si aggirerebbe sui trenta miliardi l’anno. Al centro di questo piccolo impero economico l’agenzia di viaggi e societa’ di servizi Meeting Point.
In Italia esiste una rete di agenzie turistiche collegate a questo circuito imprenditoriale, la Easy London, che offre pacchetti di casa-lavoro-studio a Londra. Fiore e Morsello devono aspettare il 1999 per poter tornare in Italia, il primo dopo la caduta in prescrizione dei reati di cui è accusato, il secondo per motivi di salute (Morsello morirà infatti di tumore nel 2001). Al rientro di Morsello, a dargli il benvenuto è un comitato d’accoglienza composto da deputati di Alleanza Nazionale come l’attuale presidente della regione Lazio Francesco Storace, Alberto Simeone, oltre al parlamentare europeo di Forza Italia Ernesto Caccavale e all’ex sottosegretario alla giustizia Carlo Taormina.
Forza Nuova ha articolato il suo programma in otto punti centrali, che mostrano il tentativo di recuperare un po’ in tutte le direzioni del radicalismo di destra. Si va dalla richiesta di abrogazione della legge sull’aborto a quella in favore di una legislazione che mette la famiglia tradizionale e la crescita demografica al centro della societa’.
Si arriva a chiedere il ripristino del Concordato tra Stato e Chiesa voluto dal fascismo, la messa al bando della massoneria e di tutte “le sette segrete”. Si chiede il blocco dell’immigrazione e un “rimpatrio umano” per gli immigrati, l’abolizione dell’usura e la formazione delle corporazioni dei lavoratori. Infine, Forza Nuova vuole che siano abrogate le “leggi liberticide” Scelba e Mancino.
Ritornano le parole d’ordine “contro ogni droga” e una campagna intitolata “compra italiano” in difesa dei prodotti nostrani. Oltre a questo ci sono i riferimenti al patrimonio caro a Terza Posizione, quella che fu la scuola quadri degli attuali capi di Forza Nuova. Altri riferimenti a Terza Posizione passano per l’esaltazione dello “stile legionario”, l’idea di un combattente politico sempre pronto, sempre in azione.
Forza Nuova si presenta come un partito (beneficiando in questo modo di fondi pubblici presentandosi alle elezioni), anche se fin dall’inizio aggrega intorno a sé i fuoriusciti dal Movimento Sociale – Fiamma Tricolore, e i sopravvissuti dell’esperienza politica di Base Autonoma dei primi anni 90. L’ultras calcistico padovano Paolo Cartossidis, l’ex leader di Azione Skinhead Duilio Canu, quello di Movimento Politico Maurizio Boccacci, sono solo alcuni dei personaggi che in questi anni si sono ritrovati in ruoli da quadri all’interno di Forza Nuova.
I militanti vengono pescati tra i gruppi più estremisti dello stadio, nell’integralismo cattolico a destra di Comunione Liberazione, dai giovani delle altre formazioni di destra ormai sull’orlo del baratro (Movimento Sociale – Fiamma Tricolore, Fronte Sociale Nazionale).
Eppure, la xenofobia, l’omofobia, le continue rivendicazioni di diretta discendenza dal fascismo, non fanno di Forza Nuova un partito isolato. A livello locale non si contano le collaborazioni intorno a specifici temi (ad esempio raccolte firme contro l’immigrazione), oppure iniziative di quartiere (spesso organizzate fianco a fianco a Azione Giovani) e gli accordi elettorali con la Casa delle Libertà (a Bologna, Padova, Milano…), mentre Fiore stesso, invitato al congresso di Comunione Liberazione, annunciò l’appoggio di Forza Nuova a Berlusconi per sconfiggere i “comunisti” alle elezioni.
Nel 2002 si è anche saldato e solidificato il rapporto con la Lega Nord, in particolare con i suoi esponenti più radicali che fanno fronte comune nella lotta contro gli immigrati. Borghezio ad esempio è stato più volte invitato a parlare al termine di manifestazioni di Forza Nuova (anche a Roma il 2 novembre), perfettamente a suo agio di fronte a una selva di braccia tese. Perfino ultimamente, quando Forza Nuova è stata al centro delle polemiche mediatiche per l’aggressione in diretta TV a Verona del presidente dell’Unione Islamici Italiani Abdel Smith, per quale sono stati messi ai domiciliari 21 militanti (tra cui i dirigenti veneti), esponenti di Alleanza Nazionale e della Lega non hanno esitato ad esprimere solidarietà nei confronti degli arrestati, il solito Borghezio è andato a trovarli in carcere e il Sindaco di Treviso Gentilini (Lega Nord) ha auspicato collaborazioni in vista delle elezioni.
A Roma Forza Nuova ha un negozio, “Emporio Italico” e la sede in Via Luigi Ungarelli, nella zona della Batteria Nomentana e in questi ultimi anni è stato senza dubbio il gruppo più attivo a livello cittadino (senza contare i gruppetti di quartiere). Ogni estate i forzanovisti riesumano la loro opposizione al Gay Pride, affiggendo manifesti omofobi e organizzando contromanifestazioni. In particolare nel 2000, quando Roma ospitò il World Pride, Forza Nuova iniziò una grossa mobilitazione che portò in piazza 600 neofascisti, e che sarebbe dovuta culminare il giorno del corteo del World Pride, in cui Forza Nuova avrebbe dovuto sfilare in una contromanifestazione annunciata con minacce e paventati scontri. Ma la morte, qualche giorno prima, della giovane figlia di Morsello, e il lutto di tutto il partito, portano all’annullamento della provocatoria manifestazione (forse anche in previsione delle scarse probabilità di riuscire a sostenere quanto annunciato).
Agli appuntamenti fissi di Forza Nuova (28 ottobre, commemorazione della marcia su Roma con visita alle tombe dei fascisti al Verano e 25 aprile, Festa della Liberazione, sempre al Verano per quello che loro considerano lutto nazionale) quest’ultimo anno si sono aggiunti banchetti, volantinaggi e raccolta firme quasi settimanali in centro a via del corso, oltre che la manifestazione a piazza venezia svoltasi il 2 novembre 2002, con comizio finale dell’onorevole Borghezio della Lega Nord.
Romano è anche Andrea Insabato, che nel dicembre 2000 rimane ferito nell’esplosione dell’ordigno che lui stesso ha collocato davanti alla redazione del Manifesto. Insabato, fino ad allora “cassiere” di Forza Nuova e anello di congiunzione con il movimento ultracattolico Militia Christi, viene declassato da allora nelle conferenze stampa al rango di semplice simpatizzante del movimento, seppure “amico di sempre” di Fiore e Morsello. D’altronde, il primo a far visita a Insabato in ospedale è proprio un militante di Forza Nuova, Giuliano Cast
ellino (attuale capo di Base Autonoma). Il (o ex?) responsabile a Roma, Francesco Bianco, e’ un ex NAR protagonista di alcune rapine e azioni insieme ai fratelli Fioravanti, Alibrandi e Anselmi, pur rimanendo un personaggio minore della galassia NAR. Arrestato e condannato ad alcuni anni per banda armata.
Ma per saperne di più basta un click…
Easy London… cosa c’è dietro a Forza Nuova?
A CHI VANNO I SOLDI EASY LONDON
I (servizi) segreti di Forza Nuova
Cosa ci fa Forza Nuova in Toscana?!
L’ombra lunga di Marco Affatigato: USTICA E BOLOGNA, IL GRANDE IMBROGLIO
questo materiale e’ ripreso dahttp://www.cinziaricci.it/editoriali-forzanuova.htm

NUCLEARE.GIA' TUTTO DECISO?

Ancora una decisione unilaterale del regime?Vedremo nei prossimi mesi,e comunque sarebbe bello almeno decidere su una questione così importante con un referendum,così come si era scelto più di vent'anni fa.
E invece sembra proprio che la stana coppia Berlusconi-Sarkosy si sia già infognata in una collaborazione italo-francese per la costruzione di centrali nucleari in Italia.
Seguono due articoli "vecchiotti",uno dello scorso luglio edito da "Senza Soste" e l'altro del marzo 2008 tratto da "Repubblica";in entrambe c'è lo zampino di Carlo Rubbia,Nobel per la fisica,mica il primo coglione che passa per strada,interpellato su questioni che conosce in modo eccelso.
Effettivamente se si vuole cercare un'energia alternativa al combustibile fossile,sia che esso sia carbone o petrolio,una delle poche via è lo "sfruttamento" dell'energia solare in primis,perchè anche l'uranio nel tempo sparirà pure lui,e ora che noi potremmo utilizzare l'energia prodotta dalle centrali nucleari nostrane passeranno minimo una decina di anni.
E come Rubbia candidamente dice su come mai non si sia puntato già da decenni sull'energia solare è perchè nessuno è padrone del sole,esso non è soggetto a monopoli.

Nucleare, ultima follia di un paese allo sbando. Tutti i perchè del NO.

La maggior parte del mondo scientifico italiano ha bocciato la riproposizione delle centrali nucleari come soluzione al problema energetico nel nostro paese, ma il Governo è sordo al coro di voci qualificate, tra cui quella del Premio Nobel della Fisica Carlo Rubbia.

Per l'Italia il nucleare non ha senso per numerose ragioni, in particolare tre.
1) E' antieconomico. Il costo dell'energia elettrica prodotta è più caro rispetto a quello dell'energia prodotta attraverso le fonti energetiche tradizionali. L'Italia, infatti, non possedendo riserve di uranio, deve comprarlo sul mercato mondiale, a un prezzo crescente, essendo questa una fonte in via di esaurimento. Inoltre, ci sono gli alti costi di investimento per la costruzione e la gestione dell'impianto.
2) Occorrono tempi lunghi per la costruzione delle centrali nucleari. E' vero che la centrale come suo unico pregio ha quello di non produrre gas di scarico, ma siccome non entra in funzione prima di 8-10 anni, questo non ci risolve il problema di diminuire del 20% i gas serra entro il 2020.
3) Esistono seri limiti nella sicurezza per tre motivi:
a) Tecnologia. Le centrali nucleari oggi possono essere realizzate con alti standard di sicurezza, sempre che si usino le tecniche più avanzate. Ma esiste sempre il rischio che si acquistino centrali obsolete in svendita sul mercato internazionale.
b) Scelta del sito di installazione dell'impianto. Questo dipende dalle condizioni ambientali. La necessità di avere grandi quantità di acqua per il loro raffreddamento obbliga alla localizzazione di questi impianti lungo le coste, ma essendo queste molto popolate e dense di impianti chimici, energetici e ad alto rischio, ne consegue che il problema del sito per il nostro paese risulta essere di impossibile soluzione.
c) Gestione dell'impianto. Richiede alte competenze tecnico-scientifiche e manageriali e l'Italia, essendo il paese europeo con il più alto tasso di morti sul lavoro, non credo possa darci queste garanzie.
Infine, ma non da ultimo, la gestione molto delicata e complessa delle scorie radioattive, problema non ancora risolto a livello mondiale in modo sicuro e definitivo. In un paese come il nostro, dove non si risolve neppure lo smaltimento ecologico dei rifiuti urbani, sarebbe una follia la gestione delle scorie, a meno che si pensi di spedirle sulla luna o nel cosmo, così come una volta proposero gli USA, o nasconderle in qualche paese africano.
Come funziona una centrale nucleare e di cosa ha bisogno per funzionare?
Una centrale nucleare serve fondamentalmente a scaldare acqua, per poi produrre vapore che sarà utilizzato per far girare delle turbine che consentiranno di produrre energia elettrica. Mentre in una centrale termoelettrica l'acqua può essere scaldata dal petrolio o dal metano e domani ce lo auguriamo dal sole, in una centrale nucleare il combustibile è l'Uranio 235, un elemento radioattivo che si trova in natura normalmente in combinazione con l'Uranio 237. Dalle miniere viene estratto un minerale che contiene una bassa percentuale di Uranio 235 (circa lo 0,7%) contro il 99,3% di Uranio 237. Per poter usare in una centrale l'Uranio 235 occorre arricchirlo dallo 0,7% al 3,2% - 3,6 %. Questo procedimento si fa con impianti molto costosi ad alta tecnologia che pochi paesi al mondo possiedono.
Il combustibile (Uranio 235 arricchito) così ottenuto viene messo nel reattore delle centrali nucleari (il nocciolo) e lì viene bombardato con neutroni (piccolissima componente dell'atomo) che sono rallentati da sostanze chiamate moderatori (normalmente grafite). Questo processo di scontro tra neutroni e uranio avviene milioni di volte fino a che si innesca quella che si chiama reazione a catena controllata, cioè rallentata grazie alle barre di moderatore (grafite) che ci permettono di regolare gli urti e quindi la produzione di calore. Il calore scalderà l'acqua in un grande contenitore e questa, producendo vapore, ci consentirà di far girare delle turbine per poi arrivare a produrre energia elettrica.
La reazione a catena produce anche atomi di Plutonio 238. Il plutonio non esiste in natura (se non in tracce) ed è l'elemento artificiale che è decisivo per costruire bombe atomiche.
I pericoli del Plutonio sono incalcolabili. Basti pensare che un milionesimo di grammo di questo elemento è sufficiente per uccidere una persona.
Infine, le scorie radioattive che rimangono dopo l'uso del combustibile nucleare in centrale sono tantissime: Cesio, Stronzio, Cobalto, Americio e lo stesso Plutonio. Tutte sostanze con un lunghissimo tempo di dimezzamento della carica radioattiva, cioè della loro pericolosità cancerogena (per il Plutonio occorrono ben 24.000 anni)
Allora che fare?
Dobbiamo iniziare ad abbandonare i combustibili fossili (il cui utilizzo comporta sempre la produzione di anidride carbonica e quindi l'effetto serra), attivare un processo di diminuzione dei consumi, di risparmio ed efficienza dell'energia, di sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, altrimenti stiamo per raggiungere il punto di non ritorno e il pianeta esploderà o meglio noi imploderemo come specie.

Dino Stimamasse.
Sì al nucleare innovativo con piccole centrali senza uranioMa non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie.

Rubbia: "Né petrolio né carbonesoltanto il sole può darci energia".

Intervista di Giovanni Valentini.
GINEVRA - Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s'è ritirato a studiare e lavorare, dopo l'indegna estromissione dalla presidenza dell'Enea, il nostro ente nazionale per l'energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana. Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, "con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione". Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l'energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell'Ambiente e d'intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica. Prima di rispondere alle domande dell'intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.
Il primo documento che il professore squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell'Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate finora dagli esperti della IEA, l'Agenzia internazionale per l'energia. Un "outlook", come si dice in gergo, sull'andamento del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò che era stato previsto e la realtà. Dalla fine degli anni Novanta a oggi, la forbice tra l'outlook della IEA e l'effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall'Agenzia nel corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l'oro nero s'è impennato fino a sfondare la quota di cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno in anno. "Il messaggio dell'Agenzia - si legge a pagina 71 del rapporto tedesco - lancia un falso segnale agli uomini politici, all'industria e ai consumatori, senza dimenticare i mass media". Analogo discorso per la produzione mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025, lo scenario dell'Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall'Agenzia. E anche qui, "i risultati per lo scenario peggiore - scrivono i tedeschi - sono molto vicini ai risultati dell'EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i più realistici". C'è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione dell'andamento del prezzo e c'è una sopravvalutazione altrettanto insidiosa della capacità produttiva. Passiamo all'uranio, il combustibile per l'energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall'Energy Watch Group, si documenta che fino all'epoca della "guerra fredda" la domanda e la produzione sono salite in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal '90 in poi, invece, la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate dalla realtà.
Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia?
"Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra".
Eppure, dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti?
"Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".
Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito?
"Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".
In che cosa consiste?
"Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile".
Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo?
"E' già stato fatto e la tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia".
Ora c'è anche il cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s'è detta favorevole...
"Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso".
E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l'alternativa?
"Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità".
Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti...
"E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta. E un'area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma".
Il sole, però, non c'è sempre e invece l'energia occorre di giorno e di notte, d'estate e d'inverno. "D'accordo. E infatti, i nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l'energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l'acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente".
Se è così semplice, perché allora non si fa? "Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com'è accaduto del resto per il computer vent'anni fa".

giovedì 26 febbraio 2009

SEPPIE RIPIENE


Piatto dove la fantasia prevale sulla ricetta vera e propria,come in tutti i ripieni gli ingredienti si scelgono in base ai gusti o a quello che si ha in dispensa!
Quindi questa ricetta è intercambiabile con tutto ciò che ognuno preferisce,a parte le seppie che contengono il tutto.
Ingredienti:
-seppie
-olio
-burro
-scalogno
-spezie miste
-zenzero
-vino bianco
-dado normale
-patate
-piselli
-doppio concentrato di pomodoro.
Si procede cominciando a pulire le seppie tenendo da parte il corpo e tritando a pezzettini i tentacoli,mentre si fanno bollire le patate per renderle morbide.
In un tegame si cuoce nell'olio extravergine di oliva e pochissimo burro lo scalogno tagliato fine fine,a cui si aggiungono per primi i tentacoli tritati e successivamente i piselli,le patate a pezzetti,le spezie miste(coriandoli,semi carvi,cannella,noce moscata,chiodi di garofano e anice stellato,tutti in polvere)e lo zenzero.
A fuoco alto si versa poco vino bianco e dopo aver quietato la fiamma si regola con poco dado e si prosegue la cottura che non deve essere portata a completo compimento.
Dopo aver spento il fuoco e lasciato freddare un attimo il composto del tegame,aiutati dalle dita o da un cucchiaio se è ancora caldo,il ripieno viene immesso nelle seppie che poi verranno cotte nel solo olio extravergine di oliva.

mercoledì 25 febbraio 2009

VOGLIO UNA PELLE SPLENDIDA

Questa secondo me è la miglior canzone mai scritta dal leader degli Afterhours Manuel Agnelli,personaggio poliedrico della scena musicale italiana:irascibile,scontroso,geniale,lunatico...
insomma un personaggio.
"Voglio una pelle splendida"è semplicemente poesia in musica,e fa parte dell'album del 1997 "Hai paura del Buio?"quando nel gruppo milanese ormai sulle scene da oltre vent'anni suonavano ancora il chitarrista Xabier Iriondo,Andrea Viti al basso,e l'attuale batterista Giorgio Prette.
Li ho visti live un po di volte,avevano fatto da spalla ai Rem una decina di anni fa a Bologna,e altri qui in giro(Cremona,Milano)ma da anni non seguo più il loro lavoro...farò male?

» Voglio Una Pelle Spledida «

Stringimi madre ho molto peccato
ma la vita è un suicidio l'amore un rogo
e voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida
senza un finale che faccia male
coi cuori sporchi e le mani lavate
a salvarmi vieni a salvarmi
salvami bacia il colpevole
se dice la verità.

Ma si
ma si
ma si
ma si.

Passo le notti nero e cristallo
a sceglier le carte che giocherei
a maledire certe domande
che forse era meglio non farsi mai
e voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida
a salvarmi vieni a salvarmi
salvami bacia il colpevole
se dice la verità.

Mercy
mercy
mercy
mercy.

Voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida
a salvarmi vieni a salvarmi
salvami bacia il colpevole
se dice la verità.

Mercy
mercy
mercy
mercy.

UN NUOVO 11 MARZO?

E il giorno della discordia velocemente sta arrivando,quella di sabato 28 febbraio è una data carica di tensione,un possibile nuovo 11 marzo con tanto di bene placito di tutta o quasi la politica e la prefettura bergamasca.
Questi bastardi che tenteranno nuovamente di aprire la sede di Forza Nuova Vecchia Merda a Bergamo devono tornarsene nelle loro fogne con la coda di ratto tra le zampe,corredata da ossa rotte,crani spaccati e nasi sanguinanti.
Questa data è pure il mio compleanno e non lo voglio ricordare per via di quelle merde di topi di fogna fascisti bastardi figli di troia.
Tutti a Bergamo!
Azione antifascista.
Sabato 28 febbraio Forza Nuova, partito neofascista, tenterà di aprire una sede a Bergamo, in via Bonomelli 13.Dopo la mobilitazione cittadina che li ha costretti a rimandare l’inaugurazione, prevista originariamente il 7 febbraio, i fascisti hanno richesto l’aiuto di tutti i loro camerati presenti sul territorio nazionale, guidati dal segretario nazionale ed ex terrorista nero Roberto Fiore.Numerosi sono i delitti e le aggressioni riconducibili a membri di questo partito: nel 2004 a Bari 14 militanti vengono arrestati per una decina di aggressioni, nel 2007 a Rimini tutti i militanti della locale sezione vengono arrestati con l’accusa di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico, nel 2008 a Treviso 11 militanti vengono arrestati per associazione sovvervisa. Non ultimo, nell’omicidio di Nicola Tommasoli, uno dei 4 accusati è risultato essere militante di Forza Nuova.Inoltre questo partito si ispira dichiaratamente alla figura di Corneliu Codreanu, basta vedere il sito che ospita il forum di Forza Nuova Bergamo che ne utilizza il volto come sfondo.Codreanu filonazista romeno degli anni 30, fondò la Guardia di Ferro, i cui membri furono i responsabili del pogrom di Bucarest in cui morirono centinaia di ebrei, nei modi più atroci: alcuni di essi vennero ammassati nel macello cittadino, squartati e appesi ai ganci con al collo il cartello “carne ebrea”.Sappiamo che Forza Nuova è solo l’espressione più becera e ridicola di un fascismo divenuto normalità, in una società dove la libertà è sempre più minacciata dalla paura e la parola “sicurezza” è divenuta sinonimo di “stato di polizia”.Con l’approvazione da parte del Senato del disegno di legge 733, noto come “pacchetto sicurezza”, la politica dell’emergenza e dell’allarme sociale ha ricevuto la propria consacrazione.Le nuove norme prevedono la legalizzazione delle ronde, a fianco della polizia e delle forze armate; consentono ai medici di denunciare i pazienti che si rivolgono a loro per farsi curare, se non in regola con il permesso di soggiorno; rendono quasi impossibile per un migrante ricongiungersi con la propria famiglia, ottenere la residenza nel comune in cui vive, farsi riconoscere lo status di rifugiato politico; permettono ai sindaci di chiudere locali pubblici in modo arbitrario, e di avere poteri di polizia; cancellano la libertà di espressione sul web tramite la chiusura di siti per presunti reati d’opinione, anche non provati.Forza Nuova può esistere solo grazie a questo stato di cose, essendo strumentale ad un disegno che prevede la repressione del dissenso e la trasformazione dei migranti in capri espiatori che devino la rabbia della gente dai responsabili della crisi economica e del crollo di un intero sistema finanziario e politico.Riteniamo che l’intera cittadinanza debba essere coinvolta nella risposta alla presenza a Bergamo di questi squallidi personaggi.Per questo indiciamo una mobilitazione antifascista per sabato 28 febbraio. Rivolgiamo l’appello alla cittadinanza, alle realtà, ai soggetti, anche da fuori città.Bergamo è antifascista.Antifasciste/e Bergamasche/i.

Continua a fare discuterel'aggressione dei tre ragazzi di Azione giovani dello scorso giovedì,fuori dalla sede universitaria di via dei Caniana. Secondole prime ipotesi i tre sarebbero stati scambiati per esponentidi Forza Nuova. Per l'atto di violenza sono stati denunciati due giovani vicini agli ambienti della sinistra antagonista.Sulla vicenda sono intervenuti ieri Mirko Tremaglia, deputato di An e Ezio Locatelli,segretario provinciale del Prc che hanno condannato senza mezzi termini l'episodio. Locatelli ha anche chiesto al prefetto di sospendere l'inaugurazione della sede bergamasca di ForzaNuova, in programma per sabato.Si teme, infatti, che l'apertura del circolo possa causare scontri tra diverse fazioni politiche.La violenza a sfondo politicoa Bergamo non è un fatto nuovo.Tra il 2003 e il 2008 sono state undici le vittime di aggressioni“politiche”: dieci da parte di militanti della destra radicale, una da militanti della sinistra antagonista.Il 13 giugno 2003 a Bonate Sotto tre naziskin aggredirono quattro giovani e incendiarono la loro auto. Le vittime furono trasportate in ospedale e i naziskin denunciati. L'anno successivo, il 24 aprile, a Bergamo,autonomi e naziskin si scontrarono a Porta Nuova. Uno dei naziskin riportò un'escoriazione alla testa. Sempre nello stesso anno, il primo agosto, in Città Alta, tre giovani del Pacì Paciana vennero accoltellati da alcuni naziskin. Due mesi dopo,il 17 ottobre, a Bergamo, una decinadi naziskin armati di bastoni e coltelli aggredirono alcuni giovani all'uscita del Pacì Paciana.Una delle vittime venne trasportata in ospedale per le ferite riportate. Il mese successivo, il 4 novembre, a Capriate un militante di Rifondazione Comunista venne aggredito mentre faceva jogging da due individui con il volto coperto che, al grido di «viva il Duce», lo colpirono alla gamba procurandogli un taglio ricomposto con 15 puntidi sutura. Il militante di Rifondazione Comunista venne nuovamente aggredito il quattro maggio dell'anno successivo da individui mascherati che, dopo averlo immobilizzato, lo costrinsero con la testa sott'acqua nel fiume Adda, praticandogli anche dei tagli sulla schiena. Il 22 maggio 2005 a Seriate un militante del Collettivo autonomo antifascista di Seriate venne accoltellato all'addome in modo gravissimo da alcuni naziskin.A queste azioni, se ne aggiungono altre contro sedi di organizzazioni o partiti: sette contro centri di sinistra e due contro sedi di destra. In questi raid rientrano anche quelli contro il centro sociale Pacì Paciana che venne bruciato (e distrutto) due volte: il 21 dicembre 2004 e il primo marzo 2005.
Articoli tratti da Indymedia.

martedì 24 febbraio 2009

MASS MERDIA

Che ormai i mass media,nella stragrande maggioranza dei casi quelli televisivi,siano l'ago della bilancia delle scelte politiche mondiali sia risaputo anche dai muri è una cosa certa,ma l'articolo proposto fa degli esempi con percentuali molto interessanti.
L'intervista di Silvia Berruto ad Alessandro Robecchi,vecchia conoscenza di Cuore e di Radio Popolare,apre gli occhi e drizza le orecchie sull'enorme potere che la televisione ha sulle nostre menti,soprattutto quelle più malleabili e quindi più facili da persuadere.
E naturalmente le televisoni nel caso italiano sono in mano a chi...?
Come nel caso della Fox durante le campagne elettorali che avevano visto vincente Bush junior grazie alle martellanti campagne di una delle creature del repubblicano Murdoch.
Ma come si deduce dall'articolo tratto da "Senza Soste"questa è un'arma a doppio taglio che tra non molto,se la gente avrà la capacità di ragionare con la propria testa(una toccatina ci vuole!)utilizzerà sempre meno a scapito di Internet(sempre se non ci saranno le tanto paventate censure,altra toccatina).
Il potere dei mass media.

«Quando è scoppiato il “caso Eluana” il 92% degli italiani era col padre, Beppino Englaro. Solo l’8%, una minoranza di fondamentalisti cattolici, era per il mantenimento in vita del corpo di Eluana. Dopo 6 mesi di bombardamento televisivo le percentuali erano cambiate: il 54% era ancora con Beppino, ma il 38% aveva cambiato posizione».
È con esempi di questo tipo che Alessandro Robecchi, giornalista e autore di programmi come Crozza Italia (La 7) e Verba Volant (Rai 3), anima, con Michele Serra, di Cuore, il mitico «settimanale di resistenza umana», cerca di far capire la potenza del mezzo televisivo in un Paese, l’Italia, nel quale i media sono al centro di ogni discorso, ma moltissimi ne ignorano i meccanismi fondamentali.
Tanto per fare un esempio, forse non tutti sanno che per ogni ora di trasmissione ci sono 12 minuti di pubblicità, pubblicità di prodotti, certo, ma soprattutto del sistema, del capitalismo, a dimostrazione che non tutte le ideologie sono morte: alcune sono in perfetta salute. Molti ritengono che la pubblicità non sia davvero in grado di condizionare il comportamento delle persone. «Allora il signor Barilla è un coglione», conclude Robecchi, perché spende ogni anno 20 milioni per una cosa che non serve a niente. Il potere di persuasione dei media è dimostrato attraverso tre esempi: il primo riguarda il tentativo di spostare la mentalità del Paese. Se l’interesse di chi comanda è, per fare un esempio, la delegittimazione della figura del lavoratore pubblico, non è conveniente dirlo esplicitamente: meglio evitare lo scontro frontale. Ma è sufficiente che nel giugno del 2007 un uomo considerato di sinistra, il professor Ichino, racconti sul Corriere della Sera il caso di un professore statale assenteista cronico e illicenziabile e subito si monta il caso: l’episodio singolo diventa il paradigma della situazione italiana e il ministro della Funzione pubblica s’inventa la categoria dei «fannulloni». Sull’onda di ciò, si riducono i diritti di tutti: si dimezzano i giorni di permesso per i lavoratori pubblici disabili o per quei lavoratori che i disabili devono accudire. Esempio numero 2, quello della legge 40 sulla fecondazione assistita. Si decide su pressione della lobby cattolica (trasversale agli schieramenti parlamentari) che non è il caso che gli italiani partecipino al referendum. Li si convince che la fecondazione assistita non è “affar loro”, che riguarda, al più una minoranza esigua, e che è possibile fregarsene. Esempio numero 3: l’emergenza sicurezza, che «è la madre di tutte le truffe». Nel 1991 gli omicidi in Italia sono stati 1901, nel 2006 sono scesi a 621, dei quali quasi la metà perpetrati in zone di mafia. I furti nel ’99 erano 380 ogni 100 mila abitanti; nel 2006 erano 233. L’unico indicatore in controtendenza è quello che riguarda la violenza sulle donne, anche se bisogna notare che oggi questi crimini sono più denunciati di un tempo e che spesso i responsabili della violenza non sono sconosciuti, ma persone che la vittima conosce, considera amiche, se non sono addirittura parte della propria famiglia. Dov’è quindi quell’emergenza sicurezza che spinge il cittadino di Treviso a invocare le ronde contro gli stranieri? Forse il quadro diventa più chiaro se si pensa che, mentre negli ultimi anni il numero dei reati scendeva costantemente, aumentava invece il numero delle notizie di cronaca nera contenute nei media. Negli anni compresi tra il 2003 e il 2008, a fronte di una diminuzione dei reati, il Tg1 ha dedicato alla cronaca nera il 18,4% di tempo in più. + 22% è l’incremento delle notizie riguardanti i reati nello stesso periodo nel Tg2, 13% per il Tg 3, 24% il Tg5, 26% Studio Aperto. Durante il 2007, anno di campagna elettorale permanente, la cronaca nera ha aperto per 36 volte il Tg1, 62 volte il Tg2, 32 il Tg3, 70 il Tg4, 64 il Tg5, ben… 197(!) Studio Aperto. Come si combatte un simile sistema di potere? Secondo Robecchi per i prossimi 20 anni saremo «conciati come oggi», perché «loro» sono stati bravi, «gli altri» no: chi oggi sa leggere la società per trasformarla, infatti, «è quel signore lì». Ma allora – dal pubblico giunge la domanda – dovremo costruire un sistema d’istupidimento più potente di quello di Silvio? La prospettiva, si converrà, è un poco deprimente e certo sarebbe più bello illuderci di risolvere tutto soltanto con l’istruzione e la cultura. Ma «non si può non combattere la battaglia nell’informazione, nei media», dice Robecchi. Tre anni fa il posto fisso era ancora un diritto, oggi è diventato un privilegio: la battaglia è stata persa ed è stata persa sui media. Naturalmente, è possibile che il processo di concentrazione e controllo dell’informazione contenga in sé i germi della propria distruzione: oggi parliamo ancora dei vecchi media gestiti dall’alto, però esiste anche la produzione d’informazione dal basso. Con l’appropriarsi dei mezzi di produzione dell’informazione, lentamente ma inesorabilmente, possiamo dare fastidio a chi controlla i grandi mezzi di comunicazione. Ma mentre lentamente, attraverso internet, viene costruita questa democrazia, si assiste a una sempre più accentuata orizzontalizzazione del messaggio: tutti possono fare la TV, ma ben pochi possono farla per un’ora. Se vai oltre i 3 minuti, su Youtube non ti guarda nessuno. Robecchi conclude dicendo che «loro» sono molto bravi a parlare la lingua della comunicazione. Dobbiamo imparare la loro lingua e imparare a parlarla meglio di loro. Il prezzo in gioco è altissimo: è in atto uno sdoganamento della barbarie.

lunedì 23 febbraio 2009

PASTA UOVO,TONNO E SGOMBRI

Una ricetta semplice se si ha un poco di tempo per cucinare il sugo e se piace la pasta condita alla fine con del'uovo crudo,gustosa,che placa la fame.
Ingredienti:
-olio
-burro
-aglio
-scalogno
-cipolla
-zenzero
-spezie miste
-pepe nero
-dado normale
-salvia
-panna
-vino bianco
-uova
-sgombro
-tonno
-parmigiano grattuggiato
Nell'intingolo creatosi dall'unione del burro e dell'olio extravergine mettiamo la cipolla e lo scalogno affettati grossolanamente a imbiondirsi,l'aglio tagliato a tocchettini,si aggiunge la salvia e si sfuma col vino bianco.
Si prendono scatolette di sgombro e tonno sott'olio,dipende dalla quantità che si vuole mangiare,si trita lo zenzero,il pepe nero e si spolvera con le spezie miste(coriandoli,semi carvi,cannella,noce moscata,chiodi di garofano e anice stellato,tutti in polvere).
Se serve si aggiunge ancora del vino bianco e se manca sale(il tonno e gli sgombri sono sapidi per conto loro)si mette poco dado e verso fine cottura la panna va a completare il sugo che ha già un profumo intenso mangereccio.
In un'insalatiera grande o in un recipiente adeguato si butta la pasta e l'intingolo per poi aggiungere l'uovo sbattuto ed il parmigiano grattuggiato,si mescola il tutto e il piatto è pronto!

EUSKAL HERRIA ASKATU

Splendida l'iniziativa a conclusione della lunga settimana internazionale di solidarierà con Euskal Herria,la manifestazione per le vie di Milano partita dal Piazzale Sant'Eustorgio fino ad arrivare in Piazza Duomo dove si è conclusa con gli ultimi interventi dei compagni,dove più di 500 persone(ne aspettavamo molte di più ma la concomitanza con la manifestazione Cgil sul pacco sicurezza certamente non ha aiutato!)hanno sfilato in un corteo eterogeneo,colorato,bello!
Più avanti un piccolo articolo riassuntivo apparso su Indymedia e l'articolo che il maggior quotidiano basco Gara ha dedicato all'evento,concentrandosi sul fatto che domenica prossima sia un giorno di elezioni e che alcuni partiti siano stati tagliati dalla forbice censoria di Zapatero,partiti in tutto e per tutto dichiarati illegali.
Un corteo composto da oltre 500 persone è partito poco dopo le 17 di questo pomeriggio da piazza Sant'Eustorgio, in zona Ticinese a Milano, dietro allo striscione 'Tanti popoli, un'unica lotta' (la traduzione in italiano dello slogan internazionalista basco ‘Hamaika herri, borroka bakarra’), per manifestare solidarietà nei confronti del popolo basco, di quello palestinese e di quello curdo, tre popoli oppressi da stati potenti e aggressivi.
La manifestazione, indetta dal collettivo ‘Amici e Amiche del popolo basco’ composto da numerose realtà della sinistra milanese, arriva al termine della settimana di solidarietà internazionalista con il Popolo basco che si è realizzata in diverse città italiane attraverso presidi alle sedi diplomatiche spagnole, assemblee e conferenze stampa tenute da un rappresentante del collettivo giovanile basco internazionalista Kamaradak.
Alla manifestazione partecipano anche esponenti delle comunità kurda e palestinese di Milano, molte le bandiere palestinesi, curde e basche sventolate e le immagini del leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) incarcerato in Turchia, Abdullah Ocalan, così come gli striscioni contro le politiche razziste e aggressive di Israele e gli slogan contro la Turchia, definita ''stato terrorista''. Il corteo si é concluso in piazza Duomo con gli interventi di alcuni esponenti delle realtà politiche e sociali promotrici.
Elecciones del 1 de marzo.
La solidaridad lleva el voto de oro hasta las calles de Milán.

En tiempos en los que llevar una determinada papeleta electoral en el bolsillo puede traerle a uno un disgusto, y en los que la Ertzaintza retiene e identifica a ciudadanos por no ocultar su afinidad política, las calles de Milán demostraron el sábado que la solidaridad no conoce de vetos ni ilegalizaciones.

«Hamaika herri, borroka bakarra-Tanti popoli, un'unica lotta» rezaba la pancarta que recorrió las principales calles de la capital lombarda, en una movilización que secundaron un millar de personas. Junto a las decenas de ikurriñas que poblaban la cabecera de la marcha, se podían ver también carteles de la plataforma electoral D3M y papeletas de esta opción política independentista, vetadas por los tribunales españoles, pero mostradas con orgullo en las calles de esta ciudad transalpina.
La movilización había sido convocada por el colectivo Euskal Herriaren Lagunak-Milano, así como por organismos como Unión Democrática Arabo Palestinese, Comunitá palestinese Milano, Comunitá kurda Milano y AZAD Per il popolo Kurdo. Los manifestantes partieron desde la Piazza San Eustorgio del berrio Ticinese, y a las mil personas que secundaron la convocatoria les acompañaron en el trayecto varias unidades de la Policía italiana. También acudieron a cubrir la marcha periodistas de la televisión pública RAI, cuya sede en esta ciudad fue ocupada hace unos días por personas que protestaban por la política informativa de este medio respecto a Euskal Herria.
La manifestación discurrió durante una hora por las calles más céntricas de Milán, y los asistentes entonaron lemas en favor del pueblo vasco, como «Euskal Herria askatu» y también de Kurdistan y Palestina, denunciando la represión que sufren estas naciones.
En varias ocasiones, asimismo, se mostraron de forma visible los carteles y las papeletas de D3M, a modo de solidaridad con la plataforma ilegalizada por los tribunales españoles.
Tras llegar a la conocida Piazza Duomo se dio por concluida la marcha, celebrándose a continuación un acto en el que tomó la palabra un representante de Euskal Herriaren Lagunak y también un miembro del organismo internacionalista Askapena. Los organizadores hicieron una valoración muy positiva de la manifestación, señalando que se trata de una muestra de la solidaridad internacionalista.
La movilización de Milán pone un bonito broche a la Semana de la Solidaridad con Euskal Herria que se ha celebrado en trece países, y en la que se ha denunciado las vulneraciones de derechos que se producen en este país, como, entre otras, las ilegalizaciones de partidos políticos y los vetos a las opciones independentistas.

Más de cincuenta actos.

En total, han sido más de medio centenar los actos y movilizaciones que, bajo el lema «Euskal Herria no camina sola hacia la democracia y la autodeterminación», se han celebrado en diferentes puntos del planeta, en los que, contando la manifestación de Milán, han tomado parte unas cuatro mil personas.
Desde el colectivo Euskal Herriaren Lagunak, que aglutina a los distintos movimientos de apoyo al pueblo vasco, han hecho un balance muy satisfactorio de la respuesta a todas estas convocatorias, explicando que la iniciativa de este año «ha superado con creces» la del año anterior.

domenica 22 febbraio 2009

1,2,3,4,GIMME SOME MORE

Ogni tanto riecheggiava nella mia mente un ritornello di una canzone che sentivo durante i miei primi Grest d'estate qui ai Sabbioni...e non sapevo dove sbattere la testa per andare a recuperare il titolo di quella melodia.
E dopo ricerche estenuanti,scaricando hit degli anni '80 e facendo esperimenti sentendole a caso senza mai esser riuscito a trovarla,fino a quando pochi giorni fa l'ho sentita come sfondo in una pubblicità...e da lì sono riuscito facilmente a risalire ai DD Sound,alias i fratelli La Bionda.
Carmelo e Michelangelo La Bionda sono i padri della disco music italiana e nel loro repertorio che nasce nei primi anni 70 vi sono molti successi(in tutto il mondo più di 10 milioni di dischi venduti)ma per la loro biografia vi rimando a wikipedia:http://it.wikipedia.org/wiki/La_Bionda
Pensavo che 1,2,3,4,Gimme some more fosse meno vecchia,anche nelle mie ricerche optavo sempre per i primissimi anni'80 mentre è del 1977.
Il video spettacolare di questa canzone(scritta dai La Bionda assieme a Lucy Neale)rimanda indietro di trent'anni sia come balli che come abiti e acconciature.

I met you here it was a saturday night
You looked so pretty and I felt alright
You got me dancing to a disco beat
But really baby it's your loving I need.

We're at the disco almost every night
And we are dancing I can hold you tight
You drive me crazy with your sweet embrace
Why won't you let me take you back to my place?

1234 gimme some more
You know I need your love and baby that's for sure
1234 gimme some more
I gotta see you somewhere outside the dancing floor.

venerdì 20 febbraio 2009

LO STRANO CASO DI OMRI EVRON

Ecco una bella testimonianza di un giovane israeliano che come molti suoi compagni è antisionista e per questo è stato imprigionato per 14 mesi,e naturalmente sui giornali o alla televisione di queste storie non se ne fa menzione.
Solo in internet,che qualche nostra vecchia e sgradita conoscenza vorrebbe censurare ad ampi tagli di forbice,da spazio a queste testimonianze "scomode"alla stragrande maggioranza degli "organi d'informazione"poichè degli israeliani antisionisti farebbero notizia,eccome!
E' la storia di un giovane che ha fatto dell'obiezione di coscienza un suo valore,rifiutandosi quindi di uccidere il suo fratello arabo e si oppone a collaborare con un regime razzista che fa dell'oppressione e della guerra sistematica uno dei suoi cavalli di battaglia.
Sotto è riportata la sua dichiarazione di obiezione,e più in basso il resoconto dell'incontro che Omri ha avuto a Livorno,tratto da "Senza Soste"a cura di Nello Gradirà(il giovane israeliano ha già avuto altri incontri domanda-risposte in altre località italiane).
Dichiarazione di obiezione di Omri Evron, giovane israeliano, refusnik.

Tel Aviv 12 ottobre 2006.

Io, Omri Evron, rifiuto di servire nell’esercito perché sono fedele ai miei principi morali. Mi rifiuto di arruolarmi per protesta contro la lunga occupazione militare del popolo palestinese, un’occupazione che acuisce e semina terrore e odio tra i popoli. Mi oppongo a partecipare alla crudele guerra nei territori occupati, una guerra finanziata per proteggere le colonie israeliane e mantenere l’ideologia del “Grande Israele”. Mi rifiuto di servire un’ideologia che non riconosce i diritti di tutte le nazioni all’indipendenza e alla coesistenza pacifica. Non sono in alcun modo pronto a contribuire all’oppressione sistematica di una popolazione civile e alla deprivazione dei loro diritti – come è portata avanti dal regime di apartheid e dai militari israeliani nei territori occupati. Sono offeso dalla morte per fame e dall’incarcerazione di milioni di persone dietro a muri e posti di blocco. Mi rifiuto di arruolarmi perché non credo che la violenza sia una soluzione e che la guerra porti la pace.
Mi rifiuto di servire l’industria delle armi, le mega corporations, gli avidi appaltatori, i predicatori del razzismo ed i leader cinici il cui business è la continuazione della sofferenza e che derubano i popoli dei loro basilari diritti umani. Mi rifiuto per cercare di attirare l’attenzione sul fatto che non tutti sono pronti ad essere indottrinati e cooptati da cause nazionaliste e razziste. Con questo atto voglio esprimere la mia solidarietà a tutti i prigionieri per la libertà in questo mondo. Mi rifiuto di credere alle bugie che scavano divisione ed antagonismo tra i lavoratori dalle due parti del confine, in modo che essi non possano unire le loro mani nella lotta per i loro diritti. Vorrei che la mia obiezione fosse un messaggio di pace e solidarietà, che fosse un richiamo per tutti quelli che uccidono - e vengono addestrati ad uccidere nell’interesse di qualcun altro - a deporre le armi e unirsi alla lotta per un mondo più giusto.
So che questo mio atto è un’infrazione della legge israeliana, ma sono costretto ad oppormi dai miei valori democratici, umanitari ed egualitari. La legge militare su milioni di Palestinesi non è democratica. E’ mio compito oppormi a qualunque legge che renda possibile privare altri dei loro diritti e della loro libertà, o di trattarli con una violenza che nega la loro fondamentale umanità.
Rifiuto la guerra nazionalista “per la pace delle colonie”.
Rifiuto l’oppressione sistematica e l’umiliazione dei civili.
Rifiuto l’occupazione e la legge militare che impedisce ad una popolazione civile di determinare la propria sorte.
Rifiuto l’apartheid ed il regime razzista.
Rifiuto di considerare un popolo mio nemico per ragioni di razza, origine etnica o religione.
Rifiuto di prendere parte al ciclo sanguinoso che distrugge entrambi i popoli.
Rifiuto per richiedere solidarietà internazionale per la pace ed il benessere di tutte le nazioni che vogliono vivere in libertà e libere dallo sfruttamento, l’oppressione e la guerra.
Rifiuto di uccidere! Rifiuto di opprimere! Rifiuto di occupare!
Dichiaro la mia fedeltà alla pace e rifiuto di servire la guerra e l’occupazione.
Incontro con Omri Evron: l'esempio di coerenza dei giovani israeliani anti-sionisti.

Secondo un vecchio detto che circola da sempre nel mondo giornalistico “non fa notizia il cane che morde il postino ma il postino che morde un cane”.
In breve un fatto diventa interessante dal punto di vista mediatico quando è insolito o trasgressivo.
Un giovane israeliano che si rifiuta di servire nell’esercito sionista e di contribuire al massacro dei civili palestinesi dovrebbe corrispondere al postino che morde il cane, ma lunedì sera la stampa si è tenuta ben lontana dai locali dell’ARCI Borgo dove si è svolto l’incontro con Omni Evron, refusenik israeliano, organizzato da Sinistra Critica.
E’ la riprova che qui da noi il giornalismo “vecchio stampo”, quello che aveva come ragion d’essere la pubblicazione di notizie interessanti per quanto fossero sgradite al potere, ormai è morto e sepolto. Oggi c’è la consegna del silenzio più assoluto su tutto ciò che stride con la verità di regime, in questo caso con il politically correct filo-sionista.
Del resto proprio qualche giorno fa su Senzasoste abbiamo pubblicato la notizia della misteriosa sparizione dal sito della RAI di un sondaggio sull’aggressione israeliana a Gaza, i cui risultati non erano molto favorevoli al governo di Tel Aviv.
Siamo certi che se al posto di Omri ci fosse stato qualche sedicente “dissidente” cubano o profugo istriano i giornalisti sarebbero arrivati a frotte anche dalle Isole Tonga, e magari ci sarebbe stato anche qualche ricevimento ufficiale da parte delle autorità.
Niente stampa, quindi, ma poco male. L’iniziativa è stata abbastanza partecipata. Inoltre il contributo di un relatore palestinese, Mohamad, e la presenza tra il pubblico di alcuni sostenitori di Israele hanno reso il dibattito più acceso e interessante.
Omnri, 22 anni, ha raccontato la sua esperienza di “disertore”. Al liceo aveva sottoscritto con altri 250 studenti un documento di critica alla politica bellicista di Israele, poi una volta chiamato alle armi (il servizio militare è obbligatorio) ha dichiarato di rifiutare l’arruolamento e di non voler indossare la divisa. Non essendo previsto il diritto all’obiezione di coscienza è stato processato da un tribunale militare e condannato a una pena detentiva.
I detenuti indossano uniformi militari (fornite dagli Stati Uniti con tanto di bandierina a stelle e strisce sul braccio) e Omri si è coerentemente rifiutato di indossare anche quella. Non gli è stato fornito alcun altro abbigliamento, è stato lasciato seminudo e ha subito un lungo periodo di isolamento. Dopodiché è stato liberato con la motivazione di “problemi mentali”. Omri racconta che molti detenuti che hanno vissuto questa esperienza hanno riportato gravi conseguenze fino ad arrivare a tentativi di suicidio.
Di fronte alla coerenza di affrontare il carcere per non tradire le proprie idee molti, in questo Paese dove ormai siamo abituati all’opportunismo e al servilismo, dovrebbero come minimo togliersi il cappello.
Ma Omnri ha dimostrato di essere anche un militante politico di tutto rispetto, tracciando un quadro molto chiaro sulla situazione politica israeliana dopo le ultime elezioni. Ha ricordato che la sinistra sionista ha subito una pesante sconfitta a vantaggio di movimenti e partiti di estrema destra di cui alcuni di stampo fascista. Ma ha valutato positivamente il risultato della sinistra radicale, tra cui il Partito Comunista Israeliano di cui fa parte, l’unica organizzazione politica che aggrega sia arabi che ebrei.
La soluzione al problema israelo-palestinese, ha detto, è la fine dell’occupazione dei territori palestinesi, dell’aggressione militare e della dipendenza di Israele dagli USA. A questo proposito ha citato un fatto significativo: il bilancio dello Stato di Israele passa prima dal Congresso USA che dalla Knesset (il parlamento israeliano).
Israele è oggi uno Stato profondamente militarista per il quale la guerra è una condizione ormai irrinunciabile: Omri ha ricordato che in media ogni sette anni Tel Aviv entra in guerra. Ma ci sono anche continue manifestazioni antimilitariste di cui, per tornare alla questione dei media, qui da noi non si ha notizia.
Mohamad ha riepilogato la storia della presenza israeliana in Palestina a partire dall’inizio del secolo, fino ad arrivare all’attuale situazione di Gaza. Gaza -ha detto- è grande poco più del doppio del Comune di Pisa ma anziché 90mila abitanti ci vivono più di un milione e mezzo di persone. Una realtà assolutamente disumana che porta i palestinesi alla disperazione.
A questo si aggiunge il muro che circonda i villaggi palestinesi della Cisgiordania, rendendo impossibile frequentare le scuole o ricorrere alle strutture sanitarie.
I due relatori hanno risposto in modo appropriato anche ad alcune domande tendenziose, come quella secondo cui la presenza di Omri in Italia dimostrerebbe proprio la natura democratica dello Stato di Israele. Forse avrebbero dovuto impiccarlo...
Sulla questione del lancio dei razzi Qassam e degli attentati suicidi, che secondo alcuni sarebbero la causa dell’aggressione a Gaza e dell’edificazione del muro, Omri ha chiarito che sono reazioni comprensibili, anche se non condivisibili come tutti gli atti di guerra verso i civili, ma che sono una conseguenza diretta dell’occupazione e non sarà possibile evitarli finché questa perdura.
Si è trattato quindi di un incontro di estremo interesse e sarebbe opportuno che in futuro si riuscisse a coordinare e pubblicizzare meglio le iniziative in modo che possano avere la risonanza che meritano.

OCALAN LIBERO,KURDISTAN LIBERO!

Questo è un periodo ricco di manifestazioni ed eventi,forse troppi,e lo dico con una leggera vena polemica in quanto ci sono lunghi lassi di tempo in cui non c'è niente d'interessante da segnalare e da fare,alternati ad altri dove in uno stesso giorno si accavallano appuntmenti importanti.
Uno di queste date è proprio domani,dove a Livorno segnalo questa bella iniziativa in favore dei compagni kurdi in solidarietà col movimento indipendentista del Kurdistan e per ricordare che Abdullah Ocalan è rinchiuso come unico prigioniero nel carcere turco di Imrali,maltrattato fisicamente e mentalmente dai suoi agzzini ormai da 10 anni(e D'Alema ne sa qualcosa).
Addirittura a Milano ci saranno due eventi,uno organizzato da Cgil contro il "pacco" sicurezza e l'altro in solidarietà con Euskal Herria come anticipato nei giorni passati...ancora sabato prossimo mi viene in mente la manifestazione nazionale pro Cox 18 ed in generale contro la deriva razzista e sicuritaria di moltissime giunte comunali e a Bergamo la mobilitazione contro l'apertura di una sede di Forza Nuova Vecchia Merda.
Sarebbe utile nei prossimi tempi coordinare meglio date ed eventi!
Tornando alla manifestazione livornese per i kurdi posso raccontare la mia esperienza personale avendo visitato la zona kurda presente in territorio iraniano,le città di Sanandaj(la capitale della provincia del Kurdistan),Marivan ed i villaggi di Biya Kaya,Kamala e Howraman-at-Takht nella sublime valle dell'Howraman.
La gente è splendida,come in tutto l'Iran,ma mai come in questa zona abbiamo collezionato inviti a pranzo o a dormire a casa di perfetti sconosciuti...intendiamoci mica come certa gentaglia italica.
E tutti sono disposti a darti una mano sia come nel domandare indicazioni stradali,orari di pullman o semplicemente fare due chiacchiere addirittura riuscendo a capirci in qualche maniera!
Di seguito l'esclusiva intervista rilasciata a "La Repubblica"da Abdullah Ocalan.
Ocalan libero,Kurdistan libero!
Ocalan: "Io, da dieci anni nell'Alcatraz turca ma la nostra lotta non si fermerà".
MUDANYA (TURCHIA) «In cella mi picchiano, ma non rinuncio a dire quello che penso. O la guerra fra Pkk e Turchia si risolve con il dialogo, o entro tre mesi il conflitto in Kurdistan diventerà peggio che Gaza». L' Alcatraz turca spunta solo la sera. Persa nella nebbia, la sagoma sinistra dell' isola di Imrali si intravede dalle luci fioche del porto di Mudanya. In questa giornata di febbraio spazzata da vento e pioggia nulla qui sembra essere cambiato. Il corso centrale dove durante il processo i Lupi grigi sfilavano innalzando le loro bandiere. Le banchine del molo dove le madri dei soldati morti in battaglia gridavano «pena di morte!». Il piazzale dove i nazionalisti davano la caccia ai giornalisti stranieri. Sono passati 10 anni dalla cattura di Abdullah Ocalan, il leader del Pkk considerato dalla Turchia il terrorista numero uno, e dai curdi un eroe, ma la guerra nel sud est dell' Anatolia continua mietendo vittime ogni giorno.
Il 15 febbraio 1999 Apo, com' era chiamato dai compagni, tornava in patria impacchettato come un fagotto dalle teste di cuoio turche che lo avevano braccato in Kenya. Una fuga disperata di sei mesi in tre continenti. Che dalla Siria, dov' era rifugiato, lo aveva portato in Grecia, poi in Russia, infine per due lunghi mesi in Italia, scatenando una ridda di polemiche: dalla spericolata missione di Ramon Mantovani a Mosca all' ospitalità nella villa all' Infernetto, passando per lo sbarco di migliaia di curdi a Roma e il coinvolgimento dei servizi di mezzo mondo. Fino alla cacciata, nonostante la resistenza dei suoi legali italiani, Pisapia e Saraceni. Imrali da qui è lontana poche decine di miglia, ma andarci è impossibile. Colossali navi da guerra della Marina militare impediscono a chiunque, tranne ad avvocati e parenti, l' accesso al prigioniero. Nell' atollo, Ocalan. Sessant' anni, i capelli ormai bianchi con un principio di calvizie, è l' unico detenuto. La sinusite lo indebolisce, i pruriti lo tormentano, la prostata incalza.
I suoi attuali avvocati - attraverso i quali è stato possibile organizzare l' intervista esclusiva con Repubblica - lamentano il fatto che di recente sia stato malmenato dai suoi carcerieri. Una denuncia è arrivata alle autorità competenti a Strasburgo, che hanno intimato al governo turco di rispettarei diritti del detenuto. Non si sa con quali effetti. Abdullah Ocalan, innanzitutto come sta? «Sopravvivo. Le mie condizioni fisiche sono quelle rese note dai legali. Di recente sono stato anche picchiato dalle guardie per alcune dichiarazioni rilasciate. Ma io continuerò a dire quello che penso. Saluto l' Italia, paese che ricordo con grande piacere». Perché è stato malmenato? «Non sto a raccontare quello che succede qui, perché so che cosa accadrebbe se lo dicessi. Agisco con senso di responsabilità. Loro vogliono, mettendomi in difficoltà, annientare il Pkk. Ma non ci riusciranno. Fino alla fine opporrò la mia resistenza».
Come viene punito? «Mi accusano di "difesa e propaganda di un' organizzazione criminale". Mi hanno punito in 10 occasioni, per un totale di 180 giorni di cella. In pratica, posso rimanere nella mia stanza, ma mi vengono tolti gli altri diritti: i miei familiari non possono venire a trovarmi (l' ora dei colloqui è di un' ora alla settimana, quando e se le condizioni del mare lo permettono, ndr ), niente libri, radio o giornali. Mi levano anche la penna». Lei chi accusa? «Io ho il diritto di sapere chi è la mia controparte. Quello che accade qui di certo non avviene senza che il premier lo sappia. Ma Tayyip Erdogan fa quello che dicono gli Stati Uniti. Sono gli Usa e la Nato ad avermi portato qui 10 anni fa. E fanno pressione per mettermi alla prova. Mettono alla prova la mia reazione, la mia pazienza, la mia resistenza. Ma anche la mia pazienza ha dei limiti». Dicono che lei continui a guidare il Pkk da qui. E' vero? «Io dico che quest' anno si deve tracciare la strada per un dialogo, altrimenti noi curdi non possiamo essere ritenuti responsabili di quello che potrebbe accadere nei prossimi tre mesi.I problemi non si risolvono bombardando Qandil (la zona nel Nord Iraq dove gran parte dei guerriglieri si sono rifugiati, ndr .). Perché il Pkk ha forze dappertutto, in Turchia, in Iran, in Iraq, in Siria. E' organizzato nella regione del Caucaso come in Europa. E allora non entreranno in azione solo le forze armate, ma anche quelle civili. E quello che succederà sarà più esteso di quanto è successo a Gaza. Ecco perché c' è bisogno di una soluzione trovata attraverso il dialogo». A fine marzo in Turchia ci saranno elezioni amministrative. Che possibilità dà ai partiti che sostengono i curdi? «Sono elezioni molto importanti. E' necessaria la fondazione di un partito curdo di riferimento. Ma metto tutti in guardia su possibili irregolarità nel voto». Il governo però continua le riforme, e dal 1 gennaio ha avviato un canale televisivo statale in lingua curda.
Non è un passo avanti? «Ma si sa che questo passo è avvenuto non su indicazione del governo, bensì su pressione degli Usa. I divieti per la lingua e l' identità curde sono noti. In carcere è vietato pronunciare anche due parole in curdo, e poi si mette su un canale televisivo! La nostra concezione della democrazia parte sempre dal basso. Qui invece si tratta di qualcosa imposto dall' alto. Lo Stato istituisce il suo canale. E con il canale in lingua curda vuole creare anche i suoi curdi. Attraverso quella tv si vuole completare l' opera mettendo sotto controllo la dimensione culturale». A lei sta a cuore il Medio Oriente,e la Turchia di recente siè proposta come mediatore fra Israele e gli arabi. Che cosa ne pensa? «Ho visto che il premier Erdogan si batte perché ci sia un dialogo fra Israele e Hamas. Ma perché non investe un pezzettino della sua energia per il suo Paese?».

Il personaggio Abdullah Ocalan nasce il 4 aprile 1948. Laurea ad Ankara, dopo il golpe del ' 71 si arruola nel servizio civile Nel ' 78 fonda il Pkk. Nell' 84 inizia la lotta armata contro il governo turco per creare uno stato curdo Dieci anni fa le teste di cuoio turche lo arrestano in Kenya. Dal 15 febbraio 1999 è rinchiuso nel carcere di Imrali.

giovedì 19 febbraio 2009

SILVIO BERLUSCONI (1)

Credo che a differenza di tutti gli altri sia d'obbligo cominciare un nuovo post legato al gruppo "neuro deliri" con la convinzione d'avere un ospite in questo particolare raggruppamento ne per la prima ne per l'ultima volta.
Il mitragliatore pazzo è tornato alla carica con l'ennesima battutaccia subito smentita dal Viminale sui desaparecidos argentini.
Un po come se in un futuro colloquio col presidente degli States Barak Obama dicesse sul piano personale:"Perche' un nero corre sul ghiaccio piu' veloce di un bianco? Perche' ha le catene.",oppure sul piano dell'orgoglio americano proclamasse battute come:"Osama Bin Laden entra in un pub e ordina un Manhattan. Il cameriere glielo porta. Bin Laden lo assaggia ma sembra perplesso. Il cameriere allora chiede: "Tutto ok?".Bin Laden: "Mmmh... manca qualcosa!"o tipo:"Osama bin Laden junior arriva a casa (alla grotta) del padre tutto piangente. "Cos'è successo, piccolo mio?". "Mi hanno bocciato in geografia". "Cosa ti hanno chiesto?". "Qual è l'edificio più alto di New York. Ho risposto l'Empire State Building...". "A settembre ti faccio promuovere io."...voi dite sarebbe contento???
E voi che avete riso siete bastardi!!!
A proposito la foto del mitra se vi ricordate venne scattata l'estate scorsa a Porto Rotondo durante la visita di Putin in Italia,ed alla domanda di una giornalista russa al premier connazionale se avesse intezione di divorziare perchè sospettato di essere l'amante dell'ex campionessa olimpionica Alina Kabaeva,visto l'imbarazzo il nostro di premier fece questo gesto,ben consapevole della fine di giornalisti russi che fanno certe domande...
Anche senza aprir bocca riesce sempre a proporre neuro deliri d'antologia,onnipotente...e notando che la Sardegna lo ispira così tanto proporrei di relegarlo per sempre lì...diciamo che l'Asinara sarebbe perfetta!
Ora l'articolo de "La Repubblica on line"di ieri.

Berlusconi scherza sui desaparecidos. L'Argentina convoca l'ambasciatore.

Battuta infelice del premier durante la campagna elettorale in Sardegna sulle persone gettate dagli aerei: "Erano belle giornate... li facevano scendere..."
BUENOS AIRES - Una 'battuta' sui desaparecidos pronunciata da Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale in Sardegna rischia di creare un caso diplomatico: il governo argentino ha convocato l'ambasciatore italiano a Buenos Aires, Stefano Ronca, a cui ha espresso "preoccupazione e disagio" per le affermazioni sui dissidenti di Silvio Berlusconi riportate oggi dal quotidiano locale Clarin,riferiscono fonti diplomatiche argentine. Secondo il giornale, che in un articolo di mezza pagina richiamato in prima col titolo "Berlusconi macabro con i desaparecidos" cita un servizio de l'Unità di sabato scorso, in cui sono riportate le frasi pronunciate dal premier durante la campagna elettorale in Sardegna (GUARDA IL VIDEO), il presidente del Consiglio ha ironizzato sul dramma dei dissidenti lanciati in mare dagli aerei affermando: "Erano belle giornate, li facevano scendere dagli aerei..". Il riferimento è al dramma dei 'voli della morte', tramite i quali i militari nell'ultima dittatura (1976-83) gettavano nelle acque del Rio de la Plata i sequestrati ancora vivi e addormentati. L'ambasciatore italiano si è impegnato a "verificare le frasi attribuite a Berlusconi e a informarne il governo argentino". Tutto un equivoco, secondo fonti del governo italiano, che hanno negato che il premier volesse minimizzare quei crimini, di cui al contrario intendeva denunciare l'efferatezza per spiegare, aggiungono, come si sentisse offeso ed insultato da quei suoi oppositori che lo paragonano ai dittatori.
Dal Clarin la notizia è rimbalzata su televisioni e siti online provocando accese reazioni: a Buenos Aires la presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela de Carlotto, ha detto di "sentirsi offesa" dopo aver letto quanto riferito dal quotidiano. "Nei confronti degli argentini - ha ricordato - c'è sempre stata grande solidarietà, sia dai precedenti governi italiani sia da parte della giustizia".