giovedì 31 luglio 2014

BUITRES

Vi ricordate il default del 2001 che vide milioni di argentini in ginocchio per una politica neoliberista assassina dettata principalmente per favorire la smania imperialista e capitalista Usa?
Oggi si parla di un altro fallimento economico in Argentina ma le cause e soprattutto i modi non sono gli stessi.
L'articolo di Infoaut(interessante pure questo preso da Senza Soste:http://www.senzasoste.it/economia/lo-strano-default-dell-argentina )spiega i ricatti di alcuni fondi speculativi americani(Usa)da tutti conosciuti nello Stato latino americano come buitres,gli avvoltoi,dovuti al fatto che altri fondi hanno invece accettato i termini per il pagamento dei debiti contratti tredici anni prima.
Gli articoli proposti spiegano molto meglio di me la natura di questi ricatti volti a indebolire un'economia che comunque,assieme ad altri miglioramenti sociali all'interno del paese ed al fatto che tutti gli stati sudamericani ora si sono coalizzati maggiormente contro le mire Usa,ha fatto passi in avanti positivi e che questo default ha una natura completamente diversa rispetto a quello del 2001.

L'Argentina sotto il ricatto della speculazione.

Sotto i titoli allarmistici che narrano di un'Argentina sull'orlo del default, questioni più complesse vanno analizzate con un maggiore grado di obiettività.
Inanzitutto la situazione è assolutamente imparagonabile a quella del 2001: lì si trattò di un crollo dovuto al fallimento di un'economia del saccheggio, imperniata sui dettami neoliberisti che caratterizzarono la presidenza Menem: temi ben descritti ad esempio nel consigliatissimo film “Il diario del saccheggio” di F.Solanas che racconta la materialità di quei processi di esproprio e ricatto.

Piuttosto questa situazione deriva da quella. Ci troviamo di fronte alla impossibilità di pagare alcuni debiti da parte del governo argentino; ma questa è dovuta semplicemente al ricatto di alcuni fondi speculativi americani, che non hanno accettato la ristrutturazione di una parte del debito argentino contratto prima del 2001, accettata invece da altri fondi. Un giudice americano, tale Thomas Griesa, ha statuito che se non tutti accettano l'accordo di rifinanziamento, non possono essere pagati neanche quelli che lo accettano.

Ergo, buona parte dei fondi - già stanziati - per ripagare le situazioni debitorie relative al 93% del totale, pari a circa 539 milioni di euro, sono bloccati perchè non è concesso di pagare solo una parte dei creditori, ovvero quelli che avevano accettato il cosiddetto concambio, cioè il pagamento delle pendenze al netto degli interessi che erano dovuti.

Fondi bloccati in attesa che venga pagato il resto della somma (circa 1,6 mld) al resto dei “buitres”, “avvoltoi”, cosi come definiti dal ministro dell'economia di Buenos Aires. Ovvero agli hedge fund americani che tramite i propri legali lamentano le conseguenze che questo non pagamento potrebbe avere sulla gente comune argentina, ma che ovviamente non intendono rinunciare a nemmeno un euro del denaro accumulato nel periodo del saccheggio dell'economia argentina.

Ci troviamo quindi di fronte ad un default selettivo, che non mina alla radice i fondamenti della economia di Buenos Aires ma è il risultato piuttosto di alcune pressioni mirate ad indebolirla. Non pagare questa parte di debito insomma, non può essere definita né come una scelta “rivoluzionaria” da parte del governo Kirchner di sganciarsi dal sistema dell'indebitamento scegliendo il default come arma politica, né come l'esito di un crollo verticale dell'economia del paese.

Il mondo continuerà a girare come prima anche senza un accordo sul debito, ha detto il ministro argentino dell'Economia Kicillof. Vedremo se la vendetta degli hedge fund riuscirà a colpire la popolazione argentina, anche se già si parla di un consorzio di banche in movimento per cercare un nuovo accordo. La sensazione è che si tratti di un balletto teso a ridefinire i rapporti di forza e le prassi su dimensioni di ricatto finanziario sulle economie delle aree in ascesa a livello globale come l'America Latina; di una battaglia di potere tra attori quali fondi speculativi, giudici interessati, governi meno ricattabili del solito a quelle latitudini, che si inserisce nella ridefinizione dei rapporti di forza in un mondo sempre più multipolare.

mercoledì 30 luglio 2014

C'ERA UNA VOLTA L'UNITA'

La copertina del quotidiano storico L'Unità di oggi è emblematico ma il senso del titolo potrebbe essere analizzato in tanti modi e quindi risultare fuorviante:l'ex organo ufficiale del Partito Comunista Italiano fondato da un certo Antonio Gramsci nel 1924 non è più da decenni lo stesso giornale di quando era uscito e nemmeno di quando è diventato la voce ufficiale del Pds e dei Ds.
Come del resto quasi tutte le testate italiane ha sempre ricevuto finanziamenti enormi da parte dello Stato ed ora che è un quotidiano quasi irrilevante dal punto di vista politico oggi come oggi è comunque un mezzo d'informazione(negli ultimi anni non molto per la verità)in mano totale ai privati.
Il premier Renzi,che per nulla si è occupato di questa situazione così come altre simili prima del suo mandato,assieme agli altri due big che si contendono i mass media italiani(Berluscojoni e Grillo)riescono a far sentire la propria voce in maniera più ampia ed efficace attraverso la televisione mentre chi desidera ricevere un'informazione meno di parte ha ora Internet come fonte principale,che per lo più è gratis.
L'articolo di Contropiano(http://contropiano.org/politica/item/25519-ha-chiuso-l-unita-non-restera-l-unica )parla della liquidazione del quotidiano,dei possibili acquirenti(meglio che sparisca del tutto se inomi son quelli suggeriti)e della situazione del giornalismo nostrano di certo non rose e fiori.
Chi ci perde in questa storia sono i lavoratori del giornale che hanno lavorato senza stipendio negli ultimi mesi,soprattutto i giornalisti precari,e un pezzo di storia del giornalismo e della lotta dei lavoratori italiani che per decenni,gli anni migliori della vita dell'Unità,hanno avuto in questo quotidiano l'organo principale d'informazione.
E tutto questo nonostante gli impedimenti che già da pochi mesi dalla sua nascita,vedi il fascismo mussoliniano,hanno cercato di uccidere fin da subito l'idea fondamento della costituzione di un giornale ormai alla fine dei suoi giorni(da Wikipedia:http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Unit%C3%A0 ).

Ha chiuso l'Unità,non resterà l'unica.

L'Unità chiude ancora una volta, ma Gramsci c'entra solo marginalmente. È importante però capire bene che questo ha un significato preciso: per il Pd di Renzi quel “background vetero-comunista” è ormai un peso sull'immagine e un contributo elettorale quasi marginale.
Lo diciamo in modo meno sintetico: al Pd attuale non gliene frega niente se quelli che pensano ancora a Gramsci e al socialismo non voteranno più Pd. I loro sondaggi dicono che quella banda di nostalgici (che credono ancora che la Coop sia la forma societaria del socialismo in terra, l'Unipol sia l'unica assicurazione da sottoscrivere nonostante Consorte e l'alleanza con Ligresti, che il sindaco di Bologna sia per forza di cose "un bravo compagno", ecc) pesa elettoralmente per uno zero virgola. Gente che in buona parte va già da un'altra parte e che comunque è sottoposto alle dure leggi oggettive della fisiologia: sono in maggioranza anziani, e ogni anno sono sempre di meno.
Sia chiaro, per completezza: l'Unità entra nella procedura di liquidazione coatta amministrativa. Questo implica che il governo – il ministero dello sviluppo, ossia Lupi – dovrà nominare un commissario liquidatore (in genere un trio di professionisti in materia, non necessariamente esperti in campo editoriale). Il quale esaminerà, se ci saranno, delle offerte per l'acquisto della testata. Per ora si conosce solo quella della strana coppia Daniela Santanché/Paola Ferrari De Benedetti (sì, proprio la giornalista sportiva della Rai, sì proprio il De Benedetti di Repubblica, di cui ha sposato un figlio; dell'altra è impossibile ignorare alcunché...).
Insomma: potrebbe ancora risorgere, come testata (letteralmente: quel marchio in cima alla prima pagina che “certifica” l'identità del giornale che avete in mano). Ma non somiglierà per nulla alle molte versioni viste (e non molto lette, da qualche anno) nel secolo che abbiamo alle spalle.

Detto quel che la cronaca impone, cosa c'è da imparare da questa vicenda?
Che il giornalismo “di partito”, in questo nuovo mondo, come si sente ripetere in ogni tg o talk show, è finito? Ci riesce difficile consentire. Mai come in questi ultimi anni abbiamo affrontato giornali esclusivamente “di partito”. Per parlare solo dell'Italia, abbiamo davanti la corazzata berlusconiana (Mediaset con le sue tre reti, Il Giornale, una serie infinita – e indistinguibile – di periodici per pensionati/e in fila dal dentista, affiancati da testate regionali più di nome che di fatto, ecc); l'incrociatore L'Espresso-Repubblica, gruppo De Benedetti, che ciurla nel manico dell'immaginario della “sinistra perbenista”, di recente approdato al renzismo spinto e senza contraccetivi; la Rai e dintorni, con i cambi di bandiera successivi a ogni tornata elettorale (cambia ì"l'azionista di riferimento", non la logica aziendale filo-governativa). Poi ci sono (pochi) battitori liberi, come Il Fatto, praticamente al centro di un rifiuto non rivoluzionario (solo “legalitario”) dell'esistente, e qualche decina di testate online equamente sovrapposte al panorama esistente nella carta stampata. Essere (quasi) soli contro tanta potenza non ci inorgoglisce: ci preoccupa. Sa un po' troppo di regime. Peggio: di un regime che pretende di aver liquefatto qualsiasi “identità” differenziata dal format prevalente. “Liberi”, nsomma, di pensarla come viene imposto...
Anche perché tutte queste navi potenti, ancorché battano bandiere di partiti teoricamente differenti (Berlusconi, Renzi, Grillo), garriscono all'unisono in onore del Partito liberista nazionale, quello che deve fare le “riforme strutturali” - dopo quelle costituzionali, legge elettorale compresa – per allineare la governance di questo paese agli standard imposti dall'Unione Europea e dal Fmi.
Insomma: i giornali “di partito” sono morti perché c'è un solo partito al potere. Con qualche problemino interno, certo, ma non irrisolvibile.
Che muoia dunque l'Unità, subito dopo il manifesto (sì, certo, è ancora in edicola; ma somiglia in qualcosa a quello di Pintor, Rossanda, Parlato, Chiarini, Franco Carlini, Casalini, Matteuzzi, Pascucci, Polo, Galapagos?), è solo la conferma del fatto che c'è un solo giornale possibile: quello strettamente di regime.
Ti strozza la pubblicità, prima ancora del pubblico che non c'è più.
Ma il vero cuore della questione è proprio qui. Non c'è più il pubblico che compra i giornali. Perché?
La prima ragione è la moltiplicazione dell “fonti di informazione”, ovviamente a partire da Internet e dalle migliaia di fonti disponibili nella nostra lingua (praticamente infinite in inglese). Anche a “lettori forti”, quelli che come noi leggono di tutto anche al bagno, capita sempre più spesso di sentirsi “pienamente informati” anche solo dalla frequentazione dei notiziati online; anche facendo la necessaria “tara” sull'affidabilità di ogni fonte.
Non è vero, naturalmente. Quell'informazione è strutturalmente deficitaria per ragioni oggettive. È scritta di corsa, spesso – quasi sempre – col copia-e-incolla non dichiarato (esempio: noi in questi giorni postiamo i pezzi di Nena News sui bombardamenti di Gaza, ma ve lo dichiariamo e vi invitiamo a collegarvi con quel sito; più piratesco, e anche infame, sarebbe darvi i loro “contenuti” come se li avessimo prodotti noi).
È prodotta da “non professionisti” in senza lato. Non perché il tesserino da “giornalista professionista” garantisca un'obiettività maggiore (ne conosciamo a tonnellate di cronisti “embedded” pronti a propinare merda riciclata per fini di guerra psicologica!). Ma per un motivo molto più semplice: “scrivere” giornalisticamente significa guardare l'oggetto che cerchiamo di descrivere “dall'esterno”. Anche se siamo parte organizzativa centrale di una manifestazione o di uno sciopero, insomma, nel momento di descrivere cià che accade cerchiamo di non rimanere “dentro” quella logica che produce al massimo un volantino (leggibile solo dai diretti interessatI), ma cerchiamo di “far vedere” ciò che accade in modo che anche un altro “esterno” possa vedere quel che abbiamo visto.

Quando questo non c'è – perché chi scrive non è presente-ma-esterno all'evento, oppure perché è presente-ma-troppo-interno) – l'informazione diventa creta con cui si può fare qualsiasi cosa. Di più. Di questo tipo di “informazione” siamo sommersi secondo per secondo, senza neanche il tempo di farsi le domande classiche (sarà vero? Sarà falso? Ma chi è che me lo dice? Ecc).
La cosa più tragica è che “il pubblico” è stato abituato a questo andazzo. Non si chiede più molto, nella sua dimensione di stragrande maggioranza. Il dubbio è filosofico, quindi ristretto a un numero risibile (in percentuale, certo) di lettori/fruitori. E' avvelenato, in senso stretto.
Soprattutto è abituato a testi brevi, assertivi, non problematici, che non (ti) chiedono uno sforzo di partecipazione critica. Soprattutto, assolutamente gratuiti. E questo taglia la testa a qualsiasi toro. Il pubblico “vuole sapere”, ma “non pagare”. È stato abituato così, in rete. Senza nemmeno distinguere tra una prenotazione d'albergo e un saggio sui destini del pianeta (che, siamo costretti a farlo notare, richiedono uno “sforzo produttivo” alquanto differente, e che andrebbero semmai retribuiti almeno in proporzione al tempo di lavoro per produrli). Perciò necessariamente, dovrà essere “di bocca buona”. E al discount dell'informazione-spazzatura troverà certamente quel che basta a soddisfare una così magra curiosità.

Per questo, oltre che per il cambiamento “genetico” del Pd, l'Unità e cento altri giornali sono destinati alla chiusura definitiva. Per questo, senza proclami ridicoli, gente come noi cerca di fare informazione “strutturata”. Ovvero che restituisca a chi legge l'immagine unitaria del mondo, al di là dei milioni di frammenti di cui sembra – sembra soltanto, sveglia! - composto.
Sapendo che nessuno di noi, da solo o in piccoli gruppi, può riuscire nell'impresa di cambiare la visione del mondo – prima – e il mondo poi.
Quell'Unità di carta non c'è più. La nostra - di testa e di cuore - è tutta da costruire.

martedì 29 luglio 2014

TAVECCHIO BANANA MARCIA

L'articolo odierno prende spunto dal redazionale di Senza Soste che commenta l'infelice uscita del presidente della lega calcio dilettanti e candidato alla presidenza Figc Carlo Tavecchio,vecchio mestierante della politica nella Democrazia Cristiana e praticamente avendo nella sua vita ricoperto solo incarichi di tipo"poltrona"è passato al calcio dopo l'esperienza da sindaco e da consulente mangia soldi.
« L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano,se hanno professionalità per farli giocare,noi invece diciamo che Opti Poba è venuto qua,che prima mangiava le banane,adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così.In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree... »:questa è stata la frase incriminata,non da tutti,prima c'era solo un enorme silenzio attorno a questo attacco razzista,pronunciato da uno che dovrebbe rilanciare il gioco del calcio in Italia(certo,un gioco intriso delle centinaia di milioni di Euro del suo giro di businness)a oltre settant'anni.
Ogni commento è superfluo,se fossimo un paese normale,nemmeno tanto evoluto,un candidato presidente ad una delle poltrone più potenti ed ambite in Italia,si sarebbe fatto da parte,ed invece qui da noi rischia anche di vincere questa corsa che ormai è a due con Demetrio Albertini(e anche qui si fa a fatica a scegliere il meno peggio).

Tavecchio e l'allergia alle banane.


Le frasi di Carlo Tavecchio sul consumo di banane, quello dei calciatori africani prima di giocare in Italia, hanno fatto il giro del mondo. Fanno parte di una cultura paternalistica e razzistoide ben conosciuta da ormai molti anni. Quella fatta di gaffe sulle banane, appunto, e di scuse che riescono ad essere peggiori della gaffe: "non ho nulla contro il terzo mondo", come se il mondo di Tavecchio fosse il primo per diritto divino.
Ora non si tratta di trasformare Tavecchio in Mengele, gioco cretino che serve solo a svalutare gli atti veramente gravi, ma nemmeno far finta di niente. Specie in un paese che ha, troppe volte, declassato a folklore pericolose paccottiglie ideologiche. Finendo per favorire luoghi comuni come "ai negri bisogna prendere le impronte dei piedi", "non vorrei che i miei figli avessero insegnanti omosessuali", "i giovani sono bamboccioni", "basta con il mito del posto fisso". Tutta roba finita non solo a destra ma anche a sinistra (che si è presa tutti i luoghi comuni sul lavoro e sulla flessibilità) ma anche in disegni di legge. Non a caso questo è un paese dove non sono ancora riconosciute le unioni civili, gli extracomunitari vengono ingoiati nei Cie, quando non direttamente dal mare di Lampedusa, il lavoro somiglia sempre più alla sottomissione. Questo per dire che quando parlano i Tavecchio, parla l'Italia dell'arretramento dei diritti e delle garanzie.
Dal punto di vista della politica sportiva, Tavecchio rappresenta un formidabile blocco di potere, sostanzialmente in quota centrodestra ma con agganci importanti nel centrosinistra, che gravita attorno allo sport italiano da prima della caduta del pentapartito. Basti dire che grazie a Tavecchio ha ripreso la parola Franco Carraro, ex sindaco di Roma, Psi e presidente di cariche strategiche dello sport quanto coinvolto in diversi scandali (si dimise col caso Moggi), o come l'ormai noto presidente della Lega Dilettanti abbia il consenso di uomini che hanno tre-quattro decenni di potere sportivo dietro le spalle (come Pescante e Petrucci).
Tavecchio raccoglie poi il consenso del potere Mediaset e della Lega Pro e Dilettanti che rappresentano una bella quota di voti e di potere. Sostanzialmente il vecchio calcio paternalistico che ha esaurito un ciclo e che non vuole andare in pensione. Non a caso società che si vogliono esponenti del nuovo capitalismo nel calcio (Juve, Roma), quello degli stadi di proprietà e del project financing, si sono opposte subito a Tavecchio. Che vuole un calcio dove contano le vecchie relazioni di potere, non le nuove. Non è nemmeno un caso che sia la Fifa che la Uefa, in misura diversa, abbiano colto la palla (anzi, la banana) al balzo per attaccare Tavecchio. Sia per motivi di immagine, il calcio vende e fa circolare profitti solo come fenomeno multirazziale e senza barriere, che di politica ecomica del calcio. È evidente che, 20 anni dopo la legge Bosman sulla libera circolazione dei calciatori (e quindi dei capitali legati al calcio), in Europa si teme una qualche forma di protezionismo. Che blocchi i calciatori, e quindi i capitali, scatenando il classico blocco dei commerci a causa del protezionismo. Come è evidente che, essendo l'Italia attualmente sganciata dalle grandi politiche attuali del calcio (su stadi, forma finanziaria dei club, differenziazione dei profitti oltre i diritti tv), un Tavecchio non la porterebbe certo verso il nuovo capitalismo calcistico. Ecco quindi le censure sovranazionali all'autore di battute da film di serie B anni '80.
La domanda che adesso diversi si fanno è: diventerà Tavecchio presidente della Ferdercalcio? Per adesso il Presidente del Consiglio, nonostante il Pd abbia attaccato Tavecchio, ha rimarcato l'autonomia della federcalcio ben sapendo, in caso di affermazioni diverse, di poter urtare troppe sensibilità nel centrodestra. Poi, se la situazione peggiora, si vedrà. È anche vero che, nell'Italia di oggi, a differenza di quella ruspante dei Bossi e della Lega che ce l'aveva duro, nonostante la sinistra si sia liquefatta, il politicamente corretto ha un potere coercitivo più alto di qualche anno fa. È più facile essere inquisiti per aver distratto fondi regionali e rimanere in carica, come un sottosegretario del governo Renzi, che rimanerci dopo aver detto una battuta stupida sulle unioni civili (è accaduto ad un sottosegretario del governo Letta). Perché il politicamente corretto, al di là della sua origine di sinistra, rappresenta oggi la sensibilità di un capitalismo globale che non vuole barriere o pregiudizi. Verso gli affari s'intende. I diritti, quelli veri, non c'entrano nulla. Quindi staremo a vedere.
Rimane Tavecchio, che sembra uscito da un film sul calcio di 30 anni fa. Senza l'allegria, e le vittorie, di allora. Già perché il calcio italiano non è più né uno sport popolare e coinvolgente né vincente. Restano debiti, stadi vuoti, partite inguardabili e dirigenti da avanspettacolo.
Redazione - 28 luglio 2014

lunedì 28 luglio 2014

GLI EBREI PER LA PALESTINA LIBERA

Mentre le vittime del conflitto che sta annientando la Striscia di Gaza hanno già abbondantemente superato quota mille e le tregue dichiarate non vengono rispettate,posto un articolo preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/12410-da-tel-aviv-a-toronto-los-angeles-a-londra-chicago-a-san-francisco-gli-ebrei-dicono-no-al-genocidio-israeliano )che parla delle varie iniziative mondiali,qui si parla soprattutto di Usa,organizzate dagli ebrei per una Palestina libera.
Sono davvero molti gli ebrei che sono contro questa guerra e che sono disposti a vivere in pace accanto agli arabi in Israele e in Palestina,e ciò è l'esempio lampante di come l'antisionismo non viene confuso per nulla con l'antisemitismo,cosa che parecchi media accostano dicendo che per forza uno se è antisionista per forza deve essere anche antisemita.
Il giudaesimo in per se dovrebbe essere contro la costituzione di uno stato sionista e razzista come quello attuale israeliano,e solo la fine dell'ideologia di avere una nazione come quella attuale dove il sionismo è il punto saldo comincerebbe a portare ad una soluzione di pace per quelle terre in lotta.


Da Tel Aviv a Toronto, Los Angeles a Londra, Chicago a San Francisco, Gli Ebrei Dicono No al Genocidio Israeliano.


Ci rivolgiamo agli Ebrei in tutto il mondo perché rispondano all’appello di Haider Eid, attivista politico e cronista, ad “assediare i consolati israeliani” e protestare contro gli eventi sionisti che tentino di giustificare il massacro israeliano dei Palestinesi. Riportiamo sotto le azioni che gli Ebrei intraprendono o a cui partecipano contro il genocidio.

Vi preghiamo di unirvi a noi – organizzate picchetti, proteste, azioni creative, sit-in, manifestazioni ed azioni dirette di protesta – gridando il più forte possibile – contro il brutale massacro e la pulizia etnica del popolo palestinese.


Aggiungete il vostro nome agli oltre 2.000 firmatari della 
seguente dichiarazione degli Ebrei per il Diritto Palestinese al Ritorno.

Inviate i report delle vostre azioni ad  ijan@ijsn.net Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. jewsagainstgenocide1948@gmail.com Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. in modo che possiamo far sapere al mondo come molti di noi entrino in azione per fermare i crimini di Israele.

 

LONDRA

IJAN ha fatto parte di un "blocco ebraico progressista" oganizzato dalla Young Jewish Left (Giovane Sinistra Ebraica)(vedi foto a sinistra) per la manifestazione di sabato 19 luglio in cui 100.000 persone sono scese in strada.La rivista on-line, Vice ha scritto: "Sia per gli Ebrei che per i non Ebrei l'idea di un Ebreo antisionista può sembrare una contraddizione in termini – un abuso del più famoso aforisma etico di Rabbi Hillel, "Se io non sono per me stesso, chi sarà per me." Ma per Sam Weinstein, e per circa 30 altri membri, compreso me, stretti in un piccolo blocco ebraico nella manifestazione per Gaza a Londra, marciare contro Israele è esattamente quello che ci richiede il nostro passato. "Vengo da una tradizione ebraica che si è sempre battuta per gli oppressi," mi ha detto Sam mentre dispiegava uno striscione della Rete Internazionale Ebraica Antisionista (IJAN)nel caldo soffocante. "Una tradizione che si batte per la giustizia sociale perché storicamente noi siamo stati quelli a essere ammazzati dallo stato".

 

TORONTO

A Toronto ed Hamilton, Canada, membri di IJAN aiutano a organizzare e partecipano a manifestazioni contro l'attacco militare di Israele a Gaza e il popolo palestinese, e in risposta all'appello della società civile palestinese. Le rivendicazioni comprendono la fine dell'appoggio incondizionato del Canada ad Israele "giusto o sbagliato" e il riconoscimento del collegamento tra le politiche israeliane verso i Palestinesi e il genocidio del Canada contro i popoli indigeni qui a Turtle Island.

Venerdì 11 luglio a Toronto, oltre 3.000 persone hanno protestato e marciato dal consolato israeliano al grande incrocio di Younge e Bloor Street. La settimana dopo, si sono tenuti presidi ogni mezzogiorno davanti al consolato israeliano a Toronto da parte di membri di Independent Jewish Voices (IJV), IJAN Candada, Pax Christi e altri, e il culmine è stata un'altra manifestazione sabato 19 luglio. Inoltre il 19 luglio membri di IJAN hanno preso parte a una manifestazione ad Hamilton, dove oltre 1,000 persone hanno protestato contro i crimini israeliani. Altre azioni sono in programma, compresa una dichiarazione congiunta con IJV contro recenti attacchi contro dei Mussulmani e un centro della comunità mussulmana.



CHICAGO

Martedì 22 luglio 2014, Stand With Us, un gruppo di destra USA pro-Israele, ha organizzato una protesta Stand with Israel (Appoggiamo Israele) fuori del consolato israeliano nel centro di Chicago. La Coalition for Justice in Palestine, una coalizione di organizzazioni delle comunità plestinesi, mussulmane ed arabe, di religiosi e studenti di Chicago, ha riunito una contro-protesta Stand with Gaza (Appoggiamo Gaza). In un movimentato martedì pomeriggio nel cuore di Chicago, le due manifestazioni si sono fronteggiate, con la manifestazione pro-Palestinesi in numero chiaramente maggiore e con l'appoggio di pedoni e automobilisti dalle strade affollate.

Durante la manifestazione, Jews for Justice for Palestine (JJP), un collettivo di Ebrei di Chicago in solidarietà con i Pelestinesi nella loro lotta contro l'occupazione israeliana, ha scaricato una pila di bamboline insanguinate pienamente visibili dalla manifestazione pro-Israele e dal consolato. Le bambole sono il simbolo dei bambini innocenti che muoiono a causa del terribile bombardamento e dell'invasione di Gaza da parte di Israele nelle ultime settimane.

JJP appoggia il popolo palestinese in lutto per i 550 [ora più di mille. N.d.R] Palestinesi a Gaza che sono stati uccisi, per gli oltre 3.000 feriti e gli oltre 80.000 che sono fuggiti dalle loro case da quando è incominciato l'attacco israeliano. JJP sostiene anche la comunità palestinese in tutto il mondo mentre scende in strada e resiste all'occupazione. Da Ebrei, siamo determinati che questo bagno di sangue non possa continuare a nome nostro, e ci appelliamo agli Ebrei in tutto il mondo a continuare ad appoggiare il popolo palestinese, a protestare alle ambasciate e ai consolati israeliani e ad ampliare il movimento per BDS per porre fine all'occupazione e vincere la giustizia per la Palestina.

Occupazione ed Apartheid Non Sono Valori Ebraici!

Solidarietà e Liberazione Sì!




SAN FRANCISCO

Nessuna Copertura per la Brutalità Israeliana: Ebrei di Coscienza Inceppano il Consolato Generale Israeliano di San Francisco.

Mentre le bombe piovono su Gaza e Israele intensifica i suoi più recenti attacchi genocidi con una grande invasione, il Jewish Community Relations Council, la Jewish Community Federation and Endowment Fund, e il Board of Rabbis of Northern California hanno ospitato "Basta Sirene in Israele: Una Riunione di Solidarietà in Emergenza" al Tempio Emanu-E1. "Basta Sirene" è un tentativo nazionale sostenuto dal Reform Movemenent e guidato dalla Jewish Federations of North America. A San Francisco il Console Generale israeliano ha parlato, o tentato di parlare.

Membri della Rete Internazionale Ebraica Anti-sionista e altri Ebrei di coscienza hanno inscenato sette interruzioni all'interno dell'evento, mentre membri di Queers Undermining Israeli Terror, Jewish Voice for Peace ed IJAN manifestavano fuori. Il nostro messaggio è stato chiaro: qualsiasi istituzione che cerca di offrire una copertura politica per la brutalità di Israele affronterà opposizione e isolamento.

"C'erano tra noi figli e nipoti di sopravvissuti al genocidio nazista, e abbiamo interrotto la cerimonia gridando "Basta al genocidio israeliano dei Palestinesi" e "Mai più per nessuno."

La nostra azione è stata inscenata assieme a una marcia funebre organizzata dall'Arab Resource and Organizing Center – nel centro di San Francisco vi hanno assistito a migliaia. L'azione ebraica ha scoraggiato i dimostranti reazionari sionisti e ha gettato lo scompiglio nella cornice dei media di "Ebrei contro Arabi" facendo valere una voce ebraica in forte opposizione contro gli attacchi e l'assedio di Gaza e l'occupazione della Palestina. L'azione è stata riportata dalle fonti dei media televisivi popolari come KTVU e CBS.

Com'era prevedibile, dei membri del pubblico sionista e dei contro-dimostranti hanno reagito con violenza – con spinte, pugni e attacchi verbali agli attivisti.

Dei critici ci hanno accusato di profanare un luogo sacro. Ma è vero il contrario: invitando un difensore dei crimini di guerra israeliani, e offrendo preghiere per l'Israeli Defence Force, sono stati gli ospitanti sionisti a profanare il luogo sacro. Respingiamo la fusione tra Sionismo e Giudaismo che si fa gioco dei valori ebraici, e manipola e abusa le storie delle persecuzioni contro gli Ebrei pretendendo che Israele agisca per proteggere gli Ebrei. Ci appelliamo agli Ebrei dappertutto perché stiano solidi, perché agiscano per esigere la fine dei bombardamenti, dell'assedio, dell'occupazione e della colonizzazione israeliana.

Opponiamoci al massacro di Israele a Gaza, sosteniamo l'auto-determinazione e la resistenza palestinese, stiamo dalla parte della vita.


LOS ANGELES


 MANIFESTAZIONE PER LA FINE DELLA GUERRA DI GAZA


Venerdì 25 luglio, h 11:30-14


Consolato Israeliano


11766 Wilshire (tra Bundy e Barrington)


Ebrei per la Pace di Los Angeles vi invitano a unirvi a noi nella MANIFESTAZIONE PER LA PACE di fronte al Consolato Israeliano


email: info@LAJewsforPeace.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.


web: http://lajewsforpeace.org/


Facebook: https://www.facebook.com/groups/LAJews4Peace/


SEATTLE


Brigata Rumorosa Anti-Genocidio invito alla partecipazione da Ebrei di Coscienza.


Venerdì 25 luglio, h 19


Seattle Central College


1701 Broadway, Seattle, Washington 98122


Uniamoci ad altri che rifiutano di permettere che le atrocità contro i popoli palestinesi continuino senza una FRAGOROSA PROTESTA. Portiamo pentole e padelle, strumenti musicali, e noi stessi! ogni settimana. Marceremo il solidarietà con i popoli palestinesi che resistono all'occupazione dei colonizzatori israeliani.


#freegaza      #freepalestine


Se fate un'azione, mandateci un report a ijan@ijsn.net Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. e jewsagainstgenocide1948@gmail.com Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.


Per maggiori info sulle attività visitare il sito dell'International Jewish Anti-Zionist Network: http://ijsn.net

sabato 26 luglio 2014

LA BANDA BASSOTTI NEL DONBASS

Con l'Ucraina antifascista!


Preso da questo sito che aiuta a finanziare progetti on line(Becrowdy https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5699960408847686438#editor/target=post;postID=8593123114509592751 )ecco ciò che la Banda Bassotti ha organizzato per la popolazione Ucraina del Donbass per sostenere chi,nel pressoché quasi assordante silenzio dei media,sta combattendo e resistendo all'attacco neonazista di Kiev in un contesto di regime legalizzato ed approvato da Ue ed Usa.
Gli abitanti di quelle terre ancora oggi sotto attacco stanno morendo nell'indifferenza generale ed il gruppo romano assieme alle milizie popolari della Novarossija stanno portando avanti l'arrivo a fine settembre di una carovana antifascista nata per portare fondi che si possono raccogliere all'indirizzo linkato sopra.
La Banda Bassotti da sempre è impegnata nella lotta internazionale con concerti tenuti nelle zone calde di tutto il mondo per portare un messaggio di solidarietà al popolo che combatte le ingiustizie imperialiste e capitaliste venate di razzismo e di nazifascismo che imperversano su tutta la terra.


COMUNICATO DELLA BANDA BASSOTTI.


Ci rivolgiamo alla nostra grande Famiglia, a tutti i Banditi senza Tempo, agli Antifascisti, alla Classe Operaia, ai lavoratori, ai disoccupati e agli sfruttati. Dovunque essi siano.
Da molti mesi assistiamo ad una politica del silenzio. In tutta europa non trapelano notizie di quello che il governo nazista di Kiev sta facendo nel Donbass ed in tutta l'Ukraina. La stampa italiana ed europea e' completamente asservita all’Unione Europea ed alla politica degli Stati Uniti d'America. Nessuna notizia riguardante i bombardamenti sui civili, le persecuzioni di Russi, di comunisti e di chiunque possa sembrare un Partigiano delle milizie Popolari; nessun cenno al fatto che l’”europea” Ukraina sia il più grande laboratorio per il neonazismo internazionale.
Stanchi di questo, in completo accordo con le Milizie Popolari della Novarossija stiamo organizzando una carovana antifascista con raccolta di fondi, portando nelle terre del Donbass la nostra solidarietà antifascista e un concerto. Come già abbiamo fatto in Nicaragua nel 1984, in Salvador nel 1994, in Palestina nel 2004 siamo pronti per questo viaggio. Dal 26 al 30 settembre 2014 saremo nelle terre che resistono all'attacco dei nazisti, visiteremo Novarossija. Il nostro programma prevede un concerto a Rostov on Don, la città che ospita un immenso campo profughi e un concerto in Novarossija. Non possiamo dire dove, impossibile visti i bombardamenti, ma faremo il possibile. A tutti gli antifascisti chiediamo un aiuto economico per il viaggio e per portare materiale alle popolazioni del Donbass. Sappiamo di contare su una grande Famiglia.
Come già in Spagna nel 1936 dove migliaia di Internazionalisti hanno combattuto a fianco della Repubblica di Spagna: NO PASARAN

venerdì 25 luglio 2014

I PROFUGHI DI SERIE A

L'articolo preso da"Il Messaggero"di ieri(http://www.ilmessaggero.it/ )parla della triste e tragica vicenda di Meriam Yahia Ibrahim che nel suo paese di nascita,il Sudan,era stata condannata a morte per apostasia:aveva sposato un cristiano convertendosi pure lei in a questa religione da quella musulmana scatenando la sentenza della pena capitale prevista dalla Sharia.
Il mio intervento e commento non vuole essere critico nei confronti di Meriam ma vuole far riflettere sul tema dei migranti e dei profughi,dei perseguitati per motivi politici e religiosi:ebbene questo si tratta di un caso di assoluto privilegio sponsorizzato dai media in un clima globalizzato(ad occidente)di odio verso l'Islam.
Sono di tutti i giorni le notizie di battelli e barconi fatiscenti che traghettano migliaia di profughi per lo più in questo momento siriani e palestinesi che spesso finiscono in tragedia con centinaia di morti accertate e con altre decine non ufficializzate.
Meriam e la sua famiglia(marito con l'orologio d'oro al polso)sono stati portati in salvo a Roma con un volo della presidenza della repubblica italiana,ben vestiti e puliti,accolti dal Ministro degli esteri Mogherini e dal premier Renzi con la moglie,e successivamente ricevuti dal Papa Francesco in Vaticano.
Omaggi e riverenze degne dei capi di Stato mondiali,ma quelli proprio importanti,e così come la maggior parte dei profughi che giungono in condizioni pietose in Italia con gli sbarchi anche Meriam non resterà in Italia ma partirà a breve per gli Usa.
Ripeto che il mio articolo non vuole essere polemico con il caso in sé di Meriam e della sua famiglia ma dinnanzi alle notizie delle morti quotidiane e dei viaggi in condizioni disumane per sfuggire da guerre e da persecuzioni una riflessione e anche un po' di vergogna sarebbero meglio farla e provarla.


La cristiana Meriam arriva in Italia. Incontro con il Papa in Vaticano.


Meriam è arrivata a sorpresa in Italia. La ragazza cristiana condannata a morte in Sudan, per apostasia era stata liberata un mese fa.
Finisce l'incubo per Meriam: la giovane cristiana sudanese di 26 anni condannata a morte, all'ottavo mese di gravidanza, per apostasia, è libera ed è arrivata stamattina a Roma.
La donna, con il marito e i due figli - tra cui Maya nata due mesi fa in cella - è giunta a Ciampino con un volo di stato italiano, dove l'ha attesa Matteo Renzi con la moglie Agnese ed il ministro degli Esteri Federica Mogherini: oggi «è un giorno di festa», ha detto il premier sottolineando il lavoro «straordinario» del viceministro degli Esteri Lapo Pistelli nella vicenda. E proprio Pistelli ha lasciato intendere anche la possibilità che Meriam incontri il papa.

L'incontro con il Papa. La donna verso le 13 è stata ricevuta da Papa Francesco che ha lodato la sua fede. È durato circa mezz'ora l'incontro tra il Papa e la sudanese Meriam a casa Santa Marta. Il Pontefice, ricevendola in un clima definito di «grande serenità» l'ha ringraziata per la sua «testimonianza di fede» e la sua «costanza». Lo riferisce il portavoce padre Federico Lombardi.
L'incontro con la cristiana sudanese perseguitata Meriam, «da parte del Papa vuole essere un segno di vicinanza per tutti coloro che soffrono a motivo della loro fede e della pratica di fede
».

Dopo la condanna a morte e a 100 frustate per adulterio (per aver sposato un cristiano) inflitta a maggio scorso, la giovane era stata arrestata e messa in cella insieme al piccolo figlio di 20 mesi con una sentenza shock che aveva suscitato l'orrore e la mobilitazione del mondo intero facendo scattare molte iniziative internazionale per la sua liberazione. Un dossier, quello di Meriam, su cui dal primo momento si è mobilitato anche il governo italiano con il premier che ha citato il caso della ragazza sudanese anche nel suo discorso di apertura del semestre Ue.

Nella prima udienza, quella in cui gli era stata inflitta la condanna a morte, il giudice si era rivolto all'imputata chiamandola con il nome arabo, Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah, chiedendogli di convertirsi nuovamente all'Islam. «Io sono cristiana e non ho commesso apostasia», fu la replica della donna che gli costò la condanna a morte e la carcerazione. Solo poche settimane dopo Meriam, in cella, ha dato alla luce una bimba in condizioni durissime: «Ha partorito in catene», aveva spiegato il marito, che è anche cittadino americano, avanzando preoccupazioni di possibili conseguenze per la salute della bimba. Il 23 giugno il tribunale sudanese ha poi deciso la liberazione della donna. Che però è stata fermata nuovamente il giorno dopo insieme al marito e al loro legale mentre si trovava all'aeroporto - mentre con i bambini tentava di lasciare il paese con destinazione Stati Uniti - per un «controllo dei documenti». Rilasciata per la seconda volta, con la sua famiglia, si è poi rifugiata all'ambasciata americana a Khartoum, dove ha ricevuto il passaporto che le ha permesso oggi di lasciare il Paese diretta come prima tappa in Italia, dove resterà un paio di giorni prima di raggiungere New York.

giovedì 24 luglio 2014

SERATA ANTIFASCISTA A CREMA



L'articolo di Crema Online(http://www.cremaonline.it/politica/24-07-2014_Crema,+%e2%80%9cle+destre+ed+i+nuovi+volti+del+razzismo%e2%80%9d/ )a firma di Angelo Tagliani racchiude il succo dell'intervento di Saverio Ferrari alla festa di Liberazione a Crema e del dibattito costruttivo che è venuto a crearsi col poco pubblico intervenuto,unica pecca dell'iniziativa svoltasi in un clima autunnale.
Mentre al giro delle elezioni europee i partiti di estrema destra o addirittura dichiaratamente neonazisti in Europa hanno avuto buoni risultati,in Italia i piccoli gruppi di anime nere tipo Fogna Nuova e Caga Povnd non sono riuscite nemmeno a presentarsi ma i loro voti sono confluiti su quello che è il movimento che rappresenta la destra razzista e xenofoba italiano,ovvero la Lega Nord.
Al motto di"prima gli italiani"i ratti verdi hanno cambiato la loro politica di attacco verso il meridione e Roma concentrando i loro sforzi di odio verso immigrati e clandestini,cosa di certo non nuova per loro,ma il fatto di aver seppellito l'ascia di guerra con i loro nemici giurati di sempre italiani hanno ottenuto un discreto numero di voti.


Crema.Saverio Ferrari alla Festa di Rifondazione ha discusso dei nuovi volti del razzismo, analizzando l'evoluzione delle destre populiste e radicali.


Serata antifascista alla festa di Rifondazione di via Toffetti, a Crema. L'incontro, moderato da Beppe Bettenzoli, ha avuto per protagonista Saverio Ferrari, uno dei maggiori studiosi italiani del fenomeno neo fascista e neo nazista in Italia e in Europa, membro dell'osservatorio democratico sulle nuove destre.

I denti del drago
Lo scrittore milanese ha presentato il suo ultimo lavoro, I denti del drago, ovvero la storia dell’Internazionale nera e dei suoi rapporti con il neofascismo italiano, dall’immediato dopoguerra ai giorni nostri. Un lavoro storico-giornalistico condotto sulla base dei materiali informativi provenienti dai centri di documentazione ebraici, della Resistenza della deportazione, ma soprattutto reperiti in questi ultimi anni negli archivi di polizia e dei servizi segreti.

Da Malmoe alle reti attuali
Quella raccolta da Ferrari è minuziosa ricostruzione dei multiformi tentativi di dar vita a un coordinamento dell’estrema destra scala mondiale, dalla prima Internazionale di Malmoe alle reti neonaziste attuali, da Blood and Honour agli Hammerskin, passando per gli antisemiti del Nuovo ordine europeo, i terroristi dell’Oas, Jeune Europe, la World union of national socialists le trame dell’Aginter Presse dietro la strage di piazza Fontana e la strategia della tensione in Italia.

Casa Poung, Forza Nuova e Salvini
A Crema, lo scrittore e ricercatore milanese ha messo in rilievo i passaggi più salienti, dalla destra degli slogan 'No Euro, No Immigrazione, No Europa Unita' ai nazionalismi in Francia, Belgio e Ungheria. Secondo Ferrari, oggi in Italia non esistono una cultura ed un pensiero forte della destra neofascista; Casa Pound e Forza Nuova, che cercano di recuperare tutto il patrimonio neonazista più che neofascista, sono realtà piccole, gruppuscoli, non hanno fatto presa sulla massa. Chi si sta occupando di raccogliere queste istanza è la Lega Nord, in particolare con l'operato di Matteo Salvini.

Dal settentrionalismo al nazionalismo
Il successo della Lega alle recenti Europee sarebbe dovuto anche al passaggio da un'identità territoriale ad un'identità nazionale, con molti dirigenti della Lega Nord che sono andati al sud a fare comizi, puntando sull'immigrazione ed i suoi problemi, l'Islam, il concetto che “prima vengono gli italiani”. La Lega, col cambio di passo dal settentrionalismo al nazionalismo, ha sottolineato Ferrari, ha coinvolto molti militanti di casa Pound e Forza Nuova.

Il contenitore reazionario
Non a caso Mario Borghezio, che è un po' il campione di questa ideologia, è stato eletto al centro Italia grazie a questi appoggi. Secondo lo scrittore è evidente come stia nascendo all'interno della Lega Nord un recupero degli aspetti della destra europea, tra i quali l'omofobia. Il Carroccio sarebbe quindi divenuto un contenitore reazionario che può catturare i voti di quest'area. Un processo contestato da iscritti e dirigenti, perché questo nuovo percorso abbandona le radici della Lega, l'indipendenza della Padania, per abbracciare il nazionalismo; un passaggio che in questa fase ha pagato, perché indubbiamente alle Europee ha avuto un rilancio, ma a lungo andare potrebbe portare ad una spaccatura.

Il rigurgito neo fascista a Crema
Nei giorni scorsi presso il centro Caritas di Crema è stato affisso uno striscione contro le politiche statali ed i centri d'accoglienza, un'azione rivendicata da un gruppo skinhead. Gli esponenti cremaschi di Rifondazione hanno stigmatizzato l'episodio, che secondo Ferrari è un tipico esempio del rigurgito della nascita del neo fascismo, che parla alla pancia delle persone, facendo semplici equazioni: “immigrato come nemico”, “la crisi dipende dai troppi soldi vengono spesi per i poveri, per lo stato sociale, mentre gli italiani sono lasciati ai margini”. Questa lettura viene fatta per accentuare questo sentimento.

Le risorse agli enti locali
“Il presidente dell'Anci, Piero Fassino, ricordava recentemente che ai comuni italiani sono stati tagliati 17 miliardi di trasferimenti negli ultimi anni. Il problema – ha commentato Mario Lottaroli, capogruppo di Rifondazione in consiglio comunale - è proprio lì, riguarda le risorse date ai comuni per poter far fronte capillarmente delle esigenze. Sono risorse nettamente insufficienti e lasciando intatti i nodi veri della crisi, che non stanno nel sostegno a chi sbarca a Lampedusa o ai centri di accoglienza, ma a profonde distorsioni nel mondo economico. Invece di discutere di quali sono i meccanismi economici, dei centri di potere, di chi si appropria del 60% delle risorse di questo Paese, ci si ferma a queste contrapposizioni verso chi è più disgraziato di noi”. L'antica e purtroppo sempreverde guerra dei poveri.

mercoledì 23 luglio 2014

LO ZAM DI MILANO SOTTO ATTACCO



La giornata di oggi si è aperta a Milano con la notizia dello sgombero del centro sociale Zam di Via Santa Croce da parte di Digos e polizia,con cariche ingiustificate e con dei compagni presenti all'interno dello stabile e sul tetto.
Da tempo sotto la mira della giunta Pisapia che se non amica almeno dovrebbe essere stata quanto meno imparziale,sembrano ancora i tempi di De Corato assessore inquisitore,questo attacco allo Zam era quindi nell'aria tant'è che già era stato redatto un comunicato(http://zam-milano.org/663appello-stay-zam-i-nostri-sogni-non-si-sgomberano/ )dove si spiegano tutte le attività svolte in due anni di attività.
La motivazione ufficiale di questa azione di sgombero risiede nella presunta pericolosità dell'edificio che è entrato nelle mira di palazzinari e di mafiosi pro Expo che vedono nell'acquisto dello stabile,che poi lo ristrutturino o lo abbattano non fa testo,un ulteriore profitto facile e sicuro,con il comune che se ne lava le mani.
L'articolo è preso dal sito di Radio Onda d'Urto che tiene aggiornamenti diretti con Milano mentre arrivano notizie di feriti e contusi tra i compagni presenti(http://www.radiondadurto.org/2014/07/23/movimento-zam-ancora-sotto-sgombero-presidio-solidale-a-milano/ ).




MOVIMENTO: ZAM SOTTO ATTACCO E SGOMBERO. MANGANELLATE “ARANCIONI” A MILANO.




Il centro sociale ZAM di via Santa Croce, 19 a Milano sotto attacco e sotto sgombero, con l’arrivo mercoledì 23 luglio di Digos e fdo in massa, con manganellate e violenze contro i/le compagne/i in lotta.
Questa mattina, mercoledì 23 luglio, verso le 7 – 7.30 poco meno di una trentina di funzionari Digos si sono presentati nei pressi dello spazio libero e liberato in zona piazza XXIV Maggio a Milano, da mesi nel mirino della giunta Pisapia e soprattutto dei voraci appetiti delle varie cricche di Expo. Dietro la Digos almeno un centinaio di poliziotti e carabinieri con blindati.
Il presidio di un centinaio di compagne e compagni si è schierato davanti al cancello, dove si sono presentati in massa poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa.
Alle 8.30 sono partite manganellate violente da parte delle fdo contro i compagn* schierat* davanti a ZAM dietro lo striscione “La forza gentile della giunta arancione -  Tavoli finti e sgomberi a ripetizione”. Diversi i contusi e i feriti (almeno cinque) per le botte ricevute, con compagn* calpestati a  terra.
LA DIRETTA -
Ore 11 – La motivazione formale dello sgombero risiede in un’ordinanza della Procura di Milano a seguito di una perizia sulla staticità dell’edificio,perizia che il Comune ha depositato a inizio giugno in Prefettura, a disposizione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica. Secondo quella perizia la parte inagibile e pericolante (non occupata e non accessibile) dell’edificio comprometterebbe la staticità anche della parte agibile (e occupata da Zam). Intanto sul proprio profilo twitter il Comune di Milano se ne lava le mani.
Ore 10 – Tre le richieste dei compagn*, appollaiati su un terrazzino al terzo piano: moratoria immediata degli sgomberi a Milano, intitolazione ufficiale dell’ex scuola a don Andrea Gallo, come già fatto informalmente dagli occupanti e se – come dice il Comune – lo stabile è pericolante, che venga messo subito in sicurezza tutelando il vicinato. Rilanciata intanto un’assemblea pubblica e aperta a Zam stasera alle 18 sugli spazi sociali, mentre dalle 19 mobilitazione in città.
Ore 9.15 - Fdo dentro l’edificio, tre compagn* sul tetto. Il bilancio dei feriti delle manganellate made in Expo&Pisapia sale a cinque. Decine i contusi.
Ore 9 - Il collegamento con Luciano Muhlbauer, coordinatore meneghino del Prc, presente fuori da ZAM. Clicca qui per ascoltare o scaricare.
Ore 8.45 - Compagn* ferit*, manganellate violente e persone calpestate a terra. Fdo arrivate ai cancelli di ZAM, mentre i solidali, almeno un centinaio, sono circondati dagli agenti e da digos. La diretta delle violenze e della resistenza di ZAM con Andrea, nostro collaboratore e di ZAM.
Ore 8.30 – Sgombero iniziato, compagn* all’ingresso di ZAM. Esposto striscione “La forza gentile della giunta arancione – Tavoli finti, sgomberi a ripetizione”. Manganellate contro compagn*.

Di seguito, l’appello di ZAM e altre realtà di movimento a Milano, lanciato questa mattina, mercoledì 23 luglio, nei momenti dello sgombero.
[sgombero zam]
Si sta come d’estate, sui balconi gli occupanti
Stanno sgomberando Zam: tutti in piazza Santa croce adesso, alle 18.30 tavolo sugli spazi sociali davanti ai cancelli di Zam, alle 19.30 mobilitazione!
6, 13 e 20 settembre: paghi due prendi 3, occupiamo tutti i weekend.
Con le prime luci del mattino, giungono i “signori” dell’ordine vestiti di un blu scuro tendente all’arancione.
Zam, un luogo liberato, riconsegnato alla città dopo anni di abbandono, viene di nuovo svuotato dalla “forza gentile” che ormai da anni promuove il suo silenzioso processo di normalizzazione, creando un deserto che chiama cambiamento.
Noi in questo deserto abbiamo imparato a costruire nuclei di resistenza che non accettano nessun tipo di asservimento alle logiche di governo di questa città, spazi di costruzione politica e produzione di cambiamento, che vanno anche al di là di questi muri.
Ci ritroviamo dunque fuori dai cancelli di Largo Don Gallo (ex via santa croce 19), ma non per questo svuotati e senza una meta.
Il primo passo: riconoscere il mandante e responsabile di questo sgombero, il Comune di Milano.
Questa amministrazione, nella sua totale incapacità di costruire dialoghi reali con gli spazi sociali, si nasconde dietro tecnicismi di dubbia valenza, dimostrandosi (per l’ennesima volta) un generatore di sgomberi.
Un’amministrazione che propone un tavolo di dialogo con la città sul tema spazi senza nemmeno renderlo pubblico sin dal suo principio, senza nemmeno avere il coraggio di nominare i “centri sociali” sui comunicati ufficiali, ma soprattutto senza una reale proposta politica in grado di tradurre in fatti i tanto paventati propositi di valorizzazione degli spazi sociali e delle esperienze che in essi vivono come risorsa per la città, scegliendo piuttosto di continuare a dialogare con l’unico vocabolario che tutti già conosciamo: sgomberi e sfratti.
È chiaro che questo vento prepara la metropoli e l’Italia intera a Expo 2015, una macchina ben più grande e pericolosa, portatrice di debito, cemento e precarietà.
E ora torniamo a questi muri che, seppur a noi molto cari, non sono e non saranno mai l’unico spazio politico in cui agire il nostro conflitto.
Crediamo che la forza di un discorso politico significativo e includente possa e debba attraversare la nostra metropoli, sia all’interno che all’esterno dei nostri muri.
Ed è per questo che ribadiamo la necessità di essere generatore continuo di conflitto e della sua materialità, creando nuovi spazi di discussione, lontani dalla pavidità dei tavoli tremendamente traballanti.
Poniamo sin da ora la nostra risposta a questa ennesima creazione di vuoto, invitandovi ad essere qui con noi da subito, per le prossime ore, ma sopratutto nei prossimi due mesi, al fianco del csoa Lambretta e di tutti i luoghi in pericolo.
In tutti i nostri futuri spazi, che saranno piazze, mattoni e sogni.
E sono tutte queste le ricchezze di cui non vi libererete mai.
#crollateprimavoi, anzi siete già crollati.
Sgombero in corso:
invitiamo tutti i solidali a raggiungerci al presidio permanente piazza sant’Eustorgio
ore 18.30: un tavolo dal basso
Convochiamo noi un tavolo dal basso, invitando tutti i soggetti interessati a partecipare per portare la propria idea
sulla questione spazi in città. Davanti ai cancelli di Zam.
ore 19.30: mobilitazione in città
stay tuned.
Settembre:
6/7 settembre 2014
reclaim the space
abbiamo bisogno di spazi, occupiamoli.
13/14 settembre 2014
reclaim the dreams
abbiamo bisogno di sogni, occupiamoli.
20/21 settembre 2014
reclaim the base
abbiamo bisogno di basi, occupiamole.
27/28 settembre 2014
reclaim the voice

martedì 22 luglio 2014

SEMBRA HITLER

Non ci sarebbe nemmeno la voglia di commentare le frasi della parlamentare israeliana Ayelet Shaked che dice tra l'altro che tutte le mamme palestinesi devono morire per non generare altre serpi ma una segnalazione è doverosa per far capire al mondo con chi la Palestina ha a che fare.
Simili incitamenti d'odio sono la prassi comune di uno Stato che fa del sionismo il proprio credo in materia politica infarcendo di razzismo una propaganda contro il mondo arabo che va avanti dalla fine degli anni quaranta,cioè da quando è iniziata l'occupazione del suolo palestinese.
Articolo preso da Infoaut.


La numero due di Israele: "Dobbiamo uccidere tutte le mamme palestinesi".


Ayelet Shaked, parlamentare israeliana e numero due del governo Netanyahu, ha scritto sulla sua pagina Facebook ufficiale che "tutte le madri palestinesi" devono essere uccise durante un eventuale attacco via terra contro la Striscia di Gaza. “Dobbiamo uccidere le madri palestinesi in modo che non diano vita a nuovi piccoli serpenti”, ha dichiarato con disprezzo la parlamentare donna dello Knesset aggiungendo, sempre contro le mamme: “Devono morire e le loro case devono essere demolite in modo che non possano portare alla luce altri terroristi. Loro sono tutti nostri nemici ed il loro sangue deve essere versato sulle nostre mani. Ciò vale anche per le madri dei terroristi morti”.
Le dichiarazioni di una così importante esponente del governo dello stato di Israele confermano, se mai ce ne fosse bisogno, che l'obiettivo del governo Netanyahu è quello di portare avanti un vero e proprio genocidio di massa.
Poco tempo prima sempre Shaked aveva dichiarato: «questa non è una guerra contro il terrorismo, questa è una guerra tra due popoli, e il nemico sono i palestinesi». Se si tiene conto del fatto che il 20 per cento della popolazione israeliana è composta da arabi (molti dei quali cominciano a identificarsi come “palestinesi con cittadinanza israeliana”, o “palestinesi del 1948”) non è una dichiarazione da poco.
Ha reagito a queste dichiarazioni uno che di repressione se ne intende eccome, il premier turco Erdogan. “Una donna israeliana dice che anche le mamme palestinesi vanno uccise. Ed è un membro del Parlamento israeliano. Che differenza c’è tra questa mentalità e quella di Hitler?”.  



Redazione

 

sabato 19 luglio 2014

I MISTERI DEL VOLO MALESE ABBATTUTO

L'abbattimento del Boeing malese partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur sopra i cieli dell'Ucraina e il conseguente scambio d'accusa tra le milizie di Kiev e quelle filorusse hanno creato scenari diversi in tutto il mondo.
Dal cordoglio olandese che ha visto il più alto numero di vittime sulle 298 totali col proprio governo che chiede verità e giustizia al sicuro verdetto di Obama che ritiene le truppe del Donbass certe colpevoli dell'attacco aereo finendo all'Italia che come al solito in politica estera è scarsa cosa anche se alla guida del semestre europeo.
Snocciolando alcune analisi e dati presi qua e la si potrebbe pensare che le milizie russofone non abbiano in dotazione armamenti che possano raggiungere ed abbattere un obiettivo a 10000 metri di altezza e che c'è un forte sospetto che l'aereo di linea malese sia stato colpito proprio per errore.
Come evidenziato dalla foto il velivolo abbattuto somiglia molto agli aerei presidenziali russi e proprio quel giorno l'aereo con a bordo Putin è passato a pochissimi minuti di distanza da quello malese,che addirittura si sono incrociati sopra i cieli polacchi.
Putin stava tornando dalla missione di Stato nei Caraibi e ciò rimanda alla memoria al nostro caso di Ustica dove nel 1980 fu abbattuto per errore un volo di linea Douglas DC-9 in volo da Bologna a Palermo venne colpito da un missile(si pensa francese)che doveva invece colpire l'aereo presidenziale libico con a bordo il presidente Gheddafi.
Sappiamo tutti che ancora ad oggi quella strage è ancora senza colpevoli con gli Usa che più volte sono stati accostati a quelle 81 vittime civili,quindi consiglio ai governanti olandesi molta pazienza se le indagini dovessero seguire l'iter italiano.


Aereo malese. Abbattuto per errore, l'obiettivo era Putin?


L'ipotesi è agghiacciante, ma plausibile. Che senso ha abbattere un aereo civile a 10.000 metri di quota? Chi ha i mezzi per farlo?
Nella zona del Donbass in cui è caduto l'aereo malese sono in corso da tempo combattimenti tra l'esercito dei golpisti di Kiev e le milizie russofone che vogliono rendersi indipendenti da Kiev e riunificarsi con la Russia. Ma soltanto le trupe fasciste ucraine, avendo "ereditato" i vecchi arsenali forniti dalla stessa Russia ai precedenti governi, possiedono i missili Buk capaci di raggiungere quella quota. I ribelli non ne possiedono, almeno ufficialmente; ed è difficile che possa essere altrimenti, visto l'ingombro che rappresentano e lo stoccaggio necessario, obbligatoriamente presso basi militari già note e di facile identificazione per l'aviazione ucraina (guidata dai satelliti spia statunitensi). Gli insorti dichiarano: "siamo in possesso solo di missili portatili Manpad, che hanno un raggio d’azione massimo di 3/4 mila metri. Con queste armi, nei giorni scorsi, hanno abbattuto diversi caccia e cargo ucraini che volavano a bassa quota.
Ma non è detto neppure che sia stato un missile terra-aria. L'ipotesi pià pericolosa è riportata da Repubblica, giornale che certo non può essere considerato filo-russo. Riprendendo un lancio d'agenzia Interfax e il rapporto proposto da Igor Strelkov, leader indiscusso dei ribelli russofoni della zona, l'inviato Nicola Lombardozzi racconta che "l'aereo sarebbe comparso sui cieli di Donetsk con in coda due caccia ucraini che lo seguivano fin da quando era passato su Kiev. Uno di questi avrebbe sparato raffiche di mitragliatric contro la carlinga. Ci sarebberostate due piccole esplosioni e poi una definitiva che avrebbe fatto a pezzi l'aereo".
Il movente? Qui interviene la notizia, peraltro confermata, secondo cui su quella stessa rotta - pochi minuti prima - era passato l'aereo presidenziale che riportava a casa Vladimir Putin, di rientro dalla sua vista di stato ai Caraibi (al termine di un lungo giro sudamericano, tra il Brasile e Cuba). Aereo che "ha gli stessi colori, bianco rosso e blu, della sfortunata compagnia asiatica". Mezz'ora prima i due aerei si "eranno incrociati sui cieli di Varsavia".
Se le cose sono andate in questo modo, significa che al mondo c'è gente che pensa di poter eliminare uno dei governanti più importanti del pianeta (qualsiasi sia il giudizio che si può dare su di lui), a capo di una potenza nucleare, così come era avvenuto sui cieli di Ustica, nel 1980, tentando di abbattere l'aereo su cui volava Muammar Gheddafi. Vi sembra rassicurante?

venerdì 18 luglio 2014

LA FESTA DI LIBERAZIONE A CREMA





L'articolo di Crema on-line(http://www.cremaonline.it/politica/18-07-2014_Crema,+torna+la+Festa+di+Liberazione/ )annuncia l'inizio della Festa di Liberazione organizzata dal Partito della Rifondazione Comunista di Crema e del cremasco,e come ogni anno oltre al servizio di ristorazione propone dibattiti ed eventi interessanti sia dal punto di vista locale che internazionale.
Il sito ufficiale del Prc di Crema(http://www.prccrema.it/ )amplia i dettagli forniti qui sotto che racchiudono momenti di riflessione e di discussione su argomenti locali come la privatizzazione dei servizi pubblici nel cremasco,la lotta per la salvaguardia dell'ambiente ed in particolar modo della Palata del Menasciutto ed i pericoli derivati dallo stoccaggio del gas.
Assumono carattere internazionale le serate dedicate alla lista Tsipras,alle guerre in Ucraina ed in Palestina e quella che vedrà presente uno dei massimi esperti in materia di antifascismo italiano,Saverio Ferrari.
Si comincia stasera(nelle doppie serate di venerdì e sabato ci saranno concerti live)e si termina lunedì 28 luglio presso il campo da rugby nel territorio al confine(conteso;-)tra Sabbioni ed Ombriano.




Crema.Torna la Festa di Liberazione:cucina, musica e dibattiti.


Dal 18 al 28 luglio presso il centro sportivo di via Toffetti.


Da venerdì 18 a lunedì 28 luglio ritorna la Festa di Liberazione di Rifondazione comunista, l'unica del cremasco e per questo 'costruita' con il contributo delle sezioni del territorio, "un grande sforzo che coinvolge un centinaio di compagni e compagne" ha spiegato Andrea Serena. Tutte le sere, dalle 19, servizio cucina - con uno spazio vegano e piatti nostrani 'da leccarsi i baffi' - ma anche dibattiti, musica e altre proposte culturali che si terranno presso il centro sportivo del rugby in via Toffetti ad Ombriano.

Temi internazionali e locali
Il programma dei dibattiti si apre lunedì 21 con una serata dedicata alla situazione in Ucraina organizzata dai Giovani Comunisti, martedì 22 'Salviamo il Menasciutto', contro la costruzione di una centrale mini idro in una riserva naturale protetta - incontro moderato da Romano Sacchi - mentre mercoledì 23 è la volta della serata antifascista con Saverio Ferrari dl osservatorio democratico sulle nuove destre. Titolo della serata: Le destre populiste e radicali in Europa e in Italia.

Dalle privatizzazioni alla guerra in Palestina
Tema locale complesso e discusso per la serata del 24 che è dedicata alla situazione delle aziende partecipate del territorio. Titolo della serata: No alla privatizzazione di S.C.S. Servizi Locali, moderato da Mario Lottaroli. Si parlerà di: piscina, teleriscaldamento, parcometri, punti luce. Alla serata parteciperanno i lavoratori e rappresentanze sindacali dell’azienda. Sabato 26 è la volta della serata di sostegno al popolo palestinese con il militante della sinistra palestinese Kutaiba Younis e la proiezione del film Donne in lotta. Serata organizzata da La Forgia di Bagnolo Cremasco. Il programma dei dibattiti chiude il 27 con una serata sulla Lista Tsipars. Lunedì 28 il gran finale con la tombolata.

La musica
Il programma dei concerti invece inizia il 18 con l’esibizione di Spaccastronzi Oi e dei Baraonda. Il 19 è la volta del duo folk Johnny’s weed cargo e dei Contrabbandieri di Conchiglie, tributo a Ivan Della Mea e canti di lotta. Il 25 spazio ai cremaschi Speak in Tongues e a castelleonesi Freeway Jam. Entrambe presenteranno i nuovi dischi. Per finire sabato 24 tocca agli Znullz.

giovedì 17 luglio 2014

SCREZI USA-UE SU MOSCA


Due spunti dall'articolo di Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/25300-gli-stati-uniti-contro-ue-e-mogherini-troppo-morbidi-con-mosca )cui ho attinto dopo le dichiarazioni del Presidente Usa Obama sempre più minacciose verso la Russia parlando del discorso Ucraina:ora che il golpe di Kiev è cosa fatta e Usa ed Ue si sono accordatI pienamente per mettere dei loro fantocci al potere supportati da una milizia neonazista,sorgono contrasti sul dopo colpo di stato.
Gli Usa accusano la politica estera Ue che potrebbe essere rappresentata a breve,non me lo auguro,dal Ministro per gli affari esteri Federica Mogherini(che già è inadatta per il suo ruolo in Italia e figuriamoci quindi in Europa)di essere poco incisivi verso Mosca perché non sono per l'inasprimento delle sanzioni economiche e restrittive che Obama sta attuando.
Dopo l'ìdillio scattato durante la guerra di Kiev ecco che la questione gas divide l'amore tra le due potenze mondiali e già la Germania non è più disposta a seguire i"suggerimenti"Usa(vedi espulsione di spie americane)e altri Stati membri storcono il naso a questa scomoda ingerenza Usa che spero vivamente possa intaccare l'abominio del TTIP,il patto transatlantico truffa-beffa per l'Italia e per l'Europa intera.


Gli Stati Uniti contro Ue e Mogherini:"troppo morbidi con Mosca".


Sembrano sovrapporsi gli interessi dell’Unione Europea e quelli di Washington, ma non sempre è così. Anzi, è sempre meno così. Se è vero che per destabilizzare il governo Yanukovich e mettere le mani sull’Ucraina i due blocchi hanno proceduto come ‘un sol uomo’, una volta tolto di mezzo colui che remava contro l’adesione del paese alla Nato e allo spazio europeo le strategie di Bruxelles e dell’Amministrazione Obama si sono diversificate. Se Merkel e soci puntano a mantenere basso lo scontro con il prezioso partner eurasiatico – tanto ormai il golpe a Kiev è fatto – Washington continua a spingere per approfittare della nuova ‘guerra fredda’ con Mosca e aumentare il suo grado di condizionamento militare ed energetico, e quindi politico, nei confronti di un’Unione Europea che ha smanie di indipendenza e di competizione ma che conosce le sue debolezze e sa che con il gigante d’oltreoceano deve scendere a patti. Anche perché alcuni dei paesi dell’Unione, soprattutto quelli orientali, continuano a identificare i propri interessi con quelli statunitensi, e la rinnovata presenza militare Nato e a stelle e strisce dai paesi baltici alla Polonia, dalla Bulgaria alla Romania non ha fatto altro che riavvicinare gli ex paesi socialisti e Washington.
Eclatante, per comprendere lo stato dei rapporti tra i due blocchi, la vicenda che riguarda la nomina della pupilla di Renzi alla carica di responsabile della diplomazia europea che si incrocia con le polemiche sulle sanzioni occidentali contro Mosca.

Ieri gli Stati Uniti sono tornati a pressare l'Unione europea affinché decidano sanzioni più dure contro la Russia a proposito dell’evoluzione della crisi scatenata in Ucraina dal golpe di febbraio. In un incontro avvenuto alla Casa bianca, i funzionari dell'amministrazione Obama hanno chiesto agli ambasciatori europei di adottare misure più severe per fermare quella che Washington definisce "la politica di destabilizzazione" del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina.
Secondo le fonti, l'amministrazione di Barack Obama ha fatto presente di essere pronta ad agire in modo unilaterale se i leader europei, riuniti oggi a Bruxelles, si rifiuteranno di imporre sanzioni che potrebbero danneggiare le loro economie. Washington sarebbe invece pronta ad annunciare nuove misure già questa settimana anche se il presidente Barack Obama preferirebbe avere il sostegno di Bruxelles; per questo, durante l'incontro, i funzionari Usa avrebbero presentato ai diplomatici Ue documenti che dimostrerebbero il fatto che Mosca sta rifornendo gli insorti dell’est ucraina di armi pesanti e attrezzature belliche.


Alcune fonti Usa hanno comunque espresso molti dubbi sul fatto che i leader europei possano raggiungere oggi un accordo sulle sanzioni, sottolineando i dubbi avanzati a riguardo da diversi stati europei, tra cui Italia, Austria, Slovacchia, Francia e Grecia.
A causa di questa diversità di vedute, il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini viene accusata di essere troppo "morbida" nei confronti della Russia per ricoprire la carica di capo della diplomazia europea. E' quanto scrive oggi il Wall Street Journal in un editoriale, riferendo e pompando l'opposizione fin qui espressa dai paesi dell'Est Europa.
"Sarebbe facile liquidare queste preoccupazioni come paranoia Baltica, se non fosse per il fatto che Mogherini ha visitato la Russia non appena l'Italia ha assunto la presidenza dell'Ue, all'inizio del mese - ha scritto il Wsj - nè ha aiutato il fatto che la sua visita abbia indotto l'agenzia di stampa russa Itar-Tass a scrivere un commento ottimista". Non hanno aiutato neanche le dichiarazioni rilasciate da Mogherini sul progetto di gasdotto South-Stream, che dovrebbe aggirare l'Ucraina, privando il nuovo regime di Kiev dei profitti da transito: il ministro ha sottolineato come il progetto "sia molto importante per la sicurezza energetica del nostro paese, così come dell'intera Europa", per cui, ha scritto ieri il quotidiano Usa, "gli ucraini, e i baltici, ritengono che Roma stia usando la presidenza Ue per favorire i propri interessi piuttosto che gli obblighi di sicurezza collettiva".
"Ci sono molti motivi per accogliere con favore la premiership di Renzi a Roma - ha concluso il Wsj - ma la prospettiva di avere Mogherini alla guida della politica estera italiana non è uno di questi".
La miccia è accesa. Ora si tratterà di capire come si schieranno i tedeschi, che da una parte non hanno esitato a intervenire a gamba tesa nella situazione ucraina per togliere di mezzo gli ostacoli all’adesione di Kiev al trattato di associazione con l’Ue e a sostenere il golpe nazionalista, ma dall’altra non vogliono fare troppi favori a Washington e rovinare rapporti economici, commerciali e diplomatici con Mosca più che consolidati. E il fatto che ogni giorno da qualche mese a questa parte stia emergendo che i servizi segreti statunitensi spiano i dirigenti politici, gli imprenditori e gli scienziati tedeschi potrebbe essere decisivo nella scelta di Angela Merkel.

mercoledì 16 luglio 2014

IL COMUNICATO DELLA PALESTRA POPOLARE ANTIRAZZISTA DI BRESCIA

Lo scorso fine settimana,precisamente la sera di venerdì,un gruppo di fascisti ha seminato terrore e panico durante la festa organizzata a scopo benefico a Paderno Franciacorta nel bresciano,la Crazy Cow Fest.
Durante questa incursione avvenuta tra centinaia di famiglie con bambini,gente comune e volontari che prestavano il loro servizio,vi sono stati numerosi feriti,tanti danni materiali e tanto spavento soprattutto per i più piccoli.
Questo ennesimo atto infame di squadrismo fascista che tanto ricorda le scorribande delle loro squadracce nere durante il ventennio con manganelli e olio di ricino,è in preoccupante aumento in quella zona(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/11/aggessioni-fasciste-brescia-e-firenze.html che racchiude anche il link dell'attacco al C.S.28 Maggio di Rovato del febbraio dello scorso anno).
L'articolo preso da Radio onda d'urto oltre che la cronaca dell'accaduto,racchiude il comunicato della Palestra Popolare Antirazzista di Brescia che avrebbe dovuto tenere un evento domenica scorsa per spiegare le attività svolte nella palestra e che invece è saltato causa l'imposizione degli organizzatori della festa di non far esibire magliette politiche per evitare ulteriori provocazioni.
A parte che queste ultime sono state quelle dei fascisti,il comunicato spiega molto bene ciò che significa fare politica anche attraverso lo sport creando aggregazione tra persone di origini diverse e il fatto che l'antirazzismo sia il collante che tiene insieme giovani e meno giovani in simili associazioni.
Il discorso dei compagni della palestra non fa una piega e i volontari della Crazy Cow Fest hanno decisamente sbagliato ad imporre qualsiasi paletto alla loro voglia di fare sport e politica assieme,in un contesto di beneficenza,facendo così il gioco di quel manipolo di ratti di fogna.


BRESCIA: COMUNICATO DELLA PALESTRA POPOLARE ANTIRAZZISTA SULL’AGGRESSIONE FASCISTA ALLA CRAZY COW FEST.


Una prima presa di  posizione politica pubblica su quanto accaduto venerdì 11 luglio alla Crazy Cow Fest - una festa a scopo di beneficenza che si tiene ogni anno a Paderno Franciacorta, nella provincia di – giunge dalla Palestra Popolare Antirazzista di .
Venerdì sera un gruppo di circa 15-20 fascisti si è reso protagonista di una aggressione nei confronti di un gruppo di compagni e avventori della festa che, seppur in inferiorità numerica, si sono difesi dall’attacco.  Una aggressione molto grave, anche perchè in quel momento la festa era popolata da centinaia di persone, comprese diverse famiglie con bambini e persone del paese; anche alcune persone dello staff del Crazy Cow e semplici frequentatori e frequentatrici sono rimasti feriti o contusi.
Il giorno  successivo gli organizzatori dell’evento hanno però posto delle condizioni all’ esibizione alla festa,  programmata da tempo nella giornata di domenica,  della Palestra Popolare Antirazzista: tali condizioni sono state giudicate inaccettabili. Gli organizzatori chiedevano infatti agli atleti della palestra di partecipare senza le proprie magliette per evitare altre provocazioni. Per questo motivo i ragazzi della Palestra Popolare Antirazzista hanno deciso di non partecipare.
Abbiamo intervistato Stefano, della Palestra Popolare Antirazzista di Brescia. Ascolta o scarica

Di seguito il comunicato:
Organizzarsi in un’associazione e decidere di proporre eventi per raccogliere fondi da destinare a bambini bisognosi, in Africa o in qualunque altro paese al mondo, vuol dire fare politica.
Aprire una palestra popolare come associazione, per proporre sport per tutt@ e divulgare valori fondanti per la nostra società come l’antirazzismo, il rispetto, la solidarietà vuol dire fare politica.
Organizzarsi in un gruppo di naziskin, premeditare e mettere in campo un’aggressione ad una festa organizzata per beneficenza, picchiare, spaccare, minacciare gente solo perché identificata come di sinistra vuol dire fare politica per i fascisti, per loro questi sono, storicamente, sempre stati i metodi da utilizzare.
Chi ignora questi concetti non ha ancora capito che nella vita bisogna prendere delle posizioni, che non si può vivere con un piede in due scarpe.
La Crazy Cow, associazione che esiste da diversi anni in Franciacorta, organizza da 10 anni una festa presso il parco di Paderno, definendosi “apolitici”, non capendo che la loro è politica e che semmai sono apartitici, ovvero svolgono delle attività sociali e quindi politiche per forza di cose, al di fuori di schieramenti e partiti organizzati, differenza molto importante per poi giungere ad una sana conclusione.
Tralasciando le critiche a livello organizzativo, che non ci competono, ma che comunque non hanno garantito la sicurezza e il tranquillo e regolare svolgimento della festa, costringendo famiglie con bambini, giovani e meno giovani a scappare con bottiglie e panche che volavano, sangue e feriti ovunque, il problema fondamentale rimane quello di non aver voluto prendere pubblicamente e nettamente le distanze da chi venerdì notte si è reso responsabile di una vile aggressione fascista ai danni di diverse persone, tra cui alcuni organizzatori, nonché frequentatori della Palestra Popolare di Brescia……..Antirazzista, si, Antirazzista, perché questo in fin dei conti è stato il fattore scatenante di tutto.
Si sapeva infatti che la domenica successiva la Palestra Popolare Antirazzista di Brescia sarebbe stata invitata proprio alla Crazy Cow Fest per dimostrazioni ed esibizioni delle discipline svolte in palestra, cosa che probabilmente ha dato fastidio al gruppuscolo di vigliacchi fascisti, i quali hanno pensato bene di presentarsi a ora tarda il venerdì notte, armati di bastoni e coltelli, per creare il chaos e intimorire i partecipanti, facendo anche il nome della palestra popolare.
Evento gravissimo in se, che va assolutamente contrastato in qualsiasi modo, sul quale è il caso che tutti riflettiamo e diamo una risposta unita e concreta…..ma così non è per gli organizzatori della Crazy Cow, che invece preferiscono tenere una improbabile equidistanza, non distinguendo tra aggrediti e aggressori e chiedendo a noi della Palestra di presentarci senza le nostre magliette per evitare ulteriori problemi.
Siamo fieri di essere una Palestra Popolare Antirazzista, che insieme a tantissime altre palestre popolari ed antirazziste in tutta Italia sta svolgendo un lavoro sul territorio importantissimo, abbiamo ricevuto diversi ringraziamenti per il lavoro svolto sul piano sociale e dell’integrazione, facciamo tutto senza scopo di lucro e anzi, spesso siamo costretti a ricorrere alle nostre finanze per poter portare a termine gli eventi che organizziamo……per quello che siamo, per quello che rappresentiamo non piegheremo mai la testa davanti a dei fascisti, piuttosto combatteremo per far valere i diritti dell’uguaglianza e del rispetto.
Siamo assolutamente schierati, siamo contro la gente che si comporta in questo modo, che si chiamano e si fanno chiamare fascisti, che premeditano e organizzano ronde contro chi la pensa diversamente, che predicano odio per il diverso e proprio questo vuol dire ANTIRAZZISTA e probabilmente da fastidio a qualcuno…….ma noi non abbiamo paura di prendere posizione.
Ci dispiace quindi per l’accaduto, siamo assolutamente solidali con tutt@ i/le ferit@, che sono numeros@ e speriamo che questo faccia riflettere tante persone, perché fatti simili hanno già portato in passato ad esiti ben più gravi, con ferimenti o addirittura uccisioni da parte di gruppi di fascisti.
Ovviamente già sui media locali si riporta la notizia come una rissa, per fortuna è almeno specificato “scatenata da un gruppo di naziskin”, è invece importante dare il suo peso e il suo spazio all’accaduto, non è una rissa, ma una vera e propria aggressione premeditata…….a cui sarebbe stato giusto rispondere Domenica pomeriggio con una massiccia presenza della palestra popolare e di tutt@ le/gli antirazzisti della zona, proprio a sostegno della festa in solidarietà con i feriti e per ribadire che non sono 10 naziskin vigliacchi che possono fermare la lotta per la dignità di tutt@.
Ci dispiace invece per la decisione presa dall’assemblea della Crazy Cow, che invece di denunciare pubblicamente l’accaduto come una gravissima aggressione fascista ci chiede di presentarci senza le nostre magliette, quasi per paura di non voler scatenare ulteriori problemi…..se questo vuol dire essere “apolitici”…….a noi non piace, preferiamo non partecipare……..preparare una risposta e proseguire con la nostra azione, che se da fastidio a certa gente, sta sicuramente andando dalla parte giusta.
Solidali e Antirazzisti