domenica 27 febbraio 2011

PER YARA

Quel poco di sapore buono che potrebbero sembrare

la manciata dei pistacchi sgualciti dal tempo e dall’umidità

non possono far sparire la nebbia dal mio pensiero che rimane triste,insicuro

e con una gran voglia che tutto questo non sia mai accaduto.

E mentre bagno di vino i piedi del musicista penso alla tua morte,

con un suono lento di chitarra che scema le mie inquietudini e le mie debolezze,

che sono tante,forse troppe.

Sono pure conscio che il cammino andrà avanti

e non so per quanto tempo,

ci saranno ancora momenti di gioia e di sconfitte.

Pensando che la pesante ruota continuerà a girare

nonostante questi attimi di abbandono,

e poi non venitemi a dire di queste bevute

anche perché se continuerò a ridere e soffrire

pezzi del mio cuore e della mia vita

si perdono nella strada.

venerdì 25 febbraio 2011

RISOTTO CON LE COSTE DEL CAVOLFIORE

Buon risotto nato da un'idea fatta per sprecare il meno possibile le materie prime che passano nella cucina,in quanto l'ingrediente principale solitamente viene scartato a priori nella maggior parte dei casi:sto parlando delle coste dei cavolfiori che quasi sistematicamente vengono estirpate perché troppo dure ed insapori.
Invece quando si fanno bollire i cavolfiori si possono inserire prima nell'acqua bollente in modo che raggiungano la cottura assieme ai fiori che si mettono più avanti:poi i fiori potranno venire conditi oppure usati in maniere differenti.
E'giusto e doveroso evitare di sprecare gli alimenti e buttare nei rifiuti il meno possibile.
Per insaporire maggiormente il piatto dello zola andrà più che bene,oltre al sapore deciso della cipolla e dello scalogno.
Ingredienti:
-riso
-coste del cavolfiore
-gorgonzola
-vino bianco
-dado
-olio extravergine di oliva
-burro
In poca burro e in una quantità maggiore di olio facciamo sfrigolare lo scalogno e la cipolla per qualche minuto in modo da renderle più digeribili e gustose e sfumare con del vino bianco.
Mettiamo assieme le coste del cavolfiore tagliate a tocchetti mentre a parte creiamo un poco di brodo con del dado(o dadi diversi come faccio io in mancanza di quello di carne)e lo aggiungiamo se le cipolle e le coste cominciano ad attaccarsi.
Dopo avere unito il riso si regola di brodo il composto e verso la fine cottura si può far sposare lo zola al risotto,anch'esso aggiunto a pezzetti per poter spandere meglio il suo gusto.
Spegnere il fuoco qualche minuto prima di servire in tavola quando il riso è ancora quasi al dente,e se si vuole aggiungere nuovamente un poco di burro o dell'olio extravergine d'oliva,oltre al grana grattuggiato finale...e buon appetito!

giovedì 24 febbraio 2011

ADESSO SI FANNO CHIAMARE"CONTRACTORS"

Che il regime italiano abbia cominciato a condannare la sanguinosa repressione di Gheddafi nella nostra ex colonia libica è già una notizia rilevante a mio parere,anche se bisogna fare subito un distinguo tra quella che si è trasformata in una vera e propria guerra civile al contrario di ciò che è accaduto negli altri stati vicini.
E che dietro alle preoccupazioni non solo italiane ed europee vi siano altri fattori come il rincaro del petrolio,la minaccia di un continuo flusso migratorio e di un'ipotetica salita al potere delle frange islamiche più estremiste sono un altro dato di fatto.
Ma l'Italia che ruolo svolge in questo conflitto?
Essendo legati da decenni alla Libia,anzi,avendo occupato il suolo ed il popolo libico che se ne stava bene per conto suo durante il periodo del fascismo,ed essendo il primo partner commerciale col paese nordafricano,l'Italia ha parecchio da perdere e soprattutto magari qualcosa da guadagnare poi.
Anche se credo che questi fatti arrechino soprattutto danni sia economici che sociali al nostro paese,e l'unico punto fermo che contraddistingue il belpaese è quello di rifornire di armi questa guerra civile.
Che Gheddafi accusi l'Italia di armare il fronte ribelle oppure che gli altri stati mondiali ci indichino come fornitori ufficiali degli armamenti che Gheddafi stesso usa contro i rivoltosi la sostanza non cambia.
Ed oltre alle armi forniamo i mercenari(scusate contractors)e qualsivolgia siano chiamati sono delle puttane al soldo del regime libico pagati a"prestazione",ovvero a gente ammazzata,e che da quanto descritto nell'articolo di Senza Soste la maggior parte di essi vengono addestrati a Livorno(cosa assolutamente vietata dalla legislatura italiana).
Per me queste bestie pompate da steroidi o comunque con notevoli tare cerebrali possono morire lì dove sono,anche se purtroppo sono conscio che con la loro preparazione militare prima di schiattare possano portare con loro centinaia di innocenti.
Queste mignotte(ormai l'Italia sa esportare solo meretrici di tutte le stoffe)dal canto loro vengono pagate fior di migliaia di Euro visto la pericolosità della loro mansione,quindi prepariamoci come nel caso di Quattrocchi a ricevere le loro salme a spese nostre(pur non essendo soldati dell'esercito e anche qui stendiamo un velo pietoso)con le lacrime della puttana di Stato di turno.

In Libia i mercenari italiani reprimono la rivolta. Livorno centro di reclutamento?

In questi giorni apprendiamo da svariati organi di informazione ufficiali, come Al-jazeera, o meno ufficiali come twitter e altri siti indipendeti la probabile presenza in Libia di cosiddetti contractors italiani a fianco della polizia e dell'esercito libico nella repressione delle rivolte popolari e a difesa delle numerose sedi di imprese Italiane nelle varie città dell'ex colonia. Come già accenato in precedenti articoli, gli interessi italiani in Libia sono molteplici.
L'italia è il primo partner commerciale Libico nonchè pricipale paese importatore di petrolio e gas naturale.
Sono numerose le imprese italiane che lavorano nel paese a cominciare dall'Eni e dall'Unicredit fino ad arrivare all'Impregilo (Marcegaglia) e Finmeccanica.
Il nostro paese ha quindi tutto l'interesse affinchè le rivolte vengano represse il prima possibile e la situazione torni alla normalità. Lo dimostra anche la posizione "neutra" assunta dal nostro ministro degli esteri in merito al bagno di sangue che si sta consumando.
In altre epoche un intervento diretto delle nostre forze armate sarebbe stato quasi immediato ma, come si sa, il diritto internazionale vieta questo tipo di interventi. Ma esistono altri modi per intervenire direttamente senza incorrere in violazioni e sanzioni. Uno di questi è appunto l'utilizzo di mercenari pagati da imprese private o addirittura dagli stessi stati.
Ma chi sono questi mercenari oppure contractors? (per utilizzare una terminologia meno "dispregiativa").
Nella maggior parte dei casi sono ex militari che si muovono tramite agenzie private che si occupano dell'addestramento e della gestione, appunto, dei contratti a favore di imprese private e società. In genere riscuotono un lauto compenso per i loro "servizi" e se si pensa che spesso vengono utilizzati in stati dove i diritti umani non sono proprio al primo posto dell'agenda politica, ci si può facilmente immaginare con quale disinvoltura essi operino nell'affrontare situazioni a rischio o quali metodi utilizzino. Dal 2003 al 2007 in Iraq sono morti 917 contractor. Inoltre spesso lavorano a stretto contatto con le forze di occupazione o con le polizie locali.
La questione mercenari conquistò le prime pagine di cronaca in Italia proprio durante la guerra in Irak. Quattro contractor italiani furono presi in ostaggio dalle forze ribelli irakene e uno di questi fu ucciso prima del rilascio. L'ex guardia del corpo in questione si chiamava Fabrizio Quattrocchi (vi ricordate la frase "Vi faccio vedere come muore un Italiano?).
Dai giornali locali venne fuori che svariati mercenari venivano addestrati e forse reclutati proprio a Livorno presso la sede della E.P.T.S. - Executive Protection Training School (http://www.epts.it/wmnews/wmview.php?ArtID=22). Uno di questi si chiama Salvatore Stefio, fondatore successivamente di una propia agenzia, e presente in Irak insieme agli atri tre rapiti durante il conflitto. Tutti e quattro i contractor italiani avevano svolto corsi per la protezione degli oleodotti. Questa "scuola" sembra ancora piuttosto attiva nel campo dell'addestramento. Al suo interno lavorano numerosi ex parà dei corpi speciali e vanta addestratori israeliani.
Ci chiediamo a questo punto, se non sia possibile, vista la presenza nella nostra città di numerosi ex parà e mebri dei corpi speciali, che questa agenzia operi ancora nel reclutamento o quanto meno nell'indirizzamento di alcuni dei suoi allievi verso agenzie internazionali operanti a questo scopo.
L'arruolamento di mercenari è illegale in italia (288 del codice penale, "arruolamento al servizio dello straniero") e a prescindere dall'eventuale utilizzo nelle rivolte libiche è grave che nella nostra città sia tollerata la presenza di "scuole" di questo tipo.
Non è da escludere quindi, che, proprio per i motivi precedentemente descritti, alcuni degli ipotetici mercenari presenti in Libia non siano "passati" dalla nostra città.
Naturalmente queste sono solo supposizioni, ma quello che è certo è che tutta la questione merita un interesse particolare in prospettiva anche di eventuali conferme da parte di organi di informazione ufficiale operanti sul posto.

inviato a Senza Soste, Gianni Lo Raocevo

mercoledì 23 febbraio 2011

A PROCESSO PER UN TATUAGGIO

Se non ci trovassimo nel paese dei cachi(l'Italia)non Repubblica delle banane caraibica ma europeissima,questa vicenda sembrerebbe come minimo un fatto alieno,di un altro mondo.
E invece per colpa di due merde in divisa un ragazzo livornese risultato giustamente(ma visto per l'appunto la stranezza e l'inconsuetudine del caso non c'era mica da metterci la mano sul fuoco!)innocente alla fine di tutto,che hanno avuto l'indecenza di denunciare e portarlo a processo soprattutto(questo per colpa del solito pubblico ministero incompetente di turno)per avere un tatuaggio con la scritta"ACAB"sull'avambraccio destro.
Solo perché ai due sbirri in questione non sia andato giù l'acronimo che significa"All Cops Are Bastard"(tutti gli sbirri sono bastardi)che calza a pennello alla maggior parte delle forze dell'ordine che operano in Italia e non solo,e forse perché simpatizzanti di destra(pure qui come quasi tutti i porci in divisa)e che non andava bene che il compagno livornese stesse andando a montare un palco in Fortezza per una festa in ricordo di un partigiano.
La scritta ACAB che potrebbe significare pure altro e addirittura anche un gruppo americano anticomunista ha lo stesso acronimo,è nata in ambienti skinheads negli anni 80 in gruppi musicali punk apolitici o di estrema sinistra e poi adottata pure dai senza-cultura acefalici estremisti di destra(il solito ruba ruba di slogan e di simbologia da parte dei naziratti).
Fatto sta che comunque l'imputato dovrà pagare la sua difesa e che la sua immagine sia stata lesa ai più(a me invece ha fatto acquistare più stima e penso che pure in una città come Livorno non possa avergli dato che più rispetto),fatto puntualizzato dal sito di Senza Soste visto che il quotidiano locale"Il Tirreno"ha attaccato solo l'imputato e difeso a spada tratta i due sbirri.
Le istituzioni italiane fanno ridere,e se la base della feccia viene rappresentata con individui così arroganti e abusatori della propria divisa sporca di sangue non ci sono sorprese che pure i vertici dello Stato siano marci così com'è evidente con i  fatti cui siamo abituati giornalmente.
Vorrei precisare che alcuni tatuaggi ancora oggi siano vietati in Italia,praticamente quasi tutti quelli che innaggiano al nazifascismo anche se comunque questa legge non la si osservi per nulla.

Processato per un tatuaggio, il tribunale lo assolve ma Il Tirreno lo diffama.
Parla Assante: "Sono stato assolto ma quando ho letto il giornale sembrava che fossi un delinquente condannato a 10 anni. Non è regolare essere portato a processo perchè a due poliziotti gira male o hanno idee politiche diverse"

Il Tirreno non finisce mai di stupire, o meglio si conferma giornale/velina di questura, amministrazione e curia e come sempre riporta fedelmente ciò che i loro capi gli ordinano. In questo caso il fogliaccio labronico ha riportato i fatti di un processo che già di per se' è abbastanza ridicolo: un ragazzo è stato processato per un tatuaggio. Naturalmente Il Tirreno ha visto bene, di fronte a due diverse versioni, quelle dell'imputato e quella dei poliziotti, di riportare SOLAMENTE la versione dei poliziotti di fronte a una sentenza di assoluzione che quantomeno certifica che il fatto non costituiva reato o che la versione vera è quella dell'imputato. A cui naturalmente Il Tirreno non lascia nemmeno una riga di spazio, anzi ne riporta precedenti e lo dipinge come un criminale mettendo oltretutto una foto ingannatrice di un "groppone" completamente tatuato con la scritta ACAB che non è il suo (il tatuaggio in questione è quello che è nella foto qui accanto). Servi e falsi.

Ma ancora è più ridicola la dinamica che proviamo a riassumere.
Andrea Assante insieme ad un suo amico stava transitando in piazza della Repubblica con un furgone con cui stava trasportando materiale che serviva per organizzare una festa in Fortezza Nuova, nella settimana della Coppa Barontini, in memoria al partigiano livornese. La polizia lo ferma e chiede i documenti che vengono immediatamente dati. Era il 1 luglio e faceva caldo quindi l'imputato era in maglietta a maniche corte. Da qui nasce la denuncia che riportiamo fedelmente dal verbale stilato quel giorno: "Lo stesso (Andrea Assante) recava tatuato, su tutta l'estensione dell'avambraccio destro, a grossi carattere in stampatello maiuscolo, con colore rosso e blu, l'acronimo "ACAB": che significa "All cops are bastard", cioè "Tutti i poliziotti sono bastardi", usato da frange estremiste anarchiche sia italiane che internazionali. Per quanto sopra esposto l'Assante veniva indagato". Il verbale della polizia precede l'accusa di reato con qualche riga incentrata tutta su precedenti legati a stadio e politica che fanno da antipasto e pregiudizio al reato imputatogli. Da notare che la polizia ha anche scritto nel verbale che Assante è un "pugile di buon livello" tanto per rincarare, secondo le loro menti, il profilo criminale della persona.

Quindi Assante, come da verbale, è stato processato per avere un tatuaggio che, come ha ricordato durante l'udienza l'avvocato Guercio che lo ha difeso, è anche il nome di un famoso gruppo musicale americano e il nome di un re israeliano o addirittura l'acronimo di un gruppo americano anticomunista, senza tener di conto che non c'è nessuna offesa diretta alla polizia e che in slang inglese il cop non è certo il semplice poliziotto ma "lo sbirro" che fa il prepotente per strada.

Ma si può andare anche oltre. Vi sembra regolare che uno venga processato per un semplice tatuaggio? Anzi, ci piacerebbe sapere quanti e quali tatuaggi hanno questi poliziotti che vanno in gio a guardare quelli degli altri. Forse ci sarebbero delle sorprese a partire dalla croce celtica fino ad andare più a destra.

Ma la storia non finisce qui. L'8 gennaio 2010, cioè dopo 6 mesi, i due poliziotti che avevano scritto lo scarno verbale ricco di pregiudizi politici decidono di ricordarsi altre cose per rendere il reato più verosimile e scrivono un altro verbale. Infatti lo scarno verbale di 20 righe redatto il 1 luglio 2009 diventa una paginata e mezzo con ulteriore lista di segnalazioni del passato fino a descrivere cori fatti durante una manifestazione del Godzilla e una contro il rigassficatore offshore e un deferimento per un reato del 1998. Insomma, un verbale che conferma la natura pretestuosa e politica di questo processo. Naturalmente le ultime 5 righe dovevano parlare anche di ciò che era successo in piazza della Repubblica sennò il processo non avrebbe avuto senso e quindi dopo 6 mesi si ricordano che l'imputato li ha provocati mostrando l'avambraccio, scandendo le lettere del tatuaggio e dicendo che era dedicato a loro. Alla domanda dell'avvocato della difesa del perchè avessero riscritto il verbale dopo 6 mesi un poliziotto ha risposto che "avevano quella mattina altro da fare". Boia, alla faccia di Stakanov! C'hanno messo 6 mesi per riscriverlo.
Sulla base di questo, il Pm Masini ha chiesto 4mila euro di multa e la revoca della condizionale per un precedente reato di stadio. Insomma, ha chiesto la galera e 4mila euro per un tatuaggio. Naturalmente anche lui nella sua arringa ha confermato la natura politica del processo ricordando come la polizia faccia un lavoro pieno di rischi e sacrifici per un misero salario. Il tutto, ricordiamolo, per condannare uno che passava in furgone da Piazza della Repubblica e che aveva un tatuaggio non gradito alla polizia. Forse la polizia non avrà nemmeno gradito cosa andava a fare, cioè a montare una festa in ricordo di un partigiano. Ma questo non è dato saperlo.

Assante alla fine è stato assolto ma avrà ugualmente da pagare pegno perchè ci sono le spese per la difesa e ha dovuto sottostare alle solite diffamazioni del Tirreno, quello che esalta le assoluzioni di Cecio e va a trovare i precedenti ormai scontati al primo cittadino che passa. Non rimane che fare una riflessione, in particolare riguardo ai protagonisti di questa vicenda: quanto ha speso lo Stato per un simile processo? E' regolare che quando un poliziotto decide di perseguirti per le tue idee politiche trovi un pm che ti rinvia anche a giudizio? E' regolare che in questa città si venga portati a processo perchè un poliziotto s'è svegliato male e c'ha simpatie di destra? E' regolare che in questa città ci sia un quotidiano letto da migliaia di persone che è l'ufficio stampa di questura, sindaco e vescovo?

red. 22 febbraio 2011

martedì 22 febbraio 2011

LA MANIFESTAZIONE ED I CONCERTI FINALI DI SABATO TARGATI EHL

Come promesso una settimana addietro ecco il comunicato ufficiale di EH Lagunak(Amici ed amiche del Paese Basco)per l'evento che chiuderà la settimana internazionalista di solidarietà con il popolo basco con incontri,feste e discussioni che si sono tenute(e che si terrannno pure nei prossimi
giorni:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2011/02/programmazione-della-quinta-settimana.html) in questi giorni e che precedono l'evento clou con una grande manifestazione che partirà dal concentramento in Piazza Cordusio a Milano alle ore 15 sabato prossimo(il 26 febbraio).
A seguito si terrà una grande festa finale al CSA Baraonda di Segrate con i concerti dei baschi Hesian e dei romani Banda Bassotti per concludere(ma non interrompere!)questa quindici giorni d'iniziative per la difesa dei diritti civili e politici di autodeterminazione per il popolo basco.

Corteo nazionale "Tanti popoli un'unica lotta"


Sabato 26 febbraio 2011 ore 15.00 - Piazzale Cordusio - Milano

A conclusione della settimana di solidarietà internazionale con il popolo basco, si terrà un corteo internazionalista per l'affermazione del diritto all'autodeterminazione dei popoli in lotta in tutto il mondo. Una giornata di mobilitazione che traccerà un filo rosso che possa unire i vari popoli in lotta, coniugando la lotta di liberazione e i processi di emancipazione sociale. Un momento forte di mobilitazione che parli di diritti e di autodeterminazione, di solidarietà e di lotta di liberazione dei popoli dallo sfruttamento e dalle catene dell'imperialismo.

In quella giornata sfileranno le bandiere basche per affermare la necessità del riconoscimento dei diritti politici e civili fondamentali, per sostenere una lotta per il raggiungimento dell’indipendenza e del socialismo, per denunciare la repressione e la tortura subita quotidianamente dai militanti; le bandiere corse, per sostenere la lotta di rivendicazione nazionale, la difesa della propria terra, della propria lingua e della propria cultura contro il colonialismo francese; le bandiere palestinesi come emblema della resistenza di un popolo contro l'oppressione sionista israeliana che vuole privarlo del diritto stesso all'esistenza; le bandiere di rivolta dei movimenti bolivariani come espressione di un processo di liberazione del continente sudamericano contro l'imperialismo statunitense; le bandiere kurde per non dimenticarsi mai la lotta di un intero popolo contro il genocidio, la tortura e la repressione attuata dal governo turco; senza dimenticare i processi di trasformazione in atto nel Magreb, cosi’ come in altre parti del mondo, dall'Europa all'Asia.

TANTI POPOLI UN'UNICA LOTTA

Promuovono:

Euskal Herriaren Lagunak – Italia (Amici e Amiche del Paese Basco) in collaborazione con Askapena, Comunità Curda di Milano, U.D.A.P. Unione democratica Arabo-Palestinese, Comunità Palestinese di Milano, Associazione Nuova Colombia, Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo, Rete milanese BDS (boicotta sanziona disinvesti Israele) in solidarietà al popolo palestinese

Prime adesioni:

CSA Vittoria (Milano) - COA Transiti (Milano) - CSA Baraonda (Segrate -MI) - CSA Boccaccio (Monza) - PCL - Associazione DEMOS - Studenti comunisti - Circolo proletari comunisti Milano - Corsari Milano - Proletari Comunisti - csa Pacì Paciana (Bergamo)

Inviate le adesioni a: eh-lagunak@gnumerica.org
CORTEO NAZIONALE

TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA

Sabato 26/02/2011 a MILANO - ore 15.00 Piazza Cordusio

Sabato 26 Febbraio si svolgerà a Milano una manifestazione nazionale per la rivendicazione dei diritti politici e civili del popolo basco.

Il corteo, organizzato dalla rete Euskal Herriaren Lagunak – Italia (Amici e amiche del Paese Basco) in collaborazione con la Comunità Curda di Milano, U.D.A.P. Unione democratica Arabo-Palestinese, Comunità Palestinese di Milano, Associazione Nuova Colombia, Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo, Rete milanese BDS (boicotta sanziona disinvesti Israele) in solidarietà al popolo palestinese, vuole lanciare un messaggio chiaro assumendo una presa di posizione forte: basta con il colonialismo franco-spagnolo in terra basca, ridare i diritti politici e civili al popolo di Euskal Herria. ALDE HEMENDIK !
QUE SE VAYAN!

Euskal Herria, nazione senza stato, vive da decenni una situazione di soprusi e vessazioni nei confronti del proprio popolo: torture, uccisioni di militanti, illegalizzazioni delle rappresentanze e coordinamenti che lavorano in ambito politico/sociale (partiti, movimenti giovanili, sindacati, organi di stampa,ecc…). Un popolo che con forza e determinazione continua a volere la risoluzione di questo conflitto che sembra non avere fine; l’ultimo conflitto del genere in Europa, un conflitto che è politico e che quindi ha bisogno di essere risolto politicamente. Negli ultimi mesi sono stati fatti passi enormi da parte della società basca e da tutte le organizzazioni che lavorano sia all’interno del Movimento di Liberazione Nazionale sia da organismi più eterogenei ed appartenenti ad aree più ampie. Sono riusciti a coordinarsi in un lavoro politico che possa costringere i governi Spagnolo e Francese ad assumere decisioni importanti e significative rispetto ad una soluzione democratica e politica del conflitto che attanaglia Euskal Herria da decenni. Tutte le organizzazioni basche, compresa l’organizzazione rivoluzionaria E.T.A., hanno fatto passi enormi per aprire una possibilità di dialogo, in modo da poter spostare sul terreno politico quello che i suddetti governi vogliono mantenere sul piano militare e di guerra permanente, ma la posta in gioco è, per lo stato spagnolo e francese, troppo alta...

Troppo alta perché se lasciassero parlare e decidere il popolo basco del proprio futuro perderebbero i loro poteri oligarchici; perderebbero il dominio fascista che dopo la morte del dittatore Franco è continuato nelle mani di un re e di un parlamento che non ha mai fatto i conti con la propria storia; perderebbero tutti i benefici costruiti sulla schiena dei lavoratori di Euskal Herria e probabilmente perderebbero anche il senso di nazione, visto che rivendicazioni simili arrivano anche dalla Catalunya, dalla Galizia, dall’Andalusia…

Da qui le continue incarcerazioni selettive dei compagni, l’utilizzo quotidiano di pratiche di tortura selvagge, l’imposizione di una non partecipazione della rappresentanza indipendentista e socialista basca alle elezioni politiche e territoriali sul territorio basco.

Dall’altra parte invece esiste una società che vuole un mondo diverso, un mondo basato sull'uguaglianza e la solidarietà, dove i lavoratori, gli studenti, il popolo, possano essere partecipi in prima persona sulle scelte che riguardano il proprio futuro che, come ribadito in centinaia di atti politici e in moltitudinarie manifestazioni di piazza, sarà antifascista, anticapitalista ed ugualitario.

Manifesteremo per portare ossigeno e supportare le rivendicazioni del popolo basco e, allo stesso tempo, per far scricchiolare le certezze di guerra permanente costruite dallo stato Spagnolo e Francese; saremo in piazza per rivendicare che vogliamo a casa tutti i prigionieri politici, ormai più di 760 su una popolazione di 3 milioni di persone; saremo in piazza perché vogliamo rivendicare la nostra vicinanza e complicità ai compagni che subiscono ogni giorno soprusi, umiliazioni, torture, condizionamenti repressivi da parte della magistratura spagnola e dai numerosi corpi di polizia presenti sul territorio basco; saremo in piazza perché un altro mondo è possibile e i compagni baschi, con la loro tenacia, danno prova quotidiana di come ottenerlo.

Chiediamo a tutti i compagni, i lavoratori, gli studenti, i precari, a tutte le persone e realtà sociali di schierarsi al fianco del popolo basco portando la propria solidarietà durante la giornata del 26 Febbraio
partecipando al CORTEO NAZIONALE che partirà alle ore 15 da P.za Cordusio. Viva la solidarietà internazionale !!

HAMAIKA HERRI BORROKA BAKARRA - TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA
Euskal Herriaren Lagunak Milano / Rete milanese amici e amiche di Euskal Herria

www.ehlitalia.com eh-lagunak@gnumerica.org

lunedì 21 febbraio 2011

PRIMI VELENI A CREMA SUL PROSSIMO 25 APRILE

Viste le scandalose polemiche dello scorso anno nel giorno della festa nazionale del 25 aprile giornata della Liberazione dell'Italia dal giogo degli oppressori nazifascisti,a Crema ci si prepara con un paio di mesi in anticipo con un susseguirsi di comunicati dell'Anpi,risposte del capogruppo Pdl Martelli e puntualizzazioni del presidente del consiglio comunale Agazzi.
Ecco un link che racchiude tutto quello che accadde a Crema lo scorso 25 aprile e pure oltre:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/05/denunce-ad-antifascisti-crema.html mentre proseguo con la dichiarazione che giustamente vuole l'associazione partigiana cremasca protagonista organizzativa dell'evento di quest'anno e non il coordinamento per la celebrazione delle feste pubbliche istituita dal comune di Crema.
Con l'attuale giunta in seno al comune di Crema sarebbe come fare organizzare ai dirigenti del Milan una possibile vittoria dello scudetto degli interisti,visto il fascistume anche non troppo recondito di molti appartenenti alla maggioranza della giunta stessa ammanta il municipio cremasco.
Cominciando proprio da Martelli palese nostalgico del ventennio,ed anche se ora ricopre la carica di capogruppo del Pdl in molti sanno che fece i suoi primi passi politici in Alleanza Nazionale,e che con la sola frase in cui sottolinea che ormai i partigiani viventi non siano ancora molti e che quindi non abbiano più la titolarità di poter proporre l'organizzazione di questi festeggiamenti,spiega già tutto del suo bagaglio umano.
Naturalmente il concetto della memoria storica propria della Resistenza italiana a certa gente non fà nè caldo nè freddo,l'insegnamento di ricordare affinchè certi abomini contro l'umanità non possano più accadere cade nel vuoto,anzi...
Per contro il presidente del consiglio comunale Agazzi,pure lui sponda Pdl e accusato di dare troppo appoggio all'Anpi,dimostra maggior coerenza democratica così come in altri interventi impartisce una lezione,una ripetizione nemmeno poi tanto incomprensibile al suo collega di partito.
Articoli a firma di Andrea Galvani per Crema On-line(qui il link sul primo comuinicato dell'Anpi di Crema:http://www.cremaonline.it/articolo.asp?ID=13321)e successivamente le dichiarazioni di Martelli e di Agazzi.

Feste pubbliche, Francesco Martelli difende la Giunta: "iniziativa di buon senso". Il capogruppo del PdL lancia una stoccata ad Agazzi e bacchetta l'opposizione


di Andrea Galvani
Crema - Continua a far discutere la decisione dell'amministrazione comunale di dar vita ad un Coordinamento per la celebrazione delle feste pubbliche. Una scelta che ha sollevato le proteste del centrosinistra, secondo la quale il Comune di Crema ha così deciso di estromettere tutte le forze d'opposizione. Al dibattito, dopo la richiesta dell'Anpi di continuare ad organizzare la festa del 25 Aprile, si aggiunge ora il capogruppo del Popolo della Libertà Francesco Martelli: "Trovo l'iniziativa della Giunta piena di buon senso".
I partigiani

"Non capisco per quale ragione le iniziative per questo tipo di feste debbano essere appannaggio di associazioni in cui peraltro nessuno più può dirsi titolato. Non mi sembra che i partigiani, quelli che ancora sono rimasti, siano attualmente in carica come presidenti, questo per evidenti limiti d'età. Sono cose da vedere: alla riunione dei giorni scorsi c'erano tutti segretari di partito o consiglieri comunali di centrosinistra. Allora, a me sembre che l'Anpi sia diventato lo strumento delle minoranze per gestire le feste pubbliche. Va beh che in Italia son sempre state appannaggio di qualcuno.. ma ora è tempo che la cosa cambi".
La stoccata ad Agazzi

Il capogruppo del PdL non lesina una stoccata al presidente del consiglio comunale: "non mi torna l'appoggio di Agazzi all'Anpi". I bene informati dicono che Agazzi abbia deciso di correre alla carica di primo cittadino nel 2012. Potrebbe anche candidarsi con una lista civica, quindi lasciando il Popolo delle Libertà. Martelli svicola: "sono scelte autonome. Se fosse vero che Agazzi ha deciso così, allora capisco perché c'è andato, in fin dei conti ognuno cerca voti dove può, ma conoscendolo non credo possa essere il suo caso". Il presidente del consiglio comunale ha infatti tenuto un intervento super partes in difesa dei valori della Costituzione.
Coordinamento al Comune

"Mi sembra ragionevole che il comune coordini le feste pubbliche in un anno così importante, dato che festeggiamo il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Non capisco - prosegue Martelli - perché l'Anpi sia invece l'unica titolata a fare le feste. Io sono convinto che il Comune, che è un'istituzione con la i maiuscola, sia il soggetto più deputato, poi che alla sinistra venga da stracciarsi le vesti perché l'ha ritenuto un suo diritto inalieabile, questa è un'altra storia".
Scelte differenti

A chi spetta decidere quali siano le persone deputate a far parte del Comitato? "Il coordinamento spetta al sindaco. Chi meglio di lui può assumersi questa responsabilità?" Secondo il capogruppo del PdL, che tiene a precisare "sia chiaro, io non ce l'ho con l'Anpi", la vicenda rischia di divenire inutilmente assordante. "Mi sembra che si stia facendo un gran chiasso per niente. Ora spetta all'amministrazione di centrodestra decidere. Toccherà poi alla sinistra, sempre che prima o poi riesca a vincere le elezioni, decidere come organizzare le feste pubbliche".

Dopo le polemiche di Martelli sull'Anpi e sui Comitati per l'organizzazione delle feste pubbliche l'intervento del presidente del consiglio comunale Antonio Agazzi


di Andrea Galvani
Crema - Il dibattito sull'organizzazione delle feste pubbliche si aggiunge il presidente del consiglio comunale Antonio Agazzi. "Ho letto ciò che dice Martelli in merito all'Anpi, punto di vista legittimo il suo, come ogni punto di vista. Per quanto concerne, tuttavia, le sue valutazioni in merito alla presenza e all'intervento del presidente del consiglio comunale al XV° Congresso dell'ANPI sezione di Crema, Agazzi spiega che "il capogruppo PDL non sa, evidentemente, che la mia presenza è figlia di un invito che ho ricevuto e cui ho ritenuto di corrispondere. La logica che mi ha ispirato - dopo averlo spiegato al capogruppo di SeL Bordo, evidentemente, devo chiarirlo anche a Francesco Martelli - è stata, ancora una volta, quella di fornire un piccolo contributo all'affermarsi di una memoria condivisa, in seno alla nostra comunità locale; una logica, quindi, unitiva, non divisiva".
Il Comitato Unitario di Difesa Democratica

Il presidente del consiglio comunale aggiunge: "ho proposto di recuperare la denominazione che il professor Elia Ruggeri - nominato dal sindaco Bruno Bruttomesso, non dal suo predecessore - ideò, in sostituzione di quella in uso fino all'amministrazione guidata da Claudio Ceravolo (Comitato Unitario di Difesa Democratica), ovvero Comitato per la difesa della Costituzione e dell'Ordine Democratico".
La Carta Costituzionale

"Almeno attorno alla Costituzione Repubblicana, in quanto cornice che racchiude in sé principi, valori e regole concepiti per essere quadro di riferimento unitario di un popolo e di una nazione, le forze politiche e sociali dovrebbero ritrovarsi; anche perché la nostra Carta Costituzionale - prosegue Antonio Agazzi - è frutto di una mediazione alta tra differenti culture politiche: cattolico-democratica, socialista, comunista, laica, liberale, repubblicana, azionista".
Strumento unitario

"Se un Comitato incaricato di collaborare con il Comune all'organizzazione delle cerimonie civili più importanti per la vita della città e dell'intero Paese, riconoscendosi nella pertinente denominazione voluta dal professor Elia Ruggeri, radunasse 'intorno al tavolo' le realtà sociali che da tempo si impegnano a favorire la memoria e la riflessione sul percorso democratico del nostro Paese, con l'aggiunta di un'adeguata rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, avremmo a disposizione uno strumento e un luogo unitari, da tutti riconosciuti, ed eviteremmo di dividerci e di polemizzare sulle date fondative della nostra Italia e sugli eventi commemorativi delle medesime".
Discorsi prematuri ed indelicati

"Io la penso così - ribadisce Agazzi - questo e null'altro ho detto, ho fatto solo il presidente del Consiglio Comunale, cercando - come sempre - di unire; non ho tentato di procacciarmi consensi perché a nulla sono candidato, essendoci un sindaco in carica ed essendo alcuni discorsi, in questa fase, prematuri se non, per certi versi, indelicati".

venerdì 18 febbraio 2011

TEST ANTIDROGA:PER TUTTI O PER NESSUNO?

Si riapre,o almeno io voglio farlo,il dibattito sui test antidroga in ambito lavorativo e su chi  debba esserne sottoposto o meno:personalmente io lo proibirei a prescindere visto la forte invasione nella sfera privata della vita.
Ma se i nostri politicanti impongono a certe categorie che svolgono mestieri di alta responsabilità non vedo perché le forze dell'ordine non siano coinvolte in tali accertamenti medici al contrario di autisti di mezzi pubblici,piloti di aerei,macchinisti di locomotrici ed altri.
Se durante la mansione di un lavoro una persona è nel pieno delle sue facoltà psicofisiche e se nel proprio tempo libero piace sbevazzare o fumarsi una canna è il bero di farlo.
Il problema sta nel fatto che se al mattino del giorno dopo una serata di svago incappa in un test antidroga sta certo che la positività sarà certa,poichè le sostanze proibite rimangono in circolo nel sangue,urina e capello da alcuni giorni a qualche mese.
Anche se quando all'atto dell'accertamento potresti essere la persona più sana,felice e tranquilla al mondo.
Articolo tratto da Indymedia Lombardia cui fornisco pure il link per la lettura dei commenti:http://lombardia.indymedia.org/node/36434.

Test antidroga dopo medici e infermieri, tocca agli insegnanti: e GLI SBIRRI??
A breve medici, infermieri, ostetriche e anestesisti, dovranno sottoporsi a periodici controlli antidroga. Così come avviene per i piloti di aeroplani, gli autisti di mezzi pubblici, compresi i tassisti, e i macchinisti e operatori ferroviari (quelli sottoposti ai test e ai controlli antidroga più stringenti), ecco che anche i camici bianchi dovranno periodicamente dimostrare di essere puliti, di non fare uso di alcool, hashish, marijuana, eroina e cocaina anche dopo il caso del ginecologo napoletano che non andava in sala operatoria senza prima essersi fatto una dose di cocaina.Qualche tempo fa era circolata anche la voce che, giustamente, anche gli appartenenti alle forze dell'ordine fossero obbligati a sottoporsi a periodici test antidroga a sorpresa. Non essendo affatto rari i casi in cui poliziotti o carabinieri siano stati pizzicati invischiati in giri di droga, non si capisce come mai ancora gli appartenenti alle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia municipale, capitaneria di porto, polizia stradale, polizia penitenziaria, ma anche vigili del fuoco) non siano chiamati a questo atto di responsabilità. Se si cerca on-line sull'argomento non si trova nulla. Dove sono finiti, dunque, i test antidroga per le forze dell'ordine? Gli uomini in divisa non sono uomini come gli altri? E perchè non vengono controllati su droga e alcol visto il delicato ruolo che ricoprono? Intanto, dice il capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga Giovanni Serpelloni, dopo i medici si metterà nel mirino del controllo un'altra categoria: gli insegnanti. Ma di poliziotti e carabinieri non se ne parla.

giovedì 17 febbraio 2011

TRA PASSATO,PRESENTE E FUTURO

Nel tuo sorriso io rinasco e poi muoio

pensando al filo sottile che ancora ci rende uniti.

Anche se io non ritornerò mai più,credi sempre

che comunque io ti rivedrò.

Spera eternamente che se magari non in questa vita

io potrò poggiare ancora le mie labbra sulle tue.

E sentilo il mio cuore dimenarsi come ferito

e prossimo a dire addio

che in un solo minuto di splendida pazzia

possa pulsare di nuovo accanto al tuo.

Sfiorandoci la pelle prima sotto

e poi sopra candido cotone

la benedizione di una reciproca preghiera

che intatta plana

carezzandoti il respiro.

mercoledì 16 febbraio 2011

IL SIGNORE DELL'ANELLO

Strano ma vero che nel gruppo-etichette del post che non abbia mai messo Giulio Andreotti tra i degni,i"giusti"da poter inserire dentro...strano perchè calzerebbe a pennello come personaggio barzelletta umana dell'Italia dal dopoguerra fino all'inizio degli anni novanta.
Comunque il suo grande amico Licio Gelli era già stato eletto in questo piccolo circolo di menti criminali famose appunto per la loro ingegnosità volta a delinquere,nel senso che non hanno mai fatto o solo in parte dei giorni in galera come meriterebbero appieno e non  per un personale augurio ma per fatti evidenti come nel caso per l'appunto di Gelli,Schifani,Berlusconi(con ben due nomination),Mastella,etc.
Altro gruppo è quello degli sclerati di natura o proprio incapaci mentali come Cota,De Corato,Gentilini,Don Tam,Capezzone e altri ancora,ma prometto che provvederò,ed intanto fornisco un link con qualcosina sul criminale,sull'anello di congiunzione tra mafia e Stato Andreotti:http://www.societacivile.it/primopiano/articoli_pp/andreotti.html.
Dopo questa lunga divagazione eccoci al punto odierno,ovvero l'intervista di Gelli per il settimale"Oggi"in cui il venerabile stronzo(così avevo dedicato il titolo del post di un paio di anni fà:
http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/01/il-venerabile-stronzo.html)
striglia il suo pupetto piduista Berlusconi e"rivela"come se non lo sapessimo tutti che Giulio Andreotti fu proprio il tramite,il famoso"anello"tra P2,Stato e mafia...una triade in cui la mescolanza di uomini e di affari per lunghi anni e forse ancora oggi erano un tutt'uno con il primo intento di essere una forza anticomunista per il nostro paese.
Anticomunismo che comunque prima ancora della liberazione antifascista del 1945 si fece notare con il cardinale Schuster che voleva proteggere Mussolini dalla giustizia proletaria dei partigiani e che è stato un chiodo fisso dei servizi segreti fascisti italiani,portati avanti con stragi e altro,ma questa è un'altra triste storia.
Articolo suggerito da Senza Soste.

Licio Gelli: "Realizzata buona parte del mio piano. Andreotti? Era a capo di un'organizzazione rimasta sconosciuta".
«Giulio Andreotti sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità... io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello». L’Anello? «Sì, ma ne parleremo la prossima volta».

Con poche parole, clamorose, l’ex venerabile Gelli individua per la prima volta nel senatore Andreotti il referente di un’organizzazione quasi sconosciuta, un sorta di servizio segreto parallelo e clandestino che possibile anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile.

Il settimanale Oggi, che pubblica l’intervista a Gelli nel numero in uscita, ha chiesto un commento ad Andreotti, che ha fatto sapere di non voler commentare.

«L’Anello (o, più propriamente, il cosiddetto «Noto Servizio»)», spiega su Oggi lo storico Aldo Giannuli, già consulente della Commissione Stragi «fu un servizio segreto parallelo e clandestino, scoperto solo di recente nel corso della nuova inchiesta sulla strage di Brescia. Fondato nel 1944 dal generale Roatta per i «lavori sporchi» che non dovevano coinvolgere direttamente uomini dei servizi, subì diverse trasformazioni, scissioni e nuove entrare, per sciogliersi definitivamente intorno al 1990-91. La storia di questo servizio si incrocia con molte delle vicende più oscure della storia del nostro paese: da piazza Fontana al caso Moro al caso Cirillo. Il termine Anello non compare in alcun atto ma è citato da alcuni appartenenti all’organizzazione che si attribuiscono il ruolo di anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile».

Nell’intervista a Oggi, Gelli dice anche che «se avessi vent’anni di meno mobiliterei il popolo, bloccherei ferrovie e autostrade per protestare contro l’ingerenza dell’Europa. Per bloccare chi vieta di esporre il Crocifisso negli edifici pubblici». Sulla P2 dice: «La rifarei. Anche se tanto del mio Piano di rinascita è stato realizzato. Mi sarebbero bastati altri quattro mesi. Solo quattro. E avrei cambiato il sistema politico senza colpo ferire». L’ex venerabile dà giudizi su Berlusconi («La sua politica non mi piace. Si è dimostrato un debole, ha paura della minoranza e non fa valere il potere che il popolo gli ha dato. Oggi il Paese è in una fase di stallo. Molto pericolosa. Berlusconi è stato troppo goliardico, avrebbe dovuto dedicare più tempo ad altri incontri, ad altre cene») e su Fini: «È un uomo senza carattere».

Alla domanda se ci siano suoi documenti segreti, magari all’estero, Gelli risponde sibillino: «Non me lo ricordo... I servizi segreti italiani hanno pagato per avere un mio archivio, falso, nascosto a Montevideo. 400 milioni di vecchie lire. Una valigia piena di cartacce, giornali, inutili fogli». E nega «nel modo più assoluto» di conservare dossier su personaggi politici.

tratto da www.oggi.it

16 febbraio 2011

martedì 15 febbraio 2011

UNA NUOVA ERA NELLA POLITICA DI SINISTRA

Articolo odierno che parla di vecchio e sano comunismo in una maniera rivisitata poichè bisogna adattarsi ai tempi che cambiano,e anche se la dottrina e le ideologie base del movimento sono ben salde nelle intenzioni di tutti(ovviamente tutti quello che sostengono la rivoluzione della classe operaia)passati quasi centosettanta anni circa dal Manifesto è chiaro che qualcosa debba essere adeguato ai tempi moderni(e non rivisto sistematicamente come vogliono fare con la Costituzione italiana!).
L'articolo tratto da Senza Soste di Nello Gradirà punta sulla visione più globale di quello che dovrebbe essere oggi il comunismo guardando e prendendo in considerazione come esempio la situazione in Sud America dove una nuova concezione di politica di sinistra sta gradualmente prendendo piede con grande consenso popolare.
La fine fisiologica del capitalismo porterà pure alla fine delle risorse ambientali della natura,ecosistemi sempre più segnati e intere classi sociali al limite della sopravvivenza si contrappongono alle logiche del capitalismo.
Temi come lo statalismo e lo snellimento burocratico vengono trattati in maniera leggermente diversa da come erano visti cinquant'anni fà,così come si pone la questione della leadership di un movimento che ultimamente ha perso la passione vera e propria di chi faceva politica col cuore e con l'anima anteponendo i propri interessi a quelli della collettività.

Comunisti nel XXI secolo, un altro mondo è necessario.
Il “pensiero unico” neoliberista è ormai totalmente delegittimato: il capitalismo è un sistema ingiusto e insostenibile che sta portando alla distruzione del pianeta.

Nel 1992 Francis Fukuyama, scriveva “La fine della storia”, sostenendo che il mercato e la democrazia rappresentativa costituiscono l’ordine naturale delle cose e il punto di arrivo di tutta l’evoluzione umana.
Meno di vent’anni dopo, in mezzo a crisi che appaiono irrisolvibili (finanziaria, energetica, ambientale...), il titolo del libro di Fukuyama può essere interpretato in modo un po’ diverso da quello che intendeva l’autore: il capitalismo può portarci davvero alla “fine della storia”, ma distruggendo la vita sulla Terra.
Il vecchio slogan “Socialismo o barbarie” è più che mai attuale, e in tutto il mondo molti continuano a pensare che l’unica alternativa alla follia del liberismo selvaggio siano le idee di emancipazione, giustizia sociale e democrazia sostanziale che si ritrovano nelle pagine scritte dai grandi teorici del socialismo e nelle esperienze storiche del movimento operaio e popolare.
Non sono sufficienti però il ricordo e la celebrazione del passato, che pure hanno il merito di preservare una memoria storica, rafforzare un’identità collettiva e mostrare che non tutti si sono arresi al “pensiero unico” neoliberista. Bisogna guardare al futuro e impegnarsi nella costruzione di un’alternativa al passo con i tempi.
I grandi movimenti rivoluzionari hanno vinto quando, spesso a seguito di pesanti sconfitte, sono riusciti a interpretare la realtà e a creare i presupposti per trasformarla.
Qui possiamo solo suggerire alcuni spunti di riflessione, sperando di stimolare la voglia di approfondire certi temi, di discuterli collettivamente e di “sperimentarli” nell’impegno concreto.
La nostra è l’epoca dell’insicurezza, intesa come precarietà lavorativa ed esistenziale, assenza di prospettive, disorientamento di fronte ai rapidi cambiamenti della realtà sociale. È necessario ricostruire una “sfera pubblica” e reti di protezione sociale, dimostrando che l’unico strumento praticabile di autodifesa collettiva e di trasformazione della realtà è la politica, intesa come passione e solidarietà.
Tutto il contrario di una politica basata sul funzionariato e su burocrazie inamovibili che per autoriprodursi abbandonano sistematicamente ideali e legami con la propria base. Né servono leader “mediatici” che si propongono come salvatori della patria nella logica di un sistema politico al cui interno non può nascere nessuna alternativa.
Un’organizzazione politica ha senso solo se nasce dall’esigenza di soggetti sociali e movimenti diversi di mettere in rete tutte le proprie conoscenze ed esperienze per costruire un progetto di trasformazione radicale della società.
Che abbia radici nel locale e un respiro globale, perché oggi non è possibile pensare a un’alternativa se non in termini globali. Che sappia comunicare utilizzando in modo intelligente i nuovi media e scelga metodi di lotta che siano in grado di raggiungere obiettivi concreti e non solo di garantire una visibilità.
Tutto questo non può che nascere dall’incontro tra varie correnti di pensiero: marxista, ecologista, libertaria... Molti ecologisti si sono ormai resi conto che si può uscire dalle grandi crisi ambientali solo “consegnando il capitalismo alla storia”; il marxismo dal canto suo ha sempre privilegiato il tema dello sviluppo delle forze produttive, ma oggi il concetto di “sviluppo” deve fare i conti con la questione della sostenibilità.
Inoltre il socialismo è legato all’idea della pianificazione dell’economia e della gestione pubblica di settori strategici come i trasporti, l’educazione, la sanità, l’energia...
Ma la pianificazione, se viene intesa come controllo statale centralizzato, spesso porta con sé autoritarismo, burocrazia, inefficienza, corruzione.
È necessario quindi riprendere il concetto del controllo operaio sulla produzione e bilanciare la pianificazione centralizzata con forme di autogestione, strumenti di partecipazione popolare, di democrazia diretta e di decentramento.
Tutto questo dibattito qui in Italia è oggi particolarmente arretrato, e per questo sarebbe opportuno alzare lo sguardo oltre confine e guardare ad esperienze che oggi sono un po’ più avanzate. In particolare è molto interessante il dibattito sulla transizione al socialismo in corso nei Paesi progressisti dell’America Latina, un continente che pochi decenni fa era quasi totalmente schiacciato da dittature militari e dove oggi si è avviato un processo di liberazione che costituisce una grande speranza per il futuro.

Nello Gradirà

tratto da Senza Soste n.56

domenica 13 febbraio 2011

MAESTRI DELLA DEMAGOGIA

Prendendo spunto da un articolo di Infoaut postato su quello di Senza Soste condivido pienamente il titolo del pezzo"Uno spettacolo noioso"che in tre parole esprime sinteticamente ed in maniera perfetta l'evento dello scorso sabato tenutosi a Milano e organizzato dal movimento di Libertà e giustizia.
Iniziativa nata per dire per l'ennesima volta a Berlusconi di andarsene a casa,o per lo meno in una delle sue case e non occuparsi più di politica ma di altro che non turbi e che non sia illecito per la giustizia e per il popolo italiano.
Quindi iniziativa lodevole nei fatti,belle parole,anche troppo e che secondo il mio parere affondano le proprie radici nel qualunquismo e nel populismo più spregevole e fastidioso,nellla pura demagogia,che vedono in Saviano e soprattutto in Grillo i due rappresentanti più autorevoli.
L'articolo di Bada Nasciufo bacchetta principalmente Saviano che di bla bla facili e da applausi di chi dice cose ovvie e che tutti vogliono sentire è maestro,infamone di prima classe quando ha sputtanato tutti i giovani che lo scorso autunno hanno invaso Roma e molte città italiane manifestando contro la Gelmini in primis e contro il regime in generale.
Personaggi come questi non possono rappresentare un'alternativa seria a Berlusconi,e checchè lui si lamenti dei continui attacchi(giustificatissimi!)contro la propria persona e la propria politica,intimamente si sfrega le mani come una mosca sulla merda perché sa che un leader vero l'opposizione non ce l'ha.
E nemmeno la"sinistra"istituzionale non può avere in persone come Bersani un interlocutore da contrapporre alla destra,occorre fare un sincero e vero confronto interno per decidere chi possa essere un vero leader,che personalmente a mio modo di vedere potrebbe essere allo stato attuale delle cose Vendola,sempre che non si antepongano pareri personali,affari di poltrone e altro all'interesse comune di mandare a casa il regime ed i suoi tiranni ed essere davvero d'aiuto a questa povera Italia.

Uno spettacolo noioso.
La televisione, come peraltro ci insegna anche Umberto Eco, è cambiata negli anni. Se quando è nata, la diretta televisiva poteva essere paragonata alla poetica dell'opera aperta, in cui il montaggio era appunto il gesto dell'artista che cercava di cogliere la realtà per ricostruirla sul piccolo schermo. Con gli anni si sono affermati i media events, in cui non è più la televisione che cerca di adattarsi alla realtà ma è la realtà e l'evento che sono costruiti per essere proiettati in tv. Ecco, quello di domenica del Palasharp, credo possiamo inserirlo nella categoria media event of dummies.
L'evento spettacolo di Libertà e Giustizia non fa venir la voglia di essere commentato per due motivi molto semplici: era poco interessante dal punto di vista dei contenuti e poco accattivante dal punto di vista dello spettacolo. Insomma per i mezzi che avevano potevano fare almeno qualcosa di più, e diciamolo, visto che fai uno spettacolo cerca almeno di farlo bene. E altra cosa, non farcelo passare per manifestazione.
Ma cosa commentare allora. Credo che la cosa interessante da commentare sia il pubblico che era attratto da quell'evento spettacolo (ribadiamo). Quando le telecamere facevano una panoramica sulla folla, quello che si presentava davanti era una distesa di “facce navigate” come potrebbe dire un cronista del corriere. Su un blog di una persona che era presente all'evento, e che sicuramente la pensa diversamente da noi leggiamo:
“Al Palasharp, sabato, c’erano 10.000 borghesi ben vestiti, molti intellettuali con due o tre giornali sotto il braccio, molti vip della Milano bene e facce da salotto: un’élite, insomma. Soltanto in una cosa la platea del Palasharp rappresentava bene l’Italia: molti capelli bianchi e pochi giovani (figli? nipoti? amici dei figli?), per un’età media che direi di 50 anni, la stessa degli italiani”.
Saviano, una domanda: ma tutti gli studenti e le studentesse che il 14 dicembre volevi difendere dai pochi facinorosi, che fine hanno fatto? Come mai non hanno partecipato all'evento che la nuova autorità morale del paese ha organizzato? Due risposte proviamo a darle noi, altre le lasciamo ai lettori.
La prima. Questa è la dimostrazione che sul 14 Dicembre ti sbagliavi, che tutto il fango che hai tirato ad apprezzarlo sono stati “10.000 borghesi ben vestiti” e niente più.
La seconda. Ormai la generazione della conoscenza, come è stata definita quest'autunno, ha trovato i suoi nuovi maestri. Sono maestri che non ci insegnano ad infamare il proprio vicino (come te ci hai voluto insegnare). Non ci insegnano ad organizzare finti spettacoli noiosi, come te sei bravo ad organizzare.
Ma ci insegnano, ad organizzare manifestazioni usando social network. Ci insegnano come aiutare i propri compagni quando se sono presi e torturati nelle caserme. Ci insegnano a come usare software per non essere rintracciati in rete. Ci insegnano, che la solidarietà può arrivare in tante forme, perfino con attacchi e sostegni telematici. E ci insegnano che i regimi possono essere abbattuti.
Questi maestri e maestre, sono come noi, e sono tutti quelli che sono scesi e stanno scendendo in piazza in tutto il nord Africa, e che sicuramente se avessero letto la tua lettera dopo il 14 Dicembre, ci avrebbero detto: "state attenti perché dopo ogni attacco i regimi liberano e organizzano sempre le proprie milizie della reazione".

Bada Nasciufo
tratto da http://www.infoaut.org/

venerdì 11 febbraio 2011

L'ECOMOSTRO DEI SABBIONI

Come purtroppo ho già avuto modo di parlarne su questo blog,voglio fare una breve riflessione sull'ecomostro che sta nascendo nel quartiere Sabbioni a Crema,ovvero la scuola privata sovvenzionata da soldi pubblici(vedi l'ultimo post cronologicamente parlando:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2011/02/via-dantecomune-di-crema-e-cielle.html)destinata a scolari,anzi soprattutto a genitori che se lo potranno permettere,che potranno usufruire dei servigi non solo scolasrtici della setta di Comunione e Liberazione.
Perché è noto a Crema che se non hai la tesserina di Cielle molti posti che contano in ambito lavorativo non li puo ottenere,soprattutto in posti di rilievo pubblico se non hai la spinta dei capi storici della setta come il parroco di Santa Trinita avrai i bastoni tra le ruote.Sempre.
E pure se vuoi entrare a far parte del piccolo giro giornalistico cremasco(di poco spessore di contenuti visto che il quotidiano locale di maggior vendita è al soldo di chi è al governo cittadino in questo momento)devi avere l'intercessione da parte di cielle.
Uno schifo che è sulla bocca di tutti ma che in pochi hanno il coraggio di dirlo pubblicamente,lo si fa solo in ambiti familiari o tra amici,ma la solfa è questa:cielle è alla pari della 'ndrangheta a Crema e in Lombardia,un'associazione a delinquere di integralisti cattolici pronta a chiudersi a riccio nel caso di attacchi contro i propri adepti e svelta ad allungare i tentacoli nel tessuto sociale.
Ultima piccola analisi che mi ha messo tristezza è la vicenda del tiglio che verrà abbattuto per esigenze di ciclabili e forse di una rotatoria al passaggio pedonale nelle adiacenze di Via Don Mazzolari ed il complesso commerciale del Gran Rondò:appeso all'albero in questione una lettera anonima che pubblico sotto le foto del prima e del dopo dell'area interessata alla costruzione della scuola della discordia e della vergogna(almeno la mia).
Caro tiglio,


dopo tanti anni di fresca compagnia sei diventato vecchio.

I tuoi acciacchi trascurati ti han fatto diventare malandato.

Avresti bisogno di una badante con un po’ di cuore ma si trovano solo all’estero e sai com’è difficile farle arrivare…

Adesso poi c’è da mettere ancora un po’ di asfalto e tu con quello stai proprio male.

Scusaci se non abbiamo più cuore e grazie della compagnia.

A noi,senza tubo di scappamento,mancherai.

giovedì 10 febbraio 2011

IL REVISIONISMO NON PUO' VINCERE,SE ABBIAMO BUONA MEMORIA!

Pure quest'anno ecco la nuova commemorazione revisionista creata ad hoc dalla destra italiana per onorare le vittime(solo i fascisti e i civili)delle foibe nelle regioni carsiche d'Italia e della ex Yugoslavia.
Ho messo tra parentesi solo chi ai reazionari al governo e non(anche se per poco visto che a Storace e Musumeci sono state promesse poltrone importanti)importa,di chi sia stato gettato a morire nelle foibe,e certamente di gente innocente e pure di donne anziani e bambini ce ne sono stati eccome,come in tutte le sporche guerre che l'uomo combatte.
Ma gli altri,i non civili ovvero i fascisti,per loro non verserò nemmeno una lacrima e per me non meritano nemmeno considerazioni e perciò nessuna commemorazione per loro che hanno tradito l'Italia seguendo il duce prima,i tedeschi poi(rivelatisi pure loro traditori)sia prima che dopo Salò,con i repubblichini che ora vengono quasi osannati nonostante il disprezzo per l'Italia e gli italiani con gesta di odio e di morte"eroici".
I revisionisti non dicono che i primi ad esserci finiti nelle foibe sono stati migliaia di partigiani,di sloveni e di croati,che hanno fatto da primo strato a tutti che quelli che poi ci sono piombati dentro dopo,che anno dopo anno continuano a moltiplicarsi anche se si stima che le persone(quelle degne di commemorazione da parte dei destronzi italici)decedute nella seconda stagione delle foibe siano state cinque-seimila,su un totale di dieci-dodicimila dispersi alla fine della seconda guerra mondiale.
Di seguito l'articolo pubblicato da"Senza Soste"tratto da http://www.articolozero.org/, con la splendida frase finale che dice"il revisionismo non può vincere,finchè abbiamo una buona memoria",e aggiungo i due post precedenti del 2010 e del 2009 dove oggettivamente sono stato un poco più cattivello con i fasci infognati,forse per chi ha frainteso può dedurre che sono a favore delle foibe per tutti,mentre assolutamente no per i civili ma certamente ancora oggi per i ratti fascisti!
Anzi l'Italia intera è piena di pozzi,grotte,fogne,anfratti dove cacciare chi sputa addosso alla memoria e alla Costituzione antifascista italiana e che conduce una battaglia già persa in partenza per riportare un revisionismo reazionario in cattedra.
I links: http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/02/10-100-1000-foibe.html  e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/02/foiberiapriamole.html
Il Giorno del Ricordo, ricordiamo tutto!
Anche quest’anno si celebra il giorno del ricordo, per gli eccidi delle Foibe e per gli “esuli” istriani: una specie di “giorno della memoria” ad uso e consumo di una destra post-fascista bisognosa di un appiglio storico per legittimarsi politicamente.

Prima di affrontare questa problematica storico-politica che risulta sempre “smemorata”, si può fare una premessa: il Comune di Mantova quest’anno ha invitato come “testimonial” l’ex giornalista di
Libero Renato Farina. Si dice ex-giornalista perché l’attuale deputato del Pdl è stato condannato per aver prodotto false documentazioni contro Prodi per conto dei servizi segreti italiani per cui lavorava; conseguentamente è stato radiato dall’ordine dei giornalisti. La serietà prima di tutto.

“Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava…non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”.

Queste le parole del capo del fascismo che diedero il via all’italianizzazione forzata nel territorio istriano. Già nei primi anni ‘20 gli squadristi avevano mano libera nelle loro incursioni violente ai danni della popolazione facendo già uso delle foibe come “strumento” di repressione politica; partì poi nel ‘22 la campagna di italianizzazione vera e propria: divieto di parlare in sloveno, chiusura di scuole “non italiane”, licenziamenti, chiusura di quotidiani e periodici, devastazioni di sedi associative e ricreative e cancellazione della toponomastica slava compresi nomi e cognomi delle persone. L’azione del governo fascista, volte a difendere la “razza italica, molto prima delle infami leggi razziali, annullò l’autonomia culturale e linguistica delle popolazioni slave ed esasperò i sentimenti di inimicizia nei confronti dell’Italia. Il giorno del Ricordo parla di foibe e di “esuli” di italiani accomunando i due fenomeni in modo antistorico e scorretto: a questo proposito non viene ricordato che, tra le due guerre mondiali, gli esuli sloveni e croati dalla Venezia Giulia furono oltre 100.000.

Una situazione destinata a peggiorare con la brutale invasione del Regno di Jugoslavia nel ‘41: insieme ai nazisti, l’Italia fascista occupò Dalmazia, Slovenia e Croazia, imponendo a quest’ultima la crudele dittatura degli Ustascia del nazionalista Ante Pavelic. Furono anni di stupri, massacri, bombardamenti e deportazioni di massa specialmente a danno di serbi e altre minoranze; vi furono deportazioni di cui gli italiani furono parte attiva con la creazione dei campi di concentramento della Risiera di S. Sabba, a Trieste o di Gonars a Udine. Alla fine della guerra la Jugoslavia conterà circa un milione di vittime di cui 300.000 direttamente attribuibili alle truppe d’occupazione italiane.

Come ci si può stupire che si sia giunti ad una resa dei conti alla fine della guerra?

Dopo l’8 settembre ‘43 e fino al ‘45 con le sorti della guerra rovesciate( e con un aumento della crudeltà delle SS e dei Repubblichini) e con il fascismo in rotta, le popolazioni slave oppresse dalla dittatura e dall’occupazione militare ebbero modo, in un coacervo di motivazioni politiche, etniche e nazionali di fare vendetta. L’esercito popolare della nascente Federazione Jugoslava e bande di “irregolari” intensificarono la lotta contro i simboli della dittatura fascista: contro gerarchi, camicie nere e talvolta semplici civili furono eseguite centinaia di fucilazioni e una serie di infoibamenti il cui numero, a fini propagandistici, aumenta di anno in anno nei fogli di calcolo della destra più o meno neofascista . Dopo la fine del conflitto bellico, nessun italiano criminale di guerra è stato processato.

Parliamo di realtà storica, ampiamente testimoniata e documentata anche se indigeribile per alcuni che vorrebbero ridurre il fenomeno delle foibe all’”odio slavocomunista contro chi aveva la colpa di essere italiano”; quegli italiani che, a dispetto della storia, vanno sempre difesi come “brava gente”.

Dunque, chiunque decida di prendere in considerazione la questione delle foibe, il 10 febbraio o tutto l’anno, deve tener conto di questo contesto: non per negarle o per ridurne l’importanza, ma per contestualizzarle. È giusto che si sappia cosa sono state le foibe, il prima, il dopo e soprattutto cosa non sono state.
Il revisionismo non può vincere, finchè abbiamo una buona memoria.

tratto da http://www.articolozero.org/

mercoledì 9 febbraio 2011

PROGRAMMAZIONE DELLA QUINTA SETTIMANA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO BASCO IN LOMBARDIA

E'già cominciata in alcune città italiane e mondiali la quinta settimana(allargata)internazionale di solidarietà con il popolo basco,ed in questo post voglio elencare le iniziative che si terranno il Lombardia e che cominceranno questa domenica a Milano con l'incontro-dibattito"Presente e futuro di Euskal Herria"(maggiori informazioni appena sotto)e che culmineranno con la manifestazione nazionale che si terrà sempre a Milano sabato 26 febbraio,a cui dedicherò un post di maggior rilievo prima di quella data.
Dopo l'introduzione all'appuntamento di domenica quindi quindi l'elenco delle iniziative organizzate da EHL Lagunak Milano e che toccheranno diverse città lombarde come Milano,Segrate,Rovato e Bergamo con molti luoghi deputati a tali eventi.Gora Eukadi!

Domenica 13 Febbraio 2011 - ore 16.00
Sala Guicciardini - via Macedonio Melloni 3 - Milano
Conferenza-Dibattito:
PRESENTE E FUTURO DI EUSKAL HERRIA
con la partecipazione straordinaria di Juan Carlos Alduntzin, rappresentante dell'Izquierda Aberzale (sinistra patriottica basca), organizzazione politica la cui rappresentanza istituzionale è tuttora illegalizzata dallo stato spagnolo.

Parteciperanno:
Giovanni Giacopuzzi - storico, scrittore, perito della difesa all'interno di uno delle migliaia di procedimenti giudiziali contro le organizzazioni politiche basche
Angelo Miotto - Capo redattore di "Peace Reporter"
Marco Santopadre - Direttore di "Radio Città Aperta" di Roma.

JUAN CARLOS ALDUNTZIN

Nato a San Sebastian, ha 48 anni ed è un insegnante. Sposato con due figli, è stato assessore di Pasaia per 16 anni, alternando periodi di legalità e illegalità. Tra il 1999 e il 2003 è stato sindaco di questa città della Gipuzkoa e in quel momento entra a far parte della fondazione di Udalbiltza (abbreviazione di Euskal Herriko eta Udal Udal Hautetsien Biltzarra - Assemblea dei Comuni e dei rappresentanti istituzionali in Euskal Herria) è un'associazione di eletti comunali che è stata creata dai partiti nazionalisti baschi che hanno firmato il Patto di Estella, nel 1999, riunendo sindaci e assessori delle sette province basche di Euskal Herria: Álava, Vizcaya, Guipúzcoa e Navarra sul versante spagnolo, e Lapurdi, Bassa Navarra e Zuberoa nella parte francese. E' un raggruppamento di rappresentanti istituzionali con lo scopo di lavorare attraverso una gestione sul territorio, e la partecipazione popolare alle politiche sociali, affinchè si possa gestire a livello popolare e condiviso democraticamente le scelte politiche e sociali all'interno del paese basco, difendendo e promuovendo un lavoro di rappresentanza politica condivisa all'interno di una rivendicazione territoriale e di autodeterminazione. Da allora, Juan Carlos Alduntzin, ha lavorato in Udalbiltza, da prima come responsabile della gestione territoriale (della regione di "appartenenza") e poi nel gruppo promotore/dirigente. Nel 2003 è stato accusato, insieme a 21 altri membri di Udalbiltza di appartenenza a banda armata con una richiesta del tribunale Audiencia Nacional che andava dai 10 a 15 anni di carcere. Due settimane fa, e dopo un processo che è durato di 8 anni, è stato assolto con formula piena.

Organizza l'evento Euskal Herriarren Lagunak Milano (Comitato di Amicizia con il Paese Basco)
Euskal Herriaren Lagunak Milano
Rete milanese amici e amiche di Euskal Herria

www.ehlitalia.com
eh-lagunak@gnumerica.org

V Settimana Internazionale di Solidarietá con il Popolo Basco 2011

Diritti civili e politici per il popolo basco. Autodeterminazione ora!

Domenica 13 febbraio 2011

[MILANO] Sala Spazio Guicciardini di Milano - Via Macedonio Melloni, 3
ore 16.00 - Conferenza-Dibattito:
PRESENTE E FUTURO DI EUSKAL HERRIA
con la partecipazione straordinaria di Juan Carlos Alduntzin, rappresentante dell'Izquierda Aberzale (sinistra patriottica basca), organizzazione politica la cui rappresentanza istituzionale è tuttora illegalizzata dallo stato spagnolo.
Parteciperanno:
Giovanni Giacopuzzi - storico, scrittore, perito della difesa all'interno di uno delle migliaia di procedimenti giudiziali contro le organizzazioni politiche basche
Angelo Miotto - Capo redattore di "Peace Reporter"
Marco Santopadre - Direttore di "Radio Città Aperta" di Roma.
MAGGIORI INFORMAZIONI

Martedì 15 febbraio 2011

[MILANO] Csa Vittoria - Via Muratori, 43
ore 21.30 - Proiezione del film SAGARREN DENBORA. 25 URTE DESERRITIK ITZULTZEN / IL TEMPO DELLE MELE. 25 ANNI DI ESILIO di Josu Martínez, Txaber Larreategi (Eh 2010, 67')
Alfonso Etxegarai, militante basco, da 25 anni vive in esilio in una piccola isola africana, São Tomé. Questa è la sua storia e della sua compagna Kristiane Etxaluz, anch'essa impegnati all’interno della lotta di indipendenza del paese basco.

Mercoledì 16 febbraio 2011

[Bergamo] Auditorium – Piazza Libertà
ore 21.00 - Proiezione del film SAGARREN DENBORA. 25 URTE DESERRITIK ITZULTZEN / IL TEMPO DELLE MELE. 25 ANNI DI ESILIO di Josu Martínez, Txaber Larreategi (Eh 2010, 67')
Alfonso Etxegarai, militante basco, da 25 anni vive in esilio in una piccola isola africana, São Tomé. Questa è la sua storia e della sua compagna Kristiane Etxaluz, anch'essa impegnati all’interno della lotta di indipendenza del paese basco.
Il film sarà introdotto dal regista Josu Martínez e da Angelo Miotto, caporedattore di Peacereporter
Venerdì 18 febbraio 2011

[Rovato - BS] Centro Sociale 28Maggio, via Europa, 54
ore 20.00 - Cena popolare con spiedo bresciano (prenotare a ehlbrescia@gmail.com Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederl)
ore 21.30 - Genova 2001/Paese Basco 2011 – Ieri come oggi Tortura e repressione di Stato
Dibattito sulle lotte e repressione nella “democratica” Europa
Interverranno: un esponente di ETXERAT (Collettivo dei familiari delle prigioniere e prigionieri politici baschi) e un esponente di TAT (Collettivo contro la tortura) e HAIDI GIULIANI

[MILANO] COA T28, Via dei Transiti 28
ore 20.30 - cena popolare
ore 21.30 - incontro con un esponente di ELKARTZEN, collettivo basco per i diritti sociali
[Bergamo] Csa Pacì Paciana, via Grumello 61
ore 22.30 – BERGABASQUE PARTY / JAIA: KOMANDO KILOMBO Sound System – patxanka, electro world music, ska, reggea, balkan latin e oriental beats da Euskal Herria
Sabato 19 febbraio 2011

[Bergamo] Csa Pacì Paciana, via Grumello 61
ore 20.00 cena basca (prenotare a mercati@pacipaciana.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. )
ore 22.00 Concerto: BILBOMATIKS ska da Bilbao, TRIPLE ZERO punk rock da Bilbao, TRADE UNION oi da Livorno

[MILANO] Csa Vittoria - Via Muratori, 43
ore 22 – Concerto: GUILTY BASTARDS (Sardegna-Brianza punk/oi) + KATTIVA REPUTAZIONE (street oi Lecco)
Domenica 20 febbraio 2011

[Segrate - MI] Csa Baraonda - via Pacinotti, 13
ore 18.30 aperitivo popolare
ore 20.30 Incontro con un esponente di ETXERAT (Collettivo dei familiari delle prigioniere e prigionieri politici baschi) e un esponente di TAT (Collettivo contro la tortura)
Lunedì 21 febbraio 2011

[MILANO] Università degli Studi - Aula 201, via Festa del Perdono n. 7
ore 14.30 – Proiezione del film SAGARREN DENBORA. 25 URTE DESERRITIK ITZULTZEN / IL TEMPO DELLE MELE. 25 ANNI DI ESILIO di Josu Martínez, Txaber Larreategi (Eh 2010, 67')
Alfonso Etxegarai, militante basco, da 25 anni vive in esilio in una piccola isola africana, São Tomé. Questa è la sua storia e della sua compagna Kristiane Etxaluz, anch'essa impegnati all’interno della lotta di indipendenza del paese basco.
Mercoledì 23 febbraio 2011

[MILANO] Università degli Studi - Aula 201, via Festa del Perdono n. 7
ore 14.30 - incontro con un esponente di Ikasle Abertzaleak, collettivo studentesco e un esponente dell'organizzazione giovanile della sinistra indipendentista basca.

Venerdì 25 febbraio 2011

[Bergamo] Circolo Maite - via del Lazzaretto 2
ore 19.00 - Sapori e sonorità dal paese basco con ospiti di quella terra: una banda di 4 ragazze proporranno in versione acustica canzoni di lotta e popolari. Spettacolo associato al suono della txalaparta, strumento etnorurale tipico della tradizione basca.
[MILANO] COA T28, Via dei Transiti 28
ore 20.30 - cena popolare
ore 21.30 – proiezione del film SAGARREN DENBORA. 25 URTE DESERRITIK ITZULTZEN / IL TEMPO DELLE MELE. 25 ANNI DI ESILIO di Josu Martínez, Txaber Larreategi (Eh 2010, 67')
Alfonso Etxegarai, militante basco, da 25 anni vive in esilio in una piccola isola africana, São Tomé. Questa è la sua storia e della sua compagna Kristiane Etxaluz, anch'essa impegnati all’interno della lotta di indipendenza del paese basco.

[MILANO] Csa Vittoria - Via Muratori, 43
Serata di accoglienza delle delegazioni nazionali e internazionali.
ore 22.30 – Concerto EGIN patchanka band da Torino

Sabato 26 febbraio 2011

[MILANO] Piazza Cordusio, ore 15.00
Corteo Nazionale TANTI POPOLI UN'UNICA LOTTA
...per la libertà, l'indipendenza e l'autodeterminazione dei popoli!
Canti e balli da Euskal Herria, Txalaparta, Zanpantzar, Carnevale Rurale Basco, Bertsolari, delegazioni da tutta Europa...

[Segrate - MI] Csa Baraonda - via Pacinotti, 13
GAU INTERNAZIONALA – la notte internazionale
ore 22.00 – Concerto: HESIAN punk rock da Euskal Herria e BANDA BASSOTTI

INFO: eh-lagunak@gnumerica.org
http://www.ehlitalia.com/

martedì 8 febbraio 2011

DUEMILA ANNI DI POLITICA A ROMA

Breve post odierno con un rimando ad un storia accaduta più di duemila anni fà ma che ha incredibili coincidenze che ci fanno pensare che il modo di far politica a Roma sia ai tempi antichi che moderni(e forse futuri se non ci diamo una scossa)non siano cambiati poi di molto.
Leggendo il discorso elettorale di Catilina del 64 a.C.(belle parole come in tutti i discorsi)mi viene in mente un personaggio di questi tempi,un certo ducetto imperatore che pensa di poter avere pieni poteri sacri e temporali sui suoi"sudditi"volenti o nolenti,e sulla ricerca del potere e della ricchezza sulle spalle del popolo.
Per un approfondimento sulla figura di Lucio Sergio Catilina cito il link di Wikipedia:http://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Sergio_Catilina ,mentre l'articolo proviene da Indymedia Lombardia e la foto di presentazione è del settimanale tedesco Stern...sveglia!!!

Lucius Sergius Catilina, Discorso elettorale 64 a.C.
«Ora che il governo della RePublica è caduto nel pieno arbitrio di pochi prepotenti, re e tetrarchi sono divenuti vassalli loro; a loro,popoli e nazioni pagano tributo. Noialtri tutti, valorosi, valenti,nobili e plebei, non siamo che volgo: senza considerazione, senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura, sol che la Repubblica esistesse davvero… Ma chi?, chi - se è un uomo - può ammettere che essi sprofondino nelle ricchezze e che le sperperino nel costruire sul mare e nel livellare i monti, mentre a noi manca il necessario per vivere? Che essi si vadan costruendo case e case, l'una appresso all'altra, e che noi non s'abbia in nessun angolo un tetto per la nostra famiglia? Essi comprano dipinti,statue,vasellame cesellato; abbattono edifici appena costruiti per ricostruirne altri; ma per quanto dilapidino e maltrattino il denaro in tutti i modi, pure non riescono a esaurire la loro ricchezza con i loro infiniti capricci! Per noi, la miseria in casa, i debiti fuori, triste l'oggi, spaventoso il domani. Che abbiamo, insomma, se non l'infelicità del vivere? Perché dunque non vi svegliate?»

Lucius Sergius Catilina, Discorso elettorale 64 a.C.