venerdì 26 novembre 2010

ELENCHI LETTI E NON

In barba a tutte le querelle tra Saviano e Maroni chi per il momento non ha potuto esprimere la propria idea-elenco al nuovo programma di Rai tre"Vieni via con me"(che non posso giudicare non avendolo mai visto causa la mia forte antipatia nei confronti di Fazio e diciamo pure di avere dei dubbi di forte sopravvalutazione verso l'autore di Gomorra),è stata la signora Patrizia Moretti,la mamma di Federico Aldrovandi il ragazzo ferrarese ammazzato da quattro sbirri cinque anni orsono.
In tale elenco vengono citate,togliendo il fatto di aver perso un figlio,tutte le offese e le ingiurie che lei,la sua
famiglia e tutti gli amici,parenti e conoscenti si sono sentiti dire a parole e con minacce da sbirri,questori,pubblici ministeri e sindacati di polizia nel corso di questi anni,e poi un altro elenco dove ringrazia tutte le persone(fortunatamente sia numericamente che di spessore umano molto maggiori)che sono stati accanto a lei ed alla famiglia e che hanno combattuto magari solo divulgando la verità per la causa che ha come fine la possibilità di rendere giustizia a Federico.
Il sito di"Senza Soste"grazie a"giornalettismo.org"è riuscito ad avere il testo che avrebbe dovuto essere letto e lo ha pubblicato integralmente:la prepotenza del ministro fascista e razzista Maroni ha fatto sì che il popolo italiano abbia perso(credo però solo momentaneamente)la possibilità di sapere di una storia tragica fino ad un certo punto poichè la tragedia l'hanno cercata quei quattro criminali in divisa servi di uno Stato altrettanto delinquente e fascista,la verità è venuta a galla,è solo la giustizia che ora latita.

La mamma di Aldrovandi: “Ecco cosa avrei detto a "Vieni via con me”.
La replica di Maroni a Saviano cancella l’intervento di Patrizia Moretti. Riportiamo gli elenchi che avrebbe dovuto leggere in diretta.
Il caso Saviano-Maroni, scoppiato una settimana fa dopo il monologo dell’autore di Gomorra e che ha scatenato le ire del partito del Nord, accusato dallo scrittore di interloquire con la ‘Ndrangheta, ha avuto ripercussioni sulle successive puntate della trasmissione condotta da Fabio Fazio e dallo stesso Saviano. Così succede che l’intervento del ministro degli Interni, che nei giorni scorsi aveva chiesto ed ottenuto il diritto di replica alle parole scomode dello scrittore, causerà un cambio nella scaletta della terza puntata in onda stasera.

I DUE ELENCHI – Viene annullato così l’intervento della mamma di Federico Aldrovandi, il ragazzo ferrarese ucciso nel 2005, all’età di 18 anni per mano di quattro poliziotti, condannati nel 2009 a 3 anni e sei mesi di reclusione. “Purtroppo – ha annunciato la signora Patrizia Moretti nei giorni scorsi – il prossimo 22 novembre non parteciperò a Vieni via con me. I primi contatti precedono la prima trasmissione, si erano già definiti quasi completamente poi, oggi, è cambiata l’impostazione della prossima puntata e quindi non sono più in scaletta. Certo mi dispiace, era una grande occasione, ma non cala di una virgola la mia ammirazione sconfinata per Saviano, la stima per Fazio e la redazione“. La mamma di Federico – ce lo ha segnalato RedStripe – avrebbe dovuto leggere due elenchi. Quello delle offese ricevute da Federico “per il solo fatto di essere morto per mano di quattro poliziotti” e quello delle persone che si sono mostrate vicine alla famiglia persone “manifestando il loro senso civico, l’esigenza umana e sociale di trasparenza e di giustizia“. Li riportiamo qui di seguito.

ELENCO DELLE OFFESE RICEVUTE PER IL SOLO FATTO CHE FEDERICO E’ MORTO PER MANO DI QUATTRO POLIZIOTTI

- 54 lesioni. Ciascuna di queste avrebbe dato luogo ad un processo (Giudice F.M.Caruso)

- 3 invocazioni di aiuto rivolte da Federico agli stessi poliziotti, prima dei rantoli mortali.

- “Federico è morto perchè drogato” : dichiarazione dell’allora questore Elio Graziano

- la pm che non si è degnata di andare sul posto e noi siamo stati avvisati solo dopo 5 ore

- il fatto che a me e mio marito è stato impedito con la menzogna di vedere il corpo di mio figlio abbandonato sul selciato a poca distanza da casa

- le parole “io so sempre dov’è mio figlio” pronunciate dalla prima pm per farci sentire in colpa dopo che il blog aveva scatenato la polemica e l’urgenza di chiarezza

- “calunniatori”, “sciacalli” sono le offese e le umiliazioni dichiarate da alcuni sindacati di polizia ai media su di noi e chi ci aiutava

- il rifiuto di riceverci da parte del vescovo di Ferrara

- l’indagine per calunnia subita dagli avvocati Fabio e Riccardo che si ribellavano alle dichiarazioni ufficiali rilasciate dai vertici di Procura e Questura

- le offese rivolte alla memoria di Federico dai difensori degli imputati durante il processo nell’impossibilità per lui di difendersi

- le offese rivolte alla memoria di Federico definito “povero disgraziato” dal procuratore Minna intervenuto nel processo bis a difesa della dott.ssa Guerra

- la querela della dott.ssa Guerra nei miei confronti, nonostante lei non sia andata sul posto, non abbia sequestrato i manganelli, le auto, non abbia raccolto testimonianze se non quella spontanea di Anne Marie Tsegueu e non abbia indagato i poliziotti che 6 mesi dopo, poco prima di lasciare il caso. Non ha avuto conseguenze disciplinari eppure ha querelato me e Lanuovaferrara che ha riportato la notizia della condanna in primo grado di suo figlio per spaccio di droga

ELENCO DEGLI ANGELI INCONTRATI DOPO CHE MIO FIGLIO E’ MORTO PER MANO DI QUATTRO POLIZIOTTI
è un elenco qui molto parziale perchè la realtà include una moltitudine di persone che ci hanno sostenuto manifestando il loro senso civico, l’esigenza umana e sociale di trasparenza e di giustizia.

- FabioAnselmo, avvocato. A lui si sono affiancati Venturi, Gamberini e DelMercato. E’ diventato la voce di Federico in Tribunale e fuori dalle aule. E non solo per Federico, anche per Stefano Cucchi, e Giuseppe Uva, e diversi altri. Assume un ruolo politico perchè non ha paura di schierarsi contro chi commette abusi di potere. Riceve minacce, richiami e querele.

-il popolo del blog costantemente presente

- il cardinal Ersilio Tonini, Arcivescovo di Ravenna. Insieme a don Domenico Bedin ci ha trasmesso il calore della fede e il calore umano della condivisione e della solidarietà

- Anne Marie Tesgueu, la cittadina di via Ippodromo. Ha dato a tutti una lezione di civiltà.

- Nicola Proto, il magistrato che ha avuto il coraggio di fare il suo dovere senza condizionamenti e lavorando in un clima difficilissimo perchè fosse fatta giustizia

-Gaetano Sateriale, sindaco di Ferrara, che si è ribellato all’ipocrisia delle versioni ufficiali in una città che aveva paura di conoscere la verità, rompendo il nostro isolamento

-Dean Buletti, Checchino Antonini, Cinzia Gubbini e tutta la stampa che ha impedito che venisse calato un velo sulle circostanze della morte di mio figlio, e Filippo Vendemmiati che ha salvato la memoria di ciò che è successo con il suo prezioso film “E’ stato morto un ragazzo”

- Francesca Boari, che ha messo nel libro “Aldro” i sentimenti miei e di Federico togliendoli dall’oblio della morte

- gli amici di Federico, a cui voglio un gran bene, e che per me sono ciascuno una parte di lui.

giornalettismo.org

mercoledì 24 novembre 2010

LA TRAGEDIA CAMBOGIANA PASSATA SUBITO NEL DIMENTICATOIO

Davvero non ci sono parole da dire e almeno subito dei commenti da fare,ed infatti a caldo non ho detto nè scritto niente,poichè la strage avvenuta a Phnom Penh mi ha fatto pensare e riflettere riguardo agli splendidi giorni trascorsi così pochi giorni fa in Cambogia e nel vicino Vietnam e quello che è accaduto mi ha addolorato il cuore.
Il popolo cambogiano credo sia uno di quelli migliori che io abbia mai incontrato,un paese povero ma pieno di dignità,e quello che mi è rimasto negli occhi e nell'anima sono state le persone che ho incontrato e che sorridevano sempre seppur a volte non avessero nulla per cui rimanere allegri:gesti accompagnati da risate,visi sereni nonostante carichi di lavoro eccessivi,genuinità nel confrontarsi senza comprendersi e inchini e ringraziamenti reciproci perchè sia negli hotel che ristoranti o mercati tutti ci si è trovati sempre bene.
Mi spiace che questo fatto non abbia avuto un degno risalto nelle notizie di cronaca dei nostri massmedia,se non accenni e passaggi di qualche breve filmato:in questi giorni fanno più clamore le beghe interne alla maggioranza al governo piuttosto che la spazzatura per strada o incomprensioni su programmi televisivi.
Notizie che sono le stesse da quest'estate,ritrite e risapute e casomai un ferito in Afghanistan tra i nostri mercenari avrebbe di certo scavalcato per importanza la notizia di 345 morti in un paese ancor più lontano.
Io voglio invece ricordare e semmai pregare come la divinità su in cima nella foto,anche se non sia proprio il mio mestiere,per le vittime ed i loro amici e parenti,e so che la stragrande maggioranza di questi morti sono giovanissimi e bambini perchè avevo visto un'anticipazione di questa grande festa in un'altra città cambogiana che è Battambang.
Pure qui si battagliavano le imbarcazioni in una sorta di qualificazione per poi accedere alla festa finale di Phnom Penh,con le strade attorno al fiume colme di famiglie con bambini,ragazzi e ragazze e pochi adulti(dobbiamo ricordarci che in Cambogia una generazione è stata eliminata dal regime criminale di Pol Pot e di cinquantenni uomini in giro se ne vedono pochissimi)in un clima bello di festeggiamenti,anche se si faceva fatica a procedere tra quell'enorme folla di gente.
Il motivo di questa festa dell'acqua è descritto nell'articolo de"La Repubblica",ed in poche parole si ringrazia la fine della stagione delle pioggie che permette al lago Tonlé Sap di gonfiarsi e di dare fertilità alla terra e abbondante cibo ai pescatori:dicono che la strage forse sia dovuta agli idranti della polizia che bagnando e facendo cadere molte luminarie abbiano cominciato a fulminare le persone e che da qui sia partito un fuggi fuggi generale che ha provocato il calpestio ed il soffocamento di centinaia di persone,con un conto delle vittime ancora incerto purtoppo.
A tutto il popolo cambogiano va il mio affetto e la mia gratitudine per gli splendidi giorni passati come ospite nella loro terra,dove si respira un misticismo reale e dove regna la pace e l'amore ed il rispetto verso il prossimo nonostante un passato recente travagliato.
Buona fortuna Cambogia!

Cambogia.
Phnom Penh, panico sul ponte,almeno 345 i morti nella calcaIl sito della Cnn: "Polizia ha usato idranti". Forse una scarica elettrica ha colpito alcune persone e la folla, presa dal panico, si è riversata su un ponte per fuggire, scontrandosi con chi invece arrivava. Si festeggiava la Festa dell'Acqua.

PHNOM PENH - In un attimo un moto di paura, senza apparente motivo, e la festa religiosa si trasforma in una ressa mortale. Accade a Phnom Penh, capitale della Cambogia, dove è salito a 345 il bilancio - destinato a crescere - delle vittime della calca su un ponte che collega l'isola di Koh Pich alla città. Oltre 440 persone sono rimaste ferite. Così, la tradizionale Festività dell'Acqua si è trasformata, proprio alla fine dei festeggiamenti, in una tragedia.
A scatenare il panico, scrive il sito della Cnn, sarebbe stato un intervento della polizia, che avrebbe usato gli idranti per affrettare lo sgombero della folla che gremiva il ponticello sul fiume Tonle Sap. La Cnn cita un giornalista del giornale in lingua inglese Phnom Penh Post, Steve Finch. La presunta scarica elettrica che avrebbe colpito alcune persone, secondo il cronista, potrebbe essere partita dai festoni di luci intermittenti che ricoprono le campate del ponte per la festività, colpiti dall'acqua. Il governo cambogiano da parte sua, scrive la Cnn, ha negato che qualcuno sia rimasto fulminato. Ma un medico, che ha chiesto l'anonimato, ha riferito che diversi cadaveri hanno segni di scosse elettriche e che fra i morti vi sono anche dei poliziotti.
Il giornalista citato da Cnn dice di aver ascoltato diversi testimoni. Gli idranti della polizia "hanno scatenato il panico", ha detto Finch.
Il bilancio delle vittime è stato aggiornato, durante la notte, dal primo ministro cambogiano, Hun Sen che, però, già dai primi momenti ha messo in chiaro che il numero dei morti era "destinato ad aggravarsi ancora". Hun Sen si è scusato con il suo popolo per la strage e le tv hanno mandato in onda le immagini della gente disperata su cumuli di cadaveri, mentre decine di ambulanze si affollavano, in piena notte, sul luogo della tragedia. "È la più grande tragedia che abbiamo mai visto", ha dichiarato il governatore del distretto di Phnom Penh, Sok Sambath.
Anche secondo un cameraman della Reuters si sarebbe verificata una non meglio precisata scarica elettrica: "Stavamo attraversando il ponte verso Diamond Island, quando alcune persone hanno cominciato a spingere dal lato opposto. Ci sono state spaventose grida di panico. La gente ha iniziato a correre, cadendo le une sulle altre. Anche io sono caduto. Sono ancora vivo perché qualcun'altro mi ha rimesso in piedi", ha raccontato Kruon Hay, 23 anni.
Ogni anno a Phnom Penh arrivano milioni di cambogiani per partecipare alla Festa dell'Acqua (Bon Om in lingua Khmer), una delle più importanti festività cambogiane che dura tre giorni e si svolge in tardo autunno. Per l'occasione la gente si innaffia reciprocamente con l'acqua come segno beneaugurante per il nuovo anno. Durante la Festa dell'Acqua si svolgono anche gare fra barche, una delle quali era terminata poco prima dell'incidente.
La festività cade annualmente in ottobre o novembre in occasione della luna piena, quando la corrente del fiume Tonle Sap, che normalmente confluisce nel Mekong, inverte la sua corrente per la piena stagionale del Mekong e riempie, a monte, il grande lago, Tonle Sap, alluvionando le pianure circostanti, garantendo buoni raccolti e pesce in abbondanza. Per questo si tratta di una sorta di ringraziamento al fiume Mekong.
L'incidente è avvenuto verso le 21.30 ora locale, ma è solo attorno alla mezzanotte che tutti i corpi sono stati portati via dal ponte e i feriti condotti in cinque ospedali di Phnom Penh. Un numero ancora sconosciuto di persone è saltato in acqua per sfuggire alla ressa e sono ancora in corso ricerche dei soccorritori nel fiume.
La Farnesina sta verificando, attraverso l'Unità di Crisi e l'Ambasciata competente per la Cambogia, l'eventuale coinvolgimento di italiani nell'incidente.

lunedì 22 novembre 2010

VIVA L'ITALIA MULTIETNICA

Con qualche giorno di ritardo voglio soffermarmi sull'ennesima figuraccia che l'Italia grazie a poche decine di imbecilli ha fatto di fronte a tutta l'Europa nel match giocato in Austria contro la Romania,a poca distanza dalla disfatta di Italia-Serbia dove siamo stati messi sotto scacco da ancor meno delinquenti neonazisti.
Tra cori,saluti romani,striscioni razzisti e puzza di merda che emanavano tali bestie e con gli sbirri che hanno coperto tutto approvando e sorridendo a tali atti criminosi non dobbiamo sbalordirci a fronte di uno scenario molto più ampio che non tocca solo l'universo football ma che abbraccia sia la politica che la società.
La storia darà ragione all'Italia multietnica in barba a questi dementi,anzi siamo già nel pieno di una situiazione di globalizzazione umana in Italia,e già in alcuni casi alla seconda generazione piena,un processo naturale e inarrestabile e se queste teste di cazzo vogliono un paese solo di italiani avranno un target irraggiungibile,utopico.
Quindi suggerirei a tali coglioni da fare una fine a mò di setta,rinchiudersi in una fogna o porcilaia ed ammazzarsi tra di loro e stop e buonanotte perché la loro fine,il loro destino,è già segnato.
Articoli tratti dal"Corriere della Sera"ed il sito"Indymedia Lombardia".
Nazionale, cori razzisti contro Balotelli.
Romeni e ultrà italiani denigrano SuperMario. Uno striscione: «No alla nazionale multietnica».
MILANO - Altro che amichevole. «Buu» razzisti sono stati rivolti all'indirizzo di Mario Balotelli nel corso di Italia-Romania a Klagenfurt. I cori sono partiti dal settore dello stadio occupato dai supporter romeni e in precedenza erano stati diretti a tutti i giocatori dell'Italia. Di contro, dal settore occupato dai tifosi azzurri è partito un coro «Italia-Italia», al quale i romeni hanno risposto con altri «buu».
LA CONTESTAZIONE - Ai fischi per l'Italia e ai «buu» razzisti all'indirizzo di Balotelli da parte dei tifosi romeni hanno dato manforte, per alcuni tratti del primo tempo , anche il centinaio di ultrà arrivati dal Nord Italia e assiepati dietro la porta di Viviano. Prima dell'inizio della partita hanno acceso un fumogeno ed esposto uno striscione «Giustizia per Gabriele», in ricordo di Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un poliziotto in un'area di servizio sulla A1 mentre partecipava ad una trasferta. Poi a partita già avviata è arrivato una volta il coro «non ci sono negri italiani» e verso la fine «nell'Italia solo italiani». Cori anche contro la tessera del tifoso. Poi alla mezzora del secondo tempo gli ultras hanno esposto uno striscione con la scritta «No alla nazionale multietnica». I tifosi di estrema destra avevano già cantato cori contro Balotelli e gli oriundi quando ancora l'italo-ghanese e l'italo-argentino erano in campo.
Prima dell'inizio della partita, i funzionari del Viminale inviati da Roma avevano identificato una cinquantina di persone, alcune delle quali colpite in passato da Daspo.
ABETE - Sui cori razzisti è intervenuto successivamente anche il presidente della Figc, Giancarlo Abete. «È un qualcosa che va sempre condannato - ha dichiarato Abete, durante l'intervallo della partita ai microfoni della Rai -. Purtroppo ci sono ancora modalità di comportamento di determinate persone, in tutti gli stadi, che non sono accettabili».
LA REPLICA DI BALOTELLI - «Quella gente non la conosco, dico solo loro che dove vico io, a Brescia, l'Italia multietnica esiste già. E si può fare anche meglio...» ha replicato dopo la gara Balotelli. «Da Manchester mi piacerebbe vedere che si parla di questi problemi, più che delle mie ragazze» ha concluso il giocatore del City.

Ultras Italia - il tifo di estrema destra che segue la nazionale.


KLAGENFURT - Italia-Romania, un'amichevole un po' insipida, riesce comunque a salire agli onori delle cronache. Il merito è di alcuni emeriti rappresentanti del tifo azzurro. Si tratta degli Ultras Italia, gruppo nato a Trieste agli albori del decennio con l'obiettivo di radunare le tifoserie di estrema destra dello stivale. Non hanno siti internet, né sedi ufficiali; l'ultima traccia della loro esistenza risaliva a oltre due anni fa, agli incidenti provocati a Sofia durante un Bulgaria-Italia di qualificazione ai Mondiali. A Klagenfurt sono un centinaio; forse sono gli stessi che fecero casino a Sofia due anni fa. All'epoca Abete e Maroni giurarono che avrebbero fatto di tutto per impedire ai nuovi balilla di seguire la Nazionale fuori casa; invece gli Ultras Italia, chissà com'è, la nazionale continuano a seguirla. Se ne vanno in giro per gli stadi d'Europa, questi grandissimi baluardi, intonando canzoncine del ventennio, sfoderando un saluto romano durante l'inno di Mameli e inneggiando al Duce. Ci sono anche stasera: il repertorio prevede i soliti, noiosi buuuh razzisti per Balotelli, nativo di Palermo ma non abbastanza italiano. E poi un coro, "Nell'Italia solo italiani", evidente riferimento alla presenza in azzurro di Cristian Ledesma, in Italia da nove anni, sposato con un italiana. Però c'è poco da fare: se sei italiano lo decidono loro.
Seicento in tutto, la maggior parte dal NordEst ma anche dal Sud, con tanti precedenti penali ma pochi ‘Daspo’ perché la loro violenza non viene dal calcio. E soprattutto, tifosi solo da esportazione.È il profilo degli Ultrà Italia, il gruppo di ‘supporter’ particolari che dal 2004 seguono la nazionale di calcio all’estero. Più per portare in giro il loro messaggio di ‘purezza’ italiana che per sostenere la squadra.
Il gruppo che ieri ha cantato ‘Non esistono neri italiani’ o ‘Nell’Italia solo italiani’ e ha poi detto ‘no alla nazionale multietnica’ era composta da una cinquantina di persone. Non vanno mai negli stadi italiani, preferiscono le ribalte estere, dove tra l’altro i biglietti si acquistano più facilmente – per Italia-Romania non erano nominali – e la legislazione locale si intreccia più difficilmente con i divieti italiani.
Tutti sono stati identificati: c’erano alcuni ex diffidati, colpiti cioè dal divieto di ingresso negli stadi, e molti con precedenti per rissa o resistenza a pubblico ufficiale. La polizia austriaca non ha potuto far nulla, se non per il ventenne di Udine che aveva colpito con un pugno al volto un austriaco: violenza personale l’incriminazione prima di rilasciare il giovane.
L’area politica è quella dell’estrema destra, quella geografica il NordEst: Padova, Venezia, Mestre, Udine. Ma anche Busto Arsizio, Roma, Latina, Casarano, qualche sigla anche dalla Campania: tutti là in fila, quei nomi, sugli striscioni tricolori con sopra la scritta delle città in caratteri tipici delle organizzazioni della destra. Ma i rapporti delle Digos di tutta Italia dicono che non c’è un’identificazione diretta con gruppi politici, né una leadership definita.
Gli Ultrà Italia nascono in occasione dell’Europeo 2004 in Portogallo. Tante trasferte, qualche saluto romano, e a ottobre 2008 incidenti e polemiche a Sofia, per quel ‘Duce-Duce’ scandito durante Bulgaria-Italia. Dieci-venti ragazzi dai venti ai trent’anni per ogni città, e lo squadrone è fatto. I rapporti in mano al Viminale dicono che in passato hanno tentato di fare proselitismo tra le tifoserie organizzate dei club, senza troppo successo.
Così mercoledì 17 novembre hanno ripreso la macchina da soli, hanno attraversato il confine a Tarvisio, e a Klagenfurt hanno intonato l’inno di Mameli, cantato contro Balotelli, fatto saluti romani. E mostrato quella scritta ‘no alla nazionale multietnica’ composta girando una serie di foto di Gabriele Sandri dietro alle quali c’erano lettere sparse. ”Perché dobbiamo toglierlo, non è razzismo ma solo un’opinione”, hanno detto ai poliziotti italiani che in borghese li controllavano in curva a Klagenfurt, e che con l’aiuto dei colleghi austriaci sono subito intervenuti. Ma gli Ultrà Italia bastavano quei due minuti di visibilità. Lontano da casa.

venerdì 19 novembre 2010

QUESTA NON LA SAPEVO!

    Questa mi mancava e con grande gioia ho letto dell'aggressione avvenuta ai danni di quel gran leccaculo di Daniele Capezzone,colui che passa da papà Pannella a pappone Berlusconi nel giro di pochi mesi(questo è uno sport che nei prossimi tempi sarà molto in voga nella politica italiana)e che quando lo si vede in televisione viene proprio di prenderlo a gran calci in faccia. Di personaggi così strafottenti,squallidi e servili ce ne sono pochissimi,o almeno che raggiungono uno stato di saper catalizzare l'odio da parte non solo degli avversari politici che naturalmente ed ipocritamente hanno subito difeso e coccolato,ma da parte di una gran quantità di persone. Capezzone avrebbe bisogno di simili lezioni ripetutamente e costantemente,poichè oltre ad essere uno dei tanti cagnolini del branco del premier spacciatore,è uno dei più infidi e provocatori della muta:è proprio vero,esatto quello che scrive"Senza Soste"dove si può parlare di uno dei rari casi in cui tutta la solidarietà possa andare all'aggressore.
    Capezzone, tutta la solidarietà umana all’aggressore.
    ATTO PRIMO, Capezzone, il libertario Berlusconi è come Vanna Marchi e Tremonti è come il suo Mago do Nascimento. (Daniele Capezzone da L'omonimo, CARTA CANTA, 31 marzo 2006).
    Dopo il cieco di Sorrento, la muta di Portici, e lo smemorato di Collegno, arriva lo sciancato di Arcore. Berlusconi è patetico. (Daniele Capezzone da Repubblica, 19 marzo 2006)
    ATTO SECONDO, Capezzone, il liberale "se l’opposizione fosse lucida e non posseduta dall’odio, dovrebbe riflettere: Silvio Berlusconi è in sintonia con il Paese, con le attese e le speranze degli italiani” (Daniele Capezzone, da Il Giornale 16 settembre 2009)
    ATTO TERZO, Capezzone, il giudizio popolare
    (ANSA) - ROMA, 26 OTT - Aggressione contro Daniele Capezzone. Il portavoce del Pdl e' stato colpito da uno sconosciuto che gli ha sferrato un pugno al viso e uno sul petto, poi e' fuggito. Il tutto e' accaduto a due passi dalla sede del partito, a via dell'Umilta'. Sono intervenuti gli agenti di polizia, Capezzone e' stato subito soccorso e trasportato in ambulanza all'Ospedale Santo Spirito. L'esponente del Popolo della liberta' si sta sottoponendo ora a tutti gli accertamenti clinici. L’episodio avvenuto nel pomeriggio del 26 ottobre nel centro di Roma rappresenta un caso classico in cui tutta la solidarietà umana va all’aggressore piuttosto che all’aggredito. Perché, al contrario di quanto sostiene Cicchitto per pura propaganda, Capezzone non è stato vittima di un atto di squadrismo ma di qualcuno che semplicemente quando l’ha incontrato non ci ha visto più. Il riflesso condizionato dell’epoca dell’emergenza ha portato i partiti del centrosinistra a esprimere l’immediata solidarietà nei confronti di Capezzone. “Un gesto odioso” ha commentato un collega di centrosinistra di Capezzone. Ma siamo sicuri che sia un gesto odioso? Cosa porta una persona che passeggia per il centro di Roma a cambiare programma, dare un paio di cazzotti a Capezzone e poi fuggire di corsa per strade che sono blindate e sorvegliate? Non è difficile immaginarlo. Qui tratta di una persona che Capezzone ce l’ha in casa. E più precisamente in cucina. Mentre cena, mentre prepara il pranzo per gli ospiti, la mattina a colazione. E quotidianamente Capezzone gli vomita in casa slogan feroci contro studenti, insegnanti, precari, disoccupati, extracomunitari visti come colpevoli semplicemente di reclamare diritti e di esistere. Fosse solo questo: non appena Capezzone va in onda non mancano alte lodi ai peggiori rapaci della repubblica. Verdini, Cosentino, Bertolaso, Dell’Utri: non c’è uno di questi signori che non trovi quotidianamente una parola di difesa e di conforto dal nostro Capezzone. E i sindacati, la gente che difende la scuola o i servizi pubblici? Semplicemente gente “accecata dall’odio”, “illiberale”, “golpista”, tutto reiterato quotidianamente con una voce monotona, di sapore orwelliano, che ha il tono della condanna morale senza appello e senza clemenza. Poi uno realizza che Capezzone va in onda quotidianamente grazie al canone Rai ed è una persona che, non molto tempo fa, vomitava serialmente slogan..contro Berlusconi. Una conversione sicuramente dettata dalla capacità di riconoscere la superiorità morale del leader del centrodestra mica dagli assegni del signore di Arcore, ci mancherebbe. Beh, insomma poi uno Capezzone se lo trova davanti davvero. Statisticamente è normale che non tutti reagiscano allo stesso modo. Magari toccando ferro e tirando dritto. Chi parla di squadrismo in questo gesto, e sono gli stessi che hanno paragonato il lancio di uova al terrorismo, dovrebbe rendersi conto che su milioni di persone quotidianamente sotto tiro degli insulti della propaganda berlusconiana ci sta anche che qualcuno perda il fair play. A questo qualcuno non può che andare una convinta solidarietà umana. La quotidiana iniezione di una robusta dose di Gasparri, Cicchitto, Bondi, Capezzone, La Russa, Brunetta (per non parlare dell’artefice principale della loro, si fa per dire, esistenza) può sortire effetti traumatici. A volte un pugno altro non è che un tentativo di riequilibrio di un trauma. Ci pensino gli stregoni della propaganda del Tg1 e del Tg5 prima di sottoporre questo paese a dosi smisurate di stupidaggini. per Senza Soste, Bill Shankly

martedì 16 novembre 2010

GELO A BRESCIA

Lo Stato è riuscito ancora ad assolversi con una vergognosa sentenza dei giudici della corte d'assise che infanga la memoria delle vittime che gli imputati,contro tutte le sentenze che possano esserci e che mai più ci saranno,hanno ucciso con una bomba in Piazza della Loggia a Brescia.
Ed ora questi bastardi fascisti assassini potrebbero pure richiedere danni milionari allo Stato in quanto perseguiti dalla legge per parecchi anni ed ora che sono risultati"innocenti"vedremo se oltrepasseranno la linea dell'indecenza.
I nomi dei protagonisti di molti anni di questo processo finito alla berlusconiana sono Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi(il peggiore di tutti scappato in Giappone),Francesco Delfino e Pino Rauti(Giovanni Maifredi nel frattempo ha trovato la giustizia divina):questa strage che all'inizio col lavoro di depistaggio dei servizi segreti era stata additata alla sinistra con la raccolta delle prove e con indagini serrate nel corso degli anni hanno fatto sì che i veri colpevoli(nessuna sentenza potrà mai cancellare le loro infamie)fossero riconosciuti in appartenenti al gruppo merdofascista di Ordine Nuovo col culo parato da carabinieri e collaboratori dello Stato.
La giustizia non è solo quella di un'aula di tribunale,la giustizia del popolo deve prendere coscienza e far sentire la sua voce e far valere la propria legittimità.

BRESCIA.Strage di piazza della Loggia.

Dopo 36 anni tutti assolti i 5 imputatiI giudici della Corte d'assise hanno deliberato dopo una settimana di camera di consiglio. Il processo per l'attentato del 1974 in cui morirono 8 persone e 104 rimasero ferite è durato quasi due anni, con 166 udienze. La sentenza in base all'articolo 530, insufficienza di prove. Revocata la misura cautelare per il neofascista Zorzi.
Trentasei anni di inchieste e processi per la strage di Brescia nessuna verità.
Il processo di Brescia che l'Italia dimentica BRESCIA - Ancora una strage impunita al termine di un processo 1 che ha scagionato tutti. Nessun colpevole per la strage di piazza della Loggia, a Brescia, dove il 28 maggio 1974 morirono otto persone e oltre cento rimasero ferite. Dopo una settimana di camera di consiglio i giudici della Corte d'assise di Brescia, presieduta da Enrico Fischetti, hanno assolto i cinque imputati in base all'articolo 530 comma 2, assimilabile alla vecchia insufficienza di prove. Revocata la misura cautelare nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone.
La Procura di Brescia, dopo l'inchiesta cominciata nel '93 e un dibattimento durato circa due anni e 166 udienze, aveva chiesto l'ergastolo per gli ex ordinovisti veneti Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, per il collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte e per il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Per l'ex segretario dell'Msi Pino Rauti era stata chiesta l'assoluzione. Oggi i giudici hanno assolto tutti gli imputati e disposto il non luogo a procedere per Maurizio Tramonte, per intervenuta prescrizione in relazione al reato di calunnia. Nei confronti di Zorzi, ora cittadino giapponese, è stata disposta la revoca della misura cautelare.
Per la strage di piazza della Loggia nessuno è mai stato condannato definitivamente, nonostante diversi processi. "L'unica cosa a cui penso in questo momento sono quegli otto morti. Noi eravamo in piazza quella mattina" ha commentato Manlio Milani, presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia, subito dopo la lettura della sentenza. "In questo processo - ha tenuto a precisare - le cose che mi hanno colpito sono state le reticenze, le falsità che hanno raccontato. Stiamo ancora combattendo con un Parlamento che ti dice che sull'applicazione della legge sul segreto di Stato, a quattro anni dalla sua approvazione non ci sono ancora i regolamenti applicativi. Non c'è volontà di affrontare quegli anni".
Provo un "sentimento di impotenza", ha detto il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, "perché la città voleva due cose: verità e giustizia, ma non si è riusciti a raggiungerle". "Un insulto irreparabile a quanti quella mattina sono caduti in piazza, ai loro familiari", ha rimarcato Paolo Corsini, deputato del Pd e già sindaco di Brescia, esprimendo "sgomento e sconcerto" per la sentenza che "pone fine alla vicenda giudiziaria". "E' un insulto - ha ribadito - un'offesa che umilia la città e rischia di spegnere un'ansia di verità e giustizia che la ricerca storica e il giudizio politico hanno invece da tempo appagato". E' come se la bomba fosse esplosa di nuovo, ha commentato Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI-FdS, "riaprendo una ferita che sanguinerà per chissà quanto tempo ancora".