giovedì 24 marzo 2022

IL PARLAMENTO EIACULANTE PER LA GUERRA

Il tour mondiale del presidente ucraino Zelensky ha toccato recentemente anche l'Italia dove in poco meno di venti minuti ha parlato a una folla di politici eiaculanti sciorinando non la solita aggressiva invettiva contro la cattivissima Russia e per la santificata Ucraina,ma bensì usando termini più diplomatici.
Come si evince nell'articolo di Contropiano(il-prudente-zelensky-e-lo-squallido-draghi )non si è parlato direttamente di invio di armi e di proclami sensazionalistici su futuri e tragici conflitti mondiali,e nemmeno ha accostato la Resistenza italiana e l'attuale guerra ucraina,cosa che ha fatto un sempre più imbarazzante Draghi seguito da un confuso Mattarella oggi nel giorno della commemorazione della strage delle Fosse Ardeatine.
Come detto i presenti in Parlamento hanno elogiato con applausi scroscianti l'intervento di Zelensky arrivato al potere alla fine di un golpe,in un'unione quasi totale a parte poche e singole eccezioni che riguardano politici che hanno ancora un'opinione immune dall'ingerenza statunitense ed europea.
Perché nonostante i guai di casa nostra con un carovita sempre più opprimente si è deciso di aumentare la spesa pubblica per la guerra,con tutti(quasi come detto sopra)ben felici di approvare questi nuovi stanziamenti in barba alla Costituzione italiana e al pensiero della maggior parte degli italiani che sono contro la guerra e che vogliono una soluzione diplomatica al conflitto.
Il Pd che è il "volto umano" della destra più reazionaria e guerrafondaia approva il tutto confermando quello che fecero i loro antenati proprio nell'anniversario del bombardamento di Belgrado nel 1999:il voto è alle porte ed è necessaria un'alternativa a tutta questa accozzaglia di politicanti che parlano di pace e che hanno il fucile nascosto dietro la schiena.

Il prudente Zelensky e lo squallido Draghi.

di  Giorgio Cremaschi (Potere al Popolo)   

È stato un discorso più prudente, rispetto ai suoi soliti standard, quello di Zelensky al Parlamento italiano. Secondo alcuni commentatori ciò sarebbe dovuto al fatto che il presidente ucraino, dopo la telefonata con il Papa, abbia ritenuto controproducente parlare, come sinora ha sempre fatto, di No-fly-zone e Terza guerra mondiale, proprio là dove il Papa risiede. 

Zelensky non ha neppure usato il paragone, che tutti aspettavano, tra Resistenza antifascista e guerra in Ucraina. Dopo lo scandalo e le proteste in Israele per l’accostamento della condizione degli ucraini a quella degli ebrei sterminati da Hitler, il presidente ucraino ha ritenuto di non fare quei discorsi che da noi urlano ogni giorno i peggiori guerrafondai del PD.

L’intervento di Zelensky è stato un passo di diplomazia, vedremo se puramente tattico, visto anche che il governo italiano non conta nulla nelle decisioni importanti. Oppure perché fondato su trattative che non conosciamo. Vedremo. 

In ogni caso è stato Draghi a pavoneggiarsi in un stupido e ridicolo intervento guerrafondaio. Lui ha parlato di Resistenza e armi agli ucraini, mentre Zelensky aveva fatto solo rifermento alle sanzioni. Un gioco delle parti? Può essere, ma con il governo italiano che svolge il ruolo dell’utile idiota. 

C’è da vergognarsi di Draghi e della nullità che rappresenta, quando un ruolo davvero di mediazione dell’Italia oggi sarebbe stato fondamentale, per fermare la guerra e per un vero aiuto al popolo ucraino. Ma invece inviamo armi, in un clima di interventismo dannunziano, nel quale la grande stampa sta toccando vertici di ignominia. 

Una cosa è chiara: la fine della guerra non passerà certo per la nostra indecente classe politica. Per questo oggi più che mai mobilitiamoci contro la guerra e la partecipazione italiana alla guerra. Chiediamo noi il cessate il fuoco. Possiamo fare di più noi che i nostri squallidi governanti.

martedì 22 marzo 2022

RUSSOFOBIA

La diffidenza se non il disprezzo cui siamo abituati ormai da quasi un mese per tutto quello che è russo o riconducibile alla Russia ha veramente stancato e solamente degli idioti totali potrebbero approvare una denigrazione di un territorio che in fatto di cultura e di progresso non è secondo a nessuno.
La russofobia è un nemico antico,millenario,perché quando non si conosce a dovere il tuo vicino o il tuo prossimo allora per forze dev'essere tacciato di infamie e di colpevolezze su tutto,ma è sempre stato così e purtroppo sempre lo sarà,e questo vale sia per la Russia,per l'Africa e l'Asia e il Sud America per non parlare delle differenze religiose tra i vari popoli.
Il tutto nasce nell'occidente dove negli ultimi secoli(Europa e Usa)è riuscito a compattarsi e a pretendere di essere sempre dalla parte del giusto illuminati da un Dio che è dalla loro parte,perché le vite altrui,soprattutto quelle dei pagani o degli infedeli,non contano poi molto.
Tornando agli articoli proposti nel primo(contropiano la-russofobia-e-una-pericolosa-patologia )c'è l'intervento di Moni Ovadia che parla proprio della russofobia spinta fin oltre l'eccesso dai media e dai politici occidentali,con una propaganda martellante e stucchevole che in un mese ha preso di mira personaggi che vanno da Dostoevskij a Gagarin ostracizzati da università,piazze e musei,in una caccia alle streghe patetica e anche pericolosa,che hanno portato a ritorsioni culturali come l'anticipo del ritiro di alcune opere russe prestate in Italia.
Ricordando le nefandezze compiute dagli occidentali in Jugoslavia,Iraq,Afghanistan,Somalia e Libia solo per citare quelle degli ultimi trent'anni e tralasciando il fatto che attualmente sono ancora trentatré i conflitti in tutto il mondo,la Russia ha agito per potersi difendere e non avere testate missilistiche a pochi chilometri dal confine e da Mosca,e tutte le narrazioni tossiche che stanno giungendo dai giornalisti e dai politici con l'elmetto avvelenano le informazioni sulla genesi di questa guerra contro una nazione dove meno di dieci anni fa c'è stato un golpe di neonazisti foraggiati dalla Nato,dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea.
Il secondo articolo(i nuovi vespri guerra-ucraina-sanzioni-russia-unione-europea )parla delle sanzioni che continuano a colpire la Russia e che invece stanno mettendo in ginocchio imprese,famiglie e singoli cittadini italiani(ed europei in secondo grado)in quanto abbiamo molto in comune con la Russia sia del punto di vista culturale che economico,con se non una vera e propria amicizia un rapporto di rispetto reciproco che nel giro di qualche settimana sta crollando in maniera forse irrimediabile.
La Russia ha sì pesanti ripercussioni,ma anche la capacità vista l'enorme dimensione della sua nazione che praticamente può fornire ogni materia prima e ogni risorsa energetica in maniera autarchica,ma che ha anche altri possibili partner economici in primis con la Cina e gli altri paesi dei Brics:come spiegato nel pezzo le sanzioni sono un boomerang per noi,e solamente i politici e i giornalisti marionette nelle loro mani non l'hanno ancora capita.

“La russofobia è una pericolosa patologia”.

di  Moni Ovadia*   

La guerra portata dal presidente russo Vladimir Putin contro l’Ucraina del presidente Volodymyr Zelensky dovrebbe sollecitare a noi cittadini dell’Occidente, non colpiti direttamente dal conflitto ma coinvolti economicamente dalle scelte dei nostri governanti, una domanda: vogliamo accettare le retoriche e le propagande che ci vengono proposte dall’inevitabile profluvio di informazioni, di chiacchiere pletoriche dei politologi e degli strateghi da talk show o vogliamo finalmente riattivare la nostra capacità critica per allargare lo sguardo oltre la cronaca e cercare di capire in che mondo vogliamo vivere?

E ancora: vogliamo finalmente bandire le guerre dalle relazioni fra genti e fra individui come afferma solennemente la nostra Costituzione? Allora in primo luogo dobbiamo uscire dalla logica delle fazioni e degli schieramenti confortati da stereotipi consolidati come per esempio: il buon Occidente democratico versus il sinistro Oriente slavo autocratico russo.

La russofobia, a mio parere, è una pericolosa patologia. Il buon Occidente democratico ha scatenato negli ultimi 25 anni cinque guerre criminali contro ogni regola del diritto internazionale: 70 giorni di bombardamento della capitale della Serbia, guerra contro l’Iraq con centinaia di migliaia di morti civili, bombardamenti in Somalia, catastrofe bellica della Libia e invasione dell’Afghanistan con una terrificante messe di vittime innocenti, per non cambiare nulla in vent’anni e con un dispendio iperbolico che ha arricchito solo l’industria delle armi.

Quel colossale budget investito nell’economia civile avrebbe potuto produrre trasformazioni virtuose strabilianti. Poi, alla fine della devastazione e con l’abbandono del Paese, il popolo, in particolare le donne, è stato lasciato in balia dell’oscurantismo.

Con quale autorevolezza gli occidentali chiedono a Putin di rispettare la sovranità dell’Ucraina quando, solo per citare un caso, i governi israeliani da oltre cinquant’anni occupano terre palestinesi in violazione di ogni idea di diritto internazionale senza che i Paesi della Nato alzino un’unghia per impedirlo? Inoltre, un membro potente della Nato, la Turchia, da decenni massacra senza pietà il popolo curdo e nulla viene fatto per far cessare l’orrore.

A parte questi fatti che vengono a mostrare come l’alleanza atlantica faccia la parte del bue che dice “cornuto” all’asino, vengono anche diffuse stupidaggini come quella che il presidente della Federazione russa sarebbe il nuovo Hitler.

Negli ultimi lustri abbiamo assistito al proliferare di nuovi Hitler, estratti come i conigli dal cilindro dei maghi dai fanfaroni del cosiddetto mondo “libero”. Ora, Vladimir Putin può essere criticato, denunciato, contrastato per le sue azioni ma senza sparare balle sesquipedali. E per essere chiari, lo scrivente, se fosse un cittadino russo, per la sua insopprimibile difesa dei diritti umani, verosimilmente si troverebbe ristretto in un carcere. Ma se si vuole tentare di capire e conoscere l’uomo e il politico che siede al Cremlino sarebbe almeno opportuno guardare la lunga intervista che il grande regista statunitense Oliver Stone gli ha fatto con profondità e perizia.

Noi occidentali, inoltre, se vogliamo avere credibilità nei confronti della Russia, seguendo la via maestra dell’onestà intellettuale, dobbiamo farci le pulci e ricordare.

Quando i sovietici vollero inviare missili a Cuba, su richiesta di un Paese sovrano, cosa fece l’amatissimo e democratico presidente John Fitzgerald Kennedy? Ordinò un blocco navale rischiando di innescare la terza guerra mondiale. Allora perché mai stupirsi che Putin non voglia missili americani a 500 km da Mosca? Cosa succederebbe se la Russia inviasse missili in Venezuela e a Cuba o in Messico?

Le amministrazioni statunitensi hanno ripetutamente promesso a Putin “il terribile” che la Nato non si sarebbe allargata di un pollice oltre i confini dell’ex Ddr, ma le loro promesse si sono rivelate menzogne e l’alleanza si è allargata proprio ai Paesi dell’Europa orientale e ai Paesi ex sovietici.

Da ultimo volevano provarci anche con l’Ucraina. Volevano proprio portare le armi ai confini della Russia. E hanno anche la faccia di stupirsi delle reazioni del leader russo. Vorrei anche ricordare che Putin ha ricevuto attestati di ammirazione e persino di riverenza da parte di molti politici occidentali. Mi torna in mente che solo pochi anni fa un nostro ex primo ministro, del quale ora non rammemoro il nome, sembrava il “compagno di merende” di quel tiranno che oggi viene spregiativamente chiamato lo zar.

Tutti desideriamo ardentemente che questo conflitto cessi subito e molti avranno qualche opinione al riguardo, la mia è che l’Europa dovrebbe dimostrare di esistere bussando alla porta dello zio Sam per suggerirgli affettuosamente di star fuori da questa questione, che riguarda il vecchio continente.

Gli Usa dispongono già di un numero considerevole di istallazioni militari in ogni angolo del pianeta, vogliono metterne qualcuna anche a Pietroburgo e a Canton? La Russia, è bene non dimenticarlo, fino agli Urali è Europa e, senza la cultura, l’arte, la musica, la scienza, l’anima di quelle genti, non si può neppure parlare seriamente di Europa, né di europei.

*da Micromega, 1 marzo

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Guerra in Ucraina: dite a Ursula von der Leyen che le sanzioni alla Russia affonderebbero definitivamente la Ue e soprattutto l’Italia/ MATTINALE 578 

di I Nuovi Vespri   

25 febbraio 2022 

•La guerra in Ucraina e i morti sono sulla coscienza del solito ultraliberismo globalista rappresentato da Nato, USA e multinazionali   

•Russi e cinesi hanno cercato vi evitare in tutti i modi la guerra. E cercheranno vi evitare di far pagare il prezzo di questa guerra agli europei. Se la Ue seguirà Nato, USA e multinazionali sulla via delle sanzioni alla Russia ne pagherà le conseguenze

•Le eventuali sanzioni alla Russia creerebbero grandi problemi ad alcune banche europee (e soprattutto a UniCredit e a Banca Intesa) 

La guerra in Ucraina e i morti sono sulla coscienza del solito ultraliberismo globalista rappresentato da Nato, USA e multinazionali   

Impossibile non dedicare il nostro MATTINALE di oggi alla guerra in Ucraina. La morale e il ‘buonismo’ lo regaliamo volentieri ai moralisti e ai ‘buonisti’. Noi cerchiamo di analizzare i fatti con freddezza. E i fatti ci dicono che la guerra la Russia la sta subendo. Con pazienza il leader russo Putin ha cercato in tutti i modi di fare capire non tanto al Governo-fantoccio di ucraino, quanto alla Nato, agli Stati Uniti e alle multinazionali che non avrebbe mai accettato un avamposto di questi signori a due passi dal suo Paese. Lo ha detto e ha cercato di spiegarlo in tutte le lingue. Ma i signori dell’ultraliberismo globalista non hanno voluto sentire ragioni. Questi deficienti pensavano che, mandando avanti il presidente ‘postale’ degli Stati Uniti, Joe Biden (qualche lettore ci chiede perché definiamo sempre Biden il “presidente postale”: perché è stato eletto alla Casa Bianca grazie ai voti postali, con imbrogli a mai finire), addottrinato per ripetere come un disco rotto che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina, Putin non avrebbe mai dato l’ordine di avviare la guerra. Si sono sbagliati. Non solo la Russia si sta riprendendo l’Ucraina, ma il leader russo ha avvertito che non tollererà interferenze. Putin, quando dice, senza giri di parole, che non tollererà interferenze, non si riferisce soltanto a spiacevoli conseguenze militari (così, tanto per chiarire a chi in Italia fa finta di non capire e blatera contro la Russia: i russi sanno benissimo che in Sicilia ci sono la base di Sigonella e il MUOS di Niscemi e sanno bene di cosa si occupano…), ma anche a possibili problemi di natura economica, finanziaria e sociale che colpirebbero soprattutto l’Europa e in minima parte gli Stati Uniti d’America. Va detto con chiarezza che i morti di queste ore in Ucraina sono culla coscienza della Nato, degli Usa e delle multinazionali.

Russi e cinesi hanno cercato vi evitare in tutti i modi la guerra. E cercheranno vi evitare di far pagare il prezzo di questa guerra agli europei. Se la Ue seguirà Nato, USA e multinazionali sulla via delle sanzioni alla Russia ne pagherà le conseguenze

Noi non crediamo alle sanzioni contro la Russia annunciate dal Biden, perché tali sanzioni colpirebbero, più che altro, l’economia europea e la vita civile e sociale degli europei. Le eventuali sanzioni alla Russia, infatti, creerebbero enormi problemi a tante aziende europee, alle banche europee, alla finanza europea e a milioni di famiglie europee che dovrebbero fronteggiare aumenti stratosferici delle bollette di gas e di luce. Per non parlare degli effetti devastanti in agricoltura. Le guerre non arrivano mai per caso. Russi e cinesi hanno cercato in tutti i modi di evitarla. A proposito di agricoltura – settore che i ‘geni’ dell’Unione europea umiliano e bistrattano – russi e cinesi, circa tre mesi addietro, hanno lanciato un avvertimento preciso all’Europa, riducendo l’export di fertilizzanti. Chi si occupa di agricoltura sa che Cina e Russia sono i principali produttori al mondo di fertilizzanti a base di azoto e fosforo. Senza questi fertilizzanti salta la cosiddetta agricoltura convenzionale, per la gioia degli ambientalisti, che vorrebbero trasformare tutta l’agricoltura del mondo in agricoltura biologica. Obiettivo nobile e condivisibile che, però, non può essere realizzato in pochi mesi. Far schizzare all’insù il prezzo dell’urea – che è quello che, ad esempio, gli agricoltori italiani hanno scoperto lo scorso Autunno – significa mettere in difficoltà gli stessi agricoltori, costretti a pagare l’urea ad un prezzo più che doppio! Con questa mossa cinesi e russi, già lo scorso Autunno, hanno provato a fare capire che con il gas non c’era molto da scherzare. Ma l’Unione europea ha tirato dritto, andando dietro a USA, Nato e multinazionali sulla questione ucraina. Così, dopo il prezzo dei fertilizzanti alle stelle sono arrivate le bollette di gas e luce alle stelle e l’aumento del prezzo dei carburanti. Ma la Ue ha continuato a fare la ‘mosca cocchiera’ di USA, Nato e multinazionali. Così siamo arrivati all’occupazione militare dell’Ucraina da parte dei dei russi (che hanno dietro la Cina). La Russia gode della copertura della Cina. Le eventuali sanzioni la danneggerebbero fino a un certo punto (i russi hanno già iniziato a esportare gas e grano nel grande mercato cinese). Ma i maggiori danni li avrebbe l’Europa.

Le eventuali sanzioni alla Russia creerebbero grandi problemi ad alcune banche europee (e soprattutto a UniCredit e a Banca Intesa) 

Ciò posto, vediamo di illustrare perché le sanzioni contro la Russia, viste dalla parte dell’Europa, sono balordaggini. cominciamo con le due più grandi banche italiane, UniCredit e Intesa San Paolo. La prima realizza il 6% circa dei profitti in Russia. Le sanzioni alla Russia creerebbero problemi ad UniCredit con riflessi negativi in Italia. Molto presente in Russia è la banca Intesa Sanpaolo che da mezzo secolo gestisce la metà delle transazioni commerciali tra Italia e Russia. Colpire l’economia russa con le sanzioni significherebbe colpire la banca Intesa San Paolo. Gli eventuali danni andrebbero un volume di affari pari a 25 miliardi di dollari circa. Idem per alcune banche francesi, a cominciare da Société Générale, presente in Russia attraverso con la controllata Rosbank, 350 sportelli e circa 3 milioni di clienti. Idem per gli austriaci della Raiffeisen Bank, esposti in Russia per poco più di 15 miliardi di dollari. Una buona parte dei profitti di questa banca sono realizzati in Austria. Da qui una domanda: cosa ci guadagnerebbero le banche italiane, francesi ed austriache dalle sanzioni contro la Russia? Ve lo diciamo noi: una secca riduzione degli utili e nuovi disoccupati in casa. Ne vale la pena? In Russia sono presenti anche Goldman Sachs e Citigroup: siamo sicuri che questi due gruppi gioierebbero con le sanzioni alla Russia? Ancora: l’attuale Governo ucraino in queste ore ha chiesto di escludere la Russia dallo Swift, acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, il sistema che regola lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale. Certo, la Russia verrebbe penalizzata. E se poi la Russia dovesse rispondere bloccando l’export di gas e grano? Così, giusto per ricordarlo: la Russia dispone delle più grandi riserve di gas al mondo ed è il più importante produttore di grano del mondo. Ricordiamo che sono in corso cambiamenti climatici epocali e che lo scorso anno Stati Uniti e Canada, a causa dei capricci del clima, hanno perso il 50% circa della produzione di grano. E ricordiamo che le notizie che arrivano quest’anno dagli Stati Uniti e da una buona parte del Nord Europa, si fronte della siccità, non sono affatto incoraggianti (come potete leggere qui). Passino le tempeste “mai viste prima” in Inghilterra, ma quando si è mai visto in Italia il Po in secca a Gennaio? Per non parlare delle piogge eccessive in Sudamerica. Cosa vogliamo dire? Semplice: che ipotizzare blocchi commerciali in un momento stoico in cui parte del mondo potrebbe restare a corto di cereali on ci sembra una scelta lungimirante. Anzi.

Quella di Ursula von der Leyen è la peggiore presidenza della Commissione nella storia della Ue

C’è poi tutta la materia dell’energia e delle materie prime russe. La Russia esporta il 40% del palladio utilizzato in Europa, titanio, vanadio (indispensabile per la siderurgia italiana) E alluminio indispensabile nel settore aereo. Certo, i governi dei Paesi dell’Unione europea, fedeli a USA, Nato e multinazionali, hanno già detto che si adeguerebbero alle sanzioni, anche a costo di fare a meno del palladio, del titanio, del vanadio e dell’alluminio: questa ce la vogliamo vedere tutta… Il gas e il petrolio, infine. I tedeschi hanno bloccato Nord Stream 2 per danneggiare i russi che hanno investito in quest’opera circa 10 miliardi di euro. Peccato che nei mesi scorsi la Germania, spinta dal vento impetuoso dei Verdi, ha iniziato a spegnere alcune centrali nucleari. E la stessa cosa ha fatto la Francia. Sono state queste due scelte – riduzione secca dell’energia nucleare di Germania e Francia – a determinare l’aumento del prezzo del gas. Poi siccome il Governo-fantoccio ucraino insisteva nel proporre l’ingresso di questo Paese nell’Unione europea e nella Nato, il Governo russo, giusto per cercare di fermare la balordaggine dei missili USA in Ucraina contro la Russia ha ridotto la fornitura di gas all’Europa, determinando un ulteriore aumento del prezzo del gas. Così in Italia, conti alla mano, le bollette del gas e della luce, per il 2022 – dato Cgia di Mestre – sono aumentare di circa 90 miliardi di euro! E ora cosa vorrebbe fare l’Unione europea dell’euro della signora Ursula von der Leyen? Dire sì alle sanzioni contro la Russia? Già sono arrivate le prime bollette di luce alle famiglie italiane con un aumento medio del 50%. Una famiglia che pagava 120-150 euro si trova a pagare 180-240 euro. Un ristoratore che pagava – per ipotesi – 500 euro paga 750 euro. Con le sanzioni e il blocco delle forniture di gas (e le inevitabili speculazioni su gas e petrolio) nel giro di un paio di mesi le bollette elettriche triplicherebbero… tutto questo mentre famiglie e imprese italiane sono ancora alle prese con gli effetti devastanti della pandemia. La possiamo dire una cosa ai signori della Commissione europea che in queste ore blaterano di “sanzioni inevitabili alla Russia”? Senza offesa per nessuno vi diamo un consiglio: itivinni a cogghiri luppini! Se non li trovate dalle vostre parti vi accogliamo a Palermo e a Catania: a Palermo si chiamano luppini, con due p, a Catania si chiamano lupini…

Foto tratta da Leggo.it     

martedì 15 marzo 2022

E LA CINA STA A GUARDARE

Il segreto di Pulcinella sulla genesi del conflitto ucraino è stato messo nero su bianco dall'intervento del portavoce del ministro degli esteri cinese di già qualche giorno addietro che letteralmente ha riferito che"sono state le azioni della Nato guidata da Washington che hanno gradualmente spinto Russia e Ucraina fino al punto di rottura".
Un fatto inconfutabile che in molti soprattutto in occidente non hanno mai reso noto,pensato di sicuro così come è veritiera questa affermazione che già circolava da settimana prima dell'inizio ufficiale della guerra.
Nelle ultime ore si è parlato anche,sempre da fonti statunitensi,di possibili aiuti militari della Cina verso la Russia in materia di rifornimento di armi e di mezzi,cosa che lo stesso Putin ha smentito dicendo che riesce a fare tutto da solo.
La preoccupazione è molta così come le notizie false che girano dai primi interventi con immagini di guerra prese da film e videogiochi fatte passare per incursioni e bombardamenti,che ovvio ci sono stati,ma reti come la nostra Rai Due sta facendo della disinformazione un cavallo di battagli destinato ad azzopparsi da solo.
L'articolo di Contropiano(cina-sono-state-le-azioni-di-nato-e-usa )parla di questa tensione che circola ormai in tutto il mondo,delle restrizioni e delle situazioni fumose che passano in silenzio con incontri sempre più frequenti alche se alquanto improduttivi per un cessate il fuoco che per il momento sembra ancora lontano.

Cina: “Sono state le azioni di Nato e Usa a spingere per la guerra tra Russia e Ucraina”.

di  Redazione   

Non ha usato mezzi termini Zhao Lijian, portavoce del ministro degli Esteri cinese: “Sono state le azioni della Nato guidata da Washington che hanno gradualmente spinto Russia e Ucraina fino al punto di rottura".

“Ignorando le proprie responsabilità”, ha continuato Zhao Lijian, “gli Usa accusano invece Pechino della propria presa di posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere la Cina e la Russia, per mantenere la propria egemonia”.

Sul fronte delle sanzioni la Cina ha sottolineato come non abbiano fondamento nel diritto internazionale. “Non porteranno pace e sicurezza” ha detto Zhao Lijian “ma avranno la sola conseguenza di provocare gravi difficoltà all’economia e ai popoli dei Paesi interessati intensificando ulteriormente la divisione e il confronto”.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi era intervenuto due giorni fa proprio sui rapporti della Cina con Mosca. Il capo della diplomazia di Pechino aveva parlato di “amicizia duratura” con la Russia, un’amicizia che è “solida come una roccia”, affermando che i due Paesi contribuiscono a portare “pace e stabilità” nel mondo”.

La Cina si è detta però disponibile a “fare le necessarie mediazioni” e “a partecipare alla “mediazione internazionale” sulla guerra in Ucraina. Il ministro degli Esteri Wang Yi aveva infatti affermato che Pechino è pronta a continuare a svolgere “un ruolo costruttivo per facilitare il dialogo e per la pace, lavorando a fianco della comunità internazionale per svolgere la necessaria mediazione”.

Ieri infatti il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno avuto un incontro con il leader cinese Xi Jinping, in video conferenza. Pechino ha chiesto di “lavorare insieme” per ridurre le conseguenze della crisi,  bocciando però le sanzioni “che avranno un impatto negativo sulla stabilità della finanza globale, dell’energia, dei trasporti e delle catene di approvvigionamento”, trascinando al ribasso “l’economia mondiale, che è sotto il pesante impatto della pandemia” del Covid-19 e “saranno dannose per tutte le parti”. Xi Jinping ha poi chiesto la “massima moderazione” sulla crisi.

La Società della Croce Rossa cinese, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha inviato un lotto di materiali per aiuti umanitari, inclusi cibo e necessità quotidiane, per un valore complessivo di cinque milioni di yuan (circa 723mila euro). Il lotto, ha aggiunto Zhao Lijian, è stato spedito oggi da Pechino, e sarà consegnato in Ucraina “il prima possibile”.

mercoledì 9 marzo 2022

ANCORA IL COLORE DELLA PELLE

Il razzismo che l'occidente,chi in maniera evidente,chi subdola e chi inconscia,mostra da sempre nei confronti di chi non è di pelle bianca si sta evidenziando in maniera netta con la questione dei profughi ucraini che stanno fuggendo dalle zone colpite dalla guerra combattuta contro la Russia.
Le immagini sono le stesse di quelle che da anni vediamo con chi proviene dalle sponde mediterranee  e da quelle delle frontiere dell'est che ora spalancano i cancelli dei confini per far passare centinaia di migliaia di persone che hanno negli occhi lo stesso orrore di chi sta vivendo un conflitto sulla propria pelle con tutte le incognite che ciò comporta.
Cambia la pelle,ma sono le stesse madri con i bambini,alcuni anche infanti,che scappano con quello che hanno preso in fretta e furia sperando forse un giorno di tornare nelle terre natie,ma è sotto gli occhi di tutti la differenza di trattamento che ricevono in base se hai i capelli biondi e gli occhi azzurri rispetto a chi ha occhi e capelli neri e soprattutto dello stesso colore la pelle.
L'articolo di Internazionale(guerra-ucraina-razzismo )spiega bene quello che negli ultimi giorni stiamo vivendo tramite la cronaca della guerra con la gente che scappa attraverso i confini ucraini nelle vicine Polonia,Slovacchia,Ungheria,Romania e Moldavia,con una partecipazione solidale che non ha confronti negli ultimi anni se non decenni.
E l'Italia è tra i paesi in prima linea a supportare aiuti umanitari(non sto dicendo che non bisogna aiutare la popolazione ucraina ovviamente,sono sempre i poveri e i disperati le vittime predilette dei conflitti,di tutte le guerre)e purtroppo non solo quelli con l'invio di armi nel nome della pace(madn cercare-la-pace-con-la-guerra ).
Davvero questa gara di solidarietà anche voluta per nobiltà d'animo non l'avevo mai vista e come detto nell'articolo sottostante il fatto è che il mondo occidentale ritiene la propria civiltà al di sopra di quelle del resto del mondo,soprattutto di quella africana ma anche di quella asiatica,viste come territori proprio da terzo mondo abitato da persone sempre in conflitto tra di loro e animate da religiosità differenti.
E poi anche la media vicinanza geografica fa sembrare il conflitto più vicino alle nostre case,non come le lande desertiche di certe nazioni dell'Africa o quelle desolate e sperdute del centro dell'Asia:in sostanza l'occidente è il bene,lo sviluppo e la giustizia mentre il resto del mondo è popolato da pagani e da terroristi pronti a invaderci e rubarci il lavoro e le donne,un film già visto.
Da sottolineare anche il fatto che tra gli stessi profughi ucraini ci sono centinaia di africani,indiani e mediorientali che lavorano o studiano in Ucraina e ai confini di cui sopra sono stati trattati come usano con gli altri profughi non bianchi,maltrattati,discriminati e addirittura picchiati e fatti passare in coda rispetto agli ucraini che abbiamo nell'immaginario(vedi:www.ilpost.it/ucraina-fuga-africani-indiani-razzismo ).

Il racconto della guerra in Ucraina rivela il razzismo occidentale.

Patrick Gathara, Al Jazeera, Qatar.

7 marzo 2022 

Il conflitto in corso in Ucraina tra popolazioni slave russe e ucraine, queste ultime appoggiate da una coalizione tribale di nazioni nell’Europa subscandinava, non ha messo in evidenza soltanto la fragilità della pace nel subcontinente devastato dalla pandemia. Ha svelato anche una squallida sfumatura di eccezionalismo razzista con cui molte persone europee e di discendenza europea tendono a guardare a se stesse. 

È stato impossibile non accorgersi dello shock, all’idea che tutto questo potesse succedere in Europa, mostrato dai giornalisti caucasici che stanno raccontando la guerra scatenata dall’invasione della Russia con il pretesto di sostenere gli alleati etnici nelle enclave tribali di Donetsk e Luhansk, riconosciute come repubbliche indipendenti. 

“Sono così simili a noi. Ecco perché è così scioccante… La guerra non è più qualcosa che colpisce popoli poveri e lontani. Può accadere a chiunque”, ha scritto Daniel Hannan sul Telegraph, nel Regno Unito. “Pensate, siamo nel ventunesimo secolo, siamo in una città europea, e si lanciano missili come se fossimo in Iraq o in Afghanistan”, si lamentava un commentatore alla tv francese. 

Inviato a Kiev, nella capitale ucraina, il corrispondente della rete statunitense Cbs Charlie D’Agata ha dichiarato che l’Ucraina “non è, con il dovuto rispetto, un posto come l’Iraq o l’Afghanistan, in guerra da decenni… Questa è una città relativamente civilizzata, relativamente europea – devo stare attento alle parole che uso – dove non ti aspetteresti né spereresti mai che possa accadere qualcosa di simile”. In seguito si è scusato. 

Un ritratto impietoso.

Queste reazioni scandalizzate naturalmente con sono una novità. Raccontando gli eventi accaduti negli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump, soprattutto in occasione delle elezioni del 2020, i giornalisti esclamavano con regolarità che quel caos era una cosa da “terzo mondo”, che non ci si sarebbe potuti aspettare negli Stati Uniti. “Adesso l’America è un paese del terzo mondo”, recitava un titolo della rivista Fortune raccontando il primo sgangherato dibattito presidenziale tra Donald Trump e Joe Biden, destinato a succedergli. 

Il pensiero torna a Chinua Achebe che, recensendo nel 1975 il romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra, osservava come “per ragioni che sarebbe sicuramente utile indagare dal punto di vista psicologico, l’occidente sembra nutrire profonde preoccupazioni riguardo la precarietà della sua civiltà” e aver bisogno di essere rassicurato di continuo dal paragone con l’Africa. All’Africa possiamo aggiungere l’Iraq, l’Afghanistan e gran parte del sud globale. 

In sostanza, i giornalisti cercano di ribadire l’eccezionalismo e la virtù dell’Europa bianca esternalizzando i mali di quest’ultima verso il mondo “in via di sviluppo”. Ciò che Achebe scriveva dell’Africa può essere esteso a gran parte del mondo non bianco, che “è per l’Europa quello che il ritratto è per Dorian Gray, ossia un contenitore in cui il padrone scarica le sue deformità fisiche e morali così che lui possa andare avanti, dritto e immacolato”. 

Paradossalmente, le deformità morali dell’Europa sono sotto gli occhi di tutti fin dall’inizio dell’invasione russa, essa stessa profondamente immorale e ingiusta. Il trattamento che, stando a quanto riportato, le guardie di frontiera ucraine hanno riservato agli africani, agli indiani e ad altre persone di colore che cercavano di lasciare il paese resterà una macchia indelebile sulla resistenza per altri versi eroica del paese contro l’aggressione. 

Il caldo benvenuto accordato ai profughi ucraini dai vicini dell’Unione europea è in netto contrasto con l’ostilità sperimentata da persone diverse dal punto di vista razziale, giunti da altri paesi sulla soglia dell’Europa. E gli europei non hanno certo fatto mistero dei motivi di questa discrepanza. 

I giornalisti non si rendono nemmeno conto del paradosso delle potenze europee che, mentre accolgono i profughi creati dall’invasione russa, respingono quelli creati dalle sue invasioni.

Il primo ministro bulgaro Kiril Petkov ha dichiarato: “Questi non sono i profughi che eravamo soliti vedere. Queste persone sono europee, perciò noi, insieme a tutti gli altri paesi dell’Ue, siamo pronti ad accoglierli. Queste sono… persone intelligenti, istruite… perciò nessuno dei paesi europei teme l’ondata di immigrati che sta per arrivare”. 

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato poi che “accetteremo chiunque ne abbia bisogno. La società ucraina è sempre più impaurita e preoccupata. Siamo pronti ad accettare decine, centina di migliaia di profughi ucraini”. Tutto questo mentre il suo paese continua a negare l’ingresso a migranti e richiedenti asilo, in gran parte iracheni, afgani e siriani, lungo il confine con la Bielorussia. 

Nel Regno Unito, che ha valutato la possibilità di respingere i profughi non bianchi verso il Canale della Manica, il primo ministro Boris Johnson pare abbia detto che gli ucraini potranno entrare senza necessità di visto se hanno già dei parenti nel paese. 

Vale la pena notare che quando i giornalisti, sconvolti nel vedere il continente puro immergersi in un fango che ritenevano essere riservato unicamente al resto dell’umanità, si degnano di accennare alle posizioni contraddittorie sui richiedenti asilo, lo fanno solo incidentalmente. Sembra che la parola “razzismo” venga attentamente evitata. 

A quanto pare non si rendono nemmeno conto del paradosso rappresentato dalle potenze europee che, mentre accolgono i profughi creati dall’invasione russa, respingono quelli creati dalle sue invasioni e occupazioni. Così come il fatto che mentre la Russia viene condannata, come è giusto che sia, per aver invaso il paese di qualcun altro, i paesi che più fanno sentire la loro voce sulle leggi internazionali o sulla Carta e sulle risoluzioni delle Nazioni Unite ignorano tranquillamente il fatto che l’Israele dell’apartheid sta facendo esattamente la stessa cosa con i palestinesi. In quel caso niente richiesta di sanzioni o isolamento. Niente celebrazioni del coraggio del popolo di Gaza e dei territori occupati in Cisgiordania che difende la sua libertà contro un brutale occupante. 

Ma d’altronde Israele non ha invaso un paese bianco europeo e noi sappiamo che secondo loro alcuni comportamenti sono accettabili e devono essere messi in conto se diretti verso persone in altri continenti. 

Di fatto nei confronti del nord si ha la stessa reazione del comico John Oliver quando ha saputo che anche l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, responsabile della disastrosa invasione dell’Iraq nel 2003, stava condannando Putin. “Aspetta un momento, George. Tu proprio no”, ha detto nella sua trasmissione Last week tonight. “Non sei la persona adatta a farlo, perché questa dichiarazione avrebbe avuto senso solo se alla fine avessi detto ‘Oh m***, adesso capisco. Mi dispiace, adesso chiudo la mia c*** di bocca”. 

Piuttosto che chiudere la bocca, forse sarebbe stato meglio se avessero mostrato un minimo di consapevolezza e coerenza. 

(Traduzione di Giusy Muzzopappa) 

Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Al Jazeera.

giovedì 3 marzo 2022

CERCARE LA PACE CON LA GUERRA

A molti saranno parse le affermazioni e più di quelle le decisioni dei governanti italici di poter parlare di pace stanziando soldati e una vagonata di Euro per armare l'Ucraina nel conflitto contro la Russia,e i soliti buonisti che sventolano la bandiera della pace e che praticamente votano l'intero corollario parlamentare hanno le mani sporche di sangue facendo finta di non saperlo.
Nell'articolo proposto(libera una_guerra_scaturita_da_una_pace_armata )c'è la riflessione del Presidente di Libera Luigi Ciotti che senza fare alcun nome spiega in semplici parole di come una guerra nasca per primo dalla fame di potere e di soldi dei potenti di una popolazione che prima ancora di dichiarare conflitti affama la propria gente non combattendo la povertà ma i poveri,usando violenza di tutti i tipi contro i miti e quello che lui chiama i non-conformi.
Un punto di vista spirituale ma anche pratico con l'aumento nell'ultimo periodo di pandemia di produzione e di vendita di armi,che intanto in tutto il mondo è sempre tempo di guerra e di fare affari sulla pelle dei più deboli,in qualunque posto e per qualunque popolo.

Una guerra scaturita da una pace armata.

Una riflessione di Luigi Ciotti: "Una società attraversata dalla competizione e dai conflitti sarà sempre terreno fertile per la guerra."

La guerra reale o minacciata, la guerra di cui ci accorgiamo solo quando si affaccia più vicina a noi e ai nostri interessi, ma che senza tregua insanguina tante regioni del mondo. La guerra che non “scoppia” all’improvviso, ma che – covata da chi se ne avvantaggia – lievita e poi dilaga con forza distruttiva, travolgendo persone, ecosistemi, patrimoni storici e culturali.

Non sono solo gli Stati e le coalizioni a entrare in guerra fra loro. Prima, o nel frattempo, sono i potenti a dichiarare guerra ai propri popoli, i ricchi a lottare non contro la povertà ma contro i poveri, dolenti testimoni della loro ingiustizia, i violenti ad accanirsi contro i miti e i non-conformi, dalle cui mani dipende il futuro del pianeta.

Esiste un rapporto di forze che non è fra gli eserciti schierati, ma fra chi ha il potere della forza e chi, solo, speranza di giustizia. Chi è in condizione di decidere e chi no.

E questo dovrebbe esserci più che mai chiaro oggi. Durante la pandemia sono infatti cresciute a livello planetario – inclusa l’Italia – la produzione e la vendita di armamenti. Mentre il mondo della medicina e della scienza si spendeva per salvare le vite dal Covid, altri spendevano per acquistare strumenti di morte, da mettere in mano a quelle stesse vite salvate. Ecco l’insensatezza della guerra, che inizia ben prima di scoppiare.

Di fronte a tutto questo la pace non può essere promossa in forma di appello generico, né, solo, di fideistica convinzione. Non può ridursi a ciò che don Tonino Bello – che la pace l’ha sempre praticata e non solo proclamata in forme retoriche e rassicuranti – chiamava il “monoteismo della pace”. C’è infatti un legame necessario fra pace e giustizia, fra pace e diritti umani, poiché solo se fondata sul riconoscimento della dignità delle persone la pace è vera e destinata a durare. Altrimenti è una traballante tregua, un accordo contingente mosso da interessi di altro genere.

Oggi dobbiamo allora concepire la pace come una tensione, una costruzione quotidiana che comincia da ciascuno di noi, dai nostri rapporti più prossimi. Una società attraversata dalla competizione e dai conflitti sarà sempre terreno fertile per la guerra. Ma se impariamo a praticare l’ascolto, il confronto, il riconoscimento anche nei riguardi di chi ci appare meno simile e “conforme”, concimeremo campi di pace.

Il nostro pensiero e il nostro impegno vanno a chiunque nel mondo, indipendentemente dalle appartenenze e dai confini, s’impegna per smascherare la guerra non “fredda” ma nascosta, dalla quale esplode quella delle bombe e dei cannoni. Il nostro pensiero e il nostro impegno vanno a chi si mette in gioco in prima persona per vivere e per affermare la pace.

Luigi Ciotti Presidente di Libera - Gruppo Abele