venerdì 22 ottobre 2021

BERLUSCONI VUOL DIRE ANCORA LA SUA

Il berlusconismo ce lo potevamo togliere di mezzo già da più di cinque anni,da quando l'ex premier colluso con la mafia e il pieno di sé Renzi stipularono il primo di una serie di tanti inciuci(vedi:madn il-patto-tra-un-non-eletto-e-un.incandidabile ),ma nelle ultime settimane complice una destra sempre più populista e la recente batosta elettorale il nome di Berlusconi torna a fare marchetta come possibile leader del centrodestra sovrastando Meloni e Salvini che fanno spallucce e per ora incassano.
Le distanze all'interno di questa coalizione,che è tutto a parte unita viste le spaccature a livello nazionale e ancor più in Europa,sono ampie e non convincono nessuno a partire dagli stessi liberal  reazionari.
L'articolo di Left(alla-fine-tutti-a-scodinzolare-da-berlusconi )parla di queste incongruenza venute fuori dall'ennesimo incontro a tre tenutosi nella residenza romana dell'ex premier puttaniere,e nonostante l'ostentata serenità le incomprensioni e le sparlate alle spalle sono imponenti e importanti,con il sogno dell'omuncolo di Arcore,nemmeno tanto tenuto nascosto,sarebbe quello d'insediarsi al Quirinale.
Vado oltre la tematica del contributo ponendo l'attenzione al fatto che comunque Berlusconi detenga ancora in mano una buona fetta dell'informazione italiana,ed i telegiornali Merdiaset ne danno conferma con servizi tagliati su misura per il cavaliere criminale.
Immaginatevi un Berlusconi contrario ai vaccini,al green pass e non così pronto a sostenere il governo Draghi come non fa Salvini,con la Meloni fuori solamente per mero opportunismo politico:tutti i servizi informativi avrebbero un'altra piega dettata dalla volubilità di un personaggio politico che rappresenta il vecchiume corrotto e corruttibile cui siamo da decenni abituati.

Alla fine tutti a scodinzolare da Berlusconi.

di Giulio Cavalli

L’immagine più potente del disastroso momento del centrodestra è la finta serenità sputata ai giornali ieri di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni mentre passeggiano, sorridono, si abbracciano, si baciano e fanno comunella a Villa Grande, la ex dimora del regista Zeffirelli sull’Appia oggi residenza romana di Berlusconi. È un incredibile salto indietro nel tempo, negli anni 90, quando la politica che si era fatta marketing era convinta di potersi raccontare sulle pagine patinate senza il bisogno di raccontare i contenuti.

L’incontro di ieri (fortemente voluto da Berlusconi che è convinto di poter tenere a bada i suoi giovani, inesperti e troppo focosi alleati) porta con sé la nostalgia dei tempi andati, come quelle cene di classe molti anni dopo quando tutti si ritrovano un po’ ammaccati dalla vita, piuttosto imbolsiti e pateticamente incagliati sugli amori e le simpatie che erano allora perché vuoti di emozioni presenti. La linea politica che esce dall’incontro dei tre leader è un comunicato bulgaro che non vale nemmeno la pena leggere, ripete quel “volemose bene” che è la strategia di uscita più banale per le situazioni complesse. Berlusconi dice che sono tutti “uniti” e che ha intenzione di “sostenere Draghi e di tenere unito il centrodestra” come se non fosse un fatto su cui riflettere che due partiti su tre sostengano il governo mentre Fratelli d’Italia sta bellamente a sollazzarsi all’opposizione.

L’idea della federazione lanciata da Salvini è finita nel cassetto delle sparate buone per un paio di articoli di giornale mentre quello che esce è per l’ennesima volta un commissariamento del Cavaliere che vuole riproporsi come leader. Anche la recita di Salvini e Meloni che sono amici per la pelle è qualcosa a cui non crede più nessuno.

Ma c’è un punto sostanziale che racconta bene il degrado: Silvio Berlusconi ieri pare che abbia raccontato ai suoi discoli di Lega e FdI che mancherebbero solo una trentina di voti per coronare il suo sogno di diventare presidente della Repubblica. E questo è il punto cruciale che racconta la sensazione: il centrodestra che si lamenta di avere perso male le elezioni amministrative per mancanza di proposte di spessore sta davvero brigando convinto di poter eleggere presidente della Repubblica un uomo che si è seduto al tavolo con Cosa Nostra e che ne ha finanziato le attività con le sue società.

Basta questo, solo questo, per rappresentare il momento.

Buon giovedì

martedì 19 ottobre 2021

MORTE DI UN'IMPOSTORE

Uno dei personaggi più potenti ed allo stesso tempo malleabili da chi di potere ne aveva ancora in ulteriore misura,è morto lasciandosi dietro se una carriera sia militare che politica di primo livello:infatti parliamo di Colin Powell,che fu capo di stato maggiore dell'esercito e primo segretario Usa e per di più come primo uomo di colore ad avere avuto questi incarichi.
Una delle sue più grandi fandonie che ha provocato anni di guerra e migliaia di vittime,fu quando portò come prova una boccetta piena di antrace all'assemblea generale dell'Onu dichiarando falsa testimonianza al mondo intero per quanto riguardava la fabbricazione,lo stoccaggio e l'uso di armi chimiche da parte dell'Iraq di Saddam Hussein nel secondo conflitto scatenato contro lui e la sua nazione nel giro di pochi anni(era il 2003,vedi:madn blair-bliar ).
Il redazionale di Contropiano(e-morto-quel-gran-bugiardo-di-coli-powell )parla di un complice di presidenti guerrafondai che con il prestigio della sua posizione ha fatto cominciare conflitti tragici per le persone attaccate e invase dalle forze straniere occidentali con pretesti mai approfonditi che anni dopo si sono rivelati frutto di menzogne.

E’ morto quel gran bugiardo di Colin Powell.

di  Redazione   

E’ morto per complicazioni da Covid l’ex segretario di Stato Usa, Colin Powell. Aveva 84 anni.

Powell è stato il primo segretario di Stato Usa afroamericano. Ha ricoperto questo incarico nell’amministrazione di George W.Bush. Powell è stato anche il primo capo di stato maggiore dell’esercito Usa afroamericano. 

Fin qui le “novità” rappresentate nella sua biografia. Ma questi “primati” – che fanno di solito ululare all’”inclusività” dell’establishment statunitense – non sarebbero stati possibile se Powell non fosse stato più che plasmabile come criminale di guerra e tra i più grandi bugiardi della storia recente.

Resterà negli annali e nei libri, infatti, la sua spudorata esibizione all’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2003. Con in mano una boccetta piena di polvere bianca accusò l’Iraq, allora ancora governato da Saddam Hussein, di avere negli arsenali armi chimiche di distruzione di massa.

«Non posso dirvi tutto ciò che sappiamo», affermò. «Ma posso dirvi che l’insieme delle cose venute alla luce nel corso degli anni è molto preoccupante. I fatti e i comportamenti dimostrano come Saddam Hussein e il suo regime nascondano i loro tentativi di produrre più armi di distruzione di massa».

Con questa clamorosa menzogna – possibile solo per la forza militare degli Usa e il quasi totale controllo dei principali media – fu giustificata e in qualche misura “autorizzata” la seconda guerra contro l’Iraq, che portò all’occupazione permanente di quel paese… e delle sue risorse petrolifere.

Un discorso smentito poi proprio dalla guerra di conquista, visto che nulla del genere fu trovato in nessun arsenale.

Ma in ogni caso era stati affermata una “strategia della comunicazione” che aveva origini certamente più lontane – nella “propagandi di guerra”, in primo luogo – ma che da allora si è imposta come la “nuova normalità” per tutti i governi occidentali e neoliberisti. Basta guardare alle retoriche di Renzi, Salvini, Letta, Draghi o Macron.

Quella smentita fu però così clamorosa da bruciargli la carriera che gli veniva costruita nel frattempo. Invece di diventare “il primo presidente nero” – prima ancora che esplodesse l’astro Obama – fu ridicolizzato nel mondo, nonostante la sua solida carriera diplomatica.

Una menzogna, insomma, che mise fine alla sua quasi leggendaria fortuna: inviato per due volte in Vietnam negli anni Sessanta, era rimasto ferito in entrambe le occasioni e persino sopravvissuto a un incidente in elicottero.

lunedì 18 ottobre 2021

LO STATO SI RIPRENDE ALITALIA COL NUOVO NOME ITA

L'operazione che ha portato al riacquisto da parte dello Stato della compagnia aerea nazionale che da Alitalia si chiamerà Ita ha avuto anni di confronti e di lotte che volendo vedere alla fine non hanno portato ad un risultato buono,con in parole povere l'Italia che ha privatizzato(svendendola)Alitalia con Berlusconi per poi riprendersela con Draghi(vedi:madn lalitalia-deve-tornare-pubblica ).
Nei due articoli seguenti di Contropiano(alitalia-ita-quando-lo-stato-si-fa-pescecane e politica-industriale-il-test-di-alitalia )il forte disappunto sindacale in una questione aperta da anni dove tutti ci hanno speculato e guadagnato alle spalle dei lavoratori e degli utenti,con i politici che non sono stati all'altezza di un nodo fondamentale per il lavoro e per il turismo,due argomenti spesso tirati in ballo ma che poi tragicamente vengono maltrattati.

Alitalia-ITA: quando lo Stato si fa pescecane.

di  Unione Sindacale di Base   

Muore Alitalia, subentra la neonata ITA in ossequio al diktat dell’Unione Europea di totale discontinuità con l’azienda dichiarata morta dall’Europa e sepolta da Draghi.

Giovedì sera ITA ha acquistato all’ultimo minuto per una cifra irrisoria, 90 milioni di euro, quel marchio Alitalia che solo due settimane fa era stato messo all’asta per 260 milioni di euro, cifra assolutamente congrua e che avrebbe potuto dare un po’ di ossigeno al ripianamento dei debiti Alitalia che ricadranno invece ovviamente sui cittadini italiani.

Ieri mattina, così, il primo volo della neonata compagnia ITA è partito con aerei con livrea Alitalia, con biglietti Alitalia, con personale che indossa divise Alitalia, con numero di volo AZ, cioè Alitalia.

E la discontinuità? Il solo fronte in cui è stata rigidamente applicata è quello dei lavoratori: da oltre 10.000 a 2.500, che sono stati riassunti con il jobs act e quindi senza tutela dal licenziamento; senza applicare l’articolo 2112 che garantisce, in caso di passaggio di mano da un’impresa all’altra, la garanzia del posto di lavoro a chi c’era prima; senza un contratto ma con un regolamento, visto che ITA come primo atto ha deciso di uscire dal contratto nazionale di lavoro di Assoaereo, con salari non negoziati che abbattono di oltre il 40 per cento quelli precedenti.

Un’operazione da pescecani che si sono gettati sulla preda fiutando l’odore del sangue, che se solo fosse stata compiuta da qualche padrone avrebbe fatto insorgere tutti, sindacati, politica, sinceri democratici. E invece l’operazione è stata condotta in toto da un rappresentante dello Stato italiano, perché ITA è una società ad intero capitale pubblico.

Quindi questa vera e propria truffa, questo attacco al contratto nazionale di lavoro, questo taglio drastico del personale, questo infischiarsene della legge, questa totale svendita di una compagnia di bandiera che aveva tutte le possibilità, se ben gestita e rilanciata, di tornare ad avere un ruolo importante nel trasporto aereo europeo e fare da traino anche a quella risorsa turismo con cui tanti con voce roboante si sciacquano la bocca, è stata pensata, voluta, realizzata in nome e per conto dello Stato italiano che è l’azionista unico della nuova azienda.

Non è dato sapere ancora quanto durerà ITA, nella feroce competizione internazionale, con una manciata di aerei e di personale prima di essere regalata a qualche compagnia europea. 

La lotta dei lavoratori e delle lavoratrici Alitalia certamente non si fermerà, ci sono 8000 lavoratori che da oggi in avanti hanno bisogno non solo di tutta la nostra solidarietà ma di essere difesi e accompagnati in una vera e propria battaglia per l’occupazione, i diritti, la dignità del lavoro.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Politica industriale? Il test di Alitalia.

di  Marta Collot * - Portavoce nazionale di Potere al Popolo   

Cos’è una buona politica industriale? E che cosa vuol dire avere in mente quali sono i settori strategici di un’economia? Qualcuno penserà che questo Governo, e l’operazione ITA che ha rilevato Alitalia, dia una risposta.

La verità però sembra un’altra: ITA vola con i velivoli e con il marchio Alitalia, ed ha promesso acquisto di nuovi velivoli nei prossimi mesi. E allora cosa c’è che non va, se addirittura ITA riutilizza le risorse esistenti di Alitalia, e il marchio? Quello che non va è che gli unici a pagare per questo passaggio sono stati i lavoratori. Da 12000 a 2500, assunti con il Jobs act e quindi con meno tutele che in passato, con salari minori.

Ci si dirà, ma se era l’unico modo per salvare la compagnia di bandiera allora era un sacrificio necessario! E allora ci viene da rispondere: ma perché a fare sacrifici in questo paese devono sempre essere i lavoratori? 

Perché a pagare della cattiva gestione delle imprese sia di Stato che private (Alitalia era stata già privatizzata da Berlusconi e oggi se la deve riprendere secondo regole dettate dall’Unione Europea) devono essere i dipendenti, che per definizione non ne hanno responsabilità?

Ecco quale sarebbe un buon approccio di politica industriale: quello che mettesse almeno sullo stesso piano la sostenibilità economica e la vita delle persone.

lunedì 11 ottobre 2021

IL VACCINO ANTIMALARICO

La notizia recente della diffusione del vaccino antimalarico in Africa che in un programma iniziale ha convolto quasi un milione di bambini è complessivamente una buona notizia,in un continente dove la malaria miete la maggior parte delle vittime l'anno,circa 400 mila,di cui ben 260 bambini e dove sempre annualmente vengono colpite 230 milioni di persone.
Nel redazionale di Contropiano(vaccino-antimalarico-un-successo-con-molti-punti-di-domanda )si da molto risalto all'importanza di questo primo progetto pilota ma si guarda anche al fatto che la protezione del vaccino della Glaxo,che promette un costo sociale e calmierato del medicinale,sia solamente del 39% con la percentuale innalzata al 70 se coadiuvata da farmaci antimalarici.
Numeri relativamente bassi che solitamente non permettono la diffusione dei vaccini da parte dell'Oms,ma la concomitanza mondiale della corsa alle risorse per il vaccino anti Covid-19 ha fatto sì che ci si sia mossi con qualche incognita in più,nonostante che il vaccino antimalarico sia ormai da due decenni allo studio effettivo.
Comunque sia la complessità oggettiva di logistica e di distribuzione che quella di somministrazione che prevede quattro richiami nel giro dei primi 18 mesi di vita sono punti seri su cui pensare,e che la carenza di livelli igienici e sanitari nella gran parte dell'Africa sono ostacoli che devono essere superati per potere fare una campagna vaccinale totale che possa abbassare notevolmente se non azzerare i numeri dei malati e delle vittime.

Vaccino antimalarico: un successo con molti punti di domanda.

di  Redazione Contropiano   

Mentre nel nord del mondo ci si preoccupa esclusivamente dei vaccini contro il Covid-19, un’indicazione molto importante è stata emanata dall’OMS. Si tratta della raccomandazione all’uso diffuso del vaccino contro la malaria, dopo che un programma pilota che ha coinvolto 800.000 bambini tra Ghana, Kenya e Malawy ha dato dei risultati incoraggianti. 

Si tratta evidentemente di un evento storico d’importanza epocale, se si pensa che le ricerche di un vaccino contro la malaria erano in corso da decenni, per combattere un’infezione che colpisce ogni anno 230 milioni di persone, provocandone la morte in 400.000 casi, di cui 260.000 di bambini. 

Come è noto, il continente più colpito è l’Africa dove appunto l’OMS indica di avviare la vaccinazione di massa sui bambini. 

A fronte del logico entusiasmo che questa notizia ha provocato, è anche il caso di porsi qualche domanda sull’efficacia e sul futuro di questa campagna vaccinale. 

Il vaccino antimalarico, prodotto dalla multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline garantisce una protezione assai bassa, che raggiunge il 39% per i contagi (aumentabile al 70% se associato a farmaci antimalarici) e il 29% per la malattia grave. 

E’ la prima volta che l’OMS approva un vaccino di efficacia così bassa, probabilmente perché la pandemia Covid-19 ha dirottato le risorse dei donatori verso la ricerca su quest’ultima malattia, diminuendo l’impegno sulla malaria. Come ha affermato Andrea Crisanti, noto studioso della malaria, molte risorse che sarebbero state destinate alla ricerca su tale malattia, sono mancate a causa del Covid. 

Non è casuale che si sia arrivati a disporre di più vaccini contro il Covid in appena un anno circa, mentre le ricerche su quello antimalarico datano una ventina d’anni. 

La mancanza di risorse, negli ultimi due anni, per il controllo della diffusione della malaria in Africa, attraverso la distruzione dell’habitat delle zanzare e l’uso di farmaci adeguati, ha provocato un aumento delle infezioni e da questo nasce una decisione dell’OMS che in altri tempi non sarebbe stata presa. 

Inoltre, il vaccino antimalarico prevede ben quattro somministrazioni da effettuarsi nei primi 18 mesi di vita. Una cosa non facile nelle condizioni dell’Africa sub sahariana, in cui sarà senz’altro necessaria una forte sensibilizzazione all’importanza della vaccinazione per ottenere il rispetto di tali scadenze che in molti casi troveranno difficoltà per le difficoltà logistiche, lavorative e abitative delle famiglie. 

Infine, non è ancora chiaro quali saranno i costi del vaccino. Sembra che la società produttrice sia disposta a garantire alcune forniture a prezzo “sociale”, ma non si sa di quante dosi né è noto quale compenso sarà richiesto. 

La bella notizia della partenza di una campagna vaccinale di massa contro la malaria è quindi da sottoporre a una verifica di realtà che vada oltre l’esultanza che ha suscitato. 

Soprattutto, pensiamo che la campagna vaccinale potrà avere successo solo se sarà accompagnata da un rafforzamento parallelo dei sistemi sanitari pubblici dei paesi africani, oggi troppo carenti. Ancora una volta, a fare la differenza, saranno i quattrini.

P.s. Sarà un caso, ma in questo caso e in quel continente non si ha notizie di “proteste no vax”…

domenica 10 ottobre 2021

ARIA DI VENTENNIO

Ieri ci sono state le prove tecniche per l'anno prossimo quando ad ottobre cadrà l'anniversario della marcia su Roma che portò al ventennio fascista in Italia con le conseguenze disastrose che tutti(o meglio in molti)sappiamo.
Non c'è molto da aggiungere a quello che si è visto e sentito alla televisione ieri sera,con l'assalto squadrista alla sede nazionale delle Cgil(cent'anni fa cominciarono proprio così)di un gruppo di neofascisti comandati da Fiore e Castellino,leader nazionale e romano di Fogna Uova,con un curriculum delinquenziale di un certo peso e nonostante questo a piede libero e liberi pure di perpetrare quella stessa violenza fascista cui siamo abituati.
Scortati addirittura dalla polizia presso la sede del sindacato quest'ultima ha opposto resistenza solamente per onor di firma,complici della marmaglia che ha devastato alcune sale,con tanto di video e cronaca in diretta.
Il tutto a margine del corteo No green pass che sta dando corda a quello No vax(vedi anche:madn le-dittature-per-cui-vale-la-pena-di combattere ),che già aveva visto scontri nella capitale ed in altri cortei in Italia,sempre con le forze del disordine pronte ad agevolare al massimo il buon esito della manifestazione.
L'articolo preso(no-green-pass-roma-lassalto-alla-cgil )parla del coinvolgimento dei leader del movimento di quattro gatti che hanno però agibilità e visibilità massima,e non è tanto il problema di fare dei Fiorellino(tanto per non ripetere i due beceri cognomi)dei martiri,quanto la facilità che hanno avuto nel compiere atti di violenza premeditata e comandata.
Ci sono stati scontri anche nei pressi di palazzo Chigi e nella notte c'è stato un assalto presso il pronto soccorso dell'Umberto I° dove uno dei manifestanti fermati era stato accompagnato per delle lievi ferite con tanto di botte a medici e infermieri.

No green pass Roma, l’assalto alla Cgil guidato da Roberto Fiore e Giuliano Castellino di Forza Nuova.

Alla guida dei manifestanti “no green pass” che questa sera hanno assaltato la sede della Cgil nazionale a Roma c’erano Roberto Fiore e Giuliano Castellino, entrambi leader del movimento neofascista Forza Nuova. “Abbiamo resistito allora, resisteremo ora e ancora. A tutti ricordiamo che organizzazioni che si richiamano al fascismo vanno sciolte”, ha scritto la Cgil su Twitter.

 Sono Roberto Fiore e Giuliano Castellino, entrambi leader del movimento di estrema destra Forza Nuova, ad aver guidato questa sera l'assalto di alcuni manifestanti "No green pass" alla sede nazionale della Cgil a Roma, in corso d'Italia. Li si vede perfettamente in alcune foto e video relativi a quella che i manifestanti hanno definito una "occupazione" ma che la stessa Cgil, con un tweet, ha definito "un assalto intollerabile". "La nostra sede nazionale, la sede delle lavoratrici e dei lavoratori, è stata attaccata da Forza Nuova e dal movimento no vax – ha scritto la Confederazione generale del lavoro sul social network -. Abbiamo resistito allora, resisteremo ora e ancora. A tutti ricordiamo che organizzazioni che si richiamano al fascismo vanno sciolte".

Castellino aveva minacciato: Stasera ci prendiamo Roma.

 Castellino, sottoposto a sorveglianza speciale, già da settimane è uno degli animatori delle manifestazioni "no green pass" a Roma. Già prima dell'assalto alla sede della Cgil aveva arringato parte della folla pronunciando anche minacce del tipo: "Stasera ci prendiamo Roma". Sono stati diversi gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine che si sono susseguiti nel corso della manifestazione di questo pomeriggio nella Capitale: tensioni e scontri si registrano ancora nei pressi di Palazzo Chigi. Dal governo è arrivata la solidarietà alla Cgil: "È un atto di squadrismo fascista", ha invece detto il segretario della Cgil Maurizio Landini. "Manifestazioni squadriste inaccettabili", ha detto il Presidente della Camera Roberto Fico. Per la giornata di domani in tutta Italia la Cgil ha annunciato presidi di solidarietà di tutte le forze democratiche ed antifasciste in risposta all'atto squadristico. 

 https://www.fanpage.it/roma/no-green-pass-roma-lassalto-alla-cgil-guidato-da-roberto-fiore-e-giuliano-castellino-di-forza-nuova/

venerdì 8 ottobre 2021

GIORGIO PARISI E L'ORDINE NEL CAOS

 

Prima del riconoscimento del premio Nobel per la fisica al Professor Giorgio Parisi non mi sembra sinceramente di averlo mai sentito nominare ma le sue parole appena avuta la notizia dell'importante encomio sono quelle di una persona che è degna di rispetto e di ammirazione.

L'entusiasmo degli alunni e degli altri docenti de La Sapienza di Roma è vero e non ha avuto nessun sentore d'invidia o di falsità,e come detto nell'articolo proposto(comune-info.net/trovare-un-ordine-al-caos )emerge la falsità sulla didattica e la ricerca negli ambienti universitari,dove un docente può essere benissimo un ricercatore e altrettanto essere capace nell'insegnamento.

Già attivo per un maggiore investimento nella scuola e nella ricerca,lo ha ribadito nelle prime interviste concesse,e c'è da segnalare anche il fatto che era sceso in piazza in prima persona per questo motivo e che aveva osteggiato la presenza del papa Nazinger all'inaugurazione di un anno accademico.

Trovare un ordine al caos.

di Franco Lorenzoni 

Sono molte le ragioni per essere felici dell’assegnazione del premio Nobel per la fisica a Giorgio Parisi. Appena ricevuto il prestigioso riconoscimento il grande scienziato ha parlato della sua facoltà, della scuola romana e dei suoi maestri, tra cui Nicola Cabibbo che avrebbe meritato anche lui il Nobel. Giorgio Parisi è certamente un genio, ma è nel confronto con altri e in gruppo, in una scuola, che cresce la ricerca e l’intelligenza collettiva che porta alle scoperte più straordinarie. 

L’entusiasmo con cui hanno accolto la notizia i suoi studenti e l’affetto con cui parlano di lui mostra quanto sia falsa la contrapposizione tra ricerca e didattica dentro l’Università. Quanto sbaglino quei professori che trattano con sufficienza e superficialità il rapporto con i loro allievi e la didattica, come se sottraesse tempo ed energia a cose più importanti. Si può essere bravi professori attenti agli studenti e vincere un Nobel. 

Lo spirito scientifico è strutturalmente laico, aperto, nemico di ogni dogmatismo. Quando fu invitato papa Benedetto XVI a inaugurare l’anno accademico della Sapienza, Giorgio Parisi fu tra i pochi professori che si opposero con decisione a quella scelta scioccamente reverenziale e inopportuna. Quando la ministra Gelmini tagliò i fondi alla ricerca e all’Università Giorgio Parisi scese in piazza con altri ricercatori e portò una lavagna di ardesia di fronte a Montecitorio. C’era scritto “La ricerca non è una spesa per lo stato, ma un investimento”. Frase elementare ed evidente, purtroppo dimenticata da troppi politici che governano l’Italia, che è uno dei paesi d’Europa che investono meno in scuola, ricerca e istruzione. 

Giorgio Parisi ha ricordato che l’educazione alla scienza va iniziata fin dalla scuola dell’infanzia. Carlo Bernardini, un altro fisico della scuola romana, quando condusse un’esperienza educativa in una Scuola dell’infanzia a Scandicci, scoprì che i più piccoli, nel loro ragionare, sono capaci di una “scientificità non specifica” assente in gran parte di noi adulti. Le sue osservazioni lo portarono ad affermare che i ragionamenti di bambine e bambini di quattro e cinque anni hanno tre requisiti fondamentali: la sincerità, che li porta a non alterare la realtà osservata; la capacità di fare domande; la capacità di modificare le proprie opinioni senza troppo imbarazzo, in presenza di elementi nuovi. Fare incontrare in modo vivo e vivace la natura e la scienza a ogni età contribuirebbe non poco a dare senso e bellezza alla ricerca e allo studio nella scuola. 

La fisica, oltre a donarci scoperte che cambiano radicalmente le nostre vite, produce continuamente metafore di rara bellezza. Ho letto che Parisi cita spesso Eraclito, che ci ha lasciato questo misterioso frammento: 

“In un mucchio di rifiuti gettati a caso c’è l’ordine più bello”.

Trovare un ordine nel caos è per me la cosa più bella, afferma lo scienziato romano parlando delle sue ricerche nei campi più diversi. Quest’ordine nascosto lo ha cercato negli atomi e nell’infinitamente piccolo così come nel cosmo sconfinato. Ma il fatto che sia riuscito a osservare con il linguaggio della matematica e della fisica anche l’ordine che si nasconde nel caos del volo degli storni, aiuta noi, che abbiamo difficoltà a comprendere le sue scoperte, a intuire la bellezza di queste sorprendenti relazioni. E ci riempie di gioia. 

giovedì 7 ottobre 2021

DRAGHI PUNTUALIZZA

I piagnistei dapprima del solo Salvini allargatisi a tutto il partito dei fascioleghisti,un poco scornati dal risultato elettorale e gli unici che hanno reputato di non avere avuto tempo per esaminare adeguatamente le scartoffie per la riforma fiscale,hanno commosso il premier Draghi che puntualizza il fatto che nessuna patrimoniale è al varo e nemmeno vi è il pensiero di farla e che le tasse non aumenteranno,anzi ci sarà una diminuzione.
Quello che non dice è che avverrà solamente per le classi medio alte e che pure la riforma del catasto,con indici fermi da cinquant'anni,privilegerà chi ha più case se non i veri e propri palazzinari e professionisti del lucro sulle case.
In un clima politico dove il Pd e Forza Italia si fanno le fusa reciprocamente e quest'ultima si sta staccando sempre maggiormente dalla Lega e FdI nonostante la propaganda del grande centro destra,i tempi che verranno a breve saranno pessimi per la maggioranza degli italiani,così come descritto nel breve contributo di Contropiano(tutto-per-i-ricchi )con la devastante aggiunta degli aumenti in bolletta le cui deroghe in Euro andranno non alla maggioranza degli italiani ma alla ristretta schiera dei richiedenti reddito di cittadinanza ed alle piccole imprese.

Tutto per i ricchi.

di  Giorgio Cremaschi (Potere al Popolo)   

Dalla conferenza stampa di Draghi e Franco, che ai mass media interessa solo per i giochi di palazzo post elettorali di Salvini e Letta, emerge con chiarezza che con la la delega fiscale del governo: 

– Per profitti da capitale ci sarà una bassa flat tax, “per ridurre la competizione coi paradisi fiscali”. hanno detto. 

– Per il lavoro invece continuerà la tassazione progressiva, ma abbassando alcune aliquote, guarda caso quelle medio-alte.

– Verrà eliminata l’IRAP, come vuole Confindustria. Cioè la tassa con cui le imprese finanziano la sanità pubblica, che quindi subirà altri tagli.

– Ci sarà l’aumento dell’IVA, chiamato “razionalizzazione”; cioè crescerà il costo della vita per le famiglie. 

– Ci sarà una valanga di tasse degli enti locali, visto che lo stato ridurrà i finanziamenti per le loro spese. 

Draghi ha solennemente affermato di voler ridurre la pressione fiscale, ma ai lavoratori, ai pensionati ai disoccupati non andrà nulla, anzi molti pagheranno di più. 

Questo vuol dire che chi ha meno, finanzierà la riduzione delle tasse per chi ha di più. Draghi è un altro Robin Hood rovescia, che ruba ai poveri per donare ai ricchi e per questo continua l’acclamazione dei padroni per lui. 

Perché fa tutto (“Whatever it takes“), proprio TUTTO PER I RICCHI.

mercoledì 6 ottobre 2021

SFRACELLI D'ITALIA

Sono sempre loro,si reinventano e si vogliono rifare una verginità deflorata cento anni addietro,sono loro i servi dei padroni e del capitalismo che vogliono essere visti come paladini della libertà,che parlano di difesa dei più deboli(quelli che fanno comodo a loro)ma che sono il braccio forte(e destro)dei potenti e della borghesia,sono loro che mettono le bombe e fanno le stragi,sono loro i fascisti.
I finanziamenti illeciti e altri reati che si stanno delineando grazie all'indagine di Fanpage durata anni e che hanno incastrato per ora il capodelegazione di FdI Carlo Fidanza al Parlamento europeo e un altro elemento di dubbia provenienza come Roberto Jonghi Lavarini,un faccendiere che ha fatto da collettore di finanziamenti illeciti per la campagna elettorale milanese del partito della Meloni.
Ma chi trema,anzi è interessato perché le chiappe le hanno sempre parate visti i precedenti,sono più dei due sovracitati in un'inchiesta appena cominciata e che vede il partito di nostalgici fascisti sempre più pieno di criminali vestiti da politici(vedi:madn un-carcere-intero )che hanno più a che fare con le carceri che con le sedi istituzionali della politica come dimostrato nell'articolo seguente:ecn.org milano barone-nero .

Fratelli d’Italia, Jonghi Lavarini e Fidanza indagati a Milano per finanziamento illecito e riciclaggio: perquisita casa del “Barone nero” · 

Nei giorni scorsi la Procura di Milano ha aperto un fascicolo dopo l'inchiesta di Fanpage sui legami del partito con ambienti neofascisti e sui contributi in nero per la campagna elettorale di Milano. I magistrati puntano a individuare i professionisti che - secondo quanto affermano Jonghi e Fidanza nel video registrato di nascosto - si prestano a fare da "lavatrici" per i contributi elettorali versati in nero da aziende e imprenditori che non vogliono comparire

Il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, è indagato dalla Procura di Milano con l’accusa di finanziamento illecito e riciclaggio. Con lui anche Roberto Jonghi Lavarini, il “Barone nero” al centro dell’inchiesta di Fanpage sui legami del partito con ambienti neofascisti e sui contributi in nero per la campagna elettorale di Milano, la cui abitazione è stata perquisita dalla Guardia di finanza. Proprio in seguito alla video-inchiesta, nei giorni scorsi, la Procura aveva aperto un’indagine affidata ai sostituti Giovanni Polizzi e Piero Basilone, acquisendo dalla testata le 100 ore di girato integrale realizzate in tre anni di lavoro dal giornalista sotto copertura. I pm puntano a individuare i professionisti che – secondo quanto affermano nel video registrato di nascosto Jonghi e Fidanza – si prestano a fare da “lavatrici” per i contributi elettorali versati in nero da aziende e imprenditori che non vogliono comparire. Nei prossimi giorni saranno ascoltati i giornalisti di Fanpage.

A chiedere le 100 ore di girato è stata anche Giorgia Meloni, la leader del partito, che afferma di volerle visionare tutte prima di prendere provvedimenti nei confronti dei propri iscritti che compaiono nel video (in cui si inneggia al fascismo e al nazismo e ci si esibisce in battute sugli ebrei e saluti romani): oltre a Fidanza, la neo-eletta al consiglio comunale di Milano Chiara Valcepina, presunta destinataria dei finanziamenti occulti (che però non risulta indagata) e vari dirigenti locali. Richiesta a cui il direttore di Fanpage Francesco Cancellato si è opposto. Sulla vicenda, due giorni fa, è intervenuto anche il presidente del M5s Giuseppe Conte, rivolgendosi direttamente a Meloni: “Perché non tagli, in modo chiaro e risolutivo, i legami del tuo partito emersi dall’inchiesta? In attesa di studiarti i filmati integrali potresti avvantaggiarti: basterebbe dichiarare che rinunci e ripudi nel modo più assoluto quel 5% di cui ragiona tal Jonghi Lavarini“, ha scritto l’ex premier.

 https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/05/fratelli-ditalia-jonghi-lavarini-e-fidanza-indagati-a-milano-per-finanziamento-illecito-e-riciclaggio-perquisita-casa-del-barone-nero/6344096/

martedì 5 ottobre 2021

ALLE COMUNALI LA DESTRA NON SFONDA,ANZI

La tornata elettorale conclusasi nel primo pomeriggio di ieri non è stata come una delle ultime di diverse interpretazioni,con il solito hanno vinto tutti che somiglia molto all'hanno perso tutti,chi più e chi meno ha avito l'onestà di dire come stanno le cose sia nel bene che nel male.
A prescindere dall'ovvietà che c'era d'aspettarselo che l'astensionismo avrebbe avuto percentuali maggiori rispetto l'ultima votazione comunale vuoi per la pandemia e vuoi per candidati candidamente impresentabili,la destra non ha fatto il boom di voti che si aspettava,anzi non dico che abbia preso una batosta perché i fascistelli della Meloni hanno raggranellato un cospicuo consenso,alle spalle della Lega di Salvini mentre i cadaveri di Forza Italia hanno conquistato la Calabria,e sono certo che non sia un bene per la regione visti i precedenti di elevata criminosità che sono sotto gli occhi di tutti.
Il Pd regge se non aumenta il proprio elettorato,e molti pentastellati hanno scelto proprio il partito di centro pseudo sinistra piuttosto che la destra,con un crollo lineare che fa gridare al bipolarismo a politici che la sanno lunga nel soggiogare gli italiani.
Il resto,compreso Renzi,ha avuto piccole gioie e tanti rimpianti,frutto di decisioni incoerenti e di spartizioni sempre più inspiegabili,con voti che in un prossimo futuro non riusciranno a fare entrare in Parlamento i propri candidati.
Articolo di Left:due-cose-sulle-elezioni .

Due cose sulle elezioni.

di Giulio Cavalli 

Salvini affonda e si trascina dietro la Lega, mentre Fratelli d'Italia avanza. Enrico Letta vince a Siena e il Pd funziona. Il M5s crolla. I voti di Calenda vengono da fazioni talmente opposte che tenerli insieme sul piano nazionale appare piuttosto difficile. A proposito, e la brillantissima Italia viva di Renzi?

Di temi ce ne sono molti e molti ne usciranno nei prossimi giorni ma qualche riflessione al mattino successivo vale la pena cominciare a farla.

Primo punto, importante per chi passa da queste parti a leggerci: abbiamo passato mesi a sentirci dire che il Paese non vedesse l’ora di andare a elezioni per incoronare Salvini presidente del Consiglio e invece Salvini affonda e si sta trascinando dietro la Lega (ma nella Lega non glielo permetteranno, disfandosene prima). Che non fosse all’altezza di proporsi come federatore a destra (come può federare uno che sa usare solo lo scontro verbale come unico mezzo di confronto e che poi scappa ogni volta che si entra nel merito?) si sapeva benissimo mentre si ribaltava con il moijto in mano. Giorgia Meloni certifica la sua avanzata. Qualche dato, tanto per capirsi: a Milano la Lega è più o meno sugli stessi livelli del 2016 (come se non ci fosse mai stata nessuna esplosione) mentre Fratelli d’Italia quadruplica i voti, a Roma, Fdi si conferma la prima lista di centrodestra come nel 2016 ma cresce quasi del 50%, a Bologna rispetto al 2016 la Lega perde 2,4 punti e si ferma al 7,8%, mentre Fdi cresce dal 2,4% al 12,6%, a Trieste (in un regione governata dalla Lega) Fdi è la prima lista del centrodestra, a Torino Fdi supera la Lega che negli ultimi 6 anni aveva preso almeno il quadruplo dei voti degli alleati. Poi c’è il punto delle candidature: il centrodestra ha dei seri problemi di classe dirigente e per questo è stato costretto a ripiegare (tardi) su candidati vivi di ben poco spessore. Un’ultima notazione: per non smentirsi Salvini riesce ad analizzare il voto dicendo che il problema del centrodestra è la tempistica delle candidature, dimostrando come sempre di riuscire solo a parlare d’altro per non rispondere sul punto. Avanti così. 

Enrico Letta sta sereno, questa volta sul serio. Sfiora il 50% con la sua candidatura personale a Siena, il Pd funziona e senza nemmeno avere candidati così appetibili. Ora bisognerà vedere Roma ma nel complesso il risultato è ottimo, sicuramente. La sensazione è quella di un’apertura di credito da parte dell’elettorato che ora bisognerebbe capitalizzare, magari prendendo posizioni chiare anche se nel governo Draghi. Dice Letta che il vento è cambiato ma la sensazione è che il centrodestra abbia fatto molto da solo.

Il Movimento 5 Stelle crolla, inutile girarci intorno. Perde male Torino e Roma e praticamente scompare a Milano. Nel 2016 furono conquistate con l’antipolitica ma alla prova della politica ne sono usciti male (Virginia Raggi molto meglio di come molti prevedevano). Il bivio è consistente e sarebbe da chiedersi (come ha già fatto Prodi) quanto convenga al Pd allearsi con un partito che porta pochissimi voti e parecchio malumore tra i suoi elettori. Sarà un passaggio inevitabile.

Calenda come al solito vince su twitter. Qualcuno dei suoi fa notare che la sua lista a Roma abbia preso quasi come il Pd dimostrando poca dimestichezza con la politica (confrontare un candidato con un’unica lista a un candidato con più liste è come pesare le mele in litri, complimenti). C’è anche un piccolo particolare: i voti di Calenda vengono da fazioni talmente opposte che tenerli insieme sul piano nazionale appare piuttosto difficile. Tra l’altro a farlo c’è un certo Draghi, al momento.

A proposito, e la brillantissima Italia Viva del brillantissimo Matteo Renzi? Vale la pena leggere il tweet del dirigente Ettore Rosato: «Ufficiale: il nostro Alessandro Di Santo eletto sindaco #Castelvenere (Bn) con l’89% dei voti, mentre a #Terzorio (Im) altro splendido risultato per Valerio Ferrari riconfermato sindaco. Congratulazioni a entrambi! #ItaliaViva». Non serve nemmeno aggiungere altro.

Buon martedì.