lunedì 30 novembre 2009

IL PERICOLOSO ASSE ITALO-SVIZZERO


La decisione comunque democratica che i cittadini svizzeri hanno effettuato ieri con il voto su due referendum,uno contro la costruzione di minareti e l'altro a favore dell'esportazione di armi,ha suscitato non pochi strascichi e polemiche al di qua delle Alpi.
In questo post vorrei soffermarmi solo sul primo esito positivo della consultazione popolare che vieta la costruzione di nuovi minareti ma non l'edificazione di nuove moschee:effettivamente come costruire una chiesa senza campanile o battistero.
Il minareto assolve alla funzione delle nostrane torri campanarie,ovvero richiama i fedeli ai momenti di preghiera quotidiani,ma nella propaganda della destra che ha voluto il voto sono stati eletti a simboli minacciosi(ben si nota dal manifesto sopra dove i minareti sono disegnati come missili pronti a partire)dell'islam integralista più estremo e pericoloso,diciamo pure xenofobo.
Da parte sua anche se i religiosi cattolici del paese del cioccolato sono stati solidali coi fratelli musulmani,la chiesa ha sempre avuto il suo daffarsi nelle conquiste e nelle guerre in nome di un Dio:crociate,conquistadores che hanno sterminato gli indios in sudamerica,schiavismo e stermini nazisti avvenuti senza che la chiesa intesa come Vaticano abbia mai opposto resistenza se non approvato apertamente.
Il voto svizzero è la somma della paura e dell'ignoranza della gente,ed il cocktail di questi due elementi si chiama razzismo ed intolleranza verso il diverso:verosimilmente ha inciso pure il fatto che i cristiani in molte zone del mondo siano a loro volta perseguitati e ammazzati.
La destra promotrice ha insinuato che l'islam ha mira espansionistiche verso l'occidente in fatto di conversione religiosa,cosa che i"nostri"missionari nel corso dei secoli hanno perpetrato in ogni angolo del globo:e allora il predicatore evangelico sì e quello islamico no?
Discorso a parte che è puramente personale quello già enunciato più volte nel blog che le religioni causano più sofferenza e conflitti che gioie e pace,anche se le mie ideologie che vanno oltre la politica mi permettono di asserire che ognuno possa professare una religione come e dove vuole,sempre nei limiti del rispetto e della tolleranza delle persone.
Proseliti da parte soprattutto della Lega ma pure di tutto il centrodestra sono giunti a sostegno del risultato referendario elvetico e come da copione ora si vorrà fare lo stesso in Italia ed inoltre il legaiolo Castelli ha proposto che la croce(cristiana o celtica non l'ha specificato)possa far parte della bandiera italiana,cosa non impossibile visto che in una ventina d'anni il vessillo nazionale da sabaudo con lo stemma dei Savoia è arrivato all'attuale passando per lo stemma fascista con l'aquila.
Se in Svizzera proponessero un referendum per non fargli più arrivare i soldi del riciclaggio mafioso o i tesori come quelli rubati agli ebrei durante il secondo conflitto mondiale senza tante domande lo voterebbero?
Il vento dell'intolleranza soffia sempre più forte sull'Europa e cinge d'assedio la tolleranza delle persone che sta via via scemando sotto la pressione dei nostalgici e dei media che manipolano a proprio piacimento i desideri e le aspettative degli europei.
Le fonti di oggi sono Indymedia Toscana(Pietro Ancona anche se il titolo è fuorviante visto che le moschee si possono ancora costruire ma l'ho lasciato così com'è) e Roma oltre al Corriere della sera che è il contributo centrale.

Referendum svizzero:No alle Moschee.

Il referendum che si è svolto oggi in Svizzera ha detto "no" alla costruzione di nuove moschee.

(Gad Lerner blog)La maggioranza che vota contro i diritti della minoranza, oltretutto ignorando la raccomandazione in senso opposto proveniente dalle forze politiche moderate di governo e opposizione. La vittoria dei “Sì” nel referendum svizzero contro i minareti rappresenta un pessimo segnale. Tira una brutta aria da ambo le parti della nostra frontiera settentrionale. Le conseguenze di questa anacronistica, discriminatoria e pretestuosa “difesa delle tradizioni” rischiano di avvelenare la civile convivenza. I vincitori mistificano lo spirito religioso. Non sono dei patrioti ma degli irresponsabili. Però sono vincitori, e denotano che la classe dirigente -sia di destra che di sinistra- non è stata capace di esercitare un ruolo di guida, sempre necessario in una democrazia che non voglia trasformarsi in dittatura della maggioranza. =====================mio commentoPerchè meravigliarsi? L'Europa ha una tradizione razzista, a cominciare dalle Crociate durante le quali i crociati "pellegrini" in Terra Santa mangiavano allo spiedo i bambini siriani. I pogrom contro gli ebrei e contro i rom non si contano. Tutte le minoranze etniche hanno subito nella loro storia un atroce momento di sterminio. Fino a qualche anno fa il progetto ProJuventude a Zurigo sottraeva i bambini rom alle famiglie per farne ricerche tipo dr,.Mengele. Dobbiamo parlare dei nazisti, dei fascisti? Malaparte in uno dei suoi libri racconta di un generale croato che lo riceve nel suo ufficio, sulla sua scrivania troneggiava un vassoio che allo scrittore sembrò ricolmo di molluschi marini. Erano occhi umani!! Quanto c'è di civile in Europa si deve alla socialdemocrazia ed alla sua lunga azione di educazione alla libertà, alla giustizia, all'eguaglianza.L'Europa sarebbe assai più barbarica se non avesse conosciuto per decenni governi socialisti. Anche la cultura democratico-liberale degli Adenauer, De Gaulle, ed altri grandi statisti conservatori ha influito positivamente. Ma c'è un mostro annidato nelle viscere del vecchio continente che diventò ricco razziando e vendendo schiavi dopo averli stipati orribilmente nelle navi negriere. Questo mostro è sempre pronto a riuscitare, a mordere, a riportarci nell'inferno dell'homo homini lupus..

Referendum-La Svizzera dice no ai minareti e sì all'esportazione di armi.

Passa a sorpresa, con il 57% dei voti, l'iniziativa promossa dalla destra nazional-conservatrice
MILANO - La Svizzera dice no ai minareti. A sorpresa, l'iniziativa per il bando dei simboli religiosi musulmani è stata accettata al referendum con il 57% dei voti. In base ai risultati ufficiali, solo quattro dei 26 cantoni che formano la Confederazione hanno respinto la proposta avanzata dal partito della destra populista dell’Udc e della destra cristiana dell’Udf. Data la maggioranza sia degli elettori che dei cantoni, il voto comporterà quindi la modifica dell’articolo 72 della Costituzione, che regola i rapporti fra lo Stato e le confessioni religiose: il divieto della costruzione dei minareti vi verrà inserito come una misura «atta a mantenere la pace fra i membri delle diverse comunità religiose». Il risultato viene considerato dagli analisti come una grande sorpresa, giacché contraddice i sondaggi che davano il «no» al 53%; inoltre, sia il governo che l’opposizione - come le principali comunità religiose - si erano espressi contro l’approvazione del referendum. I musulmani, che sono il 5% della popolazione elvetica, dispongono di circa 200 luoghi di preghiera in Svizzera, ma solo quattro minareti, che non sono usati per il richiamo alla preghiera. Un secondo referendum in votazione chiedeva di bandire le esportazioni di materiale bellico: questa iniziativa è stata però bocciata.
IL GOVERNO: NON E' RIFIUTO DELL'ISLAM - «L'odierna decisione popolare riguarda soltanto l'edificazione di nuovi minareti e non significa un rifiuto della comunità dei musulmani, della loro religione e della loro cultura. Il governo se ne fa garante», ha affermato il ministro svizzero di Giustizia e polizia, Eveline Widmer-Schlump. Il governo svizzero «rispetta» la decisione della maggioranza, tuttavia, «l'esito della votazione non ha effetto sui quattro minareti già esistenti e l'edificazione di moschee continua a essere possibile. Anche in futuro in Svizzera i musulmani potranno quindi coltivare il proprio credo religioso praticandolo individualmente o in comunità», precisa il governo. Per il ministro, l'esito della votazione è espressione delle paure diffuse nella popolazione nei confronti di correnti islamiche fondamentaliste: «Questi timori vanno presi sul serio e il Consiglio federale (governo) lo ha sempre fatto e continuerà a farlo. Tuttavia, il Consiglio federale riteneva che un divieto di edificare nuovi minareti non fosse uno strumento efficace nella lotta contro tendenze estremiste».
I VERDI ANNUNCIANO RICORSO - I Verdi svizzeri esamineranno la possibilità di inoltrare ricorso contro l'iniziativa alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Lo ha confermato il presidente, Ueli Leuenberger all'agenzia di stampa svizzera Ats. «I musulmani non hanno ricevuto solo una sberla, ma addirittura un pugno in faccia», ha detto Leuenberger, deluso dalla decisione del popolo svizzero. Per Leuenberger, è il risultato di «una propaganda estremamente ben fatta, che ha fatto leva sui pregiudizi». A suo avviso l'iniziativa è anticostituzionale.
RAMADAN: «UNA CATASTROFE» - Il controverso intellettuale e accademico Tariq Ramadan, ha definito «catastrofico» il risultato del referendum. Ramadan, che è il nipote del fondatore della confraternita egiziana dei Fratelli musulmani e vive a Ginevra, afferma che «gli svizzeri hanno espresso una vera paura, un interrogativo profondo sulla questione dell'Islam in Svizzera».
DELUSIONE DEI VESCOVI - Secondo la Conferenza dei vescovi svizzeri, la vittoria dei sì è «un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto». «Non abbiamo saputo rispondere ad alcune paure legate all'integrazione di diverse religioni e culture in Svizzera», ha ammesso il portavoce Walter Mueller. A suo avviso, ha influito sul risultato anche la situazione dei cristiani, vittime di discriminazione e oppressione, in alcuni paesi musulmani.
SBAI: «BENE IL CONTROLLO» - La portavoce delle donne marocchine in Italia, Souad Sbai, non si scandalizza invece per la decisione degli svizzeri. «Il popolo è sovrano e quando decide una cosa va rispettato. È bene che ci sia un controllo sulle moschee - dice - c'è un'avanzata radicale, in Europa e nel nostro paese, che ci preoccupa moltissimo e va fermata subito». A preoccupare, secondo la portavoce delle donne marocchine, «non è certamente il minareto, ma chi ci sta dentro». «È chiaro che sono contraria alla xenofobia - assicura - ma serve un controllo contro le moschee "fai da te" che hanno rovinato i nostri ragazzi: questa gente, gli estremisti religiosi, fanno diventare xenofobi pure gli arabi».
L'ESPORTAZIONE DI ARMI - Come previsto e già successo nella votazione del 1997, l'iniziativa contro l'esportazione di materiale bellico non ha invece raccolto una maggioranza: ha detto «no» il 68,2% dei votanti. Tutti i cantoni hanno respinto il testo: in Ticino il tasso di contrari è stato del 62,4%, nei Grigioni del 67,9%. Il testo chiedeva che la Confederazione promuovesse gli sforzi internazionali nel campo del disarmo e del controllo degli armamenti e domandava il divieto di esportazione e di transito attraverso la Svizzera di materiale bellico, comprese le tecnologie che possono servire alla produzione di armamenti. D’altra parte, il testo stabiliva l’obbligo per la Confederazione di sostenere per dieci anni le regioni e i dipendenti colpiti dalle conseguenze del bando. Per i promotori - una trentina di sigle fra partiti di sinistra, ecologisti, sindacati, organizzazioni pacifiste per la difesa dei diritti umani, pacifiste e femministe - si tratta di una questione etica: porre fine al «commercio della morte» e offrire alla Svizzera l’opportunità di una riconversione dell’industria bellica in una civile. Ciò sarebbe conforme alle tradizioni elvetiche di neutralità e di politica umanitaria. Gli oppositori replicano che i costi per la Confederazione sarebbero troppo elevati e che l’industria bellica non potrebbe sopravvivere solo con la produzione interna. La maggioranza degli elettori la pensa come loro.
LEGA: Cattofascisti e neocrociati rilanciano il tricolore con la croce.

Il delirante fasciosuino Calderoli: «Si mette un freno alla propaganda islamica».

Il referendum svizzero sul divieto di costruire minareti in territorio elevetico ha vinto con il 57,5% e i commenti nel Belpaese non si fanno attendere. Per Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato: «Anche la paziente Svizzera si è stancata del dilagare di immigrazione e Islam. Lo conferma l'esito del referendum sui minareti. Anche in Italia dobbiamo proseguire nella politica del rigore. È un nostro pieno diritto».
Secondo il deputato della Lega Nord, Marco Rondini: «Ancora una volta dalla vicina Svizzera viene lanciato un esempio di democrazia a tutta l'Europa. Un esempio che dovremmo recepire anche nel nostro Paese, dando subito corso alla proposta di legge Cota-Gibelli sulla regolamentazione dei luoghi di culto non cristiani, che fra le altre cose prevede l'obbligo di un referendum consultivo di fronte a qualsiasi richiesta di costruzione di nuove moschee». Dello stesso parere Riccardo Decorato, vice sindaco di Milano: «La democraticissima Svizzera - ha detto - oggi ha dato una lezione all'Italia, in particolare a quegli esponenti della sinistra che, se un'iniziativa del genere avesse avuto luogo nel nostro Paese, avrebbero alzato le barricate e gridato allo scandalo».
Soddisfatto del "No" anche il presidente del Veneto Giancarlo Galan, che commentando gli esiti del referendum afferma: «Ci sono più ragioni per procedere con prudenza, buonsenso e sana lungimiranza sulla possibilità del diffondersi di moschee nell'occidente europeo. Senza per questo impancare su stupide crociate per primati di civiltà o altre xenofobe idiozie, riterrei assolutamente obbrobrioso un paesaggio svizzero punteggiato da minareti».
Per il ministro della semplificazione Calderoli «Quel che sembra emergere dalla scelta del popolo svizzero è da una parte il rispetto per la libertà di religione e dall'altra la necessità di mettere un freno agli aspetti politici e propagandistici legati all'Islam.È una cosa che dovrebbe far riflettere anche da noi - afferma Calderoli - in Svizzera si mette un freno mentre in Italia si ipotizza addirittura la nascita di un partito islamico, e quindi di un partito religioso, alla luce delle proposte di diritto di cittadinanza e quindi di voto»
Alberto Castelli, viceministro della Lega Nord, vuole trarre un importante insegnamento dal risultato elvetico: «Il messaggio, che arriva soprattutto a noi che viviamo vicini a questa terra, è forte – afferma Castelli -. Occorre un segnale forte per battere l'ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega». E propone: «Credo che la Lega Nord possa e debba nel prossimo disegno di legge di riforma costituzionale chiedere l'inserimento della croce nella bandiera italiana».
Di opposto tenore il commento di Francesco Francescaglia, responsabile Esteri del Pdci «Brutto referendum e pessimo esito. In Europa soffia un vento di intolleranza che inquieta e allarma. L'unica strada è l'integrazione e non l'esclusione. L'esultanza della Lega Nord non fa presagire nulla di buono e sono la conferma che anche in Italia c'è chi soffia su fuoco dell'intolleranza».
Una lettura fuori dagli schemi arriva dalla portavoce delle donne marocchine in Italia Souad Sbai «Il popolo è sovrano e quando decide una cosa va rispettato - afferma - È bene che ci sia un controllo sulle moschee, c'è un'avanzata radicale, in Europa e nel nostro paese, che ci preoccupa moltissimo e va fermata subito».A preoccupare, secondo la portavoce delle donne marocchine, «non è certamente il minareto, ma chi ci sta dentro. È chiaro che sono contraria alla xenofobia - assicura – ma serve un controllo contro le moschee 'fai da tè che hanno rovinato i nostri ragazzi: questa gente, gli estremisti religiosi, fanno diventare xenofobi pure gli arabi».
No comment.

domenica 29 novembre 2009

CERVELLI IN FUGA?NO,IN VENDITA!


Truffa o meno,scherzo o realtà sta il fatto che il duce fa parlare ancor di se stavolta per la presunta vendita su e-bay di parte dei resti asportati durante la sua autopsia avvenuta a Milano dopo l'esposizione del suo corpo appesso come un maiale(e così lo era anche da vivo).
E la nipote politicamente scorretta testa di cazzo subito insorge tra un ingoio e l'altro a Fiore allo scandalo visto che non sa nemmeno lei se di burla si tratti o di notizia fondata:alzando come suo fare la voce in molti talk show in tutte le reti MediaRai intanto si fa propaganda alla faccia del suo fascismo stile di vita,Dio patria famiglia e porno.
Ora il discorso va sul cervello di Mussolini,che visto il periodo storico da lui dominato con la dittatura fa sorgere almeno due riflessioni:o il duc(i)e possedeva un'enorme materia cerebrale oppure gli italiani non erano molto forniti di tale attributo.
Visto lo stato attuale delle cose sarei propenso per la ristrettezza della massa della gente o almeno alla stupida arrendevolezza al potere mediatico che spara messaggi che fanno comodo al regime al potere.
Che poi le similitudini tra Mussolini e Berluscojoni siano lapalissiane è un approfondimento che trova i due tiranni sullo stesso piano per molti aspetti che variano all'eliminazione fisica degli avversari politici(o giudici come Borsellino),al machismo,alla culto della persona,all'arroganza e alla prepotenza propria di uomini di merda che hanno fatto del loro potere l'impoverimento materiale e sociale di un'intera popolazione.
Qui discoli livornesi di Don Zauker la mettono sul ridere proponendo la materia,più che grigia direi nera,del Dux me lo sux come dono natalizio anche se il prezzo non se lo possono permettere tutte le tasche:cliccando sul link successivo si può fare un giro nel loro sito ricco d'informazioni e di umorismo(bisogna pur ridere di certe cose prima di incazzarsi sul serio).
http://www.donzauker.it/
Ma prima un articolo tratto da"Repubblica"con le dichiarazione della du-cessa.

I resti di Mussolini all' asta su Ebay La nipote Alessandra: è uno scandalo.(21-09-2009)

ROMA - Ieri mattina sul sito di aste Ebay qualcuno ha messo in vendita per 15 mila euro, con tanto di foto di ampolle dal liquido scuro e materia grigia, «sangue e resti autoptici di Benito Mussolini». Poco dopo la merce era già scomparsa dal sito, rimossa dalla società visto che in Italia è vietato il commercio di organi umani. Sconvolta, scandalizzata, l' onorevole Alessandra Mussolini ha presentato una denuncia ai carabinieri e alla polizia postale che indaga nell' ambito dei reati telematici. «Se quei resti sono veri, e provengono dall' ospedale Policlinico dove venne fatta l' autopsia a mio nonno, è un scandalo. Allora si disse che erano stati distrutti anche se mia nonna Rachele insisteva che parte del cervello l' avevano voluta gli scienziati americani. Di mio nonno hanno fatto scempio». Ci sono però poi notevoli dubbi sul fatto che quanto messo all' asta sia realmente autentico anche perché dal Policlinico ieri mattina hanno confermano che «i reperti biologici furono distrutti». Tra chi vede la bufala c' è Giorgio Muggiani, 83 anni. Nell' immediato dopoguerra partecipò al trafugamento della salma di Mussolini e ora dice: «È possibile che circolino ancora dei resti del Duce, è certo che in giro ci sono tanti truffatori».
Regali di Natale.

Finalmente i resti del cervello del povero, dolce, Duce sono stati messi in vendita su ebay!
Quale periodo migliore, poteva scegliere l’anonimo inserzionista, se non quello che porta al Natale?
Ed ecco che una cazzata immonda si trasforma, grazie alla spensierata atmosfera di festa, in un suggerimento per un regalo raffinato e di sicuro buon gusto.
Per soli 15.000 euri, potrete farvi recapitare a casina vostra, in una bellissima confezione regalo (vedi foto) il cervello del vostro dittatore preferito.
Non sta certo a noi suggerirvi i mille usi che potrete fare di cotanta grazia e, infatti, non lo faremo….anche se lasciato adagiare su un letto di cipolline e sfumato con del vino bianco…insomma, via, provate e il vostro cane vi ringrazierà.
Comunque, visto il clamoroso successo dell’iniziativa, il distributore ci ha fatto sapere che saranno presto disponibili anche i reni di Margaret Thatcher, le emorroidi di Pio XII, il prepuzio di Hitler, i peli del cazzo di Stalin e una selezionata crestomazia di caccole del povero, compianto, Pinochet.
Restiamo in spasmodica attesa del culo di Berlusconi.

sabato 28 novembre 2009

CROCI E BESTEMMIE

Com'è prassi ormai ben consolidata ecco uno scivolone tra i tanti che un deficiente della Lega Nord ha effettuato nel scivoloso territorio genovese da sempre territorio di grande memoria partigiana ostentando da un lato la presunta religiosità del popolo padano riscoperta per l'occasione visto le polemiche nate dal crocefisso sì e crocefisso no.
Da un lato il"fervore"ecclesiastico contrapposto nella stessa persona alla bestemmia eresia per i cristiani osservanti e praticanti!
Il crocefisso di per sè è un simbolo tra i più belli che un'icona voglia poter rappresentare identificando nel Cristo l'unione e la fratellanza di tutti i popoli,l'essere tutti sullo stesso piano dell'umiltà e dell'uguaglianza,l'amore verso il prossimo che trascende tutto ciò che di cattivo e ingiusto l'attualità ci pone davanti.
Peccato che poi tutto di questo rimanga per la maggior parte dei casi,dei comportamenti delle persone cattoliche,solo teoria che mal s'accompagna alla pratica di tutti i giorni,un'ipocrisia confusa e totale che devia gli insegnamenti buoni di un pensiero verso un nulla di fatto che fa ricadere nell'utopia tutti i buoni propositi di parole cadute nel vuoto.
Essendo un simbolo religioso come molti altri(intendiamoci che tutte le dottrine almeno sulla carta abbiano valenze positive)è però un compromesso col libero pensiero e la libera capacità dell'uomo di potersi legittimare attraverso un persorso che rifiuti l'idea che esista un essere supremo cui sacrificarsi con preghiere e offerte pronti all'idea che tutte le disgrazie che accadono al mondo abbiano un senso legato a uno o più entità superiori.
L'articolo proposto è tratto da Indymedia Lombardia(presa dall'Ansa)e narra una storia zeppa di menzogna,bigotteria,razzismo ed ignoranza,ovvero la solita favola leghista.
Crocifisso: leghista fa volantinaggio ma litiga e bestemmia.

Crocifisso: leghista fa volantinaggio ma litiga e bestemmiaGenova, movimentata campagna per la raccolta di firme.
GENOVA- Con in mano i volantini per difendere il crocifisso, un attivista della Lega Nord Liguria si é fatto scappare una serie di bestemmie stamani a Genova durante una animata discussione con un passante che la pensava diversamente. E' accaduto nella centrale Piazza De Ferrari, dove la Lega Nord ha allestito un gazebo per raccogliere firme per mantenere i crocifissi nelle scuole.
Verso le 11.20, un attivista del partito che distribuiva volantini ha iniziato a discutere animatamente con un passante che la pensava diversamente. In pochi secondi si è passati agli insulti e l'attivista, un uomo sui cinquant'anni, ha dato uno spintone all'altro, un uomo sui 60 anni. Sono intervenuti alcuni attivisti che hanno cercato di dividere i contendenti ma a quel punto il leghista ha perso il controllo e ha iniziato a urlare bestemmie tra lo stupore dei passanti. Sono intervenuti due agenti della Digos ai quali l'uomo ha spiegato di aver agito così perché da poco aveva perso il lavoro e l'altro gli aveva detto di "andare a lavorare".
L'episodio ha seguito un altro concitato scambio di opinioni in piazza stamani tra il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, e alcuni attivisti della Lega Nord, tra cui il segretario provinciale Edoardo Rixi, impegnati anche loro a distribuire crocifissi e a raccogliere firme a favore della loro presenza nelle scuole.
All'esterno di un gazebo era appeso un cartello con scritto che la Vincenzi è "molto legata alla comunita' islamica" e l'accusa di "non curarsi del suo popolo, ma dei nomadi e dei clandestini". Passando per la piazza il sindaco lo ha visto, si é diretta decisa verso il gazebo e ha detto: "fate le petizioni che volete, ma non dite falsita'".
Ne' e' nata una discussione molto animata con Rixi e alcune persone che si erano fermate a firmare e che l'hanno a loro volta accusata di "dare le case agli immigrati che rubano e di combattere contro il crocifisso". "Mettere poveri contro poveri è la cosa peggiore che si possa fare" ha replicato il primo cittadino, che sul crocifisso ha aggiunto: "io mi batto a favore della laicità dello Stato, ma non ho mai fatto battaglie 'contro' il crocifisso". Mentre era in corso la discussione sono arrivati anche una ventina di attivisti dei centri sociali che hanno intonato cori contro la Lega. E' intervenuta la polizia, che si è frapposta tra gli attivisti e il gazebo per evitare incidenti. Nel frattempo, il sindaco Vincenzi ha lasciato la piazza.

venerdì 27 novembre 2009

GIORNALISMO ITALIANO

E' stato smascherato il tentativo del"giornalista"e collaboratore del"Giornale"Francesco Guzzardi che tempo addietro si era scritto e recapitato una falsa missiva addebitata alle Brigate Rosse che lo minacciava,assieme a parte della redazione genovese di quell'accozzaglia di carta straccia del quotidiano per cui si vende,per le inchieste fatte sul territorio della Valbisagna.
Ebbene la Digos lo ha denunciato per i reati di procurato allarme e simulazione di reato visto che il fatto non solo non sussiste ma è stato creato ad hoc da questo pover'uomo di spirito in crisi d'identità pronto ad immolarsi come martire sull'altare della menzogna.
L'articolo tratto da Indymedia Roma parla di tutto ciò e delle scuse che Guzzardi ha addotto in sua discolpa:non dovrà preoccuparsi più di tanto perchè il papi editore è già pronto con un Ghedini o simile pronto a pagargli la libertà.
Chissà se anche Schifani non si sia scritto da solo il pizzino che dice di essere sotto tiro in pratica di se stesso,ovvero della mafia,visto che con lui come alta carica dello Stato per chi conta veramente sul territorio siciliano la vita è facile(a scapito di quello che vende Maroni & company sugli arresti eccellenti di capi cosa mafiosi o camorristi).

Francesco Guzzardi si è inviato una falsa lettera di minacce delle Br. La polizia lo ha incastrato e denunciato.

Due intere pagine di messaggi solidali. Che restano in Rete, a rendere ancora più paradossale la vicenda di Francesco Guzzardi, collaboratore del Giornale. Guzzardi è infatti l'autore del falso volantino delle Brigate Rosse trovato la settimana scorsa sotto la portad'ingresso della redazione locale del quotidiano. A tradire il giornalista, denunciato dalla Digos per simulazione di reato e procurato allarme, la prova calligrafica a cui reporter 50enne era stato sottoposto dagli inquirenti, che cercavano di capire la provenienza del volantino che conteneva minacce alla redazione, al capo della sede Massimiliano Lussana e allo stessocollaboratore, per alcune inchieste sulla circoscrizione genovese della Valbisagna.
Ma il solidale popolo del Giornale non molla: "Caro Francesco, conservo i tuoi articoli e resoconti nella mia rassegna stampa come esempio del coraggio «normale» e quotidiano di un lavoratore, di un giornalista «colpevole» di informare e svolgere attentamente il proprio mestiere. Forza Francesco, forza «Il Giornale». Forza! Con affetto. Milena Pizzolo Ass. Territorio Municipio Centro Est. E ancora: "Sono un lettore dal primo numero e per la prima volta scrivo a quello che considero anche un po’ il mio Giornale per dare tutta la mia solidarietà al dottor Francesco Guzzardi e alla redazione per i vili attacchi che vi sono stati rivolti. Vi prego, continuate così, la libertà di idee e di valori che vi contraddistingue è un baluardo per noi lettori. Continuate a informarci di ciò che accade e denunciare le malefatte di certa politica. Antonio Schenone".
Guzzardi avrebbe confessato agli agenti di aver agito per far uscire allo scoperto una vicenda di minacce gravi da parte di malavitosi e di nomadi della periferia genovese della quale lo stesso giornalista e la sua famiglia sarebbero stati oggetto nelle scorse settimane. Il giorno dopo la falsa lettera di minacce delle Br, il giornalista aveva scritto un appassionato elzeviro: "Per me, non lo nego, il mio lavoro è una missione. Quella di raccontare i fatti, cercare i retroscena, portare alla luce le ombre di una cattiva amministrazione del territorio che da oltre 10 anni porto avanti per cercare di migliorare la Valbisagno, vallata che amo e dove vivo. Una zona dove, nel giro di 20 anni, sono cambiate (in peggio) talmente tante cose da renderla irriconoscibile a coloro che da sempre la abitano e considerata, da chi la segue da lontano, area degradata e, come l'ha definita Roberto Cassinelli in occasione dell'incontro in Municipio, zona del terzo mondo. Ho sempre ritenuto importante informare la gente di fatti che reputo gravi.... Impossibile non descrivere i disagi degli abitanti di San Gottardo a causa di frequenti scippi, risse e vigliacche angherie alle quali sono sottoposte mamme e bambini che frequentano i giardini pubblici per colpa degli extracomunitari che da anni bivaccano in zona. Indisturbati. Talmente tanti problemi da raccontare e denunciare per i quali ci vorrebbe, ogni giorno, una pagina intera del giornale".
A proposito di pagine intere, la notizia di Guzzardi non ha trovato spazio nell'edizione nazionale del quotidiano diretto da Feltri. Neppure cinque righe.

giovedì 26 novembre 2009

VIOLENZA CONTRO CHI NON VUOLE PIU' VIOLENZA

Ieri sera mentre si ricordava la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne ecco come i criminali in divisa,per l'occasione carabinieri e poliziotti assieme,si siano uniti per pestare i componenti(quasi tutte donne)del presidio organizzato a Piazzale Cadorna.
Sorge spontanea la domanda se questi picchiatori abbiano una madre,delle fidanzate o mogli,figli sorelle nonne ed amiche per giustificare il fatto di aver manganellato e ferito diversi manifestanti che volevano celebrare una giornata simbolo contro tutte le violenze compiute sia da cristiani che islamici,comunisti e fascisti,bianchi e neri nei confronti delle donne.
Evidentemente il mondo femminile di cui sono circondati questi elementi servitori del regime sono a loro volta pestate ed umiliate,stuprate e minacciate così come le ragazze e le donne rinchiuse nei lager di Stato cui faceva riferimento lo striscione tanto contestato dalle forze del disordine e che ha provocato gli scontri.
I commenti si sprecano,la vergogna che per l'ennesima volta ha ricoperto i militari italiani è da urlare a tutti,e per questo aderisco all'appello di far circolare il più possibile gli avvenimenti di ieri sera,fornendo nel primo contributo un articolo tratto da Indymedia Lombardia e nel secondo un post tratto dal blog"Marginalia"(l'indirizzo si trova più avanti,appena dopo il link di un breve passaggio degli incidenti preso da Youtube).

http://www.youtube.com/watch?v=7yZnMB7g_44
http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/2009/11/cariche-poliziesche-durante-la-giornata.html

La polizia stupra, scriviamolo ovunque!!!

Adesso non ci sono più scuse: complici siamo, e lo siamo tutte e tutti.Ieri, giornata contro la violenza maschile contro le donne, la polizia - corpo di disordine, stupro,repressione - ha colpito esattamente chi dice di voler tutelare. Il cosiddetto sesso "debole", quello che vorrebbero piegato, impaurito, in castigo perenne. Le donne milanesi, le compagne, le femministe, ieri hanno resistito un minuto di più. Hanno sbattuto in faccia alla PS, con le loro teste rotte, ma ancora urlando, che le donne non vogliono delegare a nessuno la loro difesa, la loro vita, i loro desideri!Queste donne milanesi non sono sole, hanno complici ovunque. Dietro a ogni donna che cammina, che lavora, che si prostituisce, che partorisce, che VIVE, dietro ad ognuna di esse c'è una potenziale complice. Complice della solidarietà verso le donne migranti rinchiuse nel lager delle nostre città, complice di ogni donna che si autodetermina. E ora, provate a scovarci tutte!!!!L'autodeterminazione di una è l'autodeterminazione di tutte!Per ogni striscione censurato ne nascono altri mille, per ogni donna offesa siamo tutte parte lesa!

Figlie di Nessuno - da qualunque luogo....
Stupri non denunciabili e cariche poliziesche durante la "giornata internazionale contro la violenza sulle donne".

Sappiamo che ci sono stupri non denunciabili, quelli cioè commessi da coloro che dovrebbero (secondo una certa retorica sessista e razzista) garantire la nostra "sicurezza". Lo sappiamo da tempo e da tempo abbiamo affermato che noi non siamo complici di quest'altra forma di omertà. Vogliamo denunciare la violenza esercitata sulle donne, migranti e non, tra le cosiddette pareti domestiche, i luoghi di lavoro e le parrocchie, come anche le questure, i carceri e soprattutto i Centri di identificazione ed espulsione. Per questo oggi, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, siamo state in tante, in diverse città, a scendere in strada con presidi itineranti, volantinaggi, scorribande contro-informative e striscioni che denunciavano quello che in tanti/e non vogliono vedere e cioè che (anche) nei Cie si stupra. E che ha stuprare è la polizia, quella che mandano nelle strade per "difenderci". Non ci stupisce allora che sia stata proprio l'apertura di uno striscione che affermava questa scomoda verità a provocare una violenta reazione poliziesca a Milano. Poche ore fa, infatti, in Piazzale Cadorna, durante il presidio promosso dalle compagne milanesi che avevano aderito all'appello Noi non siamo complici!, presidio che aveva riunito diverse realtà femministe e antirazziste, alcune donne hanno aperto uno striscione: "Nei centri di detenzione per immigrati la polizia stupra". Immediata la reazione della polizia, la richiesta di chiudere lo striscione, il sacrosanto rifiuto. Partono le cariche, violente. Le/i contuse/i sono diverse/i. Intanto, a poche fermate di metro, in quelle stesse ore le femministe dette "storiche" della Libreria delle donne di Milano festeggiavano a loro modo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne con un iniziativa dal titolo Diritti e castighi. Non avendo in questo momento energia e lucidità a sufficienza riprendo dal lancio di stampa dell'iniziativa: (e ad ognuna le proprie riflessioni): "Dal 2002 Lucia Castellano dirige la Seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate - un esempio di civiltà e innovazione unico in Italia -, affiancata da altre due donne: la Vice Direttora Cosima Buccoliero e la Comandante della Polizia Penitenziaria Alessandra Uscidda. Nel suo lavoro si orienta mettendo al centro l'attenzione e il rispetto per l'altro/a, considerando il potere come un'opportunità per poter fare, attraverso una capacità progettuale e trasformativa in grado di produrre cambiamenti significativi nel contesto in cui opera e in chi lo abita, rifiutando "la gelida cultura autoritaria e burocratica che domina il mondo del carcere», improntata «al machismo, alla prepotenza e alla vessazione". Doppia solidarietà alle compagne e alle/ai antirazziste/i di Milano..

mercoledì 25 novembre 2009

MINE ANTIUOMO

Niente di nuovo sotto il sole verrebbe da dire,ma sostituendo la parola"sole" con "piede" o "mano" questo ci fa capire che il tono del discorso si fa sul tragico in quanto alcuni paesi non hanno firmato il trattato internazionale per far sì che le mine antiuomo possano essere prodotte,commerciate ed usate.
Che poi le poche nazioni che non hanno aderito a tale patto contino più della metà mondiale della popolazione mondiale non è un contentino il fatto che a fronte di questi sei stati il trattato l'abbiano siglato altri centocinquanta.
Com'è noto la mina antiuomo è un ordigno tra i più subdoli che l'uomo abbia avuto la scelleratezza di aver inventato in quanto tali armi non guardano in faccia all'amico o al nemico,al soldato o al bambino:effettivamente è la popolazione civile quella più danneggiata dall'esplosione delle mine in quanto se non provoca la morte dello sventurato che ha la sfortuna di pestarle provocano mutilazioni agli arti irrecuperabili.
Ed è da sottolineare il fatto che il presidente premio Nobel per la pace Barak Obama abbia voluto seguire la linea Bush Jr. relativamente all'uso di tali marchingegni e che in giornata si sia espresso in favore di spedire al fronte altre migliaia di soldati Usa in Afghanistan per porre fine alla guerra controAl Qaeda.
Il dispaccio d'agenzia è tratto da"cnrmedia.com".

MINE ANTI-UOMO, OBAMA COME BUSH.

Gli Stati Uniti non firmano il trattato internazionale, firmato da 150 paesi, che vieta la produzione, l'uso e lo stoccaggio degli ordigni
Obama come Bush sulle mine anti-uomo. Il governo degli Stati Uniti guidato dal premio Nobel per la Pace ha deciso di non firmare il trattato internazionale che vieta le mine anti-uomo, la loro vendita e il loro uso. Una scelta che vede gli Stati Uniti in compagnia di Russia, Cina, Birmania, India e Pakistan, mentre oltre 150 paesi del pianeta hanno ratificato la convenzione che vieta la produzione, l'uso, lo stoccaggio e il commercio di questi tipi di ordigni. Il governo americano ha affrontato la questione e ha deciso di proseguire la politica di George W. Bush sulla materia, come ha spiegato il portavoce Ian Kelly: "Abbiamo deciso che la nostra politica sulle mine resta invariata" ha detto Kelly. Le mine anti-uomo, disseminate in campi nei territori di guerra, hanno ucciso accidentalmente almeno 1.266 persone nel mondo l'anno scorso, ferendone 3.981.

martedì 24 novembre 2009

CANNAVARO VAFFANCULO

Ennesima intrusione delle"(de)menti"calcistiche in ambito sociale con relativi svarioni,non difensivi ma offensivi,come vuole il caso di Fabio Cannavaro già recidivo dopo i fatti di Madrid coi suoi amichetti Ultras Sur che non perde l'occasione di sviscerare il suo fervente fascismo dichiarando che i cori contro Balotelli della scorsa domenica non avevano matrice razzista.
Tema più volte trattato quello del calcio e dei calciatori che assieme a gruppi ultrà sono di un imbarazzante xenofobia che se latente nel caso dei professionisti non lo è in quello di alcune tifoserie.
E'sempre meglio spendere un paio di parole in più piuttosto che lasciare che l'acqua nera scorra sotto i ponti poichè personaggi tipo Cannavaro,Buffon,Abbiati,Aquilani e Sereni,solo per citare qualche nome di calciatore in attività(ricordando Di Canio e Tacconi)che delle loro scelte politiche non hanno mai fatto mistero della loro propensione verso la destra estrema,sia con intervista che ostentando simboli nazifascisti.
Costoro sono delle merde milionarie che danno dello sport un esempio negativo ai giovani fin dalla primissima età,assieme alle tifoserie tipo Inter,Lazio,Verona e ultimamente anche di alcune che un tempo erano più di sinistra come Roma e Milan(almeno per alcuni gruppi).
"Ci vorrebbero più Zampagna e Lucarelli e meno ignoranza e fascistelli"parafrasando una rima del coro meno"grave"cantato dalle merde(non tutti)juventine domenica sera,perchè i cori più fastidiosi e osceni mica li hanno fatti sentire o sono stati ripostati dalla stampa.
I due articoli successivi sono tratti da"Senza Soste"con riferimenti al Livorno a firma di Tito Sommartino seguito da quello di Tifeoweb a firma di Andrea Doi che ha travisato doppiamente gli slogan ed i simboli presentati dai due vergognosi rappresentanti della Nazionale Buffon e Cannavaro.

Vergogna Cannavaro: "Su Balotelli nessun coro razzista"

"Sono anni che vado negli stadi e mi sento dire di tutto, mi pare che quelli in questione non fossero razzisti". Ha dell'incredibile quanto espresso da Fabio Cannavaro, non ultimo a scivoloni politici (è lui il calciatore che sventola il tricolore col fascio littorio, in foto) sui cori contro l'interista Mario Balotelli che le due curve della Juventus hanno intonato domenica sera durante il match dei bianconeri contro l'Udinese. Curioso però che di tutti i cori dedicati da un anno a questa parte all'attaccante interista sia stato dato risalto, se vogliamo, al meno grave, quel "Se saltelli muore Balotelli" cantato domenica sera che in realtà è nato per un altro calciatore il cui cognome termina in "elli", Cristiano Lucarelli, colpevole di essere stato identificato come comunista. Così come Balotelli sarebbe colpevole di essere nero. In realtà il coro peggiore che viene cantato contro l'attaccante interista è un altro ed è stato accuratamente ignorato dai media, fedeli a quella linea ormai condivisa e generalizzata di raccontare le cose senza in realtà farlo: "Non esistono negri italiani" è forse quanto di peggio razzismo, nazionalismo e fascismo possano partorire.Ieri José Mourinho, tecnico dell'Inter, parlando dello scontro diretto contro la Juve in programma fra due settimane, aveva detto: "Mi piacerebbe tanto giocarla a Torino, però ci sono delle regole e magari la partita non si giocherà all'Olimpico". Così non è stato (nelle motivazioni, il giudice ha soltanto multato la Juve spiegando che "l'entita' della sanzione è stata attenuata per avere la società concretamente operato onde prevenire tali deplorevoli comportamenti") e neanche ci stupisce dopo la sentenza che ha visto l'assoluzione di Moggi, Giraudo e Bettega per doping amministrativo quando la stessa società bianconera aveva chiesto il patteggiamento (dichiarandosi quindi colpevole). Non ci aspettiamo nemmeno, come invece fa Mourinho che si vede non si è ancora abituato allo "stile italiano", di vedere il prossimo Juve-Inter sospeso dall'arbitro dopo i primi cori razzisti nei confronti di Balotelli. Qualunque arbitro venga designato siamo certi che farà finta di non sentire o nella migliore delle ipotesi si farà forte dell'intervento dello speaker che inviterà le curve a interrompere i cori razzisti. A meno che la società bianconera non decida di "trattare" preventivamente con i fascisti travestiti da ultrà che da anni sfruttano le due curve juventine per fare cassa. Non sarebbe certo la prima volta.

Cannavaro fascista involontario al Bernabeu

Non c'è che dire: i nostri giocatori sono proprio sfortunati e finisco sempre per apparire in pubblico come dei novelli Balilla.Era capitato al portierone Gianluigi Buffon, durante i festeggiamenti romani dopo la vittoria ai mondiali di Germania. Vi ricordate? Lui che mostrava uno stendardo con su disegnata una croce celtica, simbolo neofascista.Buffon spiegò che non aveva visto la scritta e il disegno e chiese scusa, come aveva fatto in precedenza, ai tempi in cui giocava a Parma, quando sulla sua maglietta aveva scritto "Boia chi molla", slogan del Fronte della Gioventù, pure loro neofascisti. E sempre lui dovette fare marcia indietro pochi mesi dopo per aver scelto come numero di maglia l'88, che nel linguaggio cifrato dei neonazisti significa Heil Hitler. Ora invece l'involontario gesto arriva dal suo compagno di nazionale Fabio Cannavaro, che dopo la vittoria di ieri della Liga Spagnola, ha fatto il giro del campo sventolando un tricolore che al centro aveva un bel fascio littorio. Il difensore della nazionale azzurra pare che avesse ricevuto la bandiera nei dai ragazzi della curva dello stadio madrileno, gli Ultras Sur, una frangia della tifoseria madridista nota per le sue simpatie per l'estrema destra. «Ma io intendevo sventolare il tricolore e basta - ha poi spiegato Cannavaro -. Quando mi sono accorto di quello che c'era sopra, ho arrotolato la bandiera per nasconderlo».Insomma alla fine i tifosi riescono, con i loro stendardi, a provocare guai ai loro beniamini. Era capitato ad Ambrosini del Milan, che sul bus che portava i rossoneri in giro per Milano, sfoggiava un due aste con su una scritta indelicata ed indirizzata ai cugini. Non ci resta che dare un consiglio ai calciatori: d'ora in poi nella borsa, insieme a calzettoni e scarpe chiodate, mettete una bandiera o una sciarpa "neutra". Già, perché sempre più spesso non è conveniente "accettare stendardi da uno sconosciuto".

lunedì 23 novembre 2009

PAUSA PRANZO


Il ministro per l'attuazione del programma di governo Rotondi ha voluto unirsi al coro degli alti rappresentanti del governo in vena di sparare cazzate fornendo una chicca sulla presunta inutilità della pausa pranzo al lavoro,forse perchè lui non ne fa uso(del lavoro credo piuttosto del pranzo)e comunque in fondo ha perso una buona occasione per starsene zitto.
Questo"rituale"del pranzo come definito dal ministro è un'accessorio che rende meno produttivo il lavoro di un dipendente,affermando che i lavoratori autonomi o comunque non salariati tale interruzione non la fanno o la limitano a pochi minuti:echissenefrega se un idraulico piuttosto che meccanico dentista o ristoratore non mangia perchè deve produrre legato al cappio dell'avere sempre di più e sempre in minor tempo(di gente così ne conosco anche se poi alla fine dell'anno dichiarano molto meno al fisco di un semplice operaio subordinato).
Il pessimo Rotondi probabilmente in vita sua non è mai arrivato con i crampi allo stomaco alla fine o a metà di un turno lavorativo,probabilmente non sente nemmeno la necessità nutritiva per la pienezza di cocaina nel suo corpo,altro che critiche e dichiarazioni sul danno della pausa pranzo,questo servo del regime vuole annientare l'intero sistema di ciascun lavoratore sia esso dipendente privato o pubblico estorcendo il cibo in cambio di una(anche questa molto presunta)miglioria della produttività.
L'articolo è tratto da Indymedia Lombardia e solo ora mi rendo conto di poter e voler cambiare l'etichetta da"politica"a"neuro deliri".

CI VOGLIONO TOGLIERE PURE LA PAUSA PRANZO.

RAGAZZI O INCOMINCIAMO A FARE SUL SERIO PURE NOI O QUI SI TORNA AL MEDIOEVO...
Rotondi: «Pausa pranzo, danno per tutti»Il ministro per l'Attuazione del programma di governo: «Non mi piace questa ritualità che blocca tutta l'Italia»
MILANO - «La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia». A sostenerlo è Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma di governo. Certo, aggiunge nel corso di un'intervista al programma web «KlausCondicio», «non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo». Quella del ministro non è però una dichiarazione di intenti da tradurre in legge. Ed è lui stesso a precisarlo: «Non ho fatto alcuna proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei deputati, perchè quella è l'ora in cui si lavora meglio». Ma l'opinione del ministro non sembra essere in linea con quella dei lavoratori italiani: un'indagine pubblicata a fine ottobre metteva in evidenza come gli italiani (la ricerca aveva preso però in considerazione 4.500 lavoratori di sei Paesi europei) stiano in realtà riscoprendo il piacere di pranzare con calma, tenendosi sempre più alla larga da fast food e panini mangiati in piedi.
LA RICERCA -«Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare - ha poi aggiunto Rotondi -, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi». Rotondi analizza i dati di una ricerca internazionale sul tema da cui emerge che l'Italia rappresenta un caso isolato. «In Germania, ad esempio - fa notare Rotondi - , per incentivare la produttività la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana. Negli ultimi due anni, infatti, si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania».
«CHIUDIAMO LA BUVETTE» - E la buvette dei parlamentari? «Chiudiamo la buvette. Costa troppo e fa ingrassare i parlamentari». Anche su questo il ministro appare convinto: «Credo che la buvette vada chiusa: costa troppo e sarebbe interessante capire perchè gravi in modo così pesante sul bilancio della Camera - sottolinea Rotondi -. Si parla di 5 milioni di euro. Demagogia a parte, penso che non sia economico e che se ne potrebbe fare a meno. I parlamentari mangiano troppo, ingrassano e questo non è sano. Non è una questione brunettiana, ma di condizione fisica, visto che ne guadagnerebbero in salute. Lo consiglio a tutti».

domenica 8 novembre 2009

CONSIDERAZIONI DOPO VENT'ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

Qualsiasi muro costruito per dividere la gente,qualunque interferenza imposta alla libertà personale di un uomo di poter visitare,frequentare,conoscere e comprendere un'altra persona ed un altro popolo è un atto abominevole che va contro tutti i diritti e le dignità umane.
Dopo questa doverosa premessa il caso più famoso e discusso degli ultimi cinquant'anni è stato quello del muro di Berlino la cui caduta è avvenuta il 9 novembre di vent'anni fa,evento celebrato in tutto il mondo come la data ufficiale della caduta del comunismo.
L'enfasi e l'attenzione riportata da tutti i massmedia nostrani ed internazionali di quest'evento,non la caduta in se del muro quanto la fine(presunta)del comunismo,fa pensare che secoli di ghettizzazione,l'ascesa e la(presunta)caduta del nazifascismo ed altre barriere fisiche che ancora oggi dividono popolazioni diverse e non solo per delle linee di geografia politica siano delle barzellette in confronto alla data del 9 novembre 1989.
Sarà il fatto che la memoria storica tenda a svanire dopo molti anni nonostante sia ben presente nell'esistenza quotidiana degli antifascisti per fare un'esempio,o sarà il fatto che a chi ha in mano le redini della diffusione dell'informazione giovi il fatto che l'opinione pubblica la pensi in una determinata maniera,vedo e credo che questo importante avvenimento sia molto strumentalizzato soprattutto in chiave politica.
Tornando alle prime considerazioni limitare i movimenti e la libertà degli uomini tramite barriere ed ostacoli nasce con i ghetti attorno al 1500 dove si relegavano gli ebrei partendo dall'Italia e diffondendosi in tutta Europa fino ad arrivare ai ghetti nazisti(una sorta di anticamera dei campi di sterminio)ed a quelli afroamericani negli Stati Uniti.
Gli stessi massmedia che nel più dei casi non condannano ed anzi approvano la costruzione del muro a difesa di Israele in Cisgiordania in una terra che fa delle diseguaglianze estreme uno dei casi limite in tutto il mondo.
Noi lo abbiamo avuto a Gorizia e uno tutt'ora è presente a Padova,ed anche se si trattano di parti di muro di cemento e recinzione sono pur sempre degli sbarramenti ordinati da un'autorità superiore.
Tornando a Berlino il pretesto o come pensano in molti la"scusa"addotta dalla parte sovietica fu quella di costruire un muro di protezione antifascista contro l'occidente,ma sappiamo benissimo che nessun bastione può impedire alle idee,nel bene e nel male,di fermarsi ed ostacolarne il passaggio:fatto sta che dopo ventotto anni questo muro è crollato sotto i picconi,e la volontà delle persone.
Che poi in molti si siano pentiti,non del fatto dell'abbattimento e della riacquistata libertà,ma dell'approdo al sistema di vita capitalista questo è un dato di fatto e le recriminazioni sono molte,come per dire"si stava meglio quando si stava peggio"senza cadere nella frase fatta.
La deriva verso destra dell'Europa è tangibile e sotto gli occhi di tutti,e ne è la prova la bocciatura avvenuta in questi giorni della proposta bipartisan del governo italiano della candidatura di Massimo D'Alema come alto rappresentante alla guida della politica estera dell'unione europea da parte della Polonia in quanto ex appartenente ad un partito comunista(forse avrebbero preferito personaggi del calibro di Le Pen o di Borghezio).
Si strizza troppo l'occhio verso ideologie che ci hanno fatto sprofondare nel secondo conflitto mondiale e pure se l'ammiccamento non è in certi casi palese anche il solo tacere è segno di debolezza e arrendevolezza verso questi movimenti di chiaro stampo neo-nazifascista.
A conclusione ritengo l'abbattimento fisico del muro un avvenimento di epocale rilevanza anche se non condivido affatto l'affiancamento di questi festeggiamenti al fenomeno della sconfitta del comunismo e di un'economia socialista a favore del capitalismo tanto acclamato ed in troppi casi associato a fenomeni di neo-schiavismo e povertà,privilegiando sempre più pochissimi eletti a scapito della stragrande maggioranza del popolo.

venerdì 6 novembre 2009

ABBUSI DEI CARABBINIERI

L'arma benemerita dei carabinieri si è resa protagonista negativa per l'ennesima volta di un grave atto di abuso di potere con la denuncia di un'autista della Compagni Trasporti Pubblici napoletana fermato,picchiato e portato in caserma un paio di giorni addietro.
L'unica sua colpa quella di non aver visto una pattuglia dei carabinieri ad un semaforo e non aver dato loro la precedenza(senza lampeggianti nè sirene):ciò è costato un pugno in faccia,l'interruzione di un servizio pubblico(portare a destinazione la gente seduta su un pullman)e una denuncia per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
Questa vicenda di soprusi è spiegata nell'articolo de"La Repubblica"nella cronaca di Napoli a firma di Irene De Arcangelis tratta da Indymedia Napoli e la riporto senza la controparte in quanto inutle e menzognera come tutti i comunicati di queste merde dove loro non hanno mai colpa e anche se ce l'avessero mica chiedono scusa o la paghino in termini civili(in quanto loro stessi incivili)o penali.
Questi episodi fanno sì che l'opinione sia pubblica che mia tracci un giudizio molto negativo sul loro operato a scapito della parte non marcia dell'arma(pochissimi eletti)che vengono accostati ai loro colleghi che del rispetto e del servire la gente,che dovrebbe essere il loro pane,se ne fregano apertamente.
Invece sia in Italia che all'estero la democrazia che"difendono"ed esportano è fatta di episodi criminosi,uccisioni,corruzioni,pestaggi ed un continuo abuso di potere.
Autista di un bus denuncia "Picchiato dai carabinieri".

Ultima corsa, ore 22.25, della linea A4R sulla tratta Napoli-Afragola della Compagnia Trasporti Pubblici. Il signor Pasquale C., ventisette anni di lavoro inappuntabile e un encomio per la sua professionalità, è appena partito da piazza Garibaldi con otto passeggeri a bordo. Corso Garibaldi, via Don Bosco, largo del Pianto. Qui si ferma sulla metà sinistra della corsia, in attesa di girare per viale Maddalena, perché il semaforo è rosso. È lui stesso a proseguire nel racconto: «Quando il semaforo diventa verde imbocco viale Maddalena, e in quel momento vengo affiancato da una gazzella dei carabinieri. Il militare lato passeggero apre il finestrino e mi fa segno, come a dirmi: "Guarda dove vai, accosta". Così ubbidisco, anche se non avrei mai potuto vedere la gazzella dei carabinieri arrivare. Erano dietro di me e non avevano la sirena accesa. Ma quando ho accostato mi hanno ordinato di scendere».
Il signor Pasquale scende, ma è perplesso: non capisce perché deve lasciare il posto guida. Ma fa quello che gli viene detto e intanto prende il cellulare per avvertire i superiori di quanto sta accadendo. Spiega ai militari (mentre arrivano altre due gazzelle): «Devo avvertire, non posso lasciare il mezzo». E loro di rimando: «Salga in auto». «Questo è arbitrio, non posso credere che questo sia il comportamento dell´Arma», ribatte l´autista. «È stato allora che ho detto che li avrei denunciati, ma uno di loro mi ha sferrato un pugno in pieno volto - ricorda il signor Pasquale - mentre io ho cominciato a urlare chiedendo aiuto ai passeggeri. Intanto però mi hanno fatto salire con la forza sulla gazzella, mi hanno portato in caserma. Mi hanno lasciato solo in una stanza con un carabiniere che ha cominciato a chiedermi se ero stressato, se avevo problemi e perché avevo inveito contro i carabinieri. Ma io non avevo fatto niente, così ho aspettato l´arrivo dei miei superiori. E alla fine sono uscito dalla caserma con una denuncia».
«L´autista - dicono i carabinieri limitandosi alla lettura degli atti - è stato denunciato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale». Il signor Pasquale è però ben conosciuto in azienda. Si sa che è un dipendente modello. Così sulla vicenda interviene la Filt Cgil. «Lo hanno accusato di aver intralciato il passaggio dei carabinieri mentre ciò era dovuto esclusivamente a problemi di viabilità e lunghezza del mezzo - si legge nella nota -. Ed è stato interrotto il servizio pubblico. Può un lavoratore da tutti riconosciuto come onesto, riflessivo, altruista e professionale trasformarsi improvvisamente in persona che offende i carabinieri senza motivo?». Per ora sono stati rintracciati per testimoniare a favore del signor Pasquale due dei passeggeri di quella sera.

giovedì 5 novembre 2009

PETTI DI POLLO DORATI AL FORMAGGIO

Ricetta che richiede un pochino di praticità ma non moltissimo tempo anche se è vero che nell'oretta tra la preparazione e la cottura non si sta mai con le mani in mano.
Il risultato però è garantito in quanto l'abbinamento tra il pollo ed il formaggio assieme alle verdure è di primo livello,assolutamente da assaggiare.
Ingredienti:
-petto di pollo
-burro
-uova
-farina
-limone
-prezzemolo
-sale
-broccoletti
-asparagi
-latte
-emmenthal
-pecorino sardo
-caciotta
-parmigiano grattuggiato
-peperoncino
Innanzitutto bisogna marinare la carne di pollo nel limone almeno una mezz'ora prima dell'elaboazione del piatto in quanto la carne possa assorbire l'aspro delicato del frutto,mentre comiciamo a creare una pastella con le uova ed il parmigiano grattuggiato aggiungendo poco prezzemolo.
Sul fuoco si mettono i formaggi(io ne ho usati di tre tipi perchè li avevo in casa,sennò va bene anche uno di media consistenza e stagionatura)a fondere assieme al latte ed al burro a fuoco lento per evitare di bruciacchiare il fondo del tegame.
In una pirofila sciogliamo del burro e passiamo i petti di pollo prima nell farina,poi nella pastella preparata a tempo e successivamente in un uovo sbattuto a parte,utilizzando sia il tuorlo che l'albume,e si adagiano nel recipiente pronto per essere messo in forno coperti dalla crema di formaggi.
Dopo cinque minuti di cottura si accende il grill per esaltare il sapore del formaggio fornendo una bella doratura superficiale:intanto nei pochi minuti di forno dove si preparano i petti di pollo cuociamo in abbondante burro fuso i broccoletti e gli asparagi con un pizzico di peperoncino che serviremo come contorno perfetto per questo piatto.

mercoledì 4 novembre 2009

'NDRANGHETA SDOGANATA A MILANO


"Movimento terra"è il termine emerso ieri grazie alla Dia milanese con cui si evidenzia il lavoro appaltato a ditte edilizie per l'Expo 2015 affiliate alle cosche calabresi che hanno appestato Milano da una quarantina d'anni.
Questi cantieri che fruttano milioni di euro alla malavita organizzata fiancheggiata da politici di tutti i colori ma soprattutto nell'area ovest milanese collusi con i neofascisti di zona Certosa e San Siro,sono manna piovuta dal cielo per questi criminali che ora hanno la certificazione statale e regionale lombarda per arricchirsi e prsperare sempre più.
Allargando l'immagine sopra sivedono tutte le zone controllate dalla criminalità organizzata e quella coperta dai calabresi è quella verde,ovvero la zona dove più si concentreranno i cantieri per questo expo(oltre a rappresentare la maggiornaza di tutta la mala-bellavita)
Tale evento lo si sarebbe potuto fare benissimo a San Luca piuttosto che Gioia Tauro oppure a Reggio Calabria almeno si evitavano troppi spostamenti di persone e di denaro da parte delle famiglie della'ndrangheta:l'articolo sottostane tratto da Indymedia Lombardia traccia le linee di questa ennesima vergognosa figura di merda dell'Italia,della Lombardia e di Milano,grazie Silvio,Roberto e Letizia!
’Ndrangheta padrona dell’Expo La procura: «Cantieri sono cosa loro».

Con gli occhi all’Expo2015 e le mani sui cantieri: gli affari della ‘Ndrangheta a Milano vanno a gonfie vele. Anche perché nel tessuto imprenditoriale, economico e istituzionale del capoluogo lombardo, le cosche calabresi trovano validi fiancheggiatori. Anche all’interno dello stesso palazzo di Giustizia. È illuminante il quadro emerso ieri con la maxi operazione «Parco Sud», condotta dalla Dia milanese contro le famiglie Barbaro e Papalia, cosche arrivate da Platì, Reggio Calabria, ormai trent’anni fa per radicarsi nell’hinterland sud di Milano. Diciassette ordinanze di custodia cautelare, cinquanta perquisizioni, sequestri per cinque milioni di euro e 48 persone indagate - tra questi imprenditori e funzionari comunali - perché ritenute, a vario titolo, affiliate ad associazioni per delinquere di stampo mafioso. Un’operazione che chiude due anni di indagini, che hanno accertato traffici di armi e droga, oltre a numerosi episodi estorsivi e intimidatori adanno degli imprenditori chenonsi piegavano ai clan. Tutto è cominciato con l’osservazione delle attività di movimento terra nel Parco Sud, una vasta area verde sulla quale diversi immobiliaristi hanno intenti speculativi.
EXPO È proprio il movimento terra - risorsa tipica della ‘ndrangheta, che controlla i subappalti nell’edilizia - a preoccupare il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, quando fa riferimento all’Expo 2015. Perché «il punto che favorisce l’infiltrazione mafiosa è proprio la mancanza nei contratti d’appalto della voce sul movimento terra». Un business che, assieme al settore dello smaltimento dei materiali, rappresenta la porta d’ingresso delle cosche negli appalti. Anche perché, spiega Minale, «non c’è la necessità della certificazione antimafia ». Occore quindi rivedere le norme che regolano il settore, «la cui consegna - dice il magistrato - non può essere lasciata alla direzione dei lavori sui cantieri». L’allarme è alto, anche se non sono emersi finora riferimenti diretti all’Expo. Si è fatta luce invece sull’inquinamento mafioso nei cantieri della linea ferroviaria Milano-Mortara e della Tav, «cosa loro» per la procura che ha accertato la presenza di soggetti vicini alla cosca Barbaro-Papalia, tra l’altro già emersa con un’inchiesta del luglio 2008.
CONNIVENZE Con l’operazione condotta dalla Dia di Milano, dal Gico della Gdf e dai carabinieri, e coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e daipmMario Venditti, Alessandra Dolci e Paolo Storari, sono finite in carcere 9 persone, tra cui un geometra, Achille Frontini, storico perito del Tribunale di Milano, che avrebbe pilotato un’asta giudiziaria per assegnare un terreno a prezzo modico alla cosca. Cinque persone sono state raggiunte dalle ordinanze in carcere emesse dal Gip Giuseppe Gennari. Tra loro il presunto boss Domenico Barbaro, 72 anni detto «L’Australiano» e i figli Salvatore e Rosario, arrestati nel 2008. Tre persone invece sono latitanti, tra queste Domenico Papalia, figlio del boss della ‘ndrangheta in Lombardia Antonio, detenuto col carcere duro. Sono indagate anche 48 persone, tra cui addetti di uffici tecnici comunali che avrebbero favorito la cosca nelle pratiche edili. Un sistema di connivenze tra ambienti istituzionali, imprenditoriali e mafiosi, che allarma. «L’imprenditoria sana - ha commentato ilpmIlda Boccassini - deve capire che bisogna stare con lo Stato, non contro. Che non può accettare le violenze delle mafie per propri tornaconti personali».

martedì 3 novembre 2009

LA PRASSI DEL PESTAGGIO POLIZIESCO

Uno dopo l'altro come una valanga che travolge tutto quello che incontra emergono sempre più episodi che incriminano le forze poliziesche presenti nelle carceri italiane ree di violenze criminali nei confronti dei detenuti nelle nostre galere.
Stavolta è capitato addirittura ad un direttore di una casa circondariale,quella di Teramo,dove grazie ad un contributo audio forse carpito tramite un telefono cellulare si è venuti a conoscenza di un pestaggio avvenuto in una zona"non idonea"del carcere e del pericolo di una rivolta all'interno della struttura poichè un testimone aveva visto tutto.
Si ha come l'impressione che il pestaggio dei detenuti sia una prassi nelle carceri e nelle questure del belpaese e non solo episodi sporadici di"mele marce"così come vengono chiamati i tutori dell'ordine colpevoli di gravi episodi di abuso di potere.
L'articolo tratto dal quotidiano"La Repubblica"a firma di Giuseppe Caporale comprende anche l'intervento audio"rubato"(il link evidenziato)all'interno del carcere dove si ascolta il dialogo tra il direttore ed una guardia,un documento che sta facendo il giro d'Italia e del mondo e che rende il nostro territorio ancora una volta una terra di vergogna e di barzellette.
Ne avrà di gatte da pelare il ministro della giustizia Alfano,che ha già annunciato serrate indagini interne alla ricerca della verità che già tutti sappiamo:in Italia vige uno Stato di polizia avallato dal regime e dagli organismi preposti al promulgamento di leggi che facilitano l'insabbiamento di vicende come queste e che immunizzino penalmente e civilmente i beceri protagonisti di questi atti vigliacchi(anzi a volte questi imbecilli vengono premiati e incentivati in tutto ciò).

La Procura abruzzese ha aperto un'inchiesta sulle voci registrate di due guardie carcerarie che discutono sul pestaggio di un uomo.
"Un detenuto non si picchia in sezione"Audio shock dal carcere di Teramo
"Queste cose si fanno sotto... Abbiamo rischiato la rivolta, perché il negro ha visto..."Il comandante delle Guardie ammette: "Quella voce è la mia".

TERAMO - "Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...". Parole dal carcere di Castrogno a Teramo, parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia penitenziaria. Frasi spaventose impresse in un nastro. Ora questo audio è nelle mani della Procura della Repubblica di Teramo che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda. Sono parole che raccontano di un "pestaggio" ai danni di un detenuto, quasi come fosse la "prassi", un episodio che rientra nella "normalità" della gestione del penitenziario. Un concitato dialogo tra il comandante delle guardie del penitenziario, Giuseppe Luzi e un agente che svelerebbe un gravissimo retroscena all'interno di un carcere già alle prese con carenze di organico e difficoltà strutturali. ASCOLTA L'AUDIO Il nastro è stato recapitato al giornale locale La Città di Teramo, ed è scoppiata la bufera. Il plico era accompagnato da una lettera anonima. In merito alla vicenda la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia, ha presentato un'interrogazione al ministro Alfano. La deputata chiede al ministro Alfano se ritenga di dover accertare "se questi corrispondano al vero e di promuovere un'indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella registrazione, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell'istituto". Proprio questa mattina la Bernardini ed il segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, hanno fatto una visita al carcere. E proprio con la Bernardini, (lo riferisce il sito del "Centro") il comandante delle guardie ha ammesso: "Una di quelle voci è mia. Ma non mi riferivo a un pestaggio Ero mosso dalla rabbia e forse ho usato termini forti. In realtà c'era stato solo un richiamo degli agenti ai detenuti dopo un'aggressione da parte di questi ultimi alle guardie".
Intanto la Uil chiede chiarezza e verità anche a tutela della professionalità e dell'impegno quotidiano della polizia penitenziaria di Teramo. "Noi possiamo solo affermare - sottolinea la segreteria regionale - che la violenza gratuita non appartiene alla cultura dei poliziotti penitenziari in servizio a Teramo che, invece, pur tra mille difficoltà hanno più volte operato con senso del dovere, abnegazione e professionalità. Ciò non toglie che la verità vada ricercata con determinazione e in tempi brevi. Noi vogliamo contribuire a questa ricerca impedendo, nel contempo, che si celebrino processi sommari, intempestivi e impropri". Anche il notevole sovraffollamento è causa di forti tensioni. L'istituto potrebbe contenere al massimo 250 detenuti, ne ospita circa 400. Un solo agente per sezione deve sorvegliare, nei turni notturni, anche più di 100 detenuti; un flusso di traduzioni che determina l'esaurimento di tutte le risorse disponibili.

lunedì 2 novembre 2009

LONTANO LONTANO

Una delle migliori canzoni d'amore in assoluto mai scritte nella storia della musica italiana grazie allo spirito profondo e fragile di Luigi Tenco,cantante e compositore tra i più impegnati fra quelli degli anni 60,più volte censurato e pure boicottato dalla Rai per due anni per i contenuti di alcuni suoi testi.
Questo testo targato 1966 abbastanza difficile da suonare e cantare(da addetti ai lavori)esprime l'emozione di un amore finito dove il ricordo però si protrae nel corso del tempo da entrambe gli amanti ma che infine anche se è tanto il rammarico e la rievocazione è dolce rimane per l'appunto troppo lontano.
Peccato per la breve vita di Luigi Tenco morto suicida a Sanremo nel'67 dopo l'esclusione di una sua canzone(Ciao amore ciao)da quelle finaliste del Festival,anche se sulla sua dipartita aleggiano ancor oggi alcuni misteri.

E lontano lontano nel tempo
qualche cosa negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t'amavano tanto

E lontano lontano nel mondo
in un sorriso sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu mi prendevi un po' in giro

E lontano lontano nel tempo
l'espressione di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto
l'aria triste che tu amavi tanto

E lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto chissà come e perché
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano.

domenica 1 novembre 2009

RIDICOLFUTURISMO


Ancora inebriati dai festeggiamenti fasciofuturisti avvenuti durante la notte delle streghe una quindicina di impavidi pagliacci mascherati da motociclisti senza mezzo di trasposto hanno compiuto una zingarata presso la sede di Radio Popolare in un'azione degna del miglior turbodinamismo consono a tali elementi.
Non riuscendo ad entrare in tale edificio si sono prodigati in cori da scolaresca pittoresca in gita presso mete d'indubbio interesse,cercando d'intimidire o quanto meno spaventare i prodi giornalisti di suddetta radio consci della loro bruttezza e tanfo degno delle paludi malsane dell'Agro Pontino.
Evidentemente il cervello metastatizzato di questi baldi giovani(e non)unito all'effluvio chimico alcolico di qualche striscia e molta grappa hanno fatto d'ausilio alla loro azione dimostrativa che nemmeno Iddio sua maestà il Duce nemmeno bramava nei suoi sogni più ero(t)ici.
A supporto di tale gesta per celebrarne per iscritto a favore dell'imperitura memoria futura ecco il resoconto di Radio Popolare tratta da Antifa.org prima e successivamente il contributo di quelle birbe di Indymedia Lombardia con un appunto tratto da"Repubblica".
La prima immagine del post è un riassunto breve ma intenso del programma carciofuturista di quei simpaticoni di Casa Pound che a noaltri ci fan sì tanto ridere per come si rodano il fegato trastullato da etiliche presenze.
Fasci di tutto il mondo unitevi e schiantatevi!

Milano: Intimidazione contro Radio Popolare ·

minacce a radio pop
INTIMIDAZIONE CONTRO RADIO POPOLARE
Un gruppo di neofascisti di Casa Pound, Cuore Nero e Blocco Studentesco ha minacciato questa mattina Radio Popolare.Poco prima delle 13 una ventina di persone è arrivata davanti alla sede della radio con uno striscione con scritto: “Un fascio non ha prezzo, per tutto il resto c’è Radio Popolare”.Dalle immagini delle telecamere si vede che provano ad entrare nella sede ma che, trovando la porta sbarrata, la coprono di adesivi, mentre altri – alcuni con il casco e altri con il cappuccio in testa - urlano slogan e sventolano bandiere. I redattori di Radio Popolare usciti per capire l’accaduto vengono accolti con lo slogan “comunisti di merda”.Il messaggio intimidatorio è chiarissimo: se dai spazio alle voci democratiche e antifasciste – come nel caso delle manifestazioni di venerdì scorso contro il convegno della destra a Bergamo – te la dovrai vedere con noi fascisti. Oggi un raid con striscioni e adesivi, domani chissà.Ringraziamo le persone, le associazioni e gli esponenti politici che ci hanno già dimostrato solidarietà.
Blitz di Casapound a Radio Popolare: "Ma è solo un'azione futurista e goliarda".

Un gruppo composto da circa quindici militanti di estrema destra ha attaccato uno striscione in via Ollearo, a Milano, davanti alla sede di Radio Popolare. "Un fascio... non ha prezzo - per il resto c'è Radio Popolare", è il testo dello striscione firmato Casapound Italia, organizzazione di estrema destra che ha la sua sede milanese nel centro Cuore Nero.
Attorno alle 12.45, il custode della radio ha subito chiuso a chiave la porta d'ingresso non appena ha sentito gli slogan del gruppo che ha steso lo striscione su un muro e ha poi tappezzato la via con adesivi di Cuore Nero, Blocco studentesco e Casapound Italia. "Venerdì pomeriggio - ha spiegato Francesco 'Doppio Malto', portavoce di Cuore Nero - in una trasmissione di Radio Popolare il conduttore ha detto che 'metteva in vendita fasci di merda causa sgombero Casapound'. Ci ha spiazzati, ci siamo sempre fidati del grado di maturità di chi ha il potere di comunicare e abbiamo quindi voluto rispondere con goliardia e ironia per far capire che si può far politica senza gettare fango sugli altri".
"Da parte nostra - ha proseguito il portavoce di Cuore Nero - non c'era alcuna voglia di offendere nessuno. In questa iniziativa non c'era né rancore né rabbia, ma solo slancio futurista e goliardia per sottolineare la differenza con chi si muove solo con odio e frustrazione".