venerdì 27 febbraio 2015

SALVINI "UOMO" DI MERDA

Il prezzemolino Salvini,onnipresente su tutte le reti nazionali e per chi ha davvero tanta sfiga a domicilio anche in molte piazze italiane,è pronto a fare la sua marcia su Roma a braccetto coi fascisti rischiando un'epica figura di merda.
Infatti da giorni ci sono iniziative di compagni e non incentrate sull'accoglienza da destinare a questo presuntuoso politico razzista che ha sempre etichettato la capitale come origine di tutti i mali salvo poi ripensandoci addirittura facendo una presenza a Palermo che solo la scorta di polizia pagata dalle nostre tasse ha impedito un linciaggio.
L'articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/politica/item/29309-roma-aspettando-al-varco-salvini-e-i-fascisti-assemblee-e-iniziative-nei-territori )parla dei giorni precedenti al 28 febbraio,la data dell'invasione del Dio Po verso la meridionale Roma pronta a ricevere tramite il Tevere il sacro liquido padano.
Notizia di oggi l'intervento di sbirraglia presso la basilica di Santa Maria del Popolo mentre la stessa era occupata in segno di protesta proprio per l'arrivo dal panzer nordico:domani ci si aspettano momenti di tensione ed una città praticamente blindata da centinaia di celerini ed affini pronti a servire e salvare i leghisti ed i fascisti dai romani.

Roma.Aspettando al varco Salvini e i fascisti.Assemblee e iniziative nei territori.


Roma si prepara a contrastare l'onda verde/nera della Lega e dei fascisti che convergerà su Roma sabato prossimo. In molti territori si stanno svolgendo iniziative di preparazione alla contromobilitazione di sabato 28 febbraio. Domani, martedi 24 febbraio alle ore 19.30 alla sala in piazza della Marranella (ex Municipio) ci sarà una assemblea popolare territoriale. Il quartiere è importante. Si tratta di quella Tor Pignattara che a maggio cacciò via il fascio/leghista Borghezio davanti alla scuola Pisacane (frequentata da moltissimi bambini digli di immigrati) ma che ha visto anche tensioni tra gli abitanti e la numerosa comunità di immigrati dal Bangladesh e dal Pakistan che provocarono a ottobre l’uccisione di un immigrato - Mohamed Shazhad Khan – da parte di un ragazzo del quartiere. Furono giorni di manifestazioni contrapposte, ad alcune delle quali non era estraneo lo zampino dei fascisti.
“Non ci bastava Renzi con le sue politiche di sacrifici economici, disoccupazione, miseria, diritti negati fuori e dentro i posti di lavoro. Ora anche Salvini, dopo aver governato per anni insieme agli altri partiti imponendo gli stessi identici sacrifici, dopo aver sputato per anni su Roma ladrona, ideato la tessera del tifoso, tagliato i fondi all'istruzione e alla sanità preferendo finanziare guerre, banche e poltrone di politici, ha intenzione di venire in questa città a prendere in giro chi fatica ad arrivare alla fine del mese e vive nel "degrado" che loro stessi hanno prodotto” scrive l’appello di convocazione dell’assemblea.  “La guerra tra poveri proposta da lega nord e fascisti di Casapound non ci interessa: dobbiamo incontrarci e trovare soluzioni comuni ai problemi del nostro quartiere, dai servizi, ai diritti, al lavoro, boicottando sia il governo Renzi sia la manifestazione che Salvini farà a Roma il 28 Febbraio”. Venerdi era toccato al territorio di Cinecittà ospitare una assemblea popolare anche su questi temi, mentre sabato nelle strade del Tufello e di Montesacro era sfilato il corteo per ricordare i trentacinque dall’assassinio fascista di Valerio Verbano. L’appuntamento è dunque domani, martedi, a Torpignattara. Venerdi invece gli antifascisti romani saranno in piazza, di nuovo a Cinecittà, in piazza Don Bosco, per ricordare l’assassinio fascista Roberto Scialabba. Per sabato 28 febbraio è intanto confermato il corteo contro la calata dei fascio/leghisti con Salvini. Appuntamento è sabato alle ore 14.00 a piazza Vittorio.

giovedì 26 febbraio 2015

FONTE BUFALA PRESA DA"LA REPUBBLICA"

La notizia riportata alcuni giorni fa da Repubblica che implicava in se la foto di un uomo poco prima di una decapitazione da parte di quelle bestie dell'Isis che indossava la maglia di calcio del Napoli è frutto di una bufala presa dl sito de Il Lercio(http://www.lercio.it/ ),in Internet famoso per la sua satira.
Una sorta di Don Zauker che prendo ogni tanto come fonte,del resto cito anche articoli presi da La Repubblica come aiuto per scrivere qualche commento e per questo,e per il fatto che fortunatamente nessuna persona sia stata uccisa con la maglia del Napoli,è da ritenersi un peccato veniale.
Certo è da spiegarsi il come certi professionisti siano incappati in un simile errore a più di un anno dall'uscita della foto sul sito satirico,citazioni non completamente verificabili a volte penso di averle utilizzate anch'io anche se comunque lo faccio senza retribuzione.

La Repubblica, clamorosa figuraccia su Isis: Lercio usato come fonte. 
19 febbraio 2015: Lercio usato come fonte delle ultime notizie sull’Isis? Succede anche questo. Ed è La Repubblica a cascarci, portandosi dietro altri siti di informazione. A svelarlo è lo stesso Lercio, sulla sua seguitissima pagina Facebook. Qualcuno lì a La Repubblica ha preso per buono una “bufala” inventata da Lercio un anno fa. Ecco cosa si legge sulla pagina Facebook di Lercio:
“Avete presente la foto dell’ostaggio dell’Isis con la maglietta del Napoli che sta girando in questi giorni? Ieri Repubblica ha voluto tranquillizzare tutti rivelando che “…non si tratta di un ulteriore messaggio intimidatorio diretto al nostro Paese. Solo un caso, dunque, che la vittima indossasse la maglia del Napoli, particolare probabilmente dovuto al fatto che in quelle zone lavorano diverse associazioni umanitarie, tra cui la Onlus Dribbla la povertà, che distribuiscono le divise delle squadre più famose al mondo”.
Questa spiegazione è stata ripresa da molti siti di informazione:
Ecco, volevamo dire alla redazione di Repubblica e a tutte le altre che la Onlus “Dribbla la povertà” non esiste. Nessuna associazione distribuisce magliette di calcio nel Terzo Mondo. Ce lo siamo inventato noi un anno fa. E’ tutto scritto in questo articolo di Vittorio Lattanzi che vi invitiamo a rileggere.
Ringraziamo Matteo Bianchini per la segnalazione e Ciccio Grana per lo screen.
L’articolo in questione è presente anche nel nostro librohttp://www.rizzoli.eu/libri/un-anno-lercio/ “
20 febbraio 2015

mercoledì 25 febbraio 2015

I RATTI ANCORA A CREMONA,LEGITTIMATI E PROTETTI DA POLIZIA E POLITICI

      

La notizia della chiusura della sede di Cagapovnd appena prima della manifestazione antifascista nazionale del 24 gennaio(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/01/il-gusto-acre-della-battaglia.html )di Cremona è stata solo un bluff organizzato dagli stessi fascisti di comune accordo con sbirri,questura e prefettura visto che da sabato è stata riaperta,con gran dispiego di difensori armati di tutto punto al soldo dei contribuenti,nella stessa sede di Via Geronimi.
Ben 30 poliziotti con intervento della celere padovana,hanno protetto i loro amici di fogna impauriti da un'azione dei compagni antifascisti che però non si è fatta vedere:proprio un grande dispiego di forze del disordine quando negli ultimi giorni altri casi hanno invece fatto registrare la mancanza di un simile utilizzo(vedi Roma-Feyenoord).
D'altro canto nei giorni successivi alla manifestazione tutti i partiti politici hanno,chi più e chi meno,hanno condannato le violenze avvenute quel giorno,con una città non abituata a simili cortei e bla bla vari,schierandosi con le forze dell'ordine e secondo me anche(tra parentesi)a quegli imbecilli fascisti che nascosti dietro alle sovra citate hanno quasi ammazzato un uomo e sono i protagonisti del tentativo della rinascita del partito fascista.
L'Italia è una repubblica antifascista,solo che i compagni appena si può si manganellano,si gasano e gli si chiudono i centri sociali,mentre i ratti di fogna riaprono i loro tombini protetti da politici e decine di servi dello Stato loro difensori e complici.
Articolo preso da Il Fatto quotidiano(http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/24/cremona-sfrattati-i-centri-sociali-in-citta-riapre-sede-casapound/1451259/ ) e propongo questo di Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/antifascismoanuove-destre/item/13989-cremona-riapre-la-sede-di-casapound ).


Cremona,sfrattati i due centri sociali in città.Ma riapre la sede di Casapound.
di Simone Bacchetta.

A oltre un mese dagli scontri tra militanti di destra e di sinistra, i "fascisti del terzo millennio" rivendicano un contratto di affitto con scadenza 2024. Aut aut del Comune ai poli autogestiti Kavarna e Dordoni che annunciano: "Difenderemo i nostri spazi"

Se volessimo sintetizzarla, potremmo parlare di sfida da parte di CasaPound alla città: la riapertura della sede della sezione di Cremona, un po’ a sorpresa per la verità, col contestuale avvio del tesseramento, ha colto tutti in contropiede. Mentre il sindaco Gianluca Galimberti ha dato in pratica l’avviso di sfratto ai due centri sociali cittadini (“non rinnoveremo più le convezioni con le due strutture di proprietà comunale”, ha detto prima in consiglio poi in giunta), i cosiddetti “fascisti del terzo millennio”, come quelli di CasaPound si definiscono, rivendicano un contratto di affitto, per la sede di Geromini, con scadenza 2024.
“Abbiamo il diritto di rimanere qui”, sostiene il presidente Gianluca Galli. Un quartier generale – a oltre un mese dai fatti del 18 gennaio, quando al termine degli scontri tra militanti di destra e di sinistra venne gravemente ferito di uno dei fondatori del centro sociale Dordoni – ancora presidiato dalle forze di polizia. Una sede che effettivamente il proprietario – la voce circolava da settimane, fin dall’indomani del corteo del 24 gennaio sfociato in guerriglia – aveva messo in vendita. Ma CasaPound, forte, a suo dire, di un contratto di sei anni più sei, avrebbe il diritto di restarvi ancora nove anni.
Intanto Cremona ha vissuto un’altra giornata blindata. In occasione della riapertura della sede, rimasta chiusa a questo punto è lecito pensare per ‘consigliata’ prudenza, si è registrato lo spiegamento di una trentina tra agenti e dirigenti della locale questura, oltre ad investigatori della Digos e unità del secondo battaglione mobile arrivate da Padova. Si temeva una rappresaglia degli antagonisti, che invece, fortunatamente, non c’è stata. Solo pioggia e freddo, e il nome scelto dai militanti per il locale di riferimento: Stoccafisso. Quaranta iscritti al termine della prima giornata di tesseramenti. Più dell’anno scorso. “Ne abbiamo persi alcuni, ma guadagnati altri. Il saldo è positivo”, fanno sapere.
Intanto, rispetto alla decisione di sfrattare i poli autogestiti Kavarna e Dordoni, per la mancata presa di distanza dai fattacci del 18 e del 24 gennaio, dai due centri sociali soffia aria di sfida. I cavernicoli, così si fanno chiamare i militanti del Kavarna, ribadiscono: “Difenderemo i nostri spazi con i nostri corpi”. Dal canto suo il Dordoni, come se niente fosse, si appresta ad organizzare un’assemblea gestionale al fine di “mettere in cantiere nuovi eventi”. In barba alla scelta dell’amministrazione comunale.

martedì 24 febbraio 2015

JEFF MONSON E IL DONBASS

Nel suo campo è uno dei migliori,lo statunitense Jeff Monson,pluricampione nella disciplina delle arti marziali miste e del grappling,è da anni icona del mondo anticapitalista in quanto oltre alle botte che a volte si danno e si prendono sul ring,nel sociale vanta un curriculum di tutto rispetto per le proprie idee che vanno oltre lo sport.
Vicino ad ambienti anarchici e comunisti,ha devoluto il compenso dell'ultimo incontro alle popolazioni del Donbass,cui è sostenitore dall'inizio delle diatribe contro i nazifascisti di Kiev appoggiati quasi interamente dal mondo occidentale.
Articolo preso da Russia.it(http://comunicati.russia.it/il-leggendario-campione-americano-jeff-monson-ha-devoluto-il-suo-compenso-al-donbass.html )cui aggiungo questa videointervista di qualche tempo fa,in inglese,presa da Youtube:https://www.youtube.com/watch?v=j518I5oKOHs .

Il leggendario campione americano di arti marziali miste Jeff Monson ha devoluto il suo compenso al Donbass.

Il leggendario campione americano di arti marziali miste Jeff Monson ha devoluto il suo compenso al Donbass. Egli sconfisse Vladimir Nepochatov nell'ambito del torneo «Oplot 108».
«Io combatto non per denaro. Non è questo il principale obiettivo della mio combattimento. L'intero compenso della mi attività lo devolverò alla popolazione del Donbass» - cita la TASS le parole di Monson. Monson è noto per la sua simpatia verso la Russia. In precedenza ha dichiarato che vorrebbe cambiare la sua cittadinanza americana in quella russa. Nel maggio dello scorso anno ha partecipato alle manifestazion del «Nastrino di San Giorgio» e in settembre è salito sul ring accompagnato dall'inno: «Alzati, Donbass!».
 

lunedì 23 febbraio 2015

L'IGNORANZA ITALIANA SUI FLUSSI DEI MIGRANTI

Breve cappello all'articolo preso da"L'Avvenire"che parla dei dati presi da uno studio in cui emerge che l'Italia ha l'indice d'ignoranza in materia di immigrazione rispetto ai paesi Ocse(praticamente Europa,Nord America,Giappone e Australia)più alta,sostenendo la tesi a detta di molti che l'informazione almeno quella sana e veritiera arrivi col contagocce e storpiata da personaggi indifendibili.
Presi su diversi temi ecco quindi spiegato cosa c'è di vero e di falso riguardo la loro presenza in Italia,i vari aiuti che ricevono e sulla paura d'infiltrazione di terroristi(http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/migranti-luoghi-comuni-da-sfatare.aspx?utm_content=buffer8e1cbutm_medium%3Dsocialutm_source%3Dtwitter.comutm_campaign%3Dbuffer ).


"Ci invadono":ecco i luoghi comuni sui migranti.


L’Italia è prima nell’indice di ignoranza Ipsos-Mori sull’immigrazione. Nell’Ocse siamo insomma i peggio informati sul tema. Molti italiani credono che nel Belpaese un terzo della popolazione sia composta da immigrati (in realtà sono il 7%) e che il 20% dei residenti sia musulmano, mentre gli islamici sono il 4%. Colpa di una narrazione giornalistica che drammatizza. Sappiamo che la maggioranza degli italiani, quando conosce personalmente un migrante, non si tira indietro se deve dare una mano. Tuttavia ci sono pericolose falsità messe in circolazione da politici senza scrupoli cui ribattere con l’evidenza dei fatti.​

L’invasione
FALSO Le coste italiane sono invase dagli immigrati "clandestini", non possiamo ospitarli tutti. I richiedenti asilo presentano domande false e i “migranti economici”, che scappano dalla povertà e non dalla guerra, imbrogliano il sistema di asilo.

VERO Nel 2014 sono sbarcate, secondo il Viminale, 170.081 persone contro le 56.192 dei due anni precedenti. Eppure non c’è stata nessuna invasione di richiedenti asilo, anzi. Lo conferma la Fondazione Migrantes della Cei. Al primo gennaio 2015, infatti, le persone rimaste nelle strutture di prima e seconda accoglienza erano poco meno di 66.000. Due rifugiati su tre hanno dunque usato l’Italia come ponte verso l’Europa usufruendo pochi giorni dei centri dopo essere stati salvati dalle navi italiane di Mare Nostrum. Quanto alle domande, secondo le statistiche la maggioranza di richieste per lo status di rifugiato viene accettata. La mancanza di canali di ingresso da zone lontane, come il Corno d’Africa, impedisce invece di presentare domanda a tanti che ne avrebbero diritto.


Sono troppi
FALSO L’Italia e l’Europa, che stanno attraversando una lunga crisi, non hanno bisogno di immigrati che rubano lavoro soprattutto ai giovani e ai lavoratori italiani meno qualificati.

VERO Diverse ricerche demografiche hanno ipotizzato uno scenario Ue senza affluenza di stranieri tra il 2010 e il 2030. Risultato, una perdita di 33 milioni di persone in età lavorativa (-11%) fra i 28 Stati membri, una riduzione del 25% dei giovani tra i 20-30 anni e un incremento del 29% per le persone comprese fra i 60-70. Pesanti le ricadute anche sul sistema di welfare. L’Italia ha toccato nel 2014 il record di denatalità dal 1861 ed è quella che rischia di più sulle pensioni. Disoccupazione e immigrazione viaggiano in direzioni opposte. Da un lato perché gli immigrati scelgono zone che possano garantirgli lavoro: infatti secondo l’Istat stanno lasciando il Belpaese. Dall’altro perché dove c’è piena occupazione il mercato offre possibilità di impiego a immigrati e nativi.


Sono un peso
FALSO I migranti minano i nostri sistemi di welfare perché hanno famiglie più numerose, sono più poveri e sono più a rischio di perdita dell’occupazione

VERO Secondo la Fondazione Moressa gli immigrati danno all’economia italiana un contributo di 3,9 miliardi di euro. Compensano con i loro impieghi quegli italiani che hanno scelto di dedicarsi a mansioni che richiedono maggiore specializzazione. E sono un vantaggio per l’erario. Ad esempio, per gli oltre 750mila – in prevalenza donne – impegnati in attività di assistenza familiare le famiglie italiane spendono ogni anno 9 miliardi di euro. Se gli stessi servizi fossero garantiti dallo Stato, l’onere per le casse pubbliche sarebbe di 45 miliardi l’anno. Nel 2012 i contribuenti stranieri hanno inciso per il 5,6% sul pil. E ci pagano le pensioni. L’Inps incassa dai contributi degli immigrati 7 miliardi, ma solo 26 mila lavoratori stranieri non comunitari usufruiscono di una pensione previdenziale in Italia e 38 mila ricevono una pensione di tipo assistenziale.


I soldi ai rifugiati
FALSO I rifugiati ricevono ogni giorno 30 euro (anche 90 secondo alcuni) dallo Stato, insieme con vitto, alloggio, biancheria, abbigliamento e servizi vari.

VERO La somma di 30 euro per profugo viene data solo alle strutture di accoglienza per coprire le spese di vitto e alloggio e non assegnata direttamente agli immigrati. Chi viene ospitato nei centri ha diritto normalmente a una scheda telefonica per chiamare la famiglia e a una diaria di 2,5 euro, il più delle volte caricata sulle chiavette per distributori di bibite o bevande calde. Che spesso nei centri non sono funzionanti. Gli scandali di "mafia capitale" dimostrano come la gestione di questi centri possa diventare un business per le organizzazioni criminali italiane di cui i migranti sono in realtà le vittime. Quanto ai fondi – 80% in carico allo Stato e il 20% ai Comuni – spesso sono di origine europea, quindi pagati dai contribuenti continentali.


Terrorismo e paure
FALSO Sui barconi, assieme ai richiedenti asilo, arrivano anche i terroristi. E con la presenza degli immigrati sono aumentati i crimini mentre le carceri scoppiano per i troppi pregiudicati stranieri.

VERO Guardiamo alla breve storia del terrore jihadista in Europa. Gli attentatori di Madrid del 2004 e di Londra nel 2007 e quelli di Parigi e Copenhagen del 2015 non erano rifugiati. Neppure immigrati. Erano sì figli di immigrati, ma cittadini del Paese che hanno colpito e dove erano cresciuti senza evidentemente integrarsi. Non vi sono prove che sui barconi rischino la vita anche terroristi. Quanto al crimine, i dati del 31 gennaio 2015 rivelano che gli stranieri nelle carceri italiane sono 17.403, nemmeno un terzo del totale della popolazione carceraria. E sono in diminuzione. Quali reati hanno commesso? Furti e spaccio (25%), seguiti dai reati contro la persona (19%). Senza contare che se si attuassero gli accordi bilaterali con alcuni Stati africani, parecchi potrebbero scontare la pena nelle patrie galere.

sabato 21 febbraio 2015

BANDIERE PROIBITE



Toro-Athletic Bilbao: una bandiera No Tav scatena il panico
Dopo la bandiera palestinese che nemmeno è potuta entrare allo stadio Picchi di Livorno per la partita casalinga contro il Latina(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/09/la-bandiera-palestinese-vietata-negli.html )ecco la storia di una che è riuscita ad entrare nello stadio Olimpico di Torino per la gara dei granata contro l'Athletic Bilbao e che ha fatto notizia.
Infatti i supporters baschi,notoriamente solidali con gli abitanti della Val Susa(anche in Euskal Herria esiste lo stesso tipo ti protesta chiamata"Aht Gelditu!")hanno esposto e fatto sventolare bandiere No Tav creando scompiglio sia tra sbirri che steward che in massa hanno coperto lo striscione durante l'intero arco della partita.

Una bandiera No Tav fa tremare lo stadio Olimpico e il suo apparato di sicurezza. È quanto accaduto nell’incontro di Europa League tra Torino e Athletic Bilbao. Già, perchè è bastato che dagli spalti comparisse il vessillo simbolo della lotta all’Alta Velocità che si creasse il panico tra le forze di polizia e gli steward.
La cosa particolare, e forse proprio per questo difficile da prevedere, è che la bandiera non è stata esposta dalla curva del Toro. Bensì dal settore ospite, quello dei duemila tifosi baschi che hanno voluto così esprimere la loro solidarietà con la lotta valsusina.
Il risultato? Minacce di Daspo e diffide per chi si trovava in quel settore e un vero e proprio tentativo di censura. Infatti, al momento del gol dell’Athletic gli uomini della sicurezza ha tentato di evitare che la telecamera inquadrasse gli spalti e l’esultanza dei tifosi ospiti facendo da scudo umano per nascondere la bandiera.

venerdì 20 febbraio 2015

IL CALCIO ALLO SBANDO

Il redazionale preso da Senza Soste fa un'analisi del mondo calcio italiano sempre più allo sbando e sull'orlo del baratro,tenuto in vita da un impianto giornalistico che fa della polemica e dello scandalo il suo picco più alto di discussione piuttosto dell'agonismo e dello sport e del gioco come giusto che sia.
Ed i risultati si vedono con un campionato italiano sempre meno appetibile dai grandi nomi,nel giro di poco più di un decennio siamo passati dal punto di arrivo di ogni calciatore professionista ad un porto per giovani emergenti che dopo qualche stagione ed una paccate di soldi volano verso altre mete,oppure per vecchi relitti che comunque stanno sempre più preferendo campionati asiatici o americani.
Gli ultimi esempi,tralasciando quello ormai famoso di Tavecchio e degli Opti Poba(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/07/tavecchio-banana-marcia.html )che mangiano le banane primi di diventare milionari,ecco sulla stessa falsa riga le dichiarazioni di Sacchi che parla di vivai di squadre italiane infarcite di neri(molti dei quali comunque italianissimi)oppure le uscite infelici di Lotito sul Carpi escludendo il fatto che presiede una società di miracolati calcistici visto che la Lazio doveva essere radiata o quantomeno retrocessa di un paio di serie nel corso delle ultime stagioni.
Il commento va oltre,e non mi dilungo troppo,e fa un parallelismo col modo di far politica dell'attuale premier Renzi,la politica del niente e delle belle parole tramutate in una situazione economica e sociale sempre più allarmante.

Lotito, Sacchi, Parma: cronache del calcio renziano.
Forse, se il caso è di quelli in cui le news aderiscono un minimo alla realtà, la buona notizia viene da Barletta: vendita della locale squadra di calcio, con un passato in B, che è stata affidata al leader storico della curva. Comune, imprenditoria locale, cosiddetta società civile: tutti si erano defilati di fronte alla situazione drammatica del Barletta, le cui trasferte ci risultano essere finanziate anche dal tifo, non è rimasto che affidare la procura per la vendita al leader storico della tifoseria. Auguri comunque, ci mancherebbe.
Il punto è che il calcio di oggi è lo specchio dell’Italia renziana e liberista: ai proclami diffusi a reti unificate, alle (sedicenti) dichiarazioni energetiche davanti alle slide corrisponde, fuori dal set, il consueto mucchietto di macerie. Dirigenti improbabili, squadre in mano ad avventurieri come la cordata russo-cipriota che aveva preso il Parma, raddoppiato i debiti in bilancio prima di passare la proprietà ad un’altra società, senza pagare gli stipendi. Per non parlare del Milan dove un signore riesce a farsi pubblicità parlando di un fantomatico miliardo per acquistare la società. Miliardo che, al Milan, farebbe benissimo se solo esistesse da qualche parte.
Ora, se c’è una parte del patto del Nazareno che ha funzionato è sicuramente quella legata allo sport in generale e al calcio in particolare. Parte del patto che, evidentemente, assegnava al centrodestra il governo del Coni e della Federcalcio. E allora vai con Malagò, uno che sembra più attento alla forma personale che alla riforma dello sport, e con l’ormai abbondantemente mitico Tavecchio. Uno che con la battuta sul calciatore nero che fino al giorno prima dell’ingaggio in Italia "mangiava banane", si è guadagnato fama imperitura nella storia del trash sportivo. Solo che, dopo i fiumi di critiche all’attuale presidente della Federcalcio e le scuse di rito di Tavecchio, proprio questa storia dei calciatori di colore deve essere rimasta indigeribile ai dirigenti del calcio italiano. Infatti anche Arrigo Sacchi, parlando delle giovanili ha detto che “ci sono troppi calciatori di colore”. Sacchi è noto, a chi segue il calcio, per essere uno che abusa del concetto di “cultura calcistica”: te la infila per spiegarti tutto, dal mancato posizionamento difensivo sul calcio d’angolo al tasso di affluenza negli stadi. La frase di Sacchi ha uno scopo evidente: dire che ci sono pochi italiani nei vivai. Ma probabilmente l’Arrigo nazionale, noto per tanti trionfi ma anche per aver perso una partita della nazionale contro il Pontedera (C2 all’epoca), vede solo partite dei vivai anni ’80 e ’90. Se magari desse un’occhiata a quelle di oggi vedrebbe che calciatori italiani di colore ce ne sono tanti. E, prima che frequentasse qualche discoteca di troppo, anche il centravanti della nazionale era di colore. Per non dire che Belgio e Germania, incidentalmente campione del mondo, hanno fatto fortuna naturalizzando migranti nelle giovanili.
Il problema non sta, ovviamente, nella pigmentazione della pelle dei calciatori giovani ma nell’assenza di una reale strutturazione del calcio giovanile italiano a tutti i livelli. Si guardi a Francia e Germania, alle proliferazione di centri federali dedicati ai migliori giovani. E i risultati si vedono: la Germania lo scorso anno ha fatto più spettatori di media in B che della A italiana. E in Germania c’è tutto: neri, stadi pieni, nazionale campione del mondo, stranieri nel campionato e competitività in Champions League. Non sarà che nel calcio del Nazareno, ultimo bastione del centrodestra, qualcosa non torna?
Per non parlare, appunto delle frasi di Lotito, da sempre più un personaggio di culto televisivo che un presidente (di un paio di società ma non sia mai che si parla di conflitto di interesse). Anche qui ci vuol poco a capirsi: televisivamente il calcio italiano vende meno perché lo spettacolo, salvo rare eccezioni, è pessimo. Non è colpa del Carpi in tv, oggi primo in classifica in B, ma del disastroso livello dello spettacolo, in A come nel campionato cadetto, che si pretenderebbe la gente acquistasse in abbonamento. Perché in Cina, come in India, possono acquistare anche il Carpi, c’è fame di brand italiano. Ma almeno che si tratti di partite vere non di sgambate di fronte a pochi intimi infreddoliti. E in un calcio in cui i procuratori hanno interesse a muovere trasferimenti, per le loro provvigioni, è difficile costruire quell’amalgama che fa spettacolo. Per non parlare di stadi in cui i residui delle tifoserie esistono solo in casa e i cui posti vuoti dominano ad ogni match ad ora assurda (un Empoli-Udinese alle 19,00 di lunedì non lo vendi né in Cina né in Italia né ad un pubblico pagante). E per non parlare dei nuovi stadi, come il progetto della Roma, che sembrano più fatti come pretesto per cambiare la faccia ad una città, risolvendo il destino di un investimento, che per riportare tifosi veri, e non piccoli fan, alla partita.
E così il calcio renziano, specchio di un modo più complessivo di governare, mostra le proprie crepe ben oltre la propaganda: personaggi da circo, dirigenti disconnessi dal mondo, avventurieri della finanza fai da te. Ci aspettiamo, prima o poi, qualche dichiarazione roboante, in materia, del Presidente del Consiglio. Le risate, almeno quelle, non mancheranno.
Redazione - 19 febbraio 2015

giovedì 19 febbraio 2015

GUARDIE E CARCERIERI

La morte avvenuta per suicidio di un detenuto rumeno nel carcere milanese di Opera ha destato molto scalpore(infatti è parecchia la gente che si toglie la vita in prigione)in quanto dei commenti apparsi su Facebook dei suoi carcerieri sono stati pesanti e di chiaro stampo fascista e discriminatorio nonostante gli obblighi cui sono tenuti.
E' vero che non si può cambiargli la testa ed il loro pensiero,ma sul lavoro devono rispondere a determinati diritti e doveri nei confronti di gente che ha sbagliato ed anche in maniera netta come proprio nel caso del suicida Gabriel Barbuta.
Naturalmente tutto si risolverà con una tirata d'orecchie ed una pacca sulle spalle perché nemmeno i direttori delle carceri,i sindacati delle guardie carcerarie e i ministeri competenti se ne infischiano se un detenuto si ammazza,e sono tanti in Italia(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/01/e-cucchilonzibianzinoperna-sono-quasi.html e links annessi)e molti sono la conseguenza di violenze e torture fisiche e psicologiche proprio di quei bastardi con indosso la divisa di carceriere in uno Stato che legalizza,permette e difende soprusi verso i detenuti.
Articolo preso da Infoaut.

Guardie su detenuto suicida: "Uno di meno: per fare 'sto mestiere devi avere il core nero".


"Uno di meno","Consiglio di mettere a disposizione più corde e sapone", "Un rumeno in meno", "Mi chiedo cosa aspettino gli altri a seguirne l'esempio": queste alcune delle frasi postate su fb da agenti di polizia penitenziaria sulla pagina dell'Aslippe, sindacato delle guardie carcerarie, dopo il suicidio di un detenuto. Tra gli autori dei commenti anche alcuni rappresentanti sindacali. 
Gabriel Barbuta, condannato nel 2013 per un omicidio avvenuto nel 2007, stava scontando l'ergastolo e si è tolto la vita nel carcere di Opera, a Milano. Il sindacato di polizia Sappe ha allora rilasciato dichiarazioni alla stampa in merito, sostenendo che le guardie carcerarie italiane sono "attente alle difficoltà di tutti i detenuti, indipendentemente dalle condizioni sociali o dalla gravità del reato commesso". Peccato che, una volta che l'articolo contenente queste parole è stato postato sulla pagina fb dell'Aslippe, gli agenti hanno vomitato nei commenti tutte le nefandezze di cui erano capaci.

Ora, mentre il Pd finge di accorgersi che i detenuti sono in mano a individui che si augurano pubblicamente e senza pudore la loro morte (annunciando "interrogazioni parlamentari"), la direzione dell'amministrazione penitenziaria (organismo tristemente famoso per aver coordinato, giustificato e coperto da sempre ogni genere di tortura o sopruso nelle carceri italiane) annuncia una (possiamo immaginare quanto severa e risolutiva!) "inchiesta interna".

Le decine di morti più che sospette, o di palesi omicidi da parte di guardie carcerarie, avvenute negli ultimi anni (si pensi al caso di Stefano Cucchi), associate all'altissimo numero di suicidi, sono terribile testimonianza di un inferno dove migliaia di persone vivono ammassate alla mercé dei loro carcerieri come oggetti di ogni violenza e di ogni arbitrio e sopruso, per permettere a politicanti e giornalisti (che solo una volta ogni tanto rispolverano un po' di "buona coscienza" per fare notizia) di mettere al sicuro la loro retorica sulla "sicurezza" all'unico scopo di produrre disinformazione, strumentalizzazione delle tensioni sociali e controllo.

I commentatori della pagina dell'Aslippe non fanno quindi che dimostrare ciò che chiunque sia informato sulle condizioni carcerarie o sia passato dal carcere sa sul conto degli agenti di custodia: come ha scritto uno di loro tra i commenti, "per fare questo lavoro devi avere il core nero".

mercoledì 18 febbraio 2015

AFFARI D'ORO PER GLI SCIACALLI DELLA GUERRA


Riprendendo purtroppo gli ultimi post che parlano sempre più di guerre e sempre in più posti della terra,prendo spunto da questo brevissimo articolo apparso su Infoaut e che parla del tentennamento,fonti giornalistiche importanti lo danno già come deciso,di cambiare per l'appunto il ripensamento italiano sul taglio delle spese militari riguardo all'acquisto dei caccia F-35.
Siamo d'accordo che il taglio debba essere totale e non solo della metà,ma populisti arraffatori di posti tv e dal falso sorriso mettono benzina sul fuoco sulle invasioni ormai alle porte dei nostri confini,accrescendo sia l'odio che i profitti degli sciacalli della guerra.

Venti di guerra,tempo di business.


Sono passati meno di cinque mesi da quando le agenzie di stampa battevano incessantemente la velina del dimezzamento dei fondi per i caccia F-35. Una mozione targata PD e sbandierata come uno dei provvedimenti progressisti del governo Renzi che si impegnava vagamente "a riesaminare l'intero programma F-35 per chiarirne criticità e costi con l'obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto".
Gli appelli alle crociate contro l'ISIS, con cui si riempiono la bocca i vari Salvini e di cui debordano i quotidiani in questi giorni, sono un momento propizio per chiarire che sanità, scuola e servizi possono attendere e che la priorità resta quella d'ingrassare i soliti signori della guerra e delle grandi opere. Ieri l'agenzia Reuters, citando fonti statunitensi, ha annunciato che il governo italiano comprerà tutti e 90 gli F35 inizialmente previsti con una spesa stimata a 12 miliardi di euro. Il tutto per assicurarsi che Finmeccanica mantenga l'assegnazione della manutenzione di tutti gli F-35 dello spazio europeo. Business as usual, insomma...

martedì 17 febbraio 2015

LA CRISI EGITTO-LIBIA

Le notizie delle incursioni aeree dell'esercito egiziano nella vicina Libia,ormai alla mercé dei signori locali legati alle forze islamiche più radicali ed estremiste dell'Isis,fanno discutere su di un intervento internazionale con ovviamente l'Italia osservato speciale da tutto il mondo.
Dopo i disastri della guerra lampo del 2011 che ha fatto cadere Gheddafi con disastrose conseguenze ecco gli appelli pro e contro un eventuale intervento italiano in questa ennesima guerra,con un ministro incapace come Gentiloni che è pronto per il"all'armi"mentre Renzi fortunatamente e giustamente placa i toni.
Usa ed Unione Europea stanno cercando di tirare fuori qualche altro coniglio dal cilindro dopo aver appena fatto pena con la questione Donbass-Ucraina solo la scorsa settimana:vedremo nelle prossime ore la strada che intraprenderanno Onu & co. che piuttosto di essere un'organizzazione di pace negli ultimi tempi appoggia sovente soluzioni di guerra.
Articolo preso da Infoaut.

Venti di guerra in Libia.Raid egiziani contro l'Isis.

Venti di guerra in Libia dopo che 21 copti egiziani, catturati a Capodanno a Sirte, sono stati sgozzati dall'Isis. Immediata la risposta da parte de Il Cairo che ha iniziato già nella notte di ieri, ad effettuare una serie di azioni militari improntate a colpire la Libia. L'ultimo raid aereo nel pomeriggio di oggi, in un clima che sembrerebbe surriscaldarsi di ora in ora. Il presidente egiziano Al-Sisi, parla quindi apertamente di vendetta per l'uccisione dei 21 copti, mentre il bilancio sale ad almeno 64 morti dall'inizio dei raid aerei diretti lungo il confine tra Egitto e Libia, una zona che il Cairo aveva già bombardato lo scorso anno insieme agli Emirati Arabi.
Mentre in Libia continua ad esserci un clima di caos, con due governi paralleli e due eserciti che attualmente controllano rispettivamente alcune parti del paese, i poteri in campo sembrano contrapporsi e complicarsi in territorio libico: da una parte il governo nella capitale Tripoli dominato dalla coalizione Fajr Lybia e sostenuto da Qatar e Turchia che include moderati e fazioni islamiste più estremiste, insieme con milizie tribali e locali, dall'altra parte un esecutivo approvato internazionalmente ma dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema, ma appoggiato da alcune milizie che puntano all'indipendenza regionale e da coazioni legate in passato al colonnello Muammar Gheddafi, oltre a gruppi di islamisti. Il governo della coalizione si è spostato quindi a Tobruk quando Fair Lybia ha occupato la capitale lo scorso agosto.

Ma lo scenario geopolitico del territorio libico si complica ulteriormente con il ramo libico dell'Isis, che stando ad alcune fonti, avrebbe base nella città di Derna. La conquista di Tripoli da parte dell'Isis sembra essere diventata la nuova crociata, mentre le truppe islamiche sono riuscite a farsi strada fino a Sirte la scorsa settimana.

In questo contesto, il timore che l'Isis si diriga verso l'Italia viene promosso dal premier libico che chiede sostegno ai paesi occidentali, alimentando la paura di una supposta invasione e chiedendo esplicitamente un intervento militare aereo nel territorio libico. Da qui l'annuncio odierno del ministro degli esteri Gentiloni il quale avverte di predisposizioni militari per un'eventuale intervento in Libia. Tra le conseguenze che un eventuale intervento militare italiano in Libia porterà, è da considerare l'ulteriore sperpero di denaro pubblico che già si assesta ordinariamente su una spesa militare pari a 52 milioni di euro al giorno senza calcolare le spese indotte come gli F35 o le missioni militari all'estero, con le quali si arriva a 75 milioni di euro al giorno. Ancora una volta in un momento di completa crisi sociale e economica, il governo italiano potrebbe preferire un incremento delle spese militari che andranno ulteriormente ad aggravare le condizioni sociali di milioni di persone.

Il timore dell'avanzata dell'Isis potrebbe essere dall'altra parte, un buon pretesto per andare a rimettere le mani su un paese che la stessa banca mondiale classificava come il più avanzato dell'Africa, con un aumento del pil del 7,7% annuo. Lo scenario che si sta delineando accentuerà quindi molto probabilmente gli interessi da parte di alcune potenze occidentali, in primis gli Stati Uniti, laddove la convenienza di intraprendere una nuova guerra in Libia, risulterà essere ancora una volta in termini di potere economico e politico.