giovedì 29 ottobre 2020

IN FRANCIA ANCORA TERRORISMO ISLAMOFASCISTA

A pochi giorni dall'orrendo assassinio del professore francese Samuel Paty colpevole di avere mostrato in classe alcune immagini del giornale satirico Charlie Hebdo che mostravano Maometto e che provocarono la strage nella sede parigina nel gennaio del 2015(vedi:madn la-strage-nelle-sede-del-charlie-hebdo )ecco che la Francia è funestata da un altro attacco terroristico di matrice estremista islamica a Nizza.
In un attacco all'arma bianca sono state uccise tre persone mentre un'altra è rimasta ferita in maniera grave mentre erano nella cattedrale della città già protagonista di un altro grave episodio di terrorismo nel luglio 2016(vedi:madn nizza-e-le-contraddizioni-occidentali )e come dice giustamente il primo cittadino Estrosi si è trattato di un attacco islamofascista.
L'articolo(ilpost.it nizza-morti-attacco-accoltellati-cattedrale )racconta la cronaca dell'accaduto e le critiche del mondo islamico con Erdogan(madn fermare-erdogan )in prima linea che ha equiparato la repressione(secondo lui)dei musulmani come quella degli ebrei negli anni della seconda guerra mondiale.
Un atto pubblico che ha sollevato l'intero mondo islamico a protestare contro la Francia dalla stessa Turchia al Bangladesh,in un crescendo di proteste che hanno moltiplicato le espressioni di odio che non si sono fermate a quelle di piazza ma che sono andate avanti anche con i fatti:un altro possibile attentatore è stato neutralizzato(in Francia dicono così quando si ammazza giustamente chi è pronto a commettere stragi)ad Avignone sempre oggi.
Come al solito bisogna distinguere,ed il discorso vale per tutte le religioni,tra chi è moderato e chi fanatico,la cristianità ha lampanti esempi dimostrati nel corso dei secoli ma anche oggi vi sono estremisti legati alla politica ed alla razza,chi proprio voglia seguire(o subire,dipende da come la si vede)una fede nella maniera più assoluta lo deve fare senza ostacolare la vita del prossimo.
Il fatto che presumibilmente l'attentatore di Nizza come quello di Avignone e di Parigi siano"cani sciolti"non permette un lavoro d'intelligence adeguato da parte degli inquirenti e di chi si adopera per stroncare sul nascere questi attacchi,e se questi esaltati non vengono uccisi non devono più vedere la luce del giorno per il resto della loro miserabile vita.

C’è stato un attentato a Nizza.

Tre persone sono morte e il presunto aggressore è stato arrestato: il presidente Macron l'ha definito «un attacco terroristico islamista»

Giovedì mattina, verso le 9.00, un uomo ha accoltellato diverse persone nella basilica di Notre-Dame de l’Assomption a Nizza, in Francia. Secondo Le Figaro e diversi altri giornali che citano fonti di polizia, tre persone (il custode della chiesa e due donne) sarebbero state uccise, ma non è ancora chiaro se ci siano delle persone ferite. Secondo Le Monde, invece, non ci sarebbero persone ferite oltre alle tre morte. Secondo le fonti di polizia, inoltre, l’aggressore avrebbe cercato di decapitare una delle due donne morte.

Il corpo di una delle due donne che sono state uccise è stato ritrovato dentro alla chiesa così come quello del custode, mentre la seconda donna sarebbe morta per la strada dopo essere stata ferita all’interno e mentre cercava di rifugiarsi in un bar di fronte alla basilica. L’allarme, scrive Libération, sarebbe stato dato da un testimone che ha premuto uno dei pulsanti di emergenza installati dal comune di Nizza nelle strade della città.

Il presunto aggressore è stato ferito dalla polizia, è stato arrestato e si trova ora in ospedale: per ora non ci sono notizie sulla sua identità. Il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, arrivato sul luogo dell’attacco, ha detto alla stampa che si è trattato di un attentato terroristico e che l’uomo «continuava a ripetere “Allah akbar”»: «Oggi siamo vittime ancora una volta dell’islamofascismo», ha scritto su Twitter. Anche il presidente francese Emmanuel Macron, arrivato sul posto nella tarda mattinata, ha definito l’aggressione «un attacco terroristico islamista».

Il quartiere di Notre-Dame e i suoi dintorni sono stati isolati ed è in corso una vasta operazione da parte della polizia, che ha chiesto ai cittadini di mantenersi a distanza e di non restare sui balconi. Poco dopo l’attacco, i residenti hanno detto di aver sentito degli spari, ma è stato spiegato che sono stati causati dalla polizia e che la situazione è sotto controllo.

La Procura nazionale antiterrorismo (PNAT) è stata incaricata delle indagini. Nel frattempo il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha chiesto a prefetti e polizia di rafforzare la sorveglianza fuori dai luoghi di culto e dai cimiteri. Su Twitter, il presidente del Consiglio francese per il culto musulmano (CFCM), Mohammed Moussaoui, «ha condannato fermamente l’attacco terroristico» di Nizza e «in segno di lutto e solidarietà con le vittime e i loro cari» ha chiesto «ai musulmani di Francia di annullare tutti i festeggiamenti del Mawlid». Il giovedì è un giorno importante per la comunità musulmana perché si celebra, appunto, il Mawlid, cioè l’anniversario della nascita di Maometto.

Due ore dopo l’attacco di Nizza, la radio francese Europe 1 ha segnalato che in mattinata ad Avignone un uomo armato era stato ucciso dai poliziotti dopo aver tentato di aggredire delle persone per la strada. Alcune fonti di polizia hanno dichiarato all’agenzia di stampa AFP che si stanno prendendo in considerazione «tutte le strade possibili» ma che per il momento non c’è nulla che faccia pensare al terrorismo islamico. Verso mezzogiorno, l’ambasciata francese in Arabia Saudita a Riyadh ha annunciato in un comunicato che una guardia giurata fuori dal loro edificio è stata aggredita da un uomo con un coltello: è stata trasferita in ospedale, ma «la sua vita non è in pericolo». L’aggressore, hanno fatto sapere, «è stato arrestato dalle forze di sicurezza saudite subito dopo l’attacco».

Negli ultimi giorni in diversi paesi islamici ci sono state manifestazioni e proteste contro il presidente francese Emmanuel Macron. La difesa della laicità e la lotta contro l’Islam radicale sono tra i temi che hanno impegnato di più il governo di Macron negli ultimi anni. Qualche settimana fa, il presidente francese aveva annunciato un nuovo disegno di legge con misure dure contro il «separatismo», termine che usa da qualche tempo per indicare il fatto che molti membri della comunità musulmana vivrebbero in una «società parallela», porosa al fondamentalismo islamico e contraria ai valori della Repubblica francese. La decisione era stata presa dopo l’uccisione di Samuel Paty, l’insegnante di scuola media decapitato il 16 ottobre nella periferia nord di Parigi, dopo che aveva mostrato vignette satiriche sul profeta Maometto durante una lezione sulla libertà d’espressione.

A Nizza, si era già verificato un attentato terroristico: il 14 luglio del 2016, un camion aveva investito decine di persone che stavano partecipando alla festa per l’anniversario della presa della Bastiglia. Nell’attacco erano state uccise 86 persone e 458 erano state ferite. Il camion era andato avanti per due chilometri prima di fermarsi. L’uomo che lo guidava era stato ucciso dalla polizia.

lunedì 26 ottobre 2020

46 MILIARDI DI EURO,TANTO PER COMINCIARE

Continuamente alla spasmodica ricerca di soldi il governo,messo in ginocchio dalla crisi che ormai dura da dodici anni e aumentata dalle ripercussioni della pandemia nonostante la pioggia di milioni di Euro che però fanno fatica ancora a vedersi,non vede in là del proprio naso ed oltre alla sana tassa patrimoniale che è un vero e proprio tabù ma che metterebbe in sesto le casse statali,altro discorso proibitivo sono le tasse che i giganti del web non pagano in Italia.
Già precedentemente affrontato(madn le-evasioni-delle-web-corporation )Microsoft,Amazon e Google per dire quelli più famosi,evadono allegramente miliardi di tasse pagando poi cifre irrisorie in multe che sono ben lieti di saldare visto l'enorme guadagno che hanno,un poco come il gioco degli evasori ordinari che per pochi spicci non intaccano ricavi da nababbi.
L'articolo di Contropiano(i-giganti-del-web )riassume nuovamente e con cifre sempre più importanti il fatto che siano ben 46 miliardi di Euro(in cinque anni dal 2015 al 2019)le tasse non pagate da noi di questi colossi fuori controllo fiscale,che versano cifre ben più basse a paradisi fiscali che ora non sono più in isole sconosciute dei Caraibi ma anche in nazioni come l'Irlanda e l'Olanda(vedi:madn tasse-italiane-allestero ),contribuendo negativamente anche ad una concorrenza sleale verso attività economiche e commerciali che investono nel territorio italiano e che pagano il dovuto all'erario statale.

I giganti del Web hanno “guadagnato” 46 miliardi in tasse non pagate.

di  Stefano Porcari  

Secondo Mediobanca, in 5 anni grazie ai paesi con fiscalita’ agevolata, le multinazionali del Big Data hanno risparmiato 46 miliardi di dollari di tasse non pagate.

Circa la metà degli utili ante imposte dei giganti del web e del software e’ infatti tassato in paesi a fiscalita’ agevolata, come l’Irlanda e Singapore, con un conseguente risparmio fiscale di oltre 46 miliardi nel quinquennio 2015-2019.

Il tax rate effettivo delle multinazionali WebSoft (Software & WebCompanies), come le ha ribattezzate il report di R&S Mediobanca nella sua ricerca sul settore, e’ pari al 16,4%, al di sotto di quello teorico che si attesterebbe al 22,2%. Per citare solo alcuni dei big Microsoft, Alphabet (Google) e Facebook hanno potuto pagare meno tasse rispettivamente per 14,2 miliardi,11,6 e 7,5 miliardi a testa sfruttando tra l’altro, al pari degli altri giganti, il fisco piu’ favorevole anche in Usa e Cina.

Il report di Mediobanca analizza poi anche i bilanci dei 25 giganti del WebSoft valutando l’impatto del Covid-19 sui risultati del primo semestre 2020.

Nel quinquennio 2015-2019 le WebSoft – si rileva nel report – hanno più che raddoppiato il fatturato aggregato, con una performance complessiva superiore a quella delle multinazionali manifatturiere. Aumentano anche utili, forza lavoro e valore di Borsa. A fine 2019 i giganti del WebSoft valevano oltre otto volte l’intera Borsa italiana e quasi il triplo di quella tedesca. E hanno chiuso l’anno con 520 miliardi di euro di liquidità.

In Italia le società WebSoft hanno generato nel 2019 un fatturato aggregato pari a 3,3 miliardi di euro (lo 0,3% del totale globale) occupando però solo 11mila lavoratori (lo 0,5% del totale), con Amazon a vantare il maggior numero di lavoratori (circa 6mila a fine 2019). Ed hanno versato al fisco italiano solo 70 milioni di euro. Praticamente una petecchia!

venerdì 23 ottobre 2020

LA BOLIVIA TORNA SOCIALISTA

Dopo quasi un anno di tribolazione e le dimissioni cui era stato costretto il legittimo presidente Morales(madn morales-costretto-dimettersi )e la conseguente nascita di un governo fantoccio che per tre volte ha rimandato il voto,la Bolivia ha un nuovo Presidente dello stesso partito del precedente,il Mas(Movimiento al Socialismo)con un largo margine e con Luis Arce a capo dello Stato andino.
Quindi il regno della Añez messa al potere dagli Usa e anche dall'Ue che nulla ha detto e fatto per questa grave situazione è terminato dopo undici mesi di caos e di una politica che non ha fatto nulla contro la pandemia e che ha fatto numerose vittime,mentre il neoeletto Presidente,già ministro dell'economia nel mandato di Morales,ha il difficile compito di porre un rimedio ma il sostegno del popolo è netto nei numeri:articolo di Contropiano(bolivia-vince-lautodeterminazione-popolare-contro-limperialismo ).

Bolivia. Vince l’autodeterminazione popolare contro l’imperialismo.

di  Rete dei Comunisti   

La Rete dei Comunisti saluta il ritorno della democrazia di base e partecipativa delle masse popolari contadine, lavoratrici ed indigene in Bolivia a seguito delle elezioni presidenziali che si sono tenute domenica 18 ottobre. I nostri contatti in loco – dagli attivisti del Movimiento al Socialismo (MAS) ai membri delle autorità politiche del deposto governo di Evo Morales – ci confermano la schiacciante ed incontestabile vittoria elettorale di Luis Arce e David Choquehuanca già al primo turno.

Il governo de facto di Jeanine Añez, impostosi dopo il colpo di Stato del novembre 2019 ai danni del Presidente legittimamente eletto Evo Morales, con il sostegno degli USA e della Unione Europea, aveva per tre volte rinviato queste elezioni, con l’intento di indebolire il MAS e frenarne l’avanzata, adducendo alla situazione pandemica rispetto alla quale questo governo ha gravi responsabilità politiche per la pessima gestione dell’emergenza sanitaria che ha colpito duramente le fasce più fragili della popolazione.

Nelle passate settimane, abbiamo denunciato il moltiplicarsi di aggressioni ai danni dei candidati e dei militanti del MAS e di azioni violente volte a seminare e diffondere paura tra la popolazione per destabilizzare la situazione politica e sociale interna e richiedere un ulteriore rinvio delle elezioni.

Gli appelli della destra golpista per un pronunciamento ed un intervento dell’Organizzazione degli Stati Americani evidenziano il ruolo dell’OSA stessa nel sostenere politicamente l’attuale governo fantoccio, al servizio delle forze imperialiste e delle multinazionali bramose di mettere le loro mani sulle risorse del Paese, soprattutto quelle minerarie (petrolio, gas naturale, litio, ecc.) la cui gestione era stata nazionalizzata dal governo di Evo Morales.

La grande affluenza alle urne e il voto in favore del MAS hanno dimostrato il rifiuto di questo governo-fantoccio e la sconfitta elettorale della destra nazionalista e liberista, soprattutto di quella guidata da Fernando Camacho, che ha partecipato attivamente all’orchestrazione del golpe contro Evo Morales.

La decisione del Tribunale Supremo Elettorale (TSE) di sospendere il Sistema di divulgazione dei risultati preliminari (DIREPRE) proprio a ridosso della scadenza elettorale ha sollevato numerose preoccupazioni riguardo ai tentativi di diffondere incertezza circa i risultati elettorali, pilotando i risultati dello scrutinio in modo da nascondere, attenuare e ritardare una vittoria del MAS.

In attesa dei risultati ufficiali definitivi da parte del TSE, che saranno resi noti (forse) mercoledì, è necessario mantenere alta l’attenzione affinché non si verifichino possibili frodi o brogli elettorali post-voto. Infatti, il TSE ha annunciato che la custodia e il trasferimento delle schede e dei registri elettorali saranno nelle mani della polizia e dei militari, gli stessi che hanno effettuato il colpo di Stato l’anno scorso.

Inoltre, la militarizzazione del centro di La Paz, l’atteggiamento provocatorio e le minacce da parte del ministro del governo Arturo Murillo nei giorni precedenti la votazione sono evidenti segnali che le forze golpiste non sono e non saranno disposte ad accettare la vittoria del MAS né a cedere il governo del Paese tanto facilmente.

Nei prossimi giorni si giocherà la partita fondamentale per la tenuta politica di questo successo elettorale e per la possibilità che il MAS torni effettivamente al governo del Paese. Già in passato, in Bolivia e in tutta l’America Latina, le forze golpiste ed imperialiste hanno rovesciato i risultati dell’espressione democratica e popolare, non solo attraverso l’intervento diretto delle forze armate, ma anche con golpe bianchi o con l’imposizione di governi-fantocci ad interim per garantire “la governabilità e la stabilità del Paese”.

Di fronte a questi rischi, la Rete dei Comunisti è al fianco dei militanti del MAS, contro ogni forma di ingerenza politica e di aggressione militare, sostenendo il diritto all’autodeterminazione del popolo boliviano e la sua decisione di scacciare questo governo golpista, neoliberista e razzista.

Facciamo appello, oltre che alla solidarietà internazionalista, alla vigilanza e al monitoraggio internazionale da parte di tutte le forze progressiste e socialiste affinché sia rispettato il risultato elettorale e sia consentito l’insediamento del nuovo governo guidato dal MAS con il ritorno in Bolivia dell’ex Presidente Evo Morales.

Le elezioni di ieri in Bolivia non sono altro che un tassello di una lotta di classe a livello continentale che vede contrapporsi la barbarie delle oligarchie asservite all’imperialismo e i diversi percorsi di transizione al Socialismo del XXI secolo (vedi il nostro ciclo di iniziative “Le Americhe fra Socialismo e Barbarie”).

Per questo motivo, la vittoria del MAS in Bolivia ha una chiara rilevanza materiale e strategica per tutti i popoli di Nuestra América, segnando l’ennesima battuta d’arresto per le forze imperialiste e un rafforzamento delle prospettive politiche, sociali ed economiche e delle relazioni internazionali dei paesi dell’ALBA: la Cuba di Casto e Díaz-Canel, il Venezuela bolivariano di Chávez e Maduro, il Nicaragua di Ortega, la Bolivia di Morales ed ora di Arce.

La profezia “volveremos y seremos millones” del leader aymara Túpac Katari si è realizzata con l’indiscutibile vittoria elettorale del MAS. Ora è necessario impegnarsi ed agire per la definitiva sconfitta e cacciata delle forze golpiste e imperialiste, per restituire davvero “dignità e libertà al popolo boliviano”, come detto da Evo Morales.

Jallalla Bolivia!

venerdì 16 ottobre 2020

DOPO LA GRECIA ANCHE L'ITALIA

Dopo un periodo di numerosi attacchi e di episodi sempre più violenti la Grecia ha sciolto l'organizzazione neonazista di Alba Dorata(vedi:madn alba-frittata )che cosa sta impedendo all'Italia di fare lo stesso contro una costellazione di partiti e movimenti che sono emanazione del vecchio fascismo e nazismo?
La Costituzione vieta palesemente la riorganizzazione del disciolto partito fascista,ma alla fine la giustizia soprattutto negli ultimi anni non punisce più nemmeno i saluti romani figurarsi se compie qualche azione contro dei partiti interi,anche se negli ultimi mesi sono più i litigi interni tra i vari schieramenti di nazifascisti che il resto.
E' fuori dubbio che gli episodi di violenza razzista compiuta da appartenenti e simpatizzanti dei partiti di estrema destra siano in costante aumento arrivando fino ad omicidi,ma il resto del mondo politico si limita a condannare a parole tali atti criminali senza intraprendere azioni per sciogliere tali organizzazioni e solo l'Anpi si è messa in prima fila per farla finita con questi ratti di fogna.
L'articolo di Left(sciogliere-le-formazioni-neofasciste-subito )parla della Grecia e dell'Europa dove sono soprattutto i migranti e gli ebrei ad essere vittime dell'odio di questi idioti mentre negli Usa la ferita dello schiavismo e della violenza contro i neri è una ferita ancora dolorosamente aperta.
In Italia si fa riferimento al processo di Bari(madn dopo-bari-le-dobbiamo-chiudere-tutte )dopo che trenta neofascisti furono fermati dopo un vero e proprio agguato a dei manifestanti antifascisti dopo un corteo e alcuni di questi sono alla sbarra non solo per lesioni e violenza ma pure per ricostruzione del partito fascista...che sia la volta buona anche da noi?

Sciogliere le formazioni neofasciste, subito.

di Simona Maggiorelli

Per anni hanno imperversato, seminando terrore in Grecia con azioni squadriste contro venditori ambulanti, centri sociali di sinistra, arrivando anche ad uccidere. Nel 2012 la formazione fascista Alba dorata aveva ottenuto 21 seggi in Parlamento con il 7% dei voti. Sembravano inarrestabili. Il 7 ottobre 2020 finalmente, la svolta: il processo di Atene ad Alba dorata si è concluso con una sentenza storica. È stata dichiarata organizzazione criminale, responsabile dell’omicidio del musicista e militante antifascista Pavlos Fyssas nel 2013 e di numerose altre aggressioni. Con tutta evidenza la questione della messa al bando delle formazioni fasciste non è qualcosa che riguardi il passato. È più che mai necessaria oggi.

Non riguarda solo l’Europa del Nord dove un movimento neonazista lo scorso settembre progettava 20 attacchi antisemiti nel giorno dello Yom Kippur in Danimarca, Svezia, Norvegia e Islanda. Spicca positivamente la reazione della Finlandia che ha prontamente bandito il gruppo che pare abbia centinaia di membri nei Paesi scandinavi.

Non riguarda solo la Germania dove manifestazioni no mask e negazioniste del Covid vedono la partecipazione di gruppi neonazisti, e dove, a inizio ottobre sono emerse attività di estrema destra nella polizia, nell’esercito e nei servizi di intelligence. (Addirittura una intera compagnia di forze speciali è stata sciolta per questo motivo).

Non riguarda solo gli Usa dove l’attuale presidente Trump da sempre flirta con gruppi fondamentalisti religiosi e personaggi filonazi come Dave Duke e ora plaude ai Proud boys, un violento movimento che inneggia alla supremazia bianca. Negli Stati Uniti che si preparano alle presidenziali, pochi giorni fa, è stata scoperta l’attività criminale di una formazione di estrema destra che nel Michigan intendeva rapire la governatrice democratica e pianificava azioni di destabilizzazione per creare un clima da “guerra civile”.

Non è neanche una questione che riguardi solo autocrazie come la Russia di Putin, accusato di finanziare gruppi di estrema destra in varie parti d’Europa.

La messa al bando di formazioni neo fasciste è qualcosa che ci riguarda da vicino. Sciogliere gruppi che si auto definiscono fascisti del nuovo millennio è urgente in Italia. Come impongono la nostra Costituzione nata dall’antifascismo e la legge Scelba del 1952.

Il processo che si è aperto il 12 ottobre a Bari contro CasaPound finalmente punta a fare giustizia su quel che avvenne il 21 settembre del 2018 quando l’europarlamentare Eleonora Forenza, il suo assistente parlamentare Antonio Perillo e altri attivisti furono aggrediti e pestati a sangue al termine di una pacifica manifestazione antirazzista e contro Salvini. 

Gli esponenti di CasaPound alla sbarra a Bari sono accusati di aggressione squadrista ma anche di ricostituzione del partito fascista. Di quella gravissima vicenda ci occupammo molto su Left. Anche per l’importante azione politica che ne seguì: coinvolgendo altre due parlamentari europee, Ana Miranda e Soraya Post, Eleonora Forenza stilò una risoluzione per la messa al bando delle formazioni neofasciste. L’approvazione di quella risoluzione da parte del Parlamento europeo nell’ottobre del 2018 fu un atto di grande valore, anche sul piano simbolico.

Anche per questo abbiamo chiesto a Forenza di inviarci una sua testimonianza oggi. Accanto al suo contributo troverete la puntuale (e spiazzante) ricostruzione dei fitti rapporti fra Alba dorata e formazioni neofasciste italiane ed europee fatta da un attento studioso come Saverio Ferrari dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre. Ma anche l’appassionato e appassionante dialogo a distanza fra il partigiano Mario Fiorentini (che il 7 novembre compie 102 anni) e lo studente liceale Gabriele Bartolini che a 14 anni decise di iscriversi all’Anpi, Non è il solo.

La ventiduenne Valentina Tagliabue, alla guida del circolo di Cesano Maderno, in Brianza, è la più giovane presidente Anpi d’Italia. Patria indipendente, la rivista dell’Anpi riporta che sono il 10% gli iscritti juniores fra i 18 e i 30 anni. Non credono alle scorciatoie populiste che offrono soluzioni veloci per problemi complessi, rifiutano l’uso della forza contro i deboli, chi semina odio e costruisce capri espiatori. «Io sono femminista, antirazzista, sono per la laicità dello Stato e per i valori della Costituzione, vivo per una società che non adotti la disumanità come legge», scrive Bartolini. Ecco cosa significa essere partigiani e antifascisti oggi.

giovedì 15 ottobre 2020

OTTO MESI E ANCORA CONFUSIONE

Sono passati ormai otto mesi da quando in Italia è iniziata l'emergenza pandemica del Covid-19,qualche mese prima dai primi casi accertati in Cina e in molti si domandano perché dopo tutto questo tempo troppe questioni non sono ancora state risolte,per non dire ancora seriamente affrontate.
Non ci sono ancora state delle risposte adeguate a temi come la scuola,i trasporti e la sanità pubblica,ci sono stati diktat per quanto riguarda il mondo del lavoro e le ultime restrizioni varate il 13 ottobre nonché lo stato d'emergenza fino al termine del prossimo gennaio sembrano sempre più una continuazione di una confusione dove tutti litigano e non hanno ancora capito realmente come si possa arginare realmente la pandemia,scienziati e virologi compresi.
L'articolo di Contropiano(impreparati-covid-dopo-otto-mesi-perche )pone questi interrogativi soprattutto per quanto vediamo e proviamo sulla pelle tutti i giorni,con cifre enormi a disposizione che sono state dirottate verso settori privati del lavoro(giustamente per quanto riguarda le casse integrazione)mentre come al solito le briciole sono destinate ai trasporti,scuola e sanità pubblica.
Su queste tre fondamentali tematiche per la vita di uno Stato democratico in otto mesi non si è fatto ancota nulla,non ci sono stati investimenti ma soltanto raccomandazioni e restrizioni che non vengono applicate,invece di aumentare gli strumenti per migliorare situazioni già in crisi prima del coronavirus si sono usati solamente metodi restrittivi senza aumentare la platea di mezzi pubblici o di personale scolastico e sanitario.
La diminuzione dei casi estivi con tutti i governatori che attiravano come sirene i turisti col loro"venghino,venghino signori"ad affollare spiaggie,città e montagne con discoteche aperte dicendo che il rischio di contagio era praticamente nullo ha fatto da contrasto con una realtà che l'autunno prontamente ci sta dando con gli interessi.
Ora che si sta cercando di correre ai ripari alla rinfusa non sapendo realmente come ci si possa comportare per evitare nuove chiusure totali è frutto dell'inefficacia di chi ha deciso e sta scegliendo,sottolineando il fatto che fortunatamente il governo attuale nonostante gli abbagli e gli errori sia comunque il meno peggio rispetto a quello precedente.

Impreparati al Covid dopo otto mesi. Perché?

di  Alessandro Giannelli*   

L’esponenziale impennata dei contagi e l’emanazione del dpcm del 13 ottobre con il suo mix di divieti e raccomandazioni (alcune persino più grottesche che invasive) ci proietta nuovamente in una condizione che soltanto i più ingenui potevano considerare definitivamente archiviata.

Dai limiti di orario per bar e ristoranti con tanto di divieto di “sosta” dopo le 21, ai limiti di invitati per i banchetti dopo le cerimonie, dal divieto di gite scolastiche alla raccomandazione di non ricevere più di 6 persone non conviventi nella propria abitazione privata… i provvedimenti contenuti nel dpcm si muovono lungo quelle linee che sin dall’inizio dell’esplosione dell’emergenza sanitaria hanno ispirato l’azione di governo: individualizzazione delle responsabilità e criminalizzazione degli assembramenti del tempo libero (movida, feste a casa, generico svago), bypassando completamente quelli che si verificano quotidianamente nei posti di lavoro in nome della produzione a tutti i costi o quelli necessari per condurre i lavoratori sui luoghi della produzione (trasporti).

Ferme restando la necessaria accortezza e prudenza cui si devono ispirare in questa fase i comportamenti individuali, non sfugge però che puntare l’indice esclusivamente su questi è funzionale ad occultare il fallimento da parte del nostro paese e in generale delle cosiddette “democrazie occidentali” nella gestione dell’emergenza sanitaria, mentre una severa lezione nella lotta al Coronavirus proviene da altre latitudini e ben differenti modelli sociali (Cina e Cuba). 

Insomma, una vera e propria ideologia della mistificazione addita i singoli comportamenti per allontanare il vero tema: quello della profonda crisi in cui versa il modo di produzione capitalista che agisce da detonatore della crisi sanitaria, economica e sociale e, conseguentemente, della necessità ed impellenza di un radicale cambiamento sociale.

E così tutto il dibattito si avvita attorno a soluzioni sbagliate, e politicamente devastanti, per problemi reali e gravi.

Due esempi su tutti: come si risolve il problema della diffusione dei contagi nelle scuole? Investendo sull’edilizia scolastica, con un piano massiccio di assunzioni e potenziando i mezzi pubblici di trasporto? Certamente no, meglio discutere di un ritorno integrale alla didattica a distanza… 

Come si risolve, considerato l’aumento esponenziale dei ricoveri, il problema della sempre più probabile ed imminente congestione degli ospedali, e quale risposta dare alle vergognose code per i drive in nelle principali città? Investendo sulla sanità pubblica, trasformata invece in questi decenni in luogo ove i privati scorazzano liberamente e rafforzando la medicina territoriale? Certamento no, meglio ricominciare a discutere del Mes, anche considerato che il Recovery fund non gode per ora di ottima salute…

In realtà questa seconda ondata di contagi, tra l’altro ampiamente prevista, coglie il governo ancora più colpevolmente impreparato e responsabile rispetto a quanto verificatosi soltanto sette mesi fa. 

Durante i mesi estivi, che avevano concesso un po’ di tregua alla diffusione del virus, qualsiasi governo dotato di un minimo di lungimiranza e sensibilità per la salute pubblica avrebbe dovuto investire in scuola, trasporti e sanità tutto ciò che era necessario investire. Ed avrebbe dovuto avviare una seria pianificazione sanitaria con una tracciamento della popolazione, che avrebbe consentito di affrontare più serenamente e per tempo la fase invernale.

Ma vi è di più. A tutto ciò che non è stato fatto, si aggiunge l’aggravante: ciò che è invece stato fatto ha prodotto una amplificazione ed accelerazione della diffusione del virus. 

Il disordinato “liberi tutti” estivo (con i governatori che facevano a gara per rassicurare che tutto era terminato ed invitavano a trascorrere le vacanze nella propria regione senza aver approntato alcun piano di prevenzione), unitamente alla genuflessione all’industria del turismo e del divertimento (clamoroso il caso dell’apertura delle discoteche e della loro chiusura solo a stagione ormai terminata…) ha prodotto l’effetto di distribuire il contagio, sino ad allora localizzato in poche zone del paese, su tutto il territorio nazionale.

Ma naturalmente tutto ciò non è ascrivibile ad errori di valutazione o mere disfunzioni organizzative, bensì a precise scelte politiche che obbediscono ai diktat delle lobby economiche, anteponendo le ragioni dell’economia, del profitto e quindi dell’impresa alla tutela della salute e dei diritti sociali.

Lo dimostrano chiaramente le esorbitanti cifre messe a disposizione delle imprese, circa il 50 percento su 110 miliardi delle varie manovre che si sono succedute da marzo ad oggi, e la cinica ingordigia con cui la sanità privata continua a speculare sulla salute.

Lo dimostrano gli strali lanciati dall’ineffabile Bonomi, in linea con le raccomandazioni rivolte dalla Commissione europea al nostro paese, contro i sussidi (peraltro ampiamente parziali e insufficienti) nei confronti delle fasce deboli della popolazione; mentre invoca per le imprese tutte le risorse del Recovery fund, per continuare a prosperare drenando risorse pubbliche (altro che rischio di impresa!).

Non vi è insomma alcun dubbio: questo sistema, per continuare a riprodursi, può soltanto esasperare i suoi tratti più feroci e disumani.

*Piattaforma Eurostop

martedì 13 ottobre 2020

"IL CORAGGIO DEL FUTURO"

L'arroganza del ducetto Carlo Bonomi presidente di Confindustria non ha limiti,così come la sua capacità al momento d'influire enormemente sulle scelte del governo nel periodo post lockdown visto che è stato eletto appena dopo il primo periodo d'emergenza del coronavirus.
Dal raduno del sindacato degli industriali cui ho già accennato(vedi:madn verso-una-nuova-chiusura )salta fuori il malloppone delle idee su tutto e su tutti dal titolo emblematico"Il coraggio del futuro"ripreso dalla congrega ciellina che nelle sue 385 pagine non parla solamente del lavoro,dello sfruttamento sempre più ampio che Bonomi vorrebbe,dei licenziamenti fisiologici che dovrebbero addirittura stimolare il lavoratore rendendolo più pimpante e soprattutto produttivo.
Stavolta come si evince dall'articolo di Left(che-brutto-paese-ha-in-testa-bonomi )parla anche di due temi scottanti come la scuola che viene vista come una fattrice di giovani già pronti per essere gettati nel tritacarne del mondo del lavoro così come da lui concepito,magari svolgendo mansioni gratuitamente come già accaduto negli ultimi anni con studenti che inconsapevolmente hanno fatto licenziare migliaia di lavoratori stipendiati.
L'altro argomento sul quale si è prodigato è quello della sanità che esclude a priori la salute e che mette sul piedistallo il guadagno,ma qui non ha avuto molto di cui ingegnarsi visto che tale prospettiva è già in atto da parecchio tempo.

Che brutto Paese ha in testa Bonomi.

di Giulio Cavalli

Lavoro, scuola, sanità: la visione dell’Italia del futuro proposta da Confindustria. E com’è? Pessima, disuguale e sempre più precaria

Sempre lui: Carlo Bonomi, il turbopresidente di Confindustria, quello che almeno ha il coraggio di non nascondere di odiare i poveri, quello che difende a oltranza i capitalisti che fanno i capitalisti con i capitali degli altri (quelli pubblici) e che chiama lo stato sociale “assistenzialismo” per racimolare applausi gaudenti. Ne abbiamo scritto lungamente nel numero di Left del 9 ottobre e ora Bonomi torna alla ribalta presentando un bel tomo di 385 pagine dal goloso titolo Il coraggio del futuro in cui non si limita a rappresentare gli industriali ma addirittura propone la visione del Paese del futuro, con la sua solita innata modestia.

E com’è l’Italia vista da Confindustria? Pessima, disuguale e sempre più precaria. Partiamo dal lavoro: dice Bonomi di volere un «mercato del lavoro più libero e leggero» che in sostanza si traduce in licenziamenti più facili, facendo sempre meno ricorso al giudice del lavoro e sostituendo i diritti con compensazioni economiche. Soldi, soldi, soldi, siamo sempre lì: i diritti si comprano, come al mercato. Eccola la visione. Ma la chicca sul mondo del lavoro sta lì dove Confindustria spiega che «occorre avere il coraggio di affrontare in modo equilibrato anche il tema dei licenziamenti per motivi oggettivi, in modo tale che non costituiscano più un evento traumatico ma possano essere vissuti dal lavoratore in un quadro di garanzie tali da renderlo un possibile momento fisiologico della vita lavorativa». Chiaro? Allevare una nuova generazione di lavoratori sempre pronti a essere licenziati. È la turboprecarietà come ricetta per rilanciare l’economia. Roba da pelle d’oca. E non è tutto: «lo smart working può essere un terreno ideale per portare avanti questa maturazione culturale che chiede di “essere” partecipativi: non è certamente foriero di risultati stabili pensare la partecipazione in termini di “avere” – cioè ottenere attraverso la contrattazione – se poi la mentalità di fondo è e rimane quella antagonista», scrive Confindustria. In sostanza i lavoratori maturi sono quelli che non avanzano pretese. A posto così.

Poi c’è il sogno di Confindustria e di Bonomi: il lavoro a cottimo. Però le argute menti degli industriali chiamano il lavoro a cottimo “purezza”. Scrivono infatti: «Occorre disciplinare questo rapporto non restando rigidamente ancorati a tutte le caratteristiche del contratto di lavoro classico, connotato da uno spazio e da un tempo di lavoro. Serve una regolamentazione che consenta, da un lato, di vedere il lavoro “in purezza” come creatività, sempre più orientato al risultato, e, dall’altro, di remunerarlo per il contributo che porta all’impresa nel processo di creazione del valore». Fenomenale l’idea di cancellare anni di lotte sindacali e sociali, non c’è che dire.

Poi c’è la scuola, che Bonomi e i suoi associati vedono unicamente (ma va?) come fabbrica per produrre lavoratori, mica persone. Per farlo addirittura scomodano il vecchio (e fallimentare) pensiero dell’homo faber. Scrive Confindustria: «il sapere, il saper fare, il saper essere insiti nelle risorse umane, combinati insieme, influiscono positivamente sulla produttività del lavoro a livello di singola azienda e, per aggregazioni successive, innalzano il potenziale di crescita del sistema nel suo complesso». La scuola come fabbrica (di Stato) che produce lavoratori in serie, mica persone.

E poi la sanità. Sanità che per Confindustria non significa “salute” ma mera economia. Si legge: «è necessario misurare gli effetti delle politiche sanitarie in base al loro impatto sulla struttura industriale (occupazione e produzione) e sulla capacità di attrarre investimenti (…) Occorre valutare le prestazioni, non solo in base al costo, ma anche al rendimento, quindi ai risultati generati, che nel caso della sanità sono di natura clinica, scientifica, sociale, ma anche economica. Abbandonare modelli di gestione che non tengono conto delle forti interazioni nei percorsi di cura e determinano costi molto elevati per le imprese, a danno dell’innovazione e della sostenibilità industriale». Una salute che Bonomi vede sempre più verso il privato (ma va?) e che addirittura viene rivenduta ai dipendenti dalle aziende come pacchetti di welfare.

E questo è solo un assaggio.

Buon martedì.

lunedì 12 ottobre 2020

VERSO UNA NUOVA CHIUSURA

Inevitabilmente quando si è solamente accennato a possibili misure restrittive da attuarsi nel medio termine da parte dei politici prontamente queste misure si sono subito rese necessarie(un poco come quando i presidenti dei club calcistici indicano l'allenatore non a rischio esonero e puntualmente viene lasciato a casa)ed in maniera pesante limitando nuovamente alcune categorie di persone e criminalizzandone altre come a marzo.

Ma guai a toccare Confindustria o Assolombarda,dal cui palco stasera il presidente della Lombardia Fontana ha detto palesemente che non metterà i bastoni tra le ruote a nessun (im)prenditore,così come aveva già comandato durante i periodi più bui della pandemia(vedi:madn verso-il-coprifuoco ).

D'altronde c'è chi parla di nuova ondata,la seconda,quando il coronavirus comunque non è mai andato in ferie e le regole si erano allentate per permettere le vacanze e la sopravvivenza di numerosi milioni di lavoratori che vivono di turismo e del suo indotto.

C'era quindi da aspettarsi altre limitazioni ma non almeno al momento una chiusura totale,il blocco tra le regioni o tra le province che si erano visti fino ad inizio giugno,e l'articolo(contropiano prove-lockdown-senza-disturbare-imprese )parla degli scenari che già da stasera verranno approvati dal governo,mentre ad esempio ci sono assembramenti sui mezzi di trasposto che l'80% della capienza sembra una barzelletta.

Queste nuove misure sono frutto anche certamente dell'inizio dell'anno scolastico checché se ne dica il contrario,ed era comunque palesato(forse)e intuibile questo nuovo innalzamento dei casi e fino a quando non ci sarà un vaccino purtroppo l'andazzo sarà questo,dico a ragione anche se purtroppo chi la pagherà saranno sempre gli stessi,in termini economici e anche di salute.

Prove di lockdown, ma senza disturbare le imprese…

di  Dante Barontini   

Ci risiamo. In tutti i sensi. L’esperienza non serve a niente, non si accumula, non induce a rettifiche sostanziali. Gli interessi economici prevalgono su tutto.

La crescita rapida dei contagiati da Covid-19, con il pesante corollario di ricoverati e morti, spinge obbligatoriamente il governo – tutti i governi del mondo, tranne quelli che hanno dato le risposte giuste, ossia quelle che funzionano – a “fare qualcosa”. O a far vedere di star facendo qualcosa…

L’ultimo Dpcm di Giuseppe Conte può essere descritto come un lungo catalogo di divieti che servono a ben poco. Non “completamente inutili”, diciamo, ma chiaramente diretti contro i comportamenti individuali nel tempo libero. Come se il virus si trasmettesse solo quando non siamo o non stiamo andando al lavoro…

Vediamole un attimo: 

“a) In tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico è prescritto l’uso della mascherina, salvo i casi di comprovata impossibilità per particolari soggetti.

b) Nei luoghi privati il titolare, sia che trattasi di abitazioni familiari o sedi associative, può consentire l’accesso ad un massimo di dieci persone diverse dal proprio nucleo familiare risultante dall’anagrafe comunale.

c) Sono sospese le attività sportive che comportino contatto fisico, fatta eccezione per quelle che prevedano la contemporanea presenza di non più di sei soggetti nel campo da gioco. Sono escluse dalla presente disposizione le attività ricreative in centri sociali, comunità di recupero e di accoglienza. 

d) Consentito svolgere individualmente attività motoria purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona, salvo sia convivente; 

e) Gli studi professionali devono consentire la presenza di non più di una persona per ogni stanza, incentivando il ricorso allo smart working. Il ricevimento della clientela deve avvenire o con modalità telematiche o attraverso una barriera che non consenta il contatto. La stanza in cui avviene il ricevimento deve essere igienizzata dopo ogni accesso. 

f) I matrimoni possono essere svolti con la sola presenza dei soggetti che devono intervenire secondo le norme dello stato Civile alla celebrazione e non più di dieci invitati. La mancata osservanza della disposizione determina l’invalidità del matrimonio stesso.”

Allo studio, come da indiscrezioni rilasciate ai giornali, altre limitazioni dello stesso genere, riguardanti i locali pubblici, i cinema, ecc.

Quanto potranno incidere sulla diffusione del contagio? Virologi ed epidemiologi seri (prendiamo ad esempio i prof Galli e Crisanti) sorridono alla domanda, perché “gli assembramenti” possibili in una società sviluppata come la nostra sono decine di più. Ma andare ad incidere su quelli intorno alla produzione o alla logistica è vietato, perché “il Paese non si può permettere un nuovo lockdown”.

Ne consegue, come logica, che quindi ci dobbiamo obbligatoriamente contagiare, prima o poi, visto che i possibili vaccini non arriveranno – come disponibilità universale – che a 2021 avanzato (più vicino alla fine che non all’inizio dell’anno). Se tutto va bene…

In tutto l’Occidente capitalistico, fin dall’inizio, la parola d’ordine è stata “salvare l’economia”, a costo di contare i morti a decine o centinaia di migliaia (negli Usa sono vicini ai 220.000, per ora). E fin dall’inizio era evidente che in questo modo non si sarebbe certamente ottenuto l’obbiettivo di “tutelare la salute” delle popolazioni, ma neanche quello di “salvare l’economia”.

A lavorare ci vanno infatti gli esseri umani e la diffusione del contagio, l’esplosione dei sintomi e i ricoveri in ospedale – come dire – “limitano fortemente” la possibilità di farlo. Quando alcuni comparti si bloccano, per forza di cose, rallentano o si fermano anche quelli collegati. Ma “i padroni” ragionano sempre come singoli (tranne quando devono combattere il movimento operaio), e non vedono le connessioni. 

Il diktat che ha favorito la diffusione del virus in tutta Italia era scattato già nei giorni del panico generalizzato, quando gli ospedali straripavano di riceverati e i camion militari dovevano portare centinaia di bare verso i cimiteri. 

Marco Bonometti, presidente fascista di Assolombarda, tra i grandi sponsor del neo presidente di Confindustria, Bonomi, lo ha rivendicato senza vergogna nel pieno della catastrofe.

Mentre molte testate pubblicavano foto e video di luoghi di lavoro “assembrati”, bus e metropolitane intasate all’ora di andare e tornare dal lavoro, Bonometti diceva che “Il vero errore è stato quello di lasciare che la gente andasse in giro, andasse nei bar, nei ristoranti, nelle discoteche.”

Eccolo lì il “discorso” che deve esser fatto passare (tanto, i grandi giornali e le tv sono di proprietà di una membro di Confindustria…). Per evitare piccoli lockdown, in zone limitate ma con presenza di “grandi interessi privati”, si è lasciato sciamare il virus. E poi si è stati costretti a lockdown nazionali, più duri, invasivi, economicamente disastrosi per tutti.

E questa è ancora oggi la linea dei governi neoliberisti – tutti. E’ permesso qualsiasi “assembramento” finalizzato alla produzione, è tendenzialmente vietato ogni comportamento similare se fatto nel tempo libero.

Criminalizzare gli individui nei loro spazi di libertà e proteggere accuratamente le imprese. Per quanto la propaganda di regime si applichi nel gestire queste “linee guida”, è fin troppo evidente che le varie “misure” prese dai governi non hanno affatto la possibilità di “contenere il contagio”.

Chiudere i bar dopo le 23 (o le 21, o le 19 o chiuderli del tutto) mentre ci si pigia a migliaia su bus, metropolitane, treni pendolari sa chiaramente di presa per i fondelli. E qui si crea anche il “brodo di coltura” per negazionisti imbecilli e “scettici” paraculi, della serie “inutile fare alcun contrasto all’epidemia, muoia chi deve morire ma mandiamo avanti la produzione”. 

A completare il quadro criminale c’è pur sempre lo stato comatoso cui viene intenzionalmente ridotta la sanità pubblica. Passati i giorni della retorica, con la beatificazione degli “eroi” che morivano a grappoli per garantire assistenza anche a mani nude, si è ricominciato come prima e peggio di prima. Facendo di tutto per favorire la sanità privata.

Mentre le strutture pubbliche esplodono di richieste di tamponi (tutte le città vedono code chilometriche di auto in attesa ai drive in), quelle private sparano cifre mostruose (92 euro, in Lombardia) per effettuarli immediatamente.

Speculare sulla salute e la paura è criminale, ma è la prima cosa che viene in mente a chi pensa solo al profitto. Che diriga un’azienda o faccia “politica” locale, fa poca differenza. Lo dimostrano ancora una volta i fascioleghisti-berlusconiani alla guida della regione Lombardia, che sono riusciti nell’invidiabile impresa di acquistare in ritardo i normali vaccini antinfluenzali, far vincere la gara all’impresa produttrice di un vaccino non certificato dall’Aifa e pagarlo cinque volte il prezzo normale…

In sintesi, sette mesi dopo, siamo sempre alla manifestazione della stessa politica criminale: di fronte al dilemma di ogni pandemia – “il Pil o la vita” – i governi liberisti rispondo in coro “viva il Pil!”.

Il problema è che sono criminali senza cervello, perché facendo dilagare l’epidemia – alla fin fine – si blocca anche l’economia. Per più tempo, in misura maggiore, con più danni.

Cosa bisognerebbe fare? Lo abbiamo detto dall’inizio, ascoltando gli scienziati più seri: fare vere zone rosse (stile Wuhan, per intenderci) là dove si registrano focolai, e lasciar funzionare il resto del paese, pronti ad isolare rapidamente i contagiati. E tacitando gli industriali.

Ma andava fatto dall’inizio… 

La differenza si vede, si sente, si tocca. Dalla Cina in questi giorni sono arrivate immagini e video con milioni di persone durante la settimana di ferie per l’anniversario della Rivoluzione, “assembrandosi” come solo un popolo di 1,4 miliardi di persone può fare. 

Ma senza virus, battuto e tenuto sotto stretta osservazione (solo 21 casi, due giorni fa, tutti di “importazione”).

venerdì 9 ottobre 2020

FINALMENTE PADRE GIGI MACCALLI LIBERO

Finalmente dopo poco più di due anni di prigionia da parte di ambienti dell'estremismo islamico Padre Gigi Maccalli assieme a Nicola Chiacchio,Sophie Petronin e Soumalia Cisse sono stati liberati in un'unica azione dietro la scarcerazione di cento miliziani di un gruppo terrorista sempre legati all'Isis(vedi:comune-info.net la-sabbia-e-la-liberta-di-pierluigi ).
Tutte e quattro con diverse storie alle spalle e diverse tipologie di sequestro,ma tutti finalmente liberati nel Mali:Gigi Maccalli(madn una-speranza-per-padre-gigi-maccalli-e nicola chiacchio )era stato rapito in Niger e prima del marzo di quest'anno non si erano avute notizie del suo stato,ma finalmente grazie alla mediazione francese(anche se Di Maio si è già autoincoronato come protagonista della vicenda)ora potrà tornare in Italia e quasi certamente ripartire per le terre che lo hanno visto operare negli ultimi anni.

La sabbia e la libertà di Pierluigi.

di Mauro Armanino 

Sono stati liberati in Mali Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio, anzi sono già arrivati a Ciampino. Padre Gigi, missionario in un villaggio del Niger, era stato sequestrato da un gruppo di uomini armati poco più di due anni fa. Mauro Armanino, anche lui missionario a Niamey, celebra il ritorno della libertà e del sorriso sulla bocca dell’amico con un testo breve, come sempre assai lontano dalla retorica ma ricco di un’intensità speciale, pari alla gioia provata.


La sabbia la sa lunga. Ha i suoi tempi che non quadrano con le comuni attese dei mortali, legati come sono allo scorrere dei giorni e delle ore. Lei sa quando è il momento di muovere la storia. Un cambio di governo, i militari al comando, trattative in atto probabilmente in segreto, un ruolo probabile di regia francese ed ecco che accade lo scambio. Prigionieri di sabbia per prigionieri di sabbia.

Una libertà che arriva di notte, come il suo rapimento e d’improvviso si apre un futuro rimasto imbavagliato per anni. Persi, trovati, abbandonati, arrestati, deportati, coltivati e rimasti sospesi per anni, gli anni. In cambio di altri prigionieri, innocenti o assassini di altri per la loro libertà. 

C’è sempre un prezzo da pagare. Pierluigi tornerà libero col tempo e con la sabbia che in questi due anni l’ha fedelmente accompagnato come non mai nella sua vita. Potrà muoversi, pensare, ‘sguardare’ la sua vita come non mai prima. Fragile e immensa e vulnerabile come un grembo che si lascia attraversare da uno sconosciuto. Una vita da imparare di nuovo, come un alfabeto scritto sulla sabbia le cui lettere il vento sposta danzando. 

Scrivere la parola libertà è pur sempre l’avventura più grande che possa accadere nella storia di un uomo. Poi, in silenzio, le lettere di questa parola si cancelleranno perché sono anch’esse di sabbia. E allora Pierluigi, ostinato come sempre, aprirà la sua bocca e gli occhi, ad un sorriso.

Niamey, 8 ottobre 2020

giovedì 8 ottobre 2020

ALBA FRITTATA

Il game over dei neonazisti greci di Alba Dorata,che tanti proseliti hanno fatto a casa loro ma pure nel resto d'Europa e anche in Italia,ormai è sono storia passata ma attenzione purtroppo la fine di questa organizzazione criminale,così come ha riconosciuto la Corte d'Appello di Atene(www.ecn.org grecia-processo-ad-alba-dorataorganizzazione-criminale )dopo oltre cinque anni di processo,non è il termine di tutti quelli che l'hanno rappresentata e votata,e sicuramente qualcuno di loro tenteranno di organizzarsi sotto altri simboli e nomi.
Protagonisti negativi di attacchi contro compagni,sindacalisti,contro tutti quelli non conformi alla loro ideologia patetica e anche autori dell'omicidio di Pavlos Fyssas nel settembre di sette anni fa(vedi:madn lomicidio-di-pavlos-fissas )questi delinquenti hanno anche avuto delegati al governo greco nel periodo più buio dell'austerity che non ha ancora lasciato la Grecia anche ora.
Le condanne al carcere dei fondatori e del leader oltre che di altri miliziani responsabili di reati a vario titolo,sono la certificazione che quello che tutti dicevano era vero mentre in Italia partiti gemelli e movimenti neonazisti e neofascisti galleggiano ancora nella loro merda,con notizie confuse sul loro stato di salute che è comunque pessimo ma che d'altro canto fanno preoccupare perché la loro emorragia di voti e consensi fan sì che l'elettorato di estrema destra italiano si sia rivolto soprattutto verso la Lega e Fdi.
Che alle notizie di ritorno al fascismo dicono ovviamente che questa fesseria sia morta e altre leggende simili,e non smettono di raccontarlo in una maniera vergognosa ed ipocrita,mentre quando proprio dei rappresentanti che dichiarano di essere fascisti e che dicono di votare e addirittura sono rappresentanti dei loro vomitevoli partiti se ne stanno zitti.
Qualcuno ogni tanto si sveglia dal torpore per denunciare l'esistenza in Italia di simili schifezze(madn no-nazi-in-politica )ma non c'è stato ancora nessun processo per eliminare definitivamente tutte le sigle tipo CaccaPovnd o Fogna Nuova tanto per citare quelle più puzzolenti in giro,almeno una volta,perché tutti questi come Alba Dorata non dovrebbero esistere in politica ma nemmeno nella società.

Grecia, processo ad Alba Dorata: è “organizzazione criminale”. Una condanna per omicidio. In 15mila fuori dal Tribunale: scontri · 

Dopo cinque anni e mezzo di processo è arrivato il giorno della sentenza per il partito neonazista greco: almeno 15mila persone si sono radunate fuori dal tribunale, esultando appena saputa la sentenza della Corte d'appello di Atene. Polizia spara gas lacrimogeni contro i manifestanti.

Alba dorata colpevole di aver agito come “organizzazione criminale” e uno dei suoi membri, Yorgos Roupakias, condannato per l’omicidio del rapper ed attivista antifascista 34enne Pavlos Fyssas, avvenuto all’arma bianca nella notte del 18 settembre 2013 davanti a un bar nel suo quartiere, Keratsini, alla periferia ovest di Atene. L’assassino rischia l’ergastolo. Dopo cinque anni e mezzo di processo è arrivato il giorno della sentenza per il partito neonazista greco: almeno 15mila persone si sono radunate fuori dal tribunale, esultando appena saputo della sentenza della Corte d’appello di Atene. Dopo il verdetto sono scoppiati scontri davanti al palazzo di giustizia tra polizia e manifestanti: gli agenti hanno usato gas lacrimogeni a un cannone ad acqua per disperdere un gruppo di dimostranti che ha attaccato la polizia con bombe molotov ai margini della manifestazione. Nelle scorse settimane c’è stata una forte mobilitazione in tutta la Grecia perché si arrivasse a una sentenza di condanna che riguardasse l’intero movimento. “La gente vuole i nazisti in prigione”, si legge su numerosi cartelli.

Le condanne – Il fondatore e leader del movimento neo-nazista Nikos Michaloliakos, è stato condannato con l’accusa di essere alla guida di una “organizzazione criminale”. Rischia fino a 10 anni di carcere. Alla lettura della sentenza, il pubblico in aula è esploso in applausi e urla di gioia, mentre all’esterno dell’edificio migliaia di manifestanti antifascisti si scontravano con la polizia, che ha sparato anche gas lacrimogeni. Nikos Michaloliakos, 62 anni, negazionista della Shoah e ammiratore del nazionalsocialismo, era uno dei 68 imputati nel lungo processo del partito neonazista coinvolto in un omicidio e due tentativi di omicidio. Solo 11 dei 68 imputati si sono presentati in aula per il verdetto, i restanti sono stati rappresentati dai loro legali. Nessuno degli ex deputati del partito d’ispirazione neonazista era presente.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/07/grecia-la-sentenza-alba-dorata-organizzazione-criminale-una-condanna-per-omicidio-in-15mila-fuori-dal-tribunale-scontri/5957272/

Grecia, condannati gli estremisti di destra di Alba Dorata: "Il partito era una banda criminale"

Nikos Michaliolakios, numero uno della formazione ellenica, riconosciuto come mandante dell'assasinio del rapper Fyssas. Il militante Georgios Roupakis colpevole come esecutore materiale. Oltre 15 mila persone fuori dal tribunale in attesa della sentenza: la polizia disperde la folla con i lacrimogeni e il lancio di alcune molotov dopo il verdetto 

Giorgos Roupakis, militante di Alba Dorata, è stato condannato per l’omicidio di Pavlos Fyssas, il rapper greco ucciso con due coltellate al cuore nel 2013 al Pireo. E Nikos Michaliolakos, leader del partito di estrema destra che all’epoca era la terza formazione politica greca, è stato riconosciuto colpevole assieme a lui di aver guidato un gruppo criminale. La sentenza – attesissima nel Paese - è arrivata stamattina al tribunale di Atene presidiato da 15 mila persone in attesa del verdetto con bandiere e striscioni. Dopo l’annuncio della condanna sono scoppiati alcuni incidenti con la polizia che ha disperso con i lacrimogeni la folla da cui sono partite bottiglie incendiarie. Roupakis rischia ora l’ergastolo mentre anche per Michaliolakos e gli altri ex parlamentari è prevista una condanna fino a 10 anni di carcere.

Grecia, condannati gli estremisti di destra di Alba Dorata: "Il partito era una banda criminale"

Fyssas, rapper conosciuto con il nome d’arte di Killah P e una delle figure simbolo dell’antifascismo ellenico, è stato ucciso il 18 settembre 2013 a Keratsini, nella zona del Pireo, con due coltellate al cuore in un’imboscata tesa da diverse decine di militanti di Alba Dorata all’esterno del bar Coral dove si era recato ad assistere a una partita di calcio. La zona era presidiata dalle squadre anti-sommossa della polizia il cui ruolo e comportamento nell’occasione è stato oggetto di forti sospetti di connivenza con gli aggressori mai davvero provati. E quando le forze dell’ordine sono arrivate di fronte al bar, Fyssas era già stato colpito e ha solo fatto in tempo a indicare in Roupakis, ancora presente sul luogo, l’assassino.

Grecia, condannati gli estremisti di destra di Alba Dorata: "Il partito era una banda criminale"

Alla sbarra nel processo c'erano 68 persone perchè le indagini si erano allargate alle centinaia di agggressioni degli ultimi anni da parte dei militanti di Alba Dorata e immigrati e attivisti di sinistra. Michaliolakos (contattato dagli aggressori per telefono subito dopo l'omicidio) e i parlamentari sono stati condannati per aver guidato un'associazione a delinquere, gli altri semplicemente per associazione a delinquere. Alba Dorata era arrivata a ottenere quasi il 10% dei voti durante la crisi del debito greco ma nelle ultime elezioni del 2019 è rimasta sotto il 3% e non ha eletto alcun deputato.

martedì 6 ottobre 2020

I VACCINI PER L'INFLUENZA STAGIONALE IN LOMBARDIA

C'è un problema che è molto serio nella regione Lombardia ed è l'ennesima prova dell'inefficienza dell'assessore alla sanità Gellera,che non dimentichiamoci assieme al presidente Fontana è sotto indagine per la morte di centinaia di lombardi durante la prima fase della pandemia del coronavirus.
Tralasciando per ora l'altro scandalo dei camici,quello delle rsa e non ultimo quello non legato ad ambienti sanitari ma tutto frutto delle ladronerie della Lega per il capannone miracoloso della sede del Lombardia film commission,questa giunta ha dimostrato ampiamente di non sapere guidare nemmeno una stanza con dentro dieci persone figurarsi un territorio con dieci milioni di abitanti.
L'articolo di oggi(contropiano vaccini influenza )parla di quello che da settimane preoccupa i medici e i farmacisti lombardi in quanto la regione,mossasi con colpevole ritardo,non garantisce il numero dei vaccini contro l'influenza stagionale,quest'anno ancor più raccomandati per gli anziani e le categorie più a rischio sia per motivi di salute che di lavoro e possibilmente da fornire in tempi più anticipati rispetto gli anni scorsi.
Descrivendo nuovamente lo scenario dove ormai il settore privato è quasi la meta di quello che la Lombardia può offrire a chi ha la sventura di ammalarsi,si è arrivati al paradosso che si farà fatica a vaccinare chi i vaccini li dovrà inoculare,una situazione che non può e non deve crearsi soprattutto nella regione che si vanta di essere la più ricca e al vertice del sistema sanitario nazionale.

Lombardia: rischia di saltare la campagna vaccinale.

di  M. D.

Ci eravamo già occupati alcuni giorni fa del ritardo con cui la Lombardia avrebbe affrontato la necessaria campagna vaccinale contro l’influenza, che quest’anno, al contrario, tutti gli esperti suggeriscono di svolgere in anticipo. Ciò per aumentare le difese immunitarie dei cittadini e per favorire diagnosi più rapide che allevino il lavoro di ospedali e laboratori dedicati dei tamponi. 

Negli ultimi giorni, si sono aggiunte nuove notizie preoccupanti, tanto da rendere evidente che una vera campagna vaccinale, in Lombardia, non sarà effettuata. 

Anzitutto, si è chiarito cosa è successo: Aria, la centrale unica regionale per gli acquisti, si è mossa in ritardo e le disponibilità di mercato sono state esaurite. Da marzo a settembre, Aria ha indetto ben nove gare per la fornitura del vaccino antinfluenzale, l’ultima delle quali il 7 settembre, quando, data la situazione ormai disperata, è arrivata a offrire il pagamento anticipato della fornitura – fatto assolutamente eccezionale – e un prezzo d’acquisto a dose di 10€, vale a dire il doppio di quello usuale. 

Una ditta cinese avrebbe risposto al bando di gara, ma la fornitura avrebbe potuto essere consegnata solo tra 70-90 giorni perché le scorte erano ormai minime. 

In pratica, in nove diverse gare, alcune andate deserte, altre revocate, la Lombardia è riuscita ad avere solo 1.868.000 dosi, a fronte di una necessità per i soli ultrasessantenni di 2.200.000. A costoro, vanno aggiunte le persone a rischio per i più svariati motivi e tutti coloro che, per legittima prudenza, desiderano acquistare il vaccino in farmacia. 

La situazione si fa ancora più difficile poiché l’Assessore Gallera ha dichiarato che quest’anno non sarà possibile rifornire le strutture sanitarie private di vaccini per il personale medico e paramedico delle strutture private destinato a praticare le vaccinazioni. In pratica, non si potrà vaccinare chi deve in seguito vaccinare gli altri. 

Se si tiene conto che in Lombardia circa il 40% delle prestazioni sanitarie – in accordo con lo sciagurato principio della “sussidiarietà” – è erogato da strutture private, ci si rende conto della gravità della situazione e del concreto rischio che la campagna vaccinale, di fatto, si blocchi… 

In una situazione così grave lo scontro è ormai diventato anche istituzionale. Il sindaco di Milano, Sala, ha sferrato un duro attacco all’assessore regionale Gallera, dichiarando di “non sentirsi tutelato” da un simile assessore, aggiungendo alcune frecciate sulla ventilata – ma ormai fortunatamente caduta durante l’estate – candidatura di costui a Palazzo Marino. 

Sala è indispettito anche per l’impossibilità di vaccinare i dipendenti comunali, in buona parte a contatto con il pubblico, causa mancanza dei vaccini. A queste critiche Gallera ha risposto stizzito che vaccinare i dipendenti comunali sarebbe “agghiacciante” perché sottrarrebbe disponibilità per gli anziani, i malati, le donne incinte. 

Un’implicita ammissione che la disponibilità di vaccini sarà scarsa e molto selettiva e si dovrà effettuare una campagna sottodimensionata rispetto alle necessità per colpa esclusiva della giunta a guida leghista di Fontana e Gallera, che ancora una volta lascia i cittadini indifesi dalla pandemia. 

Di fronte a tale ennesima dimostrazione d’inefficienza – tra l’altro rispetto a una scadenza conosciuta da mesi e quindi largamente pianificabile – ci chiediamo cosa si aspetti a rimuovere la giunta lombarda, corrotta e incapace, e a commissariare la Regione prima che si verifichi un’altra strage come quella dei mesi di marzo e aprile. 

Quanto al sindaco Sala, che nella circostanza specifica ha evidentemente ragione a protestare, vorremmo però che applicasse lo stesso rigore anche ad altre situazioni che ricadono sotto la sua responsabilità; per esempio al funzionamento dei trasporti pubblici comunali. Perché alla vigilia della riapertura delle scuole ha dichiarato che non si sarebbe potuto potenziare il servizio a causa della mancanza di personale e di mezzi. 

E purtroppo, oggi, a Milano, siamo di fronte a una situazione del trasporto pubblico che non garantisce adeguata sicurezza. 

sabato 3 ottobre 2020

PUGNO CHIUSO E MANO APERTA DALL'UE PER BIELORUSSIA E TURCHIA


Gli esiti dell'ultima riunione avvenuta a Bruxelles con i premier e le figure più importanti dei paesi membri,oltre che parlare dei miliardi di Euro in gioco per l'emergenza Covid-19,hanno avuto il pesante esito politico di sanzioni contro la Bielorussia mentre per la Turchia che ne combina di cotte e di crude si è riaperto per l'ennesima volta il dialogo.

Ovviamente nel caso turco ci sono svariati giri di affari per via delle trivellazioni che vedono implicate anche Cipro e la Grecia,e l'ormai"dittatore"Lukashenko almeno a detta di tutti i mass media,è nell'occhio del ciclone fondamentalmente per avere vinto le elezioni del proprio paese.

L'articolo di Contropiano(il-doppio-standard-di-bruxelles-sanzioni-alla-bielorussia-dialogo-con-la-turchia )parla del due pesi e due misure adottati dall'Ue e delle ingerenze che questa sta avendo in Bielorussia con restrizioni ed usando il pugno di ferro mentre nel sultanato di Erdogan si lascia tutto alle spalle,guerre,soprusi,ricatti e sconfinamenti compresi.

Il doppio standard di Bruxelles: sanzioni alla Bielorussia, dialogo con la Turchia.

di  Alessandro Avvisato   

Il vertice europeo in corso a Bruxelles, ha prodotto decisioni contraddittorie ma significative della natura degenerativa dell’Unione Europea rispetto alla narrazione “democratica” sull’Europa. Sono infatti state decise sanzioni “immediate” contro la Bielorussia ma solo un avvertimento alla Turchia affinché fermi le trivellazioni nel Mediterraneo orientale.

Sono stati questi i due punti di compromesso raggiunti in tarda serata dai leader europei al termine della prima giornata di vertice. I 27 sono riusciti a vincere le resistenze di Cipro, che ha bocciato due volte la bozza di conclusioni chiedendo un atteggiamento più duro da parte di Bruxelles nei confronti della Turchia. La questione sarà affrontata al Consiglio europeo di dicembre, ma la Ue si impegna a chiedere alla Turchia il rispetto del diritto internazionale, minacciando di utilizzare come estrema ratio anche lo strumento delle sanzioni. I leader hanno quindi concordato una dichiarazione di sostegno a Cipro e alla Grecia.

L’Unione europea resta aperta al dialogo con la Turchia e auspica che dei “progressi possano essere fatti nelle prossime settimane”, ma se non sarà così “siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti necessari”, compreso le sanzioni. La questione comunque sarà discussa a dicembre all’ultimo vertice europeo dell’anno, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

La presidente della Commissione Europea Von der Leyen ha comunque promesso, in presenza di “un approccio costruttivo”, un “ammodernamento degli accordi doganali” con Ankara. “La Turchia deve dimostrare che vuole avere un atteggiamento costruttivo nei nostri confronti”.

L’intesa sulla questione turca ha sbloccato invece il via libera alle sanzioni contro la Bielorussia.

L’Unione europea “implementerà” immediatamente una serie di sanzioni contro la Bielorussia, ha annunciato Michel. Le sanzioni non colpiranno direttamente il presidente Alexander Lukashenko, ma dovrebbero riguardare circa 40 membri del governo bielorusso che saranno colpiti da divieti di viaggio e congelamento dei beni.

Dunque sanzioni immediate contro la Bielorussia per un contestato esito elettorale ma nessuna sanzione contro la Turchia che sta intervenendo militarmente in Siria, Libia, Mediterraneo Orientale, minaccia stati membri della Ue ed ha annichilito da anni i diritti politici nel proprio paese. Si sarebbe detto che sono “due pesi e due misure”, ma la posizione scelta dall’Unione Europea è andata ben oltre. Rasenta la complicità con la Turchia e l’accanimento terapeutico con la Bielorussia. Insomma deboli con i forti e forti con i deboli.

venerdì 2 ottobre 2020

SALVINI L'ISTIGATORE ALL'ODIO E ALLA VIOLENZA A PROCESSO PER IL CASO GREGORETTI

Anche se il sogno di molti sarebbe proprio quello di vedere Salvini in galera,non per sete di vendetta o per meritata antipatia ma per applicazione della legge,questo non accadrà ed il processo nel quale sarà a beve imputato a Catania sarà nuovo palcoscenico per la sua infinita campagna elettorale di falsità,di veleno e di odio(vedi:madn salvini-non-andra-in-galera-comunque ).
Il primo articolo(left politicamente-colpevole )spiega quello che è sotto gli occhi di tutti ormai da parecchi anni,ovvero dei quotidiani incitamenti all'odio e alla violenza,ed è per questo che dovrebbe essere gettato in galera dimenticandosi la chiave,in quanto le sue parole hanno armato in più occasioni le mani di delinquenti al suo pari che però sono stati così imbecilli da dar seguito alle sue parole.
Il secondo(agi razzismo-marsala-migranti-arresti )è solamente l'ultimo caso in cui si è passati ai fatti dove una decina di criminali per giorni hanno terrorizzato i migranti a Marsala,nella stessa Sicilia dove Salvini verrà processato,anche se in parecchi sanno già che questo subumano è colpevole.

Politicamente colpevole.

di Giulio Cavalli

Matteo Salvini è colpevole di aver inventato una guerra contro gli ultimi, usato la paura come arma politica, sdoganato il fascismo di ritorno. E non serve una sentenza di un tribunale per capirlo

Sarà il fine settimana del processo a Salvini, ci sarà il leader a sbraitare (lo sta già facendo da tempo) e tutti i suoi fan a inondare televisioni e social, tutti continuamente decisi a trasformare un processo giudiziario in un’arma politica, come sempre, da sempre, in questa politica italiana che si aggrappa ai giudici per avere lezioni etiche e morali, confondendo i due piani a proprio piacimento e sventolando i processi a favore o contro in base alle proprie convenienze. Matteo Salvini ha consegnato la sua difesa, anticipandola, qualche giorno fa a Barbara D’Urso (fate un po’ voi): il leader leghista sa bene che quel processo può essere un capitale da sfruttare fuori dall’aula giudiziaria. Allora lasciando da parte la sfida in punta di diritto conviene comunque tenere a mente qualche ragionamento che sarebbe il caso di ripetere, per l’ennesima volta.

Matteo Salvini è colpevole di avere usato delle persone per spingere una trattativa politica. Anzi: Salvini è colpevole di usare gli stranieri per fare politica. Non serve una sentenza di un tribunale per ripetere le centinaia di volte in cui ha usato un singolo fatto di cronaca nera per riproporlo come paradigma di un mondo. Salvini usa le persone: usa i suoi detrattori per dare sfogo alla sua folla, usa addirittura i presunti assassini perché è incapace di ragionamenti complessi sulla sicurezza, ha usato un citofono privato per fare campagna elettorale e ha usato i naufraghi della Gregoretti (perché erano naufraghi, va ricordato) per trattare con l’Europa, lo scrive lui stesso nella sua difesa in cui dice di averli tenuti alla deriva in attesa della conferma dei ricollocamenti. Un politico che ha bisogno del corpo dei disperati per trattare sui tavoli politici è colpevole di inettitudine e ferocia.

Matteo Salvini è colpevole di avere inventato una guerra contro gli ultimi. E proprio di guerra si tratta: se nella sua difesa dice di avere “difeso” la Patria significa che l’arrivo di quelle persone metteva a rischio la sicurezza nazionale. È un linguaggio sottile che poi esplode nella violenza verbale dei suoi sostenitori.

Matteo Salvini è uno dei mandanti morali del razzismo dilagante in Italia. Come Trump qualche giorno fa Salvini, da anni, non condanna il razzismo per accarezzarlo. Matteo Salvini ha sdoganato nelle sue liste i peggiori xenofobi (e fascisti) che si siano visti negli ultimi anni. Matteo Salvini ha inventato un “razzismo al contrario” contro gli italiani usando lo stesso furbo trucco che venne già usato nel corso della storia.

Matteo Salvini è colpevole di usare la paura come arma politica, ed è una vigliaccheria. Come scrive Jean-Paul Sartre nel suo libro L’antisemitismo – Riflessioni sulla questione ebraica, il razzista «è un uomo che ha paura. Non degli ebrei, certamente: ma di sé stesso, della sua coscienza, della sua libertà, dei suoi istinti, delle sue responsabilità, della solitudine, del cambiamento della società e del mondo; di tutto meno degli ebrei… Sceglie la permanenza e l’impenetrabilità della pietra, l’irresponsabilità totale del guerriero che obbedisce ai suoi capi, ed egli non ha un capo. Sceglie di non acquistare niente, di non meritare niente, ma che tutto gli sia dovuto per nascita – e non è nobile. Sceglie infine che il Bene sia bell’è fatto, fuori discussione, intoccabile… L’ebreo qui è solo un pretesto: altrove ci si servirà del negro o del giallo».

Matteo Salvini è colpevole di avere sdogano il fascismo di ritorno. L’ha fatto furbescamente iniettando un po’ di antiantifascismo e ogni volta finge di non avere consapevolmente eccitato gli animi di certa destra eppure ai suoi comizi sono rispuntati coloro che fino a ieri si vergognavano di essere fascisti e invece oggi lo gridano fieri.

Questo al di là della sentenza sulla Gregoretti. Perché sarebbe ora di prendersi la responsabilità di dare giudizi politici, senza aspettare processi.

Buon venerdì.

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Weekend di terrore a Marsala, raid di un gruppo di  ultras contro i migranti.

Un commando razzista terrorizzava le persone di colore con raid nei fine settimana estivi. Tre giovani sono stati arrestati dalla polizia. Sequestrata anche una pistola.

di Fabio Greco 

AGI - Un vero e proprio commando razzista, composto da ultras, nei weekend estivi ha seminato il terrore tra gli extracomunitaria Marsala . È stato smantellato dalla polizia che ha arrestato tre persone accusate di violenza privata, minaccia, lesioni personali, messe in atto con spietatezza e  per finalità di discriminazione o di odio etnico razziale. In manette sono finiti Salvatore Crimi, 18 anni, Antony Licari, 24 anni, e Natale Salvatore Licari, di 36, tutti di Marsala appartenenti al gruppo 'Street Boys-Nucleo Ribelle, già sottoposti a Daspo.  

Appuntamento con la paura per gli extracomunitari.

I fine settimana si erano trasformati in appuntamenti con la paura per i cittadini extracomunitari, bersaglio sistematico di pugni, calci e ginocchiate, e colpi inferti sedie in legno, tavolini, bottiglie di vetro e suppellettili varie. Una volta avvistati gli "africani e nivuri (neri, ndr)", il branco - spiega la procura della Repubblica di Marsala - gli si scagliava contro con veemenza e ferocia insultandoli e minacciandoli: "Non dovete più parlare perché siete di colore... vi ammazziamo, qui non avete il diritto di stare...".

Minacce a chi difendeva i migranti.

Il commando godeva dell'appoggio di diverse persone in città, conosciute per i loro metodi violenti. Chi prendeva le difese dei malcapitati, come accadde al titolare di un esercizio commerciale, finiva per essere minacciato e picchiato.

L'ordinanza di arresto sottolinea il clima di paura che si era instaurato in città, e la connivenza di diverse persone presenti ai fatti, che addirittura incitavano il branco: “Salvatore picchialo, picchialo”, ha urlato uno di questi a un componente del commando nel corso di un'aggressione. Inoltre, nessuno ha mai denunciato quanto accadeva. Le indagini sono state realizzate, sostanzialmente, con l'aiuto delle telecamere di sorveglianza collocate in diversi punti della città.

Nel corso della perquisizione effettuata presso l’abitazione del diciottenne è stata trovata una pistola semiautomatica priva di tappo rosso con relativo caricatore, marca Bruni, modello “New Police” cal.8 mm K, nr. 9 cartucce a salve cal.8 mm e nr. 1 cartuccia cal.7.75.