giovedì 31 maggio 2012

BRUTALITA' POLIZIESCA A BRESCIA

La versione dei fatti fornita dalla Questura bresciana l'indomani della giornata di commemorazione per la strage fascista di Piazza Della Loggia e che ha visto ripetute cariche da parte dei celerini,è talmente piena di falsità e di inesattezze che persino alcuni di loro fanno fatica a crederci.
Ma visto che di mezzo ci sono undici denunce nei confronti di alcuni manifestanti per le solite comode e ridicole motivazioni,c'è da stare un attimino all'erta nonostante Radio Onda d'Urto(da cui prendo l'articolo sottostante)sia in possesso di filmati,testimonianze e comunicazioni che smembrano una ad una le teorie dei digossini e dei questurini bresciani.
Questo articolo è molto simile a quello postato un paio di giorni fà riguardante la contestazione al corteo della Lega a Crema e che ha visto ben ventisette dimostranti denunciati(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/05/quando-alla-lega-il-digossino-va-bene.html):a differenza con i fatti avvenuti a Brescia però qui non ci sono stati feriti,mentre una ventina circa di manifestanti hanno dovuto richiedere cura nei pronto soccorso del capoluogo bresciano,soprattutto studenti,ragazze e donne.
Come al solito la supponenza,l'arroganza e la brutalità che contraddistinguono celerini,Digos e questori è venuta alla luce in un contesto in cui non doveva esserci nessuno scontro:la violenza l'hanno cercata ed ottenuta loro,poveri piccoli"uomini"bastardi.

28 MAGGIO 1974: 38 ANNI DOPO NESSUNA GIUSTIZIA, NESSUNA PACE.CARICHE AL CORTEO DEGLI STUDENTI.

Aggiornamento 29 maggio: Questa mattina i media mainstream riprendono la versione della Questura, che giustifica le manganellate con un presunto assalto ad un cantiere in corso Matteotti da parte del corteo. La versione sarà contestata, immagini e video alla mano, nel corso di una conferenza stampa che si terrà oggi davanti ai giornalisti alle 15.15 a Radio Onda d’Urto.
L’intervento di Giorgio Cremaschi, storico esponente della Fiom nazionale. Ascolta
Ore 16: arrivata la notizia di 11 antagonisti denunciati. Dovranno rispondere di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, lesioni, accensioni pericolose, in concorso tra loro. Domani, alle 15.15, Radio Onda d’Urto ospiterà invece una conferenza stampa che, con immagini e filmati, punta a smentire la ricostruzione offerta oggi a mass media dalla Questura di
Ore 14: 1974- 2012. Nessuna giustizia nessuna pace. Con queste parole d’ordine il movimento bresciano è sceso oggi in piazza in occasione dell’anniversario della strage fascista, di stato e della nato di Piazza . In mattinata manifestazione del Kollettivo Studenti in Lotta e Centro Sociale Magazzino 47, per ribadire le responsabilità dello Stato nella strage del 28 maggio, oltre che per contestare le politiche neo liberiste del governo Monti, rappresentato in questa occasione dal ministro dell’interno Cancellieri, presente in città per le commemorazioni istituzionali.
Gli studenti, partiti da piazza Garibaldi, si sono inizialmente diretti verso il palazzo di giustizia dove era prevista l’udienza per lo sfratto del magazzino 47, rinviata per il prossimo 25 giugno. Il corteo è successivamente ripartito alla volta di piazza della Loggia lungo il percorso autorizzato dalla questura: in via Vittorio Emanuele sono cominciate le provocazioni poliziesche per impedire alla manifestazione di proseguire normalmente.
Il cordone di celerini, che si trovava davanti ai manifestanti, rallentava l’andatura per far ritardare il corteo ed impedire che arrivasse nei pressi di piazza loggia mentre era ancora in corso la commemorazione ufficiale. L’agguato poliziesco è scattato in corso matteotti, nel primo tratto, dove la via è stretta e senza negozi, quindi senza scomodi testimoni oculari: poco prima dell’incrocio con via Bronzetti i celerini si schieravano in assetto antisommossa e bloccavano la strada; inutilmente è stato fatto presente ai dirigenti della questura ed al capo della Digos che stavano bloccando, in modo assolutamente arbitrario, una manifestazione autorizzata.
Gli studenti a quel punto avanzavano lentamente e quando sono arrivati a contatto con gli scudi i celerini cominciavano a manganellare le prime fila, accanendosi in particolare su alcune ragazze e donne del corteo; gli studenti riuscivano a tenere la posizione non indietreggiando e solo a questo punto dopo una seconda carica si dotavano di una rete metallica presente nel cantiere di una casa in ristrutturazione, per frapporla tra loro e i celerini.
Attraverso radio onda d’urto, in piazza della Loggia si veniva a conoscenze delle cariche; appena un compagno, proprio durante il minuto di silenzio, gridando, avvertiva i presenti, gruppi di decine di persone abbandonavano la piazza per raggiungere gli studenti. Il servizio con la testimonianza delle cariche di Elena, compagna dell’Associazione Diritti per tutti e di una studentessa del Leonardo del Kollettivo studenti in lotta
Da corso Matteotti il corteo ha quindi raggiunto una Piazza Rovetta blindatissima dalla polizia e completamente transennata per bloccare l’accesso dei manifestanti a Piazza della Loggia. In quell’istante dal palco stava facendo il suo discorso la leader della Cgil Susanna Camusso. Dopo un primo impatto per entrare in piazza, respinto dalle manganellate dei celerini protetti dalle transenne, cominciava una trattativa tra manifestanti, dirigenti della camera del lavoro e responsabili della questura, tra i quali il famigerato dottor Ricifari, quello delle cariche sotto la gru di via san faustino durante la lotta dei migranti per la sanatoria.
I dirigenti della questura cercavano di scaricare la responsabilità sulla cgil dicendo che se non c’erano obiezioni da parte dell’organizzazione sindacale i celerini si sarebbero spostati. In realtà nonostante fossero arrivati membri della segreteria della camera del lavoro i celerini restavano schierati a bloccare il passo. Allora per allentare la tensione, un gruppo di lavoratori del servizio d’ordine della cgil si poneva alla testa del corteo degli studenti per frapporsi tra questi e i poliziotti. Nonostante questo fatto, mentre il corteo avanzava lentamente i celerini restavano fermi facendo scoppiare così nuovi tafferugli; i manifestanti a questo punto sfondavano il cordone poliziesco conquistando l’agibilita’ politica di piazza loggia, per poi ricompattarsi e al termine dell’intervento della segretaria cgil Camusso , raggiungere la stele posta in ricordo delle vittime della strage di 38 anni fa rendendole omaggio.
Almeno una ventina di studenti e studentesse sono rimasti feriti e contusi: uno degli ragazzi del kollettivo studenti in lotta di 16 anni è stato trasportato in ospedale in autombulanza, altre ragazze si sono recate con mezzi propri al pronto soccorso per le medicazioni.
Ore 10:39: il corteo degli studenti si è ricompattato in piazza della Loggia e sta raggiungela stele delle vittime di piazza della Loggia
Ore 10.34: nuove cariche della polizia in piazza della Loggia al corteo che era riuscito ad entrare in piazza dopoche si era ormato un cordone del sindacato che avrebbe dovuto garantire il passaggio degli studenti. Ascolta la cronaca dell’ingresso degli studenti in piazza della Loggia e le cariche.
Ore 10.17: Moltissime persone stanno lasciando Piazza della Loggia per raggiungere gli studenti.
Ore 10.11: caricato il corteo degli studenti in corso Matteotti. Ascolta la corrispondenza con Umberto, della redazione.
Ore 10.10: Il corteo degli studenti dal Palazzo di giustizia dove era prevista l’udienza per lo sfratto del Magazzino 47, rinviato al prossimo 25 giugno,
Ore 9.30: il corteo degli studenti del Kollettivo stuenti in lotta è partito da Piazza Garibaldi. 500 gli studenti diretti verso palazzo di giustizia. Numerose le provocazioni della polizia come ci racconta Umberto, della redazione con questo primo collegamento. Ascolta.
A Brescia questa mattina è atteso il Ministro dell’Interno Cancellieri, in occasione delle commemorazioni istituzionali. Kollettivo Studenti in Lotta e Centro Sociale Magazzino 47 hanno indetto un corteo con concentramento alle ore 9 in Piazza Garibaldi. La manifestazione vuole ribadire le responsabilità dello Stato nella strage del 28 maggio, oltre che contestare le politiche neo liberiste del governo Monti, rappresentato in questa occasione dal ministro Cancellieri. Dalla Questura sono arrivate prescrizioni liberticide che vorrebbero impedire l’arrivo in Piazza Loggia del corteo auto organizzato.
In piazza Loggia la mattina ci saranno anche i migranti bresciani del “Presidio sopra e sotto la Gru”, che hanno deciso di essere presenti alla commemorazione in segno di solidarietà ai lavoratori e lavoratrici colpiti dalla bomba di stato quel giorno e consapevoli che, oggi come allora, è solo scendendo in piazza a manifestare che si possono ottenere i diritti negati. Al loro fianco l’Associazione “Diritti per tutti”.

mercoledì 30 maggio 2012

GLI SCIACALLI IN DOPPIOPETTO E IN DIVISA

Mai avrei pensato che il passaggio dal regime Berlusconi al governo tecnico Monti che sta sempre più avendo lo status di regime anch'esso fosse così lineare,così come non voglio nemmeno lontanamente immaginare cosa avesse potuto escogitare la mente malata dell'ex premier pagliaccio assieme a quelle della sua cricca se fossero stati ancora al potere,probabilmente qualcosa di ancor peggio di quello già disgustoso che sta accadendo ora.
Milioni di Euro che possono essere usati molto meglio,e lo si dice da sempre e non solo ora che molti demagoghi fanno vita facile additanto il Papa,Napolitano e Monti di costare troppo,enormemente troppo,alla popolazione italiana in spese inutili di rappresentanza,accoglienza e di festeggiamenti.
Poi per onorare cosa,le forze armate che sfileranno pagate dalle nostre tasse e che verranno pagati più avanti per scavare tra le macerie del terremoto come è successo quest'inverno per l'emergenza neve,una massa di merde in divisa che uno stato democratico dovrebbe contare sulle dita di una mano e dovrebbero essere utilizzate solo in questi casi di calamità naturale(e gratis).
Nell'Emilia,oltre agli sciacalli che girano per le case semidistrutte ed abbandonate alla ricerca di oggetti di valore da rubare,si aggiungono quelli ben più pericolosi in doppiopetto e in divisa che si arricchiranno sulle spalle di questi terremotati e di tutti i contribuenti italiani.
Gli articoli che accompagnano questo altro capitolo vergognoso dell'Italia sono presi da Infoaut e da Indymedia Piemonte,che puntualizza il fatto che le spese di pulizia,messa in sicurezza e di ricostruzione dopo il terremoto,giustamente sostenute dallo Stato,vengano fatte pagare ancora dai poveri di un paese dove tra poco lo stato d'emergenza sarà totale e non c'entreranno motivi naturali ma solo economici e sociali.

Il decalogo del terremotato consapevole.

Comunicato del Comitato 3.32 dell'Aquila ai terremotati

1) Non disperdetevi come comunità e non fatevi mettere gli uni contro gli altri;

2) Restate in sicurezza, ma non lasciatevi allontanare dalle vostre case e dalle vostre proprietà;

3) Non fatevi rinchiudere in campi recintati con la scusa di essere protetti;

4) Mantenete la vostra consapevolezza e autonomia;

5) Vi convinceranno che non siete autosufficienti e proveranno a ospedalizzarvi: non lo permette! Ogni gesto quotidiano deve restare vostro;

6) Non fatevi raccontare dai media quello che vi succede, siate protagonisti dell’informazione e diffondetela voi, i mezzi non mancano;

7) Chiedete da subito controllo e trasparenza sulla gestione di tutto quello che vi riguarda: solidarietà, aiuti, fondi ecc.

8) Fate che l’emergenza non diventi lungodegenza: ai commissari fa comodo, alla vostra comunità no;

9) Pretendete di partecipare da subito a ogni scelta sul vostro futuro;

10) Non lasciate devastare il vostro territorio con la scusa della ricostruzione.

Insomma, nonostante tutto quello che vi diranno sulla solidarietà, ricordatevi che per qualcuno il terremotato è da spolpare: occhio a sciacalli e avvoltoi!
Dalla costosissima parata militare del 2 giugno, all'aumento della benzina....

Ancora una volta a pagare sono gli operai, già martoriati dalla crisi, dai terremoti, e per non rinunciare ad una costosissima quanto inutile e beffarda parata militare del 2 giugno 2012, il governo per far fronte all'emergenza terremoti aumenta le accise sulla benzina... Il 2 giugno sarò a contestare lo scempio della parata militare una beffa ai danni dei lavoratori e delle vittime del terremoto, una vera e propria BEFFA !
In seguito al terremoto in Emilia, il Consiglio dei ministri di oggi ha approvato l'applicazione di un decreto legge che prevede:
-la concessione di contributi a fondo perduto per la ricostruzione e riparazione delle abitazioni danneggiate dal sisma, per la ricostruzione e la messa in funzione dei servizi pubblici (in particolare le scuole), per gli indennizzi alle imprese e per gli interventi su beni artistici e culturali; - l'individuazione di misure per la ripresa dell'attivita' economica.

In particolare sono previsti un credito agevolato su fondo di rotazione CDP e sul fondo di garanzia MedioCredito Centrale; la delocalizzazione facilitata delle imprese produttive nei territori colpiti dal terremoto; la proroga del pagamento delle rate del mutuo e la sospensione degli adempimenti processuali e dei termini per i versamenti tributari e previdenziali, degli sfratti ;la deroga del Patto di stabilita', entro un limite definito per i Comuni, delle spese per la ricostruzione.

A copertura di questi interventi e' stato deciso l'aumento di 2 centesimi dell'accisa sui carburanti per autotrasporto cosi' come l'utilizzo di fondi resi disponibili dalla spending review.

Il decreto legge del Governo segue ai primi interventi di soccorso predisposti ieri dal Comitato operativo della Protezione Civile, che aveva gia' operato per gli eventi sismici dei giorni scorsi dal 20 maggio al 23 maggio.

Il Comitato ha potenziato i Centri operativi per la gestione dell'emergenza con l'attivazione di un nuovo Centro Coordinamento Soccorsi a Bologna, che si aggiunge a quelli gia' attivi.
Il Capo del Dipartimento, accompagnato da un team di esperti, ha avviato un sopralluogo nei territori colpiti dal sisma. Contestualmente le strutture operative del servizio nazionale della protezione civile continuano ad operare nel territorio con un ulteriore potenziamento delle forze. Le strutture di accoglienza gia' attive sul territorio sono state potenziate ciascuna del 20% per un totale di ulteriori 1250 posti letto. L'eventuale restante fabbisogno assistenziale sara' soddisfatto con il ricorso alle strutture alberghiere presenti nel territorio regionale.

Agenzie Stampa

martedì 29 maggio 2012

QUANDO ALLA LEGA IL DIGOSSINO VA BENE

Non si dovrebbero nemmeno spendere tante parole sul fatto che la Digos abbia denunciato in questi giorni ventisette persone che hanno"osato"contestare il comizio preelettorale del 27 aprile di quei ladri e razzisti della Lega Nord nell'occasione della visita di Bossi in appoggio al candidato sindaco Torazzi che poi alla fine ha ottenuto una cocente sconfitta personale e per la merda di partito che rappresenta.
Osservando il video il vero provocatore è proprio lo sfinito Torazzi che la mena su una congiura contro il movimento neofascista nato in Lombardia parlando di democrazia ai rappresentanti della sinistra antagonista che giustamente hanno contestato un movimento del cazzo come quello leghista.
Oltre a dire di andare a lavorare,che non capiscono un cazzo e che loro(sega nord)sono ancora il nuovo,il giusto e dei missionari in terra loro(infatti i risultati si sono visti),questi stronzi che si sono avvicendati sul palco sono solamente degli urlatori di cagate che non riescono proprio a capire che il loro turno di passaggio e visione politica è già bello che terminato.
Per ripicca si sono appoggiati alla Digos(tanto odiata nelle indagini dello scorso mese e ancora in atto)e alla sbirraglia cremasca che pronti e via ha svolto il proprio compitino d'intelligence faticosissimo riuscendo ad identificare i partecipanti alla protesta,che poi nemmeno si sono nascosti visto la giustezza del loro intervento,e sono partiti a raffica reati dai paroloni che sembra che questi siano dei terroristi di Al Qaeda tipo radunata sediziosa,molestia,resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non preavvisata.
Propongo un paio d'articoli dove il primo è preso dal sito Crema on-line con un filmato proprio delle fesserie pronunciate al comizio dal palco e l'altro è la denuncia del presidente cremasco di Rifondazione Comunista Miglio che per forza è solidale con i denunciati,e fin'ora è stato l'unico esponente politico che ha espresso tale pensiero,aspettandone altri.
Il clima a Crema si scalda anche per la tanto annunciata presenza dei neofascisti di Socialismo nazionale,ma questo avrà un altro spazio su questo blog così come altri trattamenti di benvenuto,se proprio la neosindaco Bonaldi non vorrà impedire la discesa di questi ratti di fogna.

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Comizio della Lega, denunciati 27 contestatori. Sono accusati di "radunata sediziosa, molestia, resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non preavvisata"
di Riccardo Cremonesi
 
Crema - Il 27 aprile scorso, durante il comizio elettorale per sostenere la candidatura a sindaco dell'onorevole Alberto Torazzi - al quale presero parte, tra gli altri, anche il senatore Umberto Bossi - "un gruppo di ragazzi dell'area antagonista ha inscenato un'improvvisa manifestazione di protesta". Come spiega il vice questore Daniel Segre "una trentina di giovani sono infatti giunti improvvisamente in piazza e - bloccati dalle forze dell'ordine a una certa distanza dal palco - avevano turbato il comizio con fischi e cori".

Ripetuti contatti
"I tentativi di allontanare dalla piazza i manifestanti per consentire lo svolgimento regolare del comizio si sono scontrati con la resistenza dei ragazzi, che solo dopo diversi tentativi e ripetuti contatti con le forze dell'ordine si sono allontanati, a comizio ormai in fase conclusiva. Fortunatamente - sottolinea Segre - non ci sono stati incidenti". Quanto accaduto in piazza Duomo fece discutere molto in città. In quei giorni la Lega Nord era nell'occhio del ciclone e sulla bocca di tutti. Le segreterie di partito si affrettarono a comunicare il proprio sdegno, solidarizzando con gli esponenti del Carroccio.


L'ira di Torazzi
Dal palco del comizio l'onorevole Torazzi fece capire di non essere per nulla soddisfatto della gestione dell'ordine pubblico. Per il virgolettato rimandiamo al video. Polemiche a parte, le forze dell'ordine diedero immediato avvio alle indagini, chiuse nei giorni scorsi con l'identificazione dei partecipanti all'improvvisata manifestazione di protesta. Un lavoro portato a termine dalla Digos del Commissariato di Crema, dopo "un'attenta visione dei filmati e delle fotografie elaborati dalla Polizia Scientifica".

Le accuse
Come detto sono state identificate 27 persone, due sono minorenni, quasi tutti residenti nel Cremasco: "sono stati denunciati per i reati di radunata sediziosa, molestia, resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non preavvisata. Per due di loro - conclude il vice questore - il reato è stato ulteriormente aggravato a causa dell'accensione di un fumogeno nel momento in cui il gruppo si stava allontanando da Piazza Duomo".
 
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COMUNICATO STAMPA

Sono 27 i giovani denunciati per la contestazione a Bossi e alla Lega in piazza Duomo a Crema.

Ma quella sera, in piazza, vi erano anche molte persone a dimostrare spontaneamente il proprio sdegno nei confronti di una forza politica che ha costruito il proprio consenso elettorale soprattutto criminalizzando poveri migranti in fuga da guerre e fame.

Mentre dirigenti e faccendie...ri si riempivano le tasche con i soldi del finanziamento pubblico, facevano affari con la ndrangheta calabrese prendendo letteralmente per i fondelli elettori e militanti onesti.

La manifestazione, anche se non autorizzata, si è svolta in maniera pacifica e non è andata oltre qualche fischio e slogan.

Per questo, a nostro avviso, è necessario valutare l’episodio nella sua giusta dimensione, comprendere il contesto sociale e l’indignazione diffusa che lo hanno generato.

Perciò riteniamo gravi ed ingiustificati i capi d’accusa, esito di un eccesso di zelo delle forze di polizia, piuttosto che della valutazione oggettiva di quanto accaduto, ed esprimiamo la nostra più convinta solidarietà alle persone coinvolte.

Segreteria PRC Crema

Miglio Antonio

lunedì 28 maggio 2012

POPOLI IN LOTTA 1 - REGNO DI SPAGNA 0

A dir la verità i due articoli proposti e che si riferiscono alla finale di calcio per la Coppa del Re disputata venerdì scorso a Madrid tra i baschi dell'Athletic Bilbao ed i catalani del Barcelona, sembrano dare la vittoria ai punti ai fascisti spagnoli,mentre tutto sommato le due compagini che rappresentano due Stati indipendentisti hanno fatto la loro parte prendendo in giro Madrid capitale ed il Re.
Nonostante il permesso di manifestare nelle ore precedenti il match ai falangisti spagnoli,vera e propria provocazione di qualche franchista del cazzo col culo parato numericamente in misura quasi doppia dalla sbirraglia fascista spagnola,e la solita censura di uno stadio intero che ha fischiato l'inno prima della partita,il "gemellaggio"di stampo prettamente politico da parte dei baschi e dei catalani ha fatto incavolare e non poco sia il governo che la monarchia iberica.
Il primo articolo è stato scritto prima dell'inizio della partita mentre il secondo dopo la fine,entrambi presi da Senza Soste e dove la voglia di autodeterminazione dei due popoli in lotta ha vinto nettamente contro il governo e la polizia fascista spagnola.

Spagna, Coppa del re: fascisti contro indipendentisti
A poche ore dall'attesissima finale di Coppa del Re tra Athletic Bilbao e Barcellona, cresce la tensione e con essa i timori di possibili incidenti tra le frange fasciste madrilene e le tifoserie delle due squadre.
E' notizia di martedì, infatti, dell'incredibile placet arrivato dalla polizia della capitale per lo svolgimento di una manifestazione organizzata dalla Falange e da altri gruppi neofascisti e neonazisti sotto il motto "Contro i separatismi una bandiera" che si concluderà a poche ore dal match in Plaza Chamberì, a soli 500 metri dall'Athletic Hiria, la mega tensostruttura che ospiterà i circa 40-50mila tifosi baschi (30mila dei quali senza biglietto). Alla manifestazione aderiranno anche le frange più radicali del tifo organizzato del Real e dell'Atlético Madrid, e i timori maggiori, così come riportano alcuni "informes" della polizia spagnola, riguardano cosa possa accadere una volta scioltosi il corteo visto che l'obiettivo è quello di cercare l'assalto ai tifosi di Athletic e Barca. Aggiungiamo noi che un timore supplementare è rappresentato dal comportamento che terranno le forze dell'ordine spagnole, tradizionalmente avverse ai nazionalismi "periferici". La raccomandazione per i tifosi delle due squadre è comunque quella di non andare in giro per la città a piccoli gruppi per non correre il rischio di essere aggrediti da ronde di fascisti.

Non ha certo gettato acqua sul fuoco la presidentessa della Comunidad Madrilena, Esperanza Aguirre (PP) che ha auspicato la sospensione dell'incontro nel caso (certo) che venga sonoramente fischiato l'inno di Spagna e contestato il Re. Quel che è certo è che venerdì prossimo non si vivrà soltanto un importante incontro di calcio, ma piuttosto un concentrato di quel che il sociologo francese Bromberger, in relazione al gioco del pallone, mutuandone il concetto da è solito definire "fatto sociale totale": un qualcosa che in sé racchiude sport, cultura, politica e chissà quant'altro.
La sfida (politica) è peraltro iniziata sotto una cattiva stella: la rinuncia del Real Madrid (sembra sotto il ricatto degli Ultras Sur) ad offrire il Santiago Bernabeu per la disputa della finale, l'unico stadio in grado di soddisfare buona parte delle richieste provenienti dalla tifoseria dell'Athletic (stimate intorno alle 60-70mila). E' così che in un secondo momento si è dovuto ripiegare sul meno capiente Vicente Calderòn, casa di quell'Atlético che appena due settimane fa ha annichilito l'Athletic nella finale di Europa League a Bucarest.
Non dovrebbero esserci problemi invece tra le tifoserie di Athletic e Barcelona. Al di là dell'inimicizia tra le frange più radicali (Herri Norte da una parte e Boixos Nois dall'altra), le due tifoserie hanno studiato forme di protesta comuni. Oltre a contestare inno e Re, al minuto 8' sarà ricordato da tutto lo stadio Aitor Zabaleta, il tifoso della Real Sociedad pugnalato a morte da un ultrà neofascista del Frente Atlético (Atlético Madrid). A proposito di timori fondati...
Proprio l'aspetto prettamente sportivo è forse l'ultimo di cui sembrano interessarsi le cronache dei giornali. Un po' per il pronostico, che sembra onestamente chiuso a favore del Barcellona, un po' perché questa finale è la riedizione di quella di Valencia del 13 maggio 2009 e anche in quel caso furono talmente tanti gli interessi extracalcistici che accompagnarono la sfida (come non ricordarsi la polemica per i fischi all'inno con la farsa della diretta oscurata dalla tv di stato LINK).
L'Athletic dovrebbe poter contare su tutti i propri effettivi, anche se Iturraspe e Herrera non sono al meglio. Il Barca, per quella che sarà l'ultima di Guardiola sulla panchina blaugrana, dovrenno fare a meno di Dani Alves e Piqué. Proprio l'assenza dello stantuffo brasiliano, che dovrebbe essere sostituito da Adriano, potrebbe essere una chiave di volta a favore dell'Athletic che su quella fascia schiererà Muniain.
Fischio d'inizio alle 22. Ma la partita, nel suo complesso, è già iniziata da tempo.

per Senza Soste Tito Sommartino
25 maggio 2012
Coppa del Re: censurati i fischi, tappeto rosso per i fascisti.
Ieri sera sono andate in onda due partite: la versione manipolata trasmessa dalla tv spagnola della finale tra Barça e Bilbao, e quella che decine di migliaia di baschi e catalani hanno potuto vedere con i propri occhi dalle gradinate del Vicente Calderòn.
Alle dieci in punto lo stadio ha letteralmente subissato di fischi le prime note dell’inno nazionale spagnolo. I tifosi del Barça e dell’Athletic Bilbao si sono dovuti impegnare, perché molti dei fischietti che si erano portati sono stati sequestrati ai tornelli dello stadio. E anche perché i previdenti organizzatori dell’evento hanno sparato la Marcia Reale ad un volume incredibile, per tentare di contrastare il boato critico della folla. Ma non c’è stato niente da fare, perché anche questa volta i fischi sono stati assai più rumorosi dell’amplificazione del Vincente Calderòn.
Poi tutto è andato avanti tranquillo, mentre i tifosi delle due squadre avversarie sedevano l’uno accanto all’altro ammantati delle loro bandiere e cantando le proprie canzoni. Finché l’arbitro non ha fischiato la fine del match e i giocatori del Barcellona hanno omaggiato i propri avversari portando in trionfo non solo la loro bandiera, quella gialla e rossa della Catalogna, ma anche l’Ikurrina basca. Per la cronaca, l’incontro è finito con uno schiacciante 3 a 0 della squadra di Guardiola su quella di Bielsa. Un risultato annunciato. Ma in realtà la vera sfida non era quella durata per i 90 minuti dello scontro in campo, bensì quella ingaggiata dagli spalti durante i 27 secondi in cui l’attenzione dei media, degli analisti, dei politologi era tutta concentrata sulla reazione dello stadio all’inno nazionale. E il risultato è stato chiaro: popoli in lotta 1, Regno di Spagna 0.
Ma la televisione spagnola ha deciso di censurare quello che accadeva in campo, inquadrando più volte il Principe Felipe di Borbone in tribuna d’onore. E appena le prime note dell’inno nazionale sono cominciate a risuonare la regia ha abbassato al minimo i fischi e i rumori provenienti dalle gradinate ed ha alzato al massimo la Marcia Reale. Un trucchetto vile, e annunciato. Ma che ha avuto il suo effetto, tanto che oggi molte delle cronache della partita di ieri sera che i lettori spagnoli possono leggere sui loro quotidiani parlano di ‘pochi fischi’ e di ‘flop della contestazione’.
Una censura e una manipolazione che non sono andate giù a baschi e catalani. Che ieri hanno anche dovuto subire l’affronto di una marcia fascista autorizzata dalle autorità spagnole in pieno centro cittadino, a Madrid. Centinaia di estremisti di destra hanno sfilato con saluti romani, bandiere franchiste e striscioni che reclamavano la liberazione dal carcere del nazista Josué Estébanez. Il militare dell’esercito spagnolo che l’11 novembre del 2007 accoltellò a morte, all’interno di un vagone della metropolitana di Madrid, il sedicenne Carlos Palomino, reo di essere uno skin head antifascista e di essere in viaggio per raggiungere una manifestazione convocata contro un’organizzazione dell’estrema destra. In molti avevano chiesto che la marcia convocata dalla Falange e da altri gruppuscoli nazionalisti spagnoli fosse proibita o almeno posticipata a lunedì, ma alla fine chi di dovere ha deciso di stendere un tappeto rosso ai fascisti con le bandiere spagnole adornate con l’aquila imperiale che hanno cominciato a sfilare dopo le 18 da Piazza Alonso Martínez. Protetti da un numero quasi pari di poliziotti, i 'coraggiosi' fascisti hanno scaricato la loro rabbia con insulti e minacce nei confronti dei tifosi del Barça e dell'Athletic, protetti dai cordoni di Polizia. Gli slogan quelli truci di sempre: “Euskal presoal (Prigionieri baschi), camera a gas”, “Non ci ingannate, le province basche sono Spagna”. In testa al mortifero corteo uno striscione che recitava: «Contro il separatismo, una bandiera». E poi un'altra, poco dietro che tuonava: "L'unità della Spagna non si vota e non si negozia"...
tratto da http://www.contropiano.org
26 maggio 2012

venerdì 25 maggio 2012

I TERRORISTI SIETE VOI!

E ci risiamo,il classico depistaggio all'italiana è già partito a nemmeno una settimana di distanza dall'attentato di Brindisi e poco più tempo dalla gambizzazione del dirigente Ansaldo Adinolfi che il capo degli sbirri assieme al ministro dell'interno e ad altra feccia in divisa e non stanno invadendo spazi televisivi e cartacei di pura spazzatura volta ad insabbiare il ruolo che lo Stato ha avuto ed ha nelle più grandi stragi e crimini che hanno insaguinato il paese.
I mandanti e le mani che complottano e mettono bombe tutti li sanno,ed occultamenti clamorosi,che per fortuna ogni tanto ma non troppo vengono a galla,sono il marchio di fabbrica dei servizi segreti italiani che sono collusi con mafia e fascisti e che in determinate date e situazioni politiche appioppano la colpa ad anarchici e brigatisti.
Questi ultimi avranno modo e luogo per farsi sentire,non ne dubitiamo,ma le conseguenze saranno ben identificabili e con un copyright unico,mentre anche quando in maniera netta non sono minimamente colpevoli la scure dell'ingiustizia pagata dai padroni e dai soliti noti cade sulle loro teste.
La solita tiritera cui non si è sottratto pure Napolitano è una solfa nata dalla strage di Piazza Fontana e che non ha ancora trovato fine,ed ora che lo Stato vuole scatenare per proprio conto la campagna del terrore utilizza compagni ed anarchici come capro espiatorio perfetto,non tenendo conto del fatto che quando vogliono possono agire in prima persona davvero,e allora saranno cazzi per poche ma colpevoli persone che verranno fatte oggetto di bersaglio da parte dei giustizieri del popolo.

Manganelli: Gli anarco-insurrezionalisti vera minaccia.

Roma, 25 mag. (Adnkronos) - "La minaccia anarco-insurrezionalista non va assolutamente sottovalutata: oggi è il vero terrorismo che può offendere il Paese". Lo ha detto, a margine alla cerimonia per i 160 anni della Polizia, il capo della Polizia Antonio Manganelli. Quanto al ferimento del dirigente di Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi, Manganelli ha detto che "è nostro dovere arrivare prima possibile a chi ha sparato". Sulla possibilità di attentati, il capo della Polizia ha ricordato come nel documento del Fai si facesse riferimento a nuove aggressioni allo Stato: "Prenderli -ha detto Manganelli- è la vera prevenzione".
Anche quest'anno, nel ricordare le vittime del terrorismo, è stato sottolineato l'altissimo tributo di sangue versato dalle Forze dell'ordine. La memoria di quei caduti in difesa della democrazia, insieme con il richiamo alla determinazione e al coraggio di altri servitori dello Stato e di appartenenti alle istituzioni e alla società civile che hanno difeso la Repubblica da pericolose derive, sia monito a mantenere alto il livello di attenzione rispetto a pericolose forme di violenza destinate a sfociare in atti di terrorismo". Lo scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, esprimendo in un messaggio "alle donne e agli uomini della Polizia di Stato il ringraziamento di tutto il Paese per il quotidiano impegno a tutela della legalità e dell'ordine pubblico, per garantire la sicurezza dei cittadini e il libero esercizio dei loro diritti".
"Ribadiamo con forza che mai più verranno tollerate le logiche dell'intimidazione del terrore: un imperativo diventato ancora più inderogabile dopo il vile e atroce attentato di Brindisi". E' quanto assicura il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, intervenendo dalla tribuna di piazza del Popolo per la celebrazione del 160° anniversario di fondazione della Polizia, alla presenza del capo dello Stato Napolitano, dei presidenti di Senato e Camera Schifani e Fini e del premier Monti. "Siamo tutti chiamati a tenere alta la guardia contro le derive violente - afferma la titolare del Viminale - ponendo a presidio dei valori costituzionali un'unità di intenti. E' una battaglia complessa ma, se saremo tutti dalla stessa parte, riusciremo a vincerla". Cancellieri rivolge un messaggio particolare alle nuove generazioni, ricordando le migliaia di giovani giunte a Palermo in occasione della commemorazione del ventesimo anniversario dall'attentato mortale al giudice Giovanni Falcone: "In questa giornata, nella quale festeggiamo i tutori dell'ordine e della sicurezza pubblica, voglio esortarvi ad avere fiducia in voi stessi, nelle istituzioni dello Stato, nei principi fondamentali della nostra democrazia. Combattete la logica della paura e del guadagno facile, con i valori della legalità e del rispetto delle regole; amate il vostro Paese e non esitate a impegnarvi".

giovedì 24 maggio 2012

DOMENICA A ROVETTA

La sfilata sfigata di pagliacci che si terrà questa domenica a Rovetta(Bergamo)in Val Seriana è un appuntamento annuale in cui i ratti neri di fogna nazistifascisti emergono dalle loro puzzolenti fogne e impunemente vanno al cimitero a commemorare,grazie anche al prete scomunicato in camicia nera don Tam,dei parassiti uccisi doverosamente dai partigiani il giorno 28 aprile del 1945.
I suddetti maiali se la menano ancora per quello che è stato un atto di giustizia contro dei traditori del popolo italiano che dopo l'armistizio dell'otto settembre del'43 si unirono ai nazisti tedeschi oppressori del nostro paese nella ignobile Repubblica di Salò e che ammazzarono senza pietà migliaia di persone innocenti oltre che soldati e partigiani.
Gli articoli seguenti parlano di quei giorni e di questi giorni,con i dettagli per la marcia partigiana verso il monte Blum,il monte di Rovetta:per chi vuole partire da Crema il ritrovo è per le 5.30 presso il piazzale del Brico mentre gli altri appuntamenti sono nella seconda parte del contributo odierno.
Il rischio del maltempo incombe su questa ascesa la marcia sarà rimandata a data da destinarsi,chi vuole può partecipare liberamente.

“Basta raduni fascisti”
A Rovetta dvd nella posta
“Appunti di Resistenza”, questo il titolo del dvd consegnato nelle cassette della posta di tutti gli abitanti di Rovetta. Si tratta di materiale informativo distribuito dai “Ribelli della montagna” per impedire l’ormai consueto raduno nostalgico in programma l’ultima settimana di maggio al cimitero del paese della Valseriana. Ogni anno militanti di estrema destra si ritrovano per commemorare i 43 morti della legione Tagliamento, uccisi il 28 aprile 1945 dopo essersi consegnati al Comitato di liberazione nazionale. L’appuntamento, lo dimostrano video e foto raccolte negli anni, è l’occasione per rispolverare simboli legati al Ventennio. Non a caso ad officiare la cerimonia è padre Tam, prete lefebvriano, convinto fascista, che ha partecipato anche all’inaugurazione della sede di Forza Nuova a Bergamo. Nel libro e nel dvd distribuito agli abitanti il raduno viene definito “un bieco tentativo di mistificazione storica che vuole stravolgere la realtà dei fatti” e si nasconde “dietro l'apparenza del semplice ricordo di vecchi amici scomparsi”. “Ogni anno, dal 1992, simpatizzanti e nostalgici camerati provenienti da tutta Italia si riuniscono nel piccolo cimitero del paese per commemorare i miliziani della RSI della Legione Tagliamento fucilati dai partigiani, in quello che nel corso degli anni è diventato il più grande raduno nazifascista in Italia. E come ogni anno si ritroveranno, il 27 Maggio 2012, in una parata di effigi naziste, teste rasate, saluti romani e inni al Duce; il tutto alla luce del sole, tra il silenzio-assenso delle istituzioni e la benedizione del loro prete in camicia nera: Padre Tam. È proprio questa che si ritrova a Rovetta ogni anno quell’Italia che vuole oltraggiare la memoria di chi ha veramente lottato per la liberazione della nostra terra dalla follia fascista, martirizzando una delle più feroci ed efferate squadracce del periodo più buio della storia del nostro Paese. Quest’anno però non ci si limiterà a ricordare solo i fatti che servono a giustificare l’illegalità delle loro azioni e dei loro valori. Quest’anno la Storia verrà ricordata tutta quanta”.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=M_VdOq25PCM
http://www.bergamonews.it/politica/%E2%80%9Cbasta-raduni-fascisti%E2%80%...
⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢★ MARCIA PARTIGIANA ★
  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢  ⁠ ⁡ ⁢sui sentieri del Monte Blum

★ LA MARCIA ★

... Una Marcia come punto finale di un lavoro di sensibilizzazione e informazione sul raduno nazifascista che si svolge ogni anno a Rovetta: proprio nel giorno della marcia centinaia di nazifascisti si ritroveranno nel cimitero del paese per celebrare le "gesta" dei repubblichini della legione Tagliamento. Gesta, le loro, che includono torture, incendi di interi paesi della Val Seriana, omicidi e deportazioni.
Una Marcia per ripercorrere i percorsi di chi ha liberato questo paese dal nazifascismo, perchè ogni passo renda più viva e attuale la memoria di chi è stato in grado di ribellarsi all'autoritarismo.


★ I DETTAGLI DELLA MARCIA ★

◆ La partenza da Bergamo è fissata per le ore 6:45 presso il piazzale della Malpensata. Si raccomanda la massima puntualità, di modo che si possa salire tutti insieme.
◆ Il ritrovo a Clusone è a partire dalle 7:00 presso il parcheggio dell'ex cinema Mirage. Il parcheggio sarà custodito e segnalato dal personale preposto.
◆ Per raggiungere la località Conca Verde (a Rovetta - luogo di inizio marcia) sarà attivo un servizio bus navetta gratuito. L'ascesa verso il Monte Blum inizierà alle ore 9:00 (puntuali!).

▸ Attenzione: non sarà possibile parcheggiare le proprie auto a Rovetta! L'unico modo per raggiungere il punto di partenza per la marcia sarà con il bus navetta da Clusone! ◂
▸ Invitiamo quindi tutti a non recarsi con mezzi propri a Rovetta ma parcheggiare solo ed esclusivamente a Clusone. ◂

▸ Per raggiungere il parcheggio seguite questo link: http://bit.ly/KzUIBG.

◆ Prima della partenza verrà allestita una Colazione Resistente in località Conca Verde.
◆ La marcia durerà circa un'ora e mezza, in modo da raggiungere i 1230 metri del colle di Blum verso le 11:30.

◆ Qui dalle 12:00 esecuzioni popolari e politiche, goliardiche e senza filtro con I PECCATORI, combo irriverente di musici e cantori.
◆ Interverrà Rosa Piro, madre di Davide "Dax" Cesare, militante antifascista ucciso a Milano nel 2003.

◆ E a seguire... pranzo sociale: in alto i calici per brindare alla Resistenza Partigiana!
La discesa è prevista per le 15:30.

▸ Per la marcia è consigliato un abbigliamento adatto... e non scordate il pranzo al sacco! ◂
▸ Rispettate la montagna: lasciate pulito il bosco! Portate a casa i vostri rifiuti! ◂

▸ In caso di maltempo la marcia sarà rimandata! ◂


Per ogni ulteriore informazione contattateci alla casella mail ribellidellamontagna@inventati.org.


★ INFORMAZIONI TECNICHE ★

◆ Il percorso: tempo andata ore 1,40 - Ritorno ore 1,15. Si percorre la strada carreggiabile (praticabile con automezzi fuoristrada) che da Rovetta sale in direzione nord. Continuando per il vallone boscoso, ci si porta al di sopra di Gratarolo dove la strada continua a mezza costa, lasciando a destra il bivio per Paré (ore 0,50). Usciti dal bosco, si raggiunge, dopo alcuni tornanti, il colle di Blum (m. 1230 ca.); qui si può salire più direttamente per il sentiero del Bot, che dai prati di Zenier raggiunge la carrozzabile oltre la Cascina Bianca (Itin. 2 -2a). In pochi minuti, per pascoli, si raggiunge l'ampia cima di Blum (m. 1297), ottimo punto panoramico sull' Altipiano e sulla Val Borlezza (ore 0,50 - in totale ore 1,40).
◆ Tempo richiesto: 3 ore circa.
◆ Dislivello da superare: 600-650 m circa.
◆ Difficoltà : T-E.
◆ Pericoli: nessuno, occorre solo attenzione nella discesa della mulattiera della Val Serraia in caso di terreno umido.
◆ Riparo in caso di maltempo: alcune baite lungo il percorso e in località Blum.
◆ Preparazione fisica richiesta: buona. Consigliata dagli 8 anni in su.
◆ Tipo di substrato: calcareo.

◆ Il Monte Blum è "la montagna" di Rovetta: e non potrebbe essere altrimenti, visto che il paese è sorto proprio ai suoi piedi.
In qualunque punto di Rovetta ci si trovi è infatti sufficiente alzare gli occhi al cielo per vederne la cima.
Meta fra le più frequentate dagli escursionisti rovettesi, in quanto palestra ideale per le prime uscite di stagione o per un'abitudinaria passeggiata in montagna, essa è molto apprezzata anche dai numerosi turisti della zona.
Per salire al Blum si possono seguire numerosi sentieri che si intrecciano lungo tutto il monte, costellato da diverse cascine ancor oggi saltuariamente abitate.
C'è però una strada montana, percorribile anche con fuoristrada, che rappresenta la via più utilizzata.
Questa alterna tratti abbastanza impegnativi con altri quasi pianeggianti, così da consentire anche all'escursionista poco allenato di salire senza eccessivi sforzi.
Il primo tratto si snoda lungo un vallone boscoso; da qui si prosegue a mezza costa, con tratti molto dolci che lentamente portano fuori dal bosco. Con un paio di tornanti si giunge ai piedi della cappella degli Alpini. Da qui il panorama è eccezionale: a sud lo sguardo può spaziare su tutto l'altopiano che da Clusone sale fino al Passo della Presolana, oppure spingersi lungo la Valle Borlezza fino al Lago Sebino.

mercoledì 23 maggio 2012

IL TERREMOTO,IL LAVORO E LE GRANDI OPERE

I due articoli proposti oggi presi in sequenza da Senza Soste e da Infoaut trattano il violento terremoto che ha colpito l'Emilia Romagna e che si è fatto sentire in tutto il nord Italia sotto due aspetti,dove nel primo caso si è parlato tanto mentre nel secondo poco o niente.
Il fatto che la maggior parte delle vittime siano state uccise durante il loro lavoro deve far riflettere sotto vari motivi,partendo dal presupposto che dei capannoni costruiti a norma non dovrebbero subire danni così rilevanti accartocciandosi su se stessi dato anche i recenti anni di costruzione.
Si è parlato soprattutto dei danni al patrimonio artistico,enormi e condivisibili visto che riguardano la memoria di un posto,mettendo in secondo piano le case distrutte e quelle inagibili,argomenti presi in considerazione dopo la distruzione di torri e chiese e solo quando si è parlato dell'intervento della protezione civile.
Il secondo articolo parla del problema della costruzione di grande opere,e qui non sapevo che nella zona colpita dovrebbe trovar sede un impianto di stoccaggio di gas dalle dimensioni e dalle capacità immense,che l'Italia mai ha visto prima,e che questa idea sostenuta dal senatore Giovanardi in primis ha un comitato di resistenza che non vuole veder nascere questo progetto.
Un'opera grandiosa ma solo nei numeri e nella periocolosità e dannosità e non certo per la sua magnificenza e utilità,ma che fin'ora non ha avuto riscontro nella cronaca come la Tav o il ponte sullo stretto di Messina,lavori costosi e fondamentalmente inutili.
Ora che si dovranno stanziare milioni di Euro per le popolazioni colpite certi soldi servirebbero davvero in questi casi e non per arricchire politici e mafiosi che come maiali si azzuffano nello stesso trogolo e che affamano la gente che ha bisogno di aiuti per poter sopravvivere.

Monumenti del lavoro quei capannoni ammazza operai.
Che crollino torri e chiese medioevali, è solo terremoto. Doloroso ma comprensibile. Che dei capannoni industriali nati ieri uccidano, è colpa umana
Partiamo dai loro nomi: Nicola Cavicchi, Leonardo Ansaloni, Gerardo Cesaro e Naouch Tarik. Morti sul lavoro. Per terremoto o per altro? Le cronache dall'Emilia disastrata giustamente inseguono l'insieme, la dimensione ancora indefinita delle distruzioni, le migliaia di persone coinvolte, la paure che persistono, le soluzioni che andranno trovate. Quei quattro morti in fabbrica sono al momento l'orrendo dettaglio di una catastrofe che qui ha scelto di colpire più le cose che le persone. Per fortuna. Ma proprio per questo, anche per questo, quei quattro morti su sette vittime, diventano una cifra enorme. Incomprensibile, ingiustificabile. Partiamo dall'attenta biografia che ne fa Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera.

Anzi, cerchiamo di vivere quell'ultima alba che a loro è sfuggita mentre erano intenti a scaricare lastre di alluminio, erano alle prese con i forni delle ceramiche, a controllare il polistirolo. Turnisti dalle 20 alle 6 del mattino -il più duro- sotto i capannoni che rimbombano e traballano già per il movimento continuo dei macchinari. Tanto da nascondere persino la prima scossa, quella dell'una di notte. «Non l'abbiamo sentita, c'era il rumore delle presse», ha detto Ghulam Murtaza, della Tecopress. Niente lavoro in nero, assunti, regolari. Dei fortunati -si ritenevano loro- anche se lavoravano di notte, anche il sabato notte. Alle quattro di mattina sotto capannoni moderni costruiti molti secoli dopo quelle torri medioevali sbriciolate.

Il primo ricordo va a Naouch Tarik. Primo perché aveva solo 29 anni, secondo perché era arrivato qui, nella prospera bassa padana, nel 1994 in Italia da Beni Mellal, Marocco, con papà Mustafà e mamma Fatiha. Sfuggito alla miseria per costruirsi un futuro. Operaio da sei anni della Ursa di Bondeno, una fabbrica di polistirolo, "Ringraziando Allah", pensava lui. Raccontano che Naouch era uscito con gli altri perché tremava tutto. Ma lui, l'altra notte sostituiva il capoturno, era il responsabile anche per quel gas che andava chiuso. Rientra nel capannone traballante e viene travolto dal crollo. Naouch viveva in una grande casa nelle campagne di Bevilacqua. Naouch aveva chiesto da poco la cittadinanza per ricongiungersi con Widad, la moglie, adesso vedova a 18 anni.

Gerardo Cesaro, 55 anni, di Molinella, sposato con due figli, era l'uomo del muletto, l'operaio più esperto, una vita nella Tecopress di Dosso, fabbrica di lamierati per macchine. L'ultima, drammatica corsa di Gerardo Cesaro, la racconta l'operatore pachistano delle presse, Ghulam Murtaza. «A un tratto si è mosso tutto, una cosa forte, molto forte, mi sono detto è finita e siamo scappati fuori. Gerardo era sul muletto. Era indietro. Appena siamo passati dalla porta è venuto giù tutto. Lui era vicino all'uscita ma non è riuscito a evitare le lamiere che hanno distrutto tutto». Quella notte, che sarebbe finita alle sei, lavoravano in dieci. Fra questi anche il nigeriano Casmir Mbanoske, che i sui colleghi temevano fosse a sua volta rimasto travolto dal crollo.

Nicola Cavicchi, di anni ne aveva solo 35. Perito elettrotecnico, ferrarese di San Martino, Nicola era stato assunto come manutentore. Solitamente alla «Ceramica Sant'Agostino» gli toccava il turno di giorno. Ma venerdì e sabato a Nicola ha fatto un piacere al collega che non poteva andare al lavoro di notte. L'hanno trovato sotto una trave del reparto altoforni, crollato con la scossa delle 4 del mattino. Il suo pallino -raccontano i colleghi- era il calcio. Accanito tifoso del Milan, ha giocato fino allo scorso anno come difensore di fascia del San Carlo, una squadra dilettantistica locale. Altra passione, il mare. Ricorda il fratello «Andava ai Lidi Ferraresi il fine settimana. Venerdì scorso, dopo aver accettato la sostituzione, ha guardato le previsioni e ha detto, non mi perdo un granché».

Anche Leonardo Ansaloni, 51 anni, lavorava alla Ceramica Sant'Agostino che, con i suoi 380 addetti, rappresenta il colosso industriale di questo piccolo centro fra i campi di grano del Ferrarese. Originario di Bondeno, Leonardo viveva a Sant'Agostino con la moglie Gloria e i loro due figli di 8 e 18 anni. Lavoro pesante il suo, conduttore dei forni ceramici, cioè il "cuoco" delle lastre da pavimento e rivestimento che l'azienda produce e distribuisce in mezzo mondo. A differenza di Cavicchi, per il quale i primi soccorritori hanno capito subito che non c'erano speranze di salvezza, Ansaloni è rimasto aggrappato alla vita per un po'. Testimone Giovanni Grossi, che si trovava con loro nell'ala vecchia dello stabilimento. Dov'era il nuovo, abbiamo visto, non è andata meglio.
Ci vogliono i terremoti per mettere in discussione le grandi opere?
Domenica la provincia di Modena è stata colpita da uno dei terremoti più forti degli ultimi decenni, le popolazioni della bassa modenese, epicentro del terremoto, hanno accusato i danni più gravi.
Sin dalle prime ore, seguendo la diretta dalle 4 del mattino sul web e le news, è emersa la predominanza di interesse da parte dei media per i beni culturali dei paesi colpiti, chiese, castelli, torri; successivamente si è pensato ai luoghi di produzione e solo alla fine si sono considerate le persone colpite.
Dopo due giorni, “lo stato” si è presentato in quelle terre ed è stato contestato fortemente da molti cittadini colpiti dal sisma, sentitesi presi in giro da quella norma che prevede la dismissione del pagamento dei danni dovuti a calamità naturale.
Leggi anche l'editoriale
Si è, invece, completamente trascurato di menzionare i danni ingenti subiti dalle costruzioni ad uso abitativo. E in particolare, nessuno ha citato il maestoso progetto che la Ers, supportata da alti esponenti politici nazionali tra cui il senatore Giovanardi originario di questa provincia, vuole fare in quell’area: un deposito di gas.
Si tace sull’argomento, ma la discussione, portata avanti nel territorio prima del terremoto dai comitati sorti appunto per contrastare quell’opera, è stata ampia, aspra e ha sviluppato una forte resistenza contro la costruzione del ‘mostro’.
Ma cosa prevede questo progetto?
300 milioni per 19 pozzi in quasi 11 ettari: uno stoccaggio da 3,2 miliardi di metri cubi di metano in acquifero, un sistema mai realizzato in Italia, a 2.550-2.800 metri di profondità.
L’importanza delle lotte che i comitati locali portano avanti contro la realizzazione del deposito di gas, viene amplificata quando capita un evento di questo tipo, poiché porta alla luce l’ottusità di chi mette davanti a tutto il profitto e non la vita delle persone. Se, per assurdo, quel deposito fosse stato realizzato, si sarebbe trovato proprio sotto un'area abitata da 80mila persone: un enorme ordigno silente che il sisma stesso avrebbe potuto far esplodere.
Tutto ciò è un’ennesima dimostrazione di quanto lotte popolari come quella della Val Susa, siano fondamentali per impedire la costruzione di grandi opere, tanto inutili quanto dannose, specialmente in un paese che non è in grado di dare risposte ai bisogni reali della sua gente. I comitati che portano avanti tali battaglie vengono contrastati con violenza dallo Stato e sono tacciati strumentalmente di ostacolare il progresso. La storia italiana è tempestata di eventi disastrosi esacerbati, se non causati, dalla priorità data al profitto piuttosto che alla salvaguardia pubblica. La tragedia del Vajont costituisce un esempio fondamentale.
Nonostante tutto le dichiarazioni rilasciate in queste ore post terremoto da parte sia della Ers che di Giovanardi, ci fanno capire in che direzione vogliono andare, cercando di smorzare le polemiche e continuando a rivendicare la bontà di quell'opera e del non rischio anche in caso di terremoti come quello avvenuto domenica scorsa, senza andare a fare nuove verifiche geologiche subito dopo il sisma.
E’ possibile che questo terremoto faccia comprendere il potenziale devastante che avrebbe un deposito di gas in un’area a rischio sismico e che contribuisca indirettamente a bloccare la costruzione di quell’opera. Tuttavia, pensiamo che dovrebbe essere la coscienza politica delle popolazioni e non la ‘spettacolarità’ dei disastri ad impedire che il profitto di pochi prevalga sul bene collettivo.
Vogliamo, inoltre, riportare alcune testimonianze di compagn* che vivono nelle terre colpite dal terremoto, che si sono aggirat* per i campi messi in piedi dalla protezione civile:
“La situazione è drammatica, più di quanto si pensi. La tendopoli è stata terminata nella giornata di lunedì, con difficoltà nell’assegnazione e risulta del tutto insufficiente a coprire le richieste di alloggio da parte della popolazione terremotata. La protezione civile agisce in totale collaborazione con la celere e il clima generale è piuttosto teso. Ci sono almeno 1500 sfollati di varie etnie e già questo crea attriti a causa dei ‘diritti di precedenza’. Purtroppo, per svolgere attività all'interno dei campi (soprattutto nella tendopoli) la Protezione civile tende ad ostacolare la presenza di aiuti esterni in quanto considera costoro una possibile fonte di problemi logistici.”
Ascolta l'intervista a Simone su Radio Onda d'Urto
Questa testimonianza è avvallata anche dalla dichiarazioni di oggi del premier Monti, il quale ha dato massima libertà alla Protezione Civile facendo riferimento al provvedimento di riforma della Protezione Civile, spiegando che sta funzionando bene nell'emergenza del terremoto in Emilia. E proprio secondo il nuovo regolamento, durante lo stato di emergenza, le ordinanze emanate nei prossimi 20 giorni saranno immediatamente efficaci. In questa fase il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, agirà con massima flessibilità e libertà, senza bisogno di acquisire parere concertati o visti preventivi. Successivamente le ordinanze dovranno invece ricevere il concerto del ministero dell'Economia e delle Finanze, "limitatamente ai profili finanziari”.
Vorremmo concludere con un pensiero rivolto agli ennesimi morti sul lavoro. Tre operai hanno perso la vita durante il sisma a causa del crollo dei capannoni all’interno dei quali stavano svolgendo i loro turni di lavoro. Ci sembra inaccettabile che strutture industriali, molte delle quali di recente costruzione, crollino con questa estrema facilità. Ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di ‘morti bianche’, di cui nessuno verrà ritenuto responsabile, nemmeno gli individui che hanno permesso la realizzazione di edifici ‘formalmente’ antisismici e che antisismici evidentemente non erano. Il profitto continua ad uccidere.

martedì 22 maggio 2012

IN CARTA

Si muove la penna,colora d'azzurro un bianco sporco,
rende viva una pagina destinata a macerarsi
di un'acqua non filtrata dalle sue impurità.
Vorrei lasciare un bel ricordo,
essendo consapevole di produrre disperazione per qualcuno.
Mentre scorre un fiume di stelle cercano di cancellarmi un'emozione,
dilaniata da chi sfoggia un'immagine migliore della mia.
E cadono e piovono lettere e parole,
gocciolano stille aspre per le guance non disposte ad accettarle.
Inchiostro impresso nella carta per bagnare di malinconia un ricordo,
inchiostro impresso nella pelle per non farmi dimenticare il fuoco passato.


ELOGIO ALLA CRIMINALITA'

Il contributo odierno è fatto di sole poche righe,ma ci si potrebbe ricamare su un libro in quanto certe dichiarazioni e certi commenti dovrebbero far rabbrividire solo al pensiero ed invece in Italia provocano reazioni al limite dell'entusiasmo:mi scoccia fare continui riferimenti ad un fatto di cronaca come quello di Brindisi in pochi giorni,ma la notizia riportata mi ha fatto incazzare almeno quanto quella della morte della studentessa Melissa.
Mentre le procure litigano tra di loro per competenze e modifiche dei capi d'imputazione,personaggi che dovrebbero servire lo Stato come dei procuratori si augurano aiuti paralleli da parte della Sacra Corona Unita nelle indagini,e pronta la risposta di tal Raffaele Brandi,un mafioso dicono molto importante del luogo,che evidentemente gira incontrastato su suolo pubblico visto che ha sussurrato all'orecchio del caposcorta di un PM che sono già attivi per prendere e per ammazzare gli assassini.
Che badate bene possono benissimo essere loro visto che di certi vili attacchi loro sono maetri assoluti assieme ai fascisti,e tenendo conto delle reazioni della maggior parte dei brindisini e dei pugliesi a dir loro felici che la Scu s'impieghi per fare giustizia penso proprio che la società italiana sia da curare e seriamente.
Questo elogio di criminali e delinquenti è una cosa abominevole in una democrazia,e l'Italia intera e soprattutto certe zone di essa sembrano malati terminali di uno Stato che si mangia la coda e scende a patti con mafiosi in territori dove la stessa criminalità organizzata fa le veci dello Stato stesso.
Certamente le capacità di alcuni boss sono di gran lunga migliori di certi magistrati,Pm,sbirri ed investigatori,ma chiedere il loro ausilio è spararsi in testa,merda di un paese dove da sempre lo Stato ha insabbiato,coperto,protetto tramite depistaggi tanti di quei mafiosi e fascisti che da Piazza Fontana continuando per Ustica e Brescia fino ai giorni nostri ha permesso non solo l'incolumità di questi personaggi bastardi ma anche la loro prosperità.
Articolo preso da:cadoinpiedi.it

Raffaele Brandi, ritenuto uno dei capi più rappresentativi della frangia brindisina della Sacra Corona Unita, ha avvicinato il caposcorta del pm Milto de Nozza e gli ha comunicato non solo che la Scu non c'entra ma che si muove in parallelo alla giustizia. "Dite al procuratore che se li prendiamo noi gli attentatori, ce li mangiamo vivi, è questo il messaggio" sono le sue parole.

La mafia pugliese, insomma, secondo quanto riferito dal "Corriere della Sera", si è fatta viva, rispondendo in pratica al procuratore Motta, massimo esperto di questo fenomeno criminale nella regione, che all'inizio delle indagini si era augurato che qualcuno della Sacra Corona Unita collaborasse in qualche modo alle indagini.

lunedì 21 maggio 2012

QUANDO IL TERRORISMO E' IL GIORNALISMO

Il giornalismo italiano,così come la politica,la società e purtoppo parecchie altre cose,sta involvendo con una velocità paurosa,ed il risultato di questo regresso è sotto gli occhi di tutti ed i fatti come quelli di Brindisi confermano in maniera ampia questo trend negativo.
Partendo dalla carta straccia dove i soliti noti Belpietro e Feltri rimandano ancora verso il terrorismo rosso e quello islamico oltre ad un attentato di mafia i loro presunti colpevoli,in televisione la spettacolarizzazione del dolore investe tutti i canali principali nessuno escluso,con ampio risalto mediatico e numerose edizioni speciali di telegiornali.
Un terrorismo sicuro che ho potuto rilevare è proprio quello che stanno compiendo i giornalisti con il loro lavoro mediocre che amplifica i drammi personali senza cercare le cause di un degrado economico e sociale che ha investito tutto il paese,e qui ovviamente mi riferisco a tutta la cronaca di questi ultime settimane.
L'articolo di Infoaut ripreso da Senza Soste commenta e pone esempi di arrapamento mediatico davanti ad attentati,terremoti,suicidi e a tutto quello che un popolo di pecoroni ansimanti si aspetta e inconsciamente desidera per il fatto che la maggior parte della gente una propria vita ed esistenza non ce l'ha.

La fiera dell'idiozia.
Quanto consumatosi nelle ultime 24 ore tra rappresentazione del crimine di Brindisi, ipotesi sul movente, identità dell'attentatore/i può ben leggersi come concentrato, al più alto grado, dell'incapacità, stupidità, ignoranza e strumentalità oscena di cui è capace la classe politica nostrana col suo codazzo cortigiano variamente distribuito nel media mainstream.
In un misto di ingenuità e calcolo (dov'è difficile individuare dove finisce l'uno ed inizia l'altra) costoro hanno realmente pensato (sperato) di ricostruire un'impossibile unità nazionale a partire dal più insensato dei gesti.
Quando ancora non erano stati compiuti i primi sopralluoghi, né raccolti i primi indizi, già si scatenava nell'infosfera una ridda di commenti, spiegazioni, supposte grandi analisi di interpretazione circa la natura e la responsabilità della tentata strage. Ed è qui che l'infernale dispositivo integrato di media e politica, dà il peggio di se con una sfilata interminabile di sproloqui cui nessuno sembra volersi sottrarre. Né il neo-sindaco, fresco di elezioni, che tuona contra chi protesta e fischia, né un Fassino cui non sembra vero di poter finalmente parlare senza essere sommerso da cori di “vergogna”, né il “sinistro” Vendola che come al solito affabula molto senza mai dire nulla, né il Saviano che trova bello e pronto un nuovo esempio da usare per incolpare i cattivi di sempre, per arrivare al solito Enrico Mentana, di nuovo arrapato come nei bei tempi dell'11/09/2001 nel commentare in presa diretta la tragedia.
E cosi, dalla mattina alla sera di ieri, ci hanno fatto passare sotto gli occhi e nelle orecchie tutte le improbabile piste, che avrebbero dovuto informarci sulla natura reale del folle gesto. Mafie di ogni genere, interessate a rovinare le celebrazioni del ventennale di Capaci, oppure determinate nel lanciare una sfida risoluta alla magistratura inquirente (con un Tribunale che distava a centinaia di metri), fino all'esotica mano di una Al-Qaeda mediterranea che avrebbe voluto colpire una scuola femminile,fino alla sempre comoda pista dell' “eversione e del “terrorismo”.
La summa di tanto spreco di energie mentali, veniva sintetizzata nella natura simbolica di un target che racchiudeva la cultura antimafiosa, la femminilità e le giovani generazioni, tre elementi di positività simbolica racchiuse nel nome che la scuola portava, intitolata alla moglie di Falcone, merce simbolica perfetta da propinare ad un pubblico tramortito e indignato. A nessuno che sia venuto in mente l'ipotesi più plausibile, che il crimine fosse cioè il gesto di un squilibrato o mitomane o peggio ancora, e la cosa sembra essere molto plausibile, da un misogino (incarnazione rancorosa e individualizzata del peggio che circola nella nostra società). Chissa` che non sia una scheggia "impazzita" di qualche corpo militare o semplicemente qualche free-lance affascinato dalla violenza tanto di moda negli States.
Le uniche parole appena più pacate sono state quelle della ministra Cancellieri che ammetteva di aver a disposizione ancora pochi elementi e di tener aperte tutte le piste, fin anco la più “sensata” (e che, almeno questa volta, ha evitato di dichiarare alcunché sui notav).
Un secondo aspetto significativo della vicenda, è l'istantaneità dell'adesione emotiva a manifestazioni di sdegno che celebrano la riunificazione del corpo mistico cittadini-Stato contro un non meglio precisato nemico. Non si giudicano qui comportamenti sinceri e dignitosamente umani di quanti e quante hanno sentito la necessita di testimoniare la propria vicinanza ai familiari e alle vittime colpite dal gesto efferato. Fa però riflettere l'immediatezza di una risposta in cui sembra all'opera una sorta di pavlovismo dell'obbedienza, una chiamata all'attenti che investe tutto il corpo sociale, dalle alte cariche alla corte mediatica, giù giù fino al cittadino singolo che sente il bisogno di testimoniare una peraltro giusta repulsa del terrore comminato, facendosi però facile destinatario di un' interpretazione univoca e per nulla provata.
Mentre emergono di ora in ora elementi che provano la natura individuale del gesto, imprenditori della morale continuano a blaterare del rischio del ritorno della violenza politica degli anni bui. E mente i loro simili richiamano all'attenzione collettiva il rischio di un ritorno ad una nuova “strategia della tensione”, nessuno tra i tanti presunti luminari della “intellettualità” giornalistico-televisiva, si prende la briga di denunciare l'isteria comunicativa che prende corpo in questi momenti, in cui una sana indignazione, nel caldo di un'emozione amplificata da media che si fanno cassa di risonanza, diviene facile oggetto di manipolazione politica dei sentimenti collettivi. C'è, in piccolo, qualcosa degli effetti dell'11 settembre e della strage di Madrid del 2003. Con una non piccola differenzç, qui di politico c'è poco o niente, politico è l'uso che si fa del terrore rappresentato.
E' questo il prodotto di un'americanizzazione della vita attraverso la spettacolarizzazione del quotidiano, dove molto s'investe nell'amplificazione delle tragedie individuali e poco nell'analisi delle cause economico-sociali delle sfortune collettive. Un modus vivendi che ha avuto nel medium televisivo il vettore principale di una catastrofica de-politicizzazione delle masse. Eppure, come ricordava ostinatamente e con molta saggezza qualcuno, “dentro la politica, tutto è possibile [nel senso di un agire collettivo per un fine, che per questo apre il campo del possibile], fuori della politica nulla è possibile” [non si è cioè nient'altro che sudditi tele-etero-comandati].
Da qui bisognerebbe ripartire a ragionare.
tratto da http://www.infoaut.org

domenica 20 maggio 2012

LE "FIGLIE DI SATANA"

L'epiteto che gli integralisti cristiani fascisti di Militia Christi hanno usato per tutte le donne che abortiscono,divorziano,sono lesbiche o sono per l'eutanasia io lo prenderei come un complimento in quanto se detto da dei poveri(ma pericolosi)bigotti revisionisti,che casomai loro appartengono a una setta,è una frase che scivola via agevolmente sulla pelle.
Ma il fatto che queste persone di merda che picchiano immigrati e gay,accoltellano trans e negli Usa i loro cuginetti del movimento pro-life ammazzano i medici abortisti,deve far stare all'erta contro questi fanatici che comunque è un movimento di poche decine di fissati con la religione,tant'è che per la loro manifestazione farsa di Roma hanno dovuto"comprarsi"delle ragazze tramite un'agenzia.
L'articolo preso da Senza Soste non ha peli sulla lingua contro Militia Christi e contro il bigottismo,i medici obiettori di coscienza e la scarsa informazione sui metodi contraccettivi.

Altro che prolife, a Roma hanno marciato gli assassini.

"Per difendere la vita" e "contro l'aborto" con queste parole d’ordine si è rinnovata anche quest’anno la 'marcia per la vita' che si è svolta in occasione della cattolicissima Festa della Mamma a Roma. Organizzata dal movimento pro-life, un movimento internazionale che negli USA si è più volte distinto per aver giustiziato a colpi di pistola medici rei di aver praticato aborti, al quale hanno aderito politici di diversi schieramenti (Pdl. Pd e Terzo Polo) con l’adesione tutta speciale di Roma capitale: Alemanno in testa al corteo. E poi Ferrara, Gasparri, …
“Non uccidiamo il futuro”, “194: già 5 milioni di morti” e “Aborto omicidio di Stato”sono alcune delle scritte portate in piazza. A marciare sono famiglie, giovani e anziani. Non grandi numeri però. E se lo aspettavano tanto che sono state reclutate giovanissime ragazze tramite InfoJobs per 37 euro, per fare numero e bellezza, donne sfruttate contro le donne.
Manco a dirlo sfilano contro il divorzio, l’eutanasia, e l’aborto. Le donne sarebbero assassine, per alcuni vere e proprie figlie di satana (come si legge nei blog dei più ferventi). Sembrano veramente venuti fuori da un buco nero, un’altra dimensione temporale ancora ferma al medioevo.
Lungo il percorso del corteo le compagne hanno fatto trovare striscioni in difesa della 194 . E sul web, Femminismo a sud ha lanciato nei giorni scorsi la vera campagna pro-life chiedendo a tutt* di contribuire con un pezzo del proprio corpo per la realizzazione di manifesti in difesa dell’autodeterminazione delle donne.
A Roma invece, come previsto c’erano tutti quelli che dovrebbero dar conto di legnate date agli immigrati, linciaggi alle trans, coltellate ai gay, stupri punitivi alle lesbiche. Gente compassionevole che se muore un bimbo immigrato chissenefrega e se muore scannata una donna costretta a ricorrere allìaborto clandestino a causa della presenza massiccia di medici obiettori nelle strutture pubbliche, figuriamoci.
Diciamo da sempre che a furia di sdoganare le parlamentari con cilicio o la versione di Casapound nel loro “tempo di essere madri” (Paola Concia docet), e con loro i vari militanti di Forza Nuova e gli integralisti, fanatici e volgarissimi fascisti di ogni risma ci saremmo trovati con questa gente dentro le nostre mutande. Questa è solo gente di merda, altro che pietà cristiana. Se hai in pancia un feto deforme te lo devi tenere perché così impongono loro; se stai per morire per “dare alla luce” un sacro figlio della retorica maternalista pazienza, tu non conti; se vuoi che venga applicata una legge dello Stato (laico) che tutela e garantisce l’aborto assistito in strutture sanitarie pubbliche queste sono letteralmente occupate da medici obiettori. E la domanda è sempre la stessa: se sei cattolico fai l’otorino non il ginecologo.
E ancora. Guai a parlare di educazione sessuale. Bigotti e ipocriti come sono. Vale la legge del “si fa ma non si dice” un mantra che ha contaminato tutte le sfere dell’agire politico peraltro. Le persone devono essere educate ad una sessualità libera e consapevole prima di tutto per non patirne mai le conseguenze. A tal proposito Mario Puiatti, presidente nazionale dell'Associazione Italiana per l'Educazione Demografica (Aied) dichiara: "La vera lotta contro l'aborto è l'informazione sui metodi contraccettivi. Ancora una volta assistiamo a una manifestazione ambivalente dei movimenti antiabortisti religiosi, perché‚ a sostegno del loro appello alla vita contro l'aborto non consegue una proposta politica liberale ed efficace, bensì, come sempre, un imperativo dogmatico, ovvero l'astinenza sessuale o l'accettazione di una gravidanza anche quando non è desiderata. Essere contrari alla contraccezione significa di fatto promuovere l'aborto, visto che l'appello all'astinenza non funziona nemmeno per chi ha fatto sacro voto di castità". In Italia, denuncia l'Aied, ''l'informazione sui metodi contraccettivi è ancora carente, i consultori pubblici e privati sono ancora scarsamente sostenuti e, secondo le ricerche più recenti, una adolescente su due non ricorre a sistemi contraccettivi sicuri per prevenire una gravidanza indesiderata''. Di questo, rileva Puiatti, ''dovrebbe occuparsi il ministro della Salute, di attuare cioè una seria politica di informazione e prevenzione senza moralismi sulla sessualità''. Inoltre, a 34 anni dall'entrata in vigore della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, nonostante dal 1982 a oggi gli aborti in Italia si siano ridotti di più del 50%, la legge, conclude il presidente Aied, ''fatica a trovare la sua piena applicazione a causa del sempre più esteso ricorso all'obiezione di coscienza da parte dei medici''.

Insomma la cronaca di una giornata che si spera di non dover più rivivere perché ci fa veramente ribrezzo. Anche basta. Zitti e muti tornatevene nelle fogne.

Per Senza Soste, Leila Chinapoli
(grazie alle compagne di femminismoasud per il report dal quale tante info sono state prese)