lunedì 22 agosto 2011

LE FESTE ABOLITE DAL REGIME FASCISTA

Brandelli di questa notizia li avevo già assaggiati mentre non ero a casa ed ora che mi sono informato un pochino,anche se superfluo visto il diktat imposto dal governo e firmato da Napolitano,quello che è parso subito come un imponimento dittatoriale volto a cancellare le due feste nazionali più "comuniste" d'Italia ha trovato conferma.
Infatti mascherate da misure urgenti contro la crisi che più volte non è mai esistita almeno secondo le voci proferite dal lurido orifizio del premier dvce,lo spostamento alla domenica che equivale all'abolizione delle feste del 25 aprile e del primo maggio è un altro scossone del regime sempre più spostato verso l'estrema destra.
Infatti è dai tempi di Mussolini che il giorno della festa dei lavoratori non veniva onorato,e la continuità temporale ed ideale di questo regime presieduto e gestito da non lavoratori è il naturale passo che sta a significare che molte idee del fascismo non sono morte ma si sono solo modificate adattandosi ai tempi moderni.
Convinto che nel 2012 personalmente in una maniera o nell'altra sarò a festeggiare queste due date sono pronto a scommettere che tali decisioni non siano viste di buon'occhio da chi quotidianamente lavori e di qualunque credo politico,e di certo da tale discorso si escludono i parlamentari che fanno solo finta di guadagnarsi lo stipendio,e che di conseguenza hanno deciso coerentemente di cancellare la data del primo maggio dal calendario delle feste.
Per quanto riguarda il 25 aprile,beh,già detto e ripetuto,che il giorno della Liberazione è valido per tutti i giorni dell'anno:articoli presi dal sito di"Senza Soste".

E' GOLPE. Liquidati statuto dei lavoratori e contratto nazionale. Aboliti 25 aprile e 1 maggio
Un governo allo sfascio, morale e materiale, dopo aver approvato una finanziaria da 70 miliardi un mese fa ne ha approvata un'altra da 45 miliardi come pensiero di ferragosto.
Complessivamente si tratta di un un mese di manovra da 120 miliardi di euro circa. Il più grande colpo all'economia del paese che un governo in Italia, non a caso commissariato dalla Bce, abbia mai assestato alla popolazione.
Nel decreto, che andrà analizzato nel dettaglio nei prossimi giorni, c'è di tutto. Tasse ai lavoratori autonomi, congelamento delle tredicesime, privatizzazione dei servizi locali (che così costeranno di più e non saranno controllati dalla popolazione), azzeramento dei servizi sociali tramite il mancato trasferimento di fondi a regioni, province, comuni.
Inoltre tra le pieghe del decreto emerge l'attacco più pesante che un governo abbia mai portato a chi lavora.
Come conferma Sacconi, il decreto liquida in un colpo solo contratto nazionale di lavoro e statuto dei lavoratori. Introduce infatti il modello giuridico Marchionne, la deroga ai contratti nazionali, come norma e prassi.
Siccome l'arroganza inqualificabile di questo governo non ha limiti oltre all'abolizione, di fatto, del contratto nazionale il prossimo 25 aprile non sarà festa. E neanche il primo maggio. Per la prima volta dal governo Mussolini.
Una norma voluta, viste gli scarsissimi effetti sull'economia del provvedimento, per azzerare culturamente ogni tradizione di sinistra di questo paese.
Il bello, si fa per dire, è che queste norme rischiano di non servire a nulla. I mercati finanziari promettono ulteriori bagni di sangue. Sull'opposizione istituzionale, politica e sindacale, inutile parlare. Stiamo parlando di relitti che non fanno nemmeno ridere. Un mese fa il PD aveva fatto approvare la manovra finanziaria da 70 miliardi, Napolitano aveva parlato di "miracolo". Bel miracolo, impoverire il paese e dare fiato ad un governo che ha liquidato decenni di diritti in una serata di metà agosto. Con quello che tecnicamente è un golpe, come conseguenza del commissariamento della maggioranza da parte della Bce.
L'auspicio è che, appena possibile, il paese ruggisca.
Questo ceto politico di disperati, che ha agganciato il proprio destino al delirio dei mercati finanziari, è capace di portarci al medioevo. (red) 13 agosto 2011
agenzia asca.it, dichiarazioni di Sacconi
MANOVRA BIS: SACCONI, CONTRATTAZIONE DIVENTA AZIENDALE E TERRITORIALE

(ASCA) - Roma, 12 ago - ''Le norme approvate in materia di lavoro contengono il cuore dello Statuto dei lavori in quanto attribuiscono ai contratti aziendali o territoriali la capacita' di regolare tutto cio' che attiene all'organizzazione del lavoro e della produzione anche in deroga i contratti collettivi e alle disposizioni di legge quando non attengano ai diritti fondamentali nel lavoro che in quanto tali sono inderogabili e universali''. E' quanto afferma in un comunicato il ministro del lavoro Maurizio Sacconi sottolineando che ''come si e gia' fatto nei Paesi che hanno piu' intense relazioni industriali il cuore della contrattazione diventa l'azienda o il territorio''.
Ecco chi pagherebbe l'abolizione del 25 aprile e del primo maggio.
Pochi sanno o ricordano che Italia-Inghilterra, allora sentitissimo incontro valevole per la qualificazione ai mondiali del ’78, fu giocata nel 1976 un novembre di mercoledì alle 14,30 e senza diretta televisiva. Allora passò la linea nel governo, presieduto da Andreotti con l’appoggio esterno del Pci, che il paese dovesse adottare la linea del rigore dei costumi e dei comportamenti. Una partita con la diretta televisiva, si disse all’epoca, avrebbe favorito l’astensionismo dal lavoro in un periodo di grave recessione economica (si era nel bel mezzo di due shock petroliferi). Finì come sarebbe finita più o meno oggi: chi poteva si attaccò alla radio, oggi si sarebbe attaccato ad Internet, e i parlamentari andarono a vedere la partita gratis.
Le misure di accorpamento e di abolizione delle feste in questo paese sono sempre una misura punitiva verso la popolazione, non a caso Napolitano la vestale del “rigore” di oggi faceva lo stesso mestiere di predicatore governativo di austerità anche allora, e hanno dubbia o nulla efficacia economica. Anzi nelle economie di oggi hanno un peso negativo. L’Italia non è più un paese industriale come negli anni ’70 del ‘900 e feste e ponti servono per nutrire la redditizia industria del loisir e del tempo libero. Infatti i primi a protestare contro il tentativo di accorpamento sono state regioni fortemente interessate all’economia dei ponti festivi (come la Liguria) e le associazioni di categoria locali legate al turismo e al settore alberghiero. Queste sarebbero le prime categorie a pagare una misura esclusivamente punitiva (rispetto a cosa non si sa ma quando c’è crisi l’importante è dare un’impressione di autorevolezza punendo) visto che a livello produttivo, e di sviluppo tecnologico, oggi due o tre giorni di lavoro in meno non cambiano niente a livello di Pil.
Per intendersi su quanto danneggino la popolazione misure estemporanee come questa dell’abolizione delle feste civili, altre categorie a rischio sono quelle dei cittadini che hanno stabilito un contratto per l’erogazione di elettricità a tariffe biorarie. In questo caso i contatori sono programmati elettronicamente, a suo tempo ci sono voluti due anni per farlo, e c’è il fondato rischio che nella primavera 2012 sballi completamente la regolare tariffa bioraria. Come già avvenuto per il 17 marzo quando, per la festa improvvisa (e decisa all’ultimo momento) dei 150 anni dell’unità d’Italia, milioni di persone si sono trovate a pagare una salata tariffa piena perché i contatori elettronici (non facilissimi da regolare a causa di una serie di procedure tecniche e giuridiche) calcolavano il giorno come feriale. Questo per dare un’idea di come si danneggi a fondo le più disparate categorie con decisioni punitive, avventate fatte per l’effetto annuncio in televisione e senza alcuna idea di come funzioni davvero un paese. E questi portati sono soltanto esempi: nelle società complesse cambiamenti radicali di abitudini e calendario decise con un tratto di penna si possono immaginare solo in qualche festa padana, tanto per rabbonire i leghisti che cominciano a contestare il capo, o nelle menti di qualche stratega di un neoliberismo che esiste solo nelle proprie meningi.
Ma cosa accadrà alle feste in questione? Saranno abolite, differite o accorpate? E con quali effetti sulle festività in busta paga?
Il decreto, firmato da Napolitano nelle ore di ferragosto, stabilisce la classica linea Tremonti dello strangolamento e delle piccole concessioni alle varie categorie colpite dal provvedimento. Secondo uno schema che vuole prima l’effetto annuncio in televisione, poi un decreto reale che rimanda il problema e poi ricatti e piccoli colpi di scena, a ritmo di dichiarazioni contraddittorie del ministro, fino al momento dell’entrata in vigore dei provvedimenti. E’ accaduto così con i finanziamenti ai quotidiani proprio da parte di un uomo, Tremonti, che Bersani nell’estate 2010 aveva proposto come presidente del consiglio.
Infatti il decreto prevede al momento che, ogni anno, il 30 novembre il presidente del consiglio emetta un altro decreto che regola le disposizioni di legge per le festività civili dell’anno successivo. Inviolabile la befana, che fu abolita nel 1977 da Andreotti e reintrodotta da Craxi nel 1985, ed ogni tipo di festività religiosa in vigore entro il 30 novembre di ogni anno verrà deciso se differire il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno al venerdì, al sabato al lunedì o accorpare una o più date direttamente alla domenica. Come dicevamo è il metodo Tremonti, trattare con tutte le categorie interessate al provvedimento fino all’ultimo per fiaccarle e separle al momento della decisione. Che questa volta sarà anche legata alla piena dimensione della simbolica politica. Se l’autunno sarà caldo sarà facile, sotto la spinta dei media forcaioli (praticamente tutti), fare campagna per accorpare 25 e primo maggio alla domenica per non fare concessione ai “violenti” (che in Italia oggi coincidono con chiunque protesta contro provvedimenti liberticidi).
Insomma, una serie di feste e ricorrenze a fondamento della cultura democratica di un paese sono messe politicamente in discussione e in giudicato da un governo che il 25 aprile non l’ha mai celebrato, figuriamoci il primo maggio, e dalla sua componente che sogna la Padania. Quanto alle festività in busta paga previste per il 2012 l’esempio dei consumatori di elettricità a tariffa bioraria serve come monito. In questo caos normativo, con un governo che di fatto ha abolito statuto dei lavoratori e contratto nazionale, niente è garantito. Specie se la crisi peggiora e c’è bisogno di nuovi “esempi” da dare alla popolazione.
Ma il danno più grave è quello solo apparentemente simbolico. Il 25 aprile, il primo maggio e il due giugno sono cerimonie che celebrano la validità della costituzione e dei diritti fondamentali che dovrebbe garantire. Questo governo vuole riformare l’articolo 41 della costituzione, quello che limita lo strapotere dell’impresa, e l’articolo 81 inserendo il pareggio di bilancio, quindi proprio il liberismo che sta agonizzando in queste settimane in tutto il mondo, nel dettato costituzionale. Quest’ultima misura è stata chiesta dal sindacato, nella famosa conferenza stampa in cui si è fatto rappresentare da Confindustria, e promossa proprio dalla Germania. Infatti Merkel e Sarkozy, che hanno commissariato l’Italia come ormai si dice pacificamente sui giornali e in parlamento, l’hanno chiesta assieme e pubblicamente per tutti i paesi europei. Indebolire il potere simbolico del 25 aprile, del primo maggio e del 2 giugno è aprire coscientemente la strada ad una modifica autoritaria della costituzione fatta per impoverire la popolazione secondo, oltretutto, i dettami di un liberismo agonizzante.
Non resta che opporsi a queste misure sia squallide che inique. Per ristabilire un principio di libertà ed eguaglianza in questo paese. E non resta infine che fare un bell’applauso a Giorgio Napolitano che ha firmato un provvedimento che prevedeva l’abolizione di fatto del primo maggio ristabilendo una linea di continuità con la proibizione della festa dei lavoratori decisa negli anni ‘20 dal governo Mussolini. D’altronde, ai tempi del governo Andreotti del 1976, uno dei più liberticidi della storia d’Italia, Napolitano era l’ambasciatore di chi sosteneva l’esecutivo dall’esterno presso la presidenza del consiglio. Un particolare dal passato che aiuta molto a capire la storia di questo paese e i problemi di oggi.

(red) 19 agosto 2011

sabato 20 agosto 2011

DIBATTITO A BRESCIA SU EUSKAL HERRIA

E' tutto scritto qui sotto l'appuntamento di stasera in solidarietà col popolo basco a Brescia durante la festa di Radio Onda d'Urto(quella di Sant'Eufemia per intentderci).
Accorriamo numerosi,brevissimo post oggi perché ora si parte!

EHL Italia - Sito italiano di Euskal Herriaren Lagunak
Brescia - 20 agosto - Iniziativa in solidarietà con i paesi baschi
Scritto da ehlmilano
Martedì 09 Agosto 2011 21:44
Sabato 20 agosto 2011
Festa di Radio Onda d'Urto
Via Serenissima - Brescia
ore 19.30 - spazio dibattiti
"Siamo nati per vincere"
La sfida politica e sociale della sinistra indipendentista basca
Interviene Iñaki Egaña, storico, autore delle opere enciclopediche "Euskadi Ta Askatasuna" e "1936. Guerra civil en Euskal Heria"
ore 21.15 - Tenda migranti
Esibizione di Txalaparta, strumento entorurale tipico della tradizione basca.
ore 24.00 - Fiaska
Esibizione di Txalaparta.
Musica e banchetto informativo
INFO:

venerdì 19 agosto 2011

TOURNEE PAPALE

L'avvento della giornata mondiale per la gioventù o che almeno rappresenta una parte di essa e che in realtà si svolge nell'arco di una settimana sta creando forti polemiche nella Spagna,il paese che ospita nella propria capitale la kermesse papale,per via dell'enorme spesa sostenuta dal governo per poter organizzare il tutto.
Un'altra ondata di proteste degli indignados che stanno tutt'ora manifestando a Madrid per quello che vedono come uno sperpero di milioni di Euro che potrebbero e dovrebbero essere usati con criteri più equi e non per la tournee di papa Nazinger.
Saranno lieti i commercianti per questo evento e soprattutto le prostitute visto che i papa boys come già visto negli altri raduni delle gmg hanno dato sfogo ai loro impeti sessuali alla barba di quello che vanno professando.
Proprio come l'altra faccia di una chiesa che da un lato predica pace e amore e che poi stupra bambini e investe le proprie incalcolabili ricchezze per terreni bisogni e non in opere caritatevoli.
Senza dimenticare l'ennesimo integralista cattolico che voleva gasare col sarin chi era in corteo a manifestare contro il rappresentante di Cristo in terra(che sarebbe schifato da tali controfigure).
L'articolo è tratto da Repubblica on line.

GMG 2011
Il Papa arriva a Madrid
la protesta sfila nella Capitale

Ratzinger sarà nella capitale spagnola fino al 21, per chiudere la Giornata mondiale della gioventù. Ma le polemiche montano: cento associazioni manifestano per l'alto costo della manifestazione e le posizioni della Chiesa su temi sociali. Arrestato un fondamentalista cattolico, progettava attentato.

MADRID - La XXVI Giornata mondiale della gioventù in corso a Madrid sarà la terza volta del Papa tedesco a un raduno mondiale di giovani: Benedetto XVI si unirà domani per la fase conclusiva, secondo la formula inventata dal suo predecessore Giovanni Paolo II.

Papa Ratzinger infatti è già stato alla Gmg di Colonia, nell'agosto del 2005, pochi mesi dopo essere stato eletto, e a quella di Sydney, nel luglio 2008. Per il Papa sarà anche il terzo viaggio in Spagna, dopo quelli di Valencia nel 2006 e Santiago de Compostela e Barcellona dello scorso autunno. Sarà invece la quarta visita di un Papa a Madrid, dove Giovanni Paolo II è stato tre volte, nel nell'82, nel '93 e nel 2003.

Quella di Madrid inoltre sarà la seconda Gmg che si svolge in Spagna, dopo quella del 1989 a Santiago de Compostela. Finora soltanto Spagna e Italia (Roma 1986 e 2000) hanno ospitato due raduni internazionali dei ragazzi cattolici. E intanto la capitale spagnola si riempie di Papa Boys da tutto il mondo. Ma per le vie di Madrid non c'è solo aria di festa. La protesta monta, e la polizia ha arrestato un volontario della Gmg accusato di voler compiere un'attentato alla manifestazione di protesta laica.

Arrestato volontario, "Progettava un attentato". La polizia ha arrestato Josè Perez Bautista, uno studente messicano di chimica, volontario della Giornata Mondiale per la gioventù. L'accusa è di voler compiere un attentato alla manifestazione
di protesta laica per la visita del Papa. Il 24enne è stato fermato ieri.
Perez Bautista era intervenuto più volte su forum ultracattolici e ultraconservatori sul web con messaggi di minaccia ai partecipanti della manifestazione laica.

In particolare a parlava di voler usare contro i dimostranti il gas Sarin, lo stesso che uccise 12 persone nell'attentato del 1995 nella metropolitana di Tokyo.

La polizia ha preso sul serio la minaccia, soprattutto dopo i fatti di Utoya in Norvegia. Tanto più che il giovane aveva accesso a sostanze potenzialmente pericolose nei laboratori dell'Istituto di Chimica Organica da lui frequentato. Perez Bautista, che è accusato di reati connessi al terrorismo, comparirà domani in tribunale.

Protesta per le strade. Nella Spagna della crisi economica che morde e del tramonto di Zapatero, in attesa dell'arrivo di Benedetto XVI, a Madrid è sfilata la protesta. A scendere in piazza oltre un centinaio di organizzazioni, 5mila persone, coalizzate in un moto di protesta per i motivi più disparati. Si va dalle critiche contro l'atteggiamento della chiesa nei confronti del mondo omosessuale, a quelli che chiedono una netta separazione tra Stato e Chiesa. Tutti, nessuno escluso, hanno da ridire sui costi di una manifestazione, che definiscono simile a un festival rock, in un momento di gravissima crisi dell'economia mondiale.

La marcia laica che ha come slogan "Zero delle mie tasse al Papa" è passata anche per Puerta del Sol, diventata luogo simbolo degli indignati spagnoli. Gruppi di giovani indignados e di pellegrini si sono lanciati battute ironiche e commenti aggressivi. "Andate a messa", o "Papa nazista", alcune delle grida giunte dai manifestanti, "Viva il Papa" hanno intonato in risposta alcuni pellegrini. "Il tuo zainetto lo pago io, mettici i preservativi" ha gridato una indignada a un giovane pellegrino. I papa-boys hanno tutti in spalla lo zainetto arancione consegnato loro dall'organizzazione Gmg con il 'kit del pellegrino'.

Nel loro manifesto i promotori dell'iniziativa affermano che le istituzioni che rappresentano tutti non dovrebbero partecipare a "eventi che coinvolgono solo una parte" dei cittadini. E giudicano "scandaloso" che il governo "contribuisca con 25 milioni di euro alla visita del Papa e alla celebrazione di un atto confessionale, concedendo esenzioni fiscali alle grandi imprese che si sono impegnate con altri 25 milioni".

"La Chiesa ostenta". Nel mirino dei manifestanti è quindi finito, soprattutto, il costo di oltre 50 milioni di euro della kermesse, escluse le spese riguardanti polizia e sicurezza. A queste critiche, gli organizzatori ribattono che gran parte delle spese saranno finanziate con il biglietto di iscrizione dei giovani di tutto il mondo alla Giornata mondiale della Gioventù e dal ritorno economico che la manifestazione darà agli operatori spagnoli.

"Ciò che critichiamo è lo scandaloso show messo in piedi in un momento di gravissima temperie per l'economia mondiale - spiega Evaristo Villar di Redes Cristianos - l'ostentazione che è causa di gravi danni e della presa di distanza di tanta gente dalla chiesa".

Dal 16 al 21 agosto, giornate in cui si tiene la manifestazione il centro della capitale spagnola è stato, di fatto, bloccato e un grande palcoscenico costruito nell'emblematica piazza Cibeles, da dove viene diffusa musica pop per tutto il giorno. Il Pontefice celebrerà la messa domenica mattina, dietro un altare lungo 200 metri e al riparo di un gigantesco albero di metallo che fungerà da parasole.
(17 agosto 2011)

venerdì 5 agosto 2011

LA COLPEVOLEZZA DELLA NATO

L'ennesima tragedia avvenuta nel Mar Mediterraneo causata dalla guerra che sta sfaldando il Nord Africa e di cui non si conoscono ancora tutti i punti e la certezza del numero delle vittime,per la seconda volta in pochi mesi(almeno per quello che ci raccontano)ha visto una nave della Nato fregarsene apertamente di una situazione che già pareva essere tragica fin dal principio.
Se non fosse stato per l'intervento della guardia costiera italiana i cadaveri galleggianti nel mare o quelli presenti sulla carretta del mare morti di stenti e disidratazione sarebbero stati ben maggiori:il solito scaricabarile su chi possa salvare queste imbarcazioni è indegno dell'essere umano,punto e basta.
Dovrebbe essere il contrario,una gara a chi arrivi per primo,ma al posto di correre e poter salvare delle vite ci si nasconde dietro la scocciatura di dover assistere povera gente che sta fuggendo da situazioni a dir poco critiche e dolorose.
Articolo tratto da Fortress Europe e ripreso da Senza Soste,dove si fa riferimento pure al nuovo tentativo razzista della lega di porre una sorta di muro di cemento in mezzo al mare per far sì che la popolazione che stiamo bombardando rimanga lì a morire.

Decine di morti nelle acque libiche. Giallo sulla Nato.

Ancora una strage nel Mediterraneo, sulla via di fuga che porta dalla Libia in guerra all'isola di Lampedusa. E ancora un giallo su quella che sembra l'ennesima omissione di soccorso delle navi da guerra della Nato. Le vittime sarebbero decine, alcuni testimoni parlano addirittura di cento persone. Si trovavano a bordo di un vecchio peschereccio di 20 metri partito venerdì scorso dalla Libia con 300 passeggeri a bordo che da due giorni vagava 90 miglia a sud di Lampedusa, con il motore in avaria. Il racconto dei superstiti è ancora al vaglio degli investigatori. I passeggeri sarebbero morti di stenti e disidratazione. Le vittime sono soprattutto donne e bambini. I loro corpi sono stati abbandonati in mare. A bordo della barca, la Guardia Costiera ha ritrovato il corpo di un uomo senza vita e nel tratto di mare sono stati visti galleggiare vestiti che potevano fare pensare a dei cadaveri. Tuttavia visto il sopraggiungere dell'oscurità e viste le gravi condizioni di salute dei superstiti, la priorità è stata al trasferimento dei sopravvissuti a Lampedusa. Le motovedette dovrebbero arrivare in serata. Intanto quattro donne e un uomo sono stati trasportati in elisoccorso e ricoverati al poliambulatorio. Due delle donne sono state intubate, si trovano in gravissime condizioni e stanno per essere trasferite all'ospedale Cervello di Palermo.
La prima richiesta di soccorso era arrivata questa mattina con una telefonata alla guardia costiera di Pantelleria, che ha girato l'sos alla nave più vicina. Un rimorchiatore battente bandiera cipriota, che ha gettato loro delle zattere di salvataggio quando ha visto che i naufraghi si gettavano disperati in acqua per tentare di salire a bordo. E qui inizia il giallo della Nato.
Da indiscrezioni infatti, sembra che il comandante di una nave da guerra vicina al luogo del naufragio abbia rifiutato di prestare soccorso. Esattamente come avvenne a fine marzo, quando l'omissione di soccorso di una fregata impegnata nelle operazioni militari in Libia causò la morte per stenti di almeno 60 persone. Ma forse volevano evitare i fastidi avuti tre settimane fa, quando una nave militare spagnola era rimasta sette giorni bloccata in alto mare con un centinaio di naufraghi a bordo ai quali sia Malta che l'Italia rifiutavano l'accesso ai propri porti per sbarcare i profughi, abbandonati dopo inutili negoziati in un porto tunisino.
Dopo il rifiuto di intervenento della Nato, gli uomini della Guardia costiera hanno deciso di intervenire comunque con i propri mezzi, nonostante il vecchio peschereccio in avaria si trovasse a più di 90 miglia da Lampedusa e dunque formalmente in acque internazionali non di competenza italiana, bensì libica. Ma in questo la Guardia costiera italiana ha una straordinaria tradizione. Il salvataggio ha il primato su tutto.
Prima hanno inviato un elicottero da Catania, che ha calato con un cestello acqua e generi di prima necessità, abbandonando poi il cestello per motivi di sicurezza dopo che alcuni dei passeggeri si erano aggrappati allo stesso per essere portati in salvo. Quindi intorno alle 14:40, i naufraghi a bordo del barcone e delle zattere, sono stati raggiunti da tre delle quattro motovedette partite da Lampedusa, che hanno immediatamente iniziato il trasbordo dei naufraghi, ormai ridotti allo stremo delle forze e gravemente disidratati, per poi trasferirli sulla terra ferma a Lampedusa.
In attesa di capire tutti i dettagli dell'ennesima tragedia, intanto infuria la polemica sul comportamento delle navi da guerra della Nato. E ancora una volta ci si stupisce della disumanità che abbiamo scelto di abitare. Le polemiche non riguardano infatti l'omissione di soccorso che ha causato la morte di così tante persone. Tutt'altro. Il governo chiede alla missioni militare della Nato di fermare in mare e respingere i pescherecci libici carichi di profughi in fuga dalle bombe che la stessa Nato sgancia su Tripoli.
E a soffiare sul fuoco è soprattutto la Lega, che martedì scorso al Senato aveva fatto approvare assieme alla legge sui rimpatri un durissimo ordine del giorno che impegna il governo a chiedere alla Nato di bloccare le barche dei profughi e di respingere tutti in Libia. Un po' come sperimentato tre settimane fa con la fregata spagnola che dove avere inutilmente tentato di approdare a Malta o in Sicilia con i cento naufraghi soccorsi al largo della Libia li ha sbarcati in un porto tunisno.
Vergogna! Perché nessuno fino ad ora era arrivato a pensare con una sola operazione militare di scatenare una guerra contro il regime di un paese vicino e allo stesso tempo di respingere in quel paese, sotto i propri stessi bombardamenti chi da quelle bombe sta venendo via per mettersi in salvo.
5 agosto 2011

giovedì 4 agosto 2011

PSICHEDELIA IN PARLAMENTO

Ieri non sapevo se definire il triste spettacolo pieno di burattini riguardante il dibattito e l'ennesima autoincensazione del premier oppiaceo Berluscojoni,se essere disgustoso o comico,e alla fine ho optato per definirlo psichedelico in quanto chi ha parlato per primo era evidentemente sotto l'effetto di qualche droga pesante.
Berlusconi dice sempre che siamo i migliori,i più forti,con le banche più sicure e un'economia solida(!?)e con un popolo laborioso(i primi erano seduti sugli scranni ieri in diretta tv)ed orgoglioso e patriottico...per finirla alla dux me lo sux.
Questo stronzo vive in un paese dei balocchi personale coadiuvato da narcotici da cavalli perché ancora non si rende conto di come le persone stiano campando in Italia:posto sotto ad una cupola di cristallo respira etere per rimanere sempre in uno stato di catatonia rimanendo al di fuori della realtà.
E dopo di lui non è stato meglio,con Alfano,Bersani,Reguzzoni,Casini e compagnia brutta che facevano dell'arrampicarsi sugli specchi da una parte e dell'ovvietà qualunquista dall'altra un dibattito a tratti soporifero che ben s'addiceva alla mie preparazioni culinarie.
Un piccolo sunto del premier in trincea si può trovare qui sotto tratto da"Il corriere della sera on line".

La situazione ECONOMICA e l'informativa del presidente del Consiglio.
Il premier: «La nostra economia è solida»

Berlusconi in Aula a mercati chiusi: «Patto per la crescita. Ho tre aziende quotate, anche io sono in trincea»
la situazione ECONOMICA e l'informativa del presidente del Consiglio
Il premier: «La nostra economia è solida»
Berlusconi in Aula a mercati chiusi: «Patto per la crescita. Ho tre aziende quotate, anche io sono in trincea»

MILANO - Piazza Affari vive un'altra giornata col segno meno. Ma Silvio Berlusconi, intervenuto alla Camera per una informativa sulla crisi, è convinto che non si debbano inseguire i nervosismi dei mercati. «La crisi va affrontata con coerenza e fermezza», ha detto il premier parlando ai deputati. E rassicurandoli in particolare su una cosa: la politica e l'economia dell'Italia sono solide. A Montecitorio, (Umberto Bossi non c'è mentre accanto al premier ci sono Giulio Tremonti e Franco Frattini) il capo del governo è tornato sulla bontà del provvedimento economico varato lo scorso 6 luglio. Che ha come obiettivo il pareggio di bilancio entro 2014. «Abbiamo fatto una manovra che è stata giudicata adeguata e sufficiente dall'Europa e dagli osservatori internazionali», ha voluto specificare il premier. Sostenendo anche che i mercati «non hanno valutato» la solidità del sistema bancario italiano né le condizioni patrimoniali delle famiglia».
«PATTO PER LA CRESCITA» - Berlusconi ha fatto cenno alla situazione economica in Grecia per poi ammettere che ovunque nel mondo, in America in primis, l'incertezza è aumentata. In questo quadro il governo italiano, ha voluto ricordare il premier, non ha fatto poco ma, comunque, c'è «ancora molto da fare». L'obiettivo essenziale è la crescita e per questo «serve un piano d'azione immediato». Berlusconi chiama quindi a raccolta le parti sociali e anche le opposizioni . «Il Paese è economicamente e finanziariamente solido, nei momenti difficili sa essere coeso e affrontare le difficoltà», e «raccolgo con convinzione l'appello alla coesione di Napolitano, un monito saggio che faccio mio. Tutti hanno il dovere di rimboccarsi le maniche», ha detto il numero uno dell'esecutivo. «Non chiedo all'opposizione di condividere il programma del governo - ha aggiunto -, ma auspico che possano contribuire con le loro proposte e le loro idee a far emergere quello che serve al Paese». Un appello che qualche minuto dopo il leader Pd Pier Luigi Bersani ha fatto cadere nel vuoto.
COSTI DELLA POLITICA - Il presidente del Consiglio ha parlato per poco meno di quaranta minuti e l'Aula gli ha riservato dodici applausi («soddisfatto» il ministro leghista Roberto Maroni). Non è mancato nel suo intervento un riferimento ai costi della politica. L'impegno del governo, ha annunciato Berlusconi, è quello di una forte riduzione delle auto blu e l'adeguamento degli stipendi delle cariche pubbliche alla media europee.
«TRE AZIENDE QUOTATE» - Solo un passaggio fuori dal discorso scritto per il capo del governo, che a Montecitorio ha voluto ricordare di essere un imprenditore. «Ho tre aziende in Borsa, sono anche io nella trincea finanziaria, conscio di quel che accade sui mercati», ha detto il Cavaliere scatenando tra i banchi dell'opposizione fischi e voci di protesta.
ALFANO - Dopo Berlusconi, ha parlato Angelino Alfano, al suo esordio alla Camera nella veste di segretario politico. Il suo discorso è stato più applaudito di quello del premier. L'ex Guardasigilli ha letteralmente scaldato i banchi del Pdl e si è guadagnato parecchi applausi anche dalla Lega e dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni. «Noi siamo contrari a fantomatici governi tecnici - ha scandito l'ex Guardasigilli - Chi è stato eletto e governa poi torna dal popolo e si fa giudicare. Chi invece presiede un governo tecnico mette le tasse e poi dal popolo a farsi giudicare non ci torna. Noi diciamo che con i governi tecnici si sente l'odore delle tasse», ha chiarito Alfano. Quindi un attacco all'opposizione: «Autorevoli esponenti del Pd - ha detto l'ex ministro - hanno detto che il governo deve dimettersi perché i mercati lo chiedono. Siamo sgomenti: ma da quando in qua sono i mercati a scegliere il governo o a stabilire che debbano andare a casa?».
LA LEGA - Duro passaggio contro il capo dello Stato nel discorso del leghista Marco Reguzzoni. «Non è ammissibile che il presidente della Repubblica, che è uno solo, abbia a disposizione 40 automobili», ha detto l'sponente del Carroccio. Più in generale, Reguzzoni ha chiesto che bisogna ridurre la pressione fiscale e ha ribadito che l'asse pdl-Lega è saldo.
LA REPLICA AL SENATO - «Recentemente, qualche minuto fa, alla Camera, l'opposizione ci ha domandato perchè l'Italia in questo momento appare meno brillante, con uno spread inferiore a quello della Germania: ne siamo consapevoli, perchè oggi l'Italia ha il quarto debito del mondo ed è un'eredità consegnata dai governi precedenti che dal '78 all'80 hanno moltiplicato il debito pubblico», così il premier Silvio Berlusconi ha detto a palazzo Madama intervenendo sulla crisi dei mercati.
Redazione online
03 agosto 2011 22:03© RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 3 agosto 2011

LA HOJA DE COCA NO ES DROGA

L'articolo di Peacerporter ripreso da Senza Soste spiega una situazione che si è venuta a creare nei rapporti diplomatici tra la Bolivia e gli Usa e che da noi non è molto conosciuta ma che può riguardarci direttamente visto che l'Italia è un paese con molti cocainomani o comunque assuntori occasionali e considerando che il giro di affari illeciti che fa guadagnare cifre da Pil di qualche stato a tutte le mafie nostrane con la complicità di alcuni politicanti e alte sfere sbirresche,l'argomento ci tratta da vicino.
La Bolivia,al pari degli altri paesi andini,sono i produttori mondiali della coca,una pianta le cui foglie da sempre sono nella tradizione di tali popoli che le assumono per placare la fame,permettere il lavoro ad alte quote e per la sensazione di blando benessere.
La cocaina,che si ottiene con procedimenti chimici,invece è di uso prevalentemente mondiale e non territoriale,ed effettivamente gli indios e la gran parte degli abitanti dei paesi andini non la usano nemmeno,e l'articolo riassume il fatto che il presidente boliviano Evo Morales accusi gli Usa di favorire lo spaccio e l'esportazione di tale droga a scapito degli sforzi che il suo governo compie per combattere tale piaga.
E lo fa proprio puntando il dito contro la Dea,l'agenzia statunitense che dovrebbe smantellare i traffici di stupefacenti e che invece secondo Morales per giungere ai suoi fini politici(che interessano tutto il sudamerica e non solo la Bolivia)tale smercio lo controlla gestendo lo spaccio mettendosi d'accordo coi narcotrafficanti.

Bolivia, Morales contro Dea e Usa: coinvolti nel traffico di droga.

Il presidente punta il dito contro l'agenzia statunitense, a suo avviso convolta nel narcortraffico verso gli Usa.
 
Non ha usato mezzi termini il presidente boliviano Evo Morales nell'accusare Washington di controllare per mezzo della Dea (Drug Enforcement Administration), il traffico di droga che dalla Bolivia giunge fino agli Stati Uniti.
"La Dea non lottava contro il traffico di stupefacenti ma lo controllava per i suoi fini politici. Lo confermano anche alcuni suoi agenti che hanno raccontato delle atrocità commesse dall'agenzia con il pretesto della lotta alla droga" ha detto Morales dal Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite dove si trovava per una riunione.
"Ho timore del governo statunitense. Ho paura perché conosco il loro modo di operare e i loro operatori. Gli Usa hanno tutta l'esperienza per creare situazioni strane. Adesso si stanno preparando per screditarci con il traffico di droga" ha ribadito il presidente del Paese andino che da quando è stato eletto ha iniziato una seria campagna di lotta alle sostanze stupefacenti basata sulla conoscenza e sullo studio, dove la priorità è non confondere la foglia di coca con la cocaina.
Non solo. Qualche giorno fa lo stesso presidente Morales raccontava che secondo lui l'esecutivo Usa starebbe orchestrando un complotto ai suoi danni e ha raccontato di un aereo presidenziale che sarebbe stato fermato in territorio Usa perché al suo interno sarebbero state trovate tracce di droga. Niente di più falso e le notizie riportate dalla stampa sull'argomento sono solo delle clamorose bugie. Infatti, il velivolo in questione era comodamente parcheggiato all'interno di un hangar in Bolivia.
"Penso che stiano preparando qualcosa già dall'anno scorso. Quando arriviamo negli Usa con l'aereo presidenziale potrebbero mettere qualcosa al suo interno e trattenerci" ha detto Morlaes.
I rappresentanti della Dea presenti in Bolivia sono stati espulsi nel 2008 quando si è scoperto che l'agenzia era coinvolta in un tentativo di golpe ai danni del presidente Morales.
Ma non tutte le nazioni quando si parla di lotta alla droga si comportano come gli Usa. La Gran Bretagna, ad esempi, ha da poco firmato una serie di accordi con La Paz allo scopo di combattere il traffico internazionale di stupefacenti.
La conferma arriva da Jeremy Browne, responsabile britannico per l'America latina, che ha sottolineato come la Serious Organised Crime Agency, contribuirà alla formazione della polizia anti-droga boliviana e "quello di offrire una formazione sulle tecniche investigative per combattere il contrabbando di droga".
Alessandro Grandi
31 luglio 2011

martedì 2 agosto 2011

L'ITALIA E L'OMOFOBIA

Con un poco di ritardo temporale ecco due parole da spendere in quanto la maggioranza al potere del regime italiano ha bloccato nuovamente la legge contro l'omofobia,ovvero contro l'inasprimento delle pene di condanne che hanno come causa la discriminazione sessuale del soggetto.
Proprio come invece esiste da anni l'aggravamento della sanzioni per i delitti commessi in nome del razzismo questo non passa per tutti gli omosessuali che rimangono oggetto di continue aggressioni soprattutto da parte di facinorosi nazifascisti e di integralisti cattolici,con dei dati allarmanti sul susseguirsi di questi atti negli ultimi anni(e parliamo solo di denunce).
I due articoli riportati da Senza Soste e presi da Peacereporter danno un quadro nazionale sull'omofobia nel primo contributo e mondiale nel secondo:il primo articolo è la cronaca del blocco della legge della settimana scorsa con motivazioni assurde da alcuni parlamentari del centrodestra.
Ebbene secondo loro visto che non discriminano i gay e le lesbiche(!?)perché fare delle leggi apposta per loro il che significherebbe considerarli diversi dal resto della popolazione(!?).
Il secondo articolo analizza la situazione degli omosessuali soprattutto dal punto di vista dei diritti che hanno preso e delle pene cui vanno incontro e si passa dalle nazioni che hanno da anni coppie omosessuali sposate con la possibilità di avere una famiglia a quelli in cui vige la pena di morte perché lo considerano un grave reato.
Italia, la Camera blocca la legge contro l'omofobia.
E' già la seconda volta che il provvedimento viene affossato.
La Camera per la seconda volta ha fermato la legge contro l'omofobia. Accogliendo le pregiudiziali di costituzionalità sul ddl contro l'omofobia, ha affosssato la proposta. Le pregiudiziali presentate da Udc, Pdl e Lega sono passate con 293 sì, 250 no e 21 astenuti. L'approvazione 'affossa' il disegno di legge che mirava a introdurre l'aggravante di omofobia nei reati penali, sostenuto con forza da Anna Paola Concia, leader del movimento omosessuale. Con Pdl, Lega ed ex Responsabili ha votato l'Udc, che aveva presentato una delle pregiudiziali. Mentre hanno votato contro gli altri partiti di opposizione (Pd, Idv, Fli e Api).

"Oggi la maggior parte del Parlamento - ha denunciato Concia prendendo la parola in aula subito dopo la proclamazione del risultato - ha scelto di stare dalla parte dei violenti e non delle vittime delle violenze e delle discriminazioni....". Ma l'intervento di Concia è stato interrotto per questioni formali dal presidente della Camera Gianfranco Fini: "Capisco il suo stato d'animo e lo spirito del suo interevnto - ha detto, ricordandole che la parola era stata da lei chiesta sull'ordine dei lavori essendosi la Camera già espressa sul merito con il voto - ma sono costretto a interromperla...".
Immediata la reazione di Arcigay, che affida il suo pensiero alle parole del presidente nazionale Paolo Patané. "L'approvazione delle pregiudiziali di costituzionalità è l'ultimo oltraggio che una maggioranza fatta da uomini mediocri e di bassissimo profilo umano, politico e culturale ha voluto consapevolmente rivolgere alle persone lgbt e a tutto il Paese. L'Italia è stata spremuta senza pietà da questi mentecatti senza rispetto per la vita e i diritti della gente. Denunciamo all'Europa e al mondo civile che in Italia esiste un'autentica emergenza democratica e che in questo Paese una legge che tuteli le vittime dell'omofobia è definita dal Parlamento incostituzionale, mentre esponenti di primo piano di questa stessa maggioranza definiscono giuste e condivisibili le idee del mostro Breivik, l'assassino di Utoya", prosegue Patanè. "Questo Parlamento ha tradito la civiltà e la giustizia ed ha deciso di sostenere i violenti. Noi lo denunciamo all'opinione pubblica e chiediamo che l'Unione ci aiuti a fronteggiare questa pericolosissima avanzata di omofobia, xenofobia, razzismoche il Parlamento italiano ha deciso di legittimare ancora una volta, dicendoci di fatto che la violenza deve essere sopportata e che la discriminazione è il metro della convivenza nel nostro Paese".
"Se fossi stato un semplice deputato che può votare e non il presidente, avrei votato convintamente contro le pregiudiziali" di costituzionalità sulla legge contro l'omofobia, ha detto al termine Gianfranco Fini. "D'altrocanto avete visto con quanti voti è passata", ha aggiunto. Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl della Camera: "Noi non abbiamo nessun atteggiamento omofobo e la nostra posizione di fondo è quella di considerare i gay come dei cittadini uguali agli altri e proprio per questo contestiamo ogni trattamento giuridico specifico e differenziato che come tale ammetterebbe e accentuerebbe una diversità, sostanzialmente incostituzionale".
La prima bocciatura avvenne nell'ottobre del 2009, quando Montecitorio approvò le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall'Udc. A maggio scorso, poi, la commissione giustizia bocciò due diversi tentativi di mediazione cui aveva lavorato la deputata del Pd. La pregiudiziale di costituzionalità della Lega, illustrata in aula da Carolina Lussana, afferma che il disegno di legge "offre una protezione privilegiata alla persona offesa in ragione del proprio orientamento sessuale e in particolare discrimina fra chi subisce forme di violenza, perché vi è una tutela rafforzata (sulla base dell'orientamento sessuale, ndr.) Rispetto invece a chi subisce altre forme di violenza".

A illustrare la pregiudiziale dell'Udc è Rocco Buttiglione, che dopo aver citato il caso della "discriminazione positiva" degli Stati Uniti, ha proseguito: "Oggi molti giuristi americani preferirebbero non averlo mai introdotto. Una volta iniziato è difficile fermarlo. Ogni gruppo cerca di far approvare norme particolari e la maggioranza dei cittadini finisce col sentirsi discriminata dalle minoranze, con il risultato di maggiore disintegrazione e non integrazione". Gaetano Pecorella ha esposto, infine, le ragioni del Pdl, presentando una mozione che porta la prima firma di Isabella Bertolini: "La norma - ha detto Pecorella - non è di per sé da rigettare e pone un problema serio che è quello della discriminazione, ma così come è scritta è in contrasto con un principio cardine, quello della parità, e con il principio della chiarezza e della tassatività che deve essere alla base di ogni norma".
Hanno espresso voto a favore delle pregiudiziali gli ex 'responsabili', per bocca di Vincenzo D'Anna, mentre sono intervenuti per annunciare voto contrario Massimo Donadi (Idv), Pino Pisicchio (Api), Flavia Perina (Fli), Francesco Nucara (Repubblicani azionisti) e Dario Franceschini (Pd).
26 luglio 2011
La mappa dei diritti Gay nel mondo
Il 24 luglio, per la prima volta nello stato di New York sono stati celebrati matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ma se una città festeggia le nozze gay, una parte d'America si mostra ostile nei confronti del "diverso"
Domenica mattina a Manhattan. Due donne escono festanti dall'ufficio comunale. Una delle due, Connie Kopolev, su una sedia a rotelle, tiene in mano un certificato, mostrandolo alla folla come se fosse un trofeo. Il braccio destro alzato in segno di vittoria.
Sono Phyllis Siegel, 77 anni, e Connie Kopolev, 85, insieme da 23 anni, la prima coppia a sposarsi nella città di New York, dopo che lo stato ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Nella sola giornata del 24 luglio, 823 coppie hanno celebrato la propria unione, spesso ventennale. Come nel caso di Kitty Lambert e Cheryle Rudd, già nonne di 12 nipoti (il loro matrimonio è stato celebrato allo scoccare della mezzanotte di domenica alle cascate del Niagara, per l'occasione illuminate con i colori dell'arcobaleno).
New York è il sesto stato americano a riconoscere il matrimonio omosessuale (dopo Connecticut, Iowa, Maine, Massachusetts e Vermont). La decisione è arrivata il 24 giugno, con 33 voti a favore e 29 contro, ed è stata accolta come un evento storico. Più di 40 anni fa, proprio nella Grande Mela nacque il movimento di rivendicazione dei diritti glbt (acronimo di gay, lesbian, bisexual, transgender).

Il 28 giugno 1969, la comunità omosessuale si ribellò all'ennesima retata da parte della polizia in un locale gay del Village, lo Stonewall Inn, dando il là a 3 giorni di rivolte e alla nascita di numerose associazioni politiche (pare che tutto sia partito ad una giovane transessuale, Sylvia Rivera, la quale esasperata lanciò una bottiglia in testa ad un agente).
Ai festeggiamenti per i matrimoni, però, non sono mancate le proteste. Mentre centinaia di coppie si sposavano, nel centro di Manhattan, infatti, si è svolta una manifestazione con cartelli e slogan contro i matrimoni gay ("Dio odia i froci" oppure: "Oggi un uomo sposa un altro uomo, domani potrà sposare il suo cane") e la richiesta di indire un referendum sulla questione.

L'approvazione dei matrimoni omosessuali nello stato di New York arriva dopo una lunga battaglia delle organizzazioni glbt che sono riuscite a coinvolgere anche le forze conservatrici del paese. La legge, infatti, è passata grazie al voto repubblicano, come nel caso del senatore Grisanti, il quale ha dichiarato: “Chiedo scusa a chi si sente offeso, ma non posso negare a una persona, a un essere umano, a un contribuente, a un lavoratore, alla gente del mio Stato, di avere gli stessi diritti che io ho con mia moglie”.

Se New York, metropoli multietnica, ha aperto i suoi uffici comunali per celebrare le nozze gay, una parte d'America continua a mostrarsi ostile nei confronti del "diverso". Il 2010, infatti, si è chiuso con una serie di suicidi di adolescenti vittime di bullismo perché considerati gay. La risposta è arrivata con "It gets better" (www.itgetsbetter.org), campagna di sensibilizzazione a cui hanno aderito - oltre al presidente Obama - colossi informatici come Google e Apple.
Nel dicembre 2010, infine, è stata abrogata la cosiddetta legge "don't ask don't tell", introdotta da Clinton nel 1993. Nella campagna elettorale per il suo primo mandato, Clinton si era impegnato ad aprire l'esercito alla comunità glbt, ma in seguito ad una dura opposizione, anche da parte democratica, l'esecutivo aveva trovato una sorta di compromesso: gli omosessuali potevano servire l'esercito fin quando la loro sessualità rimaneva nascosta (da qui "don't ask don't tell", cioè: non chiedere e non dire).
Nel mondo - Mentre sempre più paesi riconoscono le unioni omosessuali (soprattutto quelli sudamericani come Brasile, Messico e Argentina), in Africa (con eccezione del Sudafrica dove i matrimoni omosessuali sono legalizzati da anni) e in quasi tutte le nazioni arabe, l'omosessualità è considerata un crimine, spesso perseguibile con la pena di morte.

In seguito alle pressioni internazionali, in aprile il governo ugandese ha sospeso la legge che prevedeva la pena di morte per gli omosessuali, tramutandola in carcere a vita (ma a quanto riportano le associazioni glbt, nel paese africano il semplice fatto di essere apostrofati come "frocio" o "lesbica" per strada è sufficiente a garantire la morte per pestaggio). Sotto la spinta dei movimenti islamici, anche il governo del Kenia pare abbia intenzione di inasprire le condanne nei confronti delle persone omosessuali.

Da questo punto di vista è abbastanza singolare la posizione dell'Iran. Nella teocrazia figlia della rivoluzione di Khomeini, l'omosessualità (sia maschile che femminile) è punita con il carcere, con le frustrate e in alcuni casi con la pena di morte, mentre la transessualità è del tutto legale. Anzi, l'Iran è il secondo paese al mondo, dopo la Thailandia, in cui si effettuano più operazioni per cambio di sesso. Per giunta lo stato finanzia metà dei costi e garantisce la riassegnazione del sesso sul certificato di nascita.
La leggenda vuole che per 12 anni (dal 1975 al 1987) la transessuale Maryam Khatoon Molkara abbia inviato lettere all'Ayatollah Khomeini per ottenere la benedizione sul cambio di sesso. Una volta tornato dall'esilio, nel 1979 il leader della rivoluzione decise di dare udienza a Maryam. Dopo l'incontro, Khomeini emise una fatwa (una sentenza) in cui benediva la riassegnazione del sesso attraverso l'operazione chirurgica. Nel 1997, Maryam si operò e divenne donna.

Da questo punto di vista, invece, l'Europa è divisa in due blocchi. Da una parte, quella occidentale, con i paesi scandinavi, i primi ad aver legalizzato le unioni di fatto, ed i primi ad aver accolto la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (1992) di eliminare l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali e di considerarla "una variante naturale del comportamento umano".
Dall'altra, l'ex blocco sovietico. La Russia, per esempio, è maglia nera per i diritti glbt. Per il sesto anno consecutivo, le autorità moscovite hanno negato il permesso allo svolgimento del gay pride (la parata in ricordo delle rivolte di Stonewall). Nonostante il divieto, gli attivisti glbt hanno manifestato nella piazza Rossa e il tutto si è trasformato in duri scontri con i fondamentalisti ultraortodossi prima e la polizia dopo, che ha arrestato più di 40 persone.
Intanto, il 17 giugno il Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU ha approvato una risoluzione contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale. La proposta, avanzata in un primo momento dal Sudafrica, è passata con 23 voti a favore, 19 contrari e tre astenuti.

Tra i maggiori sostenitori, gli Stati Uniti e i paesi dell'America del Sud, mentre tra i paesi che hanno votato contro, la Russia e l'Uganda. Il documento impegna le Nazioni Unite a preparare un rapporto dettagliato sui problemi e le sfide che lesbiche, gay, bisessuali e transgender devono affrontare per veder riconosciuti i loro diritti e quali soluzioni potranno essere adottate per la parità.

Forse si tratta di un gesto simbolico, e per qualcuno destinato a “difendere” solo i diritti di una minoranza, ma se si osserva la cartina pubblicata dall’Ilga (International Lesbian & Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, associazione per i diritti glbt riconosciuta dall’ONU), i paesi dove l’omosessualità viene repressa con più veemenza (Iran, Russia, Sudan, per citarne alcuni) sono gli stessi paesi che negano diritti fondamentali, come la libertà di stampa, di espressione, a tutte le persone, a prescindere dall’orientamento sessuale o di genere.
Milena Cannavacciuolo (geo.tesionline.it)
tratto da http://it.peacereporter.net
27 luglio 2011

lunedì 1 agosto 2011

PROFONDO NORD

Vedendo la foto con la faccia da criminale del deficiente che ha spaccato la gamba ad un coetaneo senegalese per il solo fatto di non parlare il dialetto veneto,già si può intuire qualcosa se non tutto del perché abbia agito così.
Nel profondo Veneto razzista(non tutto ma quella zona è così)si arriva adesso a pestare di botte le persone che non capiscono l'idioma localissimo,poichè dubito fortemente che Roberto Zuliani,lo stronzo protagonista dell'aggressione,possa fare un discorso in un italiano semi-corretto.
L'ignoranza del pensiero leghista e razzista attecchisce maggiormente nelle zone dove il degrado sociale accompagna la ricchezza di lavoro e di risorse,anche se ultimamente si è andati peggiorando dal punto di vista economico,e quindi perché non prendersela con l'immigrato che ti ruba il lavoro e la figa visto che il meridionale è stato ampiamente superato nella classifica delle persone con cui prendersela?
Articolo tratto dal Corriere del Veneto,laddove i leghisti si esaltano tanto per i loro successi senza essere consci di vivere ancora nel medioevo.

NEL TREVIGIANO.
Spacca una gamba a un senegalese.
"Parlavo in dialetto e non mi capiva"Vittorio Veneto. Un pregiudicato disoccupato ha così giustificato l'aggressione a un 49enne immigrato. E' stato arrestato per lesioni aggravate.
 
VITTORIO VENETO (Treviso) - «Non parlava in dialetto». Questa la sconcertante spiegazione che un 45enne di Pieve di Soligo avrebbe riferito ai carabinieri di Vittorio Veneto per giustificare l’aggressione ad un senegalese 49enne. La violenta lite è scoppiata venerdì sera nel cuore della città della Vittoria, in piazza Medaglie d’Oro, giusto sul retro del municipio guidato dal leghista Gianantonio Da Re. Secondo la ricostruzione dei militari dell’Arma, erano le 19 quando il pregiudicato e disoccupato Roberto Zuliani avrebbe picchiato l’operaio, arrivando a fratturargli la gamba destra. «Non capiva cosa gli dicevo quando mi esprimevo in veneto», avrebbe ribadito l’aggressore alla pattuglia, mentre la vittima veniva trasportata all’ospedale dove gli è stata stilata una prognosi di trenta giorni. L’esagitato è stato arrestato per lesioni aggravate e denunciato anche per la violazione del divieto di metter piede in un territorio comunale in cui era già stato protagonista di azioni violente.