martedì 31 maggio 2011

MILANO E NAPOLI LIBERE NONOSTANTE LE MINACCE DEL NEODUCE

Ora che pure i risultati del ballottaggio sono stati messi nero su bianco posso azzardare un breve commento che ha portato alla ribalta la pesante sconfitta di Berlusconi e del suo pensiero.
L'analisi prende in considerazione soprattutto le due città più popolose che erano ancora in bilico per la scelta dei candidati sindaco,Napoli e Milano,dove uomini che comunque non sono del Pd,un vendoliano per i milanesi(Pisapia)ed un dipietrista(De Magistris)per i partenopei,hanno stracciato gli avversari.
Naturalmente sapevamo già in partenza che nel caso di sconfitta elettorale il neoduce sarebbe stato saldo alla sua seggiola,e pure la Lega che dice di non essere mai stata attaccata a poltrone se ne sta comoda ai suoi stalli.
Personalmente avevo pensato ma non sperato ovviamente una vittoria della Moratti subito al primo turno ed un ballottaggio a Napoli che si sarebbe deciso sul filo di lana,ma le mie previsioni gaiamente sono state sbagliatissime e meglio così.
Bisogna parlare di alcune pecche,cominciando da Pisapia:leggendo assieme ad amici il Corriere della Sera venerdì in uno dei pochissimi spazi comprati dal candidato della sinistra(quelli della Moratti erano esageratamente tanti ma nulla è valso per il risultato finale)molte firme della borghesia medio alta milanese che tra notai,architertti,bancari,avvocati,imprenditori e manager che proprio stonano con la vocazione proletaria della sinistra dura e pura,quella operaia(senza togliere nulla a chi svolge una professione molto renumerativa:può essere di sinistra negli ideali lo stesso!).
E poi ieri appena dopo la conferma della vittoria le prime parole non le ha spese per gli operai in cassa integrazione,i precari,i carcerati e i detenuti nei lager dello Stato ed i morti sula lavoro(vero),ma per le merde mercenarie colpite ad Herat in un attentato,senza parole proferire sui dodici bimbi ammazzati dai missionari della pace.
Per quello che riguarda De Magistris c'è da mettere di fronte il lato sicuramente anticamorrista e quindi antiberlusconista con quello sbirresco che da sempre ha accomunato lui ed il suo padre putativo Di Pietro.
Per ora non posso far altro che augurare buon lavoro ad entrambi e congratularmi con i popoli milanesi e napoletani che hanno seguito il cuore nel votare e non la televisione e le false promesse che la destra ha messo in campo.
Per finire ecco le fatwhe,vere e proprie minacce del premier magnaccia che afferma che i cittadini delle due città cadute"nelle mani della sinistra"dovranno pentirsi di quello che hanno fatto...rosica che tra non molto ci sono i referendum.
Il berlusconismo è finito. Ha vinto l'indignazione.


Più del clamoroso risultato di Milano, dove perde l'asse Pdl-Lega, è a Napoli che viene spazzato via il "miracolismo" di Berlusconi. Un ciclo si chiude anche se uno nuovo è ancora da costruire.



Probabilmente il decorso sarà ancora lungo, Berlusconi dispone di diversi mezzi per tenere. Ma la sua stagione è finita. Ed è finita a Napoli prima ancora che a Milano, dove pure la sconfitta è netta e colpisce il cuore dell'alleanza tra Pdl e Lega. A Napoli governava il centrosinistra, il Pd è al potere da venti anni e tolta una stagione democristiana in realtà ha governato quella città da più tempo ancora. Lì è nata l'attuale legislatura, quella “del fare”, quella in cui il presidente del Consiglio ha promesso pulizia e risoluzione dei problemi additando la giunta di Rosa Russo Jervolino come unica responsabile del disastro rifiuti. E lì, invece, l'elettorato non solo gli ha voltato le spalle ma non lo è proprio stato a sentire. Ha preferito fidarsi di De Magistris, di un messaggio nuovo, di legalità, di cambiamento, di pulizia morale e di svolta sociale. Il messaggio è chiaro: il berlusconismo non ha più appeal, ha dato tutto quello che poteva dare e i tentativi che si ascoltano in tv di una “rinascita berlusconiana” - Giuliano Ferrara propone primarie subito per eleggere il presidente del Pdl – sono patetici. Di fronte a un'alternativa disponibile, anche al Pd, la scelta è stata chiara. Ed è stata una scelta di cambiamento. Innanzitutto, di cambiamento delle figure dirigenti. C'è una distanza abissale tra chi ha vinto queste elezioni e coloro che commentano i risultati in tv, tra la novità Pisapia o De Magistris e i volti stantii dei vari Bindi, Rutelli o Latorre. Vedremo cosa sapranno fare i nuovi sindaci. Nel 1993 un'altra tornata di amministrative creò una grande speranza e sembrò aprire una nuova fase della politica italiana. Quella speranza è andata in larga parte perduta, si pensi alla fine di Bassolino, di Rutelli o di Leoluca Orlando. La capacità di Pisapia o De Magistris di onorare il mandato ricevuto è tutta da dimostrare e ci sarà tempo per parlarne. Ma è chiaro che questa tornata elettorale il messaggio lo invia in forma chiara: c'è una voglia di cambiamento, di liberarsi di una fase imputridita della vicenda italiana. Alcuni paragoni possono sembrare impropri ma tutto ciò non può non evocare questo “tempo dell'indignazione” che sembra scandire una nuova fase politica. Grandi speranze popolari che in alcune situazioni, vedi il Nordafrica, trovano la forma della rivoluzione come espressione concreta del loro agire, in altre, come in Spagna, si mettono in moto per esigere un futuro, in altre ancora, come l'Italia, utilizzano anche lo strumento elettorale, i candidati che trovano, le vie d'uscita a disposizione per cambiare pagina. Tutto ciò può produrre anche la vittoria al Referendum del 12 e 13 giugno, cosa che è più possibile di quanto sembri anche se è difficile.
Il tempo dell'indignazione offre nuove chances e nuove possibilità all'agire politico. C'è spazio per una nuova partecipazione democratica, per elaborare idee e progetti per una società nuova, ci sono risorse per discutere di un'uscita dalla crisi, anche per una critica più forte al capitalismo.
Il quadro politico sta già pensando a come organizzarsi per il dopo-Berlusconi. Il Pd sta già cercando di costruire la “grande alleanza” aperta al terzo polo e questo suo tentativo costituirà un evidente freno a questa spinta soprattutto se il tentativo dovesse passare per un “governo di emergenza”. E quindi è chiaro che servirebbe una nuova e diversa sinistra. Ma questa è un'altra discussione. Quello che possiamo dire a poche ore dalla chiusura dei seggi è che una fase del paese e che bisogna lavorare a una fase nuova.
Salvatore Cannavò
tratto da www.ilmegafonoquotidiano.it
30 maggio 2011

domenica 29 maggio 2011

MOSSOS D'ESQUADRAS DE PUTA MADRE

Venerdì mattina c'è stata una violentissima repressione da parte degli sbirri della mossos d'esquadras(tipo i nostri celerini specializzati in mazzate)in Plaza Catalunya a Barcellona,con scene che a vederle mi veniva un groppo in gola misto ad un enorme sentimento di rabbia e di odio nei confronti di questa sbirraglia mettendomi nei panni nella gente pestata ma con in mano qualche biglia da tirargli sotto ai caschi oppure una pistola per sparargli in testa.
Perché è quello che io penso sia giusto fare di fronte a scene come queste quando ti vedi dei robocop bardati d'armatura che prendono per i capelli vecchi e giovani,che massacrano a manganellate manifestanti inermi:tante volte si è visto rastrellare gente che faceva resistenza passiva ma venir sfollata prendendole con metodi più umani,solo che questi avevano più fretta o cosa più comprensibile sono sadici sbirri di merda che ridono e picchiano,che gioiscono e godono torturando.
Il link di uno dei tanti video(Repubblica on-line)che circolano in rete è posto alla fine del primo contributo tratto da Indymedia Piemonte mentre la seconda parte è presa da Senza Soste.
Per la cronaca dopo una mattinata di massacri sotto il sole e sotto gli occhi di tutti la piazza è stata riconquistata nel primo pomeriggio dagli indignados che se la sono ripresa sempre con metodi non violenti mentre la feccia in divisa se ne andava sparando ancora verso la folla.

Ultraviolenza poliziesca a Pl.Catalunya.
autore: Camillo Berneri
Sono appena tornato da Pl. Catalunya, dove oggi il governo catalano ha messo in atto la prima operazione di repressione poliziesca su grande scala contro il movimento de Los Indignados di questa città.
Provo a ricostuire la giornata basandomi sulle testimonianze dirette di persone che erano lì, ignorando volutamente gli altri media.
ore 7.30: un ragazzo dentro la piazza avvisa tramite sms una mia amica italiana: sono arrivati i mossos d'esquadra con 4 camion di crumiri della nettezza urbana e con la scusa di pulire hanno circondato la piazza.
ore 9.00: la mia amica C. arriva in piazza proprio nel momento in cui gli spazzini hanno finito di caricare i camion con tutto quello che i manifestanti avevano portato in piazza in questi 11 giorni: cibo, computer, sacchi a pelo, tende, cartelloni; non è chiaro se in quest'occasione vengono detenute 6 persone o se ciò è avvenuto nella seguente azione poliziesca; le notizie che ho al momento dopo aver parlato con gli addetti al pronto soccorso della piazza sono che i 6 sono stati portati al commissario del quartiere di Les Corts, famigerato covo della celere (il governo catalano è stato costretto a metterci telecamere a circuito chiuso per i troppi maltrattamenti denunciati dagli arrestati, braccia spezzate, insulti razzisti, etc.).
ore 13.30 circa: un ragazzo catalano che conosco, A., esce da scuola e sentendo le sirene passa dalla piazza per vedere che sta succedendo: la piazza è completamente circondata dai mossos in assetto "robocop", quelli che sono ancora dentro di essa vengono manganellati e quelli che provano ad aiutarli dall'esterno, pure; un gruppo di ragazzini si siede per terra e alza le mani per resistere non violentemente e vengono picchiati senza ritegno da sbirri sghignazzanti; A. ed altri provano ad aiutarli e nel tafferuglio si becca 2 manganellate alla schiena e al braccio.
ore 14.15: arrivo in piazza, in apparenza sembra tutto normale, gente che canta e suona la chitarra, commisioni che tentano di riorganizzare gli spazi, molti curiosi; parlo al telefono con la mia amica C. e vado a sincerarmi delle condizioni del suo ragazzo che si è arrampicato su un albero e come altri si è costruito una casetta rudimentale con assi e corde prese qua e la; incontro per caso A. che mi racconta cos'è successo un'ora prima e lo accompagno al punto di pronto soccorso autogestito della piazza a prendersi un pò di ghiaccio; un altro ragazzo che è con lui mi racconta di come sono arrivati i mossos in piazza: lanciati a tutta velocità con i cellulari, senza nemmeno scendere hanno cominciato a sparare pallottole di gomma ad altezza d'uomo, aiutati anche da un elicottero che si è abbassato fino all'altezza degli alberi; c'è stata una reazione di auto-difesa improvvisata da parte di alcuni accampati ma i mossos non l'hanno notata e si sono concentrati a devastare tutto e a manganellare principalmente ragazzine inermi e vecchiette; ad un certo punto 5 di loro sono rimasti isolati e sono stati bersagliati con tutto quello che capitava alla mano ma l'elicottero si è abbassato a fare da scudo e gli sbirri si sono ricompattati con i loro colleghi.
Una signora piuttosto anziana è stata manganellata pesantemente davanti a questi ragazzi con cui ho parlato: gli sbirri ridevano come fossero alle giostre.
Il potere ha fatto vedere di che pasta è fatto veramente e le consegne che ha dato ai suoi scagnozzi sono piuttosto chiare: colpire nel mucchio e sopratutto i meno avvezzi a protestare o chi protesta per la prima volta per allontanarli dalle piazze.
Se tutto andrà come a Madrid, non ci riusciranno.
Mentre ero in piazza col ragazzo ferito sono passate tante persone di ogni età e classe a esprimere solidarietà e a chiamare col loro vero nome questi picchiatori in divisa: hijos de puta/ fills de puta.
La scusa dell'operazione di oggi era che domani si gioca la finale di Champions League tra Barcellona e Manchester e si temeva che l'unione di tifosi in festa e manifestanti creasse "disagi" alla città.
Bene, oggi abbiamo visto chi è che veramente crea disagio in questa città e in questo paese, come ovunque, del resto.
Appena posso vi informo di ciò che succede, stasera alle 19 assemblea in piazza.
Stay Tuned!

VIDEO:
Related Link: http://tv.repubblica.it/mondo/c-e-la-champions-la-poliz...f=HRE

La seconda rivoluzione spagnola.

Barcellona, venerdì mattina, ore 7. La polizia interviene con mano dura in Piazza di Catalunya per sgomberarla, arrivano presto le prime notizie di feriti, gambe e teste rotte…

La scusa ufficiale, quella presentata sui media mainstream, è di pulirla per motivi di salubritá. La classe dirigente considera le in piazza sporcizia. Vogliono mandare via tutti, ma un gruppo di alcune centinaia di persone non si muove, rimane seduto pacificamente al centro della piazza. Il cordone della polizia tutto intorno tiene lontano col manganello chi sopraggiunge e permette che il servizio di pulizia inizi la distruzione totale dell’accampamento. Tutto viene caricato alla rinfusa su una decina di camion della spazzatura: tendoni, computer, documenti, vettovaglie e strumenti di cucina, libri della biblioteca, megafoni e materiale audiovisivo, etc. Poco a poco, arrivano altre persone, molte, le forze dell’ordine vengono circondate, tutte le entrate presidiate: una presenza sempre più rumorosa sostiene chi sta al centro, incita alla calma e a non reagire. Migliaia di persone in poche ore circondano la piazza.
Alcuni cercano di bloccare l’uscita dei camion per non permettere di portare via i sogni di quella piazza. Nonostante la resistenza pacifica con un sit-in in mezzo alla strada, la polizia inizia a caricare colpendo alla cieca per creare uno spazio utile al passaggio dei camion. I gas lacrimogeni sono illegali, la polizia non esita a sparare in quantitá proiettili di gomma sulla folla indifesa. Persa la battaglia che voleva impedire l’uscita dei camion, qualcuno inizia a rinforzare l’anello attorno alla piazza. Un cordone di polizia circonda il gruppo che sta al centro, mentre impedisce l’entrata di quelli che stanno attorno. La tensione sale cosi come la pressione da fuori sul cordone di polizia. Sempre più persone giungono in piazza.
Finalmente, dopo sei ore di resistenza, il cordone viene rotto e i manifestanti entrano esultanti nella piazza. La polizia si ritira ma riprende a sparare sulla folla. Molti pensano che gli agenti sparino per aprirsi un varco e proteggere la ritirata, ma ci si rende subito conto che, già fuori dalla piazza, camionette arrivavano a tutta velocità sulla folla dall’esterno, aprono gli sportelli e sparano per poi ritirarsi: una signora anziana si mette a fronteggiare una camionetta, tutta la folla l’ha protegge. A ogni incursione la gente avanza senza violenza, con le mani aperte in alto. Verso l’una, sotto il sole cocente, stanchissime ma felici, migliaia di persone festeggiano al centro della piazza al grido «É ancora nostra!».

Qualcosa di mai visto.

Se pensiamo che i manifestanti hanno ripreso la piazza senza l’uso della violenza, potremmo dire che é successo qualcosa di mai visto negli ultimi decenni di storia catalana. Per trovare un evento simile dovremmo tornare indietro fino alla Rivoluzione spagnola del 1936. La memoria storica di quegli eventi é senza dubbio viva tra gli indignados. Allora si trattava di una rivoluzione con una base ideologica nell’anarcosindacalismo, nel comunismo libertario e nel marxismo rivoluzionario. C’erano gruppi organizzati come il Poum [Partito Operario di Unificazione Marxista], la Cnt [Confederazione Nazionale del Lavoro], il Psoe [Partito Socialista Operaio Spagnolo] e la Ugt Unione Generale dei Lavoratori]. Oggi gli indignados non hanno ideologie facilmente etichettabili e non appartengono a gruppi organizzati. Addirittura si oppongono alla legittimitá di alcuni di quei gruppi storici, ormai totalmente degradati [il Psoe é al governo e la Ugt é uno dei sindacati maggioritari]. «Rivendichiamo un cambiamento profondo del sistema politico, sociale ed economico – spiegano – Vogliamo giustizia e la vogliamo adesso!».

Chi sono e cose vogliono gli indignados?
Sono domande complesse alle quali é difficile rispondere. Senza dubbio molti sono giovani [studenti, precari e disoccupati] insoddisfatti del presente e preoccupati per il loro futuro. Sarebbe peró un errore ridurre il tutto a questioni materiali, il lavoro o la casa. C’é molto di piú. Lo slogan «gioventu senza futuro» esprime un malessere emotivo generalizzato, che é cresciuto nelle pance seppur piene. Da un lato la quotidianitá, con le insicurezze e la paura, dall’altro le questioni sociali, con la crisi multidimensionale e l’inadeguattezza dell’ordinamento politico e la sua classe dirigente.
Possiamo fare un parallelismo con i grillini? A differenza dei grillini, gli indignados non hanno un leader e si sono fortemente opposti a far emergere una nuovo soggetto politico. Il movimento inizió con lo slogan «Democrazia reale adesso!» e ha mantenuto la coerenza attraverso l’organizzazione assemblearia con partecipazione diretta ed orizzontale. Tuttavia gli interventi nelle assemblee di questi giorni hanno mostrato l’etereogenitá di chi partecipa. A parte le diversitá delle tematiche di interesse degli indignatos, si possono identificare due posizioni differenti. La prima é la riformista, condivisa sopratutto da chi é piú vergine di mobilizzazioni; la seconda é radicale e propone cambiamenti strutturali. Per esempio, la prima é favorevole a esigere ai politici delle riforme sui temi del lavoro, l’educazione o la sanitá, mentre la seconda rifiuta il dialogo con i politici per la loro illeggitimitá ed appoggia l’auto-organizzazione. Ad ogni modo i punti in comune sono tanti e sufficienti per mantenere compatto il movimento.
In primo luogo, tutti sono insoddisfatti della classe politica per la sua distanza dalle persone comuni, per la corruzione e per la gestione delle crisi economica. L’indignazione viene dalla sensazione che con la scusa della crisi economica, si stia smantellando lo stato sociale tanto per le riforme sul lavoro e le pensioni, quanto per i tagli alla sanitá ed educazione. Perdipiú il sistema finanziario invece di essere giudicato per le sue resposanbilitá, é stato salvato senza condizioni con ingenti flussi di denaro pubblico e le banche hanno incrementato i loro utili proprio con la crisi. Questa volta la tradizionale terapia shock per introdurre le riforme neoliberali ha fallito nel suo tentativo di schivare la resistenza popolare. «Abbiamo perso la paura», si legge su un cartello.
Una mobilitazione, insomma, che numericamente va molto al di lá da quelle usuali dei movimenti sociali organizzati [centri sociali, femministe, ecologisti, anarchici,...], ma che ha beneficiato di quanto quei movimenti hanno offerto. Per prima cosa il «know-how» nell’auto-organizzarsi [come moderare un'assemblea o preparare una cucina in tre giorni]. Se non ci fosse stato un bagaglio di esperienza che era stata aquisita negli anni, in piccoli gruppi, sarebbe stato impossibile farlo per migliaia di persone in cosí poco tempo. In secondo luogo la conoscenza sui vari temi é profonda grazie alle lotte degli ultimi anni che hanno permesso identificare con chiarezza le rivendicazioni.
Mancano due giorni perché il movimento compia le due settimane. I livelli di organizzazione raggiunti fino a ieri erano incredibili. Le piante dell’orto potevano crescere rigogliose ed orgogliose. I pannelli solari avevano sostituito i generatori per la produzione di elettricitá. C’era anche un gruppo di poeti che pedalava a turno per generare l’energia che amplificava la loro voce. La commissione della cucina offriva regolarmente pasti completi e gratis ad orari prestabiliti. La commissione di infrastruttura aveva organizzato un’accampamento completo, con servizi igenici, sala studio, biblioteca, tende per proteggersi dal sole, tra le tante cose. La commissione internazionale manteneva i contatti con altri paesi traducendo nelle diverse lingue i comunicati che escono ed arrivano alla piazza. Durante un’assemblea era stato anche letto un comunicato in Urdu [lingua dei musulmani di India e Pakistan] per spiegare ai lateros, che storicamente vendono lattine di birra per strada, che cosa stava succedendo nella piazza, invitarli a rispettarla, a vendere acqua o rinfreschi. Le commissioni informazione e diffusione si erano occupate di far uscire il messaggio della piazza e costruire alleanze con altri collettivi in lotta, come i lavoratori licenziati dalle fabbriche o dai settori pubblici dell’educazione e sanitá. La commissione azioni e attivitá offriva un nutrito programma di azioni dirette e pacifiche fuori dalla piazza come varie attivitá interne [dalle conferenze ai concerti]. La commissione contenuti, forse la piú numerosa, era composta da oltre dieci gruppi tematici che lavoravano intensamente per produrre conoscenza ed elaborare proposte politiche. Infine la inter-commissioni si occupava di far fluire l’informazione e coordinare le attivitá.
Per una mezza giornata questa normalitá auto-organizzata é stata distrutta dall’intervento della polizia. Le migliaia di persone che hanno riconquistato le piazza stanno lavorando per ricostruirla. Nessuno pensa che distruggendo una tenda o un accampamento intero, possano spegnere il fuoco che brucia dentro. Senza paura, si ricomincia da capo.
E’ venerdì notte: in questo momento la piazza è stracolma, non è mai stata così piena finora. In poche ore si sta riorganizzando tutto, ognuno porta qualcosa, la cucina ricomincia a funzionare, dal mercato della boucheria i commercianti offrono cibo alla piazza, ci telefonano dalla Porta del sol di Madrid e il grido della loro piazza è che «Barcellona non è sola». Molti invitano i giovani e gli indignati di tutta Europa ad unirsi, a manifestare.

Dopo Madrid e Barcellona, Atene?

Per il terzo giorno consecutivo migliaia di persone stanno occupando le piazze di diverse cittá in Grecia. Ad Atene si sono riunite 100.000 persone, nonostante la pioggia. Non si sono viste né bandiere, né atti di violenza. Chiaramente s’é alzato un vento, forte e inarrestabile, dal Nord Africa che sta arrivando in tutta Europa attraverso i suoi porti del sud, la Spagna e la Grecia. L’Italia non puó mancare.
L’elicottero della polizia sorvola minaccioso le nostre teste mentre la gente torna a ri-organizzarsi nelle commissioni. Hanno calpestato le piante dell’orto comunitario, «ma noi, come quelle piante – dicono alcuni ragazzi – torneremo a crescere per raccogliere i frutti dei nostri sogni. Vi invitiamo tanto a sognare come a seminare, cosi da poter arrivare assieme al raccolto. Juntas podemos! Insieme possiamo!».

Cristian Bettini e Federico Demaria

[Uno degli autori di questo articolo scritto per Carta, Federico Demaria, è tra le oltre cento persone rimaste ferite dalle cariche della polizia venerdì 27 maggio a Barcellona]

sabato 28 maggio 2011

MLADIC?UN GENOCIDA...PORCHEZIO?UN RELITTO UMANO

Non tutti i notiziari e quotidiani hanno dato grande rilievo all'arresto del boia di Srebrenica Ratko Mladic,responsabile di qualche migliaia di omicidi(stando bassi con le cifre),di tortura,genocidio,stupro e molte altre nefandezze.
Nel senso che ieri mattina durante(per citare quello che ho visto)le brevi notizie del tg5 del mattino in rotazione ogni quarto d'ora si è parlato di G8,Berlusconi che spara a zero sui giudici e sull'Italia intera,ballottaggi(ovvero incendio nella sede di Lettieri),il delitto di Avetrana e Bolt che vince i 100 metri:solo nella rassegna stampa si cita l'arresto dell'ex comandante serbo nei quotidiani più rappresentativi del paese(e quindi senza riferimenti in prima pagina di Libero e Il Giornale,e che lo dico a fare!).
La cronaca del dopo arresto e dei successivi passi per la condanna del boia Mladic(fateci caso che quando arrestano un mafioso,un criminale di guerra o un evasore fiscale si autodefiniscono tutti quasi in punto di morte!)è tratta nel primo contributo di"Repubblica on line"mentra la breve biografia successiva è dell'agenzia multimediale italiana(Ami),anche se qualcuno trasformerà la verosimile condanna al tribunale dell'Aja in un martirio.
Ed è il caso dell'europarlamentare Porchezio che oltre sputare nel piatto dove mangia dicendo di non aver fiducia nel sovracitato tribunale che giudica i criminali di guerra aggiunge che Mladic per lui è un patriota che aveva tentato di fermare l'invasione musulmana in Europa.
Precisando che la maggior parte degli italiani considera Porchezio un idiota e relitto umano per non offendere più di tanto un fascista con problemi di socialità molto gravi,questo grasso maiale padano(foto terminale tratta da http://xenopuslaevisfan.deviantart.com/art/Porchezio-191621485) deve sempre stare attento dove viaggia poiché gli incontri in piazze,vagoni di treni e strade e stradine possono essere sempre ricche di sorprese per i nazileghisti come lui.

L'ARRESTO.Mladic, "Può essere trasferito all'Aja".

Borghezio (Lega): "E' un patriota"I familiari visitano l'ex generale: "Sta male, ha bisogno di un ricovero". Secondo indiscrezioni sarebbe malato di cancro. Ma il giudice di Belgrado conferma il trasferimento alla Corte penale Internazionale. Intanto Frattini apre: "Ora la Serbia più vicina alla Ue"

La prima foto diffusa dai giornali serbi dopo il suo arresto 1 mostra un Ratko Mladic diverso dagli scatti diffusi dai media nei 16 anni di latitanza. L'ex generale accusato del massacro di Srebrenica appare oggi con il volto stanco e quasi impaurito 2. Un'altra persona rispetto a quella dallo sguardo fiero e impassibile vista nelle immagini circolate fino ad ora. Malgrado le denunce dei familiari però, secondo cui Mladic sarebbe in gravi condizioni di salute, il giudice del tribunale di Belgrado ha rotto gli indugi e annunciato che l'ex generale potrà essere trasferito alla Corte Penale Internazionale dell'Aja.

La moglie: "Sta male, ricoveratelo". In mattinata, la moglie, in visita insieme al figlio Darko, aveva chiesto l'immediato ricovero del marito e la possibilità di farlo visitare da un'equipe di medici russi. Secondo voci che circolano negli ambienti giudiziari di Sarajevo l'uomo soffrirebbe di cancro allo stadio avanzato. Indiscrezioni però che fino ad ora non hanno trovato alcun riscontro.

Frattini: "Ora la Serbia più vicina alla Ue". Intanto, intervendo a margine di un convegno, il ministro Franco Frattini ha accolto molto positivamente l'arresto del generale ricercato, sottolineando che la cattura di Ratko Mladic conduce "certamente la Serbia alla porta dell'Ue" e ha auspicato che "entro quest'anno" le sia riconosciuto lo status di Paese candidato".

Nato: "Cattura Mladic avvertimento per tutti". Soddisfazione espressa anche dalla Nato, che ha parlato attraverso la portavoce Oana Lungescu: "Il messaggio che arriva da questo arresto è che a livello internazionale viene sempre fatta giustizia. Quello che è accaduto a Mladic è un avvertimento per tutti coloro che continuano ad attaccare i civili". Per la Lungescu si tratta di un arresto che "pone fine a uno dei capitoli più neri e sanguinosi della storia europea e accelera il processo dell'integrazione euroatlantica". Paragonando l'intervento della Nato in Bosnia e quello attualmente in corso in Libia, Lungescu ha sottolineato che "nel secondo caso le forze alleate hanno reagito meglio di quanto accadde negli anni 90. Per avviare quella operazione ci vollero mesi, qui invece sono bastati pochi giorni. Per noi la tempestività significa efficacia".

Russia: "Processo sia imparziale". Sull'arresto del generale è intervenuto anche il ministero degli Esteri russo, paese tradizionalmente alleato della Serbia "Contiamo - ha fatto sapere il ministero - che il futuro processo a Ratko Mladic sarà giusto e imparziale, e non sarà usato al fine di allungare in modo artificioso le attività del tribunale penale internazionale per l'ex jugoslavia".

La stampa serba. 'Questo è Mladic', titola a caratteri cubitali il popolare Kurir, che al pari degli altri giornali pubblica la foto del Mladic di oggi accanto a quella di quando era nel pieno delle forze a capo delle truppe serbo-bosniache durante il conflitto armato in Bosnia. Mladic, scrive Kurir, è "fortemente invecchiato e cammina con difficoltà. Parla male e si confonde su quello che dice, un braccio è semiparalizzato. Un vicino lo ha aiutato a vestirsi prima che la polizia lo portasse via. Non ha opposto resistenza. si è limitato a dire: io sono Ratko Mladic", scrive Kurir. "Hanno arrestato un uomo morto" è il titolo in grande in prima dell'altro quotidiano popolare Alo, che come gli altri ha la foto di Mladic in divisa da generale negli anni novanta e quella di oggi, dimagrito, pallido, con il cappellino da baseball blu, lo sguardo verso l'alto e l'aspetto non del tutto in salute. Secondo Blic, che ha anch'esso in prima le due foto dell'ex generale a confronto, ai medici Mladic avrebbe detto di non temere per un suo possibile suicidio: "Non abbiate paura, Mladic non se la prenderà con Mladic", avrebbe detto il criminale di guerra.

Borghezio: "Un vero patriota". "Non ho visto le prove, i patrioti sono patrioti e per me Mladic è un patriota. Quelle che gli rivolgono sono accuse politiche". L'europarlamentare della Lega, Mario Borghezio si schiera apertamente a sostegno dell'ex generale, parlando ai microfoni de la Zanzara, su Radio24. "Sarebbe bene fare un processo equo, ma del Tribunale dell'Aja ho una fiducia di poco superiore allo zero" , dice ancora Borghezio. "I Serbi avrebbero potuto fermare l'avanzata islamica in Europa, ma non li hanno lasciati fare. E sto parlando di tutti i Serbi, compreso Mladic. Io comunque - assicura - andrò certamente a trovarlo, ovunque si troverà".
15 anni di latitanza,finalmente arrestato il boia di Srebrenica, Ratko Mladic.

La sua cattura potrebbe rappresentare una svolta per il cammino europeo di Belgrado, così come per la giustizia internazionale.

La polizia serba ha arrestato Ratko Mladic, l'ex capo militare dei serbi di Bosnia latitante dal 1996 e ricercato per genocidio e crimini contro l'umanità. Ideatore dello stupro etnico come arma da guerra, si è reso colpevole di due milioni e mezzo di persone cacciate dalle loro terre e dalle loro case. La notizia dell'arresto di un uomo, Milorad Komadic «fisicamente simile a Mladic» era è stata data inizialmente da una fonte del ministero degli Interni che aveva preferito mantenere l'anonimato e annunciato di essere in attesa dell'esito del test del Dna. Che l'uomo fosse sotto falsa identità e che si trattasse invece del "boia di Srebrenica" è stato confermato poco dopo da un amico di famiglia, che ha aggiunto: «Mladic si trova nel quartier generale del Bia (i servizi segreti con sede a Belgrado) ed è stato preso in Serbia». Il presidente serbo Boris Tadic sta parlando in una conferenza stampa.
Genocidio e crimini contro l'umanità.

Contro Ratko Mladic, così come contro Radovan Karadzic e l'ex capo politico dei serbi di Croazia Goran Hadzic, il Tribunale penale delle Nazioni unite (Tpi) ha formalizzato, nel luglio e nel novembre 1995, due atti di accusa per genocidio e crimini contro l'umanità. Nel 1996, il Tpi emette contro i due un mandato di cattura internazionale.
L'odio per i croati e i musulmani.

Ufficiale dell'esercito serbo-bosniaco, uomo duro e spietato, non si è fermato di fronte a vittime inermi. Fu lui a guidare i reparti d'attacco a Srebrenica. La sua vita è segnata dalla violenza. Aveva appena due anni quando il padre viene ucciso dagli ustascia croati, alleati dei nazifascisti. La morte del padre lo segna per sempre, al punto da fargli odiare per tutta la vita sia i croati che i musulmani. Quando esplode la guerra con la Croazia nel 1991, Mladic con il grado di colonnello assume il comando delle unità dell'esercito federale jugoslavo a Knin, che diventa di lì a poco la capitale dei secessionisti serbi di Croazia.
Bombardamenti, pulizia e stupro etnico.

Di quel periodo si ricordano i pesanti bombardamenti che Mladic ordinò su Zara dalla montagna che sovrasta la città, tattica che viene poi perfezionata con gli assedi di Sarajevo, Gorazde, Bihac, Srebrenica nella successiva guerra in Bosnia. Mladic diventa il comandante dell'esercito dell'autoproclamata Repubblica Serba di Bosnia. In sei mesi di guerra Mladic conquista il 70% del territorio della Bosnia, avendo a disposizione la potenza militare dell'Armata popolare jugoslava (Jna) contro bosniaci e croati disarmati e inesperti. I suoi uomini attuano una brutale pulizia etnica (due milioni e mezzo di persone cacciate dalle loro terre e dalle loro case) in nome della Grande Serbia. Con lui tornano in Europa i campi di concentramento nei quali migliaia di prigionieri vengono picchiati, torturati, affamati e uccisi. I suoi uomini praticano lo stupro etnico come arma di guerra.

Vive in clandestinità.

Nel novembre del 1996 Mladic viene destituito dal comando dell'esercito serbo bosniaco ma continua a vivere tranquillamente tra Bosnia e Serbia, protetto dall'esercito dei suoi ex subordinati bosniaci e da quell'esercito jugoslavo di cui ha sempre fatto parte. Protezioni che dureranno anche dopo la caduta del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, nell'ottobre 2000, almeno fino a tutto il 2001. Dal 2002, deve iniziare a nascondersi con maggiore prudenza, ma può sempre contare su una rete di appoggio clandestina di militari, ex militari e civili nazionalisti.
Il suidicio della figlia.

Tra le vittime della guerra in Bosnia vi è stata anche l'unica figlia di Mladic Ana, che a 23 anni, nel 1994, si suicida a Belgrado. Secondo alcuni per quello che il padre stava facendo in Bosnia, secondo altri per la morte del suo fidanzato che Mladic, per allontanarlo da lei, aveva mandato al fronte. Mladic, 69 anni, era uno dei due ultimi criminali di guerra serbi ancora latitanti e richiesti dal Tribunale penale internazionale dell'Aja. L'altro è Goran Hadzic, ex capo politico dei serbi di Croazia. Ma la latitanza del boia di Srebrenica è terminata oggi.

giovedì 26 maggio 2011

LA RACCONTERANNO GIUSTA?

Un eccesso di democrazia(!?...e lo spiego meglio dopo)mi ha fatto scrivere questo articolo per segnalare un fatto che riguarda solo dei membri di un partito politico,anzi di un movimento poiché i seguaci di Beppe Grillo ed il relativo Movimento 5 stelle è nato proprio per contrastare l'abbruttimento degli ultimi anni della politica intesa come giochi di poteri nati dal partitismo.
A Bolzano non più tardi di due mesi fà due consiglieri comunali appartenenti a quel movimento sono usciti per protesta assieme ai consiglieri della destra perché la maggioranza aveva rifiutato l'iscrizione alle associazioni culturali di Casa Italia,costola di Ca$$a Puond,movimento come ben si sa di estrema destra.
Ritorno a quel concetto di democrazia di cui sopra,in quanto certa gente non può venire considerata umana per via di quello a cui la propria ideologia si ispira,ovvero al nazifascismo,che con la democrazia non ha niente a che vedere.
Diversi commenti si sono susseguiti e se considerare questi"bravi ragazzi"degni solamente di avere osato chiedere la parola durante un consiglio comunale di una qualsiasi parte d'Italia allora sono fortemente antidemocratico io!
Del resto ai tempi espressi la mia personale opinione su Beppe Grillo(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/07/entomologia-politica.html) e grazie ad alcune dichiarazioni come la seconda proposta oggi(tratta dahttp://pollicino.blogosfere.it/2007/10/beppe-grillo-e-i-rom.html) che sembra sia stata fatta da Borghezio,viene a pensare che il comico genovese sia un nostalgico del ventennio e molto più,d'altronde molti sono concordi a dire che molti grillini siano antisinistra e che molti siano dei delusi della Lega.
Mentre il primo contributo è di Indymedia Piemonte concludo dicendo che naturalmente la maggior parte dei simpatizzanti del Movimento 5 stelle siano molto meglio di Pdl e Pd,ma attenti a non scendere nel ridicolo su certe questioni,perché un comico in parlamento ce l'abbiamo già,basta e avanza ed anzi sarebbe ora di ricacciarlo nel circo di provenienza(con le sbarre).
Lista grilllo bolzano supporta casa pound.

Volevo segnalare il comportamento della lista civica 5 Stelle - Beppe Grillo di Bolzano.
Di fronte al rifiuto della maggioranza comunale di iscrivere all'albo delle associazioni culturali l'associazione "Casa Italia" legata a Casa Pound Italia,i 2 consiglieri comunali eletti nella lista Grillo sono usciti dall'aula
consigliare assieme a tutta l'opposizione di destra.

Nel sito di uno dei due consiglieri, la motivazione del comportamento.
http://claudiovedovelli.wordpress.com/2011/04/01/%e2%80%9c-siete-andati-tutti-
fuori-tema%e2%80%9d/

Un saluto
Related Link: http://claudiovedovelli.wordpress.com/2011/04/01/%e2%80...utti-
Beppe Grillo e i rom.

"Un Paese non può vivere al di sopra dei propri mezzi. Un Paese non può scaricare sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia".

Poi un pò più in giù alla fine:
"Una volta i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati".
Pubblico parte di una delle tante mail. E via la mail... (Dal post I confini sconsacrati di Beppe Grillo).
Vi confesso di averlo letto diverse volte, poi ho guardato i commenti, davvero tanti, penso che sia uno dei post più commentati.
Immanginateli i commenti, ci sono i grillini di destra e quelli di sinistra, diversi commenti che a me paiono sensati.
Sono rimasto sinceramente male, ma con Grillo non è la prima volta, solo che mi domando perchè abbia voluto fare un post come questo, poche righe con un taglio di disinformazione totale.
L'equazione Rom=rumeni è storicamente e culturalmente sbagliata, i Rom sono una popolazione nomade che ha subito altrettante persecuzioni quante gli ebrei, sono in giro per l'Europa da decine di anni, di certo non dopo l'entrata della Romania.
I sacri confini della patria? Roba da trasecolare neanche Fini riesce a pronunciare simili stupidaggini, davvero Borghezio mi sembra un signore e Bossi un professore di interculturalità.
Qualcuno dice Grillo ha scoperchiato una pentola bollente, ma davvero? Strano a me sembra che tutte le televisioni e la blogosfera non da meno, hanno parlato tutta l'estate di Rom e Rumeni. Ricordate la zingara che in Sicilia avrebbe rubato una bimba, una delle ultime bufale.
Usare toni di questo tipo è equivalente al buon Mastella che si inventa una minaccia terroristica su misura.
Mi dispiace perchè con questo Grillo sembra avallare i commenti di Scalfari sulla deriva della politica e sull'avvento dell'antipolitica.
Spero che sia uno scivolone ma per favore rialzati.

mercoledì 25 maggio 2011

DI CANIO A TESTA IN GIU'

Degno rappresentante di un neurodelirio il pezzo di merda fascista Paolo Di Canio è tornato alla ribalta mediatica non per un suo altro saluto romano ma per la durissima reazione di protesta degli sponsor della squadra dello Swindon Town,società inglese che dovrebbe avere alla sua corte l'allenatore ex Lazio.
L'articolo tratto da"Virgilio sport"narra la vicenda che vede oltre alla rescissione della partecipazione attiva di uno dei partner finanziari,il sindacato Gmb,il dissenso da parte della popolazione di questa cittadina a 130 chilometri da Londra.
Questo stronzo di Di Canio,che lo sa la Madonna ha militato nella Ternana,nel Celtic e nel West Ham,oltre che a far vedere nuovamente la sua faccia di merda in programmi sportivi della piattaforma Mediaset,un giorno dichiarò di essere fascista ma non razzista,un poco come dire che ad un anarchico va benissimo vivere in una monarchia.
E poi fu più volte difeso dal neoduce che lo definì "Un ragazzo per bene,non è un fascista.Lo fa solo per i tifosi,non per cattiveria.Un bravo ragazzo,ma un pò esibizionista",soprattutto nelle vicende dei suoi saluti alla tifoseria laziale tipo dopo il derby,a Siena e Livorno,multato di soli 10000 Euro da parte della Federazione,mentre il buon Riccardone Zampagna ebbe lo stesso trattamento(più ammonizione)per aver mostrato il pugno chiuso ai tifosi livornesi quando militava nelle file del Messina!
E' vero,persone come Zampagna non sarebbero nemmeno da mettere nella stessa frase assieme ad un fascista come il cojone di Quarticciolo ma l'equità della punizione è veramente vomitevole(anche il solo fatto di ritenere passibile di ammenda il saluto dei compagni!).

Swindon Town contro Paolo Di Canio: "Via i fascisti dal club"L'ex laziale è il nuovo manager della squadra, ma la comunità locale è in rivolta.
"I fascisti non li vogliamo". Così la cittadina di Swindon, a 130 chilometri da Londra, sta facendo la guerra a Paolo Di Canio. L’ex laziale è stato ingaggiato come allenatore dal Swindon Town, club che milita in League One, ovvero la terza divisione inglese. Ma gli sponsor locali non l’hanno presa bene. E uno ha deciso di rescindere il contratto con la squadra. Il sindacato Gmb ha tagliato il finanziamento di 4.000 sterline che ogni stagione versava per sostenere il club locale.

La ragione della decisione non è un mistero: Di Canio è dichiaratamente fascista e non avrà i nostri soldi, è il pensiero di Gmb, che raccoglie circa 600.000 iscritti. "Abbiamo deciso di fermare la sponsorizzazione perché siamo un sindacato di lavoratori, non possiamo avere una relazione finanziaria con una squadra allenata da un fascista - ha spiegato al Daily Mail uno dei segretari, Andy Newman - Non abbiamo scelta. Purtroppo non c’è via di uscita".

La cittadina, pur avendo oggi un consiglio comunale a maggioranza conservatrice, ha una lunga tradizione operaia grazie all’arrivo della ferrovia intorno al 1840. Vedere un simpatizzante di Mussolini in panchina deve essere un sacrilegio. Nessuno dimentica la faccia rabbiosa e i denti digrignati di Di Canio mentre fa il saluto fascista verso i tifosi dopo il derby romano del gennaio 2005 (vinto dalla Lazio). E pensare che in Inghilterra, dove nonostante tutto è molto amato, aveva persino vinto il premio Fair Play della Fifa nel 2000. La presentazione ufficiale è attesa per lunedì. Se sarà rimandata nessuno si chiederà il perché.

martedì 24 maggio 2011

ELEZIONI AMMINISTRATIVE SPAGNOLE

Le elezioni amministrative svoltesi in Spagna hanno visto un crollo del Psoe(partito socialista operaio spagnolo)ed un redivivo PP(partito popolare)che vince nettamente portando a se quasi tutte le regioni dello stato iberico.
La politica di Zapatero paga la crisi economica spagnola ed europea oltre ad alcune scelte prettamente politiche a scapito della destra in quello che sembra sempre più un voto di protesta che un vero e proprio cambio di rotta in previsione delle elezioni politiche del 20102.
Inoltre la protesta degli indignados delle ultime settimane ha sempre più eco nelle notizie dei telegiornali,tant'è che questa forma di dissenso potrebbe essere esportata pure in altre nazioni.
Al di fuori dal coro ecco che in Euskal Herria si è avuto il botto da parte di Bildu,che anche se ha sempre addosso la spada di Damocle sulla testa per via delle illegalizzazioni che spuntano come funghi nei paesi baschi(uno dei motivi della sconfitta del Psoe),ha ottenuto un risultato storico.
Per vedere le tabelle di queste elezioni rimando al link cui ho attinto per il successivo contributo(Senza Soste):http://www.senzasoste.it/internazionale/elezioni-spagnole-stravince-la-destra-ovunque-nel-paese-basco-exploit-storico-della-sinistra-indipendentista mentre per le vicende che ormai da più di dieci anni vede legato indissolubilmente il Psoe con Zapatero rimando a Wikipedia:http://it.wikipedia.org/wiki/Zapatero dove oltre al profilo del leader(per non molto)del partito spagnolo vi è un resoconto del Psoe in questi ultimi anni,molte cose positive e altre non certo passabili,degne di un Aznar!
Per ultimo il freddo,anzi inesistente commento della politica della destra italiana,che per i comodi propri non può certo appoggiare la richiesta del PP di elezioni anticipate visto le vicende nostrane.

Elezioni spagnole, stravince la destra ovunque. Nel Paese Basco exploit storico della sinistra indipendentista.
Crollo verticale del PSOE alle elezioni amministrative e regionali. Il partito di Zapatero ottiene oltre due milioni di voti in meno rispetto al PP, una differenza in termini percentuali di quasi il 10%. Solo briciole per le altre coalizioni, con Izquierda Unida che non va oltre il 6%.

La destra vince ovunque tranne che nelle Asturie, regione tradizionalmente operaia. Ottiene la maggioranza assoluta a Madrid e persino il municipio di Siviglia, città da sempre in mano al PSOE. I socialisti perdono complessivamente qualcosa come 9mila consiglieri comunali in meno rispetto alle precedenti elezioni.

I nazionalisti conservatori di CiU conquistano per la prima volta la Catalogna. Un dato-shock ma in linea con l'involuzione che ha visto protagonista Barcellona negli ultimi anni: finisce l'era socialista, che ha distrutto la città riducendo al minimo ogni aspetto della vita sociale e vince la destra che governerà in linea di continuità con lo slogan "ordine e progresso".

Malgrado il trionfo del PP segnaliamo a Madrid l'ottimo e inaspettato risultato di Izquierda Unida, la coalizione di comunisti e verdi, che prende il 10%.

Continua intanto nella centralissima Puerta del Sol il presidio permanente de Los Indignados, a cui sembra generalmente importare ben poco dei risultati elettorali, convinti (a ragione) che PP e PSOE altro non siano che due facce della stessa medaglia.

Un discorso a parte lo merita il Paese Basco dove emerge il clamoroso exploit della sinistra indipendentista, ripresentatasi alle elezioni dopo anni di assenza forzata per le ben note vicende legate all'illegalizzazione. Presentatasi con la coalizione Bildu insieme ai socialdemocratici indipendentisti di EA e ad Alternatiba (i fuoriusciti di Izquierda Unida), ha ottenuto uno storico 22%, un punto percentuale in meno del PNV, i nazionalisti conservatori. Bildu è anche la forza che ottiene il maggior numero di consiglieri (1100, un risultato incredibile), risultando essere la più votata in decina di comuni (tra cui quello di San Sebastiàn) e conquistando in alcuni di essi la maggioranza assoluta

Viene premiata quindi dal proprio elettorato di riferimento la rinuncia di ETA alla lotta armata. Storicamente la formazione abertzale ha sempre ottenuto i milgiori successi elettorali in concomitanza della tregua, ma mai, nemmeno negli anni d'oro di Herri Batasuna, aveva preso così tanti voti come oggi. (red.)

23 maggio 2011

lunedì 23 maggio 2011

VERSO LA GUERRA GLOBALE

Per corretta informazione prima di affrontare un argomento che nei prossimi mesi ed anni avrà un ruolo primario nella cronaca internazionale che è quello della guerra globale è meglio dare una piccola base fornendo alcune informazioni come quella fornita dal piccolo contributo odierno tratto da Indymedia Lombardia e da un paio di vecchi post(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/10/il-perche-siamo-in-afghanistan-fare-la.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/07/tutte-le-ricchezze-afgane-che-fanno.html).
In poche parole ora che il"demonio"Bin Laden è stato ucciso la macchina di guerra e morte statunitense muove i suoi ingranaggi su altri obiettivi,tutti gli altri"stati canaglia"tipo Iran,Siria e Corea del Nord in primis,
per non far cadere nel nulla tutti gli interessi economici che una guerra porta,dal traffico di armi e stupefacenti al controllo economico e sociale fino allo sfruttamento delle persone e delle risorse naturali di una nazione sottomessa.
Al Qaeda non si ferma o almeno i massmedia ci dicono questo:tale organizzazione nata dalla Cia e ora combattuta da tutto l'occidente in quella che è un proseguimento delle prime crociate di mille anni fa nel nome della supremazia di un credo religioso su un altro,dapprima fece comodo ai servizi d'intelligence Usa che foraggiarono di soldi e armi i talebani per poi ritrovarseli contro.

Al Qaeda e la CIA: ritorno alle origini.


di Salvatore Santoru.

Come è ampiamente noto,al Qaeda,che in arabo significa “La Base”,o “Database”,fu creata negli anni ottanta,durante la guerra in Afghanistan, dalla CIA tramite il servizio segreto pakistano,ISI,in funzione antisovietica.Questo database inizialmente doveva servire a coordinare la rete di guerriglieri islamisti impegnati nella lotta contro il comunismo,e in seguito ad organizzare la rete globale della “Jihad” internazionale,tramite gruppi operanti generalmente nei paesi dell’ex blocco sovietico(ad es in Cecenia)e in altre parti dell’Europa(ad es nell’ex Jugoslavia).A partire dagli anni novanta questa organizzazione,che ha alle spalle diversi atti di terrorismo e di azioni criminali,è diventata per l’opinione pubblica statunitense ed europea l’emblema del terrore,ed in nome di essa le grandi potenze occidentali hanno potuto invadere e saccheggiare paesi sovrani con la scusa della “lotta al terrorismo”.Dopo gli attentati dell’ 11 settembre 2001(su cui rimangono ancora molti dubbi sul reale coinvolgimento di al Qaeda,e si pensa che possono essere stati autoattentati)negli Stati Uniti,la paura del terrorismo si è trasformata in “emergenza nazionale” e vi è stata una rapida restrizione delle libertà civili,grazie a provvedimenti dallo stampo totalitario come il Patriot Act.Sempre per via della” paura del nemico terrorista”,è stato più facile convincere l’opinione pubblica sulla “necessità” dell’invasione dell’Afghanistan nell’ottobre dello stesso anno,invasione che è stata seguita,a marzo 2003,da quella sull’Iraq.A dieci anni dall’inizio del conflitto afghano,iniziato ufficialmente per eliminare la rete quaedista e catturare Osama Bin Laden(ritenuto la mente del gruppo,e degli attacchi dell’11/9),ma più realisticamente per il controllo del traffico della droga combattuto dal governo talebano del Mullah Omar,e per interessi economici e politici e per il controllo delle risorse del paese,la presunta causa dell’invasione,lo “sceicco del terrore” è ufficialmente stato ucciso il 2 maggio 2011(anche se molto probabilmente era già morto nel 2001,o forse,nel 2006).La morte di Bin Laden,che è sopratutto mediatica,segna molto probabilmente la fine di un ciclo:il ciclo della guerra al terrore inaugurato sotto la presidenza Bush.Inoltre con essa si ha l’avanzamento del progetto del PNAC(Progetto per il Nuovo Secolo Americano)e l’inizio della guerra a tutto campo contro i cosiddetti “Stati canaglia”.Primo passo nel nuovo ciclo di guerre,i bombardamenti sulla Libia(non più stato canaglia dal 2004 e partner della “lotta al terrorismo “ultimamente),a seguire probabilmente tentativi di attacco all’asse Iran-Siria.Il fondamentalismo islamico ,così torna amico,visto che la nuova strategia dell’Impero prevede la destabilizzazione dei regimi che si rifanno al nazionalismo laico arabo(panarabismo,o al socialismo islamico,come la Libia)da sempre avversi all’integralismo religioso.Così le potenze occidentali e i fondamentalisti islamici,la CIA e al Qaeda sono tornati/e nuovamente d’accordo e quest’ultima è tornata alle “origini”.Probabilmente l’accordo tra le due parti si basa sul rovesciamento degli Stati laici nel Nord Africa e nel Medio Oriente,sia quelli dei dittatori burattini di Zio Sam,come Ben Alì e Mubarak,sia quelli considerati “antiamericanisti” come la Libia o la Siria,e l’instaurazione di governi islamisti,e in cambio tutta una serie di vantaggi per l’Occidente:sia le cadute di governi ostili alle politiche di Waschington ,dell’Europa e di Israele,e sia la conquista di risorse e il controllo di territori ritenuti strategici.Staremo a vedere.

http://coriintempesta.altervista.org/blog/al-qaeda-e-la-cia/

domenica 22 maggio 2011

FORZA ATALANTA...SERIE A BABY!

Ieri sera è stata festa grande a Bergamo nelle vie del centro dove tutti i tifosi dell'Atalanta si sono riuniti per dare omaggio alla società in un clima di grande gioia per il pronto ritorno nella serie di giusta competenenza.
Per tutto il pomeriggio e fino a notte inoltrata è stato un tripudio di colori nerazzurri con migliaia di persone che sventolavano le bandiere della Dea,migliaia di sciarpe che hanno dipinto dei colori della squadra orobica le vie cittadine.
E tra fumogeni colorati,trombette,molto alcol,cori e slogan all'indirizzo dei calciatori,contro chi tifa contro le tifoserie e verso le storiche società nemiche tanti ragazzi e ragazze,dai giovanissimi ai più anziani fino alle numerosissime famiglie:tutto è stato semplicemente molto bello,fantastico,sperando ovviamente(e ce no sono tutti i presupposti)che tali manifestazioni di gioia non accadano mai più almeno per quanto riguarda la motivazione principale!
Dal palco allestito in piazza Matteotti si sono alternati dapprima il presidente Percassi che ha salutato la folla dei seguaci della Dea,poi alcuni rappresentanti istituzionali(fischiati da molti presenti in quanto espressione dell'immobilismo politico bergamasco e soprattutto per la querelle sul nuovo stadio)e infine alle 21 puntuale è partito il pullman aperto con tutta la rosa della quadra festeggiante urlando e stappando bottiglie per tutto il tragitto lungo viale Giovanni XXIII,il piazzale della stazione e ritotno in piazza Matteotti.
Infine presentazione di tutti i giocatori nerazzurri,con un singolo saluto,ringraziamento o incipit di coro(il migliore Troest con"Serie A baby"e un"Come on Atalanta"seguito da un etilico Tiribocchi e un gran discorso di capitan Doni)con la conclusione ufficiale della festa nelle parole del presidente che ha esortato tutti e promesso che ghèm piò de turnà andrè!Un grazie speciale a tutte le persone che hanno l'Atalanta nel cuore!

venerdì 20 maggio 2011

SPAGHETTI CON ZUCCHINE E PANCETTA


Un primo piatto molto appetitoso che avendo qualche minuto di tempo per cucinarlo sarebbe un peccato non saperne approfittare:effettivamente lo si potrebbe ottenere mentre l'acqua si mette a bollire e nei cinque minuti di cottura degli spaghetti.
Due ingredienti principali economici e subito pronti all'uso che ben si abbinano tra di loro:della verdura(tra cui un poker della famiglia delle liliacee e del genere allium)e un poco di carne che forniscono buon gusto in una maniera molto semplice da preparare.
Ingredienti:
-zucchine
-pancetta dolce a dadini
-scalogno
-aglio
-cipolla
-porro
-vino bianco
-olio extravergine di oliva
-burro
-dado
Le quattro ammiraglie del genere allium,la cipolla,l'aglio,lo scalogno ed il porro tagliato finemente,si rosolano nell'olio e nel burro e poco più tardi si aggiunge la pancetta dolce tagliata a dadini per farla ben dorare e rilasciarne il grasso nell'aroma del sugo.
Sfumando col vino bianco e regolando la sapidità col dado si mettono le zucchine affettate a rondelle quando l'acqua per la pasta sta cominciando a bollire,aggiungendo la stessa se il sugo diventa troppo asciutto.
Tempo appena superiore ai cinque minuti e l'intingolo è già pronto da versare sugli spaghetti caldi dove si mescolerà assieme del grana o del parmigiano grattuggiato.

giovedì 19 maggio 2011

I PRIMI FRUTTI DEL FEDERALISMO FISCALE A CREMA

La colossale balla del federalismo fiscale municipale ha creato la prima vera e tangibile conseguenza a Crema,che grazie all'avvallo del sindaco leghista Bruttomesso e tutta o quasi(visto che ormai non si ferma la conta degli assessori e dei collaboratori che sono usciti dalla giunta comunale)la coalizione di centro-destra,vede ora i risultati di questa ennesima stronzata del governo.
Già puntellato e traballante ora il bilancio della città di Crema vede tagliati di ben 3 milioni di Euro i fondi di finanziamento per il comune,con il conseguente aumento degli aumenti tariffari,in soldoni le famigerate tasse che dovevano calare grazie al fantomatico alleggerimento dell'oppressione fiscale annunciata da Tremonti(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2011/04/lasse-tremonti-marchionne.html)che in realtà è un incitamento ad aumentare l'evasione fiscale da parte dei soliti noti imprenditori e ricconi in generale.
Articolo tratto da"Crema on-line",sperando che il prossimo anno Bruttomesso torni a fare il suo mestiere di farmacista o vada in pensione.

La presentazione del bilancio alle 23, il sindaco s'infuria. Confermati gli aumenti tariffari. Lo Stato taglia 3 milioni in due anni. In allegato le relazioni di Longhino e Bruttomesso.

di Andrea Galvani.
Crema - Come ampiamente preannuciato, lo Stato ha tagliato i finanziamenti al Comune di Crema per 1 milione e mezzo di euro. Questo per quanto riguarda il 2011, perché nel 2012 i tagli raggiungeranno i 2 milioni e mezzo di euro. Il bilancio di previsione - dopo una lunga gestazione - è stato presentato ieri sera in consiglio comunale. La presentazione del bilancio è arrivata al termine di 2 ore e mezza abbondanti di discussione sull'operato della commissione patrimonio, incaricata di valutare quali immobili fossero da ristrutturare e quali da mettere in vendita.

Commissione patrimonio.

La settimana scorsa s'è dimesso il presidente della commissione patrimonio, Federico Pesadori perché la giunta comunale - in particolare l'assessore ai lavori pubblici Simone Beretta - non avrebbe tenuto conto delle indicazioni fornite e men che meno partecipato ai lavori. Come ribadito dal presidente del consiglio comunale Antonio Agazzi "le commissioni hanno carattere consultivo, quindi il loro parere non è da ritenersi vincolante". Apriti cielo: Pesadori ha confermato le proprie dimissioni, l'opposizione pure.

La strigliata del sindaco.

Chiusa la disputa sulla commissione patrimonio, i consiglieri comunali si sono beccati un vero e proprio 'cazziatone' dal sindaco - il primo che si ricordi, seppur le occasioni non siano certo mancate - per aver buttato al vento tre ore di assise, per giunta condite da quelle che ha definito "una serie di falsità".

Bilancio per pochi.

Rimessi in riga tutti, seppur con qualche mugugno, attorno alle 23 - un orario che non consente un grande pubblico - ha avuto inizio la relazione dell'assessore al bilancio Walter Longhino, ammettendo - come previsto - i vari aumenti. O meglio, per dirla con Longhino, per ovviare ai tagli imposti dal governo centrale il bilancio cremasco ha fatto "uso della leva tariffaria, l'unica attualmente disponibile" per quanto concerne le concessioni cimiteriali, i parcheggi, il settore dei servizi sociali e dell'istruzione. Anche il sindaco Bruno Bruttomesso, nelle settimane scorse, aveva messo le mani avanti, preparando i cremaschi al salasso.

Provvedimenti condivisi.

La maggioranza ha bloccato sul nascere la prevedibile sommossa dell'opposizione: "L'aumento delle tariffe si è reso necessario per mantenere e garantire la continuità dei servizi. Si tratta di provvedimenti presi di comune intesa. Nonostante tutto non abbandoneremo chi ha più bisogno". In allegato le relazioni integrali del sindaco e dell'assessore al bilancio.

mercoledì 18 maggio 2011

CONDANNA PER IL CROCIATO ALLAM

E'passata in sordina la notizia della condanna al risarcimento dei danni a favore dell'intellettuale islamista Rachid Gannouchi diffamato dal ben più noto Magdi Cristiano Allam,giullare mediatico fomentatore d'odio e ineffabile crociato che fa dello scontro tra civiltà(quella cristiana e quella musulmana)un cavallo di battaglia o meglio occasione per poter lucrare con apparizioni televisive,articoli di giornale e stampa di libri.
E proprio in uno di questi,"Viva Israele",che il prode Allam ha accusato a torto Gannouchi di essere un provocatore e istigatore d'odio contro lo stato della stella a sei punte:ripropongo un link tra i primi della serie di"neuro-deliri"dove il folgorato di Cristo Allam aveva appena pubblicato un'altra sua opera fondamentale,ovvero"Grazie Gesù-La mia conversione dall'islam al cattolicesimo".(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2008/10/magdi-cristiano-allam.html)
Articolo preso da Indymedia Lombardia dove si apprende che pure la casa editrice del libro,la Mondadori,è stata obbligata a rimuovere le frasi incriminate che diffamano l'islamista tunisino.

Magdi Cristiano Allam condannato dal tribunale di Milano per diffamazione.

MILANO / Magdi Cristiano Allam, scrittore ed editorialista impegnato politicamente, è stato condannato dal tribunale di Milano per diffamazione ai danni dell’intellettuale e leader democratico islamista, Rachid Gannouchi di origini tunisine.
Nel suo libro edito da Mondadori, “Viva Israele”, Allam ha accusato Gannouchi di essere un fondamentalista, fautore di odio e di istagazione all’aggressione nei confronti di Israele.
Il tribunale di Milano ha stabilito che le accuse sono del tutto infondate, basate su fonti di cui Allam non ha saputo dare conto.
“Una condanna che rende giustizia alle accuse infondate e gratuite che Allam nel suo libro, ha rivolto al mio cliente”, ha detto Luca Bauccio, legale di Gannouchi.
Il processo ha dimostrato come l’intellettuale e democratico Gannouchi fosse un perseguitato del regime tunisino di Ben Ali, caduto nel frattempo e come per molti anni da esiliato in Gran Bretagna abbia fatto appello alla tolleranza e al riformismo dell’Islam.
“Sarebbe il caso di evitare di strumentalizzare il pericolo islamista”, ha ribadito Bauccio, “perché quando si lanciano accuse infondate, specie da parte di chi ha accesso ai media come Allam, è difficile dimostrare che sono false, quando lo sono come in questo caso”.
Allam è stato condannato ad un risarcimento di 38 mila euro e la casa editrice Mondadori, a rimuovere dal testo le frasi diffamatorie nei confronti di Gannouchi.

lunedì 16 maggio 2011

ANCORA UN MASSACRO DEI MAIALI IN DIVISA A GENOVA

Approfitto dell'occasione che purtoppo mi fornisce Indymedia Ligura per accorpare un paio di articoli che riguardano Genova,cominciando a parlare del secondo(tratto da"Senza Soste però)scritto un mesetto fa e che riprende un pezzo de"Il fatto quotidiano"in cui sono scritte le motivazioni per le condanne dei 28 sbirri  indagati(e condannati)per la famosa irruzione con relativi pestaggi e torture che avvennero durante il tristemente famoso G8 del 2001(la celeberrima macelleria messicana).
Condanne mai scontate per la prescrizione dei fatti e tutt'ora non so quanti risarcimenti siano stati pagati alle vittime delle torture fisiche e psicologiche che centinaia di ragazzi,molti dei quali stranieri,hanno subito(ah,dimenticavo,quegli indennizi li pagheremo tutti noi!).
L'articolo primo è invece la triste storia che per protagonisti hanno sempre degli sbirri picchiatori,falsi e omertosi stile mafia che hanno massacrato un portuale genovese durante un controllo nei pressi di un'uscita autostradale a Genova.
Giuseppe Martelli,Stefano Efori,Igor Piperis e Simone Attanà,questi i nomi degli sbirri della stradale indagati per lesioni e falso,hanno altresì dichiarato che l'uomo martirizzato abbia combinato tutto da solo dando craniate al muro...e sperando che vengano giudicati e condannati come la legge impone,vedremo se pure loro godranno della prescrizione dei reati.

GENOVA: Polizia Stradale nella bratta.


4 Poliziotti della Polizia Stradale giocano a pungiball con la capoccia d’un operaio della CULMV.


Genova ed il rapporto conflittuale con le sue “forse” di Polizia.
Dopo lo scioglimento della Squadra Antidroga (Commissariato Centro), un’inchiesta su sbirri in odor di mala (nientepocodimeno che l’ex Questore di Genova Fioriolli), capi della Squadra Mobile Genovese che pippano coca tra un risotto e n’aragosta (v. Claudio Sanfilippo) e numeri uno dei vertici delle “forse” di Polizia rinviati a giudizio per gravissimi reati (v. Vincenzo Canterini, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Alessandro Perugini etc etc) adesso e la volta della Polizia Stradale di Genova Sampierdarena.
Giuseppe Martelli, Stefano Efori, Igor Piperis e Simone Attanà. Son i 4 agenti della Stradale di Genova-Sampierdarena che all’interno della caserma adiacente l’uscita autostrada Genova-Ovest, hanno saccagnato di botte un operaio portuale reo d’aver preteso rispetto e detto: “e cosa fate ora? Mi Picchiate?”.
Trauma cranico, frattura alla mandibola e al naso, tanto da fargli perdere i sensi. Per gli agenti, Igor Parrilli (l’operaio autolesionista) s’è l’è date di santa ragione da solo (consueta sindrome genovese di autopestamento).
La stessa da cui erano affetti i manifestanti del G8 e della Diaz nel 2011 che si sono massacrati da soli.

Doc. pdf.: “Polizia_Stradale_Genova_nella_bratta”
http://piemonte.indymedia.org/attachments/may2011/polizia__stradale_geno...

Articoli (più o meno) correlati:

- “Oscar Fioriolli, sbirro in odor di mala”.
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- “Spartaco Mortola Condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione”
http://piemonte.indymedia.org/article/8806

- “Canterini, Gratteri, Luperi, Caldarozzi e Mortola subito a casa ...”
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- “Spartaco Mortola: PP - pregiudicato promosso”
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- “Claudio Sanfilippo cocainomane marcio”
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- “Carabinieri Vs Polizia: Commissariato Centro Matteotti perquisito”
http://piemonte.indymedia.org/article/12286

G8 di Genova: “A Bolzaneto ci furono episodi di tortura per motivi abbietti”.
Le motivazioni della sentenza che ha confermato la colpevolezza degli agenti, raccontano l'inferno della caserma: "Insulti, percosse, uso di sostanze urticanti. E costrizione a pronunciare frasi inneggianti al nazismo e al fascismo. E' il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta di un pubblico ufficiale"

Definizione del concetto di “tortura”, più l’aggravante dei “motivi abbietti”. Dieci anni dopo, le motivazioni della condanna in appello contro gli imputati della “macelleria messicana” del G8 di Genova del 2001, non risarciranno le vittime di tre giorni di “sospensione della democrazia”, ma daranno un contributo fondamentale al ripristino di uno stato di diritto. Emessa il 5 marzo 2010, da una corte presieduta da Maria Rosaria d’Angelo, con Roberto Settembre giudice a latere, la sentenza aveva confermato tutte le accuse del verdetto di primo grado, dichiarando però il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per 28 imputati, mentre ha confermato la sentenza di primo grado a carico di altri quattro.

Tra i primi, spicca l’allora vice-capo della Digos Alessandro Perugini, filma­to mentre sferrava una micidiale ginocchiata in faccia un quindicenne già sanguinante e gonfio di botte. Tra quelli per cui la sentenza di primo grado è stata confermata, invece, c’è l’ assistente capo Massimo Pigozzi che , afferrata una mano di Giuseppe Azzolina, uno degli arrestati, ne aveva divaricato le dita sino a lacerarla fino all’osso. Richiamandosi alla legge 3/11/1988 n° 498 con cui l’Italia ha fatto propria la convenzione contro la tortura (firmata a N.York il 10/12/1984) il giudice Settembre scrive – contro l’opinione dei difensori degli imputati – che il termine tortura indica “qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti a una persona dolore o sofferenze fisiche o mentali, al fine di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei … qualora tali sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale o su sua istigazione o con il suo consenso…”.

Secondo il giudice infatti, rientrano sotto questa categoria gli atti commessi all’interno della caserma di Bolzaneto. Ecco alcuni passaggi delle motivazioni della sentenza, che raccontano ciò che accadde quella notte: “Insulti e percosse all’arrivo degli arrestati”, “l’imposizione di ‘posizioni vessatorie’”, “il passaggio tra due ali di agenti che percuotevano con schiaffi e calci, ingiuriavano e sputavano”, il fatto di costringere gli arrestati “ a stare in ginocchio con il viso alla parete per 10,18 o 20 ore”, anche se feriti, le “percosse al corpo compresi i genitali, con le mani coperte da pesanti guanti di pelle , o con i manganelli…”, “l’uso di “sostanze urticanti nelle celle”, gli “insulti a sfondo sessuale, o razzista o le minacce di percosse o di morte o di stupro” , ”la costrizione a pronunciare frasi lesive della propria dignità inni al fascismo, al nazismo e alla dittatura di Pinochet”.

Scritti in due anni di lavoro “matto e disperatissimo” da Roberto Settembre, gli ‘elenchi’ che motivano la condanna non hanno nulla da invidiare a quelli della trasmissione di Saviano, specie dove richiamano l’ aggravante dei “motivi abbietti” : «Richiamarsi platealmente al nazismo e al fascismo, al programma sterminatore degli ebrei, alla sopraffazione dell’individuo e alla sua umiliazione – scrive Settembre – proprio mentre vengono commessi i reati contestati o nei momenti che li precedono e li seguono, esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale». Lo Stato italiano deve prendere atto dell’esistenza di reparti fascistizzati nella polizia, ma non c’è una presa di posizione né tantomeno le scuse alle vittime. L’unico sprazzo di verità che emerge da questa storia balcanica viene dalle parole del magistrato, che oggi suonano come l’epitaffio di una democrazia al tramonto: “I fatti specifici di violenza causarono alle parti offese dolore fisico, dolore psicologico, lasciarono tracce visibili sui loro corpi, sui volti, sulle braccia, sulle gambe, e indussero moltissimi di loro a urlare il loro dolore”.

tratto da http://www.ilfattoquotidiano.it

18 aprile 2011

domenica 15 maggio 2011

CRISTOTERAPIA E BUSINESS

Per la terza volta credo di occuparmi sulle pagine di questo post di un demoniaco maiale schifoso travestito da prete(ovviamente tutti i prelati non sono così,fortunatamente)che risponde al nome di Don Pierino Gelmini,illustre fondatore della comunità Incontro di Amelia in provincia di Terni e ad oggi uno dei preti più ricchi e potenti di tutto il Vaticano visto che il giro delle successive comunità,associazioni ed organizzazioni in cui ha messo le mani in pasta ha un fatturato di svariati milioni di Euro.
E molti di questi sono elargiti non da donazioni private ma da denaro pubblico,soprattutto in questi ultimi anni visto la vicinanza storica di questo pretaccio stupratore che ha fatto della Cristoterapia un business milionario e del neoduce reggente Berluscojoni.
L'articolo di Indymedia Lombardia che riprende il lavoro della giornalista de"Il Manifesto"Eleonora Martini che intervista l'autore del libro"Mara con me"di MarcoSalvia(uno che tutt'ora subisce minaccie per quello che ha scritto nel 2004)dove traccia il percorso di numerosi ragazzi e ragazze che hanno passato il trauma della dipendenza dalla droga e pure quello di alcune comunità di recupero in cui sì ci sono stati dei risultati positivi ma a scapito di privazioni fisiche e mentali che nella maggior parte dei casi ha distrutto e non salvato la vita di migliaia di persone.
Ed è soprattutto su questo che si è sviluppato il pensiero dell'autore portavoce di numerosi casi messi in silenzio oppure tacciati di falsità in quanto si parla di tossicodipendenti e quindi,ai più,bugiardi a prescindere.
Ecco due link di post più datati che parlano del mostro Don Gelmini:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/12/don-gelmini-criminale.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/06/prete-non-prete-merda-e.html.

DON GELMINI DEVE PAGARE
Comunità che fanno male.

Parla l'autore del noir «Mara come me», edizione Cooper, storia fantasiosa ma anche autobiografica ispirata al prelato amico del Cav.

«In futuro sarei guarito dalle numerose malattie causate dalla droga ma mai mi sarei del tutto liberato dallo stress e dal dolore subiti». Fausto è solo uno dei tanti ragazzi che come nau­fraghi esausti approdano in una ben pre­cisa comunità di recupero per tossicodi­pendenti, molto sponsorizzata, e si ritro­vano invece prigionieri di una sorta di set­ta dove le conoscenze medico-scientifi­che vengono rifiutate e sostituite dalla «Cristoterapia», imposta da un prelato sempre circondato da guardie del corpo e dai suoi fedelissimi. Una comunità do­ve le forze dell'ordine si fermano alla por­ta, anzi, attendono in auto "il Don" da scortare. Abusi, soprusi, violenze psichi­che, fisiche e sessuali: «Ma era poi così dif­ficile immaginare come quasi 600 in­dividui provenienti dalle strade di tutta Italia e con le esperienze più miserevoli al­le spalle, rinchiusi nello stesso luogo e sotttoposti a privazioni di tutti i tipi tra cui quelle del sesso, potessero dedicarsi a qualcosa di diverso, viste le finalità stru­mentali della direzione?». Li «c'era don Luigi, ma chi controllava che don Luigi fosse idoneo a un compito simile? Il Vati­cano? Chi verificava la preparazione dei suoi collaborarori, in maggioranza ex tos­sici formatisi in quella stessa scuola?».
Fausto è il protagonista del romanzo di Marco Salvia «Mara come me» appena edito dai tipi della Cooper(pag. 159, euro 13). Un noir dal ritmo serrato, intrigante e appassionante, che in questa edizione (la seconda: venne pubblicato per la pri­ma volta nel 2004 da Stampa Alternativa) porta in calce la rivelazione del segreto che nasconde la storia vera del fondatore della comunità cui l'autore si è ispirato.

Salvia, ci racconti tutto dall'inizio, da quando il suo noir venne scelto dalla Coloradofilm di Gabriele Salvatores per farne una fiction.

Scrissi la sceneggiatura, ma è finita se­polta in un cassetto, perché ormai in Ita­lia non si fa più un film se non passa per la televisione e in tv le porte si sbarrarono una ad una. Si può immaginare che tipo di reazioni ha sollevato quel Don, mani­polatore di anime, che fonda una sorta di città-stato tra le colline del centro Italia dove riceve illustrissimi ospiti e dove le te­rapie psicologiche e farmacologiche per la cura della tossicodipendenza non sono altro che «ridicoli palliativi inutili e fuor­vianti», come afferma il Don Luigi del ro­manzo.

Fu allora, nel 2005, proprio sul manife­sto che lei svelò i tratti autobiografici, reali, di un romanzo che è anche costru­ito su spunti di fantasia e rivelò a chi era ispirato don luigi, uno del personag­gi principali. Venne querelato?
Assolutamente no, anzi. Dissi esplicitamente che si trattava di Don Pierino Gel­mini, fondatore della comunità Incontro di Amelia(Tr). Anche se per scrivere il ro­manzo ho raccolto quasi 100 interviste di ospiti di varie comunità terapeutiche, e per quanto riguarda l'omicidio descrit­to nel romanzo, mi sono ispirato alle de­posizioni del processo a Vincenzo Muccioli (assolto in secondo grado) il fondato­re di San Patrignano. Sono testimone del grande business che si è sviluppato attor­no a questo tipo di comunità e alla propa­ganda che tende solo a fare disinforma­zione sul problema delle droghe. In Fran­cia la comunità Le Patriage, che ha lo stes­so approccio ideologico di Gelmini e Muccioli, è stata iscritta sul registro delle sette.
È successo invece che il mio libro è stato acquisito agli atti dell'inchiesta del­la procura di Terni, e io stesso sono stato ascoltato dal pm Barbara Marzullo che nel marzo 2009 richiese e ottenne il rinvio a giudizio per don Gelmini con l'accu­sa di aver abusato sessualmente di 1O ospiti della comunità Incontro, alcuni dei quali minorenni.

Parliamo di un personaggio non da po­co: nel 2006 con la sponsorizzazione di don Gelmini è diventata legge dello stato Italiano la Fini-Giovanardi che senza alcun fondamento scientifico ha parificato di fatto l'eroina alla marijuana fa­cendo la ricchezza delle mafie e delle comunità terapeutiche private. E riempiendo le carceri di tossicodipendenti o di piccoli spacciatori. Lei ha conosciu­to don Gelmlnl, vero?

Sì. Negli anni '80 ho passato una deci­na di giorni nella comunità Incontro, ad Amelia. E ho conosciuto tanti ragazzi che vi sono passati. Ho aiutato alcuni di loro a farsi forza e denunciare, perciò mio mal­grado sono diventato il catalizzatore di tante terribili storie, tanti ragazzi che mi cercano perché non sanno a chi rivolger­si. Purtroppo sono anni che ricevo tanti piccoli "avvisi", telefonate mute notturne e altro. Ma non mi importa. Qualche tem­po fa mi chiamò la madre di un ragazzo che mi chiedeva aiuto perché era dispera­ta, tanto più perché lei era molto devota a quel prelato e lo vedeva come una sorta di santo. È così, d'altronde, che vogliono farlo passare. È già cominciata l'operazio­ne di santificazione con un film dal titolo «Don Pierino» -l'unico che in quest'Italia anestetizzata si può fare su don Gelmini- ­che è pieno di falsificazioni, uno spotto­ne per descriverlo come un santo e accu­sare di persecuzione chi lo ha denunciato e chi indaga. Una fiction appena prodot­ta che è un manifesto per esaltare questa persona e che presto - ne sono sicuro - ve­dremo in televisione. Pensi che tra le va­rie comparsate di questo film, veri e pro­pri testimonial della sua immagine me­diatica, c'è anche Silvio Berlusconi.

Queste sono sue valutazioni, non l'ho ancora visto. Dunque quest'anno, in oc­casione dell'apertura del processo a don Gelmlni prevista per Il 29 marzo 2011 ma subito rinviata a ottobre per problemi di salute del principale imputato (gli altri sono tre suoi collaboratori ma uno, Pierluigi La Rocca, nel frattem­po si è suicidato, la casa editrice Coo­per le ha chiesto di aggiungere in calce al romanzo la cronologia del caso giudi­ziario del controverso sacerdote. Per­ché lei ci tiene così tanto a far emergere questa storia?

Perché si dice sempre che ha salvato tante persone mentre io credo siano mol­te di più quelle che ha distrutto. Poi ci so­no persone che sono state brave a salvar­si da sole, e la comunità ha offerto loro un posto dove farlo. Basti pensare che non è riuscito a salvare nemmeno La Roc­ca, ex tossicodipendente e suo fedelissi­mo trattato a base di Cristoterapia per vent'anni. Va detto chiaramente che il processo va fatto e non deve essere affos­sato. lI problema è che queste comunità ricevono moltissimi soldi pubblici. Don Gelmini, poi, malgrado abbia già sconta­to 4 anni di carcere negli anni '70 e sia accusato di abusi sessuali, gode della difesa ad oltranza di molti e potenti espo­nenti politici del centrodestra e degli in­genti doni di Berlusconi, decine di milio­ni di euro che gli sono serviti a costruire un impero di 150 comunità nel mondo anche in Thailandia, Bolivia e Costarica(5 milioni di euro solo negli ultimi anni, secondo la lista di donazioni resa nota dallo stesso Berlusconi attraverso Italia 1 nel febbraio scorso, ndr).

Nella postfazione al romanzo lei raccon­ta le mille difficoltà incontrate dai ra­gazzi abusati nel trovare credibilità ("è la nostra voce che ascolteranno, non quellà di un tossico bugiardo come te'') e dalle famiglie impaurite dalla potenza e dalle conoscenze del personaggio.
Ma perché, se fossero veri tutti questi abusi, la comunità terapeutica non esplode?

Perché c' è effettivamente un grande controllo carismatico su persone molto fragili come i tossicodipendenti e le loro famiglie. Persone che non sanno a chi al­tro rivolgersi perché questo governo sta smantellando poco a poco tutti i servizi sociali per tossicodipendenti. Sono ragaz­zi che cercano un nuovo padre e genitori che credono più all'immagine che alla realtà. Dentro la comunità la legge non entra perché esiste solo la legge-verità del capo supremo. È una semplificazione che sviluppa dipendenza perché le leggi sono semplici, preistoriche, e se fili dritto spesso ti viene dato un ruolo che ti per­mette di usare potere verso gli altri. La so­cietà -che rimane fuori e non entra mai in queste strutture al contrario di quanto avviene perfino nelle carceri- è più complessa, è più difficile confrontarsi con le norme, le relazioni e la libertà di scelta. Un progetto di recupero, invece, dovreb­be essere un progetto di restituzione alla società.

Lei trova delle somiglianze tra la figura pubblica di Don Gelmini e quella di Silvio Berlusconi?

Assolutamente sì: antropologicamen­te, culturalmente, politicamente. Entram­bi puntano a un potere carismatico ma don Gelmini, che non ha nulla di mistico, io credo sia più reazionario e bigotto. So­no molto potenti e sanno usare bene l'im­magine mediatica, entrambi odiano chi si mette di mezzo sul loro cammino. Non aspirano all'autorevolezza ma ad ottene­re riconoscimento. E questo è terribile, perché se una persona accede a un servi­zio non deve essere riconoscente a nessu­no, è un suo diritto. Entrambi lavorano per costruire fabbriche di benpensanti, per limitare la capacità di pensiero delle persone. Gelmini conosce molto bene Berlusconi.

Eleonora Martini da "IL MANIFESTO" del 3/5/2011