sabato 31 ottobre 2009

CI SARA LA VERITA'?

Ho avuto delle esitazioni sul fatto di mettere immagini di quello che è accaduto a Stefano Cucchi la scorsa settimana,l'orribile fine che ha subito per essere stato pestato a morte per ora da ignoti mentre da ieri sulla vicenda è un continuo scaricabarile tra i carabinieri di Appio Claudio e le guardie carcerarie di Regina Coeli:è arrivato al processo già segnato oppure gli hanno spaccato le ossa in carcere o è caduto dalle scale o altre schifezze simili.
Alla fine le parole e la voglia dei familiari di questo ragazzo di far uscire la verità mi hanno convinto a postare la foto di Stefano e anche quella di Marcello Lonzi morto nel 2003 a Livorno,due immagini terribili di cadaveri di due ragazzi picchiati a sangue da chi per ora non ha ancora pagato.
Com'era prevedibile ora c'è molta strumentalizzazione di questa morte da parte di tutti gli schieramenti politici,dal fognanuovista Fiore al comunista Ferrero,dal Pdl all'Idv passando per i cattolici e i pidiellini.
Mentre per ora Maroni almeno si limita a tacere aspettando il termine delle indagini in corso la merda fascista di La Russa difende i carabinieri come se lui fosse stato presente durante i fatti,ad occhi chiusi e senza rispetto per il ragazzo assassinato:d'altronde considera"corretto"il lavoro dell'arma,ovvero il pestaggio di un branco di sbirri contro un ragazzo di nemmeno cinquanta chili.
Qui sotto ci sono dei materiali tratti da Indymedia Lombardia,Indy Roma(la traduzione delle testimonianze dei familiari di Stefano Cucchi)e da Senza Soste che offre links con documenti sulle morti in carcere e sulla vicenda di Marcello Lonzi.

Esplode il caso dopo la pubblicazione delle foto del corpo martoriato del ragazzo.

Esplode il caso dopo la pubblicazione delle foto del corpo martoriato del ragazzoLa Russa: "Carabinieri corretti". Oggi sit in davanti a palazzo Chigi
Morte Cucchi, restano i misteri"Verità e nessuna logica omertosa".

ROMA - L'unica certezza è il corpo martoriato di un giovane di 31 anni. Si chiamava Stefano Cucchi e la sua morte misteriosa è diventata di dominio pubblico dopo la pubblicazione, ad opera della famiglia del ragazzo, delle foto del suo cadavere pieno di lividi. "Vogliamo capire che cosa è successo" chiede la madre. Capire come mai Cucchi sia morto in carcere dopo l'arresto dei carabinieri che lo hanno sorpreso con una ventina di grammi di droga. Dare una spiegazione a quelle fratture alla spina dorsale, al coccige, alla mandibola.
La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per ricostruire la vicenda ed eventualmente dare un nome e un volto a chi, a due settimane dal suo arresto (Cucchi è statio catturato la notte del 15 ottobre, è morto in prigione il 22), potrebbe aver massacrato il trentenne. E magari capirne il perché, ammesso che esista.
D'altronde, dopo la pubblicazione delle foto su giornali, la vicenda è esplosa in tuta la sua gravità. "Non ho strumenti per dire come sono andate le cose, ma sono certo del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione" dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Ma la voce di chi chiede verità e nessuna copertura, si fa sempre più forte. "Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice" si legge in un corsivo di ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini."Uno stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici - continua il corsivo - Perché verità e legalità devono essere 'uguali per tutti', come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una 'terra di mezzo' in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l'indifendibile, in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un 'codice' non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale".
Parole chiarissime che rimbalzano anche tra chi, come il Pdci e Rifondazione chiedono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di intervenire "perché un Paese civile non può permettersi l'ennesimo caso di 'sospensione' della democrazia". E oggi, alle 15, la federazione giovanile del Partito dei comunisti italiani, i giovani comunisti di Rifondazione comunista e l'Unione degli studenti, saranno davanti a palazzo Chigi per un sit-in: "L'opinione pubblica non può rimanere indifferente, serve il coraggio di affrontare la realtà, anche se scomoda".
Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd non si può certo parlare di "caduta accidentale": "Le foto mostrate ieri dalla famiglia, che non ha potuto vederlo neanche in ospedale, ora sono sotto gli occhi di tutti. Tutti aspettano verità sulla morte di un ragazzo di 31 anni. Noi continueremo a chiederla". E anche per il portavoce del Pdl l'accertamento dei fatti "è interesse di tutti".
E chiarezza la chiede anche Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, il secondo sindacato della polizia penitenziaria: "Stefano sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fa in questi casi".

Stefano Cucchi: beaten and killed in prison.

Stefano Cucchi was arrested by the Carabinieri on 15 October.He spent the night in the police station and the following day, with a fast-track trial, the judge ordered that he stay in prison while waiting for the next hearing. While the parents are still waiting to see their son, a week ago, the family receive from the Carabinieri, the notification of the order with which the prosecuting magistrate authorises the autopsy on Stefano’s body.And that’s how his parents and his sister get to know about Stefano’s death.Another who died of prison.
Interviewed Ilaria and Giovanni Cucchi, who are the sister and the father of Stefano.
The arrest and the fast-track trial
llaria Cucchi: "Stefano Cucchi was a 31 year old man, a really normal 31 year old guy who on the night of 15/16 October was arrested by the Carabinieri, because he was found to be in possession of a modest amount of marijuana. We saw him leaving the house accompanied by the Carabinieri, who before that, among other things, had searched his room and having found nothing, they took him to their barracks in optimum health, with not one mark on his face and with no complaint about any type of pain. We saw him again dead on 22 October at the morgue. At the moment that we saw him again, my brother had his face completely swollen and full of marks, we couldn’t see his body.”Blog: “Can we retrace the events of those days? The night between 15 and 16 October, he was stopped by the Carabinieri and taken to their barracks: from there, the Carabinieri brought him here to the house to check if …”
llaria Cucchi: to search his room, yes, where obviously nothing was found.”
Blog: “Basically he spent the night in the barracks and then came …”
llaria Cucchi: Exactly. The following morning, about midday there was the fast-track trial, when the judge decided that this guy had to spend the time until 13 November, the date set for the next hearing, in prison and he was put down for “Regina Coeli”.
llaria Cucchi: After that moment we didn’t see him again. I repeat: the morning of the fast-track trial my brother already had signs of swelling from being beaten. But when he left here he was in top condition.Blog: What did the Carabinieri say to you when he came home here?
llaria Cucchi: They told us to stay calm, because for so little he would surely be back home the following day under house arrest.”Blog: Then when they gave you the information, there was a telephone call saying ‘Stefano’s not well’?”
llaria Cucchi: “Saturday evening. The next bit of news we got on Saturday evening. Around 9pm the Carabinieri arrived to tell us that Stefano had been taken urgently to the hospital ‘Sandro Pertini’, obviously my parents went there immediately and there they were denied any type of information. When my mother naively asked to be able to see the lad and to be told what was wrong with him, she was told: “absolutely no. This is a prison. Come back on Monday in visiting hours and talk to the doctors.” My parents returned on Monday morning, at the time they had been told. They were allowed to enter and the details of their identification documents were noted and they were left to wait. After a bit of time, someone responsible came out, and told them that she couldn’t let them talk to the doctors as a certain authorisation had not arrived from the prison. “Anyway, come back, because this authorisation has to arrive and don’t worry because the lad is serene.” When my mother asked “at least tell me the reason why my son is in hospital.” ” The lad is serene.” was the response given to them.Stefano is dead
Obviously, the following day, my parents went back, yes. It was Tuesday morning when they went back to the hospital, to the prison department o f the ‘Sandro Pertini’ and this time, they were actually not allowed to enter. At the external speaker system, they were told that they couldn’t enter, because there was no authorisation. Finally they were told that it was up to them to ask for an authorisation from ‘Piazzale Gloria’, if they want to see the lad. My father asked for this authorisation and he got it on 25 October, no – sorry, on 22 October, Thursday. On 22 October at dawn, my brother died and my father didn’t get the chance to see him. We know about my brother’s death from the Carabinieri, who came to our house about 12:30. Before that I’d just say that it seems that my brother died at dawn. They came about 12:30 to tell my mother the order with which the Public prosecutor authorised the autopsy following the death of Cucchi Stefano. This is how my mother found out about the death of her son.”
Dossier "Morire di carcere" - anno 2009.

Da gennaio a ottobre nelle carceri italiane sono morti 146 detenuti, di cui 59 per suicidio.

Nella foto il corpo di Marcello Lonzi , morto nel carcere di Livorno l'11 luglio 2003
La documentazione al riguardo è visibile a questo indirizzo: http://www.ristretti.it/areestudio/disagio/ricerca/index.htm

La morte di Stefano Cucchi e l’ondata di indignazione al riguardo, soprattutto dopo la pubblicazione delle sconvolgenti immagini del suo corpo martoriato, sono un fortissimo e drammatico richiamo alla realtà: per tutti coloro che si occupano di carcere, per lavoro o per impegno civile, ma anche per chi ne sente parlare soltanto dai giornali e soltanto quando in carcere finiscono persone “famose”. Ma la realtà del carcere ha poco a che spartire con il mondo “leggero” dei rotocalchi, è una realtà dura e “cattiva”.
Quando il sistema penitenziario italiano viene definito “fuori-legge”, “illegale”, “incivile” (parole più volte usate dallo stesso Ministro della Giustizia), vuol dire che la sofferenza di chi sta in carcere supera il livello ritenuto ammissibile, che la “pena” diventa “supplizio”.
Soffrono in primo luogo i detenuti, ma soffre anche la polizia penitenziaria, che nell’ultimo mese ha “pagato” con tre suicidi lo stress di un lavoro sempre poco riconosciuto. E dove gli agenti “stanno male”, devono fare turni di 12 ore, e via dicendo, non ci sarà un “bel clima” neanche per detenuti.

Il “Bollettino degli eventi critici negli Istituti penitenziari” (realizzato dal Ministero della Giustizia) è un documento conosciuto solo dagli addetti ai lavori: parla di morti, suicidi, autolesionismi, scioperi della fame, ma anche di proteste collettive ed evasioni. Lo alleghiamo al dossier “Morire di carcere” di questo mese, in modo da fornire anche un riscontro “ufficiale” al nostro monitoraggio.
Nel “bollettino” del Ministero c’è una serie storica dei decessi di detenuti, dal 1992 al 2008: mediamente ogni anno muoiono 150 detenuti, di cui circa un terzo per suicidio e gli altri due terzi per “cause naturali” non meglio specificate. Gli omicidi registrati sono 1 o 2 l’anno.
Con il nostro dossier cerchiamo di dare una lettura diversa a queste morti, distinguendo quelle causate da “malattia” da quelle per overdose (di droghe, di farmaci, di gas butano), ma anche segnalando i casi nei quali vengono aperte inchieste giudiziarie per l’accertamento delle cause di morte: sono le “cause da accertare”, che a volte rimangono tali finché cadono nel dimenticatoio (sulla morte di Marcello Lonzi, avvenuta nel 2003 nel carcere di Livorno, ancora non c’è una verità accertata).
Alleghiamo anche un altro documento, il riepilogo dei casi raccolti nel Dossier 2009 (non sono tutti quelli verificatisi, perché non sempre le notizie delle morti in carcere vengono divulgate. Noi raccogliamo le vicende segnalate dai media, dal volontariato, dai parenti dei detenuti, da qualche parlamentare particolarmente attento a queste problematiche, etc.)

Nel riepilogo si può notare, ad esempio, che i suicidi riguardano prevalentemente i detenuti più giovani; addirittura i 10 “morti di carcere” più giovani del 2009 sono tutti suicidi e 2 avevano solo 19 anni. Le morti per “cause da accertare” sono più numerose di quelle per “malattia”.
I dati complessivi del 2009 (aggiornati al 30 ottobre) denunciano un aumento di ben 20 suicidi rispetto ai primi 10 mesi del 2008, mentre il totale delle morti “di carcere” hanno già superato il totale dello scorso anno: 146 contro 142.
Il curatore del Dossier
Francesco Morelli
Centro Studi di Ristretti Orizzonti - Granello di Senape

venerdì 30 ottobre 2009

OCCUPAZIONE SIMBOLICA EHL ALLA SEDE MILANESE DE"LA REPUBBLICA"

Bella e riuscita occupazione simbolica dei compagni di EHLagunak Milano presso la sede milanese del quotidiano"La Repubblica"di Via De Alessandri,dove un discreto numero di manifestanti sono riusciti ad entrare nello stabile dove sono alloggiati gli uffici della redazione per rendere noto il fatto che la situazione repressiva della polizia e del governo spagnolo è sempre più pesante nei confronti dei fratelli baschi,per i motivi ben spiegati qui sotto e nel comunicato relativo che è stato distribuito all'interno della sede meneghina di uno dei più importanti organi d'informazione italiani.
Si sono ricevuti dei segnali positivi da parte di alcuni giornalisti affichè i mass media italiani ed in particolar modo di"La Repubblica"rendano una degna visibilità ad un problema taciuto dalla stragrande maggioranza degli organismi preposti per fare in modo che l'informazione democratica e corretta possa essere alla portata di tutti.

Occupazione simbolica del quotidiano Repubblica a Milano per Euskal Herria.

Giovedì 29 ottobre una delegazione di una trentina di militanti della rete di solidarietà con il popolo basco "Amici e Amiche di Euskal Herria / Euskal Herriaren Lagunak" di Milano, ha occupato simbolicamente la sede milanese di "La Repubblica" per protestare contro la censura e la disinformazione che i media nazionali ed internazionali praticano nei confronti della repressione del Popolo Basco.Nel momento in cui, in Italia, si parla tanto di libertà di stampa e di regime, il silenzio di tutti gli organi di informazione sulle torture di cui si macchia costantemente la polizia spagnola, sulle incarcerazioni di massa, sulla disperisione dei prigionieri politici baschi, sull´illegalizzazione di ogni espressione politica autorganizzata della sinistra indipendentista basca, è criminale ed è una forma di oggettiva complicità.E' stato chiesto alla redazione milanese un impegno per dar voce ad un popolo che da decenni subisce una feroce repressione da parte del governo spagnolo e la totale negazione dellla legittimità democratica di Euskal Herria; la delegazione poi è uscita continuando la manifestazione in strada, con striscioni che rivendicavano il diritto all´autodeterminazione del popolo basco e denunciavano la "guerra sporca", in paricolar modo la sparizione da diversi mesi del militante basco Jon Anza.

"Amici e Amiche del popolo Basco / Euskal Herriaren Lagunak di Milano".

Milano, 29.10.2009
COMUNICATO STAMPA

Attraverso questa iniziativa vogliamo denunciare il silenzio dei media italiani e europei, che hanno completamente oscurato, per l'ennesima volta, episodi di gravissima repressione ad opera del governo spagnolo nei Paesi Baschi. Di fronte agli arresti del portavoce della sinistra indipendentista Arnaldo Otegi e di numerosi esponenti del sindacato basco LAB; di fronte alle decine di casi di tortura denunciati; di fronte alla sparizione del militante basco JON ANZA di cui non si hanno più notizie dal 18 aprile 2009; di fronte alle chiusure di giornali, radio, canali televisivi, all'illegalizzazione di partiti, associazioni giovanili, organizzazioni di difesa dei lavoratori, associazioni di detenuti politici e i loro familiari gli organi di stampa italiani non hanno speso alcuna parola. Un'informazione imbavagliata è complice di tutto quello che sta accadendo, in particolar modo della chiusura del governo spagnolo nei confronti di una soluzione democratica del conflitto e di una possibilità di confronto politico leale. Il 14 ottobre la polizia spagnola ha arrestato nella sede del sindacato della sinistra indipendentista LAB di Donostia 10 militanti indipendentisti tra i più conosciuti nei paesi baschi, con l'accusa di far parte della direzione politica di Batasuna. Questa organizzazione, per l'Unità Popolare della Sinistra Indipendentista, è stata illegalizzata dai tribunali di giustizia spagnoli nel 2003, ma, con il sostegno popolare, ha continuato ad essere attiva fin da allora.Questi gravissimi fatti, avvenuti con la firma del giudice dell'Audiencia National spagnola Baltasar Garzon, hanno senza dubbio motivazioni politiche inscindibili dal governo Zapatero. Il governo spagnolo sta perseguendo politiche repressive criminalizzando il Collettivo di Prigionieri dei quali è proibito mostrare le foto pubblicamente e sta appoggiando la guerra sporca del governo spagnolo contro i militanti della sinistra indipendentista basca, che ha portato alla scomparsa da 4 mesi del militante Jon Anza in territorio francese.L'atteggiamento neo-franchista dei governi spagnoli dell'ultimo decennio, che ha portato ad illegalizzare partiti e associazioni culturali e sociali, non è mai stato messo in discussione dagli organi di stampa ufficiali e non è certamente una novità di ora. Con la repressione non è scomparsa nè Batasuna, né il movimento antirepressivo, né le lotte sociali sostenute dalla sinistra indipendentista, né il lavoro enorme di ricostruzione linguistica e culturale. Tutto il contrario. La Sinistra Indipendentista Basca continua dunque a mantenere con forza l'iniziativa politica. Negli ultimi mesi in Euskal Herria sta diventando ogni volta più evidente e pubblica l'intenzione della sinistra indipendentista di investire grandi sforzi in futuro nella formazione di quello che viene chiamato Polo Soberanista.Voler annullare questa operazione politica di largo respiro è all'origine dell'atto di guerra attuato dal Governo spagnolo del PSOE, con la totale connivenza del Partito Popolare spagnolo. L'arresto di questi dieci militanti denunciato, oltre che dalla stessa sinistra indipendentista, anche da tutti i partiti e i sindacati democratici in Euskal Herria, riuscirà, forse, solo a ritardare questo processo politico e questa nuova aggregazione di massa. Senza dubbio, aumenta la quota di dolore e sofferenza che il popolo basco paga per pretendere di ricostruire un futuro euskaldun (basco), femminista, internazionalista, socialista sulla base del suffragio universale.

COME RETE MILANESE IN SOLIDARIETÀ AL POPOLO BASCO "EUSKAL HERRIAREN LAGUNAK" CHIAMIAMO A DENUNCIARE QUESTI FATTI, QUESTE AZIONI DEL GOVERNO SPAGNOLO, PER ROMPERE POCO A POCO QUESTO VELO DI SILENZIO E INERZIA CHE I MASS MEDIA HANNO STESO IN EUROPA E NEL MONDO.

Comunicato della rete amici e amiche di Euskal HerriaEuskal Herriaren Lagunak

giovedì 29 ottobre 2009

SOLUZIONI AL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI


Su grande richiesta del ministro Maroni ecco la vera soluzione al problema del sovraffollamento delle carceri:basta indulti,basta nuove guardie carcerarie,basta costruzioni di nuove prigioni.
Soluzione finale:più pestaggi,più cera sulle scale,più finestre aperte e la solita impunità...e a presto nuovi forni crematori!
L'articolo è tratto da Indymedia Napoli e raccoglie due dispacci d'agenzia riferiti alla sola giornata di martedì...basta con le morti di Stato(provocate o inflitte)!

Carcere è diventato un bollettino di morte.

Tolmezzo (Ud): detenuto romeno 24enne si è suicidato in cella.

Apcom, 27 ottobre 2009
Un romeno di 24 anni si è suicidato impiccandosi nel carcere di Tolmezzo. La notizia è stata confermata alla deputata Radicale Rita Bernardini dalla direttrice dell’istituto di pena, Silvia Della Branca "che ancora una volta, come tutti i direttori dei penitenziari italiani, ha stigmatizzato l’insostenibile carenza di personale".

Isernia: morto detenuto straniero 30enne, ancora ignote cause.

Ansa, 27 ottobre 2009
Un detenuto extracomunitario di 30 anni del carcere di Isernia è morto nella sua cella. Secondo le prime notizie le cause non sono state ancora accertate; nella tarda mattinata il magistrato dovrebbe stabilire quando dovrà essere eseguita l’autopsia. Con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, il detenuto era stato trasferito nel carcere molisano da pochi giorni.

mercoledì 28 ottobre 2009

MOBILITAZIONE A BERGAMO CONTRO CASERMA POUND


Ancora clamore a Bergamo per l'ennesimo attacco frontale di un'organizzazione dichiaratamente fascista e razzista(Caserma Pound)che venerdì tenterà di svolgere un dibattito sulla destra negli ultimi sessant'anni(che dallo scomparire,come da Costituzione,sotto altri nomi è ancora presente anche se sono i soliti quattro ratti).
E'ancora nella memoria dei bergamaschi e non l'apertura di una sede di Fogna Nuova lo scorso febbraio vicino alla stazione con Fiore e Don Tam scortati dagli sbirri per un corteo di duecento merde per duecento metri e con la repressione contro la folta rappresentanza antifascista picchiata e trattenuta in questura.
Qui un paio di link che parlano di quei fatti:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/03/che-schifoma-non-tutto-e-male.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/03/don-giulio-tam-prete-fascista-primo.html.
Allora c'era ancora il sindaco"sinistro"Bruni e visti i precedenti chissà che potrebbe accadere venerdì sera con la destra capeggiata da Tentorio,e visto che solo domani il prefetto deciderà se l'adunanza fascista sarà o meno sfognata punto sul fatto che si terrà e gli sbirri e i digossini avranno la possibilità di divertirsi come a febbraio...ma credo proprio che anche altri si rallegreranno della cosa.
L'articolo è di Bergamonews tratto da Indymedia Lombardia,così come il link sottostante di informazione redatto dall'Osservatorio democratico che parla di quella merda di Gabriele Adinolfi che sarà presente collegandolo ad altri elementi fascisti come Fiore e gruppi skinheads bergamaschi e lombardi:http://lombardia.indymedia.org/node/22609.
E' scontro su una conferenza di Casa Pound.

Scontro in Consiglio comunale su un evento dalla chiara matrice di estrema destra. Il consigliere della Lista Bruni Stefano Zenoni, con l’appoggio di tutte le minoranze, ha presentato un’interrogazione urgente sulla conferenza che si terrà venerdì 30 ottobre nell’ex sala consigliare di Via Tasso, intitolata “60anni e li dimostra. Destra radicale/Destra terminale”, organizzata da Casa Pound Italia sezione di Bergamo, alla quale aderiscono Radio Bandiera Nera Bergamo, Associazione culturale “Altro stile”, Continuità ideale Bergamo, e Comitato Onoranze Caduti di Rovetta.Il tutto in una sala intitolata a Ferruccio Galmozzi, primo sindaco di Bergamo del Dopoguerra. Alla conferenza parteciperà anche Gabriele Adinolfi, fondatore con Beppe Dimitri e Roberto Fiore del Movimento Lotta studentesca, poi trasformatosi in Terza Posizione (nel 1977) a sua volta messa al bando nel 1980.“E’ vero che ci sarà questo incontro?” hanno semplicemente chiesto le minoranze. “E il sindaco e la Giunta non ritengono opportuno ritirare la disponibilità del Comune di Bergamo a concedere uno spazio istituzionale per una simile iniziativa?”. Il sindaco Tentorio ha risposto che la sala è stata concessa: “Casa Pound ha chiesto di poter utilizzare la sala, per una conferenza alla quale saranno relatori due personaggi, uno di estrema destra (ovvero Adinolfi), e l’altro di estrema sinistra, Tassinari (è l'autore di "Fascisteria", Ugo Maria Tassinari, ndr). Sono persone che probabilmente racconteranno le loro esperienze. Ci siamo subito resi conto della delicatezza dell’evento e abbiamo informato il prefetto, dicendo che ci affidavamo alla sua valutazione per quanto riguarda l’ordine pubblico. E d’altro canto secondo noi la Giunta comunale non può entrare nel merito dei contenuti di manifestazioni politiche che si svolgono in aule pubbliche della città, salvo che vi siano violazioni delle norme. Domani mi rapporterò di nuovo con il prefetto: se mi dirà che c’è pericolo per l’ordine pubblico mi adeguerò”.Toni aspri dalle minoranze, con Roberto Bruni che ha ricordato il valore simbolico della concessione all’estrema destra della Sala Galmozzi, primo sindaco della Bergamo “liberata”. Subito dopo le stesse opposizioni hanno presentato un ordine del giorno urgente sulla vicenda. Il presidente del Consiglio comunale Guglielmo Redondi (Lega) ha preso atto che nessuno si opponeva all’urgenza e Pietro Vertova (Verdi) ha iniziato il suo intervento. Finchè Daniele Belotti (Lega) si è opposto all’urgenza, che a quel punto Redondi è sembrato disposto a ritirare, per chiudere il Consiglio. Il centrosinistra è insorto, con urla e scambio poco piacevole di battute tra Belotti e Simone Paganoni (Lista Bruni), mentre il centrodestra abbandonava l’aula. Ma il Consiglio è ripreso poco dopo, in presenza di quasi tutto il centrosinistra, di Franco Benigni (Pdl), del sindaco Tentorio e del presidente del Consiglio comunale Guglielmo Redondi. Mancando il numero legale la discussione è stata aggiornata. A questo punto, però, si andrà a dopo l’evento del 30 ottobre. Pietro Vertova ha già annunciato l'organizzazione di un presidio in occasione della conferenza di Casa Pound.

martedì 27 ottobre 2009

GENTILINI VAFFANCULO!

Se non avessi messo alla fine l'articolo di PeaceReporter che riprende uno dei comizi che poi hanno fatto traboccare l'acqua dal vaso di Gentilini,il post potrebbe essere stato benissimo politico sul ramo molto razzista,ma la decisione di aggiungere i neuro deliri dello sceriffo di Treviso merita di porre questo articolo nell'apposita casella.
Questo rozzo maiale(senza offendere i suini)nordista che fa fatica ad esprimersi in un italiano mediamente corretto(ma forse i leghisti a parlargli in italiano mica capiscono molto)somma cazzate su cagate un po su tutti i temi cari alla Sega:l'immigrazione,i rifiuti(non loro,l'immondizia)oltre che la famiglia e la religione.
E'arrivata la notizia che questa feccia in salsa verde non potrà tenere comizi pubblici nelle stalle dove è solito ritrovarsi con i suoi simili per tre anni e gli andata ancora bene:è stata inascoltata la richiesta di un anno e cinque mesi di arresto ed è stata ridotta la pena pecuniaria.
Fatto sta che oltre alle recriminazioni dei suoi avvocati e quelle dei leghisti(in primis il sindaco Gobbo)sostegni morali sono arrivati dai camerati di Fogna Nuova storici amici xenofobi delle camice verdi:FN e Lega una stessa fogna per due pensieri simili.
L'articolo di mezzo è tratto da Indymedia Lombardia e riporta una perla dell'avvocato Ravagnan che difende il suo porco che ha già annunciato ricorso in appello asserendo che"non c'era alcuna maliziosità contro le razze ma il sostegno ad idee ben note nel mio assistito finalizzate all'integrazione tra etnie diverse".
Confrontando queste parole con i suoi neuro deliri a voi la sentenza.
Condannato per razzismo Comizi vietati a Gentilini.

Silenzio in piazza, per imparare a moderare i termini. Era lo sceriffo di Treviso, ora non potra più parlare a comizi politici. Giancarlo Gentilini, vicesindaco di Treviso, leghista della prima ora, è stato condannato dal Tribunale di Venezia per aver usato parole troppo forti contro gli immigrati e contro la possibilità di aprire moschee in Italia. Gentilini aveva straparlato dal palco del raduno della Lega di Venezia nel 2008. Parole forti, come è nel costume del personaggio, già noto alle cronache per le sue esternazioni colorite. Ne era seguita una denuncia con l'accusa di istigazione al razzismo.
Il Tribunale di Venezia, in rito abbreviato, ha accolto la tesi dell'accusa condannando Gentilini a 4000 euro di multa e sospensione per tre anni dai pubblici comizi. L'accusatore era il procuratore Vittorio Borraccetti che aveva chiesto 6000 euro di multa pari a 1 anno e 5 mesi di reclusione. Il difensore di Gentilini, avvocato Luca Ravagnan, ha già annunciato ricorso in appello sostenendo che "non c'era alcuna maliziosità contro le razze ma il sostegno ad idee ben note nel mio assistito finalizzate all'integrazione tra etnie diverse".
Gentilini sostiene di essere sempre pronto ad esporsi in prima persona "mentre c'è sempre qualcuno pronto a spararmi alle spalle". Il vicesindaco di Treviso quest'anno ha partecipato, acclamatissimo, al raduno veneziano di settembre, ma non ha parlato dal palco.
Non siamo razzisti, noi. Ma...

Il discorso quasi integrale del vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini alla festa della Lega Nord.

Pubblichiamo il testo quasi integrale - riportato dalla Nuova Venezia - del discorso fatto dal vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini domenica scorsa a Venezia, alla festa della Lega Nord.
La polemica sulle sue parole è stata feroce, ma vale la pena di leggerlo, questo discorso, interrotto spesso dagli applausi scroscianti e dalle urla dei militanti padani, a cui si sommavano, pesantissimi, gli applausi dei deputati e dei governanti vari della Lega.

"Popolo della Legaaaa! La Lega si è svegliataaaaaa!
Le mura di Roma stanno crollando sotto i colpi di maglio della Lega.
La mia parola è rivoluzione.
Questo è il vangelo secondo Gentilini, il decalogo del primo sindaco sceriffo. Voglio la rivoluzione contro i clandestini.
Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari.
Io ne ho distrutti due a Treviso. E adesso non ce n’è più neanche Uno!
Voglio eliminare i bambini che vanno a rubare agli anzianiiiiii! Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio la tolleranza doppio zero.
Voglio la rivoluzione contro le televisione i giornali che infangano la Lega. Prenderò dei turaccioli per ficcarli in bocca e su per il culo a quei giornalisti. Non li voglio più vedere...
Voglio la rivoluzione contro le prostitute. Anche loro devono pagare le tasse. Tutti pagano le tasse e devono pagarle anche le prostitute.
Voglio la rivoluzione contro quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici. Qui comprese le gerarchie eclesiastiche, che dicono: lasciamoli pregare. No! Vanno a pregare nei desertiiiii! Aprirò una fabbrica di tappeti per darglieli ma che vadano a pregare nel deserto.
Bastaaaaaa! Ho scritto anche al Papa: Islamici, che tornino nei loro paesi.

Voglio la rivoluzione contro la magistratura. Ad applicare le leggi devono essere i giudici veneti.
Voglio la rivoluzione contro chi vuole dare la pensione agli anziani familiari delle badanti extracomunitarie. Sono denari nostriiiiii! E io me li tengo. Questo è il vangelo di Gentilini: tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri... Ma non avanzerà niente!
Voglio la rivoluzione contro i phone center i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: che vadano a pisciare nelle loro moscheeeee!
Voglio la rivoluzione contro i veli e il burqa delle donne. Io voglio vedere le donne in viso, anche perché dietro il velo ci potrebbe essere un terrorista e avere un mitra in mezzo alle gambe. Che mostrino l’ombelico caso mai....
Ho scritto al presidente della Repubblica che bisogna dare un riconoscimento all’usciere di Ca’ Rezzonico che ha vietato l’ingresso alla donna islamica.
Io voglio la rivoluzione contro chi dice che devo mangiarmi la spazzatura di Napoli. Io la prendo e la macino e poi se la devono mangiare loro perché sono loro che l’hanno prodotta! Io non lo tollero...
Io voglio la rivoluzione contro chi vorrebbe dare il voto agli extracomunitari. Non voglio vedere neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini. Cosa insegneranno, la civiltà del deserto?
Il voto spetta solo a noi. Ho bisogno del popolo leghista. Queste sono le parole del vangelo secondo Gentilini. Ho bisogno di voi. Statemi vicini. Non voglio vedere questa gente che gira di giorno e di notte. Un abbraccio a tutti, viva la Lega!".

STEFANO CUCCHI

Questa notizia circolava già da sabato quando al Tg3 nazionale spunta fuori questo breve servizio che consisteva in un'intervista ad una donna che denunciava l'assassinio del fratello arrestato sei giorni prima per un modesto quantitativo di droga.
In rete avevo subito cercato conferme ma per un paio di giorni sia su Indymedia che in altre fonti la stessa gente chiedeva lumi sull'intera vicenda,e solo ieri è cominciato ad emergere qualcosa dal quasi silenzio tipico dell'insabbiamento sbirresco.
C'è stato un altro servizio stavolta nell'edizione delle 13 del Tg2 in cui si è cercato di dare rilevanza maggiore al grave fatto della morte di Stefano Cucchi,trentunenne romano la cui morte ha destato più di un sospetto e nell'articolo tratto da"Repubblica"nella sezione di Roma c'è la raccolta di alcune testimonianze da parte di Cecilia Cirenei:tali interventi,dei familiari di Stefano e di due presidenti di associazioni che si occupano dei problemi all'interno delle carceri,esternano i dubbi divenuti ormai certezze sui pestaggi subiti da questo ragazzo di 42 chili massacrato dagli sbirri e portato dal Regina Coeli all'ospedale Pertini ormai moribondo.
Con la certezza che non si stenda un velo di omertà anche su questo tragico episodio(che della tragedia intesa come evento fortuito ha ben poco)chi è colpevole di questa morte la deve pagare cara e subito:negli ultimi mesi gli episodi di morti sospette nelle caserme e nelle carceri sono aumentati considerevolmente e naturalmente i responsabili non sono stati ancora individuati.
A presto aggiornamenti sulle ultime situazioni in sospeso,stufi marci delle scale scivolose delle caserme,dei salti dalle questure e dalle teste sbattute in momenti di raptus nelle celle italiane.
Giallo sulla morte di un detenuto, "Lividi sul volto".
«Lo Stato mi deve spiegare come è morto mio fratello. E come è potuto accadere che né io né i miei genitori siamo riusciti a vederlo per sei giorni. E soprattutto perché ci è stato impedito di sapere per quale motivo era stato portato in ospedale. Quando l´ho visto era irriconoscibile».Ilaria Cucchi, 35 anni, è sconvolta dalla morte del fratello, Stefano 31 anni, avvenuta, sembra per arresto cardiaco, in circostanze non chiare all´ospedale Pertini dopo le manette la notte fra il 15 e il 16 ottobre per il possesso di 20 grammi di sostanze stupefacenti. Il funerale di Stefano c´è stato ieri nella chiesa di Santa Giulia in via Filerete a Torpignattara. Il giovane pesava 37 chili, 42 quando è stato arrestato. Da giovedì 15 notte per i genitori è cominciato un incubo: hanno visto Stefano l´ultima volta in buona salute all´una, accompagnato a casa dalle forze dell´ordine per una perquisizione. I carabinieri che lo hanno arrestato lo hanno avuto in consegna poco tempo: «Lo abbiamo portato in caserma in una camera di sicurezza, alle 5 del mattino abbiamo chiamato il 118 perché stava male, ma non ha voluto essere curato, si è svegliato alle 9,20 e lo abbiamo accompagnato per il rito direttissimo e consegnato alla polizia penitenziaria».Denunciano le circostanze anomale della morte, Luigi Manconi, presidente di "A Buon diritto", e Patrizio Gonnella, presidente di "Antigone". «Quando il ragazzo è stato arrestato stava bene. La mattina dopo all´udienza il padre nota delle tumefazioni sul viso – sottolinea Manconi – ai genitori non viene concesso di vederlo. Da Regina Coeli viene trasferito al Pertini. Ottengono un´autorizzazione per il 23. Ma è troppo tardi. Il ragazzo muore il 22 notte. Non sappiamo di chi sia la responsabilità di tutto questo, ma vogliamo sapere cosa è successo». Ilaria Cucchi vuole andare a fondo alla vicenda ed ha incaricato di seguirla l´avvocato Fabio Anselmo, che si è occupato di un caso simile, quello di Federico Aldrovandi, a Ferrara.

lunedì 26 ottobre 2009

IL BERSANI PENSIERO


Come da pronostico Pierluigi Bersani ha vinto le primarie per l'elezione in seno al Partito Democratico battendo nettamente gli altri due candidati Franceschini e Marino.
E non porta di certo una ventata di novità l'ex governatore dell'Emilia Romagna ed ex ministro in vari governi di centro sinistra,chiuso in una mentalità abbastanza reazionaria che strizza l'occhio pericolosamente ad elementi leghisti e soprattutto supportato da Massimo D'Alema che rappresenta il vecchio ed il marcio dell'opposizione italiana.
E poi notizia di oggi l'altro"vecchio"Rutelli che da antiproibizionista dei primi tempi si sta per accasare nell'Udc di Casini che rappresenta l'ormai vetusto schieramento democristiano dello scudo crociato(in parte confluito nel Pdl)nonchè le stesse dichiarazioni di Bersani di voler guidare un partito che ha come priorità il lavoro ed il precariato(ok)formato da cattolici di sinistra(?)fanno riflettere in negativo riguardo il futuro del Partito Democratico.
Per rinfrescare la memoria propongo un articolo dell'aprile 2008 tratto dal sito pressante.com e a firma del comitato"No Dal Molin"in quanto Bersani ex presidente della Cmc di Ravenna ha messo le mani in pasta nell'allargamento della base vicentina,negli affari della Tav in Val di Susa ed ultimamente sul Ponte di Messina...in culo ai compagni ed all'ambiente.
Poi un editoriale tratto da sito"Senza Soste"traccia un profilo tutt'altro che lusinghiero del neo eletto Pierluigi Bersani...se l'opposizione continua di questo passo Silvio si frega le mani!

Dal Molin, appalti alle Coop rosse.

Finalmente sono stati resi noti i nomi delle ditte che dovranno costruire la nuova base militare Usa a Vicenza: Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna e Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna.Inutile ricordare i legami stretti tra queste cooperative rosse e molti membri del Governo Prodi e del commissario Costa. Il ministro Bersani era stato presidente della CMC di Ravenna, l’inaugurazione della nuova sede della CCC di Bologna venne fatta in pompa magna da Massimo D’Alema. Altro che inderogabili impegni internazionali...
altro che rispetto dei patti: hanno svenduto la nostra città per garantire un lucroso affare alle cooperative rosse loro amiche. Le stesse cooperative impegnate nella costruzione della Tav in Val di Susa, giusto per gradire.Ecco perché il buon Walter Veltroni, nel suo recente viaggio elettorale a Vicenza ha detto: la base si farà.Non vorrete mica far perdere un sacco di soldi ai nostri amici, vero?Ebbene sì, cari Prodi, Costa, Bersani, D’Alema, Veltroni: quella base non si farà mai, perché le vostre bugie hanno le gambe corte, perché migliaia di uomini e donne lo impediranno, in maniera pacifica ma determinata. A Monopoli giocherete un’altra volta, e non sulle nostre teste.
Ecco Bersani: arretratezza, liberismo, Lega Coop e convivenza con la camorra.

La vittoria di Bersani alle primarie del PD non va letta secondo l'interpretazione diffusa da due riflessi condizionati. Il primo è quello che vuole la fine della strategia bipolarista del partito democratico, con un sistema all'inglese che avrebbe dovuto favorire una sorta di New Labour di originaria matrice democristano-piccista, mentre il secondo è quello che interpreta questo voto come una risposta "di sinistra" al conflitto politico interno al PD.
Intendiamoci, entrambi i riflessi condizionati contengono un granello di verità: prima di tutto infatti il PD adesso tenderà verso un genere di alleanze simili ma non identiche al quelle dell'ulivo di Prodi sapendo che per andare al governo è impensabile vampirizzare elettori e ceto politico di altre aree culturali. Poi, e questo è altrettanto vero, la mobilitazione dell'ex elettorato Ds è stata decisiva per spostare l'ago delle preferenze nel PD verso Bersani. Si intravede infatti in questa vittoria un desiderio di una politica di sinistra e persino, in lontananza, del Pci che naturalmente è destinata a rimanere inevasa.
Ma chi è Pierluigi Bersani? E quale tipo di cartello elettorale rappresenta? Per rispondere a queste domande non basta affermare la verità e cioè che Bersani è stato eletto come espressione del notabilato PD che fa capo a D'Alema. Andiamo più a fondo: dal punto di vista della comprensione della morfologia della società italiana Bersani è un convinto reazionario.
Basti dire che, con sicurezza e ostentato orgoglio, ha detto di capirci poco di Internet e di usarla pochissimo. Chi fa politica, e si vuol radicare nella società, nel 2010 con questo approccio cognitivo è destinato ad essere un rudere che può fare solo danni a sè stesso e agli altri. Dei danni che Bersani può fare a sè stesso francamente c'importa poco, per non dire che li invochiamo tutti, ma di quelli che può fare alla società italiana si: coesione e cooperazione sociale nelle nostre società hanno bisogno di una politica avanzata delle tecnologie della comunicazione che la stessa società utilizza quotidianamente. Non aspettatele da Bersani e dalla banda D'Alema che, nel pieno della prima rivoluzione di Internet, vendette Telecom a Colaninno privatizzando le connessioni della rete creando le condizioni infrastrutturali e culturali per il ritardo attuale dell'uso e della produzione di ricchezza tramite questi strumenti.
La concezione dell'economia di Bersani è poi una sorta di liberismo mistico espressa nel linguaggio della massaia. Da ministro dello sviluppo economico, e prima ancora da presidente della regione Emilia, Bersani ha espresso un'idea elementare ma difesa con l'ottusità tipica dell'ex funzionario Pci che vuole privatizzazioni, "efficienza" e produzione di ricchezza come un dogma indiscutibile e infallibile. Insomma, la solita mano invisibile e provvidenziale che dovrebbe trasferire ricchezza al privato per creare magicamente benessere per tutti. Una concezione che ha prodotto distruzione di ricchezza, ed evaporazione del benessere, in tutte le società occidentali e la cui eco del fallimento non è giunta ancora agli orecchi degli ex-Pci.
Ma di sicuro di benessere per la Lega Coop, di cui è diretta espressione, Bersani ne ha creato. I decreti sulle "liberalizzazioni" dell'ultimo governo Prodi hanno permesso alle coop di operare in settori prima scoperti (farmacie, telefonini) e di allargare il fatturato per le grandi opere (la base di Vicenza per fare un esempio). Insomma, Bersani non solo è espressione di un potere arretrato che non conosce le esigenze della nuova società della comunicazione, che è ancora liberista nonostante che il mondo sia cambiato, ma è anche diretta emazione del mondo del mattone e della grande distribuzione "cooperativa" che ha disintegrato la forma, e la vita, delle città del centro di questo paese. Come risultato della mobilitazione "dal basso" degli elettori della sinistra del PD a caccia di un feticcio di progressismo non c'è male.
Ma siccome al peggio non c'è fine guardiamo a chi sta esultando per primo della vittoria di Bersani. La persona che è anche il logistico del main sponsor dalemiano di Bersani: ovvero Nicola Latorre. Chi è questo signore? Ci dice poco la sua appartenenza alla corrente dalemiana e il fatto che sia stato sottosegretario ai lavori pubblici. Latorre è colui che è stato intercettato telefonicamente mentre parlava con Ricucci, il noto bancarottiere, per indirizzarlo sulla famosa operazione che doveva portare la Bnl in area allora ds e il Corsera sotto il controllo di Berlusconi. Che Latorre sia uomo di intese d'affari con il berlusconismo ce lo dimostra anche la vicenda del "pizzino", passato in televisione a quello che avrebbe dovuto essere il suo avversario, che conteneva informazioni di aiuto per il proprio interlocutore del centrodestra.
Già, ma sapete cosa dice Dell'Utri del bersaniano Latorre? "è tra quelli che stimo di più". E il bersaniano Latorre di Dell'Utri? "La mia impressione su di lui è estremamente positiva". Tutto certificato dal Corriere della Sera, naturalmente: il logistico bersaniano-dalemiamo Latorre scambia affettuose parole di stima con il condannato per mafia Dell'Utri, autore di progammi televisivi paragolpisti con Gelli.
E di qui ci si addentra nella zona grigia di Bersani, quella che è stata decisiva nell'eleggerlo al congresso lanciandolo come capofila per le primarie. Quella che conta all'interno del partito, quella che l'elettore PD o non vede o se la vede la rimuove. La candidatura di Bersani è stata infatti lanciata in un partito che ha più iscritti (10.000) in una provincia ad altissima densità camorristica ovvero Caserta, la terra dei casalesi, che nell'intera provincia di Milano. Complessivamente il peso del tesseramento, quello che Bersani e D'Alema dicono di considerare come rapporto di potere primario all'interno del PD, della Campania è quasi il doppio di quello toscano (120.000 contro 73000). Dicono niente queste cifre nella terra degli scandali dei rifiuti, di Gomorra, di Mastella, della cementificazione selvaggia del territorio? Dice niente il confronto di questo "radicamento" territoriale con le parole di intesa diplomatica di Latorre verso Dell'Utri? E l'accettazione di Bersani di Bassolino nella propria corrente non suggerisce nulla?
Per noi parlano le cifre: se Bersani e D'Alema valorizzano il partito degli iscritti piuttosto che quello degli elettori, come da loro più volte dichiarato, le due regioni che pesano nel PD sono Emilia-Romagna e Campania (140000 iscritti la prima e 20000 in meno la seconda). E così non è difficile capire Bersani: arretratezza culturale ammantata di buon senso emiliano, liberismo, Lega Coop (espressione della prima regione che conta nel PD), convivenza con la camorra (espressione della seconda regione che conta nel PD). E che il PD con la camorra ci conviva, per usare eufemismi, lo dimostra l'episodio di quel consigliere comunale del partito democratico ucciso per vicende di camorra da un altro iscritto al PD. Come la vogliamo chiamare questa storia, un incidente di frontiera?
Bersani è infine convinto di rappresentare in video l'immagine del buonsenso e della politica "del fare" rispetto al teatrino della politica. Indubbiamente con questa immagine, e con questa strategia, ha vinto le primarie. Ma, vista la capacità del centrodestra di fare marketing politico, corre seriamente il rischio che quelle all'interno del PD siano le uniche elezioni in cui si può proclamare vincitore.

per Senza Soste, Nique la police.

sabato 24 ottobre 2009

MARCIUME GENERALE

Ennesimo scandalo che coinvolge un politico italiano,stavolta della"sinistra",il governatore del Lazio Marrazzo che nelle scorse ore si è autosospeso dall'incarico col beneplacito dei candidati alla guida del Pd le cui elezioni si svolgeranno domani.
Gli ingredienti sono sempre quelli:figa(stavolta trans),droga,ricatti,sbirri e sputtanamenti:uno schifo sia che si tratti del premier puttaniere piuttosto che Marrazzo direttamente da"Mi manda Raitre".
Quello che mi fa incazzare,oltre la totale immunità,è che se mi beccano con droghe come prima cosa mi salta la patente e poi processo e balle varie e multe salate se non mi mettono in gabbio:
se vado con una prostituta altra multa da salasso e casini vari!
Fanculo,a tutto il marciume politico che spazia nel panorama italiana,Berlusconi dimettiti pure tu visto che almeno c'è qualcuno che ammette le proprie responsabilità e agisce di conseguenza.
Le dieci domende sottostanti sono state prese da un articolo di Indymedia Roma by Gatto Man mentre l'articolo della"Repubblica"è di Giuseppe D'Avanzo.

Le dieci domande per MARRAZZO

1 .Quante volte ha avuto modo di incontrare transessuale ?
2. I vostri incontri avvenivano nell'orario di lavoro e nelle sedi istituzionali o sono avvenuti tutti in luoghi privati?
3. A questi incontri ci andava da solo o con lei vi era qualche uomo della scorta?
4. Questi famosi incontri erano a pagamento o erano totalmente gratuiti?
5. Ha mai consumato cocaina, o comunque sostanze stupefancenti durante le sue avventure?... Visualizza altro
6. E' in grado di dire come abbiano fatto i quattro Carabinieri ad ottenere il video compromettente?
7. Di questo video ne era a conoscenza da tempo o l'ha scoperto al momento dell'arresto dei Carabinieri?
8. Può escludere con assoluta certezza che in giro non ci siano altri video?
9. Inizialmente sosteneva di non aver versato nulla, poi ha ammesso di aver pagato per paura. Perché invece di pagare non ha segnalato tutto alle autorità competenti al primo ricatto?
10. E' politicamente ricattabile da qualcuno?
Marrazzo - Il dovere della verità.

La versione ufficiale, per il momento, è questa: quattro carabinieri infedeli incastrano Piero Marrazzo in visita da un transessuale. Lo filmano. Lo ricattano. Il governatore paga il prezzo dell’estorsione. Marrazzo ammette dinanzi al pubblico ministero, che lo ascolta come vittima e testimone, di aver frequentato il transessuale.
Ma quel che appare grave nel suo comportamento è quel che non dice, non ha detto e sembra di non voler dire. Il governatore del Lazio non ha detto di essere stato ricattato né tantomeno ha denunciato l’estorsione, come avrebbe dovuto fare. Non ha detto di aver firmato - ai carabinieri che lo minacciavano - degli assegni per evitare che scoppiasse uno scandalo.
Ora che lo scandalo è esploso, non dice che cosa è accaduto e non sembra disposto ad ammettere le sue responsabilità. Marrazzo sembra non comprendere che gli scandali sono lotte per il potere proprio perché mettono in gioco la reputazione personale di chi governa e la fiducia di chi è governato. Quanto è affidabile oggi il governatore? Si può avere fiducia in lui? Marrazzo si protegge da ogni interrogativo agitando le ragioni della privacy. Come se questa formula magica - la mia privacy - potesse evitargli quella che, altrove, chiamano "valutazione di vulnerabilità": quanto le sue decisioni possono essere libere dalle pressioni o dai ricatti ai quali lo espone la sua scapestrata vita privata? Nel pasticcio in cui si è cacciato, il governatore ha solo una strada davanti a sé. Obbligata ed esclusiva: assumersi la responsabilità della verità. Non c’è e non può essercene un’altra, meno che mai il farfuglio di mezze verità e menzogne intere che ieri Marrazzo ha sfoggiato.
È nell’ordine delle cose che ora si voglia - in buona o mala fede, non importa - apparentare lo scandalo di minorenni e prostitute che scuote Silvio Berlusconi con quel che accade a Marrazzo. È forse utile chiarire che i due affari non hanno la stessa natura anche se un identico valore pubblico. È sufficiente ricordare i fatti. È stato Berlusconi a trasformare la sua crisi coniugale e la sua avventata vita privata in affare pubblico. "Chi è incaricato di una funzione pubblica deve chiarire", dice Silvio Berlusconi (Porta a Porta, 5 maggio). Va allora dato atto al premier che, all’inizio dello scandalo che lo chiama in causa, è consapevole che in gioco ci sia il significato etico e politico di accountability e quindi del rendiconto di quel che si fa, della censurabilità delle condotte riprovevoli - anche private - perché è chiaro a tutti (e anche a quel Berlusconi) che non ci può essere una radicale contrapposizione "tra il modo in cui un uomo di potere tratta coloro che gli sono vicini (la sua morale) e il modo in cui governa i cittadini (la sua politica)". Nel corso del tempo, il capo del governo dimenticherà queste premesse e rifiuterà di assumersi la responsabilità della verità, ma questa è un’altra storia.
Qui importa soltanto dire che, consapevole dell’obbligo alla trasparenza per chi ha una responsabilità di governo, è Berlusconi a sollevare dinanzi all’opinione pubblica lo scandalo che ancora oggi lo stringe. Non accade così per il governatore del Lazio. Dal 2006, Piero Marrazzo è il bersaglio di una deliberata azione di killeraggio politico. Alla vigilia del voto regionale di tre anni fa, un paio di 007 privati, con la collaborazione di due marescialli della Guardia di Finanza, vanno a caccia di informazioni distruttive che lo liquidino dalla corsa elettorale. Gli spioni prelevano informazioni dagli archivi del Viminale e dell’anagrafe tributaria. Scrutano le dichiarazioni dei redditi, le disponibilità patrimoniali, i contratti immobiliari. Filmano e pedinano il futuro governatore, sua moglie, il suo staff. È un lavoro che consente di ricostruire con le documentazioni delle carte di credito, i tabulati telefonici, le destinazioni e le spese di viaggio, la vita privata e pubblica di Marrazzo. In quell’occasione, le intrusioni o i pedinamenti devono svelare anche la segreta debolezza del governatore per i trans se i due spioni, Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo, reclutano un viado per incastrare il candidato del centrosinistra alla Regione.
L’operazione salta nel 2006 perché le manette arrivano prima dello scandalo. Che riaffiora oggi. Una "segnalazione" dà l’imbeccata a due carabinieri che in un monolocale della Cassia c’è una carico di cocaina. Nell’appartamentino, trovano Marrazzo in compagnia del trans. Sarà interessante accertare da dove - e per volontà di chi - è partita quella "segnalazione". È un fatto, tuttavia, che già in settembre una fonte vicina agli ambienti del governo (oggi chiede l’anonimato) avverte più d’un giornalista che "sta per uscire un filmatino con Marrazzo che sniffa con due trans. Vedrete che lo butteranno su Internet, magari in qualche sito minore, domiciliato all’estero, perché è difficile che un qualche giornale possa fare un’operazione del genere". È ragionevole pensare allora che, almeno da un mese, c’era chi prossimo al governo sapeva del guaio in cui s’era cacciato Piero Marrazzo. Questo, come è ovvio, non vuol dire che ci sia stato qualcuno nell’esecutivo a pilotare lo scandalo contro il governatore. Vuol dire soltanto che, per quel che è accaduto tre anni fa e ancora con le indiscrezioni diffuse alla fine dell’estate, l’affare appare più fangoso di quanto dica la ricostruzione ufficiale: quattro carabinieri infedeli che vogliono lucrare qualche euro da una minaccia estorsiva.
Però, quale che sia la natura del ricatto e il volto dei ricattatori, sia l’affare frutto di casualità o di black propaganda, le difficoltà e i doveri pubblici di Piero Marrazzo non mutano. È vero, non ha deciso di mettere in piazza la sua vita privata come ha fatto Berlusconi in maggio, ma - anche se strattonato e forse incastrato - le sue debolezze sono ora lì, nude, sotto gli occhi di tutti e il governatore ha l’obbligo di affrontarle, in pubblico e a viso aperto. Anche per lui, come per il capo del governo, deve valere un codice di trasparenza, l’impegno a dichiararsi, un’assunzione di responsabilità che è piena soltanto se si è in grado di raccontare la verità, anche sulle abitudini private. Se è in grado di farlo, il governatore può rimanere al suo posto. Se non può assumersi la responsabilità della verità, farebbe meglio a dimettersi, e presto.

venerdì 23 ottobre 2009

VESPA-SIANO

Ha messo il broncio Bruno Vespa quando gli è stato negato l'aumento dello stipendio proposto dall'altro berlusconiano Mauro Masi il direttore generale Rai:il passaggio a 1,6 milioni di Euro minimi garantiti(che con presenza,premi e speciali arrivano a 2)per ora è congelato visto che il consiglio d'amministrazione ritiene esagerato tale compenso.
E lui che fa?Tira in ballo i morti(Enzo Biagi)e sputtana i colleghi:che gli stipendi in Rai,pagati dal canone e sostenuti abbondantemente dalle nostre tasse e tasche abbiano bisogno di ritocchi in ribasso è ovvio è giusto,tuttavia come primedonne i dipenenti della tv di Stato reclamano sempre di più.
Che poi sia Vespa piuttosto che Santoro,Fazio o la Bignardi,Baudo o i super pagati ospiti sanremesi,tutti dovrebbero vedersi decurtati gli stipendi e di una bella somma,e come tutti i dipendenti pubblici si dovrebbe sapere ciò che percepiscono.
Detto questo se proprio Vespa non volesse rinunciare al suo aumento avrebbe notevoli possibilità di passare in Mediaset e continuare a fare quello che compie in Rai,ovvero il cagnolino leccaculo prima di Andreotti e poi di Berlusconi e del suo regime,due persone mafiose che hanno fatto dell'Italia il banchetto dove pasteggiare alla faccia degli italiani:Bruno Vespa è il cesso dove Berlusconi caga e piscia con grande gaudio del ricevente.
Segue un breve commento al peperoncino di Rita Pani tratto da Toscana Indymedia mentre sotto la foto del vespasiano c'è l'articolo del Corriere.it.

Il paniere di vespa.

La RAI ha temporaneamente bloccato il rinnovo del contratto di Bruno Vespa, il grande leccaculo di stato, per cui era prevista una somma (oltre 2 milioni di euro annui) che un lavoratore non riesce a guadagnare neanche lavorando tutta la vita.
Prima che me lo dica qualcuno, sì, io sono comunista, ho tre narici, sono nipote di Stalin, mangio bambini bolliti, e peggio di tutto voglio abolire la proprietà privata. Che effetto fa, in un paese in cui si muore per povertà, in cui non si riescono a pagare le bollette, a mettere insieme il pranzo con la cena, in cui finalmente le banche devono fare la cortesia di sospendere i pagamenti dei mutui non solo a chi ha perso il lavoro, ma persino a chi ha perso un coniuge, leggere la nevrastenia di bruno vespa, urtato per non aver visto il suo contratto rinnovato?C’è qualcuno che riesce a spiegarsi perché per il contratto di un lavoratore precario a contratto di schiavizzazione la retribuzione è ferma a sei anni fa, mentre il contratto di vespa prevede un incremento di inflazione del 22%? Esistono forse più statistiche, o magari quella esatta è quella che solo vespa può far rivalere in fase contrattuale? Il contratto dei metalmeccanici approvato con i finti sindacati qualche giorno fa, prevede un aumento di 15 (quindici) euro mensili a partire dal 2010. Ho letto le signorili dichiarazioni dell’esimio puzzone, che è riuscito a tirare in ballo anche i contratti che la RAI fece a Enzo Biagi, e per fortuna anche la pronta risposta di Loris Mazzetti. Non sono i soldi a far di un figuro simile una persona. D’altronde non ci si poteva attendere il silenzio dignitoso da uno che la dignità l’ha persa da tanto. Si facesse pagare a botta, come ha sempre fatto la D’Addario dal suo utilizzatore finale, tanto è lo stesso.
Il conduttore: «Giusto approfondire, ma si pubblichino le cifre di tutti».
«Troppo costoso il contratto di Vespa».
Il Cda della Rai rinvia il rinnovo: «Troppo oneroso, bisogna contenere le spese».
ROMA - Non è passato in Cda Rai il rinnovo del contratto di Bruno Vespa. L'ipotesi portata dal direttore generale, Mauro Masi, all'attenzione degli amministratori dell'azienda di viale Mazzini non ha avuto il via libera. Il contratto in questione deve in qualche maniera «essere coerente» - come è stato sottolineato in alcuni interventi, a quanto riferisce l'Agi - con la situazione generale dell'azienda e non invece in contraddizione con la necessità di contenere i costi. A sollevare il problema sul rinnovo del contratto al conduttore di 'Porta a Porta' è stato peraltro un consigliere della maggioranza, cui è seguito poi l'intervento - per la minoranza - di Nino Rizzo Nervo. Dal canto suo il presidente Paolo Garimberti ha preso atto delle posizioni che venivano espresse, come pure il direttore generale Masi. E alla fine, insieme ad altri temi all'ordine del giorno rimandati ad una nuova riunione (come l'audizione del direttore di Raidue, Massimo Liofredi), è stato deciso un riesame complessivo del contratto di Vespa, da sottoporre più in avanti nuovamente all'attenzione del consiglio di amministrazione di viale Mazzini. L'ipotesi di nuovo contratto - durata triennale - che era stata portata in Cda prevedeva - a quanto riferiscono alcune indiscrezioni - un compenso 'minimo' di 1,6 milioni di euro l'anno, ma poi la misura reale del compenso per il conduttore è data dal meccanismo delle sue presenze in programmi Rai, dal numero degli 'speciali' realizzati, e dal numero delle prime e seconde serate di 'Porta a Porta', il che finisce con il far lievitare il 'minimo garantito'.

VESPA - «Mi pare giusto che il Cda della Rai abbia chiesto un approfondimento su tutti i contratti da rinnovare e non soltanto sul mio», ha replicato Vespa. «Si potrà così constatare che alcuni elementi del mio contratto risalgono al 2001 e altri al 2004. Se si pensa che quando entrerà il vigore il prossimo contratto l'inflazione del decennio sarà intorno al 22%, sarà più facile ragionare». Poi il conduttore si dice dispiaciuto che «le fughe di notizie riguardino sempre e solo il mio contratto. Mi dispiace che si dimentichi che nel 2001 il direttore generale Cappon stabilì lui la cifra, calcolando il 15% in meno di quanto offerto a Gad Lerner e Fabio Fazio per due trasmissioni meno importanti che mai si fecero. Mi dispiace che non si pubblichino i contratti del compianto Enzo Biagi, il contratto precedente e quello attuale di Fabio Fazio, quello di Daria Bignardi e altri ancora. Io sono pronto a confrontarmi pubblicamente con tutti. Peccato che mi manchino gli interlocutori».
RAISAT - Il Cda della Rai ha poi deciso di riportare RaiSat, finora società consociata, tutta dentro l'azienda di viale Mazzini. La decisione è maturata dopo il fallimento della trattativa con Sky e la logica è quella - come sottolinea il consigliere Rodolfo de Laurentiis - di operare un «passaggio ineludibile di riportare dentro l'azienda una struttura che serviva a Sky e che ora, con il digitale terrestre, garantisce i suoi canali in maniera free. Non aveva quindi senso tenere RaiSat in quella situazione».

giovedì 22 ottobre 2009

RATTAGLIA E SBIRRAGLIA

"Questi pubblici ministeri sinistroidi e partigiani non li voglio più vedere!"sarà stato uno dei commenti più leggeri che avranno proferito i militanti destronzi nei confronti dei giudici che oggi hanno richiesto varie condanne per 14 imputati a Bari indagati per vari reati e tutti invischiati in Forza Nuova-Vecchia Merda.
Con l'aggiunta di uno sbirro,tal Francesco Tiani,fiancheggiatore del movimento ormai in crisi d'identità persino del suo piccolo,oscuro e penoso mondo,in conflitto in molte città con i fratelli di Ca$$a Pound:uno dei primi tentativi da parte della magistratura di fornire prove di ciò che è limpido,ovvero la collusione della polizia con le destre estreme.
Un poco come gli intrallazzi mafia-Stato(e poi che differenze ci sono?),corteggiamenti nati da spiriti affini,da due parti di una società che è naturale che prima o poi s'incontrino e collaborino.
Devo avvertire che ancora nessuno è stato condannato,le pene additate sono ancora da passare al vaglio dell'iter processuale ma ritengo che un passo in avanti sia stato compiuto nell'accorpare la sbirraglia con le fecce nere.
L'articolo sottostante è tratto da Indymedia Lombarda(fonte"La gazzetta del mezzogiorno)ed è corredata di nomi e cognomi utili per il futuro prossimo.
Forza Nuova Pm a Bari chiede 14 condanne; poliziotto “fiancheggiatore” ·

Contro Forza Nuova Pm a Bari chiede 14 condanne.
BARI – Quattordici richieste di condanna a pene comprese tra cinque anni e i due anni e sei mesi di reclusione sono state chieste dalla pubblica accusa al termine del processo di primo grado a tredici imputati, aderenti al movimento politico Forza Nuova, e per il viceispettore di polizia Francesco Tiani, accusato di favoreggiamento e violazione del segreto d’ufficio.Nell’ambito delle indagini, il 14 aprile del 2004, 15 persone, tra gli iscritti al movimento, furono arrestate dai carabinieri del Ros con l’accusa di aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata a commettere lesioni personali, violenze private, porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere, minacce e ingiurie ai danni di esponenti di organismi politici e sociali propugnanti ideologie di sinistra o, comunque, contrarie a quelle di estrema destra.
Ai 13 iscritti a Forza Nuova vengono contestati undici pestaggi compiuti con mazze, bastoni, bottiglie, catene e con un crick anche ai danni di frequentatori del centro sociale 'Coppola Rossà di Adelfia (Bari), che si sono costituiti parte civile, danneggiamenti vari, e minacce al docente di filologia greca e latina dell’università di Bari Luciano Canfora. Viene anche contestata l’irruzione compiuta il 4 febbraio 2004 nella clinica di ginecologia Santa Maria di Bari per una violenta manifestazione antiabortista, con offese alle degenti e volantinaggio con immagini raffiguranti feti morti. Alcuni degli imputati presenti in aula hanno sorriso mentre il pm, Lorenzo Nicastro, ricordava al tribunale «l'aggressione» compiuta ai danni delle degenti.
La pena più alta è stata chiesta per Gaetano Campidoglio, Sergio Pizzi, Nicola De Tullio e Massimo Lananna, ritenuti i promotori del sodalizio criminale; quattro anni per Paolo Alba, Vito Nicola Cantacessi, Francesco De Rosalia, Cosimo Dambra, Tommaso Signorile, Giovanni Ventrella, Nicola Vittorio, Giacomo Vitucci e Fabrizio Fiorito; due anni e sei mesi per il poliziotto Tiani, all’epoca dei fatti segretario provinciale del sindacato italiano appartenenti polizia (Siap). Secondo il pm, Tiani ha prestato attività di fiancheggiamento 'rilevantissima' all’associazione.

mercoledì 21 ottobre 2009

BELLISSIMA CON L’ACQUA

Non sembrerebbe ma piove,
le fronde dell’ippocastano
mi fanno ripensare alla tua gioventù.
Macchie di sapori acerbi
che fortunatamente non sono stati
della mia memoria.
Luci triplicate in uno scatto,
mentre il cielo cupo si disperde
nel grigio del crepuscolo.

martedì 20 ottobre 2009

MA VA!

Perchè la notizia odierna di uno studio di Reporters sans frontieres non stupisce affatto,ovvero l'Italia perde altri due posti nella graduatoria mondiale della libertà di stampa(dal 47° al 49°posto)?
Nonostante gli sfoghi elettorali del premier e di altri componenti dell'elite del regime riguardo all'inesistente monopolio della sinistra nel campo dell'informazione,la libertà di stampa in Italia è messa in forte discussione dalla disinformazione messa in campo da Mediaset,Rai(almeno due su tre reti)e la stampa di famiglia(Berlusconi).
Ma è l'Europa in generale che perde molte posizioni nella speciale classifica mentre gli Usa fanno un balzo di venti gradini verso l'alto.
Chissà come potrebbe commentare questa notizia il dittatore,magari dando risalto alla autenticità dell'annuncio in quanto convinto di essere vittima dei media e di conseguenza della stampa"tutta"di sinistra?
Meglio stia zitto e che pensi bene ai prossimi passi politici che tenterà di compiere,puntualizzando il fatto che già oggi credo abbia subito un colpo di sole fuori stagione supportando la tesi del minisro Tremonti che fa del posto fisso lavorativo un simbolo positivo per poter vivere una vita serena e tranquilla potendo realizzare i propri desideri...ma come al solito domani rettificherà!
L'articolo sottostante è tratto da"Repubblica.it".
Il rapporto annuale di Rsf segnala un peggioramento in vari Paesi europeiCon l'arrivo di Obama gli Stati Uniti balzano dalla 40ma alla 20ma posizione.
Libertà di stampa, Italia 49.maper Reporters sans frontieres.

ROMA - La libertà di stampa sembra ancora molto lontana dall'essere un valore universalmente riconosciuto e realizzato. L'annuale rapporto di Reporters sans frontieres fornisce ancora una volta un quadro sconfortante, con situazioni che peggiorano in vari Paesi, anche nel democratico occidente e nella vecchia Europa. E' il caso dell'Italia, che scende dal 44° posto dell'anno scorso al 49° (ma nel 2007 era al 35°). I dati più rilevanti quest'anno sono l'aumento della libertà di stampa negli Stati Uniti dopo l'insediamento di Barack Obama (dal 40° al 20° posto). In testa ci sono la Danimarca (leggi qui la classifica), la Finlandia, l'Irlanda, la Norvegia e la Svezia. Fanalino di coda (su 175 nazioni monitorate) è l'Eritrea. Peggiora la situazione in Iran (73°) e resta preoccupante quella dell'Iraq e dell'Afghanistan, dove i segnali di miglioramento continuano a essere troppo deboli e scarsi. Ma ad allarmare il presidente di Rsf, Jean-François Julliard, è soprattutto l'Europa. Nel vecchio continente diversi Paesi come Francia (43° posto), Italia (49°), Slovacchia (46°) mostrano un progressivo restringersi degli spazi per la libertà di stampa e perdono progressivamente posizioni. "L'Europa dovrebbe essere d'esempio sul fronte delle libertà pubbliche. Come possiamo denunciare le varie violazioni nel mondo se non siamo irreprensibili noi stessi in prima persona?", ha chiesto Julliard.

lunedì 19 ottobre 2009

PASTA CON LE UOVA DI TROTA

Piatto nato casualmente poichè mi erano state donate due belle trote di cui una piena di uova e da qui si è posta la domanda:che cosa ne posso fare?
In internet ho trovato qualche ricetta soprattutto in siti del trentino dove questi salmonidi sono abbondanti sia nei fiumi che negli allevamenti.
Una preparazione semplicissima e veloce fa si che questo piatto si possa ottenere in una ventina di minuti,e poi ero curioso di sentire il sapore di queste uova che mi hanno sorpreso piacevolmente.
Ingredienti:
-uova di trota
-sale
-pepe nero
-pepe bianco
-olio
-prezzemolo
Mentre la pasta cuoce si sgranano le uova dal sacco che le contiene e si tengono da parte.
Si tengono sottomano gli altri ingredienti e quando si scola la pasta la si versa subito in un'insalatiera dove viene mischiata in olio extravergine di oliva assieme al pepe nero e a quello bianco ed infine si aggiunge del prezzemolo,dopodichè s'impiatta e si aggiungono le uova:consiglio di metterne prima non molte per chi non ne ha mai assaggiate,e se il sapore piace si può abbondare a piacere.

sabato 17 ottobre 2009

FACCETTA DI BRONZO

Fresca fresca dal giornale che ultimamente ha diversi problemi in Italia,il Times e non solo,la notizia che Mussolini all'inizio della sua carriera politica verso la deriva fasciastoide(parliamo del 1917)ricevette somme considerevoli da parte dei servizi segreti britannici affinchè l'Italia continuasse la campagna interventista mantenendo lo schieramento tenuto durante la grande guerra.
Perchè tanto interesse verso Benito Mussolini?
In quel periodo il giovane Mussolini scriveva sul"Popolo d'Italia",quotidiano fondato da lui stesso dopo i dissapori interni all'altro giornale dove aveva prestato il suo lavoro,"L'Avanti"mezzo d'informazione del Partito Socialista:ebbene nel 1914 da fervente sostenitore dell'anti interventismo e anche molto anti clericale per la verità,cambiò radicalmente idea e venne espulso dal partito e fondò il nuovo quotidiano.
Ma il pagamento durò solo un anno in quanto Mussolini non era ritenuto molto affidabile e perchè vi furono fondati dubbi sul come avesse speso i soldi(in prostitute e in regali alle numerose amanti).
L'articolo segnalato da Senza Soste è tratto dal sito de"Il sole 24 ore"e narra una vicenda finora sconosciuta(almeno a me),degna del faccetta di bronzo,dell'armiamoci e combattete,puro spirito fascista,pura merda.
Mussolini spia degli inglesi per 100 sterline alla settimana.

Mussolini era sul libro paga dei servizi segreti britannici. Nel 1917 l'MI5, l'agenzia degli 007 di Sua Maestà, stipulò un contratto con il giovane socialista italiano Benito Mussolini: per almeno un anno il governo di Londra lo pagò 100 sterline alla settimana (pari a circa 6.000 sterline di oggi) per scrivere propaganda pro-bellica sul suo giornale Il Popolo d'Italia. I dettagli dell'accordo sono stati rivelati dagli storici di Cambridge. La notizia è sui siti di vari media britannici, tra cui Guardian (sulla homepage), Times, Telegraph, Daily Mail.«Per l'agenzia d'intelligence britannica doveva essere sembrato un buon investimento», nota il Guardian. Mussolini, allora giornalista di 34 anni, «non solo voleva assicurare che l'Italia continuasse a combattere a fianco degli alleati nella prima guerra mondiale, pubblicando propaganda sul suo giornale. Era anche disposto a spedire i suoi ragazzi a "persuadere" i dimostranti per la pace a stare a casa». I pagamenti a Mussolini erano autorizzati da Sir Samuel Hoare, parlamentare e uomo dell'MI5 a Roma, che a quell'epoca aveva in Italia uno staff di 100 uomini.Lo storico di Cambridge Peter Martland, che ha scoperto i dettagli dell'accordo fatto con il futuro dittatore, ha spiegato: «L'Italia era allora l'alleato della Gran Bretagna meno affidabile, dopo il ritiro dal conflitto della Russia rivoluzionaria». Oltre a fare propaganda sul Popolo d'Italia, Mussolini disse a Hoare che avrebbe mandato veterani di guerra a picchiare i pacifisti a Milano, una sorta di prova generale delle spedizioni delle sue camicie nere. Cento sterline alla settimana erano tanti soldi per quei tempi. «E' improbabile che il giovane Duce li risparmiasse per mandare aiuti al fronte», scrive il Times. «Sappiamo che era un dongiovanni per eccellenza», afferma Martland. Secondo lo storico, è possibile che molti dei soldi li spendesse per le sue amanti. E per la Gran Bretagna, che spendeva 4 milioni di sterline al giorno per la guerra, 100 sterline erano poca cosa. «E' improbabile che Hoare e il Duce si siano mai incontrati», si legge sul Times. Hoare, che in seguito sarebbe diventato Lord Templewood, menzionò il reclutamento nelle sue memorie del 1954, ma Martland ha trovato i dettagli dei pagamenti per la prima volta esaminando le carte di Sir Samuel. Ci sono voluti 12 anni di lavoro: si tratta di 40mila documenti ed è «una delle più grandi collezioni politiche del mondo». Anche se il patto Mussolini-Hoare era conosciuto, l'entità della paga non era nota. «Non perché fosse un segreto. Non è un segreto da molti anni», dice Martland. Ma quelle carte «ancora nessuno le aveva guardate».