martedì 28 febbraio 2012

GNOCCHI CON BROCCOLETTI,SALSICCIA E BESCIAMELLA

Sughettino sfizioso e colorato nonchè gustoso ed adatto a vari tipi di pasta,soprattutto quella di grosso calibro,oppure perfetta anche agli gnocchi così come è rappresentato in questa ricetta.
La salsiccia ben cotta ed i broccoletti vengono uniti assieme alla besciamella che amalgama perfettamente gli ingredienti pronti per essere mischiati ed assaporati magari accompagnati da un buon vino rosso corposo.
Ingredienti:
-broccoletti
-salsiccia
-besciamella
-vino bianco
-vino rosso
-dado classico
-olio
-burro
-rosmarino
-aglio
-scalogno
Mentre si lessano i broccoletti nell'acqua bollente possiamo cominciare a far soffreggere lo scalogno e l'aglio tagliato finemente in un tegame dove prima avevamo già fatto sciogliere il burro e l'olio.
Quando lo scalogno comincia ad appassire si sfuma col vino bianco e si possono mettere i pezzetti di salsiccia a far cuocere a fuoco alto nell'attesa della cottura dei broccoletti che verranno poi tagliati grossolanamente ed aggiunti non appena la salsiccia abbia un buon colorito.
Un poco di rosmarino tritato fornisce più gusto al sugo e per non farlo asciugare troppo si versa del vino rosso e si aggiusta di sapore col dado classico,ed è arrivato solo il momento per aggiungere la besciamella verso la fine della cottura che dura all'incirca una ventina di minuti,quindi di più del tempo necessario per far bollire gli gnocchi che verranno messi nel piatto coperti dal sugo e dal parmigiano grattuggiato.

lunedì 27 febbraio 2012

VATTANI DI NUOVO NELLE FOGNE

La notizia della conferma della rimozione di Mario Vattani dalla carica di console italiano ad Osaka è un segnale buono che il ministro degli esteri Terzi ha voluto dare e pure in tempi rapidi visto che la richiesta inoltrata da qualche parlamentare ed associazioni antifasciste era della fine dello scorso anno(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/search?q=vattani ).
Come già scritto nel link qui sopra il diplomatico fascista è stato allontanato visto la sua presenza come leader di un gruppo musicale di chiara matrice destronzo-xenofoba che oltre a non azzeccarci nulla con la vita umana non centra niente con un incarico di un rappresentante di una repubblica nata dalla lotta e dalla Resistenza antifascista.
L'articolo è preso dal sito antifa.org e riporta cronaca e commenti del fatto,ed ora che Vattani rientra in Italia e che è stato difeso solo dal padre altro coglione conclamato e i soliti Alemanno,Iannone e Storace,retaggio di un pensiero retrogrado e ignorante,verrà ricacciato nelle fogne assieme a  quelli che come lui meritano di stare.

Richiamo definitivo per Vattani console "fascio-rock" a Osaka ·
 
La Farnesina fa tornare in Italia il diplomatico, protagonista di esibizioni musicali inneggianti al fascismo e alla Repubblica di Salò. La precisazione dopo la diffusione di voci su una sua "assoluzione" da parte della commissione disciplinare.

di MARCO PASQUA

ROMA - Mario Vattani non è più il console italiano a Osaka. Il diplomatico è stato richiamato ufficialmente e definitivamente in Italia e dovrà tornare in Giappone per il solo disbrigo delle formalità di rientro. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, ha quindi dato seguito alle sue parole di condanna, pronunciate alla fine di gennaio: "L'apologia del fascismo non è compatibile con il ruolo di servizio allo Stato" né con "la tradizione della diplomazia italiana", aveva detto. Un commento che sembrava non lasciare alcuna via di scampo al console fascio-rock, rappresentante dallo scorso mese di luglio della Repubblica Italiana a Osaka e nostalgico cantore della Repubblica di Salò sui palchi di CasaPound. Oltre al richiamo, Vattani dovrà anche attendere altri 60 giorni la conclusione del procedimento avviato dalla Commissione di disciplina 1 della Farnesina. Un provvedimento che deve aver spiazzato "Katanga", questo il nome d'arte del leader della band dei "Sotto fascia semplice", visto che nella sua memoria difensiva, il diplomatico ha criticato la decisione del ministero di volerlo giudicare per vicende da lui ritenute estranee alla sua attività professionale. In quel documento, Vattani, che per tre anni è stato anche consigliere diplomatico del sindaco Gianni Alemanno, ha rivendicato con orgoglio quello che lui
definiva "un eccellente stato di servizio".

VIDEO Vattani sul palco 2

Classe 1966, figlio del più potente Umberto Vattani (ex segretario generale della Farnesina e per anni presidente dell'ICE) è entrato nella carriera diplomatica nel 1991. E già in quegli anni si era fatto notare nella capitale come leader della musica identitaria, che animava gli incontri della destra più estrema: "Musica per camerati", la chiamava nelle interviste in cui non compariva mai il suo nome reale. Voce degli "Intolleranza" prima, fondatore nel 1996 dei "Sotto fascia semplice", non aveva mai cantato live: questo fino a quando qualcuno non ha caricato su Youtube una delle sue prime uscite pubbliche, presso "La tana delle tigri", un raduno organizzato da CasaPound nei pressi dello stadio Olimpico. Nel video dello scandalo, divideva il palco con Gianluca Iannone, voce degli Zeta Zero Alfa, e veniva osannato da un pubblico che tendeva le braccia per i saluti romani. In quel periodo, Vattani era impegnato nelle missioni estere con il sindaco Alemanno, da Auschwitz ad Hiroshima (un incarico retribuito con oltre 228 mila euro lordi annui). I testi delle sue canzoni circolano nei forum neofascisti, ancora di più dopo il deferimento alla commissione disciplinare, che non ha potuto fare a meno di analizzare il pensiero del cantore neofascista. "Una repubblica fondata sui valori degli epuratori - recita ad esempio la canzone "Repubblica" - Da chi senza tante storie e con l'aiuto degli stranieri ha fatto fuori quegli ultimi italiani che fino alla fine hanno combattuto per un'altra repubblica". L'altra Repubblica, in contrapposizione a quella italiana (che sarebbe "fondata sui valori della resistenza, sui valori della violenza, sui valori del tradimento e dell'arroganza") è quella della Repubblica sociale, e rappresenta, per Vattani, "quella che ognuno di noi può incarnare attraverso la sua attività quotidiana, e non parlo solo di militanza". I pestaggi che lo avrebbero visto per protagonista diventano un elemento di vanto, nelle canzoni dei "Sotto fascia semplice". Nel brano "Ancora in piedi" racconta di quando, dopo essere stato malmenato nella facoltà di Scienze Politiche, a Roma, si è vendicato dei suoi aggressori: "Siamo tornati col Matto e con Sergio, siamo passati dalla porta di dietro. Vicino ai cessi dalla parte dell'aula quarta c'era il bastardo che mi aveva aggredito. L'abbiamo messo per terra e cercava di scappare, ma è rimasto appeso a una maniglia. Gli ho dato tanti di quei calci, ed era tanta la rabbia, che mi sono quasi storto una caviglia".

La reazione del mondo politico era stata immediata, con Roberto Morassut che aveva presentato un'interrogazione parlamentare al ministro Terzi, spalleggiato da Paolo Corsini (Pd) e Giuseppe Giulietti, Gruppo misto e portavoce di articolo 21, insieme ai rappresentanti dell'Anpi nazionale, di Roma e del Lazio. Ma anche Cgil, Cisl e Uil si erano appellate al ministro Terzi, sollecitandolo a prendere provvedimenti. Poche le persone disposte a difendere Vattani, oltre al padre ("Non ho niente da dire, mio figlio è grande abbastanza e sta facendo benissimo il suo lavoro. Non c'è niente contro di lui, si sta difendendo e si difenderà", aveva detto Umberto). Tra queste, Francesco Storace, leader della Destra, che aveva cercato di minimizzare l'accaduto: "Questa storia della punizione da infliggere al console per il gravissimo reato di musica alternativa è quanto di più ridicolo si possa sentire. Finitela, censori immondi, lasciate in pace l'arte, viva il nostro canto libero". Naturalmente anche Iannone era sceso in campo in difesa del sodale: "Quello che sta succedendo a Vattani è una vergogna. Vi sembra giusto che debba pagare nella sua carriera diplomatica per aver solo esercitato la sua libertà di espressione e di ispirazione?". Una libertà di espressione che, come dimostra il provvedimento adottato dal ministero degli Esteri, si è rivelata essere in contrasto con il giuramento sulla Costituzione da parte del console, rappresentante all'estero di una Repubblica fondata - nelle parole della sua band - "sulla lotta armata fatta da banditi e disertori, dinamitardi e bombaroli".

(22 febbraio 2012)

sabato 25 febbraio 2012

MANGANELLI D'ORO

E chi l'avrebbe mai pensato che tra gli stipendi pagati di nostra tasca ai manager pubblici il più elevato fosse quello del capo della polizia Antonio Manganelli?
Sinceramente non credevo che avesse una simile paga,soprattutto per tutto quello che nella sua vita mai pagherà(affitti,ristoranti,auto,benzina fino al suo funerale),e chissà se tutti gli sbirri che ha sotto le sue grinfie(diciamo quelli"operai"che guadagnano il sufficiente per sopravvivere)stia bene questa cifra a mio modo parecchio spropositata,così come a me già appare enorme il tetto che Monti ha deciso che un manager pubblico non possa superare,ovvero quello del primo presidente della Corte di Cassazione(294.000Euro).
Con questa enormità di denaro si potrebbero pagare dei bei stipendi per decine di persone invece che darli in mano ad un capo di assassini,torturatori e delinquenti in divisa(almeno la stragrande maggioranza)pronto a sentenziare su cose che nemmeno ci arriverebbe a capire vivendo duecento anni.
Oltre a lui ci sono la sorella di Alemanno(per la serie amicopoli-parentopoli del podestà romano),il direttore di Equitalia,il capo carceriere e quello ragioniere,con un monte stipendi che tocca svariati milioni di Euro.
Articolo preso dal"Corriere della sera on-line".

AL CAPO DELLA POLIZIA 621MILA EURO lordi, il ragioniere generale dello stato 562MILA

Ecco gli stipendi dei manager pubblici
Manganelli, Canzio e Ionta i più pagati
I redditi consegnati dal ministro della Pa, Patroni Griffi, alle commissioni Lavoro e Affari Costituzionali della Camera

MILANO - Da un primo elenco che il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi ha reso noto alle commissioni congiunte Lavoro e Affari costituzionali della Camera sono una sessantina i manager pubblici con stipendi superiori ai 294 mila euro, il tetto imposto dal decreto Salva Italia. Al primo posto dell'elenco c'è il capo della Polizia, Antonio Manganelli, che ha guadagnato 621.253,75 euro. Dietro di lui il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, con 562.331,86 euro e il capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Franco Ionta con 543.954,42 euro. Mentre il Comandante generale Guardia di Finanza Nino di Paolo (in pensione) guadagna oltre 302.939,25 trattamento corrisposto fino al 19 agosto 2011. A seguire il direttore generale del Corpo Forestale Cesare Patrone dichiara un reddito di oltre 362mila euro.
IL "TETTO" DELLA CASSAZIONE- È di 364.196 euro lo stipendio del capo Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli. Lo comunica la presidenza del Consiglio, che segnala che «tra il personale dei ruoli con incarico di struttura» di Palazzo Chigi «nessun dipendente supera il tetto del primo presidente della Corte di Cassazione». Dunque, il taglio previsto dal decreto all'esame del Parlamento, per portare gli stipendi al di sotto di 294 mila euro, si applicherà eventualmente soltanto al capo della Protezione civile. Mentre il segretario generale del Ministero Affari esteri Giampiero Massolo porta a casa oltre 412mila euro. Nel Ministero della Giustizia il Capo dipartimento minorile Bruno Brattoli guadagna oltre 293mila euro. Invece nel dicastero di via XX settembre il Capo di gabinetto dell'Economia Vincenzo Fortunato prende una retribuzione pari 536.906,98 euro. Mentre il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio 562.331,86. Nei Monopoli di Stato il direttore Raffaele Ferrara 481mila euro. Il Direttore Agenzia delle Entrate Attilio Befera 304mila euro, mentre la sorella dell'attuale sindaco di Roma, Gabriella Alemanno e direttore generale Agenzia del Territorio, percepisce un reddito di oltre 307mila euro.
LE AUTHORITY - Il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella (in carica però dal 1 dicembre) guadagnerebbe teoricamente uno stipendio annuale di 475mila euro, mentre tutti i componenti dell'authority - come peraltro quelli dell'Agcom - si sono auto-ridotti lo stipendio alla soglia prevista dal decreto Monti, uguale al compenso ricevuto dal primo presidente di Corte di Cassazione. La quasi totalità ha chiesto infatti in via cautelativa e salvo conguaglio la riduzione dei compensi in misura pari a 294mila euro. Nelle autorità Energia e Gas il presidente Pier Paolo Bortoni dichiara 475mila euro. Mentre il presidente della Consob Vegas percepisce un reddito di 387mila euro.
Monica Guerzoni23 febbraio 2012 (modifica il 25 febbraio 2012)

venerdì 24 febbraio 2012

IL MAESTRO DELLE TORTURE

Si credeva che il Professor(o dottore)De Tormentis fosse una figura immaginaria e leggendaria creata e odiata dai brigatisti negli anni di piombo ed amata dagli sbirri,ma ora dopo trent'anni ecco che questo cattivone cui si riferì pure il vicequestore napoletano Improta(il capo degli investigatori deputato dal Viminale per indagare sulle Brigate Rosse ai tempi)è stato smascherato e altri non sia che Nicola Ciocia,ormai un anzianotto nostalgico del ventennio fascista che aspetta la morte.
A cavallo tra gli anni settanta e ottanta fu l'esecutore materiale di torture inflitte a presunti brigatisti e nappisti che a loro volta denunciarono a decine questi strumenti inammissibili per legge e per decenza e rispetto umano(ma che tutt'ora sono utilizzati ancora da noi e in Euskal Herria tanto per non andare al di fuori dell'Europa)e che videro tali querele stracciate o inascoltate.
Strumenti di"persuasione"come il wateboarding,bruciature,scosse elettriche e appendimenti per soffocare il torturato erano prassi quotidiana negli interrogatori che Ciocia presiedieva,e se naturalmente non era l'unico a farlo tuttavia restava il gran cerimoniere più sadico e un maestro per gli altri sbirri.
Forse mosso da un latente rimorso un suo ex collega ha spifferato il tutto in un'intervista per un libro e l'articolo preso da Infoaut e anche questo link che contiene un servizio della trasmissione"Chi l'ha visto?"(http://www.ilpost.it/2012/02/10/tortura-de-tormentis/ )parlano di questa storia d'ordinaria follia che è saltata fuori(almeno quello)a distanza di decenni:non credo che certi reati cadano in prescrizione ma conscio della giustizia italiana che di questi casi se ne sbatte altamente i coglioni auguro solo una morte lenta e dolorosa a tutti i personaggi come Nocola Ciocia e a tutti quelli che gli hanno permesso di compiere certi atti.

Il dottor De Tormentis.

Oggi l'ex ispettore vive al Vomero, tra un busto di Mussolini e pile di libri. Ma tra il '78 e l''82 avrebbe usato tecniche come il waterboarding per far confessare gli indiziati durante gli anni di piombo. Un ex funzionario di polizia accusa Nicola Ciocia: era lui il torturatore dei brigatisti
Che Nicola Ciocia non sia stato un ispettore qualsiasi è abbastanza chiaro, altrimenti il Viminale non l'avrebbe inserito, tra il 1978 e il 1982, dopo il sequestro Moro, nelle squadre speciali addette agli interrogatori che dovevano schiacciare e azzerare le Br. Forse un missionario, nel senso di un uomo con una missione da compiere. E oggi un suo collega, «Rino» Genova, lo accusa di avere avuto la caparbietà di portarla a termine ad ogni costo.
Nome in codice dottor De Tormentis, sarebbe stato lui, tra gli altri, a essere scelto dal vice questore Umberto Improta per far confessare gli arrestati, e lui avrebbe poi impiegato metodi non ortodossi come il waterboarding. Una tecnica terribile, usata anche in guerra, e ai giorni nostri in Iraq o Afghanistan in spregio alle convenzioni delle Nazioni Unite, che consiste nel legare le mani dietro la schiena della vittime, alzargli le gambe sopra la testa e fagli ingurgitare acqua e sale in modo da togliere il respiro, provocando la sensazione dell'annegamento. Così nel '78 è stato torturato il brigatista Enrico Triaca, poi condannato a due anni per calunnia per aver denunciato le torture. Solo «grazie» alla stessa tecnica avrebbe in parte parlato Ennio Di Rocco. Il quale, catturato contemporaneamente a Stefano Petrella, venne trovato in possesso delle chiavi di appartamenti-rifugio delle Br, e sottoposto a continua violenza per fargli confessare gli indirizzi dove si trovavano molti suoi compagni, tra cui Giovanni Senzani. Una "soffiata" sotto costrizione che gli costò poi la vita, ucciso in carcere durante una partita di pallone.
Ad accusare Ciocia è appunto Salvatore Genova, ex funzionario dell'Ucidigos ligure. Le sue dichiarazioni sono contenute anche nel libro Colpo al cuore di Nicola Rao, ma è stato il giornalista Fulvio Bufi del Corriere del Mezzogiorno a dare un nome e un volto al «Dottor De Tormentis». Eppure credere che questo sia un ufficiale isolato sarebbe da ingenui. In quegli anni la tortura nelle celle della polizia politica era prassi comune, e le squadre speciali che giravano per l'Italia non ne facevano nemmeno un segreto. Lo stesso Genova ha accusato altri colleghi, i cui nomi però sono ancora tenuti sotto silenzio. Ma i trattamenti disumani e feroci sono stati denunciati negli anni anche da tantissimi brigatisti, solo che nessuno gli ha mai dato retta.
Hanno parlato gli ex Br e non solo del waterboarding, ma anche della tecnica usata ad Abu Ghraib di tenere per ore i prigionieri appesi per le braccia, oppure quella di provocare bruciature su tutto il corpo compresi gli organi genitali. L'annientamento psicologico, che per le donne comprendeva anche lo stupro, era sistematico e perpetrato senza scrupoli. Ora forse si potranno iniziare a scrivere i diversi nomi dei torturatori sugli omissis protetti e consentiti dallo Stato.
Alberto Buonoconto, uno dei primi nappisti catturati, era uscito talmente sfigurato da un interrogatorio che, sebbene avesse rifiutato qualsiasi denuncia proprio perché non credeva nella giustizia dello stato, l'allora giudice Lucio Di Pietro stabilì di procedere d'ufficio. Nemmeno a dirlo, il perito inviato dal tribunale stabilì che Buonoconto era stato vittima di violenza, ma ormai non può raccontare più nulla perché si è suicidato a casa dei genitori appena uscito di prigione.
Ora viene fuori il nome di Ciocia, ormai un uomo anziano con l'apparecchio acustico di 73 anni che vive rinchiuso nella sua bella casa napoletana del Vomero, tra un busto di Mussolini e montagne di libri di diritto. Dal 1984, infatti, ha lasciato la polizia per dedicarsi all'avvocatura, rifiutando il trasferimento da Napoli. Convinto fascista, è stato commissario della Fiamma tricolore, e attivo almeno fino al 2003. Lui ora nega ogni addebito, ma nel libro di Rao si era dilungato in descrizioni crudissime; ammette solo di avere schiaffeggiato una volta un nappista, che tra l'altro smentisce l'episodio. In molti, avvocati e magistrati dell'epoca - tra questi Libero Mancuso, candidato lo scorso anno alle comunali di Napoli per Sel -, lo difendono descrivendolo come una «persona correttissima». Ma si sa, quella è stata una pagina nera della storia italiana, con un'infinità di sfumature. In realtà che le torture ci fossero, nei sotterranei delle caserme, lo sapevano tutti; avvocati e giudici che arrivavano in aula con l'imputato "già confessato".
Lo stesso Genova fu accusato di aver torturato i fiancheggiatori delle Br per ottenere le informazioni sul nascondiglio di Dozier. Ma perché ora dovrebbe accusare proprio Ciocia (e non solo) e dopo più di trent'anni, quando quei reati non sono nemmeno perseguibili in quanto ormai prescritti? Di regola non si dovrebbe mai terminare un articolo con un punto di domanda, ma purtroppo su questa faccenda sono ancora tanti i silenzi e le responsabilità da accertare.
Francesca Pilla per Il Manifesto

Per ulteriori e più curati approfondimenti, due i link indispensabili per orientarsi e comprendere la questione che il caso De Tormentis ha fatto emergere:

giovedì 23 febbraio 2012

CASELLI PRO O CONTRO LA MAFIA?

Il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli,già Torquemada del panorama rivoluzionario di sinistra negli anni settanta e ottanta ed ora impegnato in prima linea contro il popolo No Tav,proprio per le ultimissime affermazioni su questa fiera gente,paragonata a criminali pericolosi organizzati per uccidere,ha avuto vita non facile negli ultimi periodi in qualità di questuante di promozioni al suo ultimo libro.
Infatti a Lugano,Torino,Milano e Genova tale pubblicità personale è stata contestata oppure cancellata per motivi di"ordine pubblico"in quanto Caselli associa il diritto democratico di protestare della gente con un accanimento minaccioso alla sua persona degna di mafiosi pronti a rivalersi per certi suoi successi dei tempi palermitani.
Il Caselli antimafia che di cose carine ne fece ma senza intaccare i veri vertici politici romani,confonde la piovra con gli interessi palesemente intrecciati da legami malavitosi che l'affaire Tav sta portando nelle tasche di personaggi legati pressochè a tutte le associazioni criminali italiane.
Il primo articolo che mi è piaciuto molto sia per lo stile che per i contenuti è preso da Indymedia Lombardia mentre il successivo porta la firma di Senza Soste.

Il Caselli zittito stizzisce.
di Soggettività Indicibile
In una lunga intervista pubblicata sul Corsera http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_febbraio_21/caselli-..., un vecchio canuto isterico servo dello stato stizzisce sull’impossibilità di dare sfoggio commerciale al suo ultimo libro “Assalto alla Giustizia”. Stiamo parlando ovviamente di quel Caselli che dopo la contestazione di Lugano si è visto fanculizzare dal movimento anche a Torino e a Milano, dove la sua presentazione col compare di toga Spataro è stata annullata per “motivi di ordine pubblico”. Il problema è che il Caselli sta invecchiando ed essendo di pessimo taglio non migliora e anzi, inacidisce appestando l’aria. Per il Caselli in via di decomposizione, ammorbato dal delirio securitario e incurvato sui fasti della prima repubblica fondata sulla polizia, i notav sono un po’ come i familiari dei camorristi… ma “con i dovuti distinguo” . Secondo Caselli, Antonio, Tobia, Mara e gli/le altri/e sono professionisti della violenza, un po’ figli del berlusconismo e un po’ nipoti delle BR. Insomma un mare di minchiate che purtroppo non fanno ridere ma che ci fanno ben capire la portata repressiva in atto: chi la coordina e a quale senso di giustizia faccia riferimento, riguardandoci tutti/e. Caselli non tollera nemmeno di essere zittito in ambienti pubblici, durante manifestazioni pubbliche come è stato il caso dell’USI a Lugano. E il Giancarlo si cura bene di non citare il fatto di essere stato smerdato anche a livello “internazionale”! Non c’è pace per questo ligio servo dello stato: le minacce di morte sono dietro l’angolo, magari scritte sui muri… roba da fare accapponare i capelli (purtroppo già bianchi da almeno trent’anni)! A suo parere il pericolo di contestazione equivale a una minaccia per tutti i convenuti alle sue belle presentazioni… che eroe! Per garantire maggiori condizioni di sicurezza (non per se, ovviamente lui è un duro abituato ad avere a che fare con boss mafiosi e pericolosi terroristi…) il Caselli con lo Spataro presenteranno libri in un bunker, magari quello del maxiprocesso di Palermo, cosi con l’avanzare della demenza senile potrà giocare a far finta di essere Falcone o Dalla Chiesa, crogiolandosi nel ruolo autoproclamato di eroe dell’antimafia. Peccato che gli unici “eroi” dell’antimafia non portavano toghe, ma spesso zappe e forconi! Sì perché se ci si liberasse una volta per tutte anche di questa grande narrazione del potere, fatta di eroi caduti servendo lo stato, magari oggi non ci ritroveremmo con un coglione togato con manie da paladino fobico. La lotta Notav non ha niente a che vedere con la pantomima togachìaca della lotta dello stato contro la mafia. La lotta Notav è Portella delle Ginestre, è Peppino Impastato, è Marzagaglia di Gioia del Colle, è Salvatore Barbagallo e tutti gli/le altri/e! Lo lotta contro le mafie è la lotta contro lo Stato! Una lista di morte lunga e persa nella storia, ma che se avessimo avuto il coraggio di scorrere, dal basso e a sinistra, forse avremmo evitato di coltivare in grembo (quello della “sinistra” parlamentare dal PCI in poi) un mostro securitario e delirante come Caselli. La lotta NoTav è come la storia, la lotta NoTav siamo noi!
Caselli sei un servo dello stato. Caselli sei un servo delle mafie. Caselli sei uno servo dei servi!
La Val Susa paura non ne ha!
La democrazia secondo il procuratore Caselli.
Apprendiamo dalle agenzie di stampa che il procuratore Caselli ha definito, dietro il paravento del "sembra", non democratico il fatto che gli si dia del boia contestandolo. Come capita nei media, il procuratore dovrebbe saperlo, il "sembra" nei titoli è scomparso. Ma conta l'effetto: chi gli dà del boia appare, nel Caselli pensiero, non democratico.
Il procuratore, nelle sue affermazioni, è confortato dal consenso della totalità dei media mainstream italiani. Tutta questa totalità ha molto poco di democratico ma a questo Caselli sembra non badare.
Come sembra non badare ad un dettaglio. Se la magistratura mettesse davvero gli occhi sul complesso dell'operazione Tav molto difficilmente, ad esser buoni, potrebbe partire l'inutile mostro tecnologico così come appetito da cooperative di area PD e grandi imprese. Nel perseguire i manifestanti, senza concentrarsi sulla Tav, la magistratura torinese non fa quindi una scelta puramente giuridica ma una politica e di tutela di precisi interessi. A prescindere dalle indicazioni dell'ordinamento. Tutto molto democratico vero Mr. Caselli?
Come era democratico l'ordinamento che Caselli difendeva alla fine degli anni settanta. Quello che prevedeva "la pena aumentata della metà" in automatico non appena si gridasse alla finalità di terrorismo rispetto al reato commesso. Oppure la sospensione di ogni diritto civile nelle carceri (il famigerato articolo 90 della riforma penintenziaria che aboliva gli altri 89 in caso di necessità cioè sempre).
Si potrebbe continuare a lungo sul concetto di democrazia difeso da Caselli, sul bel mondo che ci ha regalato questo tipo di difesa.
Ma fermiamoci a questa concezione di Caselli. Dargli del boia non gli "sembra democratico", bontà sua. Resta un problema, forse non contemplato da tanto fior di galantuomo. E se uno lo pensa, crede spontaneamente che Caselli sia un boia? Cosa deve fare? Dirlo con il linguaggio dei gesti come per i tg dove c'è anche l'edizione per i diversamente abili?
Semplimente, come capita da quando esiste la politica, se uno lo pensa lo dice o lo scrive.
Anche un uomo delle istituzioni lo potrebbe capire. Ma quando ci sono da tutelare interessi veri, per quanto inutili e dannosi, qualche forzatura è nel conto. Vero Mr. Caselli?
Difenda pure la sua democrazia fatta di gare d'appalto, profitti gonfiati, project financing e di laghi di cemento su territori verdi. Se le piace tanto e magari la difenda convintamente, dica al mondo che appalto è bello senza pararsi dietro le procedure giuridiche. Però ci risparmi di dire agli altri cosa è democratico o no. La Valsusa è un territorio compatto che non vuole la Tav. Cercare di giocare con qualche battuta per dare dell'antidemocratico a chi si è visto sottrarre ogni norma elementare di democrazia non è credibile. Fa ridere, se questo lo consola.

(red)21 febbraio 2012

la fonte
TAV: CASELLI, 'BOIA' SUI MURI NON E' DEMOCRATICO

21:47 21 FEB 2012

(AGI) - Genova, 21 feb - "Se uno protesta, e si limita a protestare, fa quello che la democrazia gli consente e quindi, per carita', non c'e' assolutamente nulla da dire. Altra cosa e' scrivere sui muri, come credo sia accaduto anche qui a Genova, che Caselli, o chiunque altro fa il proprio dovere, e' un torturatore, un boia. Questo non e' proprio simpatico e non mi pare granche' democratico". Cosi' il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli - oggi a Genova per presentare il suo libro 'Assalto alla giustizia' - ha commentato la contestazione nei suoi confronti messa in atto da alcune decine di No Tav. "Ieri - ha aggiunto il magistrato - abbiamo annullato l'iniziativa a Milano perche' si svolgeva in una situazione che esponeva la gente per bene ad una circolazione non di idee ma di qualcos'altro. Oggi la situazione logistica e' diversa e ha consentito la presentazione del libro". In merito alla richiesta dei No Tav di scarcerare Gabriele Filippi, il giovane genovese in carcere per gli scontri con la polizia avvenuti la scorsa estate in Val di Susa, Caselli ha concluso affermando che "il Pm e' il primo anello di una sequestra che poi prevede il Gip. Ora ci sono tre ordinanze dei Tribunale della Liberta'. In uno stato di diritto - ha concluso il magistrato - si tenga conto anche di questo". (AGI) ge2

mercoledì 22 febbraio 2012

GLI SCHELETRI NELL'ARMADIO DI EMMA

Figlia parecchio benestante di uno dei più importanti capitalisti dell'impero dell'acciaio Emma Marcegaglia ha sguazzato nell'oro dei privilegi sin dai suoi primi passi e se questo non può certo essere una colpa sua(e nemmeno un suo merito)con il raggiungimento della matura età il suo piglio da imprenditrice-sfruttatrice è sempre più ostentato e fastidioso per la moltitudine della classe operaia.
Le ultime dichiarazioni contro i sindacati ed i sindacalisti sono un insulto a persone,che se almeno non nell'ultimo ventennio ma qualche decennio prima,hanno dato pure la vita per difendere i diritti di tutti i lavoratori.
Paragonare i sindacati a difensori di delinquenti poco affini al lavoro,che è solo l'ultima sua provocazione,è portare all'ennesima potenza il divario tra il padrone ed il lavoratore,un attacco diretto a tutti coloro che si sacrificano per poter mantenere altissimo lo stile di vita suo e di tutti gli imprenditori che rappresenta con Confindustria.
Pronta a calpestare l'articolo 18(ed in questo purtoppo non è l'unica visto che anche sedicenti
"compagni"hanno già la suola alzata)ed i diritti fondamentali,basilari e imperituri della manodopera di questo paese,la Marcegaglia si fa odiare sempre più e come tale è entrata appieno nella lista delle persone indesiderate:che vada nei paradisi fiscali dove nasconde i suoi soldi e non si faccia più vedere qui da noi,visto che è la prima a parlare di delinquenti quando la sua famiglia è ben fornita di rei confessi di evasioni fiscali,corrotti e tangentisti.
Articolo preso da Indymedia Lombardia.

Basta delinquenti. L'esempio della famiglia Marcegaglia...
Emma Marcegaglia, come saprete, ieri ha detto:
"Vorremmo un sindacato che lotta anche fortemente con noi per tutelare il lavoro, ma che non protegge assenteisti cronici, ladri e chi non fa bene il proprio lavoro".
http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201202220949-ipp-rt10038-marceg...
La signora Marcegaglia di ladri nel campo lavorativo se ne intende. Con lei se ne intende anche la sua bella famigliola di imprenditori per bene.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/08/questa-volta-non-ci-sono-case...
Per esempio: il "processo per le tangenti Enipower in cui il pm Carlo Nocerino aveva interrogato un dirigente del gruppo Marcegaglia per capire chi nell’azienda mantovana avesse saputo delle stecche pagate a un manager dell’Eni. La maxi bustarella (oltre un milione di euro) serviva ad aggiudicarsi un appalto di caldaie del valore di 127 milioni di euro.
Per questa storia, che risale al 2003, Antonio Marcegaglia ha patteggiato (nel 2004) una condanna a 11 mesi di reclusione e un risarcimento di circa 6 milioni di euro. Ma dalle sue dichiarazioni rese ai pm è nato un filone d’indagine forse ancora più imbarazzante per la famiglia mantovana che controlla uno dei più importanti gruppi siderurgici italiani. Sì, perché grazie alla collaborazione delle autorità di Berna la Procura di Milano ha ricostruito una rete di conti svizzeri alimentati per un decennio da fondi neri dei Marcegaglia. Un vero tesoretto, che secondo la ricostruzione dei magistrati sarebbe stato utilizzato dalla famiglia della presidente di Confindustria per una lunga serie di operazioni riservate. L’inchiesta l’anno scorso è approdata alla procura di Mantova per competenza territoriale. E anche l’Agenzia delle Entrate ha aperto un’indagine."
Basterebbe poi leggere wikipedia per trovarvi scritto:
http://it.wikipedia.org/wiki/Emma_Marcegaglia
"Alcuni organi di stampa hanno fatto notare come l'azienda di famiglia Marcegaglia SpA utilizzi procedure di ottimizzazione fiscale grazie ad holdings in Irlanda e in Lussemburgo." (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/27/il-lifting-fiscale-della-marc...
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=QQZ4l5bjGbw#t=653s)
Oppure anche:
http://it.wikipedia.org/wiki/Marcegaglia#La_famiglia_Marcegaglia
Nel 2008 la Marcegaglia Spa ha patteggiato una sanzione di 500 000 euro più 250 000 euro di confisca per una tangente di 1 milione 158 000 euro pagata nel 2003 a Lorenzo Marzocchi di EniPower. La sua SpA controllata N.e./C.c.t. spa ha invece patteggiato 500 000 euro di pena, e ben 5 milioni 250 000 euro di confisca.[5]
Attualmente, su segnalazione delle autorità svizzere, sono in corso indagini per accertare l'utilizzo e la legalità di diversi conti cifrati all'estero

martedì 21 febbraio 2012

PESCATORI VS MERCENARI

La vicenda dei mercenari italiani del battaglione San Marco arrestati per l'assassinio di due pescatori nei pressi di Kochi sta avendo sviluppi da legal thriller assieme a considerazioni grottesche che saltano fuori qua e là durante programmi televisivi e prime pagine di cartastraccia firmate soprattutto dagli pseudogiornalisti di Libero e Il giornale.
L'articolo dipana la matassa del Diritto del mare che fa riferimento ad acque territoriali,acque internazionali oltre al distinguo tra omicidio commesso da militari italiani a supporto di imbarcazioni che producono reddito ma che sono pagati da privita direttamente al Ministero della Difesa(e quindi non più soldati ma contractors e/o mercenari).
Bene han fatto le autorità indiane ad ingabbiare queste bestie(senza offendere quelle a quattro zampe)fascistoidi e se l'ergastolo è la pena massima prevista dallo Stato del Kerala così sia,senza estradizioni che porterebbero ad assoluzione certa per i due assassini(per non parlare di promozioni con tanto di apparizioni televisive da D'Urso e Vespa).
I malavitosi,pericolosi e pirateschi pescatori con le reti cinesi(nella foto originale d'apertura)e i loro familiari ed amici saranno di certo contenti con due killer in meno in giro per gli oceani ed i mari indiani e di tutto il mondo.
Articolo preso da Senza Soste,che fa parallelismi pure con i casi del Cermis e di Calipari,ne avranno da rosicare i militi fascisti nostrani...

L'India fa sul serio.
Saranno interrogati oggi i soldati italiani accusati di aver ucciso due pescatori. Lo scandalo dei “militari in affitto”. Versioni consuete ma l'India non è un ladro di polli. Incredibilmente viene invocata l'immunità come i per i piloti-killer del Cermis o i marines Usa che uccisero Calipari. L'esternalizzazione dei mercenari.
L'uccisione dei due pescatori indiani e' "un crimine imperdonabile" e i responsabili saranno puniti: ad affermarlo e' stato il ministro indiano della Navigazione, G.K. Vasa, secondo quanto riferiscono i media locali.
I due marò del battaglione San marco che erano a bordo dell'Enrica Lexie, accusati dell'uccisione di due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala, compariranno oggi dinanzi ai magistrati. "Saranno consegnati alla polizia di Kollam e portati dinanzi a un giudice", dicono alla polizia. I due militari, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono sotto custodia della polizia militare della marina indiana. Dalla nave erano stati trasferiti nel circolo ufficiali della polizia centrale (Cisf) del Kerala nell'isola di Wellington, vicino Kochi, dove sono stati interrogati dal capo della polizia.
Lo scorso 11 ottobre il ministero della Difesa aveva siglato un protocollo d`intesa con la Confederazione degli armatori (Confitarma) che prevede la scorta delle unità, mercantili italiane contro «atti di pirateria o depredazione». Si tratta di una convenzione che consente a personale armato unità della Marina militare e altre forze della Difesa (Nuclei militari di protezione), oppure «contractors» forniti da società private di mercenari italiane - di imbarcarsi a bordo di navi battenti il tricolore e destinate a solcare acque «a rischio». La Confitarma paga le spese per l`utilizzo di militari sulle proprie imbarcazioni particolare a quel tratto di Oceano compreso tra Corno d`Africa, Stretto di Hormuz e coste indiane, teatro di numerosi attacchi condotti da gruppi di piratii dotati di Kalashnikov e barchini (skiff) che prendono di mira mercantili e petroliere. I militari a bordo, a gruppi di sei, costano agli armatori 500 euro al giorno cadauno che vengono incassati dal Ministero della Difesa.Le scorte armate sono contemplate dal decreto legge del 12 luglio .2011, provvedimento propedeutico al Protocollo di Ottobre, in base a cui «Confitarma si impegna al rimborso degli oneri connessi all`impiego dei nuclei, incluse le spese per il personale, il funzionamento e il sostegno logistico nell`area di interesse». È l`armatore a dover fare richiesta di una scorta militare e provvedere al rimborso dei costi, o in alternativa rivolgersi a società di «private security». La Difesa ha messo a disposizione «dieci nuclei della Marina ciascuno composto da sei uomini». Tra i prescelti ci sono gli specialisti del Reggimento San Marco, gli stessi presenti a bordo della «Enrica Lexie». È previsto che le unità mercantili adibiscano un locale idoneo per il deposito e il trasporto delle munizioni, mentre i militari sono considerati «personale diverso dall`equipaggio», ovvero non sottoposto alla catena di comando della nave, ma inquadrati nelle gerarchie naturali. Stando a quanto riporta la pubblicazione specializzata Analisi Difesa, sull'impiego dei militari sulle navi mercantili italiane, non c'è nessuna perplessità da parte dell’ammiraglio Fabio Caffio, esperto di Diritto del mare, secondo il quale “il contesto può apparire nuovo ma con questo incarico la Marina assolve il compito istituzionale di proteggere gli interessi nazionali all’estero.
La questione dei militari italiani accusati di omicidio dei due pescatori indiani, apre un intero universo di problemi politici e giuridici.
"I nostri militari hanno agito per conto dello Stato italiano e quindi godono di quella che si definisce immunità funzionale, per questo non possono essere arrestati dalle autorità indiane" afferma professor Natalino Ronzitti, ordinario di diritto internazionale presso la Luiss di Roma in un'intervista a Il Giornale. "Quei soldati - spiega nell'intervista il consulente - devono essere rilasciati immediatamente. Se hanno commesso delle violazioni saranno giudicati dai tribunali italiani in base al codice militare di pace e alla legge 130 del 2011 che prevede la possibilità di avere a bordo dei team armati". Il prof.Ronzitti, fa però riferimento a due precedenti scandalosi e proprio a discapito dell'Italia. Infatti si riferisce all'immunità di cui hanno usufruito i piloti militari Usa colpevoli della strage del Cermis o i marines americani che hanno ucciso in Iraq il dirigente dei servizi segreti italiani Nicola Calipari. Due sentenze che hanno provocato una forte ripulsa nell'opinione pubblica ma la totale arrendevolezza delle autorità italiane nei confronti del “primus inter pares” statunitense che ha imposto a livello internazionale una sua legge “nazionale”. Ancora più grave la tesi di Ronzitti sulla collocazione geografica degli avvenimenti criminosi. Relativamente alla loro presenza, o meno, in acque internazionali piuttosto che in quelle territoriali indiane, il professor Ronzitti spiega: "No, in questo caso il principio discriminante è che non hanno agito per conto proprio, ma per conto dello Stato italiano. E anche se si trovavano in acque territoriali, vige comunque il principio della legittima difesa. La legittima difesa non intacca il diritto al passaggio inoffensivo". Il prof. Ronzitti e la stessa Farnesina forse sottovalutano che non stanno discutendo delle esecuzioni che avvengono spesso nei posti di blocco o negli inseguimenti che vedono protagoniste le forze di polizia o i carabinieri in Italia. In questi casi non solo le versione piuttosto improbabili fornite dagli agenti vengono prese per buone dai tribunali, ma la controparte spesso sono malavitosi, piccoli criminali o semplici cittadini innocenti. Nel caso in questione, si tratta invece di uno Stato – l'India – con le sue leggi e il suo peso specifico, per cui le riprovevoli furbate a cui sono abituati gli apparati di sicurezza italiani potrebbero trovarsi di fronte dei problemi di natura completamente diversa.
La seconda questione “giuridica” aperta dalla vicenda della Enrica Lexie, è che questa storia dei militari presi in affitto dagli armatori non è affatto limpidissima. Da un lato si privatizza la funzione pubblica dei militari dello Stato, dall'altra non temiamo di essere smentiti se tra qualche mese o qualche anno vedremo che per la riduzione dei costi si passerà da funzionari militari pubblici a contractors/mercenari privati a un prezzo di mercato, quindi minore. E se i mercenari italiani costeranno ancora troppo si assumeranno quelli extrcomunitari che costeranno meno e soprattutto creerano meno problemi e rogne giudiriche come quelle in cui sono incappati i due marò del battaglione San Marco. E' l'esternalizzazione bellezza!!
Sergio Cararo

tratto da www.contropiano.org

20 febbraio 2012

domenica 19 febbraio 2012

SOLDATI STUPRATORI ED ASSASSINI

I valorosi soldati italiani,che appartengano all'artiglieria o al battaglione San Marco,si sono resi ancora una volta protagonisti negativi nella cronaca nera con fatti che sono avvenuti nella lontana India e nel vicino Abruzzo.
Il secondo articolo,preso da Indymadia Abruzzo,narra le eroiche gesta di tre commilitoni che hanno stuprato assieme alla fidanzata di uno di loro una studentessa di ventun'anni all'uscita di una discoteca,lasciandola seminuda e ferita gravemente in mezzo alla neve rischiando una morte quasi certa se il titolare del locale non fosse intervenuto.
Nel lontano Kerala innanzi le coste di Kochi invece i baldanzosi marò(l'equivalente fascista dei parà della folgore)hanno preso come bersaglio due marinai locali e ora finalmente sono stati arrestati dalle autorità indiane che non hanno creduto una sola parola tra quelle proferite dai militari italiani(articolo preso da Indymedia).

INDIA: finalmente arrestati i due mercenari ASSASSINI dei pescatori.

la polizia del Kerala ha arrestato i due militari italiani presenti sulla petroliera italiana rimasta coinvolti nella morte di due pescatori 1 scambiati per pirati, mercoledì, al largo delle coste indiane.
Secondo fonti indiane non confermate i due sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo riferisce la tv all news indiana Times Now. La polizia di Kochi aveva dato un ultimatum per la consegna degli italiani, ultimatum che è scaduto nella notte italiana senza alcuna novità. Ma in mattinata il commissario di polizia di Kochi, Ajith Kumar, è salito a bordo della nave, ormeggiata in porto, e ha interrogato l'equipaggio.
Inizialmente la polizia voleva arrestare sei membri dell'equipaggio, ma poi ne ha fermati due, ritenendo che siano stati i due uomini della Marina militare italiana a sparare sui pescatori disarmati.
e adesso speriamo che li condannino all'ergastolo per omicidio e che non gli permettano mai più di uscire da un carcere indiano.
La ragazza stuprata: "Mi volevano uccidere".

Dissequestrata l'auto di uno dei sospettati Nuova ondata di interrogatori dei quattro indagati I carabinieri stanno sentendo per la seconda volta, dopo domenica, i militari che avrebbero una posizione meno grave: un campano e un aquilano, di stanza al 33mo reggimento artiglieria Acqui. Si aggrava la posizione del terzo militare della provincia di Avellino

ROMA - "Ho capito che potevo morire. Quelli mi volevano uccidere". Ha detto così la ragazza di 21 anni che è stata brutalmente aggredita 1 vicino la discoteca 'Guernica' di Pizzoli, in provincia dell'Aquila, la notte tra sabato e domenica scorsi 2. Originaria di Tivoli, la ragazza si è confidata con i suoi familiari. In queste ore sta cercando di ricostruire quanto accaduto. L'avvocato Enrico Maria Gallinaro la assiste e cerca di proteggerla da questa "orribile vicenda che l'ha fatta diventare un oggetto", ha detto il penalista.

L'avvocato ha aggiunto: "la natura e la gravità delle lesioni riportate dalla giovane rendono il quadro indiziario estremamente grave. La mia assistita è stata abbandonata semi nuda e gravemente ferita, alle tre del mattino, in un parcheggio, nella neve e nel ghiaccio. E' stato un miracolo che si sia riuscita a salvare". Ma "ringrazio, a nome di chi vuole veramente bene alla mia assistita, i medici dell'ospedale dell'Aquila, il pubblico ministero, i carabinieri. Tutti stanno cercando di avere il massimo rispetto", ha detto Gallinaro invitando "gli organi di stampa al massimo rispetto".

Oggi è stata dissequestrata l'auto del giovane militare aquilano coivolto insieme ad altre tre persone nello stupro. Dei quattro, tre, due campani e un aquilano, sono militari del 33esimo reggimento artiglieria Acqui, mentre la quarta è una giovane, forse fidanzata dell'aquilano. Nel provvedimento si evidenzia che gli investigatori hanno terminato di rilevare le tracce, di sangue e biologiche, per ricostruire il fatto e stabilire se sia avvenuto o meno nell'auto. I quattro sono stati infatti fermati dal gestore del locale e dai buttafuri che avevano trovato la ragazza seminuda e infreddolita.

Nella mattinata di oggi i carabinieri hanno continuato un nuovo giro di interrogatori, sentendo per la seconda volta, dopo domenica, i militari che avrebbero una posizione meno grave:il campano e l'aquilano di stanza al 33/mo reggimento artiglieria Acqui. I due sostanzialmente hanno ribadito di non avere avuto a che fare con l'aggressione.Non si sa se sarà interrogato anche il terzo militare indagato, della provincia di Avellino.

E' su quest'ultimo che si riversano i sospetti più gravi. L'uomo era stato bloccato con la camicia e una mano sporca di sangue dal gestore del locale e dai buttafuori subito dopo il ritrovamento fuori dalla discoteca della giovane svenuta in mezzo alla neve e insanguinata. Dai primi risultati degli esami del Ris di Roma è emerso che il sangue è della giovane studentessa, come le tracce biologiche trovate su camicia, mano e braccialetto da polso del 21enne militare, iscritto sul registro degli indagati da ieri.

sabato 18 febbraio 2012

STRADE

Per strade interminabili e distratte respiro polvere che mi s’impasta nella bocca,soffocando un poco l’aria calda del mio corpo.
Ansima come un rapace strangolato il sordo suono del fruscio delle intenzioni mie,lascive quel che basta per essere pestate,striscianti a terra.
La fronte madida di sudore raffredda un attimo il bollore degli spasmi che crescono dentro,irrefrenabili senza questa barriera indistinguibile.
Una strada che ride della mia fatica. Una strada dispettosa e bastarda.
Una strada per tutti quei luoghi che non portano da nessuna parte,irte come linee rette che salgono in alto verso il puro cielo.
Ostacoli e deviazioni,pericoli e contrattempi da ogni dove,massi e fantasmi,Lamia che mi attrae con le sue lusinghe e dopo mi uccide.
Può farlo se davvero ne vale la pena,se proprio è l’unica strada possibile da percorrere senza farmi del male,se mi rende un secondo felice in minuti,
secoli e millenni di staticità opprimente.
Liberazione da un senso unico,da una via senza fondo,buia,come pece che fa sprofondare i miei passi.

venerdì 17 febbraio 2012

PARENTOPOLI ROMANA ALL'ASCIUTTO A QUESTO GIRO

L'articolo proposto che parla delle Olimpiadi romane che non si terranno nel 2020 è stato vergato quando ancora questa decisione non era stata ancora presa,prima ancora che il presidente del consiglio Monti abbia stroncato a ragione questa manifestazione planetaria.
In poche righe si sono riassunti tutti i punti di forza del comitato di opposizione all'evento che riguarda in primis i colossali costi pubblici che tale sforzo comporterebbe,visto già i poco esaltanti precedenti di Italia 90 e dei mondiali di nuoto del 2009(oltre alle Olimpiadi invernali di Torino del 2006)che hanno lascita voragini nei conti dei comitati dei promotori(le cui casse erano state rimpinguate di soldi pubblici)per non parlare dell'inutilità postuma di molte costruzioni,opere,stazioni,villaggi e di tutto quello che era stato denominato"investimento per il futuro".
Con l'amaro in bocca e soprattutto nel loro portafogli i fascisti Alemanno e Polverini proprio nulla potevano fare per arricchire loro stessi e tutta la loro famigerata e conlamata parentopoli e amicopoli,pazienza se dovranno spartirsi ancora i milioni di Euro già erogati per il progetto"Roma Capitale",dai che chi si accontenta gode!
Concludo dicendo che non ho parlato di appalti,mafie,corruzioni e tutto quello che sicuramente un impegno simile con così tanti giri di (mal)affari(vedi Expo Milano 2015)comporti,non saprei proprio come una città che è rimasta paralizzata per qualche centimetro di neve possa organizzare qualcosa di fondamentale a livello mondiale.

Olimpiadi a Roma? No grazie!
Dopo i Mondiali di Calcio del 1990 e quelli di Nuoto del 2009, Roma non ha bisogno di un altro grande evento fallimentare. “Il nostro non è un attacco alle Olimpiadi ma a Roma 2020 e al modello di “governance “dei Grandi eventi” afferma in una nota una rete di organismi sociali che ha convocato una assemblea cittadina per la prossima settimana proprio per spiegare il loro No alle Olimpiadi a Roma 2020.
La Commissione di compatibilità economica, presieduta da Marco Fortis, afferma infatti che le Olimpiadi porterebbero a una crescita del Pil italiano dell'1,4%, ipotizzando un impegno economico per le casse pubbliche di 8,2 miliardi di euro, di cui 2,5 per l'organizzazione, 2,8 per le infrastrutture olimpiche e 2,8 per infrastrutture di trasporti, mobilità e progetti urbani.
La storia delle Olimpiadi a costo zero, però, non convince: degli 8,2 miliardi previsti per Roma 2020, infatti, l'unico project financing atteso è quello “del mattone” per il villaggio olimpico. Un business di 1,2 miliardi di euro che porterà alla cementificazione dell'area di Tor di Quinto. Per il resto, sarà il pubblico a metter mano al portafogli.

La spesa pubblica per Roma 2020 implicherà una riduzione della spesa in altri settori: ad essere tagliate temiamo saranno le spese meno efficienti in termini di moltiplicatore del reddito, alias i servizi ai cittadini. E guardando a quanto già avvenuto in passato in Europa, in Italia e a Roma non può che esplodere la rabbia: le Olimpiadi invernali di Torino del 2006 hanno lasciato la città sommersa da debiti, con un deficit di 28 milioni in capo al Comitato organizzatore. Le Olimpiadi di Atene 2004 hanno prodotto un buco di 20 miliardi di euro.
Venendo a Roma, come non ricordare opere come la ristrutturazione dello Stadio Olimpico per Italia '90, costata 225 miliardi di lire a fronte di una previsione di 80, con un incremento dei costi del 181,3%. Anche allora a capo delle operazioni c'erano i vari Pescante, Carraro e Montezemolo. Nel 2009 Roma è stata scenario dello scandalo dei Mondiali di Nuoto: 54,7 milioni di euro il costo della manifestazione; 900 circa i milioni spesi in tutto; 16,8 il debito certificato in capo al Comitato promotore. E, ciliegina sulla torta, una grande opera – la Città dello Sport di Tor Vergata – ancora oggi in costruzione: 60 milioni di euro il costo iniziale, 200 i milioni già spesi, 500 quelli che da progetto Roma 2020 serviranno per completare l'opera in tempo per le Olimpiadi. Quando un Comitato organizzatore come quello di Roma 2020, poi, afferma che i giochi olimpici saranno “un acceleratore del Piano per lo Sviluppo Strategico 2010-2020” c'è solo da preoccuparsi. A Roma infatti per le Olimpiadi manca tutto anche se il Comitato dichiara che, su 42 impianti di gara, ben 33 sono esistenti. In realtà, nel conteggio ci sono dieci stadi di calcio (comprese le altre città: Milano, Torino, Napoli etc.), i due scheletri di Tor Vergata, sei padiglioni da allestire alla Fiera di Roma più un velodromo inesistente e, dulcis in fundo, il mare, il porto di Ostia, il laghetto dell'EUR e l'immarcescibile Piazza di Siena per l'equitazione. Il resto, sono i residuati delle Olimpiadi del 1960, tra cui il Palasport all'EUR e il Foro Italico (ma solo per il nuoto, perché il tennis finirà a Tor di Quinto, da realizzarsi nel 2018). Non si spiegherebbe neppure il beach volley al Circo Massimo e non sulla spiaggia di Ostia: ma si sa, i balneari vanno tutelati e in stagione estiva ogni mq di sabbia vale oro. Del resto Roma non ha mai avuto la cultura dello sport, visto che non ha neanche un Assessorato dedicato. Si resta dunque basiti dal fatto che sono già stati individuati anche i 105 impianti per gli allenamenti. Quali? Sicuramente quelli sorti per i Mondiali di Nuoto del 2009, tutti più o meno abusivi, che potranno così riscattare la propria immagine.
Perché il problema delle Olimpiadi a Roma sarà proprio quello del non rispetto delle leggi urbanistiche. Basti pensare che a nord, il Parco Olimpico, del quale il nuovo Parco Fluviale del Tevere costituirà l'ossatura e l’elemento di connessione tra le sue diverse componenti, comprenderà l’area di Tor di Quinto con il Villaggio Olimpico da 18mila posti. Analogamente a Saxa Rubra, sorgerà il Villaggio Media, che ospiterà 5mila tra giornalisti e operatori televisivi. Entrambi, sul fiume, rispetteranno i vincoli imposti dall'Autorità del Bacino Fiume Tevere, tutelando l'ambiente fluviale? Fa sorridere dunque l'affermazione contenuta nel dossier che tutte le nuove costruzioni saranno ecocompatibili. Premesso poi che a livello sportivo di nuovo ci sarà soltanto il campo di canottaggio a Settebagni, sarà ecocompatibile anche il piano della ricettività che prevede nelle zone di Monte Mario e Prati di trasformare importanti caserme in alberghi? Per tutti questi fattori, non possiamo fare altro che aprire un dibattito in città - a partire dall'assemblea del 22 febbraio – sulla compatibilità economica, ambientale ed etica di Roma 2020. Un confronto non simbolico, urgente e finalizzato alla costituzione di uno strumento capace di opporsi alla folle logica del grande evento risolutore di una crisi economica connaturata ad un modello di sviluppo in grado di produrre solo consumo di suolo, profitti per pochi e devastazione del territorio.

Per cominciare a discutere di tutto questo, mercoledì 22 febbraio si terrà a Roma l'assemblea pubblica “Olimpiadi? No grazie”, un'iniziativa che si inserisce nella scia del percorso di Roma bene comune verso la costituzione di un coordinamento No Olympic games. All'assemblea parteciperanno l'avv. Pietro Mennea, recordman olimpionico e autore del libro “I Costi delle Olimpiadi,” movimenti per il diritto all'abitare, urbanisti, economisti, giornalisti, esponenti della società civile e delle forze politiche impegnate nel lavoro di vigilanza, inchiesta e denuncia sui grandi eventi e le grandi opere a loro connesse.
14 febbraio 2012

giovedì 16 febbraio 2012

COMINCIA LA SESTA SETTIMANA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO BASCO

Come ormai da tradizione per il sesto anno consecutivo gli amici ed amiche di Euskal Herria con la partecipazione attiva di altre organizzazioni ed associazioni invitano tutti a partecipare agli incontri che si terranno cominciando da stasera ed in particolar modo all'evento della  manifestazione nazionale che si terrà sabato 3 marzo a Milano a conclusione della lunga settimana internazionale di solidarietà con il popolo basco.
Le forze indipendentiste e di sinistra basche,reduci da successi storici durante le ultime votazioni,hanno comunque ancora seri problemi nonostante la definitiva ed unilaterale cessazione della lotta armata da parte dell'oganizzazione politico-miltare dell'Eta visto che partiti politici indipendentisti sono tutt'ora fuorilegge senza parlare delle centinaia di prigionieri politici che scontano pene assurde in Spagna e Francia.
E'diritto e dovere che ognuno di noi possa contribuire al movimento indipendentista di Euskal Herria partecipando agli incontri,scrivendo su blog e fare della lotta del popolo basco anche la sua lotta,poiché dove un popolo combatte per la libertà e per l'autodeterminazione in un giusto contesto tutti hanno l'obbligo di essere solidali.
Per maggiori info rivolgersi agli indirizzi posti sotto,dove dapprima vi sono gli incontri che si terranno in Lombardia seguiti da quelli nazionali concludendo con l'appello di EHLagunak e di Askapena.

SESTA SETTIMANA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO BASCO 2012
È TEMPO DI SOLUZIONI: LIBERTÀ E AUTODETERMINAZIONE PER IL PAESE BASCO
Incontri, dibattiti e iniziative musicali a Milano e Lombardia:
GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO Ore 20 al COA T28 - via dei transiti 28 – Milano – MM1rossa Pasteur
Presentazione del libro:
“La revolucion bonita” Viaggio a tappe nel Venezuela di Hugo Chàvez di Angelo Zaccaria. Partecipa Paolo Gonzaga autore del libro “Islam e democrazia, i fratelli musulmani in Egitto”.
VENERDÌ 17 FEBBRAIO Ore 21:30 al COA T28 – via dei transiti 28 – Milano – MM1rossa Pasteur
Proiezione del film:
Herrialde berdea (Il popolo verde). Un pezzo dalla storia di Euskal Herria. Iharra e Kabi: due generazioni, un’unica storia. La vita di due militanti di ETA.
VENERDÌ 17 FEBBRAIO Ore 20.45 al CSA 28 maggio - Via Europa 54 - Rovato (Bs)
Incontro/dibattito:
La resistenza popolare nei Paesi Baschi e in Val di Susa all'inutile grande opera dell'alta velocità.
Interverranno: un rappresentante
del movimento basco AHTGelditu-NoTav e Nicoletta Dosio del Movimento NoTav della Val di Susa.
SABATO 18 FEBBRAIO Ore 19.30 al CS Sos Fornace – via Moscova 5 – Rho (Mi)
Aperitivo . A seguire: Incontro/dibattito:
Aht Gelditu e Movimento No Tav due realtà a confronto. Incontro con un rappresentante del movimento basco AHT Gelditu - No Tav e un rappresentante del movimento No Tav Valle di Susa.
Dalle h 22.30 in poi:
Dj cegna e 4 assi.
DOMENICA 19 FEBBRAIO Ore 16 - Auditorium consiglio di zona 3 – via Valvassori Peroni 56 –MilanoIncontro/Dibattito: La risposta popolare e il nuovo scenario nei Paesi Baschi
Intervengono:
Niko Moreno, ex-sindaco di Elorrio, portavoce della sinistra indipendentista, ex parlamentare Europeo e Angelo Miotto, giornalista di Peace Reporter.
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO Ore 16.30 Facoltà di scienze politiche – via conservatorio 7 – Milano
Incontro/Dibattito
: Le lotte degli studenti universitari nel Paese Basco.
Intervengono rappresentanti del movimento studentesco basco (Ikasle Abertzaleak).
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO Ore 21 CSA Vittoria – via Friuli ang. Muratori – Milano – MM3 gialla Lodi
Proiezione del film:
Herrialde berdea Un pezzo dalla storia di Euskal Herria. Iharra e Kabi: due generazioni, un’unica storia. La vita di due militanti di ETA.
MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO Ore 16.30 Facoltà di scienze politiche – via conservatorio 7 – Milano
Incontro/Dibattito
: Paese basco – Liberare i prigionieri per liberare Euskal Herria. Repressione e conseguenze del conflitto politico.
Intervengono: Etxerat a
ssociazione dei familiari dei prigionier@, Herrira nuovo organismo contro la repressione e un ex prigioniero politico basco.
Proiezione del film:
Herrialde berdea Un pezzo dalla storia di Euskal Herria. Iharra e Kabi: due generazioni, un’unica storia. La vita di due militanti di ETA.
A seguire aperitivo con dj set.
MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO Ore 21 CSA Vittoria – via Friuli ang. Muratori – Milano – MM3 gialla Lodi Incontro/Dibattito: Paese basco – Liberare i prigionieri per liberare Euskal Herria. Repressione e conseguenze del conflitto politico.
Intervengono:
Herrira - nuovo organismo contro la repressione, Etxerat - associazione dei familiari dei prigionier@ e un ex prigioniero politico basco.
GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO Ore 19 al CSO Telos – via Milano 17 – Saronno (Va)
Incontro/Dibattito
: Lega Nord giù le mani dai Paesi Baschi
Interviene
Adriano Cirulli - studioso di movimenti e conflitti Etno Territoriali
VENERDÌ 24 FEBBRAIO ore 20 al COA T28 - via dei transiti 28 – Milano – MM1rossa Pasteur
Incontro/Dibattito
: Pratiche di autogestione e resistenza nei Paesi Baschi
Interviene un compagno del Centro Sociale Kukutza di Bilbao sgomberato il 21 settembre 2011
SABATO 25 FEBBRAIO Ore 23 - Cascina Torchiera senza acqua – Piazzale cimitero maggiore – Milano
Sostieni Euskal Heriaren Lagunak – concerto Rap Militante

Con:
ACERODROWINGDOGDJ MALATESTA BEPPE REBEL
A seguire DRUM BASS con
LELEPROX
DOMENICA 26 FEBBRAIO Ore 18 CSA Baraonda – via pacinotti 13 – Segrate (Mi)
Aperitivo popolare.

Incontro/Dibattito
: ore 19.00 "5 Giugno 1512 – 5 Giugno 2012 – 500 anni di occupazione spagnola". Interviene l'associazione Ahaztuak 1936-1977 - Victimas del golpe de estado, de la represión y del régimen franquista.
DOMENICA 26 FEBBRAIO Ore 19 al Circolo Maite – via del Lazzaretto 2 – Bergamo
Incontro/Dibattito:
"Lega Nord e Paese Basco, un amore non corrisposto" Incontro con: Adriano Cirulli (studioso di movimenti e conflitti etno-territoriali, Direttore del Dipartimento di Lingua e Cultura Basca, Upter Roma) e un rappresentante del comitato della Festa Antileghista di Varese.

Presentazione del dossier: "Lega: se la conosci la eviti...".

VENERDÌ 2 MARZO Ore 18.00 al CSA Pacì Paciana via Grumello 61 - Bergamo
Aperitivo popolare
. Proiezione del film Herrialde berdea Un pezzo dalla storia di Euskal Herria. Iharra e Kabi: due generazioni, un’unica storia. La vita di due militanti di ETA.
Cena popolare
(x prenotazioni: paci.paciana@inventati.org)
Esibizione di
Txalaparta (strumento tradizionale basco). Concerto di GANG e ASKATASUNA (Ska Band)
SABATO 3 MARZO Ore 15.00 Porta Genova - MILANO
CORTEO NAZIONALE TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA
E’ TEMPO DI SOLUZIONI: LIBERTA’ E AUTODETERMINAZIONE PER IL PAESE BASCO.

Promuovono: Euskal Herriaren Lagunak Italia, Askapena, Rete di solidarietà con la palestina – Milano, Forum Palestina – Milano – Associazione Nuova Colombia
SABATO 3 MARZO Ore 19 CSA Baraonda – via Pacinotti 13 – Segrate (Mi)
GAU
INTERNAZIONALA - LA NOTTE INTERNAZIONALE
Esibizione di
Txalaparta (strumento tradizionale basco). GANG in concerto. A seguire dj set.
INFO:
Euskal Herriaren Lagunak / Rete milanese amici e amiche di Euskal Herria

eh-lagunak@gnumerica.org
www.ehlitalia.com
Facebook: Euskal Herriaren Lagunak Milano


Al via la VIª settimana internazionale

di solidarietà con il Popolo Basco
Inviamo in allegato la locandina nazionale, e qui di seguito il programma di massima delle principali iniziative in Italia, e l'appello internazionale di Askapena ed EHL.


GIOVEDI’ 16 FEBBRAIO

AHT GELDITU (Movimento No-Tav) a FIRENZE


VENERDI’ 17 FEBBRAIO


AHT GELDITU (Movimento No-Tav) a ROVATO (BS)


SABATO 18 FEBBRAIO


AHT GELDITU (Movimento No-Tav) a RHO (MI)

AHT GELDITU (Movimento No-Tav) in VAL SUSA (TO)


DOMENICA 19 FEBBRAIO


IZQUIERDA ABERTZALE (Sinistra Indipendentista) a MILANO


LUNEDI’ 20 FEBBRAIO


IZQUIERDA ABERTZALE (Sinistra Indipendentista) a TORINO

HERRIRA, ETXERAT, EX PRIGIONIERI a NAPOLI


MARTEDI’ 21 FEBBRAIO


IKASLE ABERTZALEAK (Studenti indipendentisti) a MILANO


MERCOLEDI’ 22 FEBBRAIO


HERRIRA, ETXERAT, EX PRIGIONIERI a MILANO (pom.)

HERRIRA, ETXERAT, EX PRIGIONIERI a MILANO (sera)

AHAZTUAK (Memoria storica) a FIRENZE


GIOVEDI’ 23 FEBBRAIO


HERRIRA, ETXERAT, EX PRIGIONIERI a BOLOGNA

IKASLE ABERTZALEAK (Studenti indipendentisti) a FIRENZE

CENTRO SOCIALE KUKUTZA a TORINO


VENERDI’ 24 FEBBRAIO


HERRIRA, ETXERAT, EX PRIGIONIERI a IVREA (TO)

AHAZTUAK (Memoria storica) a MARZABOTTO (BO)

CENTRO SOCIALE KUKUTZA a MILANO


SABATO 25 FEBBRAIO


HERRIRA, ETXERAT, EX PRIGIONIERI a VENAUS (TO)


DOMENICA 26 FEBBRAIO


HERRIRA, ETXERAT, EX PRIGIONIERI, AHAZTUAK a MILANO

CENTRO SOCIALE KUKUTZA a BOLOGNA


SABATO 3 MARZO

CORTEO NAZIONALE TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA a MILANO

GAU INTERNAZIONALA – LA NOTTE INTERNAZIONALE a MILANO

Le iniziative complessivamente in programma a MILANO, VAL SUSA, TORINO, FIRENZE, BRESCIA, RHO, NAPOLI, ALPI OCCIDENTALI, BOLOGNA, SARONNO, MARZABOTTO, FRIULI, SEGRATE, BERGAMO, ..., sono molte di più di quelle elencate in questo calendario, e alcune sono ancora in definizione:
Per l'elenco completo e per i dettagli delle iniziative, consultate nei prossimi giorni il nostro sito:

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appello internazionale di Askapena ed EHL

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È tempo di soluzioni:
Libertà ed Autodeterminazione per Euskal Herria.
ASKAPENA, Organizzazione Internazionalista Basca ed i
Comitati di Solidarietà con Euskal Herria-EUSKAL HERRIAREN LAGUNAK,
fanno un appello alla partecipazione alla
VIª Settimana Internazionale di Solidarietà con Euskal Herria,
18-26 febbraio 2012.
Il panorama politico in Euskal Herria sta cambiando. Come effetto della nuova strategia della Sinistra Indipendentista, in poco meno di un anno, si sono verificati importanti cambiamenti che ci pongono davanti a una nuova fase del conflitto tra il popolo basco e lo Stato spagnolo e francese.
Da un lato si è articolato un ampio movimento politico con l'unione di diverse forze indipendentiste e di sinistra che, nelle due ultime elezioni, ha ottenuto risultati storici, confermando l'esistenza di un'ampia base sociale indipendentista di sinistra che chiede una risoluzione del conflitto in termini democratici. La realizzazione di questa unità e i risultati conseguiti hanno dimostrato il fallimento di anni di illegalizzazione e apartheid politico.
L'organizzazione politico-militare ETA, sostenendo questo nuovo contesto, in ottobre ha annunciato la sospensione definitiva di ogni attività armata, in maniera unilaterale, dopo la celebrazione della Conferenza di Pace di Aiete in cui esponenti di spicco della comunità internazionale hanno sottolineato la necessità di aprire una fase di risoluzione del conflitto basco.
Tuttavia, a causa dell'atteggiamento immobilista dello Stato Spagnolo e Francese, ci sono situazioni che non sono minimamente cambiate: le organizzazioni della Sinistra Indipendentista basca continuano ad essere illegali, centinaia di persone continuano ad essere imprigionate per la loro attività politica, i prigionieri politici seguitano a scontare le loro pene in prigioni lontane da casa e coloro i quali sono ammalati o che hanno già scontato la loro pena aspettano ancora la disattivazione delle misure eccezionali. Con il loro atteggiamento, i governi spagnolo e francese si rifiutano di affrontare la nuova fase politica.
La VIª edizione della Settimana Internazionale di Solidarietà con Euskal Herria si sviluppa, pertanto, in un momento di risolutivo, nel senso letterario del termine. Soluzioni che non arrivano a causa del'immobilismo degli Stati. E proprio a tal riguardo che quest’anno si concentrerà l’attività dell'organizzazione internazionalista basca Askapena e dei Comitati di Solidarietà con Euskal Herria-Euskal Herriaren Lagunak (EHL), sulla necessità di sollecitare una risoluzione del conflitto basco. In questo modo, socializzeremo con organizzazioni, collettivi e singoli cittadini i passaggi compiuti nei Paesi Baschi, e al contempo denunceremo la posizione degli Stati dinnanzi al nuovo scenario che si apre.
È ora di essere coinvolti in questa nuova fase in Euskal Herria, portando la nostra solidarietà internazionalista in questa nuova fase, e sottolineando, di fonte allo Stato Spagnolo e Francese, la nostra esigenza di risolvere le conseguenze del conflitto (prigionieri, vittime, smilitarizzazione), e di affrontare la questione della pace a partire dal suo nodo centrale: il diritto di autodeterminazione.
Infine, facciamo appello a tutte le organizzazioni politiche, sindacali, sociali e a persone a titolo individuale a partecipare alla manifestazione che si terrà a Milano il 3 marzo in solidarietà con Euskal Herria.
Info e contatti: elkartasunastea@gmail.com