NEW DELHI - "Scrivete la verità" perché altrimenti è un male. E' l'appello lanciato dal fuciliere di Marina, Massimiliano Latorre, parlando con i cronisti all'ambasciata italiana a New Delhi. "Ci sono due inchieste aperte. Non posso essere io a chiarire le cose", ha aggiunto.
Il marò, trattenuto in India dal febbraio 2012 assieme al suo collega Salvatore Girone, in una conversazione con i giornalisti che hanno accompagnato la delegazione di parlamentari italiani in missione a New Delhi ha invitato poi "a riascoltare l'intervista al comandante in seconda della petroliera Enrica Lexie Noviello" per avere un quadro più chiaro sulla loro complicata vicenda.
Raggiunto al telefono nel marzo scorso, il comandante Noviello aveva definito "un'invenzione" la morte dei pescatori indiani. Secondo la sua ricostruzione, infatti, i due marò avrebbero sì sparato ma dei colpi di avvertimento in acqua, secondo le procedure previste. Lo scontro a fuoco ci sarebbe effettivamente stato ma all'interno del porto di Kochi e senza il coinvolgimento dell'Enrica Lexie, bensì tra la guardia costiera locale e l'imbarcazione sospetta che stava tentando l'approccio alla nave su cui si trovavano i fucilieri della marina italiana.
Latorre ha poi concluso il suo intervento con un auspicio: "Mi auguro di tornare a casa per Pasqua". Una decisione da parte della Corte indiana è

attesa entro il 3 febbraio prossimo.
Intanto si è conclusa la missione italiana che ha portato in India una maxi-delegazione parlamentare per dare sostegno morale ai due marò ma soprattutto per fare pressione sul governo locale. Tra loro Pierferdinando Casini, Cicchitto, Gasparri e il 'cinquestelle' Orellana.