Dopo le prime stime attorno ai cento milioni di Euro dell'insieme dei quadri si è già scesi a picco verso i cinque,visto che numerosi critici e anche non addetti ai lavori hanno tacciato di falsità la maggior parte di questi.
Il buon Tanzi a sua volta gabbato?Non credo,questi se proprio sono falsi devono essere considerati copie e quelli presunti veri hanno già preso il volo da tempo,senza aspettare sibilline soffiate alla guardia di finanza che sembrava aver fatto bella figura tutto facile facile.
Appena sotto un articolo preso da"Repubblica"a firma del critico d'arte qui molto aspro e papale nei toni Paolo Cerati,e dopo la foto di un(forse)quadro di De Nittis sempre tratto dallo stesso quotidiano alcuni stralci dell'articolo di Ettore Livini dove si presume l'invischiamento del premier pusher e di Mediobanca.
In ultimo un contributo di Indymedia Liguria della prima ora quando non aleggiava lo spettro della falsità sul"tesoretto".
In fondo al post una breve dichiarazione di Vittorio Sgarbi sulla qualità delle opere ma appena qui a finco il link sulla paventata censura su"Report"che aveva iniziato ad indagare sulla fine dei soldi spariti a migliaia di italiani col crack Parmalat:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/10/altro-che-liberta-di-parola.html.
Il tesoro (mica tanto) di Tanzi.
di Paolo Cerati*
Dopo lunga ed estenuante ricerca, è stato trovata una parte del tesoro – o presunto tale – di Calisto Tanzi. A darne notizia, con toni trionfalistici, la stampa di ieri tutta. Ecco il tesoro: opere d’arte d’inestimabile valore. Monet, Picasso, Van Gogh, ancora Van Gogh, Gauguin, Cezanne, Degas, De Nittis, Ligabue, eccetera. Straordinario. Il tesoro, diviso, era contenuto, come nella migliore tradizione del romanzo d’appendice, in cantine buie, polverose, nascondiglio perfetto per scoprire poi cose di questo genere. Un bravo agli investigatori che hanno svolto il loro lavoro con dedizione. Poi, impietose – come per ricordarci che questo tipo di storie così torbide spesso sono sature di volgari malfattori – sono arrivate le prime immagini che ritraevano funzionari della Guardia di Finanza in posa giustamente soddisfatta mostrare il bottino.
“La scogliera di Pourville” di Monet, valutata 10 milioni di euro, e in procinto di essere venduta a un ignaro compratore russo a Forte dei Marmi, è in realtà una macchia di vomito, probabilmente dipinta da un parente di Monet, forse il cugino Franco.
“Il tronco” di Van Gogh si commenta da solo: anche un bambino delle elementari si renderebbe conto della ridicolaggine dell’opera.
Che dire poi del disegno di Degas, che senza volerle far torto, sembra mia zia Vilma che ha lavorato per trentacinque anni in fabbrica e non ha certamente la delicatezza dell’Etoile. E via di seguito.
Ligabue, dipinto da un suo vicino di casa, di sicuro carrozziere.
Picasso, no comment.Poi Gauguin, sicuramente il nome di un artista da leggere in dialetto parmigiano.
Troppo facile, come sparare sulla Croce Rossa. Questa storia, che non sembra mai finire, vive di bidonaggine continua, con risvolti tragici. Un Kip del Laos vale 0,0001 Euro. Se c’era qualcosa di buono da vendere è già stato venduto, nei modi e nei tempi corretti, senza – come sempre – nessun tipo di interferenza. Quindi il tesoro di Tanzi fin qui trovato vale sì 100 milioni, ma di Kip del Laos.* Paolo Cerati è considerato un esperto d’arte di livello nazionale, ricordiamo i suoi interventi sul ritrovamento di alcuni Correggio. Di certo sulla vicenda dei quadri di Tanzi, in poche ore, si è passati da un valore di 100milioni a … 5 milioni. Dopo il suo intervento, Radio Capital ha intervistato Vittorio Sgarbi che, visionate le foto, spiega: “Ci sono dei falsi” ASCOLTA L’AUDIO
Tanzi e il crac Parmalat Mediobanca sapeva tutto.
...Le banche. Gli istituti di credito hanno sempre saputo quale era il reale stato di salute di Parmalat. Le prove? «Vedevano i dati della centrale rischi e già dal 2002 tutti ci dicevano di non credere ai nostri bilanci, chiedendoci di rientrare dall' esposizione». A fine 2002 ha raccontato «abbiamo studiato un aumento da 500600 milioni con Mediobanca e Jp Morgan, che quindi conoscevano il nostro stato di salute»...
... I rapporti con Berlusconi. «Ho pagato anche Berlusconi», ha detto Tanzi in tribunale a Parma. «Sono andato ad Arcore con un gruppo di imprenditori in occasione del lancio di Forza Italia. Incontrai Berlusconi. Gli dissi che non intendevo schierarmi direttamente con lui ma che ero disposto a finanziare il suo movimento politico. Lui mi disse di fare pubblicità su Mediaset che era lo stesso». Tornato a Collecchio dal meeting, Tanzi convoca il suo dg Domenico Barili e gli ordina «di spostare gli spot da Rai a Mediaset». «Per garantire l' occultamento del finanziamento ha continuato abbiamo deciso di pagare il prezzo pieno dei nostri passaggi televisivi sulle reti del Biscione, rinunciando ai forti sconti cui avremmo avuto diritto in qualità di grandi inserzionisti». Tanzi ha ricordato pure di aver chiesto aiuto al premier anche all' epoca del crac: «Andai a Palazzo Grazioli con mio figlio pregandolo di far qualcosa per alleggerire la pressione della Consob e delle banche»...
Parmalat, trovato il tesoro che Tanzi ha negato di avere.
Aveva dichiarato neppure una settimana fa di non sapere nulla delle opere d'arte che un servizio di Report sosteneva fossero state occultate nell'imminenza del crac del 2003. La Guardia di Finanza ha trovato 19 tra dipinti e disegni dei più grandi artisti del XIX e XX secolo che Calisto Tanzi, patron della Parmalat inseguito dai creditori, aveva fatto nascondere nelle cantine e nelle soffitte di tre appartamenti, due a Parma e uno nella vicina Pontetaro.
Il ritratto di ballerina, matita su carta Degas, questa mattina si trova nell'ufficio del procuratore della Repubblica di Parma Gerardo Laguardia, accanto ad un autoritratto di Ligabue, alla scogliera di Pourville di Monet, ad una natura morta di Gauguin, ad un tronco d'albero di Van Gogh, ad una natura morta di Picasso datata 1944, ad un ritratto di signora, a grandezza naturale, di De Nittis.
Ancora imballati invece sono un olio di Manet raffigurante alberi, una natura morta di Van Gogh, un acquerello su carta di Cezanne, un pastello di Pizarro, un paesaggi di Severini, una illustrazione di Grosz e una matita di Bergerie di Modigliani, ed altro ancora.
È stata la Guardia di Finanza nucleo tributario di Bologna a risolvere in meno di una settimana il mistero della pinacoteca di Tanzi. Quattro giorni di intercettazioni telefoniche continuate (alcune durate trenta ore di seguito) hanno consentito agli uomini delle Fiamme Gialle di individuare i terminali di una trattativa che a breve avrebbe portato alla vendita in blocco di tutta la pinacoteca del Cavaliere.
Le trattative erano in stato avanzatissimo e la Procura ritiene che le opere sarebbero state acquistate da compratori provenienti dalla Russia. Il luogo in cui sarebbe dovuto avvenire il passaggio di mano, probabilmente, è Forte dei Marmi, località turistica dove si registra una forte presenza di miliardari provenienti dall'est Europa.
Grazie alle intercettazioni i finanzieri sono riusciti a dare un prezzo ad almeno una delle opere che avrebbero dovuto essere vendute: 10 milioni di euro per la scogliera di Monet. Custodi inconsapevoli del tesoro tre famiglie che abitano gli appartamenti dove i dipinti erano stati nascosti. Consapevole invece, Stefano Strini, genero di Tanzi perchè ne ha sposato la figlia Laura, a cui la cura dei quadri era stata affidata proprio dal Cavaliere. Strini è indagato per ricettazione e favoreggiamento assieme ad un altro soggetto sul nome del quale vige il segreto istruttorio. Secondo le dichiarazioni dello stesso Strini i dipinti sono stati occultati prima del crac.
L'indagine è stata condotta a ritmi serrati dai pm Lucia Russo e Vincenzo Picciotti. «Abbiamo recuperato i quadri del cavalier Tanzi - ha detto il procuratore Laguardia senza celare la legittima soddisfazione per il risultato raggiunto - l'indagine è partita dal servizio di Report. Avevamo dei sospetti su alcuni soggetti che sono stati confermati una volta che i loro telefoni sono stati messi sotto controllo».
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