mercoledì 31 dicembre 2014

LE ELEZIONI GRECHE DEL 25 GENNAIO

Al terzo tentativo la soluzione parlamentare greca di trovare un nuovo Presidente della Repubblica è fallita e quindi la nazione eleggerà il futuro capo dello Stato,come prevede la loro Costituzione,con una votazione aperta a tutti i cittadini.
Nonostante tutti gli appelli ed i sotterfugi,alcuni al di là dei limiti della legge,l'attuale premier Samaras non è riuscito a varcare la soglia dei 180 voti favorevoli per mettere sul trono l'ex commissario europeo Dimas,ed ora il futuro della Grecia è nelle mani dei propri elettori.
Il leader di Syriza Tsipras attualmente è il candidato favorito per l'elezione,anche se l'ex premier Papandreou potrebbe tornare in corsa creando un nuovo soggetto politico che farebbe da ponte tra i vari schieramenti,un anticipo di governo di unità nazionale modello Italia(!?).
Il 25 gennaio,data prevista per la consultazione popolare,è alle porte,ed ora la troika europea è già al lavoro per convincere i possibili candidati,Tsipras compreso,per cercare di porre qualcosa sul tavolo delle trattative in cambio ai greci per non vederli uscire dall'Euro e dall'Europa.

Grecia alle elezioni anticipate: nuovo tornante per l'Eurocrisi.

Al terzo tentativo il parlamento greco non è riuscito a eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. L'uomo di garanzia offerto da Samaras alla troika, l'ex commissario europeo Stavros Dimas, non ha raggiunto i 180 voti necessari per essere eletto alla presidenza, fermandosi a quota 168. Come previsto dalla costituzione il parlamento è ora sciolto automaticamente e il paese chiamato ad elezioni anticipate, fissate da Samaras per il 25 gennaio.
Alla vigilia della terza e decisiva votazione il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble aveva avvertito il parlamento greco dichiarando che «Le nuove elezioni non cambiano nulla rispetto al debito greco, qualsiasi nuovo governo deve rispettare gli accordi contrattuali presi dai suoi predecessori».
Lo spettro del contagio greco nell'eurozona è quello maggiormente temuto da Schaeuble. Per esorcizzare questa paura Samaras ha giocato tutte le carte a sua disposizione: lo spauracchio dell'uscita catastrofica dall'Eurozona, gli accorati appelli televisivi in sostegno della candidatura di Dimas, i tentativi di corruzione di alcuni deputati, le esche trasversali per l'allargamento della coalizione di governo, fino a oggi composta da Nea Dimokratia e dal Pasok, lanciate tanto a sinistra (Dimar) quanto a destra (Greci Indipendenti). Anche il coinvolgimento di Alba Dorata, che avrebbe dovuto far scortare 8 dei suoi 16 deputati dal carcere al parlamento per la votazione, non era stato del tutto scartato dal capo dell'esecutivo.

Cala dunque il sipario sul governo Samaras. La campagna elettorale si prospetta attraversata da due variabili fondamentali: la tenuta di Syriza, fino a oggi favorita nei sondaggi, e la ricerca di una figura di garanzia per i mercati. Se il programma di Tsipras si è andato intiepidendosi negli ultimi mesi - dall'uscita dall'euro alla rinegoziazione del debito - è sempre a sinistra che avanza una nuova candidatura. L’ex premier George Papandreou, lo stesso costretto alle dimissioni nell'ottobre 2011 dalle pressioni congiunte franco-tedesche quando propose un referendum per decidere del secondo piano di aiuti al paese, sembra intenzionato ad abbandonare il Pasok e a presentarsi nella competizione elettorale con una nuova formazione. Papandreou avrebbe l’obiettivo di costituire un governo di unità nazionale riequilibrando i pronostici in favore di Syriza o proponendosi come interlocutore di coalizione obbligato per Syriza.

In ogni caso, la guida a trazione tedesca dell'Europa, con una vittoria o meno di Syriza, dovrà confrontarsi con la significativa affermazione di contrasto e dissenso alle politiche di rigore. Già nella giornata di ieri, quella della mancata elezione, la borsa di Atene ha toccato il - 11% chiudendo poi al - 3,9% e trascinando in negativo anche gli indici delle piazze della periferia dell'Eurozona, tra cui Italia e Spagna. La politica avanzata dalla BCE con il programma di acquisto di titoli di Stato potrebbe incontrare notevoli difficoltà con l'aumento del rischio di investimento su buoni governativi che potrebbero non essere ripagati. Si comprometterebbe così una delle principali ricette per l'immissione di liquidità sul mercato e il rilancio degli investimenti. Nel frattempo il Fondo Monetario Internazionale ha sospeso i colloqui con la Grecia per la revisione del piano d'aiuti.

martedì 30 dicembre 2014

VANDALI AL PRESEPE DEI SABBIONI


Nella scorsa notte il presepe dei Sabbioni,ormai celebre non solo a Crema e nel cremasco ma un po' in tutta la Lombardia ed il Nord Italia,ha subito vandalismi che fortunatamente sono stati ripristinati nel giro di poche ore grazie all'intervento e al lavoro dei volontari che da decenni si occupano di questo che non è solo un presepe ma un museo a cielo aperto della civiltà contadina del territorio.
La zona dei Sabbioni e di Ombriano da mesi è al centro di atti vandalici come l'incendio del luogo di ritrovo dei pensionati presso la strada della Leada,a distanza di qualche centinaio di metri dal presepe,e si ricordano le scritte contro il sindaco e quelle inneggianti al fascismo e al duce alla vigilia del venticinque aprile scorso.
Altri episodi hanno danneggiato la zona della vicina palestra e parlando della città di Crema pure in altri quartieri si sono visti episodi simili proprio di disprezzo della collettività,un esempio su tutti il defibrillatore danneggiato in via XX settembre.
Atti di pura violenza ed inciviltà,d'ignoranza e di delinquenza pura,fine a se stessa:opera di ragazzini viziati figli di gente benestante e italiana,che spero venga individuata dalle forze dell'ordine perché hanno già pisciato fuori dal vaso già troppo.
Chi sa deve parlare,questi piccoli vandali devono essere messi alle strette,devono sentirsi il fiato sul collo e certamente qualche passo falso lo faranno:che poi possano permettersi avvocati pagati dai soldi dei genitori è un'altra cosa,ma i nomi e cognomi rimarranno conosciuti a tutti i cremaschi che se li terranno a memoria.

Crema. Statue ribaltate ed ambientazioni a soqquadro: danneggiato nella notte il presepe dei Sabbioni.


Statue di animali rovesciate, ambientazioni a soqquadro, frutta sparsa nel piccolo piazzale all’ingresso e cassetti e pentole ribaltati nel locale adibito alla distribuzione delle bevande calde: così alcuni volontari hanno trovato stamattina il presepe dei Sabbioni, comunque già ripristinato e reso accessibile al pubblico. “In 26 anni – ha commentato Mirca Dossena, presidentessa del presepe – non era mai successa una cosa del genere; al massimo, avevano rubato una bicicletta. Per fortuna non ci sono grossi danni”.

Le statue rovesciate
Il danneggiamento ha coinvolto il primo tratto del percorso del presepe, dove sono rappresentate scene di vita familiare: l’allevamento degli animali, il maniscalco ed il menalach. Lì alcune statue sono state rovesciate, altre ancora sparpagliate nell’ambientazione, senza però subire danni irreparabili. Unica eccezione un’anatra decapitata.

Altri danni
Nel piazzale all’ingresso è stata sparsa la merce della fruttivendola, subito sistemata dai volontari. Danneggiamenti ha riportato anche il locale dove vengono distribuiti tè caldo e vin brulé: sul mobilio all’interno sono apparse bestemmie scritte a pennarello; i cassetti e le pentole sono state ribaltate. Sul fatto indagano i carabinieri del nucleo radiomobile di Crema.

Opera d'arte devastata
"Sinistra ecologia libertà - si legge nel comunicato diramato nel pomeriggio da via Tensini - esprime una ferma condanna nei confronti dei vandali che hanno devastato il bellissimo presepe dei Sabbioni. Il presepe dei Sabbioni è un’opera d’arte che esprime il significato di una comunità che, anche attraverso la fede religiosa, si ritrova e si riconosce: è quindi a tutti i volontari che esprimiamo la nostra vicinanza, certi di interpretare il sentimento di tutta la città".

L'offesa alla cittadinanza
"Il presepe è una ricchezza per tutta la città di Crema e non solo, colpendolo si è offesa tutta la cittadinanza. Auspichiamo - conclude il comunicato di Sel - che tra quanti fanno visita al presepe, ci sia chi desideri e possa unirsi ai volontari per portare a termine l’opera di ricostruzione"

lunedì 29 dicembre 2014

CONTRO OGNI NAZIFASCISMO,ORA E PER SEMPRE

Piccolo contributo preso da Cremaonline(http://www.cremaonline.it/politica/23-12-2014_Sartori,+%22apologia+del+fascismo+reato+da+perseguire%22/ )dove si fa il resoconto di un mio intervento durante il consiglio comunale di due sabati fa a Crema contro le azioni mordi e fuggi di gruppi nazifascisti che agendo con le tenebre oppure frettolosamente cercano di avere visione nella speranza di accrescere il loro numero di adepti,fanatici ed ignoranti.
Quando leggo o sento dire che il fascismo è morto proprio stento a crederci,visto anche le ultime notizie da Roma sia con gli scandali comunali che con il tentativo di compiere attentati riorganizzando vecchi partiti di quell'ideologia sporca ed infame.
L'antifascismo esiste perché ci sono ancora fascisti?Credo proprio di sì anche se la lotta antifascista racchiude valori più ampi come l'antirazzismo,l'antisessismo,proponendo ideali di libertà vera per tutti gli uomini e le donne di tutto il mondo.
Antifascista non è solo sinonimo di comunista,lo può essere anche una persona di differenti vedute politiche,possono esserlo pure elettori di coalizioni di centrodestra che però non sanno che chi votano spesso si alleano o danno spazio a gruppi neofascisti qua e là in Italia.
Questi ratti di fogna devono sapere che la vigilanza e la memoria storica figlia della Resistenza non li faranno passare nuovamente,non permetteranno loro di poter agire nel nome di libertà che è sinonimo di odio e disprezzo verso gli altri,basta con i dittatori e con la vera molla che ancora li tengono in vita:l'ignoranza loro e quella altrui.

Crema. Solidarietà a dipendenti e iscritti Cgil. Sartori, Rifondazione: "l'apologia del fascismo è un reato da perseguire".


Il blitz del Veneto fronte skinhead – avvenuto giovedì scorso con uno striscione appeso alla cancellata della Camera del lavoro di via Carlo Urbino – è arrivato in Consiglio comunale sabato scorso. A portare la vicenda tra i banchi della politica ci ha pensato Camillo Sartori, consigliere comunale di Rifondazione Comunista, con una comunicazione resa ai consiglieri in apertura al consesso.

Matrice nazifascista
“Credo che tutti abbiano saputo – ha introdotto Sartori – della grave provocazione ed intimidazione subita dalla Cgil nella notte tra mercoledì e giovedì appena trascorsi per mezzo di uno striscione ed un comunicato di chiaro stampo nazifascista, atti riconducibili ai firmatari che fanno parte del gruppo del Veneto Fronte Skinheads”.

Solidarietà alla Cgil
“È naturale – ha proseguito il consigliere di Rifondazione – in un paese democratico la solidarietà e la vicinanza di tutta la maggioranza consiliare verso i dipendenti della Cgil cremasca che si sono visti minacciati per via del lavoro non facile che svolgono tra molte difficoltà, e si esprime lo stesso sostegno verso tutti gli iscritti a questo sindacato”.

Giunta antifascista
“Questa giunta fin dall’annullamento del convegno nazifascista dell’Usn (Unione per il Socialismo Nazionale) che doveva tenersi presso la Sala Alessandrini nel giugno del 2012, all’indomani dell’elezione del sindaco Bonaldi e che aveva avuto i permessi grazie alla precedente giunta, ha sempre avuto verso l’antifascismo e l’antirazzismo un occhio di riguardo”.

Perbenismo di facciata
“Negli ultimi mesi associazioni neofasciste come Casapound e per l’appunto il Veneto fronte skinheads hanno cercato di uscire dal loro sottobosco rivendicando un ruolo di promotori di alcuni valori sociali attraverso lotte che difendono però solo il loro interesse. Ecco che si usano argomenti come il mutuo sociale, l’ambientalismo, la difesa ed il diritto alla casa e al lavoro per dare una facciata di perbenismo alle loro reali intenzioni: parlano infatti sì di ragioni importanti ma che sono indirizzate solo allo scopo di difendere solo gli italiani e soprattutto solo di quelli che la pensano come loro”.

Attacchi recenti
“In un discorso più ampio tutte le loro lotte sono quelle che si cercano di portare avanti quotidianamente sia in Italia che a Crema, ma a differenza loro le si compiono per tutti e non solo per una fetta della società. Ricordo oltre all’attacco già citato che ha toccato il sindacato della Cgil la presenza di uno striscione di Casapound a Casale Cremasco al di fuori dello stabilimento della Danone nel giugno scorso e ad inizio mese un breve presidio ad Ombriano presso una casa sotto sfratto. Risale invece a luglio sempre di quest’anno lo striscione del Veneto fronte skinheads presso la Caritas di Viale Europa,un avvertimento contro i centri che ospitano i profughi nel nord Italia”.

Vigilare sulle azioni fasciste
“Questi gruppi, pensate che quello protagonista del fatto di Via Carlo Urbino presso la sede Cgil si autodefinisce associazione culturale, vanno contro la decenza di uno Stato democratico con proclami di odio e di violenza contro migranti ed italiani, le loro dichiarazioni sono permeate di razzismo, fascismo e sessismo, e se fino ad ora le loro azioni a Crema e nel cremasco si sono esplicate con un mordi e fuggi senza fortunatamente nessun danno a cose o persone, dobbiamo vigilare attentamente il territorio per evitare un proliferarsi di condotte al di fuori della legge”.


Perseguire l'apologia di fascismo
“Non è questione di fare pubblicità gratuita a questi elementi che dietro a nomi ambigui di associazioni ed eventi mascherano la più squallida ideologia nazifascista. Dobbiamo puntare fermamente ed anche candidamente sulla Costituzione Italiana – ha concluso Camillo Sartori – e sulle leggi che esistono e che vedono nell’apologia del fascismo un reato da perseguire”.

sabato 27 dicembre 2014

COOPERATIVE O SPA?

L'articolo proposto da Infoaut è figlio del gran clamore dello scandalo delle cooperative romane invischiate con il malaffare e la criminalità grazie a personaggi in combutta con l'attuale ministro del lavoro Poletti e con alte sfere politiche di tutte le parti coinvolte.
La lettera di protesta di un gruppo di lavoratori di Guidonia facenti parte di Unicoop Tirreno è l'emblema del trattamento subìto da un'intera categoria di lavoratori che rimango all'oscuro delle trame dei loro padroni,che fanno delle cooperative uno specchietto per le allodole per aumentare i propri guadagni senza distribuire nemmeno le briciole,anzi rischiando di far perdere loro il lavoro.
A questo aggiungo un altro interessante link sul lavoro delle cooperative che tocca stavolta l'Emilia Romagna che ha un sottobosco di lavoratori precari e che spesso operano in nero con i rischi ed i diritti violati che ciò comporta(http://contropiano.org/politica/item/27947-emilia-romagna-controlli-a-tappeto-sulle-cooperative-spurie-della-logistica ).

Nasce la "Bad Coop": i lavoratori Coop di Guidonia scrivono ai soci

Cari Soci, cari cittadini di Guidonia,chi vi scrive è un gruppo di lavoratori Unicoop Tirreno in forza lavoro presso il negozio Coop di Guidonia. Siamo a porre ai vostri occhi e alle vostre menti la situazione che ci rende protagonisti ormai da diversi mesi. Crediamo e speriamo conosciate già gli episodi avvenuti a fine giugno, momento in cui siamo venuti a sapere, solo grazie ad episodi fortuiti, che vi era un interesse di vendita del negozio ad imprenditore privato. Trattativa sfumata probabilmente anche grazie ai giorni di sciopero del personale nei giorni seguenti.
Ci teniamo a precisare che i tre giorni di sciopero sono stati una STRETTA CONSEGUENZA alla TOTALE ASSENZA di informazioni a noi date, sia prima degli episodi fortuiti, sia dopo, alle nostre domande sull’eventuale cessione. Come dicevamo poche righe prima la trattativa a quel punto era saltata, ma da quel momento abbiamo ricevuto solo un vago e breve comunicato in cui ci veniva detto che le sorti del negozio, fortemente in perdita, dovevano essere valutate per trovare soluzioni appropriate.
Potete forse immaginare quali mesi di calvario siano stati per noi, anche notando spesso personale esterno alla cooperativa eseguire all’interno del punto vendita rilievi e misurazioni. Capendo che qualcosa stava avvenendo ma non esserne al corrente. Psicologicamente è qualcosa che atterra la mente e gli animi, qualcuno più di altri ha accusato maggiormente tutta la vicenda.
Fino ad arrivare a fine novembre in cui è avvenuta una riunione con alcuni dirigenti di Unicoop Tirreno, responsabili anche del punto vendita. In tale occasione siamo venuti a conoscenza che il C.d.A ha dichiarato vendibile il negozio e tutti quelli in forte perdita già dalla fine dell’anno 2011. “Naturalmente” questo dato a noi non è MAI pervenuto. Inoltre in tale occasione ci viene richiesto di evitare in futuro episodi di malattia o infortunio, in quanto i nuovi interessati, Coop Estense e Coop Adriatica, fanno valere questo dato come fondamentale per la buona riuscita della trattativa.
Qualche giorno dopo si sono incontrati Coop Estense, le organizzazioni sindacali. In quella riunione venivano esposte le richieste e le offerte che le nuove cooperative intenderebbero offrire ai lavoratori stessi. Richieste a dir poco irricevibili e, udite udite, ci è stato specificato che si tratterebbe di una SOCIETA’ S.r.L. FORMATA DA DIVERSE COOPERATIVE :COOP ESTENSE, COOP ADRIATICA, COOP NORD EST E PROBABILMENTE ANCHE UNA PICCOLA QUOTA DI UNICOOP TIRRENO.
Siamo a raccontarvi tutto questo, oltre che per farvi comprendere il momento di forte agitazione del personale a livello emotivo, oltre che con la speranza che possiate in qualche modo far si che qualcosa possa cambiare, per NON darvi anche la possibilità un domani di rispondere a noi lavoratori che non eravate al corrente della grave situazione. Perché negli anni, noi lavoratori ci siamo sentiti completamente ABBANDONATI da tutti i componenti del mondo Unicoop Tirreno, e quello che sta avvenendo ne è la PROVA INCONFUTABILE.
Delegati ed iscritti USB ed alcuni lavoratori della Coop di Guidonia 
14 dicembre 2014

martedì 23 dicembre 2014

GLI STATI ARABI PRODUTTORI DI PETROLIO E LA CRISI MEDIORIENTALE


L'ultima conferenza tra i paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo,in pratica i più importanti produttori petroliferi della zona della penisola arabica,ha avuto esiti ambigui ed un unico punto fermo che è uno sgarbo verso gli Usa,non proprio una bocciatura ma un forte richiamo.
Secondo questi paesi il fenomeno Isis è stato gonfiato oltre quello che è,puntando il dito ancora verso Al Qaeda ed i fratelli musulmani che reputano più pericolosi e degni d'attenzione del Califfato islamico.
L'articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/28189-le-petromonarchie-contro-gli-usa-la-lotta-all-isis-non-e-una-priorita )analizza questa situazione che mette in difficoltà gli Usa accusati(per l'ennesima volta e non a sproposito)di ingerenze in territori dove non sono desiderati e puntualizza il fatto che gli Stati arabi della petromonarchia reclamano di diritto un ruolo primario nelle zone mediorientali zona di forte crisi e di guerra,molto più degli Usa con la loro politica estera in forte declino e dell'Unione Europea,che una politica estera anche minima non l'ha mai avuta.

Le petromonarchie contro gli Usa: “La lotta all’Isis non è una priorità”
Se lo Stato Islamico (Isis) é al momento l'organizzazione terroristica di matrice islamica che catalizza l'interesse e l’attenzione internazionale (anche perché permette alle potenze occidentali di mettere non uno ma due piedi in Medio Oriente), è su altre sigle che ragionano i governi arabi. In particolare su Al Qaida e i Fratelli musulmani che secondo i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo – le petromonarchie, per intenderci - rappresentano una minaccia per la stabilità della regione. E' quanto é emerso al "Forum sulla sicurezza futura del Ccg: combattere l'estremismo" che ha riunito ad Abu Dhabi accademici ed esperti della politica e della sicurezza dei vari paesi aderenti.I Fratelli musulmani, movimento politico salito al potere al Cairo con il governo Morsi dopo la destituzione di Mubarak e poi messo fuori legge con il golpe militare e ritenuto illegale in Arabia Saudita e Bahrein e di natura terroristica negli Emirati Arabi Uniti (Eau) "non deve essere sottovalutato", ha dichiarato Tariq Fahmi, direttore del Dipartimento politico e strategico al Centro nazionale per gli studi mediorientali.

Le minacce sono molteplici e il ruolo dell'Isis e' stato "esagerato", ha sostenuto dal canto suo il capo delle forze di sicurezza degli Emirati, Dahi Khalfan Tamimi. "Non sono d'accordo con il presidente americano Barack Obama sulla necessità di una campagna a lungo termine contro Daesh (nome arabo dell'Isis, ndr)", ha detto il generale. "Il potere di Daesh é stato esagerato per ragioni sconosciute. Forse per favorire i produttori di armi", ha ipotizzato, ricordando che è l'intero blocco Isis-Al Qaida-Fratelli musulmani a dover essere sconfitto.

"Non c'e' modo di tornare indietro. Il mio paese, nonostante le migliori intenzioni, ha fatto degli errori in passato, ma ha imparato la lezione ed é disposto a sedere con i propri partner e discutere metodi per non incorrere negli stessi errori", ha detto dal canto suo Peter Pace, già presidente dello Stato maggiore delle forze armate statunitensi.

L'accento sulle possibili minacce alla sicurezza del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) che comprende Arabia saudita, Kuwait, Qatar, Bahrein, Eau, Oman, non ha toccato solo l'estremismo “ideologico” ma é anche questioni regionali molto concrete come il conflitto israelo-palestinese.
"Anche il profondo senso di ingiustizia fomenta gli estremismi violenti", ha sostenuto Ahmad Thani Al Hameli, del centro Trends Research and Advisory, accennando all'annunciato veto statunitense atteso al prossimo Consiglio di sicurezza dell'Onu riguardo la risoluzione che prevede la fine dell'occupazione israeliana dei Territori palestinesi entro il 2017.

Le critiche delle petromonarchie nei confronti degli Stati Uniti segnalano una divergenza sempre più forte tra le nuove potenze regionali in ascesa e il tradizionale egemonismo statunitense, entrato in crisi proprio in Medio Oriente quando Obama dovette bloccare i suoi bombardieri pronti a bombardare Damasco a causa dell’intervento di Russia, Cina e Iran. A quel punto le petromonarchie arabe hanno preso atto delle difficoltà di Washington, accentuando così una politica regionale ed estera diventata in gran parte autonoma dal gigante imperialista in crisi e da una Unione Europea che nell’area può vantare uno scarso controllo. Una agenda autonoma, quella dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, che trova proprio nel comportamento nei confronti dell’Isis una manifestazione, con le petromonarchie impegnate formalmente nella coalizione antijihadista insieme a Washington e ai paesi Ue ma nei fatti sostenitrici del Califfato nella misura in cui permette loro il soddisfacimento dei propri interessi e comunque in competizione con le potenze occidentali, oltre che con la Turchia, rispetto ai futuri scenari che ognuna delle parti in causa cerca di imporre in Siria, in Iraq, in Libano e in tutta la regione.

lunedì 22 dicembre 2014

NUOVO ORDINE NUOVO



L'operazione coordinata e partita dalla procura de L'Aquila e scaturita da indagini iniziate nel 2013 ha portato a quattordici arresti e trentuno indagati in tutta Italia,tutti operanti nella sfera del neofascismo e della ricostituzione del movimento terroristico di estrema destra Ordine Nuovo.
I carabinieri del Ros hanno compiuto decine di perquisizioni nelle abitazioni dei suddetti oltre che raccolto informazioni e documenti su prossimi attentati a politici e magistrati,inoltre avendo la certezza di fare esplodere alcune sedi di Equitalia nei prossimi tempi.
L'articolo di antifa.org parla dell'organizzazione che era pronta a gesti eclatanti,con tanto di stragi già pianificate come già insito nella malvagia ideologia nazifascista,e le accuse verso gli arrestati e gli indagati sono di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico,associazione finalizzata all'incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali,etnici,nazionali o religiosi nonché tentata rapina.
Questi imbecilli volevano prima compiere atti terroristici e rapine per poi scendere in politica con un proprio gruppo,solo che a questo giro è andata loro male,grazie al controllo ed alla vigilanza che devono sempre esserci quando si parla di ratti neri di fogna.
Altri articoli interessanti su questo tema:http://www.infoaut.org/index.php/blog/antifascismoanuove-destre/item/13563-eversione-nera-operazione-contro-gruppo-neofascista-14-arresti e http://contropiano.org/politica/item/28228-italia-operazione-contro-gruppo-fascista-clandestino-14-arresti .


L'Aquila,blitz contro terrorismo neofascista:14 arresti in tutta Italia.


Volevano uccidere politici e magistrati senza scorta, "dieci, undici nello stesso momento", e far saltare sedi Equitalia con il personale dentro. L'obiettivo era "sovvertire l'ordine democratico dello Stato". Pacifici: "No a mezze misure"

L'AQUILA - L'eversione nera voleva uccidere magistrati e politici "senza scorta" con un'azione simultanea: "dieci, undici, insieme...". Voleva far saltare le sedi di Equitalia con il personale dentro. E non solo, tra gli obiettivi c'erano anche le stazioni, le prefetture e le questure. Erano questi i piani del gruppo terroristico arrestato questa mattina dai carabinieri del Ros tra L'Aquila, Montesilvano, Chieti, Ascoli Piceno, Milano, Torino, Gorizia, Padova, Udine, La Spezia, Venezia, Napoli, Roma, Varese, Como, Modena, Palermo e Pavia.

Quattordici le persone arrestate, quarantaquattro in tutto gli indagati. A firmare il provvedimento è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di L'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, a seguito di una inchiesta portata avanti dalla procura distrettuale antimafia dell'Aquila.

I reati contestati sono associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico, associazione finalizzata all'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi nonché tentata rapina. I provvedimenti scaturiscono da un'attività investigativa (guidata dal procuratore dell'Aquila Fausto Cardella e dal pubblico ministero Antonietta Picardi) è stata avviata, nel 2013, dal R. O. S. nei confronti di un'associazione clandestina denominata "Avanguardia Ordinovista" che, "richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista "Ordine Nuovo" e ponendosi in continuità con l'eversione nera degli anni '70, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di sovvertire l'ordine democratico dello Stato".

In particolare, le indagini documentavano come il gruppo, guidato da Stefano Manni (uno dei leader del gruppo, ex carabiniere) avesse elaborato un piano volto a "minare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti nei confronti di obiettivi istituzionali quali Prefetture, Questure e Uffici di Equitalia e previsto, in un secondo momento, di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito". Il procuratore Cardella ha confermato che due carabinieri del Ros si erano infiltrati nell'organizzazione eversiva. Tra i progetti sfumati del gruppo anche quello di assassinare il noto ordinovista Marco Affatigato, ritenuto 'infame' poichè "asseritamente legato ai servizi segreti". Affatigato, esponente di Ordine Nuovo dal 1973 al 1976, è attualmente latitante in quanto accusato di "associazione sovversiva.

Il gruppo aveva avviato la ricerca di armi per la realizzazione degli scopi eversivi, recuperandone alcune sotterrate dopo l'ultima guerra mondiale, acquistandone altre in Slovenia tramite contatti locali o approvvigionandosi con una rapina, già pianificata, di armi detenute da un collezionista. La rapina è poi stata sventata da uno stratagemma dei carabinieri. "L'associazione eversiva" scrivono i Ros "utilizzava il web, ed in particolare il social network Facebook, come strumento di propaganda eversiva, incitamento all'odio razziale e proselitismo comunicazione: uno attraverso un profilo pubblico, dove lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale, in particolare nei confronti delle persone di colore".

Tra gli indagati anche Rutilio Sermonti, già appartenente al disciolto movimento politico "Ordine Nuovo", prolifico scrittore e artista è considerato una delle figure più note nel panorama degli intellettuali di estrema destra. Scrivono i Ros: "Sermonti fornisce sostegno ideologico alla struttura avendo inoltre redatto un documento denominato "Statuto della Repubblica dell'Italia Unita" che rappresenta una nuova Costituzione della Repubblica nella quale viene tracciato il nuovo ordine costituzionale della nazione esplicitamente ispirato all'epoca fascista. E incita i sodali del gruppo "all'offensiva".

Pacifici: "No a mezze misure". "La notizia dei 14 neofascisti arrestati in diverse regioni italiane è la dimostrazione di quanto le nostre istituzioni tengano alta la guardia contro ogni tentativo di rinascita di gruppi che si ispirano a ideologie antidemocratiche e che incitano alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Lo dichiara in una nota il presidente della comunità ebraica di roma, Riccardo Pacifici. "Per chi si ispira al fascismo non ci devono essere mezze misure. Purtroppo, anche a causa dell'uso distorto di strumenti online, i neofascismi in Italia e in Europa sono una realtà che non possiamo sottovalutare. Le forze di sicurezza del nostro paese lavorano ogni giorno per debellare definitivamente questo tumore con l'aiuto di strumenti tecnologici sofisticati. Vogliamo credere che questo immenso lavoro si possa al più presto concretizzare con sentenze esemplari".

domenica 21 dicembre 2014

ANCHE A CREMA NO AI BOTTI DI CAPODANNO

Con il divieto imposto dal sindaco di Crema Bonaldi anche la nostra città ha giustamente bandito almeno per i giorni a ridosso del Capodanno i petardi ed i fuochi d'artificio dalle strade e dalle case di tutto il territorio comunale.
Un'ordinanza già seguita da tempo da molte città italiane che con questo atto tentano di ridurre i danni talvolta mortali o che comportano danni irreversibili come amputazioni,e che spaventano gli animali soprattutto creando panico e paura tra quelli domestici che rischiano di scappare e non venire più trovati oltre che rappresentare un pericolo per la sicurezza stradale.
L'articolo preso da Cremaonline(http://www.cremaonline.it/politica/17-12-2014_Crema,+vietati+petardi+e+fuochi+d'artificio/ )parla proprio di questo focalizzando il tema della tutela delle persone e degli animali in un rispetto di convivenza civile.
Propongo un altro post che parla in parte della difesa dei diritti degli animali con una regolamentazione avvenuta a Spino d'Adda lo scorso anno:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/11/buone-nuove-dal-cremasco.html .




Crema. Dal 28 dicembre al 2 gennaio vietati petardi e fuochi d'artificio. Il sindaco: “un passo avanti nella civile convivenza”.




A Crema divieto di utilizzo petardi, botti e fuochi d’artificio pirotecnici scatterà all'1 del mattino di 28 dicembre e resterà in vigore fino alle ore 24 del giorno 2 gennaio 2015. Il provvedimento, già adottato in molte città, tra le quali Torino, Bologna, Milano e Bari, riguarda il centro abitato, le frazioni e le aree limitrofe: sarà vietato quindi sparare botti a meno di 300 metri dalle abitazioni.

A tutela di persone ed animali
“Il sindaco Stefania Bonaldi – fanno sapere dall'amministrazione - ha accolto le numerose istanze provenienti da singoli cittadini e da associazioni animaliste, miranti a vietare o comunque a disciplinare l’uso dei botti e dei fuochi artificiali in concomitanza con le festività di fine anno, sottolineando l’utilità di tale provvedimento a tutela degli animali in genere. Molteplici sono, infatti, le conseguenze negative che vengono a determinarsi a carico degli animali da affezione, di allevamento e selvatici. Il fragore dei dispositivi pirotecnici ad effetto scoppiante, oltre ad ingenerare spavento negli animali, li porta, se liberi, a perdere il senso dell’orientamento aumentando il rischio di smarrimento degli stessi fino al punto di indurli alla fuga dall’abituale luogo di dimora. Un forte azzardo per la loro stessa incolumità ed anche per la sicurezza stradale”.

Ogni tipo di fuoco d'artificio
Il divieto che impone l’ordinanza si riferisce all’ utilizzo di ogni tipo di fuoco d'artificio, benché di libera vendita, in luogo pubblico e anche in luogo privato dal quale possano verificarsi ricadute degli effetti pirotecnici su luoghi pubblici o su luoghi privati appartenenti a terzi. Non sarà possibile nemmeno cedere a qualsiasi titolo o far utilizzare in qualsiasi condizione a minori di anni 14 i fuochi di categoria 1 e superiori e ai minori di anni 18 i fuochi di categoria 2 e 3 (come descritti nel Decreto Legislativo 4 aprile 2010, n. 58). È confermato il divieto di vendita al pubblico dei prodotti destinati ai soli professionisti.

Convivenza civile
“Sulla scorta di quanto già avviene in molte città italiane – spiega il sindaco Bonaldi - ho ritenuto i tempi maturi per questo provvedimento, che da un lato intende prevenire incidenti legati ad un uso improprio di questi dispositivi da parte di minori o persone inesperte, dall’altro intende farsi carico anche degli effetti negativi sugli animali. Se abbiamo deciso che nelle nostre città gli animali possono e devono vivere con noi, e riempiono la vita di moltissime persone, dobbiamo farci carico anche di questo problema e limitarne il più possibile gli effetti. Si tratta di un inizio ed è chiaro che i risultati probabilmente non saranno decisivi, ma lo reputo un passo in avanti nella direzione del rispetto e della civile convivenza”.

sabato 20 dicembre 2014

MA E' UNO SCHERZO?

Commento odierno atipico in quanto oltre al contributo preso da Infoaut voglio aggiungere come spunto di ragionamento poco altro di più che questo post di quasi tre anni fa in cui Roma era uscita dalle città papabili per ospitare le Olimpiadi del 2020 con la scelta dell'allora governo Monti(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/02/parentopoli-romana-allasciutto-questo.html ).
Visto che quanto scritto qui sopra si è prontamente avverato,con la parentopoli di Alemanno rimasta all'asciutto assieme a quella della Polverini,mi chiedo perché sia necessaria una ricandidatura di Roma ai giochi olimpici del 2024 soprattutto dopo l'esplosione dello scandalo di Roma Capitale della mafia.
A parte l'ovvietà della contrarietà per i motivi già noti,perché Renzi ha proposto questa nuova candidatura di Roma proprio adesso?Ma nemmeno con tutti i miracoli del mondo il Cio sceglierebbe ora come ora non solo la capitale ma l'Italia come sede di una qualsiasi competizione planetaria sportiva.
Suvvia un po' di dignità e meno disprezzo verso gli italiani!

Renzi e l'operazione Roma2024: un nuovo assist per MafiaCapitale?


Renzi annuncia la candidatura dell’Italia alle Olimpiadi2024. E subito promette: non affronteremo la sfida con l’animo di de Coubertin, non vogliamo partecipare, vogliamo vincere. Ghigno a parte per un “vinceremo!” mancato, in quale disciplina potrebbero competere il premier e i suoi sodali? Almeno che non vogliano, vista la maglietta di Lenny domenica a Las Vegas contro il JobsAct, salire sul ring della boxe dilettante pur di esporre una t-shirt anche loro, lo sport in cui si cimenteranno il premier, Malagò e la loro squadra crediamo sia ben altro da quelli che stanno dietro la fiaccola. Atleti sì, ma della speculazione.
Nei giorni di MafiaCapitale che trasversalmente ha coinvolto destri e sinistri, nei giorni neri delle cooperative rosse, mentre a Poletti non resta che la carta “fratello gemello” pur di continuare a negare di conoscere i suoi migliori amici, dopo le dichiarazioni a caldo di punizione certa (in camicia bianca, come con un ultimo residuo di purezza nel Pd) Renzi non poteva che uscire dall’angolo mediatico e politico con un gran progetto, intanto, solo retorico. Quanto basta, per adesso, a far parlare i quotidiani anche di “buona Italia”, di Italia delle mele marce ma anche e soprattutto delle mele sane, sane come atleti.

Renzi rilancia. Ora che agli occhi di molta sinistra-bene dovrebbe essere finalmente chiaro che la corruzione è strutturale, che il mondo di mezzo non conosce bandiere, che la speculazione sui servizi e infrastrutture (e poi sui corpi dei migranti) sono il sale e l’essenza di un capitale al passo dei tempi, che il sistema cooperativo del Ministro Poletti ha l’unico scopo del lucro (per i padroni), ora Renzi rilancia. Un gran progetto che dovrà pur, qualora fosse il caso, prendere forma.

Cosa aspettarci lo sappiamo già. Un discorso pubblico sulla rispettabilità e grandezza del nostro Paese, sulle Olimpiadi come occasione di vanto e insieme di lavoro per migliaia e migliaia di italiani. E soprattutto, per molti "imprenditori onesti", il momento di dimostrare al mondo che non stavano tutti “cor Libbanese”. Insomma, panacea. Accanto però una ben diversa realtà effettuale. Expo docet. Grandi spostamenti di denaro a vantaggio dei soliti noti e per molti giovani precari e precarie? Lavoro gratuito. E già dal settembre 2024 che ne sarà di tanto nuovo spettacolo e cemento? Probabilmente milioni di metri quadrati destinati all’abbandono.

Mentre avremmo bisogno di case, di servizi a misura di tutte e tutti, che futuro progetta il premier per un bambino di otto anni sfrattato un mese fa? O per un suo amico che si allena, come Renzi stesso ci tiene a ricordare, in una palestra scalcinata di periferia? Non una casa, non la garanzia di un reddito, ma un bello show per quando festeggerà la maggiore età. Vedremo. Intanto non può che venirci il dubbio: chissà che non saranno proprio quelle palestre scalcinate a fare le spese delle nuove infrastrutture olimpiche, chissà che ciò che abbiamo visto quest’estate in Brasile non si riprodurrà proprio in casa nostra, tra dieci anni, qualora Renzi vincesse l’oro.

venerdì 19 dicembre 2014

ATLETI PROLETARI SUL RING

Lo scorso weekend a Las Vegas due pugili italiani hanno combattuto durante una riunione importante a livello mondiale,e anche se il risultato sportivo è stato di due sconfitte i due atleti Leonard Bundu e Lenny Bottai sono stati l'apice ed i portabandiera delle lotte di tanti compagni antifascisti e proletari che vedono nella nobile arte un modo di socializzare ed emergere da situazioni talvolta complesse.
Soprattutto il livornese Bottai,da anni lottatore non solo sul ring ma anche nel quotidiano,anche grazie alle sue convinzioni politiche ed alla sua dialettica,è un personaggio di primo spessore degno di grande ammirazione sia per il suo impegno sportivo che per quello sociale.
Concludo prima di citare l'articolo di Contropiano(http://contropiano.org/cultura/item/28164-la-boxe-proletaria-nel-ventre-della-bestia )segnalandone un altro che vedrà ancora un'atleta di Livorno,Igor Nencioni,che combatterà domenica sera nella sua città per il titolo europeo MMA,arti marziali miste.

La boxe proletaria nel ventre della bestia.


Non è stato solo Lenny Bottai, sabato scorso a Las Vegas, a tenere alto l’onore della boxe antifascista. Anche Leonard Bundu ha cercato l’assalto al cielo pugilistico, sfidando per il titolo mondiale WBA Keith Thurman.
Purtroppo anche per Leonard è andata male, sconfitto dopo una battaglia di dodici difficilissime riprese. La sconfitta non cancella però l’impresa, quella di andarsi a giocare il titolo in casa del favorito, in un contesto dove per vincere devi stravincere e non solo giocartela. Non è questo l’importante.
Il fatto decisivo è che Lenny e Leonard hanno portato al grande pubblico il risultato di un lavoro di anni, quello dei compagni e dei proletari che da tempo hanno fatto della boxe uno dei terreni di socializzazione e di riappropriazione dei territori degradati delle periferie metropolitane. Soprattutto in questi ultimi anni la boxe è lo sport dei proletari, degli antifascisti, di chi lotta per le strade e sul lavoro.
Lenny e Leonard sono i vertici di un movimento costruito nel tempo e con la fatica, ma che finalmente si impone come parte di una cultura umana più generale, inclusiva, edificante, spezzando quel pregiudizio culturale che vede nel pugilato uno sport per “picchiatori”, sovente “fascisti”, comunque violenti.
Leonard Bundu, esattamente come Lenny Bottai, sono nostri eroi, figli del popolo, che si impongono sulle scena sportiva senza l’inutile carico di odio imposto dal racconto mainstream statunitense.
Con il sorriso sulle labbra e la consapevolezza di essere non eroi individuali, ma vertici di un movimento e di una passione collettiva, fanno di più loro per la causa antifascista di tanti soloni della chiacchiera politica. Onore a loro, al loro coraggio e alla loro dedizione.

giovedì 18 dicembre 2014

GLI ARRESTI A SEGUITO DELL'OMICIDIO DI JIMMY



A distanza di poco più di due settimane sono state arrestate una quarantina di persone per la morte di Jimmy,il tifoso del Deportivo  La Coruña ammazzato a Madrid in uno scontro dai fascisti in un contesto che col calcio non c'entrava nulla(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/11/morto-un-tifoso-dei-riazor-blues.html ).
Dopo una prima serie di arresti che avevano riguardato solo gli ultras galiziani sono finiti in manette vari rappresentanti del Frente Atletico(messo al bando da subito dopo i fatti dalla società dell'Atletico Madrid stessa),molti dei quali con precedenti di crimini legati al fascismo e anche un guardia civil ed un militare.
Per ora sarebbero due soli gli imputati per omicidio,uno dei quali un noto militante dell'estrema destra di un paese limitrofo a Madrid:si stanno ora cercando eventuali complici e si lavorerà per avere un impianto accusatorio degno per avere giustizia.

SonoMadrid: 41 arresti per l'omicidio di "Jimmy", tra loro fascisti, un poliziotto e un soldato


Sono in totale 41 le persone arrestate dalla Policia Nacional nella retata condotta contro alcuni dei partecipanti a quella che autorità e stampa spagnole definiscono una “rissa su appuntamento” tra tifosi di diverse squadre di calcio e che poche settimane fa ha portato alla morte a Madrid di Francisco Javier Romero Taboada alias “Jimmy”. 
Il membro dei Riazor Blues, gruppo di sinistra e indipendentista galiziano della tifoseria del Deportivo La Coruña, fu aggredito insieme ad alcune decine di suoi compagni da un centinaio di tifosi dell’Atletico Madrid e di altre squadre, fu pestato e poi gettato nel fiume Manzanarre.
Tra gli arrestati nell’ambito della cosiddetta “Operación Neptuno” ci sono, informano le autorità, una donna, tre minorenni, un Guardia Civil (corpo di polizia militarizzata) e un soldato dell’Unità Militare di Emergenza. Le ultime detenzioni risalgono proprio alle ultime ore e riguardano un residente nel municipio di Parla (a poca distanza da Madrid) noto col soprannome di “El bufalo” e per la sua militanza nell’estrema destra, e quattro abitanti di Gijón, nelle Asturie. Gli arrestati sono stati accusati di “rissa”, “detenzione illecita di armi” e alcuni di “omicidio”. Di quest’ultima accusa sono imputati due degli arrestati, tra cui “El bufalo” ritenuti gli autori materiali dell’assassinio. Secondo la polizia il tassista di Parla avrebbe avuto relazioni strette con il gruppo di tifosi dell’Atletico Madrid soprannominato Bastión, al quale apparteneva Ricardo Guerra, un fascista condannato per l’omicidio nel 1998 dell’indipendentista e antifascista basco, oltre che tifoso della Real Sociedad, Aitor Zabaleta.
Il giorno stesso dell’omicidio erano state arrestate 21 persone, per lo più tifosi del Deportivo, denunciati e rimessi quasi subito in libertà.
Così come i due presunti autori materiali, anche la maggior parte degli altri arrestati sono membri del gruppo di estrema destra della tifoseria dell’Atletico Madrid denominato “Frente Atletico”. Poi ci sono quattro componenti della tifoseria di estrema destra dello Sporting di Gijón, appartenenti a un gruppo denominato Ultra Boys accorsi a Madrid per ‘dare una lezione’ ai rossi del Riazor Blues e man forte ai camerati del Frente Atletico.
Nella perquisizione del bar El Duraton, che si trova a poche centinaia di metri dallo stadio dove avvenne l’aggressione, e luogo abituale di ritrovo degli estremisti del Frente Atletico, i poliziotti hanno trovato numerose spranghe e bastoni.
Le autorità insistono sul fatto che la “rissa” fu il risultato di un appuntamento che le varie tifoserie di estrema destra e di estrema sinistra si erano dati in precedenza alla fermata dei pullman attigua allo stadio principale di Madrid, il Vicente Calderon, la mattina del primo dicembre, a poche ore dall’incontro tra Deportivo e Atletico, basandosi sul fatto che tra gli arrestati c’era anche un componente dei Bukaneros, gruppo di estrema sinistra del Rayo Vallecano (una delle squadre della capitale iberica). Ma i Riazor Blues negano la circostanza così come i Bukaneros, secondo i quali l’arrestato attribuito dalla polizia al loro gruppo in realtà non lo è affatto.
17 dicembre 2014
Leggi anche: Madrid: i fascisti del Frente Atletico assassinano un tifoso galiziano

mercoledì 17 dicembre 2014

LA SENTENZA DEL PROCESSO AI QUATTRO RAGAZZI NO TAV

Oggi c'è stata l'attesissima sentenza per i quattro giovani attivisti No Tav Chiara,Mattia,Niccolò e Claudio imputati con accuse gravissime come quella di terrorismo per aver in pratica danneggiato un compressore,una piccola opera di sabotaggio ad un cantiere presente per costruire questa opera inutile.
L'articolo di Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/13533-respinta-laccusa-di-terrorismo-condannati-a-3-anni-e-mezzo-chiara-claudio-mattia-e-niccolò )parla della notizia principale del decadimento proprio dell'accusa di terrorismo voluta dai piemme torinesi Rinuaudo e Padalino:un atto certamente atteso con ansia perché nonostante l'irrazionalità della richiesta non era del tutto scontata la derubricazione del reato.
Comunque restano tre anni e mezzo di condanna,i ragazzi sono detenuti da un anno circa in attesa di giudizio,e ora come ora non so se la pena già scontata con la detenzione preventiva possa venire contata e quindi con l'indulto possano uscire da subito.
Vedremo nei prossimi giorni puntualizzando il fatto che questi ragazzi e tutti quelli che hanno la sfortuna di essere stati indagati non dovrebbero fare nemmeno un giorno di reclusione.

Respinta l'accusa di terrorismo, condannati a 3 anni e mezzo Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.

E' arrivata poco prima di mezzogiorno l'attesa sentenza di primo grado del processo che vede imputati Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò per il sabotaggio del cantiere di Chiomonte avvenuto nel maggio 2013.
La Corte d'Assise di Torino ha respinto l'accusa di terrorismo formulata dalla Procura (e già bocciata dalla Cassazione nel mese di Giugno), condannando i 4 No Tav per i restanti capi d'imputazione, ovvero danneggiamento, violenza a pubblico ufficiale e porto di armi da guerra. Dall'aula bunker esce dunque fortemente ridimensionata la pesantissima richiesta di pena avanzata un mese fa dai pm Rinaudo e Padalino: Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò sono stati tutti condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi e al pagamento di 5000 euro ciascuno. Anche le richieste di indennizzo sono state ridotte poiché solo alla ditta Ltf, costituitasi parte civile nel processo, è stato riconosciuto il diritto a ottenere un risarcimento, negato invece per l'Avvocatura dello Stato e i sindacati di Polizia.

Fin dalla mattina un numeroso gruppo di No Tav ha presidiato l'aula bunker (blindata da decine di agenti delle fdo) sia all'esterno che all'interno per portare solidarietà ai 4 imputati in attesa del verdetto, annunciato per le 11.30. A quell'ora la lettura della sentenza da parte del giudice è stata ascoltata in silenzio e poi accolta dal grido di "Liberi tutti/e" da parte dei No Tav presenti.

La sentenza emessa oggi assesta così un altro duro colpo all'impianto accusatorio costruito ad hoc dalla Procura torinese in questi mesi per tentare di indebolire e piegare il movimento No Tav, che dal canto suo ha sempre rivendicato l'azione di sabotaggio, dichiarandosi unanimemente colpevole di resistere e rivendicando la libertà per tutti gli imputati. Soddisfatti anche gli avvocati del pool No Tav, che parlano di vittoria contro un'accusa manifestamente infondata, quella di terrorismo.
Il verdetto di oggi segna inoltre un precedente importante per il futuro e in particolare per il processo che si aprirà nei confronti di Lucio, Graziano e Francesco, per i quali pochi giorni fa la Procura ha riproposto insistentemente la stessa imputazione di terrorismo. Inoltre, nelle parole degli avvocati, il forte ridimensionamento della pena lascia ora ben sperare per una revisione della misura cautelare cui sono sottoposti Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, ingiustamente incarcerati da un anno con un'accusa assurda che fin dall'inizio ha fatto acqua da tutte le parti.

Il movimento No Tav ha accolto in questo senso con gioia la sentenza, leggendola tuttavia come una vittoria ancora parziale, sottolineando ìl'assurdità di una tale pena per il danneggiamento di un compressore e continuando a rivendicare l'immediata liberazione di tutti i No Tav.

Confermato l'appuntamento di oggi pomeriggio alle 17.30 a Bussoleno.

martedì 16 dicembre 2014

PAOLO FERRERO A CREMA PER PRESENTARE IL SUO LIBRO

Stasera presso la sala dei ricevimenti del comune di Crema interverrà il segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista Paolo Ferrero che parlerà del suo ultimo libro"La truffa del debito pubblico"dalle ore 21.
Un libro che parla degli ultimi anni dove lo Stato ha compiuto delle scelte in materia politica ed economica scellerate creando debiti abissali,arricchendo speculatori senza scrupoli e facendo pagare la collettività,soprattutto quella meno abbiente,di tasca propria.
Sarà interessante capire la genesi di tutto questo,la storia fino ai nostri giorni e le possibilità per uscirne visto che l'attuale periodo di crisi che doveva terminare ormai cinque anni fa è sempre più pressante e tragico.

16 DICEMBRE ORE 21 PAOLO FERRERO PRESENTA

L'ULTIMO LIBRO IN  SALA DEI RICEVIMENTI COMUNE DI CREMA 


LA TRUFFA DEL DEBITO PUBBLICO


Il libro spiega in modo semplice e chiaro come il debito pubblico italiano non abbia nulla a che vedere con la spesa pubblica, e men che meno con la spesa sociale. Come il debito pubblico italiano sia gonfiato artificialmente a causa degli interessi da usura volutamente pagati dallo Stato agli speculatori. Il debito pubblico, infatti, è aumentato repentinamente a partire dal 1991, quando il ministro del Tesoro Andreatta decise, con l’allora governatore della Banca d’Italia Ciampi, di rendere autonoma la Banca d’Italia, obbligando così lo Stato a finanziare il proprio debito pubblico attraverso i mercati finanziari. A partire da quella data gli interessi pagati dallo Stato sono schizzati alle stelle e con essi il debito, che dal 60% è passato al 120% in pochi anni. L’esplosione del debito pubblico è diventata l’argomento per giustificare politiche di tagli e rigore. Così, dal 1992 la spesa pubblica è stata continuamente tagliata producendo un risultato straordinario: da quell’anno lo Stato registra un avanzo primario, cioè la spesa è regolarmente minore delle entrate, fatte salve le spese per interessi. In questo modo lo Stato è diventato in questi trent’anni una gigantesca idrovora che prende i soldi dalle tasche dei cittadini e li sposta nelle tasche degli speculatori e della rendita finanziaria. Il tutto è giustificato da un enorme debito pubblico che nulla ha che vedere con la spesa, perché è tutto integralmente dovuto agli interessi da usura che lo Stato paga agli speculatori. Il libro chiarisce i termini di questa gigantesca truffa e avanza proposte su come uscirne.

domenica 14 dicembre 2014

LA COOPERAZIONE SOCIALE SENZA SCRUPOLI


Piccola analisi presa da Contropiano(http://contropiano.org/politica/item/28071-privato-sociale-una-pacchia-per-troppi )che parla della privatizzazione in materia sociale e dei rischi che si corrono volendo fare guadagni sulla pelle delle persone nel senso stretto del termine,prendendo spunto dai fatti di Roma capitale della mafia e dal terremoto de L'Aquila,esempi sopraffini di calcoli economici senza scrupoli su persone in difficoltà.
Dopo alcuni accenni sulle privatizzazioni eccellenti di grandi aziende italiane negli ultimi decenni dove in pratica c'è stata una svendita totale dove c'è stato un guadagno enorme da parte di privati dopo aver socializzato i debiti delle aziende stesse,si ritorna alle rivolte romane dello scorso mese fomentate da persone molto vicine alla destra capitolina e che a distanza di poche settimane si è visto che il cerchio intorno a loro si è chiuso.

Privato sociale,una pacchia per troppi.

"Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l'erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale".
Non si può negare che Salvatore Buzzi - impiegatuccio di banca con un omicidio alle spalle - possieda una sua greve capacità di sintesi: le disgrazie sono tali solo per chi le subisce, per tutti gli altri sono un affare. In ambiente capitalistico nulla sfugge a questa ferrea legge, neanche la morte (guardate i tariffari delle pompe funebri, per credere).
Ogni giornalista attento, stamattina, ha immediatamente tracciato il paralleo con il costruttore Piscicelli, quello che "alle 3 e mezzo di mattina ridevo da solo nel letto", dopo aver saputo del terremoto a L'Aquila. Sdegno, indignazione, degrado morale, ma non si vergogna...
Sì, va bene, ma un briciolo di ragionamento sul perché ci troviamo così spesso a parlare di esseri ignobili che gioscono per le sciagure altrui? E' vietato?
Ogni giornalista anche disattento punta l'indice sulle "cooperative", qualcuno anche sul "terzo settore". Ma perché il presidente di una "cooperativa sociale" si augura mille sciagure (per gli altri) esattamente come un palazzinaro baro? Qual'è il meccanismo economico, impersonale come Il Fato, che li rende uguali?
E' un meccanismo criminale che si chiama "privatizzazione". Vi sentite ripetere ogni giorno che "il privato in economia va meglio del pubblico; è più efficiente, onesto, rispettoso delle regole e delle leggi". Vogliamo vederli da vicino, questi maestri di morale? Vogliamo guardare in faccia gli Schmidheiny dell'Eternit, l'Espehnhan di ThyssenKrupp, i Riva dell'Ilva, l'Anderson della Union Carbide (Bhopal) e quelli di mille altre stragi "legali"?
In Italia dobbiamo accontentarci, non abbiamo molti grandi imprenditori. Quando si è deciso di privatizzare si è regalato, se c'era un margine serio per fare profitti (Italsider, Telecom, Alitalia, ecc). In tutti gli altri casi si preferisce fornire una garanzia con soldi pubblici al "servizio privatizzato". Vale per le "ricostruzioni" come per le grandi infrastrutture, così come vale per le sciagure (dalla Protezione civile al Terzo settore). In tutti questi casi c'è l'appalto, il subappalto, l'emergenza che fa saltare le procedure, l'affidamento senza gara, ecc.
Il "mondo di mezzo" è fatto di mezzani, sensali, faccendieri, procacciatori di favori, di voti, di poltrone. Gente che può sedere sulla poltrona del consiglio di amministrazione privato e magari - a rotazione - su quelle di assessore, parlamentare, consigliere, autorità di controllo... E' il nostro capitalismo straccione, in cui si fa "impresa privata" solo se c'è la certezza preventiva del guadagno. Il "rischio di impresa" va bene per giustificare profitti inauditi, stipendi e bonus privi di ogni logica economica, non sul serio.
Chi ancora oggi chiede di privatizzare ulteriormente - ad esempio, Renzi con le "partecipate", le aziende di trasporto pubblico locale, ecc - chiede di fatto un allargamento di questo tipo di "business a garanzia statale". Ed è fisiologico che si crei il cortocircuito tra "risoluzione privatistica del bisogno sociale" e "corruzione dei funzionari o amministratori pubblici".
Fisiologico perché il "bisogno" puòanche  essere gonfiato o ridotto per via politica (e mediatica), anche con mezzi sbrigativi. Sempre Buzzi, nella sua greve sinteticità, dopo aver inutilmente pressato la cooperativa - vera, questa volta - che gestiva il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Tor Sapienza, prende al balzo l'occasione (o concorre a promuovere) la "rivolta del quartiere". Mentre fascisti e "coglionati" assediano la palazzina in cui la presidente Gabriella Errico è insieme ai suoi assistiti, Buzzi telefona alla "rivale" per dirle: “Resisti, Gabriella, mi raccomando”. Per poi confortarla:  “Non ti preoccupare. Ora faccio un paio di telefonate e sistemo”. Detto fatto, la "rivolta" si placa.
Risultato semplice, preparato, pianificato. Subito dopo, al telefono con i fascistoni che avevano mandato i fascistelli a Tor Sapienza, poteva gioire: “Ora, ho in pancia quella lì del Sorriso”. Un "protettore" esoso, che con una mano ti taglieggia e con l'altra ti spiega che potrebbe andare anche peggio.
Non ci fa una gran figura il ministro dell'interno che, ancora il 26 novembre, riferiva: “Al momento non ci sono riscontri sulla presenza di elementi dell’estrema destra romana o ultrà delle tifoserie locali negli scontri verificatisi a Tor Sapienza lo scorso 11 novembre”.
Ma non ci fanno una bella figura neanche i fascioleghisti alla Borghezio e Salvini, diciamolo. Al massimo, la loro "invadenza" potrà esser servita ad alzare il prezzo per l'affidamento della gestione del prossimo campo rom. A Roma come a Bologna...

sabato 13 dicembre 2014

ZIAD ABU EIN

Il caso del ministro palestinese per la resistenza al Muro e alle colonie Ziad Abu Ein morto in seguito ad un'aggressione subìta ai margini di una manifestazione di protesta pacifica contro l'esproprio di terre a nord di Ramallah per insediarvi colonie israeliane è balzato agli onori di cronaca per l'importanza della vittima in questione e per le cause della morte ancora legate ad un'inchiesta.
L'autopsia eseguita da un'equipe con un medico israeliano,uno palestinese ed uno siriano ha spiegato che il decesso sia da attribuirsi ad un infarto,suscitando però dubbi in quanto ci sono foto e video(uno si può vedere nell'allegato link di Infoaut che è la fonte stessa del post:https://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/13478-palestina-ministro-anp-assassinato-da-soldati-israeliani-durante-una-manifestazione )che testimoniano di soldati israeliani che alzano le mani contro i manifestanti che pacificamente volevano piantare piccoli ulivi e contro lo stesso ministro.


Palestina.Ministro Anp assassinato da soldati israeliani durante una manifestazione.


E' morto durante il trasporto all'ospedale il ministro dell’Anp Ziad Abu Ein, ucciso stamattina dai soldati israeliani mentre si svolgeva un'iniziativa di protesta nel villaggio di Turmus Aya, a nord di Ramallah. Questa mattina infatti, decine di attivisti stavano portando alberi di ultivo con il fine di piantarli nelle terre adiacenti, con l'obiettivo di protestare contro la politica di confisca delle terre palestinesi da parte delle autorità israeliane.
Durante l'iniziativa, l'esercito israeliano ha iniziato un fitto lancio di lacrimogeni con l'obiettivo di fare desistere le persone da portare avanti l'iniziativa. Non solo gas lacrimogeni ma anche duri pestaggi. Secondo le prime indiscrezioni, il ministro Abu Ein è stato picchiato con forza dai soldati israeliani ed è morto nel tragitto verso l'ospedale a causa delle percosse subite. Tuttavia, nell'ultima ora, fonti locali rivelano che il ministro Anp sia stato colpito con un casco e da un lacrimogeno al petto, provocando così la sua morte.

Il Ministro Ziad Abu Ein era responsabile per il dipartimento dell'Olp per la resistenza al Muro e alle colonie e membro del Consiglio Rivoluzionario di Fatah e presidente della commissione dell’Anp contro il muro e le colonie.

Per il momento, l'esercito israeliano non ha lasciato dichiarazioni, facendo solo sapere che aprirà un'inchiesta. Probabilmente non basterà: di fronte all'ennesima uccisione da parte dei soldati israeliani, una prima immediata reazione la si ha dal presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas che definisce l'assassinio come "un atto barbarico che non verrà tollerato".

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