venerdì 29 giugno 2012

LA DIVISA C'E' SEMPRE,ANCHE QUANDO NON LA S'INDOSSA

E' proprio vero il detto che un poliziotto non dimentica mai di avere la divisa anche quando non la indossa,e visto l'ennesimo atto di brutalità stavolta commesso da due sbirri milanesi che hanno letteralmente massacrato la faccia ad un uomo di sessantatre anni lo scorso maggio questo detto calza a pennello.
La cronaca del loro arresto,avvenuto comunque perchè il loro pestaggio è stato documentato da telecamere(se avessero avuto solo la parola del querelante avrebbero avuto vita facile),e del massacro compiuto sono stati presi da Indymedia Lombardia.
I commenti sono superflui e sperando in una punizione equa vorrei vedere questi due criminali in carcere senza privilegi e assieme ai detenuti comuni,che magari insegneranno loro un pò di educazione e di rispetto per le persone,non trascurando il fatto che debbano essere licenziati.

Gli spaccano la faccia e poi lo accusano di resistenza, arrestati due poliziotti.
Gli agenti 24enni, fuori servizio, sono stati incastrati dalle telecamere: totalmente falsa la loro versione
MILANO - Due agenti della questura di Milano sono stati arrestati per il pestaggio di un uomo di 63 anni a pugni e calci in faccia - ha riportato lesioni permanenti - il 20 maggio scorso alle 3 del mattino in viale Gorizia. Il gip Clemente ha emesso a loro carico un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del pm Tiziana Siciliano. I due agenti, entrambi 24enni originari della Sicilia, al momento del fatto non erano in servizio e vestivano in borghese. Sono stati condotti in carcere e sospesi dal servizio. L'uomo ha riportato fratture al volto con una prognosi di 40 giorni. I due agenti , oltre che per lesioni gravissime sono accusati anche di falso ideologico e calunnia perché, dopo il pestaggio dell'uomo, hanno stilato una relazione dei fatti totalmente smentita dalle immagini riprese da una telecamera in cui si vede chiaramente l'aggressione da parte dei due poliziotti.
LA DINAMICA - Nelle immagini si vedono i due agenti in borghese discutere e poi aggredite il 63 enne, Luigi Vittorino Morneghini, incensurato, che era insieme alla compagna di 50 anni. I due giovani offrivano dei fiori alle passanti. Forse il 63enne era leggermente alticcio e si è offeso perché la sua compagna non aveva ricevuto il fiore, o per qualche parola dei due poliziotti. Dall'altro lato della strada, si è tolto la camicia e ha urlato qualcosa verso di loro. I due allora l'hanno investito con una scarica selvaggia di pugni e calcia al volto, provocandogli un «fracasso facciale», come scrive il gip. Dopo il pestaggio, i poliziotti stessi hanno chiamato il 118 e atteso l'arrivo dei soccorsi. Successivamente hanno dichiarato il falso in un verbale, accusando l'uomo di resistenza a pubblico ufficiale (cosa per cui era stato denunciato), ma le telecamere di vigilanza urbana hanno dimostrato l'infondatezza del racconto.
IL QUESTORE - I due sono anche accusati di falso e di calunnia, perché avrebbero incolpato l'uomo del delitto «di resistenza a pubblico ufficiale, pur nella consapevolezza della sua innocenza», stilando una denuncia a suo carico. Sull'episodio è subito intervenuto il questore di Milano Alessandro Marangoni: «Chi sbaglia tra i poliziotti- ha detto - dovrebbe pagare doppio. La reazione degli agenti è stata spropositata. Il nostro intervento dimostra che la forza dello Stato è quella di essere trasparente».
LESIONI PERMANENTI - La vittima, l'incensurato Vittorino Luigi M., aveva presentato denuncia dopo essere stato dimesso con 40 giorni di prognosi dall'ospedale Policlinico dove era rimasto ricoverato per 4 giorni. Nel provvedimento firmato dal giudice si fa riferimento a diverse lesioni allo zigomo, al setto nasale, al bulbo oculare e alla mascella, che hanno comportato un «fracasso di faccia» con una «deformazione permanente del viso».
Redazione Milano online29 giugno 2012 | 14:23
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_giugno_29/poliziotti...

mercoledì 27 giugno 2012

TIRA DI PIU' UN PELO DI FIGA CHE UN CARRO DI BUOI

L'articolo di oggi è preso da Don Zauker,e chi conosce la fonte sa che sarà un pezzo ironico che toccherà sullo scherzoso un tema molto importante in Italia,ovvero la professionalità dei giornalisti che è sempre più messa in discussione,almeno quella di molti di quelli italiani al punto che c'è chi vorrebbe l'abolizione dell'ordine dei giornalisti stessi.
Un tema che fa discutere e anche se l'idea è molto etremista c'è da dire che,senza parlando di leccaculo modello Libero o Il Giornale,molti"professionisti"cadono spesso nell'orrido:qui è proposto l'esempio del sito on-line del Corriere della Sera diretto da De Bortoli che da un pò di tempo sembra quello di Novella 2000(se esiste ancora)piuttosto di rappresentare un quotidiano tra i più venduti in Italia.
Si vede che le notizie della Minetti interessano di più di quelle di cronaca o di cultura,d'altronde più che in altri paesi in Italia tira di più un pelo di figa che un carro di buoi.

Nuovi corsari.

Dopo diversi anni passati all’estero ho forse finalmente capito una cosa: dell’Italia si può criticare tutto, spesso a ragione, dall’ignoranza alla corruzione al malaffare, alla chiesa al traffico, all’ignoranza (già detto, ma vale la pena ribadire). Ma in cucina non ci batte nessuno.
Hai voglia a provare con frites, moussaka, burger, pudding, goulash* e simili, ma tutti vi confermeranno che i manicaretti**, i sofficini*** e le bevande**** delle Vs. mamme sono di un altro livello. Sia chiaro però: a parte il talento, l’estro e gli ingredienti, un buon risultato ai fornelli si può ottenere solo con gli adeguati strumenti. E, guarda caso, anche i nostri tegami® non temono alcun confronto. Inoltre, già che ci troviamo a spezzare lance a favore di questo bistrattato paese, l’Italia ha dato i natali a giornalisti di statura eccelsa come Biagi, Montanelli, Serao e tanti altri. E, secondo voi, cosa succederebbe se si provasse per una volta a combinare queste eccellenze?
Presto detto.
Il maggiore quotidiano italiano (non di colore rosa) è diretto da un giornalista che, già una decina d’anni fa, si dimise dalla direzione per protesta contro le pressioni di un governo invadente, dichiarando che “l’impressione è che vogliano un’informazione vassalla”. Poi però decise di ritornare sui suoi passi dopo che lo stesso governo vinse con una maggioranza bulgara (a proposito d’ignoranza) le successive elezioni, chiaro segnale che le pressioni sulla stampa sarebbero diminuite. Ebbene, ormai da diverso tempo il sito web del suo giornale, sotto la sua illuminata direzione, ha intrapreso un’appassionata campagna per la valorizzazione di una delle migliori eccellenze del Made in Italy. E per giunta in maniera del tutto scollegata dall’ormai defunto (forse) governo bulgaro e dalle sue magagne legali! Ecco quindi susseguirsi, con cadenza fissa, un florilegio di perle di giornalismo quali:
“La Minetti diserta Pitti. E resta a Milano”, “Nicole Minetti shopping sportiva”, “Le scarpe borchiate della Minetti” (legato al servizio “Tra le star scoppia la moda della borchia”, perché lei è sì star, ma brodo®), “L’abitino estivo (e scollato) di Nicole Minetti”, “Minetti, leggings e occhiali a specchio per la bella consigliera”, “Minetti e il look scaccia-crisi”, “Nicole Minetti e gli sguardi dei passanti”, “Nicole e il chirurgo dei vip”, “Cortina, anche la Minetti in vacanza”, “Nicole Minetti pilota di rally”, “Quella T-shirt della Minetti”, “La svolta mistica di Nicole Minetti”, “La T-shirt della Minetti” (perché quella era “quella”, questa è “la”), “Nicole in aula, con crocifisso” e l’ultima perla, fresca di giornata: “Duetto Corona-Minetti al piano bar”.
Oltre a comparsate in numerosi approfondimenti quali ad esempio “Poncho, che passione” e “Donne (vip) al volante”.
Poco importa che la signorina sia stata eletta in una lista depositata con firme false, che sia stata raccomandata da un prete bancarottiere e probabilmente puttaniere, che sia sotto processo per favoreggiamento della prostituzione minorile, che sia gonfia di plastica come una tartaruga nel Pacifico, che percepisca uno stipendio pubblico folle per le sue insulse qualifiche.
Quando si parla di giornalismo vero, non ci si può fermare a invidie e gelosie di basso livello ma bisogna anzi puntare il più in alto possibile, magari seguendo le orme dei maestri che prima di noi hanno reso grande un giornale.
Ecco, in questi casi pensiamo che il buon DeBortoli si ispiri molto più a un Giorgio Mastrota che non a un Pasolini e ai sui Scritti Corsari.
Trattandosi di tegami.

Santrine e Paguri.

*ammamm’t
**manicotti
***soffocotti
****chinotti

martedì 26 giugno 2012

ATTACCATO IL SOCRATE OCCUPATO

Ennesimo vile attentato contro un luogo dove i compagni si aggregano e fanno del sociale,e dopo l'attacco al Cartella di Reggio Calabria un'altra bella realtà del sud Italia è stata messa sotto tiro da parte di feccia umana appartenente all'estrema desta,il Socrate Occupato di Bari.
Come spiegato nel loro sito(http://socrateoccupatobari.noblogs.org/ )questo complesso prima era un liceo classico oramai dismesso(il Socrate per l'appunto)dove trovano rifugio migranti e rifugiati politici che così possono usufruire di un tetto e di qualche aiuto da parte di un collettivo di ragazzi baresi.
L'attacco avvenuto la scorsa notte ha ferito gravemente ad un occhio un giovane sudanese che era accorso all'esterno dell'edificio dopo che erano stati lanciati dei sassi contro la facciata,col solo intento di richiamare l'attenzione degli occupanti che svegliati sono stati oggetto del lancio di tre potenti bombe carta.
L'ennesimo atto di razzismo è decisamente da condannare e da denunciare,questi bastardi ratti neri fascisti non devono dormire sonni tranquilli,massima solidarietà col Socrate occupato:articolo preso dal sito ecn.org.

Bari: Attentato razzista al Socrate occupato ·

Collettivo di Supporto al Socrate Occupato di Bari.

Attentato razzista al Socrate occupato

Nella notte tra il 23 e 24 giugno abbiamo subito un vile attentato che per puro caso non ha assunto i connotati della "tragedia classica".
Alcuni ignoti, verso le tre del mattino, hanno ben pensato di buttar sassi contro la facciata anteriore dell'edificio, magari per spingere i migranti che dormivano ad uscire per controllare cosa stesse succedendo per poi passare a lanciare tre potentissime bombe carta contro le finestre del pian terreno che hanno gettato nel panico anche gli abitanti dell'intera zona circostante. Una delle bombe, esplodendo, ha raggiunto al viso un giovane sudanese che dormiva nel suo letto causandogli una ferita molto grave all'occhio destro, tanto da aver seriamente rischiato di perderlo. Alcuni testimoni hanno visto un gruppo commettere questo vile gesto e poi scappare subito dopo. Per noi questa vigliaccata appartiene chiaramente ad una cultura fascista e razzista: è infatti l'ultimo episodio di una lunga scia di violenze e aggressioni da parte di gruppi nazi-fascisti ai danni di migranti e militanti di collettivi antirazzisti e antifascisti,ed è ancora vivo il ricordo della strage di matrice xenofoba recentemente avvenuta a Firenze, in cui sono stati ammazzati due cittadini senegalesi ad opera di un militante dell'organizzazione di estrema destra Casa Pound.

Particolarmente curiosa poi la coincidenza che l'attentato dinamitardo sia avvenuto a poche ore dalla chiusura del mega raduno nazionale di Forza Nuova tenutosi proprio quel giorno a Corato, a cui ha partecipato anche l'ex N.A.R. Roberto Fiore. Quanto avvenuto ci disgusta, per l'insensatezza di un'azione che avrebbe potuto causare la morte di nostri fratelli e compagni. Ci disgusta che questi pazzi omicidi siano a piede libero e possano mettere in atto certe nefandezze. Ci disgusta che le istituzioni restino a guardare mentre lo fanno. Tutto ciò ci disgusta
ma non ci spaventa. Il Socrate Occupato continuerà ad essere una casa, un diritto per i rifugiati politici che due anni e mezzo fa decisero di non voler più dormire al freddo in stazione, e nessun rigurgito fascista o razzista potrà impedirlo. E' anche per questo che il 28 giugno scenderemo in piazza al fianco dei richiedenti asilo per esprimere il nostro pieno dissenso contro ogni forma di razzismo, sia esso istituzionale o di violenta matrice nazifascista.

-Collettivo di supporto del Socrate Occupato-
-Collettivo Antirazzista Barese-
-Collettivi Antifascisti -

lunedì 25 giugno 2012

I MAIALI SIETE VOI!

L'ultimo articolo postato(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/06/bicchiere-mezzo-pieno-o-mezzo-vuoto.html )che parlava della conferma della condanna per i quattro assassini di Federico Aldrovandi,è ancora lo spunto per quello odierno che infatti parla dello sfogo dei criminali di cui sopra e soprattutto quello di Paolo Forlani che tramite la pagina Facebook di una setta che difende gli sbirri ad oltranza ha insultato pesantemente la madre di Federico,Patrizia Moretti.
Lo sbirro,anzi speriamo davvero ora ex,ha dato del maiale,del drogato e dell'ubriacone alla sua vittima infamando pesantemente sua mamma che prontamente l'ha denunciato per diffamazione:l'articolo preso da Indymedia Lombardia parla di questo fatto e io ribadisco,senza offesa per i suini,che i veri maiali sono i servi in divisa!

I poliziotti condannati insultano la madre di Aldrovandi su Facebook.
"Se avesse saputo fare la madre non avrebbe allevato un cucciolo di maiale", e ancora "faccia da culo (...) speriamo non si goda i risarcimenti dello stato". Paolo Forlani, fresco di condanna in Cassazione (tre anni e mezzo), si scatena sul social network nella pagina di Prima Difesa, contro Patrizia Moretti. E lei lo querela
“La “madre” se avesse saputo fare la madre, non avrebbe allevato un “cucciolo di maiale”, ma un uomo!”. Sono le parole che si leggono su Facebook. Le firma tale Sergio Bandoli sulla bacheca di Prima Difesa Due, l’account dell’omonima associazione che si prefigge la difesa a oltranza delle forze dell’ordine. Nel processo Aldrovandi era presente sia in Appello che in Cassazione, dove ha portato addirittura il legale di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, a perorare la causa dei quattro poliziotti condannati con sentenza definitiva per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi.
“Prima difesa tutela gratuitamente per cause di servizio tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e Forze Armate, noi tuteliamo i primi difensori” scrive nella presentazione la presidente Simona Cenni, che in un post di commento alla sentenza della Cassazione del 21 giugno “grida” in maiuscolo il proprio disappunto – qui usiamo noi un eufemismo – per l’intervista di Patrizia Moretti, la madre del ragazzo ucciso nel settembre del 2005 a Ferrara: “Avete sentito la mamma di Aldrovandi… fermate questo scempio per dio… vuole che i 4 poliziotti vadano in carcere… io sono una bestiaaaaa”.
L’amo è lanciato. Il primo ad abboccare è questo iscritto al gruppo, Sergio Bandoli. Avatar con foto e cappello di alpino con penna nera. Ma la penna che gli fa paragonare Federico a un “cucciolo di maiale” riesce a gelare le vene ai polsi. I commentatori continuano sulla stessa lunghezza d’onda, fino a uno dei poliziotti condannati, Paolo Forlani, che interviene direttamente.
“Che faccia da culo che aveva sul tg – così descrive la madre orfana del figlio su cui lui e i suoi colleghi hanno rotto due manganelli -… una falsa e ipocrita… spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (il risarcimento da parte dello Stato, ndr) possa non goderseli come vorrebbe… adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie…”.
Forlani fortunatamente premette di avere “massimo rispetto per Federico”, ma sui suoi genitori usa il pugno duro. Come ha fatto d’altronde con loro figlio: “non vi auguro nulla di simile – scrive sulla pagina di Prima Difesa – ma vi posso dire che siamo stati calpestati nei nostri diritti e ripeto prima di parlare dovete leggere gli atti e non i giornali […], io sfido chiunque a leggere gli atti e trovare un verbale dove dice che Federico e morto per le lesioni che ha subito… […] noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non hanno fatto niente per aiutarlo e stiamo pagando per gli errori dei genitori”.
Quanto agli atti, forse bastano le sentenze per rispondere all’agente. In quella di primo grado il giudice Caruso parlò di “grossolanità, incontrollato e abnorme uso della violenza fisica da parte degli agenti, dissociata da effettive necessità”; “un furioso corpo a corpo tra gli agenti di polizia e Federico, durante il quale vennero rotti due manganelli, con i quali colpirono l’Aldrovandi in varie parti del corpo, continuando dopo che lo stesso era stato costretto a terra e qui immobilizzato al suolo, nonostante i verosimili ma impari tentativi del ragazzo di sottrarsi alla pesante azione di contenimento che ne limitava il respiro e la circolazione”.
Stesso discorso per gli atti del secondo grado: i giudici della Corte d’Appello sottolinearono la “manovra di arresto, contenimento e immobilizzazione” attuata “con estrema violenza e con modalità scorrette e lesive, quasi volessero ‘punire’ Aldrovandi”.
Ora si aprirà inevitabilmente un altro capitolo della vicenda, con la querela per diffamazione che la Moretti ha depositato oggi pomeriggio davanti ai carabinieri di Ferrara. Destinatari Forlani, Bandoli e Cenni.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/24/i-poliziotti-condannati-insul...

sabato 23 giugno 2012

BICCHIERE MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO?

I pareri sulla sentenza definitiva del processo Aldrovandi sono molti e mutevoli prendendo in considerazione sia le parti in campo che quelli dello stesso schieramento d'appartenenza.
Infatti tra le fila dei sostenitori della causa dei familiari del giovane ragazzo ferrarese massacrato da quattro sbirri e dei successivi insabbiamenti,depistaggi e altro che già ben sappiamo,le discrepanze sulla condanna a tre anni e mezzo per le quattro merde in divisa sono molte,e c'è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto.
Mezzo vuoto in quanto la pena inflitta è decisamente una cazzata anche perché queste bestie grazie all'indulto non faranno mai un giorno di galera e mai fino adesso l'hanno fatto e anzi hanno mantenuto i loro incarichi in sedi distaccate.
Simili condanne in anni le prendi come niente facendo una manifestazione e solitamente per un reato come quello commesso da questi assassini si prendono anche tren'tanni di galera vista l'efferatezza dell'omicidio(naturalmente parlando di persone normali e non sbirri paraculati).
Chi vede il bicchiere mezzo pieno può rivendicare il fatto che sia stato creato un precedente importante che riguarda l'abuso di potere sbirresco,la condanna comunque scritta in rapporto al lieve capo d'imputazione(doveva essere omicidio preterintenzionale ma dilavato a eccesso colposo in omicidio colposo),e la grande solidarietà e attaccamento di migliaia di persone per questo ragazzo.
Adesso Paolo Forlani,Luca Pollastri,Enzo Pontani e Monica Segatto,è sempre bene ricordare i nomi di questi criminali,verranno licenziati e chissà come saranno accolti dai nuovi datori di lavoro e dai loro colleghi,spero cerchino da far qualcosa anche qui vicino:ultima nota la difesa della Segatto da parte dell'avvocato di Berluscojoni,il facciadiculo Ghedini,costoso per una sbirra di merda!
L'articolo è preso da Senza Soste.

Aldrovandi, la verità batte anche Ghedini
La IV sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso e confermato le condanne a 3 anni e sei mesi per i quattro agenti che, all'alba del 25 settembre del 2005, effettuarono un violentissimo “controllo" di polizia su un ragazzo, disarmato e che non aveva commesso alcun reato, che morì in pochi minuti.
«La Corte rigetta il ricorso e condanna gli imputati al pagamento delle spese processuali». Il dispositivo è rapidissimo. Ma i pochi minuti trascorsi dall'apertura della porta della IV sezione penale della Cassazione fino alla lettura dell'esito del ricorso n.ro 9 a Lino Aldrovandi e Fabio Anselmo sono sembrati un'eternità capace di far rivivere loro tutte le fasi di una tormentata vicenda che da ora, definitivamente, può essere archiviata come “Omicidio Aldrovandi". Sono appena passate le 19.20 quando un giudice della Suprema corte, dopo oltre cinque ore di camera di consiglio, ha confermato le condanne a 3 anni e sei mesi per i quattro agenti che, all'alba del 25 settembre del 2005, effettuarono un violentissimo “controllo" di polizia su un ragazzo, disarmato e che non aveva commesso alcun reato, che morì in pochi minuti. Lo trovarono ammanettato dietro la schiena, faccia a terra, gli operatori del 118 che intervennero quella mattina al parchetto dell'Ippodromo di Ferrara. Il primo grado e subito dopo il processo d'appello avevano smascherato le versioni ufficiali sulla morte accidentale del solito drogato che i colleghi dei quattro (in un altro processo verrano condannati per questo altri funzionari in servizio quel giorno) si sono spicciati a formulare e aggiornare mano a mano che una faticosissima controinchiesta dei legali della famiglia impediva prima di insabbiare il caso e poi di riaprirlo con una serie di prove e testimonianze decisive. Per lungo tempo, accanto a una famiglia straziata, ci saranno solo un pool di legali coraggiosi, pochissimi giornalisti (tra cui il vostro cronista per conto del quotidiano Liberazione) e gli amici di Aldro, studente, ragazzo, diciotto anni compiuti solo 68 giorni prima di essere ucciso.
Tre girasoli tra le mani, gli occhi cerchiati dal pianto, Lino Adrovandi dice di sentirsi finalmente «un po' in pace». Vorrebbe ricordare suo figlio - figlio di un agente di polizia municipale e nipote di un carabiniere - «per quello che era, non per come è stato ucciso». Dice Lino che il procuratore generale è stato molto preciso nella requisitoria che ha confermato la solidità delle due sentenze precedenti sull'omicidio colposo, per eccesso dei mezzi di contenimento, dello studente ferrarese. «Ho respirato aria di giustizia e vorrei che possano respirarla al più presto anche Ilaria Cucchi, Lucia Uva e Domenica Ferrulli. Ormai siamo una famiglia», dice rivolto a sorelle e figlie di altre vittime di malapolizia che da questa sentenza si aspettano molto. «Abbiamo fatto la storia - dice anche Fabio Anselmo, uno dei legali ferraresi che ha guidato la controinchiesta che più di altre ha svelato che anche la polizia può sbagliare e che non riesce ad ammetterlo - prima cambiando la cultura della gente, poi quella giuridica perché questa sentenza farà da precedente». Assente per motivi di salute, per la prima volta da sette anni, la madre Patrizia che, aprendo un blog dopo cento giorni di silenzio della procura, diede un nuovo impulso alle indagini esportando il caso oltre le nebbie ferraresi.
In realtà, la famiglia Aldrovandi non era più parte civile in questo procedimento perché il Viminale ha raggiunto una transazione importante, pagando le spese legali e ammettendo di fatto le responsabilità dei suoi dipendenti che ora dovrebbero finalmente passare al vaglio disciplinare. «Ma per noi sono innocenti! Ci vediamo a Strasburgo», sbotta fuori dal Palazzaccio, la sede della Cassazione, Simona Cenni. Lei è la presidente di un'associazione “Prima difesa" che paga le spese legali a soldati e poliziotti sotto processo. Organizza corsi di tiro e di guida, ma non di educazione civica, a soldati e poliziotti convinta che esista un problema di diritti umani e civili negati ai cittadini con le stellette. Tra i 1300 soci anche legali legati al centrodestra. Anche per gli imputati della Diaz. E' l'associazione ad aver coinvolto il celeberrimo Ghedini, avvocato di Berlusconi, in questo processo. Ma anche la star non riesce ad andare più in là del tentativo di tutte le difese di mettere sotto processo il drogato Aldrovandi e il suo stile di vita. Il pg è stato chiaro: il suo ricorso è «illogico e incongruente». Che poi la perizia dica che la droga non c'entri nulla (e che il diritto non contempli l'esecuzione sommaria di un consumatore) è un dettaglio che non appartiene alla cultura garantista coi forti e proibizionista coi deboli che ha avuto cura di preparare il terreno perché potessero accadere casi Cucchi, Aldrovandi, Uva, Ferrulli e la lista potrebbe continuare ancora. «Mio fratello - fa sapere Stefano Aldrovandi - ha avuto giustizia, però è costata troppo». Ma i legali dei quattro agenti (Monica Segatto, Pollastri, Pontani e Forlani, solo gli ultimi due presenti al dibattimento ma non alla lettura del dispositivo) si sono trincerati sulla medesima linea dei primi due gradi: a uccidere il ragazzo sarebbe stata l'excited delirium sindrome, una patologia inventata negli States per spiegare le morti di persone incatenate in questure, carceri, caserme o manicomi.
«Che altro avrebbero potuto fare?», chiede uno di loro nell'arringa. Una polizia democratica dovrebbe saperlo. «Questa storia chiama in causa in modo grave ed evidente la responsabilità delle forze di polizia italiane circa l'uso della forza», fa sapere Amnesty International, per cui i diritti umani dovrebbero valere per tutti, auspicando che «le autorità italiane diano attuazione alle raccomandazioni degli organismi internazionali per prevenire ulteriori tragiche violazioni dei diritti umani, in un contesto caratterizzato dalla perdurante mancanza di un organismo indipendente di monitoraggio sui diritti umani e sull'operato delle forze di polizia, richiesto dagli standard internazionali assieme all'introduzione del reato di tortura nel codice penale e l'adozione di meccanismi di prevenzione dei maltrattamenti».
Ma la classe politica incapace perfino di una reale inchiesta parlamentare sui fatti di Genova dà ascolto alla comunità internazionale solo quando esige sacrifici umani non quando chiede di prevenirli.
Checchino Antonini
tratto da http://ilmegafonoquotidiano.globalist.it
22 giugno 2012

giovedì 21 giugno 2012

RI-SORTU

Dopo poco più di un anno dalla sua nascita e dalla sua illegalizzazione avvenuta praticamente subito dopo,il Tribunale costituzionale spagnolo ha regolarizzato e legittimato l'esistenza di Sortu,il partito della sinistra indipendentista basco nato appunto per essere ammesso alle elezioni dopo che era stata promulgata una legge speciale del governo spagnolo(voluta da socialisti e popolari assieme)per mettere al bando Batasuna e le altre forze politiche ritenute facenti parte dell'orbita Eta.
Con un solo voto di scarto i giudici hanno legalizzato Sortu,e la notizia era nell'aria visto che la famigerata Audencia nacional aveva assolto dei compagni baschi arrestati per aver svolto attività politica indipendentista,sentenziando che far parte di organizzazioni nate per quello scopo non significhi far parte direttamente ed attivamente di Eta.
Vedremo ora come questa notizia possa toccare i meccanismi nati dalle ultime elezioni vinte da Bildu possano integrarsi con Sortu ed i movimenti per l'autodeterminazione del popolo basco:l'articolo di Angelo Miotto è stato preso dal sito di E-il mensile(http://www.eilmensile.it/2012/06/20/spagna-sentenza-storica-legalizzato-il-partito-basco-sortu/ ).

Spagna. Sentenza storica: legalizzato il partito basco Sortu.

Angelo Miotto
Sortu, il partito della sinistra indipendentista, da oggi è tornato legale. Il Tribunale costituzionale spagnolo ha deciso per un voto di scarto, sei a cinque. La notizia viene riportata in apertura dal quotidiano El Pais, che cita fonti interne al tribunale.

Sortu, che nel marzo del 2011 si era visto negato l’iscrizione nelle liste elettorali dal Tribunale supremo, era stata accusato di far parte di un disegno politico procedente dalla antica Batasuna e quindi, secondo le teorie politico giudiziarie spagnole, ascrivibile al mondo di Eta, l’organizzazione armata basca che ha rinunciato alla sua attività il 20 ottobre del 2011.
Sortu, presentato nel febbraio del 2011, è un partito studiato nei minimi dettagli per rispondere a tutti i requisiti della Ley de partidos politicos, una legge voluta da socialisti e popolari per rendere illegale Batasuna e tutte le sue filiazioni o liste che vedessero presenti degli ex candidati della sinistra indipendentista. L’obiettivo era spezzare l’apartheid politico, inaugurare un soggetto che dichiara nel suo statuto il perseguimento politico dei propri obiettivi, senza ingerenze della violenza. La messa al bando di Sortu aveva portato i militanti della sinistra basca a concentrarsi su un insieme di liste, una coalizione, chiamato Bildu. Ora si dovrà valutare come si riposizioneranno gli equilibri con la legalizzazione del partito.
La sentenza di oggi segna un prima e un dopo, anticipata due giorni fa dall’assoluzione di alcuni candidati di D3M e di Askatasuna. Se l’Audiencia nacional in quel caso ha scritto che svolgere attività politica in quel caso non voleva automaticamente dire far parte di una sfera legata a Eta, in netto contrasto con le teorie prevalenti che per oltre dieci anni hanno portato in carcere persone e alla dissoluzioni di movimenti e partiti, oggi la decisione pur risicata del Tribunale costituzionale spagnolo riporta alla vita politica legale una formazione e una militanza costretta alla semi-clandestinità da dieci anni, a partire cioè dalla messa al bando di Batasuna.
Dieci anni, i primi dei quali molto duri, in cui una minoranza, significativa e politicamente capace, è stata limitata della possibilità di esprimere la propria delega per il partito di riferimento. Le liste nate da Batasuna, nel corso degli anni, vennero considerate ‘contaminate’(la parola era proprio questa, testuale negli atti giudiziari) per il semplice fatto che un candidato avesse avuto delle esperienze politiche in Batasuna.
Sortu fu il prodotto della coraggiosa rivoluzione copernicana esercitata dalla sinistra basca, nel momento stesso in cui il dibattito interno con la base portò alla scelta di un protagonismo politico in assenza di lotta armata.

mercoledì 20 giugno 2012

LA RESA DELLA CGIL

La Cgil alla fine non aderirà allo sciopero proclamato per il prossimo venerdì,di fatto inchinandosi alle volontà del ministro Fornero di mettere mano all'articolo 18 con conseguenze catastrofiche per i lavoratori.
Sciopereranno invece i sindacati di base che hanno già fatto presente che la traditrice Camusso(non era certo questa comunque la prima volta che avessero potuto tacciare d'infedeltà la leader sindacale)faccia il gioco del governo,di Confindustria e di tutti i padroni che potranno a questo punto licenziare a piacere chiunque.
L'articolo preso da Senza Soste denuncia questo fatto precisando pure che in questo periodo il governo stia accelerando i passi per poter intervenire sull'articolo 18,mentre la Cgil oltre a disdire lo sciopero generale non ha deciso una data alternativa se non parlando di una possibile manifestazione ad ottobre!
Evidentemente i loro vertici sono alle prese con le ferie,improrogabili e certamente molto più importanti della sorte di milioni di lavoratori italiani.

La Cgil d'accordo con la Fornero, ritira lo sciopero generale.
La Cgil disdice lo sciopero generale proclamato in difesa dell'articolo 18 e contro la controriforma del lavoro. La minoranza abbandona la sala. L'USB e i sindacati di base confermano la mobilitazione generale del 22 giugno.
La Cgil cancella lo sciopero generale in formato mini inizialmente dichiarato in difesa dell'art. 18 e contro la cosiddetta «riforma» del mercato del lavoro, attualmente in votazione al parlamento.
Il Direttivo Nazionale si è riunito ieri, senza la presenza di Susanna Camusso, per motivi di salute. La relazione introduttiva è stata tenuta da Vincenzo Scudiere, dove la mobilitazione in corso da alcune settimane viene di fatto annullata. Si dovrà infatti «lavorare per una mobilitazione in ottobre insieme a Cisl e Uil. Di fatto, ha contestato Gianni Rinaldini, coordinatore dell'area «La Cgil che vogliamo», «si tratta di un via libera alla riforma, che passa senza che la Cgil nel suo insieme abbia messo in pratica una politica di contrasto». Un'arrendevolezza già dimostrata in occasione della «riforma delle pensioni» (per cui vennero proclamate tre ore di sciopero a fine turno) e che riguarda «due temi che gli assi portanti dell'assetto del mondo del lavoro». Nell'annunciare l'uscita dalla sala di tutta l'area - che è avvenuta alla fine del suo intervento - Rinaldini ha parlato anche di «totale subalternità alla politica e agli equilibri tra i partiti che sostengono il governo». Quanto al significato politico, c'è soltanto un'evidenza da constatare: «mentre il governo annuncia la richiesta del voto di fiducia sul decreto, la Cgil disdice lo sciopero generale proclamato per contrastarlo».
Breve ma caustica la presa di posizione di Giorgio Cremaschi: "La Cgil revoca formalmente lo sciopero generale mentre il governo accelera la controriforma del lavoro, è un atto di resa e di inutilità di un gruppo dirigente totalmente invischiato con Pd e governo".
Durissima la presa di posizione da parte dei sindacati di base, in particolare da parte dell'Unione Sindacale di Base. Scrive in una nota Fabrizio Tomaselli, dell'esecutivo nazionale:"La Cgil revoca le ulteriori otto ore di sciopero generale che aveva precedentemente deciso, senza indicarne la data. Così cade qualsiasi ulteriore alibi e strumentale ipocrisia: la Cgil non si oppone alla Controriforma del lavoro e decide di appoggiare incondizionatamente il governo Monti. Noi no! Rimane così soltanto USB e il sindacalismo di base, indipendente e conflittuale a indicare ai lavoratori la strada dello Sciopero generale. A questo punto – continua il sindacalista - è ancora più decisivo, per chi vuole realmente opporsi alle politiche antipopolari del Governo Monti, per chi vuole dire no al ricatto del debito della BCE, della Comunità europea e delle banche, per chi vuole contrastare la Fornero e la sua controriforma, scioperare il 22 giugno e scendere in piazza a Roma e Milano".
18 giugno 2012

MAMHOUD SARSAK LIBERO!

Forse non tutti sanno della storia del calciatore della nazionale palestinese Mahmoud Sarsak che da tre anni è detenuto senza processo nelle galere israeliane in stato di"detenzione amministrativa"con accuse che non sono state mai formulate.
Ora questo ragazzo di venticinque anni,arrestato di passaggio ad un checkpoint da Gaza alla Cisgiordania nonostante un regolare permesso,è da tre mesi in sciopero della fame e le sue condizioni sono sempre più critiche,e vuoi la kermesse degli europei o una maggior diffusione della notizia,di Sarsak ora se ne parla e parecchio.
Personaggi legati al calcio ma anche allo spettacolo e all'arte hanno fatto da megafono alla Palestina intera e ai familiari,compagni di squadra ed amici di Mahmoud e ai loro proclami di una pronta scarcerazione,cosa che con i dovuti scongiuri dovrebbe avvenire il prossimo mese:articolo preso da Indymedia cui aggiungo un link di Senza Soste:http://www.senzasoste.it/calcio/mahmoud-sarsak-continua-lo-sciopero-della-fame-in-carcere-cantona-al-suo-fianco .

Cresce la campagna per la liberazione del calciatore palestinese Sarsak. E girano le prime voci di una possibile liberazione.

Mahmoud Sarsak, ragazzo di 25 anni, membro della nazionale di calcio palestinese, è giunto ormai a 90 giorni di sciopero della fame. In questo periodo ha perso circa 30kg e affronta concretamente la possibilità della morte.
Lo sciopero è iniziato lo scorso 19 marzo, inserendosi nella cornice della protesta dei prigionieri politici palestinesi, per protestare contro la propria reclusione ed ottenere la libertà.
Sarsak è stato arrestato tre anni fa, il 22 luglio 2009, dalle forze di occupazione israeliane al checkpoint di Erez. L'allora ventiduenne stava viaggiando da Gaza verso la Cisgiordania per andare a giocare una partita di calcio nel campo profughi di Balata. Aveva un regolare permesso. Ma ciò, come spesso accade, non è bastato affinché Sarsak passasse incolume il controllo dei militari israeliani.
Dopo un periodo di 30 giorni in cui è stato sottoposto a duri interrogatori (secondo un rapporto di Amnesty International “è stato legato ad una sedia e costretto a rimanere seduto per lunghe ore, con le braccia legate dietro la schiena e ad un palo fissato al pavimento – una pratica denominata 'shabeh'”) è cominciato il calvario della “detenzione amministrativa”.
Sotto questa forma di detenzione la persona arrestata può essere trattenuta a tempo indefinito senza essere formalmente accusata di nulla e senza essere sottoposta a processo.
Nelle ultime settimane è stata lanciata una campagna di solidarietà con Sarsak, per cercare di ottenerne la scarcerazione e il trasferimento in un ospedale civile, viste le precarie condizioni di salute.
Iniziative a sostegno della campagna si sono tenute in tutt'Europa, da Parigi a Londra a Roma. Diversi esponenti del mondo del calcio, alcuni di primissimo piano (Eric Cantona, ad esempio) hanno sottoscritto e promosso appelli per la liberazione di Sarsak.
Frédéric Oumar Kanouté
L'ultima in ordine di tempo è un'iniziativa di Kanoutè, giocatore maliano fino al mese scorso sotto contratto con il Sevilla (club spagnolo), che già aveva mostrato di avere a cuore la questione palestinese quando il 7 gennaio del 2009, mentre era in corso l'operazione israeliana “Piombo fuso” contro Gaza (che ha causato più di 1440 morti), durante una partita della Copa del Rey mostrò una maglietta in sostegno al popolo palestinese. L'appello per la liberazione di Sarsak, “in nome della solidarietà sportiva” in bella mostra sul suo sito, è stato sottoscritto anche da altri calciatori e sportivi, tra cui i nomi che spiccano sono certamente quello di Anelka (ex attaccante della nazionale francese e del Chelsea), Ba (attaccante del Newcastle), Sissoko (ex Juventus ed attualmente al Paris Saint Germain) e Niang (ex Olympique Marsiglia e Fenerbhace)
Ieri è girata la notizia che le autorità israeliane avrebbero alla fine ceduto ed avrebbero dichiarato che Sarsak sarà liberato il prossimo 15 luglio. Sarebbe una notizia veramente bella. Per Mahmoud ma anche per tutti quelli che si sono impegnati nella campagna di solidarietà. E dimostrerebbe la forza della solidarietà internazionale, l'utilità delle campagne che ci impegniamo, nel nostro piccolo, a portare avanti ogni giorno. Ma il condizionale per ora è d'obbligo. Purtroppo non c'è ancora alcuna conferma ufficiale. Continuiamo a tenere viva la speranza. Ben sapendo che coltivarla significa agire. Cominciando dal boicottare i prossimi europei under 21 di calcio che la FIFA ha deciso che si terranno in Israele nel 2013.
Libertà per Sarsak e per tutti i prigionieri politici palestinesi!
Palestina libera!
Per approfondire la storia di Mahmoud Sarsak: Addamer (english)
Intervista ai familiari di Sarsak
www.caunapoli.org

lunedì 18 giugno 2012

LA SITUAZIONE POLITICA GRECA(QUASI)COME QUELLA ITALIANA

Ieri si è votato in Grecia e per pochi punti percentuali ha vinto Nuova Democrazia,il partito conservatore di centrodestra che come già annunciato dal leader Samaras che ha ricevuto l'incarico dal presidente Papoulias di formare un nuovo esecutivo,molto presumibilmente governerà assieme al Pasok(socialisti)in un governo di unità nazionale sul modello italiano,e credo anche con i risultati nostri(pessimi).
La sinistra radicale di Syriza del giovane Tsipras,favorevole all'uscita della Grecia dall'Euro,ha già annunciato che non appoggerà questo nuovo governo,che tra l'altro ha soli tre giorni per essere formato.
Gli articoli presi da La Repubblica e Senza Soste forniscono dati,commenti e analisi su questo voto che sembra la fotocopia di quello che è successo in Italia,tralasciando il fatto prinicpale che qui da noi dopo la caduta di Berluscojoni non si sono avute elezioni!
ATENE - Il leader di Nuova Democrazia, Antonis Samaras, ha ricevuto oggi l'incarico di formare il nuovo esecutivo greco. "Cercherò di formare un governo di unità nazionale a lungo termine", ha dichiarato dopo aver ricevuto l'incarico dal presidente Karolos Papoulias. Il partito conservatore è risultato primo alle elezioni di ieri 1, ma ha bisogno di allearsi con altre forse per raggiungere la maggioranza. In base alla legge, Samaras avrà tre giorni di tempo per formare il governo.
"Comincerò a incontrare i leader degli altri partiti e credo che ci sia il margine per arrivare" ad avere un governo di coalizione, ha aggiunto samaras. Al presidente Papoulias ha dichiarato che tenterà di "formare un governo di salvezza nazionale con i partiti che credono nell'orientamento europeo del paese e credono nell'euro". Da parte sua il presidente ha sottolineato la "grande necessità di formare un governo", perché "il paese non può restare senza esecutivo" e "spero prevalga l'interesse nazionale".
Al termine dell'incontro con il premier incaricato Antonis Samaras, il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha confermato che "Syriza non entrerà a far parte del governo di coalizione".
Il successo di misura - il 29,6% delle preferenze rispetto al 26,8% della sinistra radicale di Syriza
- dovrebbe essere sufficiente a garantire allo schieramento filo-europeo il premio di maggioranza di 50 deputati necessario per poter formare una coalizione di unità, e far tirare almeno per il momento un sospiro di sollievo all'intera eurozona. Le prime reazioni 2 ai risultati dello scrutinio, a cominciare da quelle del premier italiano Mario Monti, sono state improntate all'ottimismo, anche se non è ancora chiaro come e quanto Atene potrà contare sulla disponibilità dei partner europei - e in particolare della Germania - a rivedere i piani di salvataggio economico.
Parlando dal Messico, dove è in corso il G20, Monti ha rivelato anche di aver chiamato sia Samaras, sia il leader dei socialisti del Pasok Evangelos Venizelos "per incoraggiarlo ad entrare in un governo di corresponsabilità nazionale".
(18 giugno 2012)
Sette brevi lezioni dal voto in Grecia.
Il voto greco che ha portato i moderati di Nuova Democrazia alla maggioranza relativa, guadagnando un bonus di 50 seggi, ci regala qualche breve lezione per il futuro. Italiano ed europeo.

PRIMA, Non è vero, come è accaduto in Grecia, che le forti proteste non incidono sul quadro politico istituzionale. In tre anni Pasok e Nuova democrazia sono passate da una percentuale vicina all'80 per cento a poco più del 40. Da partiti alternativi sono stati costretti a coalizzarsi contro il resto della società greca. Oggi in Grecia la rappresentanza politica antiausterità è attorno al 50 per cento dei voti.

SECONDA, non è vero che alle elezioni i premi di maggioranza garantiscono la governabilità e sono politicamente neutri. Con una legge simile a quella studiata da Violante mesi fa, uno dei due ex partiti reciprocamente alternativi entro schemi di compatibilità sistemica (Nuova Democrazia) ha guadagnato il bonus e si è potuto permettere di attirare in una alleanza l'ex avversario (il Pasok). In Italia questo esempio potrebbe dire qualcosa.

TERZA, I governi neoliberisti e i media europei influiscono sul voto degli altri paesi mentre le sinistre no. La Merkel si è augurata, prima delle elezioni, una vittoria di Nuova Democrazia, i media europei (per tacere di quelli italiani) hanno presentato una eventuale vittoria di Syriza come il caos. Tirando la volata ai grandi fondi speculativi per un'eventuale affossamento di ciò che resta della Grecia. Le sinistre europee, quelle italiane in testa, non hanno fatto presenza nello spazio comunicativo continentale. Quando si vota in un paese che si sente isolato, tutto questo conta e sposta voti. Per esempio, era così impossibile per Vendola, Landini, die Linke, Front de Gauche andare in Grecia a non far sentire solo Tsipras? Provincialismo delle sinistre e internazionalizzazione del capitale producono un flusso di opinione pubblica che qualche voto decisivo, per la destra, lo sposta.

QUARTA. Il neoliberismo in Grecia si aggrappa a residui di consenso e di clientelismo. In Grecia la chiesa ortodossa non paga un'euro di tasse, i partiti ex sistemici hanno un residuo di clientele e favoritismi e tutto questo conta. Poi in Grecia c'è stata una spaccatura generazionale marcata. Giovani contro ND e Pasok, generazioni più mature, specie meno scoperte dalla crisi, a favore dei due partiti ex sistemici. La BBC, ad esempio, ha aperto un servizio su Nuova Democrazia come un partito sostanzialmente di anziani. Su questo genere di elettorato, facilmente strumentalizzabile nella crisi e incline ad ancorarsi a vecchie soluzioni, si basa molto del consenso liberista europeo. In un continente che invecchia, puntare solo al giovanilismo politico può essere un errore.

QUINTA. I mantra della propaganda neoliberista devono essere smontati. L'euro ha fatto rinascere i nazionalismi, dividendo un continente tra nazioni e partiti nazionali come mai prima della caduta del muro. Una moneta non è un continente e si vede. E soprattutto il continente può vivere benissimo senza una moneta neoliberista. Il terrorismo che vive dello slogan euro=europa=pace e stabilità è un dispositivo orwelliano che va saputo ancora smontare.

SESTA. I governi neoliberali, come abbiamo visto in Grecia, perdono anche metà dei consensi in pochi anni. L'alternativa può crescere anche velocemente, come ha fatto Syriza, ma non sostuisce il vecchio in tempo reale. Questo per capire, specie in Italia, che nessun cartello elettorale (per quanto auspicabile come Syriza) può egemonizzare o addirittura esaurire lo spazio del politico. Per delle sinistre italiane in declino, drogate di opinione pubblica come spazio prevalente del politico, minimaliste emerge un doppio classico problema (il governo e il movimento). A dimostrazione che la storia presenta sempre il conto di tutto ciò che è stato rimosso dalle generazioni precedenti. Hic Rhodus hic salta.
SETTIMA. Lo spazio politico tedesco è centrale, quanto la politica nazionale di ogni singolo paese, per il presente e il futuro dell'Europa. Oggi abbiamo una portavoce dei verdi che, a proposito della Grecia, parla come un'ultraliberista, il partito dei pirati che cresce (molto) come se esistesse solo la Germania, la Linke in crisi, la Spd pronta ad un prossimo governo di grande coalizione della Merkel. Sono tutte pessime notizie: altro che primarie e candidati, un'offensiva diplomatica verso lo spazio politico tedesco è qualcosa di vitale per ogni spazio politico nazionale, vista l'importanza della Germania.

Infine, complimenti ad Alexis Tsipras. Nessuno rimuove i difetti, i problemi, le aporie di una esperienza come Syriza. Ma Tsipras e Syriza hanno mostrato una dote sconosciuta alla politica attuale delle sinistre del continente: il coraggio. Un coraggio non certo irresponsabile e romantico ma tutto politico. Un coraggio che ha coalizzato attorno a sé la voglia di futuro di una parte significativa e giovane della Grecia. Un esempio per guardare positivamente alla dissoluzione della attuale sinistra italiana decadente e ruffiana, incapace di staccarsi dal Pasok italiano (il Pd). E chissà se stavolta Leonida non torni a casa da vincitore.

per Senza Soste, nique la police

domenica 17 giugno 2012

BRUTTAGGENTE

Spulciando nell'archivio ho trovato questo articolo di stampo anarchico,vecchio ma pur sempre attuale,preso da Indymedia Lombardia che parla di fascisti e razzisti,e nello specifico si parla di brutta gente come Alemanno,Rauti,Storace,Maroni e Fini,accomunati da un ignoranza abissale della materia vita oltre che da quella politica,che però ha saputo dar loro incarichi importanti in Italia.
A grandi linee c'è una loro piccola biografia,un breve viaggio nei loro orrori personali che hanno saputo riversare sulla collettività aderendo fin da giovani ad organizzazioni fasciste e razziste come l'Msi o la Lega nord e che hanno infettato la scena sociale italiana.

IL FASCISMO COSTITUZIONALIZZATO.
SIAMO DELINQUENTI PER IL PADRONE COMPAGNI PER LA RIVOLUZIONE

Il fascismo costituzionalizzato.

Ai telegiornali della sera del 15 ottobre, Gianni Alemanno (in camicia bianca) con al collo una croce celtica, che lui stesso definisce “simbolo religioso”, ammonisce: "I violenti vanno colpiti duramente, verso di loro non bisogna avere nessuna solidarietà: queste bestie vanno isolate".
La merda parla così perché è convinto che nessuno si ricordi dei suoi trascorsi da picchiatore, violento, fascista, infame (4 contro 1), e delle sue amicizie con elementi di estrema destra coinvolti con le bombe di stato......
Figlio di un ufficiale dell'esercito (e qui già si capiscono molte cose della sua educazione militare autoritaria e castrante.....), Alemanno è sposato con Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti, presidentessa nazionale del Movimento Idea Sociale.
Alemanno da giovane faceva parte delle organizzazioni giovanili del MSI-DN diventando poi segretario provinciale romano del Fronte della Gioventù, il movimento giovanile missino.
Negli anni '80 è uno dei leader della corrente rautiana del FdG, insieme a Marco Valle, Riccardo Andriani, Flavia Perina, Antonello Ferdinandi, Paola Frassinetti e Fabio Granata che si contrapponeva all'ala almirantiana guidata da Gianfranco Fini.
Nel 1988 diventa Segretario nazionale del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del MSI, succedendo a Gianfranco Fini che la gestiva dal 1977. Resterà in carica fino al 1991.
Il 1994 e il '95 sono gli anni della "Svolta di Fiuggi", in cui Alemanno, insieme agli altri dirigenti del Movimento Sociale, decide di fondare Alleanza Nazionale, abiurando le vecchie posizioni estremiste, in favore di una destra nazionale, liberale e conservatrice.
Nel 1994 viene eletto deputato alla Camera dei deputati al maggioritario, nel collegio 19 della circoscrizione Lazio 1. Nello stesso anno è nominato dirigente del "Dipartimento per le politiche del volontariato e dell'associazionismo" di Alleanza Nazionale. Nel 1996 viene rieletto alla Camera dei deputati nel proporzionale. Fonda quindi insieme a Francesco Storace l'associazione "Area", ed è ancora oggi membro del comitato di direzione dell'omonimo mensile di attualità politica e culturale.
Alemanno e Storace, vecchia guardia fascista degli anni '70, sono stati in AN i principali esponenti della corrente Destra Sociale.
Da allora Alemanno è stato impegnato in associazioni culturali e di volontariato di facciata che consiste nel tenersi buono il prete affinché gli garantisca la redenzione......
Essendo cresciuto come un soldatino è stato abituato a combattere per il più bastardo, per il più forte......
Alemanno ha promosso per la sua immagine di apparenza (cultura cattolica), molte iniziative culturali e no profit, tra cui l'"Associazione culturale di Area", il gruppo ambientalista Fare Verde, l'ONG per la cooperazione internazionale Movimento comunità, l'associazione di volontariato Modavi e la Fondazione Nuova Italia.
Nel 2000 è il responsabile organizzativo della campagna elettorale di Francesco Storace per la Presidenza della Regione Lazio e, l'anno seguente, responsabile del programma politico del candidato a sindaco di Roma, Antonio Tajani. Alle elezioni politiche 2001, è stato rieletto alla Camera nel maggioritario, nel collegio 21 della circoscrizione Roma 1.
Alemanno fu indagato dal Tribunale dei ministri per presunti finanziamenti illeciti ricevuti da Calisto Tanzi, tramite Bernardoni Romano, per la sua rivista «Area» (85mila euro), è stato assolto l'11/1/2007, qualche “ombra occulta” ha pagato profumatamente gli avvocati.....
Nel dicembre 2010, di fronte allo scandalo "Parentopoli" riguardante assunzioni facili di parenti all'interno delle società partecipate del comune (ATAC, AMA, ecc.), che vede coinvolti assessori capitolini, l'onorevole Marco Marsilio ma anche il figlio del caposcorta dell'ex sindaco Walter Veltroni. Alemanno ha dichiarato di non essere coinvolto personalmente, che chi ha sbagliato deve pagare, giustificandosi come i bambini scemi quando li trovano con le mani nella marmellata: “si tratta di un caso amplificato essendo la pratica del clientelismo un «problema endemico» della realtà italiana”.

Ma chi è il cognato di Alemanno?
Pino Rauti, ideologo di Ordine Nuovo, più volte inquisito nelle inchieste sulle stragi di stato.
Il 4/3/1972 il giudice Stiz di Treviso esegue mandato di cattura contro Rauti per gli attentati ai treni dell'8 e 9 agosto 1969. Successivamente l'incriminazione si estenderà agli attentati del 12 dicembre. Il 21/11/1973 trenta aderenti ad Ordine Nuovo vengono condannati dalla magistratura per ricostituzione del Partito Nazionale Fascista e viene decretato lo scioglimento dell'organizzazione. Nel '74, con la rivoluzione dei garofani in Portogallo, viene scoperta l'organizzazione eversiva internazionale fascista Aginter Press con la quale ha stretti rapporti anche Rauti. Il MIS di Rauti ha partecipato alle elezioni europee del 2004 raccogliendo lo 0,1% dei consensi, ma alle elezioni regionali del 2005 trovò un accordo con la Casa delle Libertà ottenendo lo 0,5% di media nazionale.
Ma la cosa pazzesca è che Rauti, riciclato in politica, (premio?) aveva partecipato nel maggio del 1965 all'istituto di studi militari Alberto Pollio, dove venne pianificata la strategia della tensione..... Il tema del convegno era la: "guerra rivoluzionaria". Il convegno si fece a Roma all'Hotel Parco dei Principi, finanziato dallo stato maggiore dell'esercito: si trattava di un raduno fra fascisti, alte cariche dello stato, servizi segreti e imprenditori: Rauti presenta una relazione su "La tattica della penetrazione comunista in Italia". Il 16/4/1968 parte insieme ad altri 51 estremisti di destra (fra cui l'agente del SID Stefano Serpieri, Giulio Maceratini, Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie, Franco Rocchetta) da Brindisi per un viaggio di istruzione sulle tecniche di infiltrazione, nella Grecia dei Colonnelli, a spese del governo greco.
Con l'arrivo alla segreteria del MSI nel 1969 di Giorgio Almirante, Rauti e un gruppo di dirigenti rientrò nel partito, e alla guida del movimento restò Clemente Graziani.
Rauti era riconosciuto anche come animatore della cosiddetta "sinistra" del MSI-DN, Rauti ha insistito nel corso degli anni su temi quali l'anticapitalismo e il terzomondismo. Ha esercitato inoltre una notevole influenza sul movimento giovanile del partito, sfociato in 3 Campi Hobbit. Sostenitore della socializzazione, fu il collante iniziale dell'insofferenza di una parte della base militante a seguito dello scioglimento del partito in Alleanza Nazionale con la nascita del Movimento sociale fiamma tricolore.
Il Movimento Idea Sociale è rimasto nell'orbita della Casa delle Libertà fino ai primi mesi del 2006.
Nel 2008 il suo MIS (Rauti non si è candidato) partecipa alle elezioni politiche nazionali sotto il simbolo del partito di Roberto Fiore (Forza Nuova) avendo siglato un accordo elettorale, e mantenendo in piedi il Patto d'Azione. Al 2° turno delle elezioni comunali di Roma Rauti esprime il suo appoggio al candidato del PDL Gianni Alemanno.
A volte succede (solo in Italia), di ritrovare i terroristi neri, protagonisti della strategia della tensione, riciclati nel tempio d'oro della politica......
E' un po' come quando Togliatti fece l'amnistia anche per chi era condannato per crimini fascisti, nelle forze del disordine......

Francesco Storace: filo atlantista, elemento dell'entourage dell'estrema destra negli anni di Gladio è stato uno dei leader del Fuan, l'associazione degli universitari missini.
Cattolico praticante, un carattere sanguigno, Storace incarna l'anima sociale della destra.
Partecipa con convinzione all'evoluzione dell'Msi in Alleanza Nazionale, al Congresso di Fiuggi del gennaio 1995.
Storace il 16/4/2000 è stato eletto presidente della Regione Lazio, ottenendo quasi un milione e mezzo di voti (non di persone.....).
Storace ha fatto il giornalista da giovane al Secolo d'Italia, percorrendo tutti i gradini, fino ad arrivare all'incarico di capo dei servizi parlamentari. Successivamente, ha assunto l'incarico di capoufficio stampa del Msi-Dn e, poi, di Alleanza Nazionale. Eletto deputato per la 1° volta nel 1994 (nel collegio n° 21 della Circoscrizione Lazio), è stato confermato (stesso collegio) nel 1996. Ha fatto parte della commissione Antimafia e della commissione Cultura. Dal 1996 al 2000 è stato presidente della Commissione bicamerale vigilanza sulla Rai. E' stato Presidente della Regione Lazio dal 2000 al 2005. Alla sua presidenza diede un'impronta basata su una stretta collaborazione con la chiesa romana, promulgando ad esempio una legge sugli oratori cattolici al fine di influenzare la loro funzione educativa e sociale. L'impegno a lavorare col mondo cattolico ( potere assoluto) fu da lui ribadito nella stesura del nuovo Statuto della regione Lazio, in cui riconosceva come fulcro della società la famiglia fondata sul matrimonio; emendamento allora fortemente voluto da Olimpia Tarzia, consigliera regionale molto nota all'interno del mondo cattolico romano.
Nel 2003 aveva poi fatto deliberare l'istituzione del giorno del ricordo, per commemorare le vittime italiane delle foibe jugoslave, e superare vecchie divisioni, rancori mai sopiti tra partigiani bianchi anticomunisti, e partigiani rossi; insieme ad essa fu inserita la giornata di celebrazione per la proclamazione della Repubblica romana nel 1849, per «radicare nel Risorgimento quel complesso di valori e di principi universali che saranno poi trasfusi in tutte le costituzioni monarchiche borghesi, di stampo cavouriano liberale.
Nel 3° governo Berlusconi gli fu affidato il Ministero della Salute. In qualità di ministro Storace aumentò di 100 milioni i fondi per la ricerca sanitaria, fece speculazioni e inciuci sulle vaccinazioni influenzali, con virus modificati e conservati nel mercurio (....), guadagnandosi gli apprezzamenti dell'oncologo Umberto Veronesi. Tra gli altri provvedimenti, Storace fece sospendere la sperimentazione della cosiddetta "pillola abortiva" che era stata avviata all'ospedale Sant'Anna di Torino, chiedendo il rispetto rigoroso delle procedure e delle indicazioni del Consiglio superiore di Sanità. La sua ordinanza incontrò giudizi favorevoli presso ambienti cattolici.

Ma andiamo ad analizzare quel pezzo di merda di Roberto Maroni che chiede la legge reale insieme a Antonio Di Pietro, l'allievo di Dalla chiesa detentore dei tanti segreti militari degli anni 70, che si è fatto strada ricattando e occultando quei politici che facevano parte del partito del Golpe e delle stragi, giudicando delinquente e terrorista chi lotta contro un potere che da secoli specula e si ingrassa a scapito di chi nasce povero (senza camicia....).
I giovani che si ribellano, nonostante abbiano avuto la possibilità di studiare, non vedono all'orizzonte nessun futuro ......
Delinquente può essere un vanto ma terrorista NO!!! Terrorista è lo stato che ha colpito nel mucchio uccidendo civili inermi con le bombe, non chi ha imparato a difendersi contro i soprusi dell'apparato repressivo della politica.
Terroristi sono stati i servi fascisti dello stato che hanno eseguito piani militari di destabilizzazione in Italia negli anni '60/'70, assorbiti dai nuclei clandestini dello stato e pagati dal viminale. Ma gli stronzi pensano che il male peggiore in Italia sia il solo mettersi in discussione, non la repressione bestiale e assassina verso chi osa alzare la testa, esprimendo la propria rabbia, stufi di essere umiliati ed emarginati da questa società capitalista e consumi sta, che assicura ottime prospettive a pochi eletti, emarginando e costringendo i molti a essere schiavi; uomini e donne che hanno deciso di cambiare il loro crudele destino e lottare per i propri diritti senza deleghe, hanno lottato insieme e individualmente per cambiare le carte del gioco truffaldine e infide dei poteri forti.....
Ma torniamo a Maroni e il suo profilo politico e sociale che gli ha permesso l'ingresso in politica.
All'età di 16 anni, Maroni milita in un gruppo marxista-leninista di Varese; fino al 1979 frequenta il movimento d'estrema sinistra Democrazia Proletaria. Il 1990 è l’anno in cui la Lega registra il suo primo boom in Lombardia: 1 milione 183 mila voti, il 18,9% delle preferenze alle regionali. Secondo il pentito Di Bella anche grazie ai voti della ‘Ndrangheta, arriva a importanti incarichi di governo.
Maroni è stato anche imputato a Verona come ex capo delle camicie verdi, insieme ad altri 44 leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l’integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare (vecchio vizio dei servizi segreti di Cavour e ripreso negli anni '70).
Maroni ottiene il non luogo a procedere nel dicembre 2009, e comunque il divieto di associazioni di carattere militare previsto dal Decreto Legislativo 14 febbraio 1948, n. 43 è stato poi abrogato dal Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (art. 2268, c. 1, punto 297).
Il 7/5/2008 Silvio Berlusconi come premio per aver ricostruito gruppi paramilitare da usare a loro piacimento, gli affida l'incarico di Ministro dell'Interno. Sua è la proposta di prendere le impronte digitali a chi non fosse in grado di documentare la propria identità, con particolare attenzione ai bambini rom. Questa discriminazione è una prova che l'ignoranza fascista, xenofoba, timorata di Dio e razzista, è rimasta la stessa che regnò prima e dopo la 2° guerra mondiale.

Ma andiamo a un altro socio in affari nel Pdl Giancarlo Fini.
Il padre, Argenio Fini (Bologna,1923 - Roma,1998), detto Sergio, fu volontario della Repubblica sociale italiana nella divisione di fanteria San Marco, e più tardi iscritto all'Associazione nazionale dei combattenti. Prima dell'ascesa politica del figlio, si dichiarò vicino al Psdi, ma dopo l'iscrizione di Gianfranco nel Msi abbandonò la militanza politica, per gli impegni correlati al suo nuovo lavoro in una compagnia petrolifera: prima presso l'Agip e poi, per più di 15 anni, in Libia per conto dell'olandese Shell, fondata in Italia dal partigiano bianco Enrico Mattei.
Il nonno paterno, morto nel 1970, faceva parte del PCI, e ne fu per anni segretario di una sezione provinciale. La madre, Erminia Marani, era figlia di Antonio Marani, presente assieme a Italo Balbo alla marcia su Roma, oltre che, alla fine delle guerra, tra i più assidui organizzatori delle sezioni e dei circoli dell'allora neonato Msi nell'area emiliana.
Il nome Gianfranco fu scelto per ricordare un cugino assassinato a vent'anni dai partigiani nei pressi di Sasso Marconi, quando era da poco passato il 25 aprile 1945.
Si iscrisse da giovane alla Giovane Italia.
Iniziò così la sua carriera politica nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano.
Nel 1977 divenne segretario nazionale del FdG, per volontà di Giorgio Almirante. Al congresso giovanile era arrivato 5° su 7 eletti nella segreteria; fu Almirante, d'autorità, a sceglierlo, come prevedeva lo statuto, segretario.
Nel frattempo aveva conseguito la laurea in Pedagogia, senza frequentare i corsi.
In quegli anni divenne anche collaboratore al quotidiano di partito Secolo d'Italia e diresse il quindicinale del FdG del Dissenso.
Nel 1983 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati. Rieletto nel 1987, nel settembre dello stesso anno alla festa del partito a Mirabello, Almirante lo candidò pubblicamente come suo successore alla segreteria del partito.
Gianfranco Fini sconfigge nel congresso di Sorrento del dicembre 1987 l'ala di sinistra e movimentista dell'allora Msi, di Pino Rauti e Beppe Niccolai, e viene eletto segretario del partito.
Il 22/5/1988 scompare Giorgio Almirante.
Rimane alla segreteria nazionale del MSI, fino al gennaio 1990 quando al successivo congresso di Rimini viene eletto Rauti,
Nell'autunno del '93, Fini decide di correre per la carica di sindaco di Roma, arrivando al ballottaggio contro Francesco Rutelli. Per la prima volta un esponente del MSI riceve un largo supporto. L'imprenditore Silvio Berlusconi, non ancora attivo protagonista della politica italiana, a Casalecchio affermò in quella occasione la propria scelta elettorale, asserendo: "Se votassi a Roma, la mia preferenza andrebbe a Fini. Fini ricoprirà la carica di consigliere comunale a Roma fino al 2001. Al G8 di Genova 2001 Gianfranco Fini, vice-presidente del Consiglio, insieme al capo della polizia, Gianni De Gennaro e Mortola, erano presenti alla mattanza, avvenuta durante l'uccisione di Carlo Giuliani e alla caserma di Bolzaneto: erano lì per dirigere bestie con il cervello atrofizzato, forze del disordine.
Ormai la sua ascesa politica è avviata. Dopo le vittoriose elezioni politiche del 1994, anche se Fini non farà personalmente parte del governo Berlusconi, per la prima volta nella storia della Repubblica l'esecutivo conterà 4 ministri appartenenti al suo partito, tra cui il vice presidente del Consiglio "Pinuccio" Giuseppe Tatarella.
Dal 2001 al 2006 ha ricoperto l'incarico di vicepresidente del Consiglio nel 2° governo Berlusconi, del quale è stato anche ministro degli Esteri a partire dal novembre 2004 al posto di Franco Frattini.
A lui si deve tra l'altro la Legge Bossi-Fini sulla regolamentazione degli extracomunitari, legge molto contestata. Nel febbraio 2006 fa approvare una modifica al D.P.R. n. 309/1990 (Testo Unico sugli stupefacenti), la cosiddetta Legge Fini-Giovanardi, inserita nel pacchetto sicurezza 2006. Questa abolisce la distinzione giuridica tra droghe leggere (quali la cannabis), e droghe pesanti, quali eroina, cocaina e paste.
A fine gennaio 2007 Silvio Berlusconi dichiarò Fini come suo successore in caso di creazione di un partito unico, incontrando i dissensi della Lega e dell'UDC.
La caduta del governo Prodi fa riavvicinare An a Berlusconi, con cui si accorda per presentare alle imminenti elezioni del 13 e 14 aprile, An e FI sotto il simbolo del Popolo della Libertà, passo iniziale per la costruzione di un unico soggetto politico di centrodestra.
Dopo la vittoria elettorale del 14 aprile 2008, il 30/4/'08 Fini viene eletto Presidente della Camera dei Deputati della XVI legislatura, al 4° scrutinio con 335 voti, su 611 votanti e maggioranza richiesta di 306 voti. Con l'elezione annuncia di lasciare la presidenza di An, la cui reggenza viene affidata l'11/5/'08 ad Ignazio La Russa, nell'attesa del congresso che porterà alla nascita ufficiale del partito del Popolo della Libertà.
Il 22/4/'10, durante la direzione nazionale del PdL, Fini tiene un discorso in cui ribadisce le sue posizioni critiche sulla politica del Pdl e rivendica il proprio diritto al dissenso, mantenendo al contempo il suo sostegno alla maggioranza di governo. Berlusconi risponde duramente al cofondatore del partito e lo invita a dimettersi dalla carica di presidente della Camera: viene così ufficializzata una frattura tra i due leader e la divisione del partito tra una maggioranza vicina a Berlusconi e una minoranza fedele a Fini, che crea Generazione Italia.
Nell'agosto 2010, dopo la nascita del gruppo Futuro e libertà e la crescita del dissenso nei confronti della linea di Berlusconi nel PdL, l'ex leader di AN è al centro di un'aspra campagna di stampa, capeggiata dai quotidiani Il Giornale, Libero e dal settimanale Panorama. Oggetto della campagna è un immobile di 65mq a Montecarlo ricevuto in eredità dal partito Alleanza nazionale nel 1999. Tale alloggio, venduto dal partito nel 2008 ad una società off shore dell'isola Santa Lucia, per la cifra di euro 300.000, risulta affittato all'imprenditore immobiliare Giancarlo Tulliani, fratello minore della compagna di Fini.
Chissà cosa ci organizzano i loro maestri e cosa ci combinano gli sbirri, adesso che la finanziaria ha tolto alle loro casse 60 milioni di euro.....

Bisogna ripassare la storia per scoprire i segreti .......
Vogliamo un mondo più giusto, senza gerarchie, senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Anarchia: teoria filosofica
Anarchismo/autogestione: libera espressione anche sul posto di lavoro!!!
“Servi di nessuno - padroni di niente”
VOI AVETE PAURA DELL' INSURREZIONE
LA SI FARA' QUANDO IL POPOLO LO VORRA'
E NON QUANDO LA POLIZIA NE AVRA BISOGNO
L. MICHEL
CULTURA DAL BASSO CONTRO I POTERI FORTI (individualità anarchiche)

venerdì 15 giugno 2012

IL SINDACO DI DONOSTIA NON FIRMA GLI ESPROPRI PER L'ALTA VELOCITA'

Breve articolo preso da Senza Soste che vuol far capire l'internazionalità della protesta No Tav,che non tocca solamente l'Italia in particolar modo con la Val Susa ma anche altri stati europei come la Francia,Euskal Herria e la Spagna,con altri nomi e per altre tratte.
Le nostre contestazioni infatti riguardano la Torino-Lione mentre negli altri paesi convergono sempre con l'alta velocità e la scelta di far attraversare l'Europa centro-meridionale da est a ovest da una linea ferroviaria praticamente continua,una sorta di utopia che sta già facendo perdere milioni di Euro alle casse degli Stati senza o con proprio un piccolo inizio dei lavori necessari a quest'opera sostanzialmente inutile e dannosa.
L'articolo fa riferimento alle proteste avvenute a Donostia dove anche il sindaco(che fa parte di Bildu)si è rifiutato di firmare gli espropri terrieri che riguardano la tratta Hernani-Astigarraga,di fatto prendendo tempo visto che difficilmente si potrà andare avanti su questa linea,mentre sicuramente la lotta e la resistenza è l'unica vera forma tangibile per fermare queste sconcezze.
La solidarietà tra baschi con la loro organizzazione Aht Gelditu! e gli italiani con il movimento No Tav è molto forte e anche se da noi le contestazioni che avvengono in Euskal Herria non sono tanto reclamizzate comunque ci sono e sono toste.

Paesi Baschi: sindaco di Donostia dice No agli espropri per il tav.
Sono in parte cominciati ieri e dovrebbero continuare ancora oggi gli espropri forzati delle terre di Martutene che saranno devastati dalla “Y basca”, la linea ad alta velocità che attraverserà i Paesi Baschi. Il Ministero delle infrastrutture spagnolo ha infatti ordinato gli espropri per il 13 e il 14 giugno, per poter così attuare il progetto modificato della linea ad alta velocità chiamato “Fase provvisoria” che rivela in realtà l’improvvisazione con la quale si sta promuovendo il TAV nella capitale della Gipuzkoa.
Nella giornata di ieri, la Prefettura spagnola aveva convocato nel Comune di Donostia i proprietari dei terreni del tratto Hernani- Astigarraga del TAV affinchè firmassero l’autorizzazione agli espropri. Lo stesso municipio di Donostia ha diversi terreni in quella zona, e quindi era chiamata in causa per l’occasione. Ma il sindaco di Donostia – appartenente alla coalizione indipendentista Bildu- ha rifiutato di firmare il verbale di esproprio, chiedendo al Governo spagnolo “che chiarisca quali siano esattamente i terreni che andranno ad espropriare” oltre a chiedere che la firma avvenga sopra il terreno interessato all’esproprio.
Il Comune di Donostia ha inoltre fatto sapere che fino ad ora non ha avuto “opportunità di vedere il tracciato concreto del progetto” e che le piante non sembrano segnalare con la “sufficiente chiarezza” quali saranno i terreni interessati e che si vogliono espropriare. Probabilmente un boccone difficile da digerire per la prefettura del Governo spagnolo che pensava di trovarla facile almeno sul campo delle istituzioni. Dall’altra parte, invece, nella giornata di ieri si sono riuniti numerosi no tav per manifestare davanti al Comune di Donostia che oltre a esplicitare le ragioni generali della loro opposizione a tale progetto come gli impatti ecologici, sociali e economici, hanno voluto denunciare incongruenze e ambiguità riguardanti al progetto.
tratto da notav.info
15 giugno 2012

giovedì 14 giugno 2012

LANDER ASKATU!

La storia di Lander Fernandez Arrinda,il giovane ragazzo basco sequestrato ed arrestato dalla polizia italiana su mandato di quella spagnola,avrebbe dell'incredibile se non fosse vera e allarmante,in quanto avvenuta con una modalità che in Italia non si vedeva da molto tempo.
O almeno si è vista negli anni scorsi solo quando si hanno avuto delle immagini di arresti di gente come Brusca,Riina o Provenzano dove decine di agenti con armi e passamontagna portavano verso le patrie galere i capi mafia.
Perché questo trattamento per un giovane che fino a pochi giorni prima girava liberamente a Roma e anzi ha tenuto dei dibattiti pubblici in un centro sociale e di certo non si nascondeva come se fosse un pericoloso terrorista ricercato o un mafioso?
Le risposte si hanno nell'articolo di Senza Soste che cita i siti di Contropiano e del quotidiano basco Gara,una vicenda che per chi non conosce sufficientemente la repressione contro il movimento indipendentista di Euskal Herria e di tutte le organizzazioni politiche di sinistra esistenti su quel suolo può sembrare fantascienza in un'Europa degli anni duemila.
Certamente non può capire come un ragazzo possa venire condannato per tre anni perché trovato con dei blocchetti della lotteria in mano solo perché si possa presumere che i guadagni forse possano andare ad organizzazioni magari affiliate ad Eta.
Subito i compagni romani si sono precipitati per protesta davanti alla questura di Roma per manifestare il proprio profondo dissenso che è anche quello di tutti i compagni e di tutti gli amici del popolo basco presenti su tutto il nostro territorio nazionale.
In ultimo propongo un articolo del blog di Militant doce c'è un link per firmare la petizione per il rilascio immediato di Lander:http://www.militant-blog.org/?p=7021 .

Roma: la Polizia arresta un rifugiato basco.

Questa mattina una decina di agenti della Digos hanno fatto irruzione in una occupazione romana e, armi in pugno e passamontagna sulla faccia, si sono portati via un ragazzo basco perseguitato dalla magistratura spagnola.
La longa manus della repressione di Madrid ha colpito questa mattina a Roma. Intorno alle otto una decina di agenti della Digos, armi in pugno e passamontagna calato sulla faccia (!) hanno fatto irruzione all’interno di una occupazione romana ed hanno portato via Lander Fernandez, un cittadino basco da un anno residente nella capitale. Dalle frammentarie notizie che abbiamo al momento il ragazzo sarebbe ora negli uffici della Questura di Via Genova. Alcuni legali messi a disposizione dall’Associazione Giuristi Democratici e da altri studi della capitale attivi nella difesa degli attivisti dei movimenti sociali stanno giungendo sul posto per chiedere conto di una operazione inaspettata ed evidentemente esagerata.
Secondo le agenzie di stampa spagnole, imbeccate dal Ministero degli Interni di Madrid "Stamattina le Forze di Sicurezza Italiane, in collaborazione con la Polizia Nazionale Spagnola, hanno arrestato a Roma il presunto membro dell'Eta Lander Fernández Arrinda. Fernández è stato arrestato un giorno dopo l'emissione da parte della Spagna di un Ordine Europeo di Arresto e Consegna".
Lander Fernandez aveva dichiarato in questi giorni che non si sarebbe presentato all’udienza del processo contro di lui, intentato dall’Audiencia Nacional di Madrid, prevista per il 18 giugno. “Contro di me è in atto una vera e propria persecuzione politica e giudiziaria” aveva denunciato il ragazzo in vari incontri realizzati nelle ultime settimane con forze politiche della sinistra, centri sociali, associazioni per i diritti umani e sindacati di base. Fernandez non riconosce la imparzialità di un Tribunale Speciale come quello che Madrid ha ereditato dal regime fascista e che è dedito alla persecuzione degli attivisti sociali e politici baschi, e sa bene che non avrebbe grandi chance di ottenere un processo giusto e imparziale da parte di una magistratura asservita agli interessi politici del Partito Popolare spagnolo. Alcuni anni fa Fernandez venne sequestrato per la strada, a Bilbao, da alcuni agenti dei servizi di sicurezza spagnola che lo minacciò di arresto nel caso in cui non avesse collaborato, visto che il suo nome era stato fatto da un militante della sinistra indipendentista basca sotto tortura. Fernandez ribattè che non aveva alcuna intenzione di fare il delatore e dopo pochi giorni venne arrestato con l’accusa di aver partecipato ad alcuni atti di ‘kale borroka’, la guerriglia urbana. In seguito, per un altro processo,fu condannato perchè trovato in possesso di alcuni blocchetti della lotteria che il movimento antirepressivo basco organizza ogni anno per raccogliere fondi a favori dei prigionieri politici.
Attualmente è di nuovo sotto processo per fatti che teoricamente risalgono all’inizio del decennio scorso.
Di seguito vi riproponiamo un articolo pubblicato da SenzaSoste il 2 novembre del 2010, che parla proprio della persecuzione spagnola contro Lander Fernandez:
L’ex prigioniero politico Lander Fernández è stato condannato dalla Audiencia Nacional spagnola a 3 anni di carcere con l’accusa di “collaborare con ETA” per trasportare 300 schede di "Elkartasuna Zozketa" (nella foto in basso), una lotteria il cui ricavato era destinato alle battaglie civili per i prigionieri politici. Così ha sancito la Sezione IV della Sala penale presieduta dalla giudice Ángela Murillo.
Nella sentenza si legge che Fernández, per il quale il fiscale chiedeva inizialmente 6 anni, viene condanato anche al pagamento di una multa giornaliera di cinque euro durante dieci mesi, che è di fatto una misura pecuniaria di responsabilità personale che prevede nel caso di mancato pagamento di due quote un giorno in più di carcere.
L’ex prigioniero di Santutxu venne arrestato dalla Guardia Civil nel 2008 durante un controllo, mentre si dirigeva a Algorta con il suo veicolo. Gli agenti sequestrarono 6 blocchetti, ognuno di cinquanta schede, per la lotteria.
Dopo il processo, celebrato il 25 ottobre presso ll’Audiencia Nacional spagnola, i magistrati hanno dedotto che i blocchetti venivano trasportati da Fernández “con completa conoscenza e con l'intenzione di essere messi in circolazione” con l’obiettivo di raccogliere dei fondi per azioni che i magistrati definiscono “d’organizzazioni subordinate di ETA”. Si precisa comunque che l’accusato non arrivò a commettere il delitto (della messa in circolazione) perché la Guardia Civil intercettò i blocchetti: per questa ragione viene ridotta la richiesta di condanna da parte del fiscale, considerando che il delitto venne commesso “nel suo grado di tentativo”.
Secondo la sentenza emessa dal tribunale presieduto da Ángela Murillo, nei blocchetti sequestrati non compare il nome delle organizzazioni per le quali si sarebbe realizzata la lotteria. Malgrado ciò, il giudice condidera che nei tallonari si utilizza la “semantica propria” delle organizzazioni “che mantengono relazioni con ETA” e, conclude, Fernández acettò di trasportarli per raccogliere fondi per i prigionieri e gli esiliati “sotto il simulato ma evidente setaccio della presunta opera benefica e solidaristica”.
Durante il processo, l’accusa ha presentato una perizia della Guardia Civil nella quale Fernández viene vincolato con la Izquierda abertzale e si rende noto che nel gennaio del 2008 venne espulso dallo Stato francese dopo aver scontato una condanna di cinque anni. Si segnala inoltre che venne ricevuto nella sua città “nelle modalità dell’omaggio per la sua uscita di prigione, come si realizzano per i soggetti vincolati a ETA che passano dallo stesso itinerario”. Per questo motivo il tribunale dà per manifesto la sua vincolazione con “le organizzazioni satelliti di ETA”.
A giudizio del movimento pro-amnistia questa sentenza viene motivata “dall”ossessione del Governo spagnolo di colpire la solidarietà verso i prigionieri baschi”. In questo contesto si realizza il sequestro delle foto (dei prigionieri baschi) nelle strade e nei locali, le perquisizioni umilianti che soffrono i familiari dei prigionieri nelle carceri e la proibizione delle manifestazioni e delle iniziative di solidarietà.
Il movimento antiprepressivo sottolinea inoltre che con la stessa strategia repressiva “nelle carceri si vivono situazioni estreme” per la mancanza di assistenza medica, la dispersione e l’isolamento. “Mantenendo queste situazioni estreme nelle carceri si vuol annientare i ponti di solidarietà che arrivano dalla strada alle prigioni”.
Il precedente
Lander Fernandez è un militante già da anni vittima della rappresaglia dello stato spagnolo. Lo scorso anno fu sequestrato da due uomini che senza fornire le proprie generalità lo aspettarono all’uscita della scuola frequentata dal 30enne basco. Lo afferrarono per le braccia e per la testa costringendolo ad entrare in una macchina guidata da una terza persona e fare un giro nella periferia di Bilbao. “Possiamo trovare il modo – così lo minacciarono i quattro senza specificare cosa - per metterti dentro per altri dieci anni. Se non vuoi tornare in galera collabora con noi. Sai Lander, adesso le cose sono cambiate, non è più come prima, adesso ci sta Ares (il consigliere socialista agli Interni del Paese Basco)”. Dopo aver negato di aver commesso atto alcuno, Lander venne riportato alla scuola da dove era stato prelevato, con la promessa (poi non mantenuta) che si sarebbero fatti rivedere qualche ora più tardi. Il giorno dopo, sempre all’uscita dalla scuola, due delle tre persone lo aspettarono fuori da un bar. Con le braccia conserte lo fissarono come in attesa di una risposta, ma non intervennero. Dieci giorni dopo, attorno alle 15, non appena due amici lo salutarono lasciandolo ad appena 30 metri dal portone di casa, nel cuore del quartiere popolare di Santutxu, a Bilbao, gli si scaraventano addosso in quattro. Lo fanno cadere in terra, lo picchiano, lo minacciano e gli dicono che si trovava in stato d’arresto. Lander riesce però a ferire uno dei quattro, chiedere aiuto e gridare che nessuno dei quattro si era identificato. Per zittirlo gli infilano a forza un fazzoletto di carta in bocca. L’intervento di alcuni vicini e di alcuni testimoni scoraggia i quattro, che se ne vanno. Quindi fu arrestato un mese più tardi di ritorno da un viaggio di vacanza. Il motivo? Nel 2001, nei pressi di una strada in cui ci furono scontri con la polizia basca, sarebbe stato rinvenuto un passamontagna con il suo Dna. Appare quanto meno curioso che di questo passamontagna se ne sia avuta notizia 8 anni dopo, 8 anni nei quali ne sono intercorsi anche 5 anni di prigionia in Francia.
Davanti a questa situazione si chiama la cittadinanza a “moltiplicare” le manifestazioni di solidarietà e a offrire tutti e tutte l’appoggio a Lander Fernández.
(alcuni brani dell'articolo sono stati liberamente tradotti da www.gara.net)