venerdì 11 dicembre 2009

BERLUSCONI E CORONA

Ieri è stato un pomeriggio ricco di notizie per quanto riguarda argomenti che hanno toccato la cronaca italiana di due personaggi che io trovo molto simili come indole e come pensiero:Fabrizio Corona e Silvio Berlusconi,entrambe fascistoidi che fanno della presenza e del potere mediatico la loro forza che definirei distruttiva e per niente istruttiva nel confronto delle persone e soprattutto dei più giovani.
Corona è stato condannato per la vicenda Vallettopoli a tre anni e otto mesi per i reati di estorsione e tentata estorsione,tralasciando i suoi precedenti di pusher di droghe e banconote,e miriadi di reati legati al codice stradale che se li avesse avuti un povero cristo starebbe in galera per parecchi anni.
Lo so che è una frase che quasi tutti abbiamo pensato,ma quando ha detto di vergognarsi di essere italiano è spuntata spontanea la risposta che dovremmo essere noi a vergognarci di avere come connazionale un parassita farabutto come quella merda che è Corona.
Ma d'altronde grazie all'avvento mediatico del gossip,del reality,di tutto ciò che la gente annoiata e senza avere una propria esistenza degna di nota allora voyeuristicamente in poche parole si interessa dei cazzi altrui,e qui approfittatori come Corona entrano in gioco con scoop più o meno veritieri.
Passando al premier dittatore quello che ha proclamato ieri durante il congresso europeo del Ppe non ha riscontri nella storia nè italiana nè europea:un vero e proprio diktat contro la magistratura italiana,il presidente della Repubblica e tutti coloro che non lo hanno votato(ma che comunque la merda d'uomo deve lo stesso rappresentare).
Parole al vetriolo contro tanta gente che deve incazzarsi e dargli contro in qualcunque occasione,con violenza e decisione affinchè la sua di violenza non riesca a farci cadere nuovamente nel giro di cento anni sotto un regime in cui l'avversario politico venga costretto alla clandestinità.
Contributi in successione da"Senza Soste","Repubblica"e"Corriere della sera"che trattano quello che ho riassunto in poche righe.
Ah,dimenticavo,geniale Vauro sulla copertina odierna del"Manifesto".

Sale la temperatura del conflitto istituzionale.

Non ha precendenti la dichiarazione di Berlusconi al congresso del Ppe a Bonn. Mai era successo che un capo di governo, e tantomeno italiano, annunciasse riforme della costituzione in sede continentale. Tanto più l'annuncio è stato fatto in una sede così importante tanto più le affermazioni di Berslusconi rischiano di essere concretamente il programma politico del Pdl dei prossimi mesi.Lasciando perdere lo stile (l'autoattribuzione delle palle) Berlusconi è stato chiaro: vuol procedere alla riforma della costituzione in senso Mediaset. La prima costituzione ritagliata non solo sulle esigenze giudiziarie del presidente di un gruppo televisimo ma anche su quelle politiche dello sviluppo futuro di Mediaset, network della comunicazione. Il resto dei "padri" costituenti dovrebbe essere reclutato tra Calderoli, Bossi e Maroni. Insomma, una miscela degna di una costituzione che si candiderebbe ad accompagnare quella della RSI nella lista delle nefandezze prodotte dalla storia di questo paese. Nel frattempo Napolitano esprime preoccupazioni non rituali.
per senza Soste, Ian St. John
Berlusconi al congresso del Ppe a Bonn: "Sovranità in Italia è passata alla magistratura.Contro il partito dei giudici e la Corte costituzionale cambierò la Carta"
Il premier attacca la Consulta"Sono stanco delle ipocrisie"
Fini gli risponde subito: "Parole non condivisibili. Genera confusione sull'Italia. Chiarisca"La controreplica del capo del governo. E poi il duro intervento di Napolitano.

Berlusconi al congresso del Ppe.
ROMA - Da Bonn, dove partecipa al congresso del Partito popolare europeo, Berlusconi torna ad attaccare i magistrati e la Consulta con toni durissimi. E il rimbalzo in Italia è un nuovo, aspro scontro con Gianfranco Fini e con il presidente della Repubblica Napolitano. "In Italia - dice Berlusconi - succede un fatto particolare di transizione a cui dobbiamo rimediare: la sovranità, dice la Costituzione, appartiene al popolo" e il Parlamento "fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale" e la Corte "abroga la legge". E' per questo, prosegue il presidente del Consiglio nel suo intervento al congresso del Ppe, che la maggioranza "sta lavorando per cambiare la situazione anche attraverso una riforma della Costituzione". All'indomani del parere della sesta commissione del Csm che ha riscontrato "elementi di incostituzionalità" nel ddl sul processo breve, il premier tira di nuovo in ballo anche la Consulta, a suo avviso "non più un organo di garanzia, ma un organo politico, composto per 11 membri su 15 da esponenti di sinistra", per via del fatto che ci sono stati tre presidenti della Repubblica di sinistra. L'analisi della situazione politica italiana che Berlusconi porta al congresso del Ppe parte dal presupposto che "la sinistra è allo sbando e cerca di avere ragione" di lui "attraverso i processi". Dall'altra parte, aggiunge, c'è "una maggioranza coesa e forte, con un premier super". "C'è una sinistra che ha attaccato il presidente del Consiglio su tutti i fronti inventandosi calunnie - dice il Cavaliere - Chi crede in me è ancora più convinto. Tutti si dicono: 'Dove si trova uno forte e duro, con le palle come Silvio Berlusconi?'".

L'imbarazzo del Ppe. Le parole di Berlusconi prendono di sorpresa i popolari europei. Che sembrano volersi tenere lontani dalla polemica. No comment della cancelliera tedesca Angela Merkel, mentre il neopresidente del Ppe Wilfried Martens dice che il premier "è il primo presidente del Consiglio italiano, dopo la prima guerra mondiale, ad avere una maggioranza così forte". E alla domanda se ciò equivalga a un appoggio alle dichiarazioni di Berlusconi sui giudici, risponde: "Mi limito a quello che ho detto".
La risposta di Fini. Il presidente della Camera non fa attendere la sua replica. "E' certamente vero che la sovranità appartiene al popolo, ma il presidente del Consiglio non può dimenticare che esso 'la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione' (art. 1). Ed è altresì incontestabile che gli articoli 134 e 136 indicano chiaramente il ruolo di garanzia esercitato dalla Corte costituzionale". Ancora, Fini rileva: "E' la ragione per la quale le parole di Silvio Berlusconi, secondo cui la Consulta sarebbe un organo politico, non possono essere condivise; mi auguro che il premier trovi modo di precisare meglio il suo pensiero ai delegati del congresso del Ppe per non ingenerare una pericolosa confusione su quanto accade in Italia e sulle reali intenzioni del governo".
La contreplica del premier. Secca, e altrettanto dura, la risposta del Cavaliere al presidente delal Camera. "Non ho nulla da chiarire - dice - anzi, sono stanco delle ipocrisie".
L'Anm. "Per fortuna di tutti l'ordinamento italiano e la Costituzione vigente prevedono organi di garanzia e il controllo dell'operato di qualsiasi potere e ordine, magistratura compresa", scrivono in una nota il presidente, il vicepresidente e il segretario dell'Anm, Luca Palamara, Gioacchino Natoli e Giuseppe Cascini. "Ovviamente la Corte costituzionale - spiegano - come in ogni Paese del mondo che ne preveda l'esistenza, giudica le leggi approvate dalle maggioranze parlamentari, di qualsiasi colore e orientamento politico. E la Costituzione, come spiega qualsiasi manuale di Educazione civica, la colloca tra gli organi di garanzia e non tra le articolazioni della magistratura". L'opposizione in Italia. La prima reazione arriva da Antonio Di Pietro. Ed è durissima: "Berlusconi sta stracciando la Carta Costituzionale, prima riducendo il Parlamento a un servizio privato, ora volendo eliminare la Consulta, ultimo baluardo della Costituzione. Se non è fascismo questo, che cosa ci vuole? L'olio di ricino?". Poi parla il Pd, con la vicepresidente dei deputati Marina Sereni: "Un comizio indecente contro il presidente della Repubblica e i suoi predecessori, contro la Corte Costituzionale, contro i magistrati, contro l'opposizione democratica. Berlusconi è vittima di un'ossessione, i suoi processi gli impediscono di occuparsi dei problemi reali delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese italiane". A stretto giro interviene anche il segretario democratico, Pier Luigi Bersani. "I popolari europei - commenta - hanno avuto modo di constatare direttamente cos'è il rischio di populismo. Sono convinto che anche loro se ne preoccuperanno perché il centrodestra in Europa sa bene cos'è una Costituzione, cosa vuol dire picconare una Costituzione e a quali esiti può portare". Dopo l'intervento del Quirinale, e mentre dal suo partito sale la richiesta al premier di andare in Parlamento, il leader del Pd aggiunge: "Le parole di Napolitano sono ferme e sagge. Dal premier frasi violentissime e sconsiderate. Il Pd sarà in piazza anche per difendere l'impianto istituzionale". Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc presente alla riunione del Ppe, si dice preoccupato: "Non fa bene all'Italia - scrive in una nota - trasferire in ambito europeo le vicende della nostra politica e quelle personali del presidente del Consiglio. Conferma l'immagine dell'Italia come un paese di pulcinella". Dopo la nota del Quirinale parla anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: "Sono rimasto allucinato - dice nel corso della registrazione di Porta a Porta - Il primo errore è stato quello della sede. Non si va in una sede internazionale dando del paese un'immagine così disastrata. Il premier deve avere la consapevolezza democratica di capire che esiste un capo dello Stato, una Corte Costituzionale, un Parlamento". In un momento in cui, prosegue l'ex presidente della Camera, "si sta avviando un clima migliore sulle riforme, Berlusconi se ne esce con un discorso incendiario e pieno di contraddizioni. Lui ha un'allergia a chi la pensa diversamente da lui, chiunque lo contraddice diventa complice della sinistra. E' simpaticissimo, ma sappiamo che questo è un suo difettuccio". Mancino: "Nostro parere non vincolante". Sulla questione del parere della sesta commissione del Csm interviene anche il vice presidente dell'organo di autogoverno della magistratura Nicola Mancino, che replica alle critiche ricordando che "il parere non è vincolante". E annuncia che dopo la pausa natalizia il plenum del Csm si riunirà alla presenza del ministro della Giustizia Angelino Alfano.
La sentenza.
Processo Vallettopoli, Coronacondannato a tre anni e 8 mesi
Poi commenta: «Mi vergogno di essere italiano». Al collaboratore due anni e quattro mesi
MILANO - Il tribunale di Milano ha condannato Fabrizio Corona, accusato di estorsione e tentata estorsione, a tre anni e otto mesi ritenendolo colpevole per due degli episodi per i quali era finito a giudizio. Gli episodi si riferiscono alle foto del motociclista Marco Melandri e del calciatore Adriano. I giudici hanno anche condannato il collaboratore di Corona, Marco Bonato, a due anni e quattro mesi. Il pm per Corona aveva chiesto 7 anni e 2 mesi mentre aveva sollecitato l’assoluzione per Bonato.

«MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO» - Dopo la lettura della sentenza Corona, con i capelli rasati e visibilmente nervoso, ha subito parlato con i giornalisti presenti in aula: «Mi vergogno di essere italiano. Non so cosa farò, farò il carcere, non me ne frega un c...» ha aggiunto. Poi sui giudici: «Quello che c'è scritto sulle aule dei Tribunali 'La legge è uguale per tutti non è vero. Io non ho più fiducia nella legge». «Per me era una battaglia - ha aggiunto Corona - e l'ho persa». L'agente fotografico, prima di andarsene visibilmente adirato, ha detto ai cronisti: «è una vergogna. Allora devono condannare tutte le agenzie fotografiche d'Italia e quella del caso Marrazzo».
IL PM - È soddisfatto Frank Di Maio, pm del processo. «Questo è un processo in cui è passato un principio - ha detto Di Maio - e quindi d'ora in poi i ritiri delle foto saranno più problematici». Il riferimento del pm è alla prassi comune nell'ambito del gossip di proporre delle foto compromettenti ai diretti interessati prima che ai giornali in modo da ottenere del denaro dagli stessi vip, la cui immagine sarebbe danneggiata se le foto finissero sulle riviste. È la prima volta che in Italia viene celebrato un processo a questo modus operandi del mondo dello spettacolo. Il pm ha inoltre ricordato che «questo processo è stato sostenuto da sola dalla procura e senza neanche una parte civile».
BELEN - Belen Rodriguez, compagna di Corona, si è detta addolorata e incredula per una sentenza che le sarebbe apparsa «abnorme». Questo -secondo quanto apprende l'Adnkronos dall'entourage della showgirl-. D'altronde lei ha sempre detto che sarebbe rimasta vicina all'inseparabile Fabrizio, anche nel caso le sue vicende giudiziarie si fossero risolte nel peggiore dei modi. E sempre lei lo aveva accompagnato nelle settimane scorse ad alcune delle udienze in tribunale. Belen nelle moltissime interviste rilasciate da quando è legata a Corona (ovvero dal bacio tra i due paparazzato a Parigi all'inizio del gennaio scorso) aveva anche sempre benevolmente messo in guardia l'impulsivo compagno a stare lontano dai guai (l'ultima volta dopo che Corona in un solo giorno era stato multato due volte a bordo della sua fiammante Lamborghini, la mattina a Roma e il pomeriggio in Svizzera).
LE BANCONOTE - I guai con la giustizia per Corona non sono finiti. Infatti mercoledì scorso il Tribunale di Civitavecchia ha rinviato al 10 febbraio 2010 l'udienza preliminare nei confronti di Corona. A chiedere il rinvio al giudice dell'udienza preliminare, Francesco Filocamo, è stato il legale del fotografo, l'avvocato Nicola Saracco, in quanto la difesa intende ricorrere al patteggiamento. Il fotografodeve rispondere di detenzione e spendita di banconote false. Secondo l'accusa, nel marzo del 2008, aveva consumato e fatto acquisti in due bar dell'aereoporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino pagando con altrettante banconote false da 100 Euro. La richiesta del patteggiamento si spiega con le condanne inflitte a Corona per lo stesso reato nei procedimenti giudiziari che si sono già svolti a Milano, dove ha subito una sanzione di 4.560 Euro e ad Orvieto, dove ha patteggiato una pena di 18 mesi. In tutti i casi è risultato che le banconote false appartenevano ad uno stesso stock.

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