sabato 31 gennaio 2015

ANCORA UNO SMACCO PER IL CENTRODESTRA?


L'elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica italiana potrebbe concretizzarsi in queste ore a meno di remoti intoppi dell'ultimo secondo che paiono fantasmi abbastanza lontani.
Le ultime notizie sul nome del politico palermitano fan sì che al quarto turno di consultazioni elettorali possa essere nominato già prima di mezzogiorno,appoggiato si crede totalmente dal Pd ma anche da Sel,centristi e fuoriusciti dal Movimento 5 stelle che sembra sempre più soffrire di emorragia di persone e di idee.
L'articolo preso da Senza Soste parla di questi accordi,di Vendola che torna a casa dal padrone Renzi e con i forti dubbi di Alfano e della destra che voterà scheda bianca per essersi offesa della scelta renziana di proporre ancora un politico di chiaro stampo democristiano ma che aveva terminato la propria carriera nell'Ulivo.
Per spiegare meglio chi è e cosa potrebbe apportare all'Italia Mattarella Presidente della Repubblica rimando ad un prossimo post.


Cronache dal Colle: accordi, tradimenti e Mattarella
Lorenzo Bedin - tratto da http://contropiano.org
Basta un Colle, e Lassie (Vendola) torna a casa


Se dobbiamo dar retta alle dichiarazioni ufficiali, il “patto del Nazareno” si sarebbe rotto, ridotto, azzoppato, sepolto. La corsa al Quirinale, con Sergio Mattarella candidato ufficiale (ma solo dalla quarta votazione), avrebbe dunque segnato la fine dell'asse privilegiato che ha fin qui retto l'attacco portato a Renzi alla Costituzione materiale (col jobs act, la delegittimazione del sindacato, ecc) e formale (lo svuotamento del Senato, la riforma elettorale super-porcellum, il premierato assolutista che ne deriva, ecc).
Qualche perplessità davanti a questa notizia ci sembra inevitabile. Non stiamo parlando di uno dei tanti accordicchi di giornata che costellano la politica di palazzo, ma appunto dell'unica maggioranza vera esistente in Parlamento, per quanto articolata tra una maggioranza di governo ufficiale (col solo Alfano e frattaglie varie) e una “per le riforme”. Sappiamo tutti che, di fronte ai passaggi più rischiosi, la seconda ha fatto tranquillamente da argine ai possibili inciampi di un premier specializzato nel farsi nemici.
Ora l'incanto si sarebbe rotto intorno al nome di un vecchio democristiano silenzioso, peraltro uno dei pochi che abbia almeno una volta dimostrato concretamente – dimettendosi da ministro, oltre 20 anni fa – di non esser disposto a mettere le istituzioni al servizio del Caimano. Difficile dunque, a prima vista, affermare che sarà lui il presidente della Repubblica che cancella con la grazia l'incandidabilità di Berlusconi in conseguenza di una sentenza definitiva. Ma mai dire mai, con i democristiani... Sarebbe anche nella posizione dell'insospettabile che prende una decisione “sofferta” per “puro scrupolo”, per “l'interesse della patria in un momento difficile” e via formulando frasi ad hoc.
Le cronache a là Repubblica ci raccontano insomma di un Renzi che si sarebbe improvvisamente liberato dai vincoli di reciproca convenienza con l'uomo di Mediaset, mettendolo all'angolo o rifilandogli un'inattesa fregatura.
Nulla ci viene detto sulle ragioni della rottura tra i due mentitori seriali. Ma, appunto, ci dobbiamo ricordare che si tratta di due professionisti dell'inganno.
Non ci siamo mai appassionati per i toni alla Dinasty con cui ci viene racontata la politica di palazzo. E consigliamo sempre di non credere a quanto ci viene sventolato sotto il naso. Sappiamo bene, infatti, che siamo noi del “mondo di sotto” il torello da far fesso.
In attesa di sviluppi che non possiamo prevedere (la scelta di un singolo uomo che faccia da garante davanti all'Unione Europea, e da “buon padre premuroso” agli occhi del popolino, ha troppe variabili casuali per poter esser calcolata da chi, come noi, è fuori dai giochi), possiamo constatare che “la svolta” renziana ha cancellato in pochi minuti ogni minaccia di scissione del Pd, azzerato l'entusiamo dei vendoliani per il “terremoto Tsipras”, ricondotto all'ovile un branco sparso di personaggi che da mesi storcevano il naso nel ritrovarsi – dopo un quarto di secolo buttato a far girotondi e “agende rosse” - “guidati da Verdini”. Ossia nelle mani della più recente evoluzione della P2 o come si chiama adesso.
Se qualcuno si stupisce della rapidità di questa conversione – neanche quattro giorni sono passati dai festeggiamenti sotto il palco di Atene, dai toni hollywoodiani di "the human factor", ai sorrisetti compiaciuti per essere di nuovo “dentro i giochi” di Roma - non ha ancora capito con chi ha a che fare. E neanche la differenza tra questi rottami della ex “sinistra radicale” e quanto sta avvenendo in Grecia e in Spagna.
Negli altri due paesi mediterranei è cresciuto un movimento di rifiuto delle politiche della Troika capace di unificare nel merito soggetti sociali, sindacali, frammenti politici. Un movimento che ha fatto della rottura con i socialdemocratici storici (Pasok in Grecia, Pse in Spagna) il passaggio indispensabile per unire la resistenza sociale all'austerità. In nessuna elezione Syriza o Podemos si sono presentati insieme agli equivalenti italiani del Pd (e non importa se in versione bersaniana o renziana; i governi Prodi-D'AlemaBersani-Treu hanno provocato disastri sociali incalcolabili, hanno preparato la strada all'attacco finale ora condotto da Renzi). Non sarebbero mai diventati terminali credibili dell'incazzatura popolare se avessero “amministrato” le politiche lacrime-e-sangue insieme ai fedelissimi di Bruxelles.
L'esatto contrario di quanto è avvenuto in Italia, con Sel e Rifondazione e Pdci sempre in anticamera del Pd a pietire un accordo elettoralistico che garantisse loro qualche poltrona e un po' di finanziamento pubblico. Renzi li aveva infine cacciati dalla porta, obbligandoli ad atteggiarsi da “oppositori”.
Abbiamo definito sia Syryza che Podemos movimenti “riformisti dei bisogni”, ovvero espressione di strati sociali che sentono sulla propria pelle il bisogno immediato di un'altra politica economica, pur non avendo – o rifiutando esplicitamente – una qualsiasi visione complessiva della trasformazione sociale. Ma questo livello di coscienza politica è stato prodotto dalla realtà della crisi, non dalla decadenza di vecchie visioni socialdemocratiche e/o riformiste. Fossimo in Sudamerica, insomma, farebbero probabilmente parte dell'arco di forze che collaborano nel dar vita all'Alba, quel “mercato comune solidale” e senza moneta unica che si è affrancato dall'egemonia statunitense e prova ad allentare la stretta del capitale multinazionale.
Movimenti non comunisti né rivoluzionari, insomma, ma espressione conflittuale – spesso anche confusa e confusionaria – di una necessità di rottura col presente del capitalismo in crisi. Non però deprimenti “contenitori” pensati per aggregare caporali senza esercito, abituati a svendere il programma politico-sociale con qualche poltrona individuale (Bertinotti, in questo mestiere, ha fatto davvero scuola, imprintando un'intera leva di “dirigenti della sinistra”).
Dai movimenti reali c'è sempre qualcosa da imparare, pezzi di strada da sperimentare, battaglie comuni da fare. Dalla corte dei miracoli fuori alla porta di Renzi o Bersani, invece, non c'è che da pretendere una cosa: sparite.
30 gennaio 2015

venerdì 30 gennaio 2015

DENUNCE PER I COMPAGNI SALENTINI

Breve articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/politica/item/28825-contestarono-casapound-a-lecce-denunciati-38-antifascisti )che riguarda la manifestazione dello scorso settembre ritenuta non idonea ed anzi passibile di tante denunce per svariati presunti reati,una spontanea sollevazione popolare non solo del salento che voleva impedire un raduno neofascista di Caga Povnd cui avrebbero dovuto partecipare Iannone e Porchezio(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/09/comitato-daccoglienza-leccese.html ).
Per quel comitato d'accoglienza sono stati denunciati 38 compagni,con indagini che stanno andando avanti e ben nessun fascista perché si sa che se si litiga si è in due,ma evidentemente la giustizia in Italia vede solo da un lato,quello sbagliato.

Contestarono Casapound a Lecce, denunciati 38 antifascisti.

Arrivarono a Lecce da tutta la provincia e anche dal resto del Salento, a centinaia, il 6 settembre dell’anno scorso, per contestare la Festa Nazionale di Casapound. Ne seguirono manifestazioni e presidi durante tutta la tre giorni organizzata dai “fascisti del terzo millennio” – in tutto e per tutto uguali a quelli del secondo – con il risultato che i ragazzotti di Iannone dovettero rinunciare al centro della città per auto esiliarsi, insieme al loro ospite d’onore Mario Borghezio e all'ex sindaco Adriana Poli Bortone, in un agriturismo di Surbo, comune nell’hinterland leccese, lontani dai riflettori.
Il 6 settembre almeno 400 persone manifestarono nel centro di Lecce contro la convention fascio-leghista e le tolleranze e complicità istituzionali nei confronti di Casapound, dietro uno striscione che recitava “E’ troppo tardi per stare calmi! Lecce antifascista”, replicando il corteo già realizzato in occasione del 69° anniversario della Liberazione sempre nel capoluogo salentino, il 25 aprile.
Ma ora contro gli antifascisti che giustamente protestarono contro l’organizzazione squadrista si abbatte una vera e propria ondata di denunce, ben 38 a carico di altrettanti attivisti e attiviste. C’era stata qualche lieve scaramuccia, qualche petardo e qualche fumogeno – vista anche la esagerata presenza di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza - ma nessuno scontro degno di nota. Eppure la mobilitazione antifascista ha spinto Digos e Procura di Lecce ad indagare fino a spiccare varie denunce per manifestazione non autorizzata, travisamento, detenzione di oggetti atti ad offendere, minaccia a pubblico ufficiale. Non contenta, la Digos ha informato di essere alla ricerca di altri manifestanti che potrebbero subire la stessa sorte dei 38 già denunciati.
 

giovedì 29 gennaio 2015

A CHI DICEVA CHE LA MAFIA AL NORD NON ESISTE...

Certo,è ovvio che il titolo del post è una provocazione,infatti si sa benissimo che sono anni,direi decenni,che la mafia e soprattutto la branca calabrese della 'ndrangheta è stabilmente presente nei territori del nord Italia e che le sue connivenze con la politica siano ampiamente documentate e dimostrabili così come l'ultima enorme operazione denominate Aemilia.
Gente senza scrupoli che,come già accaduto nel caso del terremoto abruzzese riferendosi a quello emiliano,gode e se la ride immaginando di mettere le mani sugli appalti della ricostruzione,personaggi legati a doppio filo con amministrazioni locali per spartirsi il denaro pubblico e quello delle mazzette.
Tutto cominciò ancor prima del famigerato"soggiorno obbligato"di fine anni ottanta e anni novanta con boss che sono stati capaci di tessere le loro maglie della criminalità organizzata praticamente dappertutto,e c'è gente come l'attuale governatore della Lombardia Maroni che diceva nemmeno tanto tempo fa che la mafia al nord non esisteva.
Un post del 2010(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2010/01/la-mafia-non-esiste-in-lombardia.html )parlava ancor prima dei commissariamenti per l'Expo 2015 delle dichiarazioni di Maroni e del prefetto Lombardi che rispondevano alle interviste quasi ridendo di quello che poi si è avverato puntualmente,rendendoli forse complici di tutte le nefandezze che sono accadute.
L'articolo di Contropiano(http://contropiano.org/politica/item/28820-la-ndrangheta-in-emilia-170-arresti-tra-affiliati-imprese-politica )parla della cronaca dei 170 arresti compiuti soprattutto in Emilia ma anche in altre regioni italiane,immaginandosi purtroppo che questa sia solo la punta dell'iceberg.


La ‘ndrangheta in Emilia. 170 arresti tra affiliati, imprese, politica.


A chi avesse seguito la vicenda Mafia Capitale, la notizia potrebbe richiamare alla mente diversi collegamenti.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna ha emesso 117 richieste di custodia cautelare per l'operazione denominata "Aemilia", che ha impresso un duro colpo al clan dei Grande Aracri di Cutro (Crotone) che da anni aveva iniziato una penetrazione nel tessuto economico e non solo dell'Emilia. Con oltre 200 persone indagate, i reati per ora contestati sono associazione di tipo mafioso, usura, porto e detenzione illegale di arma da fuoco, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, emissione di falsa fattura. Altre 46 richieste sono state emesse a Brescia e Crotone. 
Da anni alcuni esponenti del clan si sono trasferiti in territorio emiliano, ramificando un'attività che va dall'edilizia allo smaltimento dei rifiuti tramite un'azienda, la Bianchini
costruzioni srl, che ha ottenuto numerosi appalti per lavori conseguenti al sisma che nel 2012 colpì l'Emilia. Anche in questo caso, come successe all'Aquila, dopo il sisma due indagati sono stati registrati mentre ridono e parlano degli affari legati alla ricostruzione.
E ovviamente i Grande Aracri non hanno certo indugiato verso la politica locale, e sin dal 2002 hanno tentato di prendere contatti per le amministrative di diversi Comuni. E i loro tentativi non sono stati vani dato che Giuseppe Pagliani, consigliere del Comune di Parma appartenente a Forza Italia è stato prelevato ieri mattina dalla sua abitazione, il Sindaco di Mantova Nicola Sodano è accusato di favoreggiamento in relazione ad un appalto, e Giovanni Paolo Bernini, ex Presidente del consiglio comunale di Parma è accusato di essere il politico di riferimento del clan, avendo richiesto e ottenuto i voti degli affiliati nel 2007. Le intimidazioni, conditio sine qua non dell'organizzazione di stampo mafioso, sono state usate nei confronti di amministratori, imprenditori e giornalisti.
L'organizzazione aveva come capo indiscusso Nicolino Grande Aracri, la sua attività era estesa su diverse regioni italiane e all'estero ed era riuscita, grazie all'avvocato Benedetto
Giovanni Stranieri, ad avvicinare un giudice di Cassazione per fare annullare una sentenza a carico del genero del capo.
Ultima similitudine con la vicenda romana, sono stati arrestati 3 poliziotti e 3 ex carabinieri in congedo, i quali sarebbero gli informatori dei Grande Aracri.
Di certo non siamo di fronte ad un fatto nuovo. Il mondo produttivo e finanziario del nord è da anni terreno di conquista delle varie organizzazioni criminali, che ricercano appoggio tra gli amministratori locali di qualsiasi partito, dirottano finanziamenti pubblici e lucrando sulle catastrofi e successive ricostruzioni o gestione delle emergenze, piegano le cose a proprio vantaggio con la corruzione o le intimidazioni, accumulando sempre più ricchezze.
Ciò che risalta davvero è proprio la similitudine con la vicenda romana e con altre avvenute in questi anni. Il modus operandi delle varie organizzazioni è collaudato, sperimentato, e funziona. Esse sono parte integrante del capitalismo e del Sistema Italia e il resto dei capitalisti nostrani ha imparato da loro o gli somigla molto, vedi le indagini sull'Expo. Il tessuto produttivo tiene anche grazie ad esse, che creano ricchezza e anche consenso elettorale.
Ma osservando il patrimonio confiscato, che ammonta a poco più di 100 milioni di euro, viene da notare che stiamo parlando del "mondo di mezzo". 100 milioni sono molto più di quanto una persona normale possa sognare di avere in tasca, ma per il "mondo di sopra" sono poca roba. E al 'mondo di sopra' fa comodo che queste organizzazioni rimangano tali, che non si espandano più di tanto divenendo un 'corpo intermedio' con cui dover condividere le fette della torta. Con questo non proponiamo nessuna dietrologia, pensiamo che ogni tanto le indagini colpiscono i criminali, che fanno parte pienamente della struttura economica italiana, che è caratterizzata da elementi di debolezza che favoriscono il sorgere di organizzazioni mafiose. E che questa debolezza è assolutamente favorevole al capitale multinazionale e in linea col ruolo che è stato assegnato all'Italia nella divisione internazionale del lavoro.
Se il terreno è fertile, anche se si taglia l'erba essa dopo un po’ ricomincia a crescere. Così possiamo immaginare che in futuro sentiremo di nuovo parlare di infiltrazioni mafiose nel nord Italia. A meno che non cambi qualcosa, e non a livello giudiziario, ma politico.

mercoledì 28 gennaio 2015

SENTENZA NO TAV VENDETTA DI STATO



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L'articolo di Angelo Miotto su Q Code Mag(http://www.qcodemag.it/2015/01/28/no-tav-140-la-resa-della-politica/ )è un pezzo di gande spessore che accomuna la cronaca del maxiprocesso No Tav di Torino con il commento cosciente di chi è solidale con tutta una valle e non solo.
L'esito quanto mai scontato ha visto la condanna di 47 imputati su 53 con una somma di anni di detenzione che arriva a 140,numeri da mafia,con una spesa in multe di parecchie decine di migliaia di Euro:il che ha fatto gridare allo scandalo e alla vergogna i presenti in tribunale al momento della sentenza.
E come non dargli torto,innumerevoli sono stati i tentativi di magistrati e politici di infangare ulteriormente gli imputati con aggiunte di accuse come terrorismo,tanti i proclami di personaggi di partiti come Pd o Forza Italia o Lega tesi a soffocare le proteste dei valsusini e allo stesso tempo caricare di anni e di denaro le condanne e le sanzioni.
Ebbene sanno che questa gente non si piegherà,gia ieri erano in strada a manifestare,già ieri ci sono stati nuovi scontri:gente con le palle,che non guarda solo a casa propria ma che è solidale con tanti movimenti simili in tutta Italia ed Europa,una bella rappresentanza c'era anche sabato a Cremona.
Perché gente così non guarda solo al proprio orticello ma lotta e combatte per tutte le giuste cause.

No Tav:140,la resa della politica.
Di Angelo Miotto.


140.
Il termomentro segna oltre 38 e la testa scoppia. Normalissima influenza di stagione, come in tanti che staranno dall’altra parte del monitor. Me ne andrei volentieri a dormire dopo una giornata difficile per le mie articolazioni e ahimé dove la chimica ha piantato il suo vessillo vittorioso nel mio povero stomaco. Ma non posso evitare l’ultimo sguardo, veloce, alle notizie della giornata. Prima di andare a crollare il corpaccione mi inchioda un numero: 140.
La notizia, dall’agenzia.
(ANSA). -Quarantasette condanne per un totale di circa 140 anni di carcere e sei assoluzioni. Si e’ chiuso così a Torino il maxi processo ai No Tav per gli scontri del 2011 in Valle di Susa. La sentenza è stata letta dal giudice Quinto Bosio nell’aula bunker delle Vallette. Il processo riguarda gli scontri con le forze dell’ordine al cantiere di Chiomonte avvenuti nell’estate il 27 giugno e il 3 luglio del 2011. La procura ha chiesto complessivamente 193 anni di carcere. Il processo ha richiesto quasi due anni di udienze. Le accuse nei confronti degli imputati vanno dalle lesioni, al danneggiamento, alla violenza a pubblico ufficiale.
Guardiamo i dati: quattro anni dopo i fatti, dopo due anni di udienze, merita di esser sottolineato come la somma degli anni di condanna sia vicino a quello chiesto dall’accusa (140 anni di carcere su 193), oltre a diverse decine di migliaia di euro di provvisionale che vengono citati in altre fonti, che andranno nelle casse di ministeri e di poliziotti o agenti che hanno subito lesioni.
Guardo quelle signore con i fazzoletti No Tav in mano nell’aula e la fotografia, un normale scatto di cronaca, ha un che di sinistro. Poi capisco perché: il processo si è svolto in un’aula bunker di un carcere. Gente pericolosa, evidentemente.
C’è un rapporto di forza diretto nei reati di violenza contro pubblico ufficiale. È come giocare contro il banco con l’assoluta certezza che il banco vince sempre. Sempre.
Dispositivo dell’art. 337 Codice Penale: “Chiunque usa violenza o minaccia (1) per opporsi a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servizio, o a coloro che, richiesti, gli prestano assistenza, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni [339]”
Quella parentesi quadra sono le aggravanti, che ovviamente comprendono l’uso di ‘armi’ piuttosto che di travisamenti.
Sono andato a rivedermi il film delle due date che sono finite a processo: ricordavo l’atmosfera, ma son passati quattro anni e i ricordi sbiadiscono in un continuo aggiornamento della memoria breve e il mio hard disk ha uno spazio limitato. Il 27 giugno e il 3 luglio del 2011 furono molti i mezzi di informazione che parlarono della reazione spropositata degli agenti antisommossa in Val Susa. Gli scontri ci furono, nessuno lo nega, come molte furono le anime che parteciparono a quella giornata sciagurata, ma continuo a rimanere impressionato dalla srpoporzione delle forze in campo.
Ci sono individui che adottano tecniche che sanno essere fuori legge e che si assumono quella responsabilità, mentre le forze di robocop schierate coperte dai codici e dalla divisa senza macchia, mai, si permettono di sparare i lacrimogeni contro le persone, di pestare appena possono, fino alle intercettazioni di un video mostrato in un’udienza al processo in cui i poliziotti si animano a vicenda a sparare i candelotti diritto contro tale o tal’altro manifestante in una esaltazione da scontro che ne fa più degli hooligans che dei servitori del cittadino.


Lasciare che tutto resti uno scontro impari sul campo è prioritario per la cattiva politica. Finché sei carne da sentenza posso additarti come un eversore (di eversione parlò Giorgio Napolitano il 3 luglio dopo gli scontri, mentre PierLuigi Bersani era scandalizzato che si attaccasse la polizia). In questo rapporto di forza, insomma, il dissenso e le azioni conseguenti nelle diverse gradazioni non riusciranno mai a incontrarsi sul piano del dibattito e della discussione rispetto alle istituzioni che parlano – attenzione, rappresentando i cittadini – un alfabeto di un altro pianeta.
Il ministro Lupi, per esempio,  si è affrettato a gongolare per la sentenza di ieri, tirando in ballo le complicità politiche e intellettuali. Un livello povero di una retorica disarmante, inetta. Buona per un tweet, che tanto piace ai politici nostrani.
Il 3 luglio del 2011 vennero sparati contro i manifestanti 4357 – quattromilatrecentocinquantasette – lacrimogeni, fra cui i famigerati Cs, che bene non fanno alla salute del cittadino, anche quello dissenziente, anche quello che ti tira un sasso.
Al di là del chiedersi come sia possibile usare 4357 lacrimogeni e che costo abbia significato, leggiamo su un file della polizia che non servirono proprio a un bel niente. Qui la lettera che si chiude con i salamelecchi fra dirigenti di PS in un linguaggio da cinegiornale degli anni che furono, d’altronde la cultura dell’op, dell’ordine pubblico, è quella.
Sembra un mantra, ma nella ripetizione c’è sempre la speranza che un concetto diventi familiare e possa passare: le radici politiche della protesta e resistenza No Tav non possono essere liquidate con 140 anni di carcere di condanna. Né con i teoremi di terrorismo, o di fiancheggiatori intellettuali.
La lotta No Tav prosegue da anni con una forza e una condivisione di obiettivi che l’ha fatta divenire un simbolo di ciò che può e deve essere il dissenso. Usare la magistratura per scavare le gallerie e sorridere felici a 300 all’ora dai finestrini di un treno che è sempre più residuale nell’idea e nella realizzazione è ammettere la debolezza della politica. Piace, ai politici, dimostrarsi fermi, come se stessimo parlando di un problema solo di ordine pubblico. Ed è molto più facile descriverlo così, che andare a ridiscutere l’impianto politico e fattuale di una grande opera che significa grandi commesse per imprese, in un legame mai spezzato fra politica e imprenditoria.
Gli avvocati, comunque, hanno annunciato tutti i ricorsi possibili, fino alla Corte dei diritti dell’Uomo. A loro, buon lavoro.
A me, a proposito di rapporti di forza, l’ennesima tachipirina.

No Tav: una condanna che sconfigge l’accusa

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martedì 27 gennaio 2015

CONCERTO SI CONCERTO NO


Il seguito polemico strumentalizzato praticamente da ogni movimento politico dopo i fatti di Cremona(l'Italia ha visto ben altro negli ultimi anni)ha quasi fatto annullare il concerto che i 99 posse avrebbero dovuto tenere al Csa Dordoni giovedì prossimo il cui ricavato sarà devoluto alla famiglia
di Emilio,cioè colui che ha subito veramente la violenza,e fascista,nella città delle tre T.
Il sindaco Galimberti,da vero democratico,infatti aveva proibito tale concerto all'indomani degli scontri,mettendo più anima e bla bla bla condannando la manifestazione di sabato piuttosto che l'aggressione fascista della domenica antecedente che ha provocato quasi un morto.
Ultime notizie parlano comunque del totale dissenso del sindaco a questo evento ma la questura e la prefettura hanno dato l'ok per il concerto"nonostante"la frase incriminata della band napoletana"onore a chi lotta,più bastoni e meno tastiere"pubblicata su Fb(vedi:https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2015/01/26/scontri-cremona-99-posse-piu-bastoni_11533d42-9086-4e7b-b90d-0142e566cc06.html ).
L'articolo preso da Repubblica(http://www.repubblica.it/cronaca/2015/01/26/news/99_posse_nessun_inno_alla_violenza_i_fascisti_usano_le_spranghe_e_l_autodifesa_un_diritto-105788701/ )è un'intervista ai membri dei 99 posse che rispondono puntualmente ad ogni accusa loro mossa e anche a quelle che vedono coinvolti alcuni dei manifestanti al corteo del sabato 24 gennaio.
Tutto questo tenuto ben presente il fatto che soprattutto in Lombardia ed in Veneto manifestazioni come Nazirock ed altre kermesse con partecipazioni di gruppi neonazi e dichiaratamente fascisti suonano col beneplacito di alcuni sindaci complici.


99 Posse: "Nessun inno alla violenza, i fascisti usano le spranghe e l'autodifesa è un diritto"
La band: "La verità è che tutti chiudono un occhio sugli squadristi di CasaPound e le loro aggressioni"

LUCA 'O Zulù, il cantante-rapper dei 99 Posse, e Marco Pezzotto, il motore elettronico della band napoletana, difendono la loro scelta.

Avete usato quella frase: più bastoni, meno tastiere. Un incitamento alla violenza.
"Noi non siamo per la violenza, siamo per il diritto alla difesa nei cortei, per l'autodifesa dalle violenze arbitrarie della polizia. Sul nostro profilo facebook c'era la foto del corteo di Cremona organizzato in seguito ad un attacco squadrista di 60 fascisti al centro sociale "Dordoni", dove un compagno è stato massacrato e ha quasi sicuramente perso l'uso di un occhio: quattro dei suoi aggressori di Casa Pound sono perseguiti solo per rissa e non, come polizia e magistratura dovrebbero fare, per aggressione".

La manifestazione ha messo a ferro e fuoco molte vie della città.
"A Cremona non è stata sfasciata una città, sono state rotte due vetrine di banche: dopo dieci anni di aggressioni fasciste è stata fatta una manifestazione di autodifesa contro le cose, non contro le persone. Ma la verità è che tutto questo non sarebbe successo se fossero stati seguiti i dettami della Costituzione italiana che vietano il riformarsi di un'organizzazione fascista, mentre tutti hanno sempre chiuso un occhio e hanno fatto proliferare chi come Casa Pound accoltella e spranga il diverso, il nero, il gay, il comunista".

I manifestanti sono accusati di aver attaccato il comando dei vigili urbani.
"Nel momento in cui sei in corteo e dal Comando dei vigili ti caricano sparandoti in testa i lacrimogeni dal secondo piano è normale che la situazione possa sfuggire di mano. A Cremona l'obiettivo era assaltare la sede di Casa Pound, che andrebbe chiusa perché lo dice la Costituzione, non perché lo chiedono i 99 Posse".

Una manifestazione pacifica non sarebbe la risposta più forte?
"C'è la necessità di mandare dei segnali di difesa all'estrema destra che si riorganizza e aggredisce impunemente. Se questi segnali non vengono dati dalla polizia e dalla magistratura, allora li deve dare la società civile. In dieci anni Casa Pound ha fatto centinaia di aggressioni con accoltellamenti, due ragazzi dei Centri sociali sono stati uccisi: Davide "Dax" Cesare a Milano e Renato Biagetti a Roma. Dopo quei fatti ci sono state manifestazioni non-violente ma non ne ha parlato nessuno e i fascisti sono ancora là a picchiare e aggredire chi vedono diverso. Se il problema sono le due vetrine rotte, il Comune di Roma mettesse in vendita la palazzina da milioni di euro che ha concesso a Casa Pound e la desse alle banche per risarcirle".

Casa Pound nega di essere un'organizzazione fascista.
"Si definiscono fascisti del terzo millennio. Se in Germania qualcuno si definisse nazista del terzo millennio gli chiuderebbero le sedi e i capi finirebbero in galera. Noi seguiamo le parole di Sandro Pertini che diceva che il fascismo va combattuto con tutti i mezzi senza porsi il problema di ciò che è legale o illegale".

lunedì 26 gennaio 2015

VITTORIA NETTA DI SYRIZA MA...

Come da pronostico il partito di Syriza vince ampiamente le elezioni greche pur non riuscendo ad avere la maggioranza assoluta in Parlamento anche se è già stata assicurata da almeno due forze,e non dal Kke come già annunciato dal suo leader nei giorni scorsi(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/01/elezioni-in-greciaci-siamo.html ).
La vittoria del leader europeo delle forze di sinistra Tsipras è già al lavoro per annullare i debiti con l'Ue senza farli pagare ai cittadini,ma quest'ultima assieme alla Bce e al Fmi è già al lavoro per vedere come può intervenire per evitare questo che potrebbe rivelarsi un effetto domito in tutta Europa.
C'è da considerare l'allarmante fatto che Alba Dorata sia la terza forza politica nonostante i propri vertici siano tutti in carcere e che la stessa esistenza del movimento neonazista sia accettabile in un paese democratico.
Infine c'è da fare un piccolo rimprovero alle nostre forze politiche di sinistra che stanno esultando anche più dei greci nonostante l'aria che si respiri in Italia sia di tutt'altra consistenza,con Prc in prima linea e con Vendola e Sel che stanno ripensando ancora se uscire o stare nel progetto L'altra Europa con Tsipras visto l'enorme successo che ha ottenuto ieri il suo leader in casa propria.
L'articolo è preso da Senza Soste.

Grecia 1 Germania 0. Ora palla al centro
Come facciamo spesso, lasciamo la retorica e le trombe della vittoria elettorale agli appassionati del genere spendendo qualche parola sui fatti. La vittoria elettorale di Syriza, senza entrare nel dettaglio dei seggi e delle percentuali di voto, è un bel gol subito dalla Germania. Intesa non solo come cancelleria Merkel oppure come Cdu-Csu tedesca. Ma proprio come sistema politico tedesco, compresa naturalmente la SPD che non solo è alleata della Merkel ma nel governo, che dall'inizio della crisi del debito sovrano ha anche lei scommesso sulla vampirizzazione dell'economia greca. Vampirizzazione da praticarsi per favorire le banche tedesche, e francesi, bisognose di un frettoloso rientro dal debito greco dopo che, a suo tempo, si erano scottate le dita con il botto di Lehman Brothers.
Il sistema politico ufficiale tedesco, compresi i verdi che sono responsabili di aver detto cose immonde sul debito greco, ha scommesso di poter vampirizzare le risorse del paese ellenico pure mantenendo un sistema politico locale, fatto di alternanza centrodestra-centrosinistra, in stato di subordinazione coloniale. E' andata male, come immaginabille, auspicabile e giusto.
Ora, conosciamo i limiti di Syriza, sia nelle politiche economiche che nel suo rapporto con i movimenti, e alla gioia per il gol segnato non facciamo seguire certo un ottimismo sconsiderato. Restiamo con i piedi per terra. Sapendo che la rete subita da Berlino, che gioca per l'austerità continentale e il predominio delle banche su tutto, è di quelle pesanti ma che la palla è al centro e la partita comincia solo adesso.
Il punto è che la Grecia, per vincere, non può restare sola. E, per fare in modo che Atene spezzi la subordinazione coloniale verso Berlino (ancora oggi il 25 per cento del debito greco è controllato dalla Germania, secondo fonti tedesche), la partita deve diventare tutta europea. Perchè se vince la Grecia vince un continente e quindi è l'Europa che, dal basso, si deve attivare. Mentre se vince la Germania non è un paese, visto che l'austerità si fa sentire anche a Berlino, che vince ma un sistema di governance monetaria e finanziaria.
I greci possono quindi vincere questa partita se non ci limitiamo a tifare. Anzi, sarebbe auspicabile, persino doverosa, una bella invasione di campo di quelle, come si dice in gergo, old style. Ma, limitiamoci al risultato di stasera, Grecia 1 Germania 0 e palla al centro.

redazione, 25 gennaio 2015

domenica 25 gennaio 2015

IL GUSTO ACRE DELLA BATTAGLIA

Ieri pomeriggio a Cremona la manifestazione nazionale antifascista di Cremona ha rivisto l'unità dei compagni italiani contro i fascisti e contro chi li protegge da sempre,in un corteo che ha visto alcuni scontri con le forze dell'ordine presenti a difesa della sede di Ca$$a Povnd:primo risultato positivo è che quel ritrovo di ratti di fogna è stato svuotato ed ora è già in vendita,oltre ad un altro bar di uno dei capetti di questi stronzi che si è visto per dire messo alle strette ed in fretta ha abbandonato.
Centinai di persone arrivate da tutta il paese che hanno sfilato per solo un pezzo del tragitto previsto in quanto all'altezza di Via Trento e Trieste parallela alla Via Dante,(nei pressi dell'ormai ex sede dei fasci),il corteo poi si è spezzettato in occasione del lancio di petardi e oggetti da parte di alcuni manifestanti cui la celere rispondeva con un grande quantitativo di gas lacrimogeni.
Per un paio d'ore l'aria è rimasta irrespirabile e c'è stata parecchia confusione in quanto la nube di fumo è rimasta bassa per le strade:molta la gente che si è sentita male per via dell'eccessivo uso di gas tant'è che in un video (http://www.youreporter.it/video_Scontri_Cremona_carabinieri_rimasti_con_pochi_lacrimogeni )ci si raccomanda di"gasare e saturare ma di non finire perché sennò non si ha più un cazzo",e una conta ufficiale parla dell'uso di ben 456 lacrimogeni,vere armi chimiche(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2011/07/anche-da-noi-armi-chimichese-gia-non-lo.html ).
La lezione è stata recepita dai fascistelli cremonesi e non solo,e devono ricordarsi che qui ed in ogni altra zona del paese non c'è spazio ed agibilità per loro e per gli appartenenti della destra,Lega compresa che sta attirando a se l'elettorato debole di intelligenza che purtroppo in Italia si sta allargando per più motivi,economici,politici ma soprattutto legati al disagio sociale.
Per chi tocca un compagno si deve sapere che poi dieci,cento e mille ce ne saranno che vi faranno il culo.
Articolo preso da Senza Soste(http://www.senzasoste.it/anti-fascismo/chiudere-casa-pound-prova-di-forza-antifascista-a-cremona )e segnalo pure questo di Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/antifascismoanuove-destre/item/13757-cremona-24g-è-giornata-di-collera-antifascista-in-aggiornamento ).

"Chiudere Casa Pound": prova di forza antifascista a Cremona.
 
Dopo i presidii di lunedi scorso organizzati in varie città, oggi alcune migliaia di antifascisti da tutta Italia sono arrivati a Cremona, in solidarietà a Emilio e ai compagni del CSA Dordoni aggrediti domenica da una squadraccia fascista composta di membri di Casa Pound provenienti da diverse città in occasione della partita di calcio tra Cremonese e Mantova.
Sono gli “antagonisti”, termine ormai abusato dalla stampa per descrivere militanti e attivisti che a vario titolo, praticano l'antifascismo nei propri territori ogni giorno. Sono quelli che non vogliono vedere il proprio Paese distrutto dalla speculazione, dalla corruzione e da un sistema che affossa i lavoratori e mette in ginocchio le giovani generazioni.
Il corteo è partito verso le 15.30 ed ha sfilato per le strade di Cremona, a suon di slogan per il diritto al lavoro, alla casa e al reddito, e compatto nel gridare il proprio antifascismo. Da via Mantova il corteo ha poi imboccato via Trento e Trieste per raggiungere la sede di Casa Pound.  
 
Davanti alla sede dei fascisti di Casa Pound, sono iniziate le tensioni. Nonostante il cartello “Vendesi” affisso sulla serranda abbassata, il dispiegamento delle forze dell ordine a difesa del covo fascista era enorme. Non si sa ancora se la notizia della chiusura e della vendita sia vera, o se sia stata una messa in scena di Casa Pound per evitare lo scontro con gli antifascisti. Ci sono stati attimi di tensione e sono volati lacrimogeni per impedire ai manifestanti di procedere verso la sede dei "fascisti del terzo millennio".
 
Non è cosa nuova che la polizia difenda i fascisti, né che la manifestazione del dissenso o dell'antifascismo compatto venga represso duramente. Anche di fronte al palese atto di squadrismo di qualche giorno fa, l'unica risposta da parte dello stato è il “ripristino dell'ordine pubblico” e “far sentire il sapore del manganello”.
Verso le 6 del pomeriggio, la manifestazione si trovava ancora nei pressi di Casa Pound assediata da migliaia di persone, a fronteggiarsi con la polizia che continuava con il lancio di lacrimogeni mentre alcuni dei manifestanti lanciavano fumogeni e petardi. Il corteo, nel tentativo di defluire, si è diviso in due e per un'altra ora Cremona è stata attraversata da slogan antifascisti. “Casa Pound serva di Salvini”, è stato gridato piu volte, mentre una parte dei manifestanti cercava di resistere ad alcune cariche della polizia e ai lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo. Slogan per Emilio, il compagno selvaggiamente pestato davanti al Dordoni nonostante fosse già a terra, le cui condizioni sarebbero in via di miglioramento ma ancora gravi. La rabbia era palpabile, alcune banche sono state sanzionate. La voglia di riabbracciare il compagno vittima dei fascisti e di riprendere insieme la lotta antifascista era molta. 
 
Nel frattempo, Anonymous Italia ha annunciato di aver messo fuori uso, in concomitanza con il corteo, il sito di Casa Pound Lombardia, e quello di Radio Bandiera Nera, la web radio dei camerati ormai organici al partito di Salvini.
Al termine della manifestazione, non risultano né feriti gravi né altre ripercussioni, ma si attende il ritorno a casa di tutti i manifestanti per avere un quadro definitivo di una giornata di lotta importante e comunque mentre scriviamo sono segnalati ancora scontri a Cremona tra gruppi di manifestanti e polizia in assetto antisommossa.
Una giornata, quella di oggi, che di sicuro ha saputo dare una risposta di forte unità e determinazione contro i fascisti, vecchi e nuovi, che tentano di guadagnare spazio nei territori con populismi xenofobi e razzisti, al servizio non certo delle classi popolari ma dei padroni.

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vedi anche
 
 

25 gennaio 2015

venerdì 23 gennaio 2015

DOMANI A CREMONA L'ITALIA ANTIFASCISTA

Come promesso ecco qualche aggiornamento in più sul caso del compagno Emilio aggredito violentemente dai fascisti fuori da Csa Dordoni la scorsa domenica:l'attivista antifascista è ancora in prognosi riservata anche se è stato svegliato dal coma farmacologico in presenza della moglie.
Come si vede dai contributi qui sotto presi da ecn.org,Infoaut,e aggiungo questo di Senza Soste,(http://www.senzasoste.it/anti-fascismo/cremona-indagati-gli-aggrediti-intrusione-in-ospedale-sabato-manifestazione-antifascista )gli indagati ufficiali per ora sarebbero tre e tutti appartenenti al Csa Dordoni,mentre altre fonti dichiarano che sarebbero stati denunciati anche quattro ratti di Caga Povnd ma non ci sarebbe al momento nessun fermo.
Addirittura i fascisti provocatori,ancora sotto le tenere coccole della sbirraglia,raccontano che la vittima dell'agguato in realtà sarebbe stata colpita quasi a morte dai loro stessi amici e compagni mentre tentavano d'impedire l'ingresso nello stabile posto vicino allo stadio Zini della marmaglia fascista.
Ovviamente per la loro incolumità questi personaggi di merda domani dovranno starsene piombati nelle fogne in quanto a Cremona nel pomeriggio saranno attesi centinaia di compagni incazzati provenienti da tutta Italia per una manifestazione antifascista di carattere nazionale,in solidarietà con Emilio e per ribadire la chiusura di tutte le sedi da Ca$$a Povnd e simili oscenità,che non hanno nulla a che fare con la Repubblica Italiana fondata sulla Resistenza.

Aggressione al centro sociale Dordoni: indagati militanti di Casapound e antifascisti ·

Tre persone del centro sociale Dordoni sarebbero indagate per "rissa aggravata" e "lesioni" dopo gli scontri di domenica a Cremona contro Casapound. Il 49enne del Dordoni, finito in coma dopo essere stato colpito da una spranga, è stato risvegliato ma la prognosi resta riservata. Tensioni in vista della manifestazione di sabato, alla quale sono attesi collettivi antifascisti da tutta Italia.
C’è molto fermento in tutta Italia in vista della manifestazione antifascista in programma sabato 24 gennaio a Cremona. Il raduno è stato organizzato dopo l’aggressione di stampo neofascista al centro sociale Dordoni, avvenuta domenica al termine della gara di Lega Pro tra Cremonese e Mantova. Una partita che, come è stato chiaro fin da subito, non c’entra nulla con gli scontri, nel corso dei quali un esponente 49enne del centro sociale, Emilio Visigalli, è finito in coma farmacologico per essere stato presumibilmente colpito con una spranga in testa da militanti di Casapound. Gli ultimi bollettini medici lasciano filtrare qualche speranza: il 49enne, secondo quanto riferito dai militanti del centro sociale, sarebbe infatti stato svegliato dal coma farmacologico in presenza della moglie, anche se la prognosi resta riservata.

Le indagini.

Sul fronte delle indagini, intanto, ci sarebbe una novità. Dal suo account Twitter il centro sociale Dordoni ha infatti fatto sapere che tre suoi esponenti sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati per “rissa aggravata” e “lesioni”.
Secondo il sito Cremonaoggi ci sarebbero degli indagati anche sul fronte di Casapound. Martedì in questura erano stati interrogati e identificati alcuni militanti, senza però procedere ad alcun fermo. Tra gli identifcati non comparirebbe Gianluca Galli, coordinatore provinciale di Casapound, che su un sito web ha ammesso di aver partecipato agli scontri fornendo però una versione tutta diversa sul ferimento di Visigalli: “Noi non avevamo bastoni e non abbiamo raccolto i loro. L’unica spiegazione è che gli sia arrivata per sbaglio una bastonata da uno dei suoi compagni. A quel punto noi gli abbiamo urlato di raccogliere il ferito e portarlo dentro, ma loro se ne sono fregati”. Galli sarebbe stato medicato dalle ferite riportate in un ospedale lontano da Cremona, nel Bresciano. Una circostanza che, secondo Andrea Tornago, giornalista di Radio popolare, potrebbe far supporre l’esistenza di una vera e propria rete di protezione nei suo confronti.

In arrivo da tutta Italia

La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati anche degli stessi compagni di Visigalli, seppure come “atto dovuto”, potrebbe esasperare ulteriormente il clima che si respira a Cremona. Un clima che ha spinto il sindaco della città lombarda, Gianluca Galimberti, a lanciare un appello alla calma: “Nell’imminenza della manifestazione indetta per sabato 24 gennaio 2015, a seguito dei gravissimi episodi di violenza recentemente accaduti, confidiamo nel senso di responsabilità di tutti e auspichiamo che la compostezza dei comportamenti, impedisca che ragioni democratiche diventino torti agli occhi dei cittadini che dovessero ritrovarsi la città ferita e sfregiata”, ha detto Galimberti, recatosi mercoledì mattina a rendere omaggio a partigiani ed ex reduci della Divisione Aqui.
Ma nel frattempo da tutta Italia sono arrivate manifestazioni di solidarietà al centro sociale Dordoni. A Milano, mercoledì sera, un corteo antifascista ha sfilato per la città da San Babila a piazza Fontana, anticipando quella che sarà la richiesta ufficiale dei diversi collettivi antifascisti in piazza a Cremona il prossimo sabato: la chiusura di tutte le sedi di Casapound in Italia. Autobus con manifestanti sono in arrivo da molte città, da nord a sud.

http://milano.fanpage.it/aggressione-al-centro-sociale-dordoni-tre-indagati-tra-gli-antifascisti/

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Cremona: per l'aggressione unici indagati i compagni del Csa Dordoni.
  • Oltre al danno anche la beffa, ma d'altronde quando si parla di polizia e fascisti c'è da aspettarselo.
    Ad oggi sembrerebbe che per l'aggressione al Csa Dordoni gli unici indagati certi siano quattro dei compagni che hanno difeso il centro sociale dall'assalto fascista. Nonostante domenica stessa siano stati identificati una cinquantina di neofascisti vicini a CasaPound (arrivati anche Brescia, Vicenza e Parma) al momento gli investigatori non sarebbero ancora riusciti ad individuare i responsabili dell’aggressione e del pestaggio di Emilio. Ancora una dimostrazione della connivenza della polizia, della responsabilità delle forze dell'ordine di Cremona in questa storia e dell'impunità di cui godono i fascisti nel commettere aggressioni, anche quando hanno conseguenze molto pesanti.
    È di ieri sera tardi la notizia del tentativo di intrusione nel reparto di terapia intensiva dove si trova Emilio da parte di due persone non identificate che si spacciavano per militanti del centro sociale (smentito dai compagni del Csa Dordoni). I due si sono dileguati quando il personale ospedaliero è andato a chiamare la moglie di Emilio per conferma.
    I compagni hanno ribadito nella conferenza stampa di oggi l'invito rivolto a tutti gli antifascisti a partecipare in tanti e determinati al corteo di sabato 24 gennaio.