sabato 31 maggio 2014

L'ASSEDIO DI SLAVIANSK

L'articolo odierno preso da Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/24346-ucraina-bombardamenti-su-slaviansk-nella-notte )vuole far ricordare e riflettere sulla guerra che si sta combattendo in Ucraina tra i nazisti appoggiati da Usa ed Europa ed i ribelli appoggiati dalla Russia.
Ornai gli attacchi sono concentrati sulle città della fascia orientale e meridionale della regione,ed in particolar modo quella di Slaviansk è sottoposta ad un attacco mirato da alcune settimane mettendo la popolazione sotto assedio.
I mass media cominciano a parlare di forti infiltrazioni neonaziste non solo locali e delle numerose vittime civili tra gli abitanti delle zone ribelli,ed ovviamente però queste notizie sono sempre in misura minore e sempre verso la fine dei notiziari,spesso senza contributi video.
La lotta dei ribelli filorussi deve andare avanti fino a quando non si possa trovare un accordo almeno temporaneo tra le parti,non si può certamente stare a subire le angherie,i soprusi e gli attacchi del governo nazionalista di Kiev che sta compiendo una vera e propria strage di popolazione civile.


Ucraina.Bombardamenti su Slaviansk nella notte.

Sono ripresi nella notte i bombardamenti dell'artiglieria ucraina sulla martoriata città di Sloviansk, una delle roccaforti ribelli nella regione di Donetsk. «Il bombardamento ha causato vittime tra i civili», scrive Ria Novosti. «È una vendetta per l'abbattimento dell'elicottero» ucraino, accusano i ribelli.
«Il bombardamento è durato diverse ore, in questo momento tutto sembra calmo», riferisce una portavoce dei ribelli nella città. «In genere bombardano di notte e all'alba, temiamo nuovi colpi», aggiunge un portavoce. Ieri un colpo di artiglieria è piovuto sull'ospedale pediatrico della città.
Secondo l'agenzia Itar-Tass sono rimasti feriti sette bambini. I ribelli sostengono invece che i piccoli pazienti sono stati fatti evacuare in un rifugio antiaereo, e sono rimasti tutti illesi.
Un gruppo di 175 bambini provenienti dalle zone di conflitto dell'est Ucraina in rivolta contro Kiev sono intanto arrivati a Camp Artek, in Crimea. Camp Artek è la struttura di Yalta dove morì 50 anni fa Palmiro Togliatti, da sempre struttura di accoglienza delle colonie estive per adolescenti e bambini
Sono stati liberati nella tarda serata di ieri i due preti ortodossi arrestati nei giorni scorsi nelle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk. Il primo è il padre polacco Pawel Witek, fermato dai separatisti a Donetsk: «Lo abbiamo rilasciato dopo i controlli», afferma uno dei leader della rivolta contro Kiev. L'altro è padre Vladimir, «arrestato dai miliziani ucraini a Lugansk». «Sono stato maltrattato perchè avevo confessato alcuni ribelli», ha detto il religioso in una intervista ad una tv russa.
Ieri sera, invece, c'è stata una dura battaglia tra Guardie di Frontiera ucraine e milizie ribelli al posto di confine di Dyakovo, valico di confine tra Ucraina e Russia, nella regione di Lugansk. L'aviazione dei golpisti di Kiev è entrata in azione, ma non è riuscita a individurae i ribelli. Le posizioni delle Guardie di Frontiera di Kiev sarebbero state attaccate da decine di uomini pesantemente armati.
In un villaggio poco a nord di Donetsk, alcuni contadini hanno trovato una fossa comune in un bosco, con 10-15 cadaveri in stato di decomposizione. Secondo alcuni si tratterebbe dei corpi di militanti del Donbass, molti di nemmeno vent'anni, che si erano rifiutati di combattere al fianco di Kiev. Secondo altri, di vittime non accertate dei violenti scontri tra nazionalisti e ribelli per il controllo di un checkpoint il 23 maggio.
Negli ultimi 5 giorni - sommando i bollettini delle due parti - il conflitto avrebbe fatto ormai quasi 200 morti. Il vasto fronte degli scontri muta di ora in ora, e avventurarsi nel villaggio per verificare la notizia è sconsigliato. Ai giornalisti ma anche agli osservatori Osce, per i quali le difficoltà aumentano di giorno in giorno.
A Mosca, che ieri ha annunciato aiuti umanitari ai secessionisti della Repubblica popolare di Donetsk, una commissione di inchiesta russa ha concluso che i governativi hanno violato la convenzione di Ginevra, colpendo volontariamente i civili con ogni mezzo a disposizione. I ribelli rincarano la dose, parlando non solo di elicotteri, blindati e armi pesanti, ma anche di munizioni bandite come i micidiali proiettili a frammentazione.
Vladimir Putin fa appello a uno stop dell'operazione militare di Kiev: appello già sottolineato a Matteo Renzi e ieri ribadito lungo il filo del telefono in un colloquio con Francois Hollande.
Ma il governo golpista ucraino fa orecchie da mercante: «Gli atti criminali dei nemici del popolo ucraino non resteranno impuniti», ha minacciato il neopresidente Petro Poroshenko, all'indomani dell'abbattimento da parte dei ribelli di un elicottero militare a Slaviansk. «Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo - ha detto Poroshenko - per assicurare che nessun ucraino muoia più per mano di terroristi e banditi».
Gli insorti di Donetsk  sembrano decisi a resistere in ogni modo. I leader ribelli hanno lanciato un ultimatum agli ucraini che controllano l'aeroporto: lascino il nostro territorio o attaccheremo presto.

venerdì 30 maggio 2014

LO SGOMBERO DEL CSA CAN VIES A BARCELLONA

All'indomani delle elezioni europee a Barcellona la polizia ha sgomberato il centro sociale autogestito Can Vies e ciò ha provocato disordini e scontri nel quartiere di Sants e col passare dei giorni altri concentramenti e presìdi si sono allargati in tutta la città ed in tutta la Spagna.
Qui sotto,preso da Infouat,la cronaca da lunedì fino a ieri,gli attacchi dei compagni dei centri sociali appoggiati dagli abitanti del quartiere di Sants che quando ci sono cariche e cacce all'uomo aprono le porte delle loro casa per proteggerli,continuano soprattutto di notte assieme alle barricate incendiarie.
Di contro la polizia ed i mossos d'esquadra catalani come rappresaglia attaccano sedi di cooperative e organizzazioni vicine ai frequentatori dei centri sociali:la situazione è tesa e vi sono feriti ed arrestati mentre l'invio di rinforzi è sempre più grande.
La situazione non è ancora finita,e gli antagonisti catalani stanno già cercando una nuova sede per ricostruire il Can Vies che nel frattempo è stato demolito in uno scenario da guerra urbana:massima solidarietà ai compagni che come nel caso del Kukutza di Bilbo(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2011/09/kukutza-aurrera.html )stanno lottando a fianco dei cittadini per difendere spazi e territori che fanno solo del bene alla comunità e ai quartieri dove sono(altrimenti non si capirebbe l'attaccamento anche dei non frequentatori di questi centri sociali).

Que pasa a Barcellona?Intento di report.

Lo sgombero di uno storico centro sociale accende la miccia a Barcellona: tre giorni di scontri nel quartiere popolare di Sants stanno facendo tremare le autorità locali e le forze dell’ordine, superate dalla rabbia dis-organizzata dei manifestanti, perlopiu giovani. “Questo e’ un attacco a un modello alternativo per un intero quartiere e per la citta’ tutta. Le proteste non riguardano semplicemente lo sgombero che, dopo la crisi economica, non e’ stato altro che l’ennesimo colpo. La popolazione e’ arcistufa di subirne, e alla fine esplode” ha dichiarato un portavoce fittizio del Csa.
DAY 1 – LO SGOMBERO
Ore 13, lunedì 26 maggio 2014, all’indomani delle elezioni europee. La polizia irrompe nel centro sociale autogestito Can Vies, occupato dal 1997 nel quartiere popolare di Sants. L’operazione era prevista per quel giorno, gli occupanti preparati con lucchetti e una torretta improvvisata sul tetto dell’edificio. L’ultimo resistente, incatenato a un blocco di cemento dentro l’edificio, lascia lo stabile verso le 19, facendo largo a una ruspa che inizia la demolizione dei tetti dello stabile.
Nel frattempo, centinaia di solidali si concentrano nella prossima Plaça de Sants, ultimo punto raggiungibile prima dell’ingente cordone di polizia che circonda tutte le vie attorno a Can Vies. Da lì, un corteo improvvisato passa per le strade del quartiere, ribaltando cassonetti e cercando la complicità dei vicini. La presenza poliziesca è forte e la tensione cresce durante tutto il pomeriggio, culminando in una carica di alleggerimento. Fino alle 20, quando una manifestazione di un migliaio di persone si muove dalla vicina stazione dei treni verso la zona del Csa, presidiata dalle forze dell’ordine.
Arrivati in Plaça de Sants, la manifestazione viene ufficialmente sconvocata, e i disordini hanno inizio: un gruppo di manifestanti alza una barricata in una strada laterale, dove si trova un furgone di Tv3, emittente pubblica locale, che viene incendiato. Poche decine di secondi più tardi, le camionette si fanno largo tra la manifestazione, disperdendo il grosso dei riuniti. Solo un paio di gruppi resistono incendiando barricate in due vie laterali, ma la tensione dura poco e i resistenti si disperdono nelle labirintiche strade del quartiere. La caccia all’uomo ha quindi inizio, provocando due arresti, rilasciati a piede libero, e l’attacco, da parte della polizia, alle vetrine de La Directa – rivista indipendente vicina ai movimenti sociali – e de La Ciutat Invisible, una cooperativa autogestita molto attiva nel quartiere.
DAY 2 – QUEL CHE NON T’ASPETTI
Il secondo giorno di proteste inizia con una notizia inaspettata: le dimissioni del comandante della polizia regionale, Manel Prat, da mesi sotto l’occhio dei riflettori per diversi episodi di brutalità poliziesca.
Alle 20 un migliaio di persone si sono concentrate in Plaça de Sants dirigendosi poi verso la sede del distrito (circoscrizione). Lì si sono trovati un ingente cordone di polizia che ha caricato i manifestanti cercando di disperderli. Durante questa operazione, la polizia ha lasciato scoperta l’area del centro sociale, dove era parcheggiata la ruspa che stava ultimando la demolizione. Il corteo, facendo marcia indietro, ha quindi approfittato il momento e un gruppo di manifestanti ha preso fuoco alla ruspa per poi ripiegare e concentrarsi nella adiacente Plaça de Sants. Pochi minuti dopo, i furgoni con gli agenti antisommossa hanno cominciato i caroselli e gli spari a salve nell’intento di liberare l’area. I manifestanti hanno risposto con barricate incendiate, sassaiole e danni alle succursali bancarie della zona. La battaglia attorno alla piazza è durata quattro ore, fino alle 2 di notte, e si è conclusa con 6 arresti rilasciati a piede libero.
Attorno a mezzanotte, si sono viste le prime manifestazioni di solidarietà in altri quartieri della città: piccoli cortei o gruppi organizzati hanno bloccato alcune grandi arterie, imbrattato le sedi del partito neoliberale al governo in Catalunya e Barcellona, Cdc, alzato barricate incendiate.
DAY 3 – EFFETTO CAN VIES
L’effetto contagio ha effetto il terzo giorno di proteste. Si convocano una trentina di concentramenti, di cui una dozzina in città. I numeri di partecipanti sono esigui, nell’ordine delle centinaia, ma dappertutto si registrano danni al mobiliario urbano, imbrattamenti e piccoli attacchi a sedi di Cdc e succursali bancarie.
Dalla città i solidali si muovono in colonna verso Sants, dove si contano circa quattro mila manifestanti. La manifestazione si dirige ancora una volta verso la sede del districto, e ancora una volta la polizia carica i solidali. La resistenza è pero ancora più intensa: le barricate di cassonetti incendiati si contano a decine in tutta l’area attorno alla Plaça de Sants e danno il via a una battaglia di almeno 3 ore, con molti più partecipanti del giorno anteriore.
La polizia sfodera tutto l’arsenale: idranti, lacrimogeni, spari a salve, proiettili di gomma regolamentari e non, ma non riesce a contenere la folla dispersa e dis-organizzata. Nel frattempo i vicini aspettano sulla soglia dei portoni, pronti ad aprirli in caso di carica, o gridano “polizia fuori dal quartiere” affacciati dalle finestre.
La notte si conclude con 14 feriti e una trentina di arrestati.
NEXT DAYS – EXPECT MORE AND MORE
Can Vies ha convocato due caceroladas – manifestazioni rumorose con pentole e coperchi, resesi celebri durante la rivolta in Argentina nel 2001 – nelle notti di giovedì 29 e venerdì 30. A Madrid, Bilbao e Zaragozza sono previste manifestazioni in appoggio negli stessi giorni.
Sabato si prevede un’altra giornata intensa. Si comincerà con un concentramento alle 10 nel quartiere di Sants con lo slogan “ricostruiamo Can Vies”, per concludersi in una manifestazione convocata alle 19 nella centrica Plaça Universitat, a cui arriveranno, ancora una volta, colonne di manifestanti da differenti quartieri barcellonesi.
Notizie in Italiano
SECONDO GIORNO
http://www.firstonline.info/a/2014/05/28/barcellona-seconda-notte-incidenti-dopo-sgombero-c/56271b4c-36de-4f72-86a4-94f4e1a580ce
http://www.internazionale.it/news/spagna/2014/05/28/scontri-a-barcellona-dopo-sgombero-centro-sociale-can-vies/

TERZO GIORNO

http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2014/05/29/spagna-barcellona-polizia-sgombra-centro-sociale-scontri_0dq9MYULjlPvqG1xPPemkI.html

http://www.agi.it/estero/notizie/201405291257-est-rt10106-spagna_terza_notte_battaglia_a_barcellona_14_feriti_30_arresti

report in inglese dei primi due giorni
http://en.squat.net/2014/05/28/riots-in-barcelona-after-can-vies-eviction/

da  piemonte.indymedia.org

giovedì 29 maggio 2014

LO SCANDALO ROCHE-NOVARTIS

La maxi multa decisa dal ministero della salute italiana arrivata dopo il parere positivo dell'antitrust dello scorso marzo ai più potrebbe sembrare elevatissima perché 1,2 miliardi di Euro sono sì una bella somma,ma sono briciole per due colossi delle aziende farmaceutiche come la Roche e la Novartis.
Secondo me si può e si deve chiedere di più poiché il danno procurato alla collettività in termini di salute è molto maggiore,è praticamente incalcolabile perché quando c'è di mezzo lo stato di benessere e di salute delle persone non ci sono cifre che tangano.
Il farmaco Avantis creato dieci anni orsono da una società controllata dalla Roche(la Genentech)era nato come farmaco antitumorale ma col tempo si sono evidenziati benefici enormi per il trattamento di patologie che riguardano la vista come la retinopatia diabetica e la maculopatia,tra le più diffuse nelle persone anziane.
Successivamente la Genentech,mangiando la foglia di un possibile guadagno,crea un farmaco molto simile ma creato appositamente per le patologie della degenerazione visiva,il Lucentis,distribuito negli Usa sempre dalla Roche che ricordiamoci controlla Genentech)mentre nel resto del mondo è commercializzato dalla Novartis.
Fatto sta che mentre l'Avantis costava 40 $ a iniezione il Lucentis ne costava anche più di 2000,con una differenza abissale e con il criminale gesto di togliere l'Avantis dal commercio,e pure in Europa c'è stato un discorso simile anche se con costi leggermente inferiori.
L'accordo raggiunto tra Roche e Novartis per eliminare l'Aventis ha portato un costo sociale enorme per in servizio sanitario nazionale e poi l'Aifa(agenzia italiana del farmaco)ha tolto quel farmaco dalla lista di quelli che i medici potevano prescrivere sostituendolo con il costosissimo Lucentis,obbligando migliaia di malati ad interrompere le cure divenute impossibili da pagare con danni in salute non calcolabili.
Il primo contributo è il dispaccio dell'agenzia Adn Kronos(http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2014/05/28/scandalo-farmaci-ministero-chiede-danni-per-oltre-mld-pfizer-roche-novartis_EwHd39JvETG7Fi63FmycDO.html?refresh_ce )che parla del maxi risarcimento mentre il secondo è di marzo di quest'anno che spiega molto meglio quello che ho cercato di riassumere qui sopra(http://www.ilpost.it/2014/03/09/inchiesta-farmaci-roche-novartis/#disqus_thread ).


Scandalo farmaci: ministero chiede danni per oltre 1,2 mld a Pfizer, Roche e Novartis.


Il ministero della Salute chiede alle aziende farmaceutiche Pfizer, Roche e Novartis risarcimenti per oltre 1,2 miliardi di euro, dopo i pronunciamenti dell’Antitrust su comportamenti ritenuti anticoncorrenziali relativi alla commercializzazione di medicinali per gli occhi.
”Il ministero della Salute - annuncia una nota - ha richiesto il risarcimento dei danni, sia patrimoniali (14 milioni di euro) che non patrimoniali, subiti dal Servizio sanitario nazionale, nei confronti delle società Pfizer Italia Srl, Pfizer Health AB e Pfizer Inc, a causa del comportamento di abuso di posizione dominante tenuta dalle stesse in relazione alla commercializzazione del farmaco Xalatan”, a base di latanoprost, a uso oftalmologico. La decisione è stata presa “in seguito alla deliberazione Antitrust” dell’11 gennaio 2012, confermata dal Consiglio di Stato con sentenza del 12 febbraio scorso, che ha definito i comportamenti posti in essere da Pfizer ‘connotati da un palese e insistito intento anticoncorrenziale, volto a procrastinare la commercializzazione dei farmaci generici, con notevoli danni anche al servizio sanitario nazionale’.
Il ministero, inoltre, in seguito alla delibera Antitrust del febbraio 2014 “che ha qualificato il comportamento delle società F.Hoffmann-La Roche Ltd, Roche Spa, Novartis AG e Novartist Farma SpA come ‘un’intesa orizzontale restrittiva della concorrenza finalizzata alla commercializzazione del farmaco Lucentis (ranibizumab, ndr) molto più costoso del farmaco Avastin (bevacizumab, ndr), ad esso equivalente’, ha richiesto alle predette società farmaceutiche il risarcimento di tutti i danni patrimoniali (circa 45 milioni nel 2012, 540 milioni nel 2013 e 615 milioni nel 2014) e non patrimoniali arrecati illecitamente al Servizio sanitario nazionale”.


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Il caso di Avastin e Lucentis
          
Cioè i due farmaci per cui l'Antitrust italiana ha condannato due multinazionali farmaceutiche, Roche e Novartis, a una multa di 180 milioni di euro.


Sabato 8 marzo diversi giornali italiani hanno scritto che il sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta per truffa, aggiotaggio e disastro doloso nei confronti di due multinazionali farmaceutiche, Roche e Novartis. Un’altra indagine, sempre secondo i giornali, sarebbe già stata aperta dalla procura di Roma. Le due aziende coinvolte hanno comunicato di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dell’apertura delle indagini.
Sullo stesso caso, il 5 marzo, si era già espressa l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, meglio nota come Antitrust, che ha condannato le due società a pagare una multa di 180 milioni di euro. Secondo l’Antitrust, Roche e Novartis «si sono accordate illecitamente per ostacolare la diffusione dell’uso di un farmaco molto economico, Avastin, nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti».
Le tappe principali della storia sono queste: nel 2004 alcuni scienziati della multinazionale Roche – o meglio: della sua controllata Genentech – hanno sviluppato un farmaco antitumorale di nome bevacizumab, messo in commercio con il nome di Avastin. Questo farmaco, si è scoperto, aveva anche un secondo utilizzo: era utile per curare una serie di patologie della vista che colpiscono i più anziani (come la maculopatia e la retinopatia diabetica).
Poco tempo dopo la stessa Genentech ha sviluppato, partendo dall’Avastin, un secondo farmaco, il ranibizumab, messo in commercio con il nome di Lucentis. Questo secondo farmaco viene venduto dalla Genentech – che, ricordiamo, è controllata dalla Roche – negli Stati Uniti, mentre nel resto del mondo è venduto su licenza dalla Novartis. Il Lucentis è un farmaco creato appositamente per curare le patologie della vista, anche se è per molti versi simile all’Avastin. Per le patologie agli occhi entrambi i farmaci vengono somministrati tramite iniezioni intravitreali (insomma, negli occhi), mentre nella sua funzione antitumorale l’Avastin viene somministrato con iniezioni intravenose.
La principale differenza tra i due farmaci è nel prezzo. Un’iniezione di Lucentis (quello sviluppato più tardi) può arrivare a costare più di 2.000 dollari (mentre in Europa costa circa 900 euro), mentre l’Avastin – il prodotto originale, che può essere utilizzato anche nella lotta al tumore – costa intorno ai 40 dollari. Secondo l’Antitrust italiana, Novartis e Roche si sono accordate per scoraggiare l’utilizzo del più economico Avastin nella cura delle degenerazione della vista e per incentivare l’uso del più costoso Lucentis. Inoltre, nessuna delle due società ha mai fatto richiesta, né in Europa né negli Stati Uniti, affinché l’Avastin venisse ufficialmente riconosciuto come farmaco adatto a curare la degenerazione della vista.
Da questo scambio entrambe le società sarebbero riuscite a guadagnare, visto che per ogni confezione di Lucentis venduta da Novartis, Roche riceve una commissione: come abbiamo visto, infatti, Novartis produce il Lucentis su licenza della Genentech, una controllata di Roche. Secondo l’Antitrust italiana, quest’accordo è costato al sistema sanitario nazionale 45 milioni di euro soltanto nel 2012. Non è la prima volta che la Genentech/Roche viene accusata di incentivare l’utilizzo di Lucentis rispetto al più economico Avastin. Nel novembre del 2010, il New York Times scrisse che Genentech aveva iniziato a offrire sconti e rimborsi a circa trecento oftalmologi per far prescrivere ai pazienti il Lucentis. Sempre secondo il New York Times, il sistema sanitario americano ha pagato 20 milioni di dollari per effettuare 480 mila iniezioni di Avastin e addirittura 537 milioni per appena 337 mila iniezioni di Lucentis.
Le due società hanno annunciato che faranno appello al TAR contro la decisione dell’Antitrust e sottolineano che i due farmaci sono in realtà profondamente diversi – un’affermazione che hanno fatto spesso anche in passato – sostenendo che il più economico Avastin non è altrettanto sicuro rispetto al Lucentis nella cura delle degenerazioni della vista.
Su questo tema, in realtà, sono stati fatti diversi studi scientifici (qui e qui alcuni esempi) che dimostrano la sostanziale compatibilità dei due farmaci e il fatto che abbiano effetti comparabili, anche se in alcune studi si suggerisce di approfondire la ricerca sui possibili effetti collaterali dell’Avastin, quello più economico. Roche ha respinto le accuse anche per un altro motivo: dal 2012, infatti, il sistema sanitario nazionale vieta ai medici di prescrivere l’Avastin per le patologie oftalmiche – in altre parole, non è colpa della società se il sistema sanitario nazionale ha pagato 45 milioni di euro per acquistare il Lucentis.
In effetti, scrive la Repubblica, nel 2007 l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) inserì l’Avastin nella “lista 648″, l’elenco dei farmaci che possono essere prescritti dai medici sotto la loro responsabilità personale per curare malattie per le quali non sono esplicitamente registrati: ed era proprio il caso dell’Avastin, che in Europa e in Italia è registrato soltanto come farmaco antitumorale. Nel 2012, però, l’AIFA ha rimosso l’Avastin dalla lista, obbligando quindi i medici a prescrivere soltanto il molto più costoso Lucentis.
A questo proposito l’AIFA ha pubblicato venerdì 7 marzo un comunicato con alcune precisazioni sulla sua scelta di rimuovere l’Avastin dalla lista 648. Secondo l’AIFA la decisione venne presa a causa dei «rischi di sicurezza del medicinale richiamati da EMA [l'equivalente europeo dell'AIFA] e dalla concomitante presenza di un farmaco (Lucentis) specificamente studiato e registrato per l’uso intravitreale». Secondo alcune ricerche pubblicate sul British Medical Journal, le scelte di enti regolatori come EMA e AIFA, potrebbero essere state influenzate da timori di azioni legali nel caso di effetti collaterali del farmaco (come abbiamo visto, né Novartis né Roche hanno mai chiesto di utilizzare l’Avaastin per curare patologie della vista, le conseguenze di eventuali danni quindi sarebbero a carico soltanto di medici e agenzie del farmaco). Inoltre, potrebbero aver contribuito anche sconti e incentivi all’utilizzo del Lucentis. Proprio l’AIFA, infatti, scrive che contrattando con Novartis è riuscita a far abbassare il prezzo del Lucentis che in Italia, con un costo di 700 euro ad iniezione, ha attualmente il prezzo più basso in Europa.

mercoledì 28 maggio 2014

VINCITORI E VINTI DELLE EUROPEE 2014(IN EUROPA)

Dopo il commento di ieri riguardo al risultato italiano ora un piccolo approfondimento per quanto concerne l'intero continente che ha visto come vincitori il Ppe,che nonostante le mazzate subite in Italia ha conquistato la maggioranza dei seggi a Bruxelles.
Appena dietro il Pse che ha perso in vari Stati percentuali molto alte,e l'esempio più limpido si è verificato in Francia che ha visto trionfare il voto populista e xenofobo di Marine Le Pen che ha già contattato tutti gli altri partners nazionalisti,Lega Nord da noi.
Gli altri rappresentanti hanno distacchi percentuali maggiori con rispettivi seggi in egual misura,e mentre l'Adle ha perso qualcosa i verdi sono stabili e la Gue/Ngl ha fatto importanti passi avanti grazie anche al risultato greco che ha visto Syriza di Tsipras il primo partito.
Ora si dovrà vedere se e dove si collocheranno i partiti ed i movimenti,in Italia la fa da padrone il M5 stelle,che non erano presenti alla passata tornata elettorale:se seguiranno l'esempio italiano i pentastellati rimarranno da soli ed isolati come al solito.
I partiti neonazisti hanno avuto un buon risultato frutto del degrado sociale ed economico di molti paesi e non ha riguardato solo le nazioni dell'est europeo ma è diffuso su tutto il continente,ma credo comunque che rimarranno nella minoranza solo per il fatto che il Ppe,seppur di centro destra,di certo non li vorrebbe assieme...,già mal sopportano Berlusconi.
A questo giro elettorale l'Italia ha stravolto il risultato continentale,con il Pd che fa parte del Pse che ha invertito la tendenza generale e che quindi avrà voce grossa nel componimento delle future commissioni e nella decisione delle alte cariche a livello europeo,tenendo ben presente che tra poco più di un mese saremo lo Stato alla guida del semestre europeo.
Articolo preso da Infoaut.

Un’Unione disunita: l’Europa al (non) voto, nella crisi.

Il risultato delle elezioni europee appena conclusesi conferma qualche certezza e pone alcune domande. L’unico effettivo elemento comune sul piano continentale sembra essere il rifiuto delle misure di austerity (con l’eccezione della Germania, che in qualche modo può permettersi politiche differenti all’interno del suo spazio nazionale). Ma i modi e i contenuti di questo rifiuto variano notevolmente a seconda delle latitudini e delle longitudini di una geografia politica che ci riporta l’immagine (e la sostanza) di un’Unione realizzata su livelli gerarchicamente nettamente ben definiti e contrapposti per quanto riguarda la divisione della ricchezza e i poteri esercitabili. Si conferma un’Unione divisa tra Ovest ed Est e tra Sud e Nord.
Se l’astensionismo è il vero protagonista di questa tornata “elettorale”, esso tocca le punte più alte nell’Europa dell’ex campo socialista, dove le percentuali del non voto oscillano tra il 60% e l’87%. Percentuali simili si contano però anche in Portogallo, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Guardando la mappa verrebbe la tentazione di interpretare la geografia del non voto soprattutto come espressione di un rifiuto direttamente proporzionale alla distanza dal centro geografico, politico ed economico del Continente. Si tratta però di contesti troppo differenti: se l’Est e la finis terrae lusitana esprimono un rifiuto che è soprattutto una disillusione realistica sul quanto “non si conta”, l’astensione inglese esprime già da tempo un approccio anglosassone, come un’America in sedicesimo in cui le classi popolari si sono da tempo disinteressate alle competizioni elettorali. Probabilmente diverso il significato dell’astensionismo olandese.

L’altra linea di faglia che attraversa l’Europa è quella che oppone i paesi del Nord a quelli del Sud, sia sul fronte del voto/astensione che su quello delle preferenze espresse nell’urna. I paesi mediterranei, quelli che stanno pagando la crisi, vanno a votare di più (o si astengono di meno) ma le direzioni del voto sono differenti. In Grecia, come ci si poteva aspettare, Syriza è primo partito (anche se non vola come molti azzardavano) e Alba Dorata incrementa i consensi, confermando la realtà di un paese polarizzato e che esprime nell’urna -da destra (estrema) e da sinistra (radicale) - la critica all’Europa tedesca. Il dato greco è completato da un astensione che qui vede consistenti fette attive e militanti, specie nel mondo giovanile-studentesco-metropolitano. In Spagna il dato dell’astensione è simile alla Francia ma vede un incremento del voto rispetto al 2009. Se conferma una tendenza europea (popolari seguiti da social-democratici), questi per la prima volta nella storia post-franchista del paese non superano insieme il 50%. Incrementano invece i consensi le liste indipendentiste di sinistra. Si afferma soprattutto la lista “Podemos”, attenta alla dimensione mediatica della politica (dal basso e come campo di scontro anche nel mainstream), nata da alcune componenti emerse dal 15M. Tanto in Grecia quanto in Spagna le forze più classicamente comuniste si attestano comunque tra il 6 e il 10%.

L’Italia rappresenta a tutto campo un’anomalia. Tra i grossi paesi dell’Unione è quello in cui si è votato di più. Da tempo non percorsa da grandi sommovimenti, ha espresso nel voto grillino la sua protesta contro l’Europa dell’austerity (un voto che tutti hanno fretta di vedere come flop ma che stabilizza comunque un significativo 21 %). Il vero risultato è però qui quello del Partito Democratico e soprattutto dell’affabulatore Renzi, che conferma la personalizzazione della politica, cifra di quest’era post-moderna (di cui l’Italia è stata apripista, con Berlusconi prima e grillo poi). Nel voto per l’ex sindaco di Firenze ci sembra però di scorgere soprattutto un voto, più che di speranza (come non smettono di cianciare i commentatori del mainstream), di paura. E’ il voto di chi ha ancora qualcosa da perdere: chi ha qualche risparmio, chi vive di rendita, chi è ancora (pur miseramente) garantito dal lavoro salariato dipendente del pubblico impiego. E’ un voto che esprime la speranza di restare attaccato al treno europeo di una crescita che non arriverà. C’è una geografia italiana del voto che riproduce in sedicesimo alcuni aspetti della scala europea: il nord “produttivo” vota di più e vota Renzi, il sud e le isole votano molto meno, perché non si aspettano molto dal nuovo governo e intuiscono molto probabilmente da dove passerà l’innovazione e la crescita renziana.

Il centro e il Nord del continente esprimono il voto della paura che la crisi porta con sé in termini più nettamente reazionari e anti-europeisti (Regno Unito, Francia, Danimarca). In Francia contano certamente le promesse mancate del governo Hollande (i socialisti come difensori del sistema europeo dell’austerity) e il successo di opinione pubblica conquistato dal movimento della “Manif pour tous”. La Francia esprime la disillusione per la sinistra-sistemica in cui l’Italia spera (e al suo risultato guarda stupidamente la sinistra colà sconfitta).

Abbiamo qui accennato a pochi linee di lettura, necessariamente semplificanti e tendenti a leggere delle omogeneità dove c’è soprattutto il frammento, la dispersione, la differenza irriducibile di tanti contesti nazionali che non arrivano a fare sistema né tantomeno “unione”. Non sono risultati che fanno ben pesare e che confermano anzi il fallimento europeo e il suo ripiegamento, la sua paura di perdere una ricchezza passata e la poca voglia di accettare le sfide della mixité, del disastro del Capitalismo e dislocare più avanti la sfida per il cambiamento. Un’Europa dove, tolte alcune rare eccezioni e sacche di resistenza, si lotta ancora troppo poco!

A queste tinte fosche, bisogna comunque saper opporre uno sguardo di lungo respiro che pensa su tempi più lunghi, contraddizioni che si riproporranno con ancora più forza, consci che le saldezze oggi vantate da chi è parte del sistema sono invero piuttosto fragili e precarie. Puntando su percorsi di minoranza consapevole ma a potenziale vocazione maggioritaria. Saper insomma cogliere l’alba nell’imbrunire.

martedì 27 maggio 2014

VINCITORI E VINTI DELLE EUROPEE 2014(IN ITALIA)



Dopo l'articolo di ieri che parlava del grande risultato ottenuto dalla lista Tsipras in Italia,voglio continuare con un contributo preso proprio dal sito ufficiale italiano e ne approfitto comunque per fare dei commenti al risultato nostrano,e partendo dall'immagine iniziale(quella alla fine rappresenta gli eletti per la sinistra europea con possibili ingressi)ecco che Renzi è il vincitore quasi assoluto di questa tornata elettorale,con la Lega che bene o male ha resistito complice l'infinocchiamento propagandistico del no Euro a tutti i costi e con un elettorato che non ha mai brillato d'eleganza mentale.
Grillo alla fine non è che abbia perso moltissimo,ci sono stati comunque milioni di italiani che hanno votato i suoi sconosciuti candidati(ma non per questo meno importanti di quelli più noti),solo che dopo i proclami di una vittoria schiacciante proprio contro l'ebetino,il mostro di Firenze,il suo acerrimo nemico Renzi,ha fatto la classica figura di merda venendo quasi doppiato come preferenze dal Pd.
Passando a Berlusconi mi chiedo come la gente possa ancora aver votato una lista rappresentata da un incandidabile quando nel resto dell'Europa un fatto simile non sarebbe mai stato nemmeno pensato,eppure molti connazionali hanno scelto ancora Forza Italia come proprio partito,sicuramente con un salasso enorme di voti,un'emorragia che ha avuto pure il Nuovo Centro Destra e se si vuole in maniera ancora più evidente.
L'esclusione dei fascisti(non che nella quasi totalità dei movimenti o partiti sovra citati non ve ne fossero)dei Fratelli d'Italia è una gran bella notizia,visto anche i loro proclami preelettorali dei vari La Russa e Meloni,che sono stati beatamente trombati e se ne staranno ancora nel loro recinto d'illusioni.
Gli altri,Monti con scelta civica,i verdi,Maie e Idv,hanno ottenuto percentuali ampiamente previste anche se proprio il primo citato ha avuto proprio una vera e propria mazzata mentre pure Di Pietro è arrivato all'apice della sconfitta.
L'astensionismo è stato rilevante ma non nei termini previsti,e comunque sono del parere che le varie tabelle con proiezioni effettuate solo sui votanti lasciano al tempo che trovano e chi non ha voluto esprimere con il voto il proprio diritto e dovere sbagli sempre e comunque:un voto nullo o una scheda bianca sono sempre dei segnali democratici che si vogliono trasmettere ai politici.
Finisco con l'immagine pagliaccesca del sempre più comico Grillo che si mangia un antiacido per lo stomaco con Casaleggio e con La Russa che si taglia la barba in diretta da Vespa,due saltimbanchi che alla fine si assomigliano e che non sono così distanti come si potrebbe pensare.

Da Atene a Berlino c’è anche Roma.
           
di Roberto Musacchio
La fortuna aiuta gli audaci, diceva il vecchio detto latino. Quelle poche migliaia di voti che rappresentano quello 0,03 che fa superare alla lista Tsipras il quorum dell’assurda, e incostituzionale, legge italiana, possono far pensare che ci sia alla fine un premio per chi ha coraggio. 

Ma i latini sapevano bene che l’audacia poggiava sulla forza di un progetto, di una idea di società e di mondo. Diciamo allora che l’audacia di provare a vincere la sfida delle europee è stata figlia proprio di questa riscoperta, quella che è possibile avere un progetto e una idea di mondo, e cioè un punto di vista autonomo, proprio, su se stessi, della propria gente e della realtà in cui viviamo.
Alexis Tsipras è stato il simbolo, e la dimostrazione nella dimensione reale e concreta, di questa audacia possibile. Lui l’ha costruita per sé, costruendosela da sé ma fruendo anche dei materiali resi disponibili sul campo come l’esistenza di un partito della sinistra europea, alla cui nascita come italiani avevamo contribuito, l’esperienza delle lotte di resistenza alla austerità e dei movimenti. Decisivo è stato, per chi lo ha fatto, il riconoscere in Tsipras questa capacità simbolica e questa potenzialità politica. L’ha fatto il partito della sinistra europea, l’ha fatto in Italia la lista l’Altra Europa.
Cogliere l’occasione di Tsipras è stato un bene per tutti. Per Alexis stesso ha significato proiettare la propria lotta di resistenza dentro la dimensione della sfida europea, dire che se è questa Europa che arreca la sofferenza contro cui combatto è questa Europa che voglio cambiare. Qui c’è già la scelta. Non voler fuggire dall’Europa ma sfidarla. Scelta che consegna il terreno proficuo della coalizione con chi si riconosce in te perché sta nella stessa condizione. E dunque quelli che lottano contro l’austerità in tutta Europa. Qui c’è il seme della connessione sentimentale che è poi ciò che consente una politica viva. Ho connessione sentimentale con il mio popolo perché lotto con lui. E c’è connessione sentimentale tra chi sente di combattere la stessa giusta battaglia.
Da qui la possibilità che una vittoria sia condivisa e dia più frutti. La vittoria di Syriza in Grecia è la madre, ma insieme c’è il bel risultato dell’insieme delle sinistre di alternativa in tutta Europa. Alcune si confermano, in scenari difficili come Germania e Francia. Altre avanzano, specie dove laddove più chiara è la lotta contro l’austerità, come in Spagna, Portogallo, Irlanda. E si creano nuovi incontri come la bellissima scelta della lista spagnola Podemos, figlia degli Indignados, di aderire al gruppo Gue in Parlamento europeo con i suoi 5 eletti.
Tra i frutti nuovi di questa occasione di Tsipras ci sta certo la esperienza italiana, l’Altra Europa con Tsipras. Abbiamo tutti vissuto le difficoltà nel rendere possibile e concreto il progetto. E quelle di una campagna elettorale costruita dai poteri forti per rendere possibile quello che poi è stato il risultato finale e cioè l’edificazione di una nuova egemonia, quella renziana. Pure, l’audacia ha pagato.
Se devo dire qual è il punto chiave, che può divenire di svolta, che ha permesso la sfida ripropongo ancora più esplicitamente ciò che dicevo all’inizio. Siamo riusciti a partire da noi, senza che questo partire da noi divenisse settarismo autistico. Non siamo cioè partiti da un posizionamento politicista misurato sul rapporto con gli altri, Renzi, i socialisti europei, ma da una nostra idea autonoma di Europa, di società, di coalizioni. Non siamo partiti cioè dall’evocazione di una formula, come quella del centrosinistra, ma di una soggettività, quella della sinistra. Sinistra europea, antiausterity, legata ai movimenti.
Se ci pensiamo bene, questa è l’essenza stessa della politica come elemento della democrazia e cioè definire sé nel progetto generale. Altrimenti si finisce succubi della trasformazione della politica in governance dove ciò che conta è la funzionalità al sistema.
Della vittoria di Renzi, che è stata grande, si possono e devono dire tante cose tese soprattutto a capire ancor prima di avere l’ansia di demistificarla. Ma una cosa si può dirla subito: è stata una vittoria senza festa. Non c’era in piazza il popolo che era solito festeggiare vittorie che sentiva comuni. La festa l’ha fatta lo staff di Renzi, perché è esso che ha vinto.
Certo non si vince a caso. E la vittoria di Renzi va letta, per quello che è stata e per quello che porta. A partire da come agirà nel quadro che si apre in Europa dopo queste elezioni europee. Nelle poche ore che i massmedia italiani hanno dedicato alla vera campagna elettorale europea, quelle dei primi risultati, appariva una foto che ritraeva insieme Tsipras, Merkel, Le Pen, come simboli di questo terremoto che sono state le elezioni.
Foto giusta perché disvelava quella che è stata la verità occultata del voto. Che ci sono tre tendenze che si sono affermate. Quella della continuità nella governabilità della “Europa reale” rappresentata dalla Merkel e quella di due strade opposte al cambiamento. La rifondazione dell’Europa di Tsipras e la sua distruzione di Le Pen. Questi i tre elementi forti messi in campo dal voto. E l’autonomia ricostruita di una sinistra europea dà alla sua prospettiva una chance reale. Al contrario i socialisti europei mostrano la corda, spinti nel baratro dalle catastrofi francese e greca e dalle difficoltà in Paesi come la Polonia, l’Irlanda e tanti altri. Restano appesi a Schulz, a sua volta abbarbicato al suo ruolo tedesco, e a inglesi e, soprattutto, renziani che appaiono però cosa altra rispetto alla storia del socialismo europeo stesso.
Ora in particolare, nel riprendere delle manovre politiche, si mette in campo l’effetto Renzi che cerca un ruolo nel terremoto europeo. Mentre si proverà a mettere in campo una riedizione della governabilità delle larghe intese condita magari da una qualche “sfida” per la loro direzione, Renzi potrebbe giocare una partita propria, tra il “far valere l’Italia” e il “riformare l’Europa” magari con qualche rottamazione in salsa continentale.
Proprio il mix tra le due opzioni potrebbe essere la sua scelta. In fondo in Italia è servita la rottamazione per poi avvalersi del governo come luogo di costruzione della propria soggettività. Quale sia il mix tra i due fattori è cosa ancora in fieri anche se già da noi la vediamo all’opera. Il profilo di Renzi, è stato scritto in modo per me convincente, è bonapartista cioè quello di una rivoluzione passiva con tratti decisionisti. Questa definizione mi convince di più di quella di nuova democrazia cristiana di cui mi pare manchino tratti fondamentali, sia nazionali, come la partecipazione comunque popolare, sia la costruzione di una stabilizzazione moderata internazionale. E, è stato scritto anche, neo blairiano. Su questo secondo aspetto, la riflessione mi pare necessaria. Perché se c’è in Renzi un piglio rispetto alla storia socialista che ricorda il blairismo, né Renzi viene da quella storia né appare interessato a mantenerne comunque alcuni tratti quanto piuttosto a spingere su una piena società di mercato e di individui accompagnata da vari sussidiarismi.
Sarà comunque da vedere come Renzi concretamente si spenderà in Europa. Anche perché qui c’è una durezza, quella che viene dal suo impianto ventennale, che non si arrende a un rottamismo facile. Piuttosto bisognerà vedere in azione quelle forze, dalla BCE di Draghi, al “partito americano, che già hanno proprie linee di intervento per “uscire” dall’austerità massimizzando gli elementi di modificazione sociale “conquistati” sul campo.
E poi c’è la spinta delle destre populiste, molto evocata per sostenere un voto alla conservazione, ma comunque ormai uscita dal vaso.
Continuare sulla strada di Tsipras per me è l’unica possibilità nostra, in Europa e in Italia. La strada cioè di una prospettiva autonoma, forte di un progetto e di una politica. Metterla a repentaglio per piegare se stessi e la propria identità a come collocarsi rispetto ai tentativi di riedificare la governance europea o allo stesso renzismo significa perdere l’opportunità che ci siamo costruiti. Senza per altro incidere né sugli assetti europei né sul renzismo.
Gli assetti europei vanno rovesciati a partire da due questioni: basta austerità e potere alla democrazia. Questa la frontiera su cui incalzare gli altri. Compreso il Renzi europeo. Ma, soprattutto, su cui tessere la propria tela, dare le proprie battaglie.
La situazione italiana, chiede che si dia priorità alla ricostruzione delle sinistra come chiave di ricostruzione della democrazia. Intorno alla lista Tsipras si è avviato un cammino, con tanti errori e tante incomprensioni e anche avversità. E’ un cammino la cui direzione è nelle mani di tutti quanti coloro che, da singoli o da realtà organizzate, hanno contribuito a questo piccolo gesto di audacia.

lunedì 26 maggio 2014

L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS PASSA!

Per poco,anzi pochissimo la lista"L'altra Europa con Tsipras"ce l'ha fatta a superare il quorum del 4% per poter entrare nel Parlamento Europeo,grazie al voto di più di un milione di italiani che hanno creduto in un miracolo,visto l'oscurantismo perpetrato per tutta la campagna elettorale con una visione televisiva pari a zero.
E così lo sconosciuto greco che in casa propria ha portato Syriza al vertice delle preferenze è riuscito ad unire divere anime della sinistra e a farle coesistere in un progetto ben definito che solo ora potrà partire,solo ora inizierà il duro lavoro,fino ad oggi non si è dimostrato ancora niente ed il sudore e la fatica dei singoli comitati durante la campagna elettorale adesso può avere un seguito.
Un grazie a tutti per gli sforzi profusi in questi mesi,anima e cuore hanno sopperito alla mancanza di una giusta e corretta informazione propagandistica,un grazie al milione e 103.203 mila italiani che hanno creduto a questa coalizione.
L'articolo è ancora di stanotte(Il Messaggero)quando si apriva la speranza di poter raggiungere la soglia del 4%,un risultato che onestamente e personalmente non mi accontenta,mi aspettavo qualcosina di più ma ho il difetto di essere troppo ottimista,per gli altri per ora non m'interessa ci sarà tempo e modo per commentare vittorie e disgrazie altrui:ad un'oretta dai dati definitivi mi sento bene ed ora nel nostro piccolo,ma guardando ad un grande futuro,godiamoci questo momento!


Europee,sorpresa Tsipras:L'altra Europa supererebbe la soglia del 4%.




La Lista «L'Altra Europa con Tsipras» sembra proprio avercela fatta. La soglia del 4%, richiesta per entrare al Parlamento Europeo, dovrebbe essere stata superata. E la soddisfazione dei candidati è grande, anche se al momento per un commento più articolato si è deciso di attendere i risultati definitivi.

Spinelli Le proiezioni che danno la Lista Tsipras al 4%, sopra il Nuovo centrodestra, commenta una delle esponenti di punta della nuova formazione, Barbara Spinelli, sono una «bella notizia e riducono certi entusiasmi del Pd, che è senz'altro il primo partito in Italia, ma ha sgominato gli alleati, divorandoli». Ncd, aggiunge la Spinelli, «è debolissimo e il partito di Monti è scomparso: è una mezza vittoria per Renzi», azzarda la giornalista, nonostante per i Dem sembra ormai profilarsi il dato assolutamente straordinario di una cifra intorno al 40%.

Vendola È molto probabile che il governatore della Puglia Nichi Vendola, che in questa campagna elettorale avrebbe scelto il low profile per evitare «imbarazzi in tv sulla vicenda Ilva», come spiegavano nei giorni scorsi alcuni esponenti di Sel, non si pronuncerà prima di conoscere i dati definitivi. Ma già si sa che ha accolto il superamento della soglia del 4% con grande soddisfazione. Anche perchè i media non hanno mai dedicato grandi spazi al nuovo organismo politico, se non per la celebre foto, postata su Fb proprio per attirare l'attenzione («uso qualunque mezzo»), che ritraeva la giovane responsabile comunicazione, Paola Bacchiddu, in bikini «Minettìs style».

Gli endorsement Ma nei giorni scorsi, la lista che si rifà al giovane politico Alexis Tsipras destinato a guidare il primo partito in Grecia, aveva ricevuto endorsement più che eccellenti soprattutto tra gli intellettuali. Un appello che alla luce dei fatti sembra aver avuto successo: oltre al musicista Nicola Piovani, si erano espressi a favore della formazione di sinistra lo scrittore Andrea Camilleri, Rita Borsellino, Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Sergio Staino, Vauro Senesi. «L'Altra Europa con Tsipras - aveva detto Rodotà - è l'unica vera novità di queste elezioni che incarna un'impresa difficile, ma necessaria», come se si trattasse di «un dovere civico».

Liste:


Partito Democratico
Voti
11.172.861

40,81%

Movimento 5 Stelle Beppegrillo.It
Voti
5.792.865

21,16%

Forza Italia
Voti
4.605.331

16,82%

Lega Nord - Die Freiheitlichen - Basta €Uro
Voti
1.686.556

6,16%

Nuovo Centro Destra - Udc
Voti
1.199.703

4,38%

L'Altra Europa Con Tsipras
Voti
1.103.203

4,03%

Fratelli D'Italia - Alleanza Nazionale
Voti
1.004.037

3,66%

Verdi Europei-Green Italia
Voti
245.443

0,89%

Scelta Europea
Voti
196.157

0,71%

Italia Dei Valori
Voti
179.693

0,65%

Svp
Voti
137.448

0,5%

Io Cambio - Maie
Voti
48.450

0,17%

domenica 25 maggio 2014

LA MORTE DI ANDY ROCCHELLI E ANDREI MIRONOV


La notizia della morte del fotoreporter piacentino Andy Rocchelli è stata resa ufficiale dopo ventiquattr'ore in cui la Farnesina non aveva ancora confermato le notizie da Kiev e c'era ancora una speranza di poterlo trovarlo in vita o ferito.
Con lui è morto l'interprete Andrei Mironov ed è stato colpito non in maniera mortale il collega francese William Reguelon in una vera e propria azione di guerra con decine di colpi di mortaio lanciante dalle truppe ucraine nei pressi del villaggio di Andreyevka,sotto assedio da giorni.
L'articolo preso da Popoff(http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=104033&typeb=0&Andy-e-morto-per-raccontare-la-guerra-in-Ucraina )parla di questo fatto in un contesto,quello ucraino,che negli ultimi giorni è scivolato dai palinsesti televisivi ma che continua a mietere vittime,e queste ultime due sono colpa del regime fascista di Kiev e di tutti i paesi che lo supportano,Italia compresa.

Andy è morto per raccontare la guerra in Ucraina.
    
Esercito di Kiev spara è uccide un reporter italiano (Andrea Rocchelli) e il suo interprete e ferisce un francese. Popoff vi propone le sue foto e il suo video sul dramma ucraino. [Franco Fracassi]
«Anche se gli scontri di piazza sono finiti l'Ucraina non è uscita dalla crisi, anzi la tensione internazionale e le difficoltà economiche mostrano un Paese molto fragile. In questo contesto a rischiare di più sono i soggetti più deboli tra cui i bambini malati di cancro. Video e foto di Andy Rocchelli, CesuraLab», così recita la didascalia apposta sotto al video dallo stesso Andy Rocchelli.
Il video è stato girato in Ucraina e postato su YouTube il 22 aprile scorso. La gente che manifesta a Maidan, che racconta le proprie speranze per un futuro migliore. I nazisti di Svoboda e di Pravy Sektor, con le loro bandiere, che sfilano tra due ali di folla pronti per andare in battaglia. E poi le foto, le tante foto che il fotografo piacentino ha scattato in questi mesi di permanenza in Ucraina. Infine, l'appello per la situazione sanitaria disperata in cui versa il Paese.


di Franco Fracassi

«"Nel villaggio di Andreyevka, non lontano da Slavyansk, un giornalista italiano e il suo interprete sono stati uccisi da proiettili sparati contro la loro auto e un inviato francese è stato ferito. Si sono trovati sulla linea di fuoco", ha dichiarato una fonte delle forze di autodifesa a Ria Novosti». Un comunicato scarno. Non vengono fatti nomi. Non vengono forniti particolari. Un reporter italiano è morto sul fronte ucraino. Si chiamava Andrea Rocchelli, Andy per gli amici. Lavorava per l'agenzia Cesura.it. E da mesi informava dal campo su quanto stava accadendo in Ucraina.
Rocchelli si trovava nella regione del sud-est del Paese da giorni con il suo traduttore Andrei Mironov. E da ventiquattro ore la sua agenzia non aveva più sue notizie.
Informazioni successive spiegano come a sparare siano stati gli assedianti di Andreyevka, ovvero le truppe inviate da Kiev. Altre raccontano di come, improvvisamente, i due reporter (il piacentino e il francese) si siano trovati in mezzo a un'offensiva. «Sono caduti intorno a noi almeno sessanta colpi di mortaio», ha dichiarato William Roguelon dall'ospedale. «Si è trattato di un vero e proprio agguato». Perché in Ucraina è in corso una guerra.

sabato 24 maggio 2014

L'ASSE ENERGETICO MOSCA-PECHINO

L'accordo firmato dai due Stati tra i più importanti ed ultimamente discussi al mondo,la Russia e la Cina,sta facendo tremare e non solo per un possibile inverno freddo gli Usa e direttamente l'Europa,visto che l'approvvigionamento del gas nel vecchio continente arriva per la gran parte da lì.
Negli ultimi decenni i rapporti si erano incrinati tra le due potenze mondiali,vuoi per la caduta del comunismo nell'ex Urss e vuoi per le ultime vicende legato al mercato della armi,con la Russa che è sempre stata la principale fornitrice di materiale bellico per la Cina che ha copiato le tecnologie per produrle in proprio(vedi qui sotto l'articolo preso da Senza Soste).
Gazprom promette dal 2018 un flusso enorme di gas verso la Cina,investendo verso oriente le proprie energie snobbando l'ovest e quindi l'Europa,e paesi come l'Italia,legata sia al mercato russo che a quello nordafricano libico che volendo vedere è sempre in bilico visto le situazioni interne dello Stato dell'ex raìs,rischiano di dover cercare all'estero gli approvvigionamenti energetici a costi maggiori perché a differenza di altri paesi europei qui non si è praticamente investito in fonti energetiche naturali o alternative.

Russia e Cina firmano l’accordo sul gas.

Russia e Cina hanno raggiunto l’atteso accordo per la fornitura di 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno per i prossimi trent’anni. La firma del contratto, che ha richiesto oltre dieci anni di negoziati a causa delle divergenze tra le due parti sul prezzo e aveva rischiato di saltare anche stavolta, è arrivata al termine della visita di due giorni del presidente russo Vladimir Putin a Shanghai, salutata da Mosca come “il pivot della Russia verso l’Asia” e “la nascita del secolo euroasiatico”.
Oltre all’accordo sul gas, Russia e Cina hanno infatti svolto manovre navali congiunte alla presenza di Putin e del presidente cinese Xi Jinping e hanno annunciato l’approfondimento della loro cooperazione militare ed economica. I due presidenti hanno inoltre rilasciato una dichiarazione congiunta sulla crisi in Ucraina, invocando una soluzione “pacifica e diplomatica”.
La maggior parte degli analisti concorda nel vedere nell’avvicinamento tra i due paesi una risposta ai loro crescenti problemi diplomatici con l’occidente. La Russia è stata accusata di aver fomentato il separatismo nell’Ucraina orientale e la sua annessione della Crimea ha provocato l’adozione di una serie di sanzioni da parte dell’Unione europea e degli Stati Uniti.
La Cina è oggetto dei tentativi di contenimento degli Stati Uniti e dei loro alleati asiatici nel Pacifico occidentale. Le sue rivendicazioni territoriali nel mar Cinese meridionale e sulle isole Senkaku/Diaoyu sono state condannate come provocazioni dal governo statunitense, che recentemente si è schierata con il Vietnam quando le esplorazioni petrolifere cinesi nell’area contesa tra i due paesi ha scatenato una violenta rivolta anticinese. I rapporti tra Pechino e Washington si sono ulteriormente deteriorati con le accuse di spionaggio informatico rivolte dagli Stati Uniti all’esercito cinese.
Un’amicizia complicata. I legami tra i due paesi sono già forti: Mosca e Pechino sono i principali promotori dell’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Sco) e adottano regolarmente la stessa posizione nel Consiglio di sicurezza dell’Onu in contrasto con gli altri membri permanenti Stati Uniti, Francia e Regno Unito, come avviene dal 2011 sulla guerra civile in Siria.
Ma al di là degli interessi comuni i rapporti tra Russia e Cina sono tutt’altro che armoniosi, e la crisi in Ucraina ha dimostrato i loro limiti: quando le Nazioni Unite hanno votato la mozione di condanna per l’annessione della Crimea, Pechino si è limitata ad astenersi.
La Cina è tradizionalmente sostenitrice dell’inviolabilità delle frontiere, dato che deve fare i conti con i movimenti separatisti in Tibet, Xinjiang e Mongolia interna. Ma un’altra spiegazione sta negli stretti rapporti militari tra Pechino e Kiev, che ha fornito alla Cina la sua prima portaerei e altri armamenti avanzati.
La questione delle forniture militari è un altro argomento di scontro tra Russia e Cina. Pechino è tradizionalmente un grosso acquirente di armamenti russi, ma alcuni contratti sono stati troncati da Mosca quando ha scoperto che le industrie militari cinesi si erano appropriate della tecnologia russa per produrne delle repliche domestiche. La firma di un accordo per la fornitura di caccia Su 35, sistemi antimissile S400 e altre armi di ultima generazione è stata a lungo rimandata a causa di questi timori.
La diffidenza regna anche in altri aspetti dei rapporti tra Mosca e Pechino. Uno degli argomenti discussi a Shanghai è la cooperazione tra i due paesi per lo sviluppo dell’estremo oriente russo. Mosca ha bisogno degli investimenti cinesi per far fronte alle enormi spese infrastrutturali previste, ma allo stesso tempo teme di perdere il controllo su una regione spopolata e molto più vicina a Pechino che alla Russia europea. La forte emigrazione dalla Cina verso nord sta già facendo parlare di una futura Siberia cinese, uno sviluppo non sorprendente tenendo in considerazione il crollo demografico della Russia, che ha già meno di un decimo degli abitanti della Cina.
Trattativa a oltranza. Anche i negoziati per lo storico accordo sul gas sono stati ben poco amichevoli. Pechino ha cercato fino all’ultimo di spuntare un prezzo di favore, sfruttando la delicata posizione della Russia che rischia di perdere gran parte delle esportazioni in Europa a causa delle ripercussioni della crisi ucraina e del boom del gas di scisto negli Stati Uniti e in Europa.
Ma anche la Cina aveva buone ragioni per concludere l’accordo in fretta. Il governo sembra aver adottato una “svolta ecologista” in risposta alle sempre più frequenti denunce dei danni dell’inquinamento e vuole ridurre l’uso del carbone nelle centrali termoelettriche, sostituendolo con il gas. Inoltre l’alternativa che era stata agitata per abbassare le richieste russe, quella dell’importazione del gas naturale liquefatto via mare, è strategicamente meno attraente perché esporrebbe la sicurezza energetica del paese ai rischi legati alle suddette tensioni nel Pacifico occidentale.
Alla fine le due parti si sono accordate su un prezzo che dovrebbe aggirarsi attorno ai 350 dollari per mille metri cubi di gas, leggermente inferiore a quello pagato dai paesi dell’Europa occidentale. Secondo Gazprom le consegne potrebbero cominciare entro il 2018. Per collegare i giacimenti russi in Siberia e al largo dell’isola di Sakhalin alla rete cinese sarà necessario costruire quattromila chilometri di nuovi gasdotti.
(Fonte: Gazprom)
Sempre secondo Gazprom una volta completata l’infrastruttura le forniture russe alla Cina potrebbero salire dai 38 miliardi di metri cubi previsti dall’accordo attuale a 60 miliardi di metri cubi. Dato che la Cina “ha importato l’anno scorso 53 miliardi di metri cubi in totale, si può ben dire che Mosca ha ottime possibilità di diventare il fornitore unico di Pechino”, scrive China Files.

venerdì 23 maggio 2014

CONSIDERAZIONI PRE ELETTORALI

Oggi mi sento di fare una piccola considerazione,si può prenderla come un appello,una preghiera,uno stimolo o come la si possa credere,il fatto sta che tra due giorni ci saranno le elezioni europee e molti italiani non sanno nemmeno che si andrà a votare e molti di questi non sa che cosa sia una delle liste presenti,ovvero"L'altra Europa con Tsipras".
Sul sito(http://www.listatsipras.eu/ )si possono vedere contributi video,foto,il programma,pensieri e le liste dei candidati,ma a parte questo che riguarda idee semplici e attuabili per poter ribaltare l'Europa come non la conosciamo oggi e purtroppo in certi casi soprattutto economici la temiamo,vorrei far sapere quanto davvero sia importante votare domenica prossima dalle 7 alle 23.
Parlando con molti compagni ho avvertito un menefreghismo ed un qualunquismo disarmante,molti di loro probabilmente non voteranno nonostante le mie considerazioni,ma faccia a faccia non voglio essere pedante e oppressivo,lascio perdere quasi subito e pur rispettando le intenzioni altrui ho la spavalderia di dire che sbagliano.
Gli"altri",quelli del centro destra,i fascisti,i leghisti,i pentastellati ed i piddini votano,non stanno a farsi domande e porre critiche infinite:certo questo atteggiamento è lecito e non trascurabile,ma litigare su sottigliezze e scegliere di non votare equivale a non voler cambiare.
Non votare significa intraprendere strade senza via d'uscita,la lotta deve essere supportata da qualcuno che porti avanti le idee nelle opportune sedi politiche ed amministrative,abbiamo visto dappertutto e soprattutto qui che può andare bene una,due,dieci volte ma quando poi lottando sempre anche in maniera del tutto sacrosanta se ti vengono addosso poi ti fanno male,fisicamente e anche al portafoglio e col rischio di andare in galera.
Non lasciamo che l'Europa vada in mano agli euroscettici,ai populisti,ai neonazisti e a chi in questi anni ha contribuito massicciamente a peggiorare la crisi esistente facendo governare il continente alle banche con il risultato di un'austerità grave,bisogna prendere in mano le redini e cambiare questo stato di cose con uno dei pochi strumenti democratici che abbiamo in mano,il voto.
Naturalmente sostenendo il progetto di Tsipras!

giovedì 22 maggio 2014

LEGGE LUPI E ARRESTI

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Il movimento per la lotta alla casa in questi ultimi mesi sta facendo sentire la sua voce non solo nelle cronache locali o sporadicamente nell'arco dell'anno,ma eventi come la giornata romana del 12 aprile hanno fatto aprire gli occhi dell'opinione pubblica su uno dei diritti inalienabili delle persone,quello della casa.
Questi voci le stanno tentando di spegnere,e gli arresti di Paolo Di Vetta e Luca Fagiani sono da interpretare come un tentativo dello Stato di soffocare il coro di chi chiede un'abitazione e delle persone che appoggiano questo diritto.
Il movimento per la casa non ha mai avuto leaders,ma Paolo e Luca si sono sempre contraddistinti come figure carismatiche e più che altro come portavoce dell'intero gruppo,e dopo l'abominio del decreto Lupi che ha ottenuto il via libera dal Parlamento le proteste sono aumentate ed il primo passo per farle cessare sono stati proprio questi due arresti.
Lasciando perdere la grande manifestazione dello scorso aprile propongo un link di un corteo sempre avvenuto a Roma dove decine di persone vennero picchiate dalle forze del disordine intervenute per la difesa di quattro ratti fascisti che nessuno si cagava(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/07/a-roma-ancora-botte-dei-maiali-in-divisa.html )in quel giorno dello scorso luglio.
Il problema della casa interessa tutta Italia,da nord a sud e addirittura nelle città più popolose del paese nonostante un cambio di guardia che poteva far intravedere qualcosa di meglio rispetto al diritto all'abitare addirittura la situazione è peggiorata,con Pisapia e Marino che fanno vaccate degne dei loro predecessori Moratti e Alemanno.

La lotta per la casa inizia ora! Paolo e Luca liberi!

E' difficile trasmettere delle belle sensazioni senza avere negli occhi le immagini e i suoni di piazze come quelle delle ultime settimane animate dai movimenti di lotta per la casa. Mani che si muovono all'unisono, voci che vorrebbero cambiare il risultato delle politiche scellerate in questo paese solo attraverso l'impegno e lo sforzo di voler cantare per ore senza fermarsi. Volontà che ingenuamente si spezzano difronte all'ottusità di chi decide, eppure basterebbero davvero quei momenti per determinare qual è il paese che conta. Quello che si autodetermina nella consapevolezza di rapporti di forza tutti da definire e rafforzare, sapendo però che le battaglie vinte non sono un baluardo di pochi ma un avanzamento per tutti.
E' difficile descrivere perchè semplicemente ci sono delle situazioni che vanno vissute in tutta la loro potenza e che racchiudono i legami umani necessari alla crescita di quell'entusiasmo che solo la condivisione di una speranza di cambiamento può dare. Lunedì sera, bastava sentire per un minuto soltanto, la convinzione di chi sa probabilmente che la lotta per la casa è appena iniziata per darsi una spiegazione di tutti quei sorrisi stampati sulla faccia della gente nella metro del ritorno. Dopo una settimana di mobilitazioni infatti i movimenti di lotta per la casa instancabili, hanno dato vita all'ultima giornata di corteo sfidando ancora una volta il ministro Alfano e il prefetto Pecoraro. Gli sceriffi dell'ultima ora avrebbero voluto l'adesione al “protocollo”, avrebbero voluto relegare tutti al silenzio ma le uova a Montecitorio e lo striscione al Colosseo non hanno rispettato il coprifuoco del regime dell'austeity facendo infuriare chi governa a colpi di decreti legge, arresti e manganello.

Martedì dopo la conferenza stampa che ha risposto alla vergognosa fiducia del parlamento al decreto Lupi ci ritroviamo Luca e Paolo ancora una volta ai domiciliari accusati di essere i promotori, le guide, i leader, i capi, le menti che organizzano il dissenso, che muovono migliaia di persone verso il centro della città contro il governo, contro questi “poveri” politici che hanno come unica colpa quella di impoverire la gente che governano. La classe dirigente di questo paese crede davvero di dichiarare una guerra aperta ai poveri senza che questi abbiano la volontà legittima di difendere i pochi diritti che hanno conquistato, senza resistere allo sciacallaggio di chi non sa più dove trarre profitto e depreda il diritto alla casa, all'acqua pubblica, ad un territorio sano, al rispetto dei minimi diritti e tutele sul lavoro. Quali leader possono rappresentare tutto questo? Luca e Paolo sono volti pubblici, la voce e la rabbia di tutti e tutte e le menzogne delle ordinanze di arresto, dei giornali, della digos svaniscono difronte alle giornate di mobilitazione di questo ultimo anno.

C'è un elemento infatti che sfugge alla controparte ma anche a tanti e tante, un elemento che scalda il cuore e che non si può ridurre a dettaglio ma è la sostanza che conta. Un elemento che smonta fin dal principio le accuse di leaderismo e che ha dimostrato che ogni volta che hanno arrestato qualcuno il movimento non si è né fermato né sfaldato. Il processo che ha portato ad un'evoluzione della lotta per la casa, alla costruzione di una soggettività di insolvibili che consapevole non solo scende in piazza costantemente ma è disponibile al conflitto. Un processo che vede protagonisti molti soggetti che quando si mobilitano fanno la differenza e che mettono a disposizioni voci, mani, corpi quotidianamente dentro e fuori gli spazi liberati.

Un processo che ha tanta strada da fare per essere all'altezza della sfida che questa fase richiede ma che ha avuto la forza di attaccare direttamente la rendita attraverso l'occupazione dell'invenduto, del patrimonio pubblico svenduto al privato, delle caserme dismesse. Ma non solo, ha fatto tanto altro ha cercato, con tutti i suoi limiti, di parlare alla città e di trasmettere la realtà che chi colpisce i movimenti di lotta per la casa attacca tutti. Tutti coloro che alzano la testa e che non vogliono più subire le politiche dell'impoverimento. Sul piatto c'è tutto questo la dignità che ci siamo presi che ci vogliono togliere e tutta quella che dobbiamo ancora conquistare.

Paolo e Luca liberi! Liberi tutti!

Movimenti per il diritto all'abitare e contro la precarietà e l'austerity

mercoledì 21 maggio 2014

PRESIDIO A BILBAO PER I PRIGIONIERI NO TAV


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Breve articolo per dimostrare la vicinanza reciproca che lega molti compagni italiani con quelli baschi,amicizie nate dalle lotte comuni ed una di queste è quella che accomuna i due territori contro l'alta velocità:in Italia è il movimento No Tav mentre in Euskal Herria è AHT Geltidu!
Ieri un presidio con striscioni e un centinaio di persone si è tenuta sotto al consolato italiano per protestare contro il progetto distruttivo della Tav e per la liberazione di quattro ragazzi italiani Chiara,Claudio,Mattia e Niccolò(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/05/no-terrorismo-per-i-prigionieri-no-tav.html )...avanti con la lotta,uniti!


NoTav: solidarietà dai Paesi Baschi per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.


Nella giornata di ieri, un presidio sotto il consolato italiano a Bilbao ha voluto portare la solidarietà al movimento notav, chiedendo la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Un centinaio di persone si sono quindi date appuntamento nel tardo pomeriggio di ieri, in vista del processo che inizierà questa settimana e che vede su di loro pendere l'accusa di terrorismo. Con uno striscione contro la criminalizzazione del movimento notav italiano, i notav baschi hanno quindi voluto dimostrare la loro vicinanza e la loro solidarietà nei confronti di tutto il movimento.
Riportiamo qui sotto il testo tradotto (da Un Caso Basco a Roma) dell’appello alla manifestazione di ieri davanti al consolato di Italia a Bilbao e Donostia, in solidarietà con il movimento No Tav e per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.
Solidarietà con la Val Susa, no alla criminalizzazione del movimento NO TAV!
Val de Susa NO TAV Elkartasuna! Kriminalizaziorik ez!
Il cordinamento di opposizione al TAV AHT Gelditu! Elkarlana y Mugitu! Mugimendua, movimento di disobbedienza civile contro il TAV, chiama a un presidio per oggi, 20 maggio, in solidarietà con 4 oppositori del movimento NO TAV dellaValle di Susa, che saranno processati in questi giorni in Italia.
Allo stesso tempo, vi informiamo che dalla Val Susa è stato lanciato un appello perché qualsiasi persona o collettivo possa aderire esprimendo la propria solidarietà all’indirizzo  appello10maggio@gmail com
Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò è importante ripetere i loro nomi, è importante pronunciarli a voce alta perché si sta parlando di quattro vite;di quattro attivist* NO TAV che sono in carcere dal 9 dicembre, distribuiti nelle prigioni di Alessandria,Ferrara e Roma.
Chiara, Claudio , Mattia y Niccolò sono stati accusati di terrorismo per aver suppostamente danneggiato compressore e per questo rischierebbero una pena di 30 anni di prigione. Il processo comincerà il prossimo 22 maggio.
Di cosa sono accusati esattamente? Li si accusa di aver partecipato ad una protesta nella quale suppostamente si danneggiò un compressore. Per due procure e un pubblico ministero dell’udienza preliminare, Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò tentarono con questa azione di danneggiare l’immagine dell’Italia. La situazione di isolamento nella quale si trovano queste persone, a seguito della chiusura delle indagini, va contro quello che si può leggere nell’articolo 3 del Convegno Europeo di Diritti Umani penitenziari.
Dal movimento di opposizione al TAV di Euskal Herria rifiutiamo il progetto del TAV e la sproporzionata accusa di terrorismo davanti la quale si trovano i nostr* compagn* di lotta, allo stesso tempo sollecitiamo la libertà immediata per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e l’ archiviazione degli atti giudiziali.

AHT Gelditu! Elkarlana
Mugitu! Mugimendua

martedì 20 maggio 2014

RINAUDO COME BELPIETRO

L'articolo di oggi parla del Pm anti No Tav Rinaudo,ed in particolar modo della bufala dell'aggressione subita da suo autista,ex carabiniere cui è stato tolto il porto d'armi,che si è inventato di sana pianta un attacco di alcuni fantomatici attivisti No Tav e che immediatamente è parsa assai di dubbia veridicità.
Ed infatti questo fatto non è mai successo e l'ex autista del Pm Rinaudo,che è stato licenziato,è indagato per simulazione di reato dopo gli accertamenti del caso,dopo che anche il magistrato ci aveva marciato su eccome.
Qui il link del pezzo(http://www.senzasoste.it/istituzioni-totali/l-aggressione-all-autista-di-rinaudo-era-una-bufala )che fornisce altri dettagli in un caso che ha avuto un prequel in quello famoso di Belpietro quando s'inventò pure lui qualcosa di simile,anzi di peggio addirittura un attentato(vedi:http://yespolitical.com/2010/12/28/attentato-a-belpietro-un-falso-ora-lo-dice-anche-il-giornale/ ).
A completare il tutto un articolo su Massimo Numa,giornalista de"La Stampa"schierato da sempre a favore dl Tav che cerca di arrampicarsi sui muri fornendo la notizia della falsa aggressione(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/10/giornalista-chi.html ).


L’aggressione all’autista di Rinaudo era una bufala!

Lo avevamo detto da subito: ” Lo strano caso dell’autista di Rinaudo…sembra quello di Belpietro!” e così è stato! Massimo Numa triste e sconsolato pubblica l’articolo che titola “L’ex autista del magistrato ha inventato l’aggressione No Tave parla di una storia triste, quella di Giuseppe Caggiano, autista (ex carabiniere) del pm con l’elmetto Antonio Rinaudo, che aveva denunciato il 10 aprile di essere stato aggredito sotto casa da tre individui che lo avrebbero apostrofato con un “servo dei servi”, e chiaramente l’aggressione era di stampo notav!
Lo aveva detto lui e lo avevano titolato i giornali, solerti a credere a tutte le bufale, anche quelle che puzzano lontano un miglio. Oggi l’autista (ex ci tiene a precisare Massimino nostro) è indagato per simulazione di reato perchè non c’è un riscontro oggettivo alla sua testimonianza.
Non ci andava un genio per capirlo, lo ripetiamo lo avevamo detto già chiaramente qui ” Lo strano caso dell’autista di Rinaudo… sembra quello di Belpietro!
Massimino tenta in qualche modo di giustificare il mitomane in questione, come dice ” è un padre di famiglia” e “forse la causa potrebbe essere lo stress di questo periodo, il desiderio – da ex carabiniere privato del porto d’armi – di ritornare in un ruolo operativo, a fianco di colleghi fortemente motivati e responsabilizzati“. Dice persino che ” “la “colpa” forse è solo dello stress e della fatica di ogni giorno, impegnato com’era in turni massacranti della scorta del pm che aveva fiducia in lui.
Invece quando era ora di indicare il movimento notav tra i responsabili tutti subito solerti a scrivere condanne in anticipo.