martedì 31 gennaio 2012

L'APPOGGIO ALLA VAL DI SUSA

Come anticipato a poche ore dalla notizia degli arresti avvenuti su tutto il territorio nazionale contro i manifestanti No-Tav(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2012/01/repressione-sbirresca-per-i-no-tav.html )ecco un articolo che allo stesso modo sempre su scala nazionale raduna tutti gli attestati di stima e di solidarietà verso i ragazzi arrestati e verso tutto il movimento.
Il post di Infoaut che è stato ripreso da Senza Soste fornisce links per approfondire le notizie di questi ultimi giorni riguardo a chi è in ancora in carcere e accumula tutte le parole di affetto e di appoggio,da quelle racchiuse in poche righe fino alle più concrete opere di volantinaggio,che gli italiani hanno voluto dedicare al popolo della Val di Susa.
A fronte di una repressione che di civile non ha nulla le dimostrazioni di protesta devono essere sempre più insistenti,chiare e decise,perché chi è contro usa la violenza gratuita e qui nessuno è più disposto a porgere l'altra guancia,se lotta dev'essere lotta sarà.

La straripante solidarietà al movimento No Tav.
L'operazione del procuratore Giancarlo Caselli contro il movimento No Tav ha scatenato una straripante attivazione di solidarietà con la Val Susa; non che non si fosse certi del sostegno ai quattro angoli del vecchio stivale che è sempre perventuto nella battaglia contro l'alta velocità, soprattutto nei momenti di necessità quindi di attacco della controparte, però gli arresti del 26 gennaio 2012 hanno scritto un'altra bella pagina della traduzione di No Tav in ogni territorio...
Molteplici e incontrollabili le azioni di solidarietà che si sono svolte in questi giorni, dai blocchi alla stazione di Napoli al murales di Bergamo, dal corteo in centro a Bologna agli striscioni di Ostia, e tanti altri potrebbero essere gli esempi fattivi di un No che attraversa l'Italia, dello sdegno e della rabbia contro gli arresti che hanno colpito tanti e tante No Tav.
Un segno della mareggiata di solidarietà e partecipazione, appoggio e vicinanza, l'abbiamo riscontrato - in maniera esponenzialmente differente dal recente passato, in momenti particolari di attacco ad esperienze di lotta o fratture compiute dal conflitto - affrontando la mole impressionante di comunicati di solidarietà ricevuti o recuperati lungo le mille vie della rete.
Centinaia e centinaia di documenti e volantini come di poche ma importanti righe. Un mare eterogeneo, composto da tanti e diversi: centri sociali, collettivi cittadini o studenteschi, occupazioni metropolitane, sindacati, partiti, reti sociali e chissà quante altre forme di progettualità politica; impossibile elencarle tutte!
Ragione per la quale è infattibile riuscire qui a riordinare tutti i comunicati di solidarietà, ci sarebbe piaciuto ma siamo ben contenti di aver incontrato questa difficoltà eccedente...! Consigliamo di dare un'occhiata alla sezione comunicati, lì abbiamo caricato tutto, lì si conserva la potenza di una solidarietà attiva e genuina, non relegata all'abitudine della formalità; in momenti come questi riteniamo sia fondamentale porsi sempre la domanda non solo di che cos'è il No Tav, ma soprattutto di cosa questo irriducibile 'niet' nato in una meravigliosa valle del Piemonte sia diventato e possa essere per il nostro paese, per la sua trasformazione, per la costruzione di quell'alternativa indispensabile e necessaria ma incompatibile con un sistema che crolla.
Per vincere, l'Italia ha bisogno della Val Susa, la Val Susa ha bisogno dell'Italia. Il No Tav non è un processo immaginifico, ma reale, non è una formuletta magica, ma concreto. Il No Tav non ricompone meccanicamente tutto, ma la sfida che le soggettività hanno dinnanzi, nei territori, sopratuttto nella fase di crisi che il nostro paese sta attraversando, non può che essere quella dello scardinamento degli steccati della differenza intorno all'adesione ad un No Tav come bene comune e collettivo; come ci insegna il movimento della Val Susa, e sono oltre vent'anni di movimento a testimoniarlo, ' si parte e si ritorna tutti assieme'!
Grazie a tutti e tutte; ora e sempre No Tav.
La redazione di Infoaut
www.infoaut.org
Link: GLI ARRESTI NON TORNANO
Link: MARIO IL BARBE’ AI DOMICILIARI! ANCORA PEZZI CHE CADONO DEL TEOREMA CASELLI


venerdì 27 gennaio 2012

TANTE BELLE PAROLA MA...

Dal 2000 si ricorda la giornata della memoria per lo sterminio di milioni di ebrei,zingari,comunisti e dissidenti e malati,insomma di quelli diversi dallo standard ariano che considero la macchia e l'episodio più tremendo al pari della schiavitù che l'umanità sia stata in grado di concepire.
Tante belle parole anche oggi da parte di tutti...forse troppi,e se l'esempio preso oggi(Repubblica.it)è il discorso del presidente del consiglio Monti devo pensare che anche Alemanno oppure qualche altro pezzo grosso della politica italiana dirà pubblicamente parole di reprimenda e cordoglio verso le vittime dell'olocausto.
Ed intanto queste frasi vengono dette meccanicamente,come automi inconsci cui viene schiacciato il tasto play,perchè se davvero queste parole fossero dettate dal cuore e soprattutto fossero recepite con l'animo aperto non si parlerebbe di nuovo di una costante ascesa dei movimenti di estrema destra che celano veri e propri nazifascisti in tutta Europa e con più pericolosità in quella dell'est.
Il"ma"del titolo del post è riferito anche a tutti gli altri olocausti che costellano il mondo intero,riferendomi particolarmente a quello del popolo palestinese perpetrato proprio da quello che ha avuto la grande maggioranza della perdita di vite durante l'obbrobrio dei campi di concentramento e di sterminio.
Voglio aggiunere il link che riporta a quelli dei post precedenti negli anni e che trattano di questo argomento:(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2011/01/se-questo-e-un-uomo.html )
aggiungendo solo una frase:ciò che salva le vittime è solo la determinazione a non diventare aguzzini.

GIORNATA DELLA MEMORIA

Monti: "Occorre vigilare
contro rigurgiti antisemitismo"Il messaggio del presidente del Consiglio per ricordare la Shoah: "Momento molto delicato per Italia ed Europa, xenofobia e intolleranza non intacchino i nostri valori fondanti".
ROMA - Il momento che Italia ed Europa stanno vivendo è molto delicato e "in questo contesto, più che mai,
occorre vigilare perché rigurgiti di antisemitismo, xenofobia, intolleranza non intacchino i nostri valori fondanti, vanificando lo sforzo che tutti insieme stiamo compiendo per consolidare la nostra convivenza civile". E' netto il richiamo del presidente del Consiglio Mario Monti in occasione della giornata della memoria.

Sottolineando la necessità di non dimenticare, in una ricorrenza consolidata "che vede la comunità ebraica dolorosamente protagonista nel ricordo della disumana criminalità nazista che ha generato la tragedia della Shoah", Monti ha anche ricordato le celebrazioni dell'Unità d'Italia appena passate, con il "giusto e grato rilievo al contributo apportato dalla comunità ebraica e da tanti illustri italiani ad essa appartenenti".

Il 150esimo anniversario dell'unità d'Italia, si legge nel messaggio del premier, "secondo le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stato occasione di un compiuto esame di coscienza collettivo e momento per interrogarsi sul valore della convivenza civile e sulla credibilità delle istituzioni, non di meno la Memoria cui ci richiama il 27 gennaio offre l'occasione per ancor più ampie riflessioni, dischiudendo l'orizzonte europeo. E' proprio nell'Europa unita che Alcide de Gasperi e i Padri fondatori hanno visto l'unica possibilità di scongiurare
il ripetersi degli eventi tragici che l'avevano marchiata: il nazismo e il fascismo, la guerra, la deportazione e lo sterminio di milioni di esseri umani".

Il ricordo della Shoah, dice ancora è alla base dei valori della Ue. "Il nostro Paese ha tratto insegnamento dagli errori e dagli orrori del passato e da questi ha costruito la sua identità sui valori di dignità umana, libertà, democrazia e uguaglianza: gli stessi valori sui quali è nata e si è rafforzata l'Unione europea". E oggi più che mai, secondo il presidente del Consiglio, "la storia e la sua memoria chiedono l'impegno ed il coraggio di tutti ad ogni livello".

Monti ricorda di avere avuto già modo di dire che "la crisi (ogni crisi, aggiungo) per essere superata in tutti i suoi gravi profili richiede di guardare in avanti con coraggio, con speranza, ma anche di riscoprire le proprie radici; lo ribadisco oggi, anche con maggiore forza. La memoria della Shoah", dice ancora, "è la parte costitutiva di queste radici, ancoraggio che impedisce di abbandonare la meta, che resta sempre quella della pace, della giustizia, della libertà per ogni uomo e per ogni popolo".

giovedì 26 gennaio 2012

REPRESSIONE SBIRRESCA PER I NO-TAV

Notizia fresca quella della rappresaglia sbirresca avvenuta nella notte contro decine di antagonisti no-tav che hanno manifestato negli scorsi mesi in Val Susa e sono stati identificati come presunti protagonisti di scontri durante tali manifestazioni.
A parte il fatto che nessuno sbirro fino ad ora risulti lontanamente indagato per le numerosi e gravi lesioni arrecate ai dimostranti è tutta da chiarire la colpevolezza di questi ragazzi arrestati e che provengono da tutta Italia con una maggioranza geografica piemontese.
Le news stanno arrivando in queste ore e in futuro ci saranno aggiornamenti:per ora l'articolo è preso da"La Repubblica.it".

Blitz all'alba contro l'ala antagonista
Ventisei arresti in mezza Italia

La polizia ha avviato l'operazione nei confronti dei duri del movimento. Le manette sono scattate a Torino, in Valsusa, a Milano e in altre zona d'Italia. In carcere uno dei leader di Askatasuna, perquisiti altri tre centri sociali. Manifestazione a Villarfioccardo sotto casa del consigliere comunale finito in cella
di MEO PONTE
(26 gennaio 2012)

mercoledì 25 gennaio 2012

I FANATICI CATTOLICI E L'ARTE

Avevo appreso di questa notizia durante il notiziario di mezzogiorno del Tg3 e ho voluto documentarmi maggiormente sullo spettacolo in scena a Milano del regista cesenate Romeo Castellucci dal titolo"Sul concetto di volto del figlio di Dio"che parla di un anziano con gravi problemi di senilità ed il proprio figlio diviso tra l'amore ed il rispetto per il padre ed il senso di rabbia e frustazione che una tale situazione apporta.
Fin qui nulla di scandalistico,osceno e blasfemo si direbbe,ed invece gli estremisti cattolici hanno cominciato una crociata,aiutati da Vaticano Spa,contro il regista,arrivando a vere e proprie minacce e ad una comica messa"di riparazione"celebrata ieri sera davanti al teatro Parenti di Milano.
Oltre alle proteste un tentativo d'irruzione di ben una trentina di fognanuovisti aiutati da un gruppetto di milithianocristoforicistici giunti direttamente da Roma,presumo fancazzisti appoggiati dai soldi del clericofascismo romano.
Articoli presi in ordine da"La Stampa"e dal"Corriere della Sera".

Castellucci: contro di me una fatwa cristiana

Il regista del discusso “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”
“Non mi interessa lo spettacolo, è l’atmosfera che mi spaventa”

FRANCESCO BONAMI
Avevamo intervistato Romeo Castellucci in occasione delle violente proteste contro il suo spettacolo Sul concetto di volto nel figlio di Dio in Francia. Oggi però la situazione sta assumendo tinte molto più cupe dopo che anche il Vaticano si è schierato a favore di gruppi che Castellucci non ha timore a definire con amarezza «fascisti e antisemiti». Abbiamo raggiunto il regista a Cesena, il suo buen ritiro, da dove con la Societas Raffaello Sanzio progetta le sue travolgenti tournées. E’ forse l’unico vero erede di Carmelo Bene ma l’impatto internazionale del suo teatro è di gran lunga superiore a quello dell’insuperabile maestro.

Castellucci, come si spiega una reazione così dura?
«Quando lo spettacolo aprì a Parigi tutti giornali hanno diffuso notizie false dicendo che si gettavano veri escrementi sull’immagine di Cristo. Cosa assolutamente non vera, veniva usato semplicemente colore».

Ma Parigi è acqua passata, adesso addirittura il Papa ha preso posizione contro lo spettacolo.
«Ci troviamo davanti ad una specie di “fatwa” cristiana e la cosa è gravissima. Una cultura che vuole tornare all’inquisizione e alla censura dell’arte. Dello spettacolo non me ne frega niente, è l’atmosfera che mi spaventa.

Un’atmosfera che vuole la morte dell’arte dimenticando che arte e religione sono nate mano nella mano. L’arte è nata come gesto sacro. E’ grave che le autorità ecclesiastiche ascoltino la voce di gente che sta facendo il processo alle intenzioni, attaccando violentemente attori, spettatori, minacciando la libertà di pensiero. Rifiutando il dibattito. Considerando nemici tutti coloro che parlano del volto di Cristo fuori dagli stereotipi. Perchè il Vaticano non accetta il confronto e l’incontro con chi parla una lingua diversa da quella dogmatica? Io sono disponibile. In un momento in cui la le religioni hanno acquistato una potenza identitaria così forte, negare la sua interpretazione da parte dell’arte è pericolosissimo».

C’è chi dice che tutto questo le fa pubblicità.
«Non è questo tipo di attenzione che mi interessa e che cerchiamo».

L’arte, il teatro, possono aiutare a ritrovare immagini sacre per la nostra società?
«Certo. C’è infatti questa gelosia, invidia, per arte che è in grado di produrre immagini spirituali, immagini che ti possono ancora mettere in crisi».

Una crisi che sfocia in violenza
«Si è scatenata una campagna violentissima come si era già avuta, qualche anno fa, davanti alla fotografia Piss Christ dell’artista Andreas Serrano».

Una provocazione ?
«Assolutamente no. Il problema è che la gente non sa più riconoscere un immagine assolutamente cattolica, che passa attraverso il corpo, che fa parte della passione. Non c’è più nulla di blasfemo nell’urina e nelle feci una volta che Gesù ha deciso con l’Eucarestia di passare dal nostro corpo».

La religione che fa scandalo e che è attaccata dal fondamentalismo religioso, una contraddizione.
«Una contraddizione enorme fra questa vena iconoclasta e la foga di apparire della Chiesa. Ma quando la Chiesa abbraccia la comunicazione è il segnale di una malattia terminale».

Quale dovrebbe essere la risposta della Chiesa al nostro tempo?
«Piuttosto il silenzio. Non certo le dichiarazioni e gli slogan»

Cosa muove le persone che ti attaccano?
«Sono manipolati da qualche politico molto scaltro. Ma la cosa lugubre è che sono diciottenni vestiti benissimo. Qualcosa che ricorda la gioventù nazista .. Nessuno si capacita di questa violenza non solo verbale. A Rennes la polizia ha dovuto chiudere il centro. In sala hanno trovato cinque coltelli».

Hai paura?
«Moltissima. Gli attori però sono i veri eroi quando salgono sul palcoscenico».

Una reazione molto simile a quella dei fanatici islamici.
«Assolutamente simile. Infatti in Francia i fondamentalisti islamici si sono uniti ai giovani cattolici perché secondo loro offendevo anche il profeta Issa che poi è Gesù».

La sindrome di Salman Rushdie
«Un po’ quel rischio c’è. Mi mandano link con immagini di veri cadaveri, dicono che mi uccideranno».

Ma cosa ci sarebbe di blasfemo nel tuo spettacolo?
«Nulla di blasfemo. Il nome di Dio è blasfemo per l’Antico Testamento. Per l’arte condanna o redenzione è la stessa cosa. Ma l’assurdo è chi attacca lo spettacolo non lo ha neanche visto».

Ce lo spieghi lei.
«Un piano sequenza, questo padre incontinente e il figlio che gli cambia il pannolone tante volte. Sullo sfondo il famoso Cristo di Antonello da Messina. A poco a poco il salotto è invaso da pannoloni. C’è un aspetto iperrealista con anche l’odore. L’equazione: feci=Gesù ha scatenato reazioni violentissime».

Si meraviglia?
«Ma la “merda” è la materia per antonomasia, ciò che rimane».

C’è anche una metafora politica.
«Sicuramente. Quando lo abbiamo presentato ad Atene gli spettatori lo hanno visto come l’eredità lasciata dai padri ai figli costretti a pulire la loro merda economica e sociale».

Nessun problema in Grecia?
«Nessuno»

Allora perchè tutta questa veemenza oggi?
«E’ come se Gesù appartenesse a questa gente. Sarebbe bello poter liquidare il tutto con una risata ma non si può»

I media da che parte stavano in Francia?
«Dalla parte della libertà di espressione ma in modo ambiguo. Tutti sanno che non sono un provocatore. Ma faceva notizia e comodo continuare a portare avanti questa immagine falsa della provocazione. Ho sentito l’impotenza di dire la verità. Una tragedia della comunicazione. Ma la buona notizia è che ancora è possibile fare uno spettacolo teatrale che scuota l’attenzione dell’opinione pubblica».

Cosa vuol dire fare cultura ?
«Scegliere. Scegliere di guardare. Quando si fa cultura si sceglie di stare con gli altri».

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Debutta Castellucci: applausi a teatro e tensioni in piazza
Messa di protesta di 150 ultrà cattolici

MILANO - La protesta dei cattolici contro il teatro «blasfemo» di Romeo Castellucci si spegne mezz'ora prima dell'inizio dello spettacolo. Evapora in un piazzale immenso, distante due isolati, dove i gruppi di manifestanti (centocinquanta in tutto) sono stati costretti come al confino. E, poi, accerchiati da carabinieri e polizia in assetto antisommossa, con i blindati a chiudere strade e a presidiare ogni ingresso nel raggio di un chilometro.
Ci sono uomini, donne e anziani con in mano un cero acceso che intonano canti e dicono il rosario. Arrivano con i pullman dal Veneto: Vicenza, Asolo, Treviso, Padova. Sono quelli del Movimento con Cristo per la Vita. Li raggiungono i romani di Militia Christi con le bandiere e i megafoni. I milanesi, pochi. C'è un delegato dell'Ordine dei Cavalieri Templari che distribuisce biglietti da visita. Ma è evidente da subito a tutti, dalle 18.30, l'ora dell'appuntamento, che il sogno di replicare la protesta inscenata dai cugini francesi lo scorso autunno rimarrà un sogno. La sparuta piazza del no a Castellucci finirà per spaccarsi quando nell'aiuola centrale parcheggia un piccolo camion telonato: è la cappella mobile del discusso prete lefebvriano, don Floriano Abrahamowicz, che dirà la messa «riparatoria». E, poi, sulla scena irrompe un altro elemento di disturbo, anche di tensione. Al confino, nel prato centrale di quel piazzale già ridondante di bandiere e striscioni, arriveranno portati di peso trenta esponenti di Forza Nuova. Erano riusciti sì ad arrivare a venti metri dal teatro, gli agenti li hanno sollevati di peso e trascinati due isolati più in là. Delusi e sdegnati gli anti Castellucci («ci hanno impedito di manifestare, ci hanno teso una trappola»), sorpresi gli ospiti del teatro, che hanno dovuto mostrare il biglietto alle forze dell'ordine prima che alle maschere. Ci sono, tra gli altri, Ornella Vanoni e il teologo Vito Mancuso. Il filosofo Giulio Giorello dice di essere venuto «per testimoniare».
L'atteso e alla fine applaudito spettacolo di Castellucci intitolato al volto di Gesù è così andato in scena ieri sera senza incidenti e secondo copione al teatro Franco Parenti di Milano. «È ben triste constatare - riflette Giorello nel foyer - che in una città di tale storia politica e tradizione illuminista si sia ancora costretti a dover scendere in campo a difesa della libertà di espressione». La cultura deve potersi esprimere «a prescindere dai contenuti», dice l'assessore di Milano Stefano Boeri, convinto che la presa di distanza del cardinale Scola e del Vaticano «sia stata solo un equivoco».
Paola D'Amico e Paolo Foschin

martedì 24 gennaio 2012

LO SGOMBERO A SAN PAOLO

La rivolta che sta sconvolgendo San Paolo in Brasile e che sta insanguindnao la favela di Pinheirinho può essere considerata come la resistenza allo sgombero più vasto del mondo visto che si tratta di un territorio con circa novemila abitanti che dovrebbero lasciare le proprie case e baracche senza nessuna alternativa abitativa se non quella di non aver più un tetto sopra le loro teste.
Questa periferia è nata su un terreno immenso che era stato un'azienda poi fallita ed abbandonata,quindi occupata da migliaia di persone e le crescenti pressioni di costruttori e una speculazione sempre maggiore hanno fatto sì che il governo locale abbia inviato duemila poliziotti di domenica per le strade del quartiere dove già erano sorte barricate con gli abitanti pronti a difendere il territorio fino alla morte:infatti fin'ora sono sette i morti ammazzati con il timore che la cifra possa aumentare.
Articolo preso da Senza Soste,sempre a fianco con chi è in lotta!

Brasile: la resistenza di Pinheirinho.
All'alba di questa mattina le squadre antisommossa della polizia militare di San Paolo sono entrare in azione per sgomberare la favela di Pinheirinho a San Jose dos Campos. Almeno 7 i morti negli scontri ancora in corso tra abitanti e polizia. Lo sgombero è avvenuto dopo che il giudice federale Carlos Alberto Antonio si era pronunciato favorevole a prendere possesso dell'area occupata dalla favela, respingendo i ricorsi, ma rimandando la decisione definitiva ad altre cariche del sistema giudiziario brasiliano. D'altronde con il fallimento dell'impresa immobiliare Selecta le autorità dello stato federale di San Paolo non si erano mostrate inclini ad evitare lo sgombero e a continuare il percorso di riqualificazione urbana partecipato e avviato da un pezzo con la comunità degli abitanti. Per qualcuno dopo l'uscita di scena degli speculatori di Selecta il territorio di Pinheirinho deve aver assunto la forma del dollaro!
Ed i primi ad accorgersene sono stati proprio gli abitanti che già lo scorso 11 gennaio durante una grande assemblea avevano deciso ad acclamazione che la parola d'ordine e la pratica di lotta contro lo sgombero sarebbe stata “resistenza!”, e così è stato. [il video degli ultimi minuti dell'assemblea]
Da settimane si sono svolte numerose iniziative di lotta per denunciare il rapporto tra speculazione edilizia e sgombero: occupazione dell'autostrada, volantinaggi, iniziative sotto i palazzi delle autorità, presidi e tentativi di apertura di trattative. In questo modo il movimento di Perheirinho è riuscito a crescere e diverse organizzazioni di lotta e sindacati si sono uniti alla protesta portando le ragioni del movimento anche fuori lo stato federale di San Paolo.
Ieri in un volantino distribuito a San Jose dos Campos si poteva leggere: “la presenza fisica di tutti è fondamentale in questo momento. Le iniziative degli avvocati e le vie legali sono importanti, ma la presenza fisica è decisiva! Lo sgombero potrebbe arrivare in qualsiasi momento. Domani vogliamo tutti gli attivisti presenti. Facciamo appello a tutte le organizzazioni e movimenti ad uscire domani per la città di San Jose dos Campos e partecipare alla resistenza di Pinheirinho. Questa è la nostra lotta! 100% Pinheirinho!”. I 9000 abitanti dell'immensa periferia facevano appello alla solidarietà e invitavano a salire sulle alte barricate di pneumatici che il movimento stava allestendo per resistere allo sgombero ormai percepito come imminente.
I plotoni dei reparti antisommossa della polizia militare hanno fatto ingresso nel grande quartiere coperti dall'alto da alcuni elicotteri ed hanno intimato di abbandonare immediatamente le case, le strade e le piazze. La risposta degli abitanti non si è fatta attendere e i primi cordoni di manifestanti hanno tentato di farsi strada per difendere le barricate. Protetti da scudi e caschi e con in pugno bastoni la prima fila della resistenza di Pinheirinho ha fronteggiato per ore l'incredibile dispositivo repressivo prima di fare i primi passi indietro. Lanci di pietre e pneumatici in fiamme da una parte e gas lacrimogeni sparati dagli elicotteri e dai celerini dall'altra. Poi le fucilate e i primi manifestanti cadono a terra uccisi dalla polizia (secondo le fonti del movimento si tratta di 7 ragazzi ma nelle prossime ore il conto potrebbe aumentare). I Feriti sono numerosissimi, tra loro bambini e donne incinta. Le associazioni per i diritti dell'uomo brasiliane parlano di un vero e proprio massacro che non sta risparmiando nessuno tra anziani e minori. Mentre la polizia tenta di avanzare e sigilla le case che sono finite sotto il suo controllo la prefettura di San Jose dos Campos non ha ancora inviato nessun funzionario che dia almeno qualche indicazione alle famiglie sgomberate. Il mix letale preparato dalle autorità contro gli abitanti di Pinheirinho sembra essere composto da repressione omicida e abbandono totale. Una vera e propria punizione esemplare contro una periferia ribelle che sta osando di opporre giustizia sociale e dignità agli interessi degli speculatori.
Seguiranno aggiornamenti.

Traduzione di una lettera scritta da una compagna al movimento.
GENTE, UNA COMPAGNA DELLA ZONA SUD DI SAO JOSE DOS CAMPS HA INVIATO UN RACCONTO SULLA SITUAZIONE DELLA GUERRA DEL PINHEIRINHO. QUESTO RACCONTO RIGUARDA LE ULTIME ORE.
Helena Silvestre
Continuano ad uccidere, picchiare,aggredire e umiliare donne, bambini, persone anziane qui a Pinheirinho. Siamo qui dalle 10 del mattino e già abbiamo visto cose assurde. Gente ferita per strada e ci lanciano bombe di gas urticante dagli elicotteri. Ci sono compagni morti, ancora non sappiamo il numero esatto ma almeno 3 sono confermati. Il numero dei feriti è impossibile da calcolare. Spari in ogni momento contro di noi. L'aria è irrespirabile tanti i lacrimogeni e il gas urticante. I Bambini non smettono di piangere. Il popolo è ferito ma è ancora forte. Siamo in lotta per i nostri diritti e per una società in cui non dobbiamo morire per avere una casa. Chi vuole solidarizzare, per favore, divulghi queste notizie attraverso e-mail e Facebook e pagine varie. Io ritorno in guerra.
Traduzione di una poesia sulla battaglia di Pinheirinho scritta in queste ore
I Pini Rossi
I pini del mondo hanno perso il loro verde caratteristico
Li ha fatti diventare rossi un maledetto politico!
Sangue di lavoratore
Nelle terre di uno speculatore
Neanche il profumo delle Arabie puliranno
Questo vile e codardo tradimento
Ne siamo certi: no, non ci saranno rielezioni!
Piange Pinheirinho!
Piange il Brasile! Piange il mondo
Reagisci Pinheirinho! Reagisci Brasile!
Si ribelli il Mondo
tratto da www.infoaut.org
22 gennaio 2012

sabato 21 gennaio 2012

PASSI AVANTI NEL CREMASCO

Oggi si parla di importanti traguardi conquistati nel campo sociale da parte di Crema e di Rivolta d'Adda cominciando a parlare dall'ultimo importante passo avanti portato a termine dal comune al confine tra il cremasco e le province bergamasche e milanesi.
Notizia dell'inizio dello scorso mese è il riconoscimento da parte del comune delle coppie di fatto che potranno usufruire degli stessi diritti riservati alle unioni matrimoniali con evidenti vantaggi in termini economico-sociali per coloro che scelgono di stare assieme senza il vincolo coniugale.
Invece la municipalità cremasca su proposta di Franco Bordo ha approvato quasi all'unanimità una mozione con la quale si invita da subito il parlamento italiano ad approvare leggi specifiche contro ogni forma di violenza e discriminazione verso tutti gli orientamenti sessuali impegnandosi immediatamente per approvare in sede locale una serie di provvedimenti per la prevenzione e la repressione di tali discriminazioni.
Il"quasi"di prima è dovuta al ducetto cremasco Fulvio Lorenzetti che si è astenuto dal voto,e sinceramente mi scuso col buon Franco di aver messo il suo nome nello stesso post assieme a quello di questo uomo picoolo piccolo(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/05/il-circolo-destronzo-del-boss-apre.html ).
Gli articoli seguenti sono presi dal sito"Crema on-line"(http://www.cremaonline.it/primopiano.asp ).


Consiglio comunale. A Crema è stata approvata la mozione per la prevenzione e la lotta all'omofobia
alla transfobia
di Andrea Galvani
 
Crema - Il Consiglio Comunale di Crema nella seduta di ieri, 19 gennaio, ha approvato quasi all'unanimità, con una sola astensione, la mozione per la prevenzione e la lotta all'omofobia e alla transfobia presentata dal capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà Franco Bordo.

La specifica norma
Dando seguito alla mozione, il consiglio comunale sollecita il Parlamento all'approvazione di una normativa specifica che tuteli le cittadine e cittadini contro ogni forma di manifestazione di tipo omofobico e transfobico, invita il Governo a contrastare il fenomeno e impegna la Giunta ad adottare una serie di provvedimenti.

Cultura delle differenze
Concretamente dovranno essere messe in pratica "iniziative utili a far si che la giornata mondiale contro l’omofobia abbia nel territorio comunale un’adeguata risonanza e veda il coinvolgimento delle istituzioni regionali e provinciali e a promuovere, anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore educativo e scolastico, iniziative destinate a sensibilizzare l'opinione pubblica verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica".

Uguaglianza e cultura
In consiglio comunale Stefania Bonaldi ha espresso il proprio parere favorevole alla mozione di Bordo sottolineando la necessità di superare il timore della diversità. Dello stesso avviso, citando il "diritto all’uguaglianza", il capogruppo dell'Udc Martino Boschiroli, seguito a ruota dal candidato sindaco dei Verdi Gianemilio Ardigò. Per Gianni Risari - educatore e capo scout - è necessario richiamare con forza al "rifiuto delle discriminazioni ed al supporto educativo da fornire alle giovani generazioni”. La cultura potrà contribuire al superamento delle discriminazioni, ha aggiunto Walter Della Frera in chiusura di dibattito. Sottoposta al voto la mozione ha quindi raccolto il parere favorevole di tutti, Lega e PdL compresi.

L'astensione
Unico astenuto Fulvio Lorenzetti, PdL, spiega: "Mi sono astenuto perché ho trovato il tutto un po' suspicioso, soprattutto quando durante il dibattito si è discusso dei campi di concentramento, degli zingari e di cose che sinceramente non c'entrano niente con la mozione. In sostanza non trovo corretto che per riconoscere una categoria si finisca per discriminare le altre. Comunque sia, io personalmente non ho proprio niente contro nessuno e sono convinto che ciascuno possa dar seguito alle proprie preferenze sessuali a casa propria".
FILES ALLEGATI:
Scarica il testo della mozione
Coppie di fatto, Rivolta d'Adda dice sì. Entro gennaio verrà istituito il registro delle unioni civili. Piazzoni: "segno di grande civiltà"
di Rebecca Ronchi
Rivolta d'Adda - Il Consiglio Comunale di Rivolta d'Adda ha approvato l’istituzione del Registro delle Unioni Civili. L'iniziativa ha preso le mosse dalla mozione presentata da Mino Melini e sostenuta dal sindaco Fabio Calvi, dando il via libera al riconoscimento delle cosiddette 'coppie di fatto' ed aprendo la strada ad una equiparazione tra i conviventi, anche dello stesso sesso e le coppie sposate, almeno nell’accesso ad alcuni servizi regolati a livello comunale.

I numeri
La proposta di Rivolta delle Idee è passata per tre voti a due grazie alle cinque astensioni di RivoltiAMO e ai voti favorevoli del primo cittadino e dell’assessore Piero Palella. Contrari Marianna Patrini e Paolo Cremascoli della Lista per Rivolta. Cinque gli astenuti: Boschetti, Carera, Cirtoli, Nava, Vergani.

Diritti alle coppie di fatto
"Con questo atto - spiega il presidente di Arcigay Cremona Gabriele Piazzoni - le coppie conviventi da almeno un anno, anche dello stesso sesso, potranno vedere riconosciuto il proprio legame; un segno di rispetto verso forme di convivenza fondate sull’amore e sulla solidarietà, che non trovano riconoscimento nella normativa nazionale. Nonostante spetti al legislatore statale la creazione di uno status giuridico nuovo, il Consiglio Comunale di Rivolta d’Adda ha dimostrato la propria disponibilità a garantire, almeno a livello locale, alcuni importanti diritti anche per le coppie non sposate. Le coppie di fatto, dopo un anno di iscrizione nel registro, potranno presentare domanda per gli alloggi popolari".

In altri Comuni
"Con l’approvazione della proposta il Consiglio Comunale, oltre ad impegnare la Giunta all’istituzione del Registro delle Unioni Civili, ha sostenuto la necessità di assicurare a chi si iscriverà al Registro “l’accesso a tutti i procedimenti, benefici e opportunità amministrative di varia natura, alle medesime condizioni riconosciute dall’ordinamento alle coppie sposate o assimilate”. Auspichiamo che anche altri comuni della Provincia seguano il virtuoso esempio di Rivolta d'Adda" ha concluso Piazzoni.

venerdì 20 gennaio 2012

NON CI CREDE NESSUNO!

Non ci crede davvero nessuno che un ragazzo caduto a terra praticamente da altezza zero con uno sbirro abbia la testa rotta e un polmone seriamente danneggiato così come la polizia ha comunicato tramite il personale medico del policlinico di Milano(medici e sbirri a braccetto come al San Paolo caso Dax per sputtanare gente e insabbiare fatti).
Non ci crede davvero nessuno che questo tifoso genoano non sia stato massacrato di botte da un gruppo di merde in divisa che avendo avuto freddo ieri sera non hanno trovato di meglio che scaldarsi picchiandolo selvaggiamente.
L'unica cosa positiva pare che Massimo Moro ora non sia in pericolo di vita e speriamo che possa parlare di questa vicenda e che non possa subire danni permanenti come per il bresciano Paolo(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/search?q=paolo+tifoso+brescia )pur essendo quasi certo che chi ha sbagliato anche per questa volta non sarà nè processato e quindi tantomeno condannato.
Optando in una giustizia del popolo contro questi infami che spadroneggiano sempre e comunque.
L'articolo riportato cui non condivido molti punti lo posto per mero dovere di cronaca:un tifoso(forse)ubriaco e quindi già colpevole,un allenatore che caga merda dalla bocca e il solito paraculismo di giornalisti che all'estero non firmerebbero neppure cambiali è tratto da Indymedia riprendendo Repubblica.
Vicino al tifoso ferito e a tutta la tifoseria genoana soprattutto con il G.A.V. unitamente ai ragazzi della Certosa auguro una pronta guarigione a Massimo ed una lunga degenza ai colpevoli in divisa.
Sbirri,merde siete e merde resterete.

Rissa con poliziotto durante controllo grave tifoso del Genoa.

Massimo Moro, 38 anni, era ubriaco. Fermato per un controllo, avrebbe dato in escandescenze venendo alle mani con un agente e poi, cadendo, avrebbe battuto la testa. Secondo i sanitari, avrebbe avuto anche una reazione allergica a un sedativo. È ricoverato al Policlinico nel reparto di neurorianimazione, ma non è in pericolo di vita. E' in stato di fermo
MILANO - Un tifoso del Genoa è ricoverato all'ospedale in gravi condizioni, a Milano, al seguito di uno scontro con un agente di Polizia. L'incidente sarebbe avvenuto, secondo la Questura, durante una colluttazione con un agente che cercava di riportarlo alla calma durante un controllo. Ma l'uomo - Massimo Moro, 38 anni di Genova - ha battuto la testa ed è stato ricoverato nel reparto di neurorianimazione del Policlinico.

L'uomo è in stato di fermo. La prognosi, secondo quanto fa sapere la Questura, è riservata, ma non sarebbe in pericolo di vita. I sanitari hanno comunicato al cognato - che era arrivato da Genova con lui in un pullman con altre 25 persone ma ha saputo della colluttazione solo alla fine della partita - che l'uomo era stato sedato allo stadio, ma ha avuto una reazione allergica. Inoltre sarebbe stato intubato perché stava soffocando nel suo vomito.

La ricostruzione. Intorno alle 20.15 Moro, è stato trattenuto al varco 9 dello stadio Meazza, prima dell'inizio della partita, perché ubriaco. Dopo avergli impedito l'ingresso, le forze dell'ordine lo hanno portato a un vicino posto di Polizia mobile per un controllo. Qui è stato separato dal cognato e da due amici, che hanno chiesto agli agenti quando l'avrebbero rilasciato. "Dopo la partita", avrebbero detto i poliziotti.

A quel punto - secondo quanto racconta la Questura - Moro, non si sa se per un motivo in particolare o solo perché aveva bevuto troppo, ha dato in escandescenze cercando di aggredire un agente. Un altro poliziotto è intervenuto per cercare di bloccarlo e durante la colluttazione entrambi sarebbero caduti a terra.

Ad avere la peggio sarebbe stato l'uomo che ha picchiato la testa e ha riportando un trauma. Soccorso in stato di semi-incoscienza, è stato trasportato d'urgenza al Policlinico. Non è chiaro in quale momento gli sia stato somministrato il sedativo che - secondo i sanitari - ha causato la reazione allergica né quando abbia iniziato a respirare il proprio vomito.

L'unica cosa che appare certa è che non è in pericolo di vita. La questura ha assicurato che in mattinata saranno resi noti ulteriori dettagli sulla vicenda.

Le reazioni. All'ospedale, oltre al cognato e ai due amici, è arrivato anche un gruppo di 15 tifosi rossoblu, giunti dopo la fine della partita a San Siro. "Era con noi - hanno raccontato i suoi amici - e forse ha reagito male. Gli agenti lo hanno portato via di peso, strattonato, ma nulla faceva pensare che la situazione degenerasse. Infatti noi siamo entrati comunque dentro lo stadio e abbiamo seguito tranquillamente la partita. In mattinata cercheremo di capire cosa è successo e magari chiameremo un avvocato. Soprattutto vogliamo sapere se ha lesioni interne".

Amaro il commento di Claudio Ranieri, tecnico dell'Inter. "E' il brutto del nostro calcio e della nostra società", dice il tecnico nerazzurro. "Quello di stasera è un episodio che non va bene. Bisogna andare allo stadio come al cinema o al teatro. Chissà se mai ci riusciremo".

Related Link: http://bit.ly/yCoJFu

giovedì 19 gennaio 2012

LA SICILIA TRA FASCISTI,COMPAGNI E MAFIOSI

Cè molta confusione sulla serrata che sta portando la Sicilia in una paralisi di approvigionamenti di carburanti e di beni dovuta allo sciopero di autotrasportatori,agricoltori,pastori e marittimi legati al movimento dei forconi,dove ogni tanto emergono personaggi legati alla mafia,fascisti e compagni.
E probabilmente è tutto un miscuglio di sovracitati che alla faccia dell'apoliticità(presunta)di questa protesta qualcuno voglia mettere lo zampino con dichiarazioni più o meno velate.
In principio oltre ai lavoratori incazzati si sono unite voci di forzauovisti come nel primo articolo riportato da"controlacrisi.org"passando per dichiarazioni di politici che vedono nelle trame del movimento dei mafiosi passando ai centri sociali che partecipano attivamente alla lotta(articolo numero due preso da Indymedia)finendo addirittura a collaboratori dell'Mpa del governatore Lombardo dal quale tutti vogliono le dimissioni.
Intanto di questa protesta passata in sordina nei primi due giorni si sta già parlando maggiormente nei notiziari e sui quotidiani(solo Internet come al solito ha dato da subito rilievo alla cronaca)ed è da sottolineare che come in altri casi(ne cito solo due,Avola e Reggio Calabria)un gesto rivoluzionario parte dal sud Italia:la Sicilia è sempre stata fucina di menti brillanti e di compagni combattivi che dovrebbero prendere in mano le redini della situazione e non lasciarla nelle zampe di qualche ratto come accadde in Calabria nei primi anni settanta.

Ai forconi,siam fascisti!

“La lotta dei contadini siciliani per la sovranità alimentare e il ritorno alla centralità dell'agricoltura, e ai valori del mondo contadino, e la protesta degli autotrasportatori per la defiscalizzazione dei carburanti, non possono non catalizzare l'attenzione e la solidarietà attiva di Forza Nuova". Questo l'incipit della nota stampa del partito fascista di Roberto Fiore. In queste ore, in rete, si fa un gran parlare di quanta vicinanza ci sia tra il Movimento dei Forconi che sta contribuendo a mettere in ginocchio la Sicilia, e il partito Forza Nuova. Vicini, solidali, stessa cosa? Ebbene, controlacrisi.org è riuscita a trovare il nesso che porta direttamente il Movimento dei Forconi tra le braccia di Forza Nuova. Il cognome che lega il tutto è Morsello. Non “quel” Morsello cantautore nero e ideatore di Forza Nuova, ma Morsello Martino, leader del Movimento dei Forconi e segretario di Altra Agricoltura Sicilia. Ebbene il signor Morsello Martino, che si definisce una “vittima dell'usura bancaria” ha una figlia, Antonella Morsello, camerata (e dipendente) di Forza Nuova Terni. Fin qui, si potrebbe obiettare, nulla di male. Un padre non è responsabile dell'attività politica della figlia. Peccato, però, che il legame tra Antonella e papà Martino non sia solo familiare, ma anche politico. Non a caso, in data 28 maggio 2011, Martino Morsello è stato tra i relatori di un convegno sull'usura bancaria, presieduto dal segretario provinciale di Forza Nuova di Terni Marco Petrelli, che si è aperto proprio con il saluto di Antonella Morsello, presentata come "anima e promotrice del convegno". Un convegno che, tra l'altro, è anche stato seguito e registrato da Radio Radicale e di cui si può trovare facilmente traccia sul sito della radio (QUI IL LINK). Ecco, quindi, che continuare a sostenere di essere apartiti, per un Movimento come quello dei Forconi, inizia ad essere quantomeno pretestuoso se al proprio vertice siede una famiglia di forzanovisti doc. Altro che “lontani da ogni volontà di strumentalizzazione” come conclude nel suo comunicato Roberto Fiore.
Palermo : Centri Sociali al fianco dei "forconi" in lotta!
 
Oggi per tutta la giornata una trentina di compagni/e dei centri sociali palermitani Anomalia e Laboratorio Arrigoni hanno partecipato e sostenuto il presidio del Movimento dei Forconi e degli autotrasportatori, svoltosi all’altezza di via oreto - rotonda di via regione siciliana - imbocco dell’autostrada, dove i manifestanti circa centocinquanta, hanno piu’ volte attuato dei blocchi stradali a singhiozzo mandando in tilt l’intero traffico in entrata e in uscita da Palermo.
La protesta popolare che si sta diffondendo in Sicilia come tutte le proteste di questo tipo sono complesse, di massa e contradditorie, ma di sicuro parlano il linguaggio della lotta contro la globalizzazione, contro equitalia e lo strozzinaggio legalizzato che sta mettendo in miseria larghe fasce della societa’ siciliana , contro la casta politica di destra e di sinistra che sta mettendo in ginocchio i lavoratori e le loro famiglie , contro l’aumento dei prezzi della benzina . Soprattutto il movimento dei forconi quello che richiede lo vuole conquistare con la lotta. Blocchi stradali, fermo di tutti i tir che entrano ed escono dalla citta’, e momenti di propaganda contro i governi regionale e nazionale che incontrano a differenza di cio’ che dicono i media ufficiali la gran simpatia della popolazione.
Serve un po’ di chiarezza su alcuni punti, secondo noi, determinanti.
Tante critiche sono state fatte ai soggetti promotori di queste manifestazioni.
Una di queste è che sarebbero gestiti e organizzati in maniera strumentale da alcuni personaggi vicini al partito di Lombardo (Mpa). Senza voler fare del becero moralismo o inviti alla comprensione pietistica rispondiamo col potere dei dati empirici e non della retorica: chi ascolta i soggetti protagonisti dei blocchi e delle manifestazioni a cui stiamo assistendo; chi legge i loro cartelli e volantini; chi incrocia i loro megafoni sa quanto peso abbia nei loro linguaggi la competa sfiducia verso tutta la classe politica (tutta!). Se poi a parlare per loro sono stati anche quel politicante dell’Mpa o quell’altro di Forza sud non ci stupisce più di quando assistevamo alle becere vetrine costruite attorno a presunti portavoce di altri movimenti (gli studenti in primis) che altro non erano che la "cattura partitica" di lotte e vertenze. Eppure, anche in questi anni di lotte studentesche e universitarie, qualcuno si costruiva legittimità per provare successivamente a vendere i movimenti al partito di "sinistra" o al sindacato di "sinistra".Questo ci ha mai impedito di stare dentro tali movimenti? Di provare a portare in essi i contenuti di una lotta antisistemica e autonoma? Quante volte dietro battaglie (in molti casi figlie dello stesso qualunquismo che ora si imputa ad altri) in difesa di "cultura e formazione" abbiamo dovuto convivere con le più fantasiose manovre elettoralistiche senza mai perdere di vista ciò che più ci interessa – soggetto, pratiche, linguaggi - ? Per fortuna abbiamo avuto ragione.
Una risposta veemente va data a chi agita lo spauracchio "fascista" a proposito delle lotte in questione. Il fatto che in alcuni contesti venga dato spazio a certe forze di estrema destra – crediamo sia "biologico", nella origini di questi movimenti, che venga ricercato supporto in chiunque lo conceda - non è forse più significativa la colpa di chi, non riconoscendo tutto quello cui abbiamo già accennato, rimanendo distante dalla materialita’ dei rapporti sociali, lascia spazio di agibilità a costoro che, ovviamente (e dove sta la novità?), cercano di agire questo spazio attraverso il loro sporco populismo? Non è forse il solito esercizio retorico di "sinistre da salotto" in attesa di momenti messianici già pronti e confezionati e mai pronta a "sporcarsi le mani" in dinamiche che vanno irradiate di contenuti, non certo tenute a distanza…eppure tanti di questi "manifestanti"erano venuti a bussare alle porte dei nostri centri sociali e delle sedi della sinistra "radicale": sono fascisti? Non crediamo!
Noi, militanti di centri sociali e di spazi occupati dellla citta’ di Palermo, sosterremo la lotta di "forconi" e autotrasportatori perchè frutto di una giusta battaglia e perchè ricca di positive e "incompatibili" energie; per questo, come sempre, saremo al fianco di chi lotta contro la crisi e questo intollerabile sistema.
Studentato Autogestito Anomalia
Laboratorio Vittorio Arrigoni
PALERMO
http://www.infoaut.org/index.php/nodi/palermo/item/3720-palermo-centri-s...

mercoledì 18 gennaio 2012

NAVI E BANDIERE

A margine dell'incidente che ha provocato parecchie vittime al largo dell'isola del Giglio che a confronto di tutti i morti in un solo anno tra migranti e profughi nel solo Mediterraneo in mero numero sono un'inezia ma di mera sostanza sono la gran parte,propongo un articolo tratto da Senza Soste che parla di un libro che svela magagne tra armatori,nazioni e paradisi fiscali.
Si parla di alcuni punti riguardo il varo e la navigazione negli ultimi anni di imbarcazioni da crociera di dimensioni mastodontiche,costruite per ospitare fino a seimila persone per ammortizzare i costi con una conseguente perdita di sicurezza.
La quasi totalità delle compagnie mondiali battono bandiere di staterelli che fanno parte di paradisi fiscali come Panama tra i più noti,passando dal Libano alla Liberia fino ai semisconosciuti paesi delle isole Cayman o Saint Kitts and Nevis:delle navi che partono dai nostri porti con compagnie dal nome italianissimo solo poche hanno effettivamente dei"padroni"italiani.
Si è discusso molto di rotte troppo vicine alla terraferma o a isole,oltre all'ultimo caso di cronaca in Italia sono molte le proteste nelle zone di Venezia e di Camogli dove imbarcazioni esagerate lambiscono zone non transitabili a momenti nemmeno per motoscafi per fare qualche saluto o per una foto bella.
La tragedia provocata dall'uomo accaduta al Giglio su cui non vorrei troppo soffermarmi in quanto ha fatto fare l'ennesima figura di merda all'Italia deve far riflettere sull'intero business delle compagnie navali turistiche e mercantili che oltre a frodare cifre immense agli erari delle nazioni lucrano ancor più sulla sicurezza del personale addetto,dei passeggeri e dell'ambiente circostante.

Costa Concordia: la "movida" galleggiante .
Strano che nessuno si sia chiesto quale bandiera batte la “Costa Concordia”. Strano che nessuno si sia chiesto chi stava sul ponte di comando della nave al momento dell’incidente. Strano che nessuno abbia ricordato che ai primi di ottobre del 2011 la nave portacontainer “Rena” della MSC è andata a sbattere contro l’Astrolabe Reef in Nuova Zelanda, uno dei più preziosi paradisi marini del globo, e che da allora (sono passati tre mesi e mezzo) sputa petrolio su quelle acque incontaminate, creando il più grave disastro ecologico in quell’emisfero. Strano che nessuno ricordi come l’Italia abbia a che fare in questi incidenti, per più motivi. Costa Crociere, nata italiana come dice il nome, è controllata dal gigante americano del settore. Ma chi la gestisce? Le navi, è bene si sappia, sono di proprietà, di norma, di una holding la cui prima preoccupazione è di metterle al riparo dal fisco e dalle norme sulle tabelle d’armamento presso certi paradisi fiscali ( da cui le cosiddette “bandiere ombra” o flag of convenience). Ma sono gestite da Ship Management Societies specializzate che decidono le assunzioni di personale e lo fanno di solito in base al principio del minor costo.

Sulla “Rena” c’erano 15 filippini su 20 uomini di equipaggio. I filippini hanno pessima fama, ma ingiustamente, da “paria” del settore sono diventati oggi tra quelli meglio preparati, perché negli anni hanno imparato che la loro vocazione era quella ed hanno investito in scuole professionali, che rilasciano i diplomi ed i certificati necessari per l’imbarco. Purtroppo oggi il mercato dei certificati falsi è fiorente, oggi i “paria” sono altri, ucraini, vietnamiti, turchi, bielorussi.

1. Sabato c’è stata una manifestazione sul Canale della Giudecca a Venezia contro il passaggio delle grandi navi da crociera. Stava uscendo in quel momento la “MSC Magnifica”. MSC sta per Mediterranean Shipping Company ed è la creatura di un geniale italiano di Sorrento, Gianluigi Aponte, che ha trasferito le sue attività in Svizzera, a Ginevra, dove sembra abbia preso moglie con tanto di banca in dote. Ha una flotta di circa 150 navi portacontainer (è la seconda al mondo) ed una flotta sempre più consistente di navi da crociera. I suoi comandanti e, spesso, anche i suoi ufficiali, sono di Sorrento o dintorni. Anche quello della “Costa Concordia” viene da Sorrento, si legge, e con il suo comportamento ha coperto di disonore una categoria di validissimi uomini di mare. MSC è famosa nel mondo per la sua mancanza di trasparenza. Non comunica informazioni relative ai suoi traffici, in particolare sui volumi di merce trasportata, non conferma né smentisce le notizie che le pubblicazioni insider sfornano ogni giorno sulle loro costosissime newsletter. MSC si è fatta largo con una politica di prezzi assai aggressiva, al limite del dumping, possibile quando si riducono i costi al massimo e magari quando si dispone di grande liquidità (gli invidiosi o i malevoli dicono di sospetta origine).

2. Ma torniamo alla nave naufragata. Chi era sul ponte di comando? Il comandante e, si suppone, qualche ufficiale erano a cena con gli ospiti che si erano messi in ghingheri apposta. Che il personale fosse addestrato all’emergenza è probabile, ma per quanto riguarda il core manpower, il 10/15% del totale quindi, le centinaia di precari a bordo, che spesso parlano un paio di parole d’inglese al massimo, certo non lo erano. Chi aveva verificato il funzionamento dei verricelli delle scialuppe di salvataggio? Nessuno. La “Rena” era una nave substandard, sottoposta ad ispezioni almeno una quarantina di volte negli ultimi anni, in genere era stata fermata e rilasciata solo dopo giorni. Troppo costoso per il signor Aponte ritirarla dal servizio. Le navi da crociera invece sono recenti, dotate delle più sofisticate apparecchiature di bordo. Se causano disastri è per cause diverse da quelle destinate al cargo. E quali sono queste cause?

3. La principale è di carattere culturale, di costume si potrebbe dire. Non è tanto problema di preparazione del personale, di controllo del funzionamento delle apparecchiature, di competenza degli ufficiali, è prima di tutto la cultura della “movida” a determinare certi comportamenti irresponsabili. Una nave da crociera è un’oscena “movida” galleggiante, che, a differenza di quella che ha devastato città come Barcellona ed altre, coinvolge vecchi e bambini, donne incinta e suore, paraplegici e malati cronici, tutti ammucchiati nella spensieratezza e nello shopping, con cabine costruite per essere scomode in modo che i passeggeri vadano in giro a comperare. Gli introiti all’armatore provengono dallo shopping in egual misura che dalla tariffa di passaggio. E poi lo spirito della “movida” è quello che fa avvicinare questi mostri pericolosamente alle coste più belle, alle acque protette dei pochi e non presidiati parchi marini. Chi abita a Camogli e dintorni è ormai abituato a vedere le navi da crociera uscire dal porto di Genova e puntare diritte sul parco marino di Punta Chiappa, passandoci sfiorando le boe fatte per barche e motoscafi. Le sente lanciare l’urlo delle sirene e allora la gente del posto spiega: “I comandanti sono di Camogli ed è usanza che vengano a salutare le mogli e le mamme. Camogli viene da Ca’ delle mogli”. All’inizio ci cascavo anch’io e magari ripetevo questa sciocchezza a dei bagnanti inquieti per l’avvicinarsi del mostro, ma oggi so che non è così. Perché le grandi navi passano per il Canale della Giudecca? Per permettere ai passeggeri di scattare una foto di piazza San Marco dal bacino. E questa “esperienza” pare che valga l’intera crociera. Altrimenti perché i tour operator minaccerebbero di boicottare Venezia se le navi non passano più per il canale della Giudecca?

4. Era troppo tardi all’Isola del Giglio per scattare le foto. La “movida” si era trasferita ai tavoli delle mense. Ma la “movida” da sola non basta a spiegare le modalità dell’accaduto. Un fattore strutturale è il cosiddetto “gigantismo” navale. Perché si costruiscono navi da 100 mila tonnellate, in grado di portare anche 6.000 persone? Per risparmiare sui costi, punto. Non è che la vacanza è più bella se a bordo si è in 6 mila invece di mille, anzi il servizio rischia di essere peggiore. Una simile nave in caso di incidente è governabile assai meno di una nave più piccola, fosse pure perfettamente esperto tutto l’equipaggio in evacuazioni d’emergenza. E’ il gigantismo in sé la pura follìa, perché innesca il circolo vizioso. Quanto più grande la nave, tanto inferiori i costi unitari per l’armatore che può offrire prezzi a portata di tutte le tasche. Tanto più basse le tariffe tanto più difficile la concorrenza da parte di navi più piccole, con costi unitari maggiori. Le barriere d’ingesso al mercato si alzano, la situazione diventa di oligopolio e magari su certi segmenti di mercato diventa monopolio, allora le tariffe possono riprendere a crescere, ma nel frattempo è il disastro. Nelle navi portacontainer la logica è la stessa ed i danni all’ambiente sono costanti. Oggi sono in ordine ai cantieri navi da 18.000 TEU, per entrare in un porto hanno bisogno di alti fondali. Se chiedete a un Presidente di un qualunque porto italiano, che non sia Trieste, in quali attività investe le maggiori risorse, vi sentirete rispondere: scavare i fondali. Anche a Venezia è così e se non ci si ferma in tempo sarà la morte della laguna, che già è agonizzante. Con la costruzione del MOSE le bocche di porto si sono ristrette ed i conducenti dei vaporetti vi diranno che razza di velocità hanno preso le correnti in uscita ed in entrata a seconda delle maree, roba da render difficile il governo di un vaporetto.

5. La Ship Management Society della “Rena”, la portacontaienr che sta ancora devastando il reef neozelandese, è la Costamare, con sede in Grecia. Se andate sul sito, troverete che si considera la migliore del mondo nel trattamento degli equipaggi. Possiamo anche crederle ma il problema oggi è che ci si trova ormai nello shipping in una situazione, come nella finanza, sfuggita ad ogni controllo. Per disastri di proporzioni inimmaginabili le multe pagate dalle società sono ridicole, qualche problema in più lo hanno semmai le assicurazioni, la colpa comunque è sempre dell’uomo, cioè di quel disgraziato a bordo che si è fatto magari un turno di 16 ore. Si dice che il comandante della “Rena” fosse ubriaco, forse era fatto di coca o forse il suo secondo al timone, chissà. Non esiste un’Autorità Internazionale che abbia giurisdizione sulle acque, in mare ciascuno fa il cazzo che vuole, l’International Maritime Office può fare solo raccomandazioni e le sue Direttive debbono essere ratificate dagli Stati…campa cavallo. La deregulation è totale ed è iniziata con la deregulation del lavoro. Per questo sono nate le bandiere di comodo, non tanto per pagare meno tasse ma per aggirare gli standard dell’organico di bordo, cioè delle tabelle d’armamento. Le caratteristiche fisiche e tecniche di ogni nave richiedono un organico ben definito in termini di numero e di qualifiche, di ufficiali e di crew. Gli armatori registrano la nave a Panama, alle Isole Caimane, in Liberia per poter avere la mano libera sulle caratteristiche dell’equipaggio. Nel mirino si dovrebbero tenere quindi non solo gli armatori ma le Ship Management Societies. In Italia si è trovata una via di mezzo, il cosiddetto Secondo Registro Navale, la nave rimane sotto bandiera italiana e le tasse l’armatore le paga in Italia (non è il caso qui di soffermarsi sulle agevolazioni fiscali concesse all’armamento, i sacrifici si sa debbono farli solo i lavoratori, dipendenti, precari e freelance che siano). Ma l’equipaggio può essere formato secondo pratiche che non sono molto dissimili da quelle concesse alle flag of convenience.

Non esiste salvezza dunque? Non è solo per antico operaismo, ma per una considerazione fredda ed obbiettiva che ritengo l’unica possibilità di salvezza la lotta multinazionale dei lavoratori. Purché se ne tenga conto. Nessuno ci fa caso, nelle cosiddette pubblicazioni antagoniste o di sinistra ancora non opportunista non c’è traccia di quel che accade nel mondo della portualità e dello shipping. Invece ci sono fermate, scioperi e proteste ogni giorno nel mondo, soprattutto nei porti. Forse qualcuno ricorderà che un paio d’anni fa sui giornali è venuta fuori la notizia che c’era un porto nuovo in Marocco che avrebbe stracciato tutti i concorrenti, Gioia Tauro in primo luogo. Da mesi è semiparalizzato dagli scioperi. Il problema non è quello di essere informati, ma quello di esser presenti nell’opinione pubblica con ragionamenti che spostino delle rivendicazioni dal terreno della pura sopravvivenza (di questo si tratta e non di presunti “privilegi” dei portuali) al versante della lotta per la salvezza dell’ambiente e di una civiltà del lavoro degna di questo nome.
Sergio Bologna. fonte: furiacerveli
Sergio Bologna è autore de "Le Multinazionali del mare", Egea Editore, Milano 2010.

martedì 17 gennaio 2012

IL CORVO

Ed il sole che non vuole essere toccato
chiama la mia anima
che rifugge il pensiero di essere morta.
L’amore che un tempo illuminava il mio passo
tenebra è diventata
reclamando il tuo cuore.
Musica ribelle di sottofondo
smarrisce il perdono tanto richiesto,
troppo desiderato.
Gli occhi stanchi per poter continuare il viaggio intrapreso
reclamano l’oblio
di un sogno disilluso.
Il ghigno esplosivo di un tacito di voci
rimbombano nelle orecchie permalose
di suoni dovuti.
Dita affondano nel gracchiare di un corvo
che nero d’invidia
chiama il tuo nome.

sabato 14 gennaio 2012

SI LEGGE ROMA SI PRONUNCIA FASCIOMAFIA

Ultimamente Roma è balzata al disonor di cronaca per i continui delitti e gambizzazioni di criminali quasi sempre fascisti che pare si torni alle faide mafioso-camorristiche che facevano traboccare quotidianamente a fine anni ottanta inizio anni novanta i telegiornali di morti ammazzati.
La svolta sicuratiaria e repressiva che ha portato all'elezione di Alemagno a podestà(oltre alla sua famosa parentopoli e amicopoli)partita dall'omicidio Reggiani e fomentato da una campagna d'odio contro rom,immigrati e diversi,ha fallito colossalmente ed i romani lo possono vivere sulla loro pelle ogni giorno.
Non molto è cambiato dai tempi della banda della Magliana,con l'infiltrazione della mafia soprattutto catanese che ha ritrovato terreno fertilissimo dopo una sosta di una ventina d'anni,ramificando i propri tentacoli su tutto il territorio,periferie e provincia comprese.
Di rimando tale succulento piatto criminale fa gola pure alla 'ndrangheta e alla camorra,oltre a minoranze di altre frange malavitose:ed è qui che cominciano i delitti per la spartizione del potere,con i fascisti ben radicati nel territorio che sono da collettore e referenti di tutti questi schifosi personaggi,e spesso sono loro i primi a lasciarci le ghette.
Non che pianga per questi morti,anzi...ma Roma sta diventando sempre più la capitale del crimine oltre che dell'Italia,e i due articoli proposti parlano dei legami tra criminalità organizzata di stampo mafioso e quella legata ai fascisti romani.
Alemagno nel primo articolo è il primo riferimento a tutto ciò,ed il primo contributo di Senza Soste fornisce cifre e dettagli sulle somme enormi spese a favore di familiari ed amici dal cuore nero oltre i favoritismi alle associazioni xenofobe prima su tutte Cagapound.
Il secondo contributo preso da"antifa.org"invece dipana la matassa degli intrecci tra mafia e fasci con esempi che partono dagli anni settanta con la banda della Magliana,i Nar fino ad arrivare ai giorni nostri con la notizia di cronaca di una scoperta di un vero e proprio arsenale a disposizione della malavita capitolina.

I “Forchettoni Neri” della Capitale.
Spese di rappresentanza stellari della sorella del sindaco Alemanno. Il Comune di Roma contribuisce all'estensione della “immobiliare Casapound” assegnandogli due palazzine nel parco della Marcigliana. Sono solo gli ultimi episodi. Da domani torniamo a pubblicare a puntate l'inchiesta sui “Forchettoni Neri”, la fascistopoli della capitale. Allacciate le cinture!
Sarebbero poco meno di un milione e mezzo di euro di spese per la comunicazione istituzionale e di rappresentanza dell’Agenzia del Territorio di Roma che vengono spesi in rinfreschi, pranzi, convegni e mostre. Al centro dell'inchiesta de Il Fatto quotidiano e della polemica è il direttore dell'Agenzia stessa ,cioè Gabriella Alemanno, sorella dell'attuale sindaco di Roma. Il suo reddito da lavoro è di 300 mila euro lodi all’anno, ma il direttore dell’Agenzia che dovrebbe occuparsi di catasto e conservatoria, Gabriella Alemanno, ha speso migliaia di euro in pranzi e cene di rappresentanza pagati con la sua carta di credito aziendale, in pratica a spese del contribuente. La sorella del sindaco di Roma Gianni Alemanno, nominata a capo dell’Agenzia dal Governo Berlusconi nel 2008, dopo essere passata prima al Secit e ai Monopoli (sempre su nomina dei Governi Berlusconi) è riuscita a pagare con i soldi pubblici persino una cena a Cortina a suo fratello a margine di un evento sponsorizzato dall’Agenzia diretta dalla sorella e dall’Acea, l'azienda municipalizzata ancora parzialmente controllata dal Comune di Roma. Nell’agosto del 2010 l’Agenzia del Territorio ha pagato 42 mila euro comprensive di Iva per sponsorizzare la manifestazione Cortinaincontra. Ma non solo: l’Agenzia il 22 agosto del 2011 ha pagato altri 780 euro per ospitare a cena al Villa Oretta di Cortina ben undici persone. Oltre ai dirigenti di Ance, Confedilizia e Scenari Immobiliari, c’era anche «il sindaco di Roma Gianni Alemanno più ospite direttore Agenzia».
Il Fatto Quotidiano ha recuperato la contabilità delle note spese del direttore Gabriella Alemanno e le fatture autorizzate dall’area comunicazione. Si scopre che le spese per rappresentanza e comunicazione istituzionale (voce quest’ultima assente in passato dai bilanci) sono schizzate da 80 mila euro a un milione nel 2010 per sfiorare il milione e mezzo secondo le previsioni per il 2011. Ci sono 22 mila e 800 euro pagati alla Adn Kronos per «supporto informativo multimediale» e 20 mila euro per i servizi della Mp group, ma a colpore sono le fatture importanti della società Comunicare Organizzando per esempio per la mostre dei 150 anni dell’Unità d’Italia (48 mila euro che però dovrebbero essere stati coperti dagli sponsor) e soprattutto le fatture delle gioiellerie. Sfugge perché l’Agenzia compri 30 uova di struzzo decorate per 3 mila e 240 euro dalla gioielleria Peroso. «Sono state donate a rappresentanti di Stati esteri per esigenze di rappresentanza», ha spiegato Mario Occhi, responsabile comunicazione dell’Agenzia, anche se al Fatto risulta che un uovo sia finito a un comandante regionale della Finanza.
L’Agenzia ha comprato anche 12 bicchieri in vetro soffiato dalla signora Maria Bonaldo di Mestre, che si dice conosca Gabriella Alemanno. Prezzo 1296 euro e destinazione ignota. «Saranno stati donati anche questi ad autorità estere», ha detto sempre Mario Occhi.
Il 23 maggio il boom di spese “di rappresentanza” viene portato alla luce da due magistrati della Corte dei Conti. In particolare sono colpiti dalla sequela di pranzi a spese delle casse pubbliche. I funzionari della magistratura contabile seguono la Alemanno nel locale dello chef La Mantia e non la mollano fino al conto. Purtroppo però hanno mangiato con i soldi dei contribuenti: 230,50 euro. Il 4 luglio il direttore si sposta a Bari e pranza alla Pignata con cinque persone, il conto da 365 euro per «rappresentanti autorità locali».
“Quando si muove il direttore Gabriella Alemanno sembra un capo di Stato” riporta il Fatto quotidiano. Per esempio il 14 agosto del 2011 è a Cagliari e pranza con il Prefetto, due avvocati dello Stato e dirigenti delle agenzie del territorio e del demanio. La spesa per 13 pasti a base di pesce dal Corsaro Deidda è di 890 euro. Il 10 maggio del 2011 la Alemanno è volata in Veneto e mangia all’osteria da Fiore a Venezia . Il conto è di 810 euro. Oltre al presidente dell'ordine dei notai e al direttore dell’agenzia del Veneto, erano presenti tutti i controllori. C’era il responsabile audit dell’agenzia, il comandante regionale della Guardia di Finanza Walter Cretella Lombardo e il procuratore regionale della Corte dei Conti. Al momento del conto però nessuno ha messo mano al portafoglio.

Ma i Forchettoni Neri non si limitano alle spese di rappresentanza che sembrano avere un ruolo di primaria importanza nella “cura dell'immagine”, nelle relazioni sociali e nello “status symbol”. E' infatti di questi giorni l'ultima regalìa all'immobiliare Casa Pound. All'associazione neofascista è stato infatti assegnata una palazzina all'interno del Parco della Marcigliana (zona Montesacro). Lo denuncia oggi Maria Grazia Gerina sulle pagine dell'Unità. La giornalista da tempo sta monitorando con diversi articoli l'attività di una delle organizzazioni neofasciste più attive e più “coccolate” dalla Giunta Alemanno e dagli ambienti sdoganatori della sinistra. E' il risultato dello scambio” tra Comune, IV Municipio e Casa Pound dopo che i fascisti erano stati sgomberati dall'occupazione di una scuola in via Val d'Ala (sempre a Montesacro) alcuni mesi. L'occupazione di Casa Pound era nelle vicinanze della casa e dell'abitazione di Valerio Verbano, ucciso dai fascisti nel 1980. Gli anitfascisti romani si erano mobilitati rapidamente contro questa che veniva ritenuta una vera e propria provocazione. Il Comune per evitare problemi, scontri e tensioni provvide allo sgombero ma con una cicciosa contropartita.
Da domani Contropiano ripubblichera tutte e cinque le puntate de “I Forchettoni Neri”, una accurata inchiesta di "Caio Gregorio" (il guardiano del Pretorio in una famosa pubblicità degli anni sessanta) sulla fascistopoli nella capitale governata dal sindaco Alemanno. Allacciate le cinture!!
tratto da www.contropiano.org
12 gennaio 2012
Roma. Piste nere nella “guerra di mala” ·
 
http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/6058-roma-piste-nere-nella-%E2%80%9Cguerra-di-mala%E2%80%9D

Pistole ritrovate. Nelle indagini sulla guerra di mala a Roma spuntano fuori continuamente fascisti e malavitosi. Le telefonate e gli affari tra Mokbel e il boss di Ostia Carmine Fasciani. Uomini neri sempre disponibili per il “lavoro sporco”. Negli ultimi delitti e ferimenti c’è sempre qualche “cuore nero”. L’inchiesta prosegue.

A Tivoli, dove lo scorso 3 gennaio è stato ferito a colpi di arma da fuoco il neofascista Francesco Bianco, è stata ritrovata un’altra pistola, una calibro 9 e cinquanta munizioni. L’arma è stata rinvenuta nei pressi di un cassonetto ed è stata sequestrata. L'arma sarà ora esaminata dai tecnici della scientifica per accertare se sia stata utilizzata nei recenti agguati di sangue. "La pressione esercitata sul territorio nelle ultime ore ha probabilmente indotto il possessore a disfarsene" si legge in un comunicato della Questura. Proprio a Tivoli Terme lo scorso 3 gennaio è stato ferito in un agguato Francesco Bianco, 51enne in passato vicino al gruppo terroristico di destra Nuclei armati rivoluzionari e coinvolto nella vicenda di Parentopoli all'Atac.

Prende corpo intanto nelle ipotesi di Ris e Ros dei carabinieri che la pistola che ha ucciso il commerciante cinese e la sua bambina a Torpignattara qualche giorno fa, possa essere stata acquistata dagli assassini, poche settimane prima del colpo, nell’arsenale della mala trovato per caso il 17 dicembre sulla Casilina, solo cinque chilometri più a est del luogo del delitto”. Lo scrive oggi su Liberazione online Checchino Antonini. Si tratta di un arsenale composto da tredici pistole, quattro fucili da guerra, una mitraglietta, cinque giubbotti antiproiettile, 2.500 munizioni, due uniformi dei carabinieri e una della polizia forse rubati in una lavanderia, una paletta segnaletica della protezione civile e la riproduzione di una placca di riconoscimento dell’Arma, passamontagna, parrucche e alcune dosi di erba. “Era l'armeria di Claudio Nuccetelli, 48 anni, passato alla storia criminale per la “spaccata" a Bulgari, il fallito colpo del 2007 quando un carro attrezzi assalì la nota gioielleria del centro di Roma. I carabinieri potrebbero chiedere lumi proprio a Nuccetelli, il quale - come ha spiegato su Liberazione una ricostruzione di Ercole Olmi -che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi anche su Contropiano - è considerato dagli inquirenti uno dei punti di contatto tra la mala romana, con la galassia neofascista e la mafia catanese. Con lui, nella rapina da Bulgari, c'erano infatti anche Fabio Giannotta, con alle spalle un curriculum di rapine ma anche di partecipazione alle commemorazioni presso la sede di Acca Larentia di cui la sua famiglia sembra essere "tenutaria". Un padre segretario di sezione dell'antico Msi, un fratello Mirko, condannato con rito abbreviato a un anno e otto mesi nel 2005 per rapine a banche e gioiellerie ed infine Fabio noto per essere un altro dei capitoli inquietanti della cosiddetta Parentopoli nera a Roma. Dirige, per conto delll'Ama e il comune di Roma, il settore Decoro urbano.
Le connessioni tra organizzazioni criminali nella capitale, i neofascisti e la guerra di mala che si è scatenata a Roma nel 2011, riportano a galla episodi apparentemente scollegati ma che hanno come costante la presenza di ex militanti neofascisti dei Nar.

Nella guerra di mala che sta insanguinando la capitale, a novembre ci sono stati due omicidi “mirati” a Ostia: quelli di Giovanni Galleoni – noto come “Bafficchio” - e di Francesco Antonini conosciuto come “Sorcanera”. I due sono stati uccisi a Nuova Ostia la sera del 23 novembre scorso. I due uccisi erano legati in passato alla Banda della Magliana e in particolare a Paolo Frau – detto “Paoletto” – a sua volta ucciso a Ostia nel 2002 e coinvolto anche nel processo per l’assassinio di Mino Pecorelli, il giornalista ucciso nel marzo del 1979. A fare il suo nome era stato Antonio Mancini, altro elemento di spicco della banda della Magliana ed ora “collaboratore di giustizia”. Nel 2008 invece era stato ucciso ad Acilia, un altro boss come Salomone.
Per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, titolare delle indagini assieme al pm Carlo La Speranza, il duplice omicidio di Ostia “È stato uno scontro evidente tra due gruppi criminali molto forti, uno scontro di un certo livello”. “Le due vittime - prosegue Capaldo - erano due personaggi profondamente inseriti nel contesto della criminalità organizzata di un certo significato, non marginale, insediata anche a Roma nel traffico di droga e usura, già coinvolti in episodi di sangue e conflitti tra bande”.
Ma proprio a Ostia, esattamente due anni prima (dicembre 2009), i carabinieri avevano condotto una vasta operazione denominata Los Moros 2008-Madara 2008 – in cui vennero effettuati 36 arresti, di cui 31 italiani, 4 spagnoli e un bulgaro, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish e cocaina. Questa operazione e i successivi sequestri di beni, hanno assegnato un durro colpo all’organizzazione crminale del boss di Ostia Carmine Fasciani. Tra gli arrestati figuravano Silvia Bartoli, la moglie del boss di Ostia, e un certo Alberto Piccari. Quest'ultimo è noto come esponente neofascista dei Nar. Piccari viene ritenuto un “membro importante” nel gruppo originario dei Nar, alla pari di Gilberto Cavallini, Luigi Ciavardini, Massimo Carminati, Franco Anselmi, Walter Sordi ed altri. Picccari venne arrestato il 23 ottobre del 2001 e accusato di porto e detenzione illegale di armi. Le armi erano in ottimo stato di efficienza. Quando nel dicembre del 2009, i carabinieri lo fermano nel quadro dell'indagine “Los Moros”, si trovano di fronte ad una vecchia conoscenza ma più nell'ambito dei gruppi neofascisti che in quelli della criminalità. Ma non è l’unica sorpresa. C’è qualcosina di ancora più importante. La telefonata intercettata tra il boss di Ostia, Carmine Fasciani e lo spregiudicato “imprenditore-finanziere” nero Gennaro Mokbel è ormai nelle cronache. Nella telefonata con Fasciani, Mokbel si vanta di aver speso più di un milione di euro per far uscire dal carcere la coppia nera per eccellenza: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, tra i fondatori dei Nar. Non solo. Il Ros dei Carabinieri ha accertato "i contatti del Mokbel con Carmine Fasciani, noto esponente della criminalità organizzata romana, dal quale ha ricevuto l´assicurazione di poter svolgere in modo indisturbato la campagna politica nella zona di Ostia". E’ ampiamente documentato poi il “cameratismo” tra Gennaro Mokbel (al quale, per importanza, dedicheremo un’altra puntata della nostra inchiesta) e il killer fascista Antonio D’Inzillo, coinvolto nella sanguinosa resa dei conti dentro la Banda della Magliana e “misteriosamente” morto nel 2008 in Kenya.
Si potrebbero poi mettere in fila poi altri recenti fatti di cronaca: l’uccisione del broker Roberto Ceccarelli l’8 aprile; il ferimento di Andrea Antonini consigliere municipale di Casa Pound il 14 aprile; il ferimento del fascista Francesco Bianco ai primi di gennaio a Tivoli, il coinvolgimento dell’ex fascista dei Nar Pierfrancesco Vito nella vicenda del broker nero Gianfranco Lande (Il “Madoff” dei Parioli).
Diventa dunque sempre più difficile tenere separate le piste “criminali” da quelle sugli ambienti neofascisti nella Capitale. Nella capitale nella seconda metà del 2010 è saltato qualche equilibrio nelle attività delle organizzazioni criminali ed è scoppiata la guerra. Questo ci dicono i fatti e la cosa, francamente, non è una sorpresa. L'inchiesta prosegue.