venerdì 27 marzo 2009

SIEG HEIL,MEIN FUHRER!

Oggi pomeriggio è cominciata la lunga parata militare della nascita del Partito del Popolo della Libertà a Roma,sembrava qualche ora fa con le lunghe dirette di La 7 e Rete 4(ricordo che ogni giorno ci costa 350000 Euro)di essere a Monaco di Baviera negli anni 20-30,mancavano solo le bandiere con la croce uncinata(comunque sempre pronte a sventolare,diciamo oggi tenute nascoste dai militanti).
L'imbarazzante protagonismo della divinità Berlusconi sarà trasmessa nei prossimi giorni in tutto il mondo,ma a differenza dell'Italia all'estero la sua immagine sarà condita anche da commenti tutt'altro che lusinghieri,visto che qui da noi oggi fare solo allusioni in televisione contro dio costa carissimo!
Spero che venga un giorno in cui la nostra nazione riguarderà alla teatralità posticcia del'esibizione stercarola di oggi con un altro piglio,quello del disgusto e del "te l'avevo detto che era un mafioso-stronzo-bastardo...",etc.
Quello che mi fa girare proprio i coglioni è la scelta del nome in cui la parola "libertà" stona in una maniera allarmante,il suo uso in questo contesto priva di ogni senso e valore quello che tale parola significa.
E' risaputo che la parola libertà sia uscita pure dalla bocca dei più grandi dittatori,e nel caso italiano questa continuità di legame è lapalissiana.
Nelle prossime ore e nei prossimi giorni vedremo qualche altra perla di "saggezza" uscirà dalle fogne che tutta la gente presente si ritrova al posto della bocca,ne sono certo,come sono sicuro che nella zona della fiera di Roma dove si tiene questa adunata pusher e papponi faranno affari d'oro!
Propongo altre riflessioni prese da Indymedia.
Pdl: a teatro il gran varietà di Berlusconi.
Il Teatro aprirà i battenti nel pomeriggio di oggi per far entrare i comuni mortali, se così si possono definire i partecipanti allo spettacolo “Popolo della libertà”. Ma lui, Silvio, imperatore, sceneggiatore, regista, chef, maitre, primo attore, entrerà in scena quando tutto sarà pronto, satelliti e ponti radio pronti a trasmettere voce e immagini di cui ci inonderanno telegiornali.
Le prime file, quelle sotto il palcoscenico, le più ambite dai frequentatori dei teatri che possono pagare lautamente per i biglietti, tutte sgombre. E nessuno osi metter piede sul palco. La tradizionale presidenza non ci sarà, il suo posto sarà occupato interamente dal presidente. Punto e basta. Solo un gruppo di giovani, donne per la maggior parte, avrà l’onore di sedergli quasi vicino, seconde e terze file.
Naturalmente non ci saranno esponenti di altri partiti. Berlusconi non li ha voluti invitare. Che c’entrano - ha detto agli allibiti dirigenti, La Russa in testa - noi fondiamo un partito, anzi, un movimento per il popolo. Se ne stiano a casa loro. Forse l’unico invitato sarà Bossi, ma non si sa dove farlo sedere perché non è un “fondatore”. Ancora non è deciso chi parlerà. Anche i ministri sono in attesa che Berlusconi indichi chi prenderà la parola. Quelli di An sembrano un po’ spaesati, non riescono a capire ancora bene dove si andranno a trovare. Ma Berlusconi li rassicura.
Di ritorno da Acerra, dove ha inaugurato un inceneritore che la popolazione non vuole, andrà a trovare Fini per ringraziarlo di persona. Di passaggio, ha fatto sapere ai disoccupati che si diano da fare e si cerchino un lavoro.Inaugurando l’alta velocità nella tratta Firenze - Bologna, aveva intimato agli italiani “di lavorare di più”. Lui è fatto così e queste cose le dirà nel discorso inaugurale, poi le ripeterà domenica all’ora di pranzo. Già, Fini. Con lui tutto a posto, afferma. Del resto non c’era niente da trattare. Appunto, decide tutto lui.
Fini lo ha capito e cerca di ritagliarsi un suo spazio. Non è un caso che proprio a poche ore dall’apertura del congresso, pardòn, della Festa, riveda il suo giudizio su Mussolini e sostenga che si era sbagliato, non era un grande statista. Dicono i maligni che Berlusconi si sia sentito toccato, come avviene fra spadaccini. Per tutta risposta, infatti, se l’è presa con il Parlamento, di cui, guarda caso, Fini è presidente.
Il Cavaliere ha affermato che i deputati sono lì “non per partecipare, ma per fare numero” e, ha aggiunto, “con due dita approvano tutto il giorno emendamenti di cui non conoscono nulla”. Fini replica duramente: “La democrazia parlamentare ha procedure e regole precise che devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo. Si possono certo cambiare, ma non irridere” . Ha poi proseguito affermando che in questo modo “si alimenta il qualunquismo e il senso di sfiducia nelle istituzioni di cui, credo, nessuno senta il bisogno”. Il premier come al solito ribatte: “Cado dalle nuvole”.
Poco prima, una nuova gaffe. A chi gli faceva presente che quando parla sembra Obama, ha risposto: “No, io sono più pallido anche perché è tanto che non vado al sole”.
Tornando al weekend del Pdl, anche per quanto riguarda lo statuto non ci sono più problemi. Per esempio i nomi dei 120 membri della direzione saranno fatti direttamente da Berlusconi.Malgrado l’euforia, però, Verdini e La Russa, nelle vesti di burattinai, non hanno risolto aspetti fondamentali come il ruolo dei circoli, delle strutture, degli iscritti, insomma quel nodo che si chiama partito leggero o partito pesante. Ma tutto ciò a Berlusconi non interessa. Se la vedano loro, lui è impegnato in altre cose fra cui la scelta del menù per seimila partecipanti, la prenotazione di seimila camere d’albergo, l’organizzazione della banda che dovrà dare uno stacco musicale alla fine di ogni intervento.
Chi intende prendere la parola deve comunicarlo alla segreteria del partito, pardòn, del “popolo”, lasciando nome e cognome e una breve sintesi di ciò che vuol dire. Poi si vedrà. Nessun contatto neppure fra Berlusconi e i delegati, si fa per dire.C’è una zona “vip” alla quale si accede passando attraverso dei tornelli con un badge rosso. L’idea ovviamente è del ministro Brunetta.I delegati comuni avranno un cartellino azzurro, ma se ne dovranno stare fermi e buoni, zitti in particolare. I settecento giornalisti accreditati seguiranno i lavori attraverso un maxischermo in un padiglione loro riservato. Non potranno avvicinare i delegati. Chissà, venisse loro la voglia di parlare. La prudenza non è mai troppa.Si dice infine che i il capo del governo sia stato particolarmente impegnato nella scelta della “madrina”. Alla fine assolverà a questo ruolo, che non si sa bene in cosa consista, Annagrazia Calabria, 26 anni, la più giovane deputata.
Ultima notizia: il costo di questa faraonica festa si aggira sui tre milioni di euro. Nessun commento in uno scenario che offende quegli italiani e quelle famiglie che non arrivano alla fine del mese e che devono tirare sempre più la cinghia. Un’offesa nei confronti di centinaia di migliaia di cassaintegrati, di centinaia di migliaia di disoccupati, di centinaia di migliaia di precari, di centinaia di migliaia di migranti che vivono in condizioni indegne.(Alessandro Cardulli).
Ha scelto un palcoscenico da 600 metri quadrati, il serial leader Berluskane per celebrare il suo regno incontrastato. Il congresso fondativo del Popolo della libertà sarà un punto di non ritorno.Ma non fatevi ingannare: il frullato di culture reazionarie [teocon, nazionalisti, protezionisti, postfascisti, liberisti: tutti insieme appassionatamente] sarà un rumore di sottofondo. Il vero protagonista è lui: l’uomo che in 15 anni, rottura dopo rottura, sorriso dopo sorriso, ha monopolizzato la scena politica.L’ultimo paradosso, tipico dei continui capovogimenti di senso che caratterizzano la ricercata costruzione del nulla berlusconiano, è quello dei giorni scorsi. Uno che solo pochi anni fa si definiva «fascista» richiama Silvio al rispetto delle «regole», mentre quest’ultimo saltella con tutti e due i tacchi nelle praterie della crisi della rappresentanza. Fini appare ideologico, infatti tutti si chiedono quale disegno si nasconda dietro questa improvvisa nostalgia per la democrazia. Al contrario, Berlusconi riesce a stuzzicare i sentimenti inconfessabili di una porzione crescente di italiani.Nei giorni scorsi Fabrizio Rondolino, che è stato consigliere per la comunicazione prima di Massimo D’Alema e poi del Grande fratello, ha ricordato come la comunità della trasmissione televisiva «Amici» di Maria De Filippi, sia «l’Italia democratica di Berlusconi», governata da un potere «assoluto, minuzioso, sistematico, previdente e mite, che assomiglierebbe all’autorità paterna – scriveva Alexis de Tocqueville – se, come questa, avesse lo scopo di preparare l’uomo all’età virile, mentre cerca di arrestarlo irrevocabilmente all’infanzia». Come ogni populismo, quello berlusconiano ha bisogno che la società scompaia, che il «popolo» esista solo in quanto proiezione [anzi, trasmissione] di un condottiero carismatico.Per questo motivo, anche nei prossimi anni faranno di tutto per mostrarci un paese in mano ai reality show e appeso alla propaganda.(Giuliano Santoro).

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