martedì 17 marzo 2009

I CAMERATA


Che bello avere dei ministri che hanno a che fare con noti esponenti della criminalità e del neo fascismo e neo nazismo italiano,chi ha votato per Berlusconi & Company almeno non potrà lamentarsi e recriminare sul proprio voto.
Ma è davvero così che vogliamo che vadano le cose?Già i diretti interessati colti sul fatto dichiarano di non sapere o addirittura dire che si è trattato di uno scambio di persone.
Lo spunto,la mano che ha gettato la prima pietra è del giornalista Paolo Berizzi che nel suo libro "Bande nere"analizza la nuova destra che si sta facendo largo grazie al lasciapassare politico militante lasciatole dal governo totalitario di Berlusconi.
Questi sono articoli tratti da "La Repubblica on-line" a firma dell'autore del libro.

Dura presa di posizione dei Democratici e di Di Pietro su Ronchi e La Russa a braccetto con esponenti di estrema destra. "Il premier venga in Parlamento"
Ministri a braccetto con neonazi.Il Pd: "Berlusconi chiarisca".

Il ministro Ronchi con il fondatore di "Cuore nero"
ROMA - I ministri Andrea Ronchi e Ignazio La Russa in posa con i neonazisti, come scritto da Paolo Berizzi nel suo libro "Bande nere" e riportato su Repubblica,hanno aperto un altro fronte polemico fra governo ed opposizione. Il Pd ha inviato una lettera a Berlusconi per chiedere spiegazioni, mentre Antonio Di Pietro vuole che il premier riferisca in Parlamento. Mentre il ministro La Russa replica: "La foto pubblicata non mi ritrae con un neofascista ma con un carabiniere". Le prese di posizione sono durissime. I deputati Emanuele Fiano ed Antonio Misiani, insieme ai vicepresidenti del gruppo del Pd alla Camera, Marina Sereni e Gianclaudio Bressa, chiedono chiarimenti dopo, come scrivono, aver visto "con stupore e sconcerto in un articolo comparso su Repubblica fotografie dei ministri La Russa e Ronchi con esponenti del mondo dell'estremismo neofascista e neonazista italiano, oltre che con un presunto appartenente al mondo dello spaccio di droga collegato alla n'drangheta". "Vorremmo sapere - si legge nella lettera - se quegli abbracci siano stati casuali o frutto invece di una frequentazione e di un'amicizia più consolidata". "Perché - continua la lettera - in quest'ultimo caso, ci si troverebbe di fronte a inaccettabili amicizie di autorevoli esponenti dell'attuale governo con rappresentanti politici di un mondo dell'estrema destra extraparlamentare le cui inclinazioni neofasciste, razziste e violente sono state più volte oggetto della cronaca di questi ultimi anni".

"Sarebbe impossibile - dicono gli esponenti del Pd - accettare che un ministro della Repubblica si faccia fotografare sorridente accanto al leader di un circolo di destra estrema la cui rivista su internet riportava solo un anno fa una vergognosa copertina in cui si irrideva alla tragedia della Shoah e del campo di sterminio di Auschwitz". "Dunque, per questi motivi - concludono gli esponenti Democratici - ci aspettiamo smentite dai diretti interessati e dallo stesso presidente del Consiglio Berlusconi sul persistere di vecchi e intollerabili legami che pensavamo consegnati definitivamente al passato". Da parte sua anche Antonio Di Pietro calca la mano. "Come volevasi dimostrare: fascisti erano e fascisti sono rimasti. C'è un fascismo di ritorno, i cui rappresentanti, ora è la prova provata, siedono anche nelle istituzioni e anelano alla riapparizione di quei periodi bui della nostra storia", dice il leader dell'Idv. "E' incredibile - spiega - quanto sta accadendo nel nostro Paese: si cancellano la memoria, i valori democratici per riabilitare il fascismo e quei gruppi che propugnano l'apartheid e istigano all'odio razziale. Nel libro di Berizzi si fanno nomi e cognomi dei compari, degli sponsor di questi pericolosi personaggi che occupano ruoli istituzionali in tutta la penisola. E' bene che questi signori escano allo scoperto, dicano ai cittadini se lavorano per affermare i valori tracciati dai nostri padri costituenti o per far risorgere un nuovo fascismo. Sono molti a spalleggiare i protagonisti di questo movimento antidemocratico: ministri, parlamentari, sindaci, assessori". "E sono gli stessi - conclude Di Pietro - che si nutrono dell'apporto di questa onda nera, formata da pseudopartiti, i cui simboli sono croci celtiche, fasci littori, svastiche, bandiere del terzo Reich. Noi dell'Italia dei Valori chiediamo al Presidente del Consiglio di venire in Parlamento a spiegare cosa succede e chiediamo che venga fatta piena luce su questa torbida vicenda che coinvolge rappresentanti istituzionali e di governo". Il ministro la Russa però replica: "C'è un colpo di scena, la persona con cui sono stato ritratto e che è stata pubblicata stamane da Repubblica non è di Crisafulli ma di un carabiniere che si chiama Nicola Giuliano. Ora mi aspetto le scuse".
Neofascisti e destra di governo a braccetto con nostalgia.

Esce "Bande nere", un libro in cui Berizzi racconta chi sono, come vivono e chi protegge i nuovi "balilla". Un'inchiesta tra partiti, stadi, scuole e centri sociali.

C'è il ministro della difesa La Russa che posa con un "camerata" di una famiglia mafiosa siciliana, i Crisafulli, narcotraffico e spaccio di droga a Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano. C'è il suo collega di partito e di governo, il ministro per le politiche europee Ronchi, con uno dei fondatori del circolo nazifascista Cuore nero: quelli del brindisi all'Olocausto.
Lui si chiama Roberto Jonghi Lavarini e presiede il comitato Destra per Milano (confluito nel Partito della libertà). Sostiene le "destre germaniche", il partito boero sudafricano pro-apartheid - il simbolo è una svastica a tre braccia sormontata da un'aquila - e rivendica con orgoglio l'appartenenza alla fondazione Augusto Pinochet. In un'altra foto compare a fianco del sindaco di Milano, Letizia Moratti. Poi ci sono gli stretti rapporti del sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, con l'ultra-destra violenta e xenofoba del Veneto Fronte Skinhead. Ruoli istituzionali, incarichi, poltrone distribuiti ai leader delle teste rasate venete, già arrestati per aggressioni e istigazione all'odio razziale.
Fascisti del terzo millennio.

Almeno 150 mila giovani italiani sotto i 30 anni vivono nel culto del fascismo o del neofascismo. E non tutti, ma molti, nel mito di Hitler. Un'area geografica che attraversa tutta la penisola: dal Trentino Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia al Lazio, da Milano a Roma passando per Verona e Vicenza, culle della destra estrema o, come amano definirla i militanti, radicale. Cinque partiti ufficiali (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, la Destra, Azione Sociale, Fronte Sociale Nazionale) - sei, se si considera anche il robusto retaggio di An ormai sciolta nel Pdl. I primi cinque raccolgono l'1,8 per cento di voti (tra i 450 e i 480 mila consensi). Ma a parte le formazioni politiche, l'onda "nera" - in fermento e in espansione - si allunga attraverso un paio di centinaia di circoli e associazioni, dilaga nelle scuole, trae linfa vitale negli stadi.
Sessantatre sigle di gruppi ultrà (su 85) sono di estrema destra: in pratica il 75 per cento delle tifoserie che, dietro il "culto" della passione calcistica, compiono aggressioni e altre azioni violente premeditate. La firma: croci celtiche, fasci littori, svastiche, bandiere del Terzo Reich, inni al Duce e a Hitler. Sono state 330 le aggressioni da parte di militanti neofascisti tra 2005 e 2008. Concentrate soprattutto in tre aree del paese: il Veneto (Verona, Vicenza, Padova), la Lombardia (Milano, Varese) e il Lazio (Roma, Viterbo). Sono i vecchi-nuovi "laboratori" dell'estremismo nero. Con Roma - anche qui - capitale.

Dalle scuole ai centri sociali.

Dai centri sociali di destra alle occupazioni a scopo abitativo (Osa) e non conformi (Onc). Dalle aule dei licei a quelle delle università. Dai "campi d'azione" di Forza Nuova ai raid squadristi delle bande da stadio che si allenano al culto della violenza. La galassia del neofascismo si compone di più strati: e anche di distanze evidenti. L'esperimento più originale è quello di CasaPound a Roma, il primo centro sociale italiano di destra. Da lì nasce Blocco studentesco, il gruppo sceso in piazza contro la riforma della scuola. Una tartaruga come simbolo, i militanti si battono contro l'"affitto usura" e il caro vita. Il leader è Gianlcuca Iannone, anima del gruppo ZetaZeroAlfa: musica alternativa, concerti dove i militanti si divertono a prendersi a cinghiate.
A Milano c'è Cuore Nero. Il circolo neofascista fondato da Roberto Jonghi Lavarini e dal capo ultrà interista Alessandro Todisco, già leader italiano degli Hammerskin, una setta violenta nata dal Ku Klux Klan che si batte in tutto il mondo per la supremazia della razza bianca. Dopo l'attentato incendiario subito l'11 aprile del 2007, i nazifascisti di Cuore nero ringraziano in un comunicato ufficiale tutti coloro che gli hanno espresso solidarietà e sostegno: tra gli altri, "in particolare", la "coraggiosa" onorevole Mariastella Gelmini, all'epoca coordinatrice lombarda di Forza Italia e attuale ministro dell'Istruzione.

Saluti romani, pistole e 'ndrine.

La famiglia calabrese dei Di Giovine e quella siciliana dei Crisafulli, la destra in doppiopetto di An e quella estremista di Cuore nero. A Quarto Oggiaro, hinterland milanese, la ricerca del consenso politico incrocia sentieri scivolosi. A fare da cerniera tra le onorate famiglie - che gestiscono il mercato della droga -, le teste rasate e il Palazzo è sempre lui, il "Barone nero" Jonghi Lavarini. Quello fotografato con il ministro Ronchi e il sindaco Moratti. Quello che presenta a Ignazio La Russa Ciccio Crisafulli, erede del boss mafioso Biagio "Dentino" Crisafulli, in carcere dal '98 per traffico internazionale di droga. Camerata dichiarato, il rampollo Crisafulli frequenta Cuore nero così come il cugino James. A lui sarebbe stata dedicata la maglietta "Quarto Oggiaro stile di vita", prodotta dalla linea di abbigliamento da stadio "Calci&Pugni" di Alessandro Todisco. L'avvocato Adriano Bazzoni è braccio destro di La Russa. C'è anche lui in una foto con Lavarini e con Salvatore Di Giovine, detto "zio Salva", della cosca calabrese Di Giovine. Siamo sempre a Quarto Oggiaro, prima delle ultime elezioni politiche.

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