lunedì 30 marzo 2009

SIAMO LA BARZELLETTA DELL'EUROPA

Negli articoli precedenti dove avevo parlato della nascita del Pdl era stato puntualizzato che solo in Italia la stragrande maggioranza dei mass-media non avea dato in pratica risalto al nuovo lancio del partito fascista italiano,mentre si era puntualizzato che all'estero i commenti non sarebbero stati poi così tanto accondiscendenti con la "nuova" politica del movimento nato nel grosso teatro circense di Roma.
Più in là,esattamente come ultima proposta,vi è un articolo del quotidiano britannico"The Guardian"che senza tanti peli sulla lingua e senza girarci attorno parla di reiterati atteggiamenti nostalgici del nostro passato ventennio,e di fatto afferma che la creazione del partito è nient'altro che la rinascita del partito fascista(e vi risparmio i commenti degli inglesi dove tirando le somme dicono che siamo un paese di destra con un dittatore che si è fatto strada con la televisione e le leggi ad personam).
Appena prima dell'articolo troverete una considerazione apparsa su Indymedia che riassume l'articolo proposto in lingua madre,mentre appena sotto la conclusione del rapporto Hammarberg(dal nome per il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa)che indica come in Italia la deriva razzista e xenofoba stia assoggettando sempre più ampie fette della popolazione.
E così a poca distanza dalla strigliata Onu ecco quella dell'Europa che vede sempre di più l'Italia come un fardello immorale che appesantisce la voglia di solidarietà e tolleranza che è propria dell'Unione Europea.
In questo periodo dove la lotta di classe si fa sempre più sentire,dove in Francia e nel Regno Unito i padroni devono nascondersi per non venire presi a bastonate,e dove la protesta sta galoppando(si vedano i prossimi eventi a Friburgo,Strasburgo e a Baden-Baden per l'anniversario della Nato,già blindate dall'esercito)sempre più velocemente ma con fermezza,qui stiamo procedendo come un cavallo azzoppato.
I prossimi mesi saranno decisivi per la lotta con appuntamenti importanti come quello di Milano di domenica prossima(a breve ulteriori info)e con l'avvicinarsi delle elezioni per l'Europarlamento dove Silvio il Buffone(come viene chiamato da molti media all'estero)si candiderà(unico capo del governo in tutti gli stati rappresentati),pur essendo consapevole di non poter rappresentare la sua"gente"perchè ricopre già la carica di Presidente del Consiglio da noi.
Rapporto Hammarberg: per il Consiglio d'Europa l'Italia è razzista.
Dopo le Nazioni Unite arriva il Consiglio d’Europa a bacchettare l’Italia in fatto di razzismo e xenofobia. È stato reso noto in questi giorni il Rapporto che il Commissario per i diritti umani, Thomas Hammarberg, ha stilato a seguito della visita effettuata nel nostro paese tra il 13 e il 15 gennaio, in seguito ad una precedente del 19 e 20 giugno 2008.
In questa prima visita, riferendosi soprattutto alla situazione di rom e sinti, il Commissario aveva denunciato non solo i gravi atti di violenza avvenuti in Italia ai danni dei campi nomadi ma, soprattutto, il fatto che tali atti fossero avvenuti senza una effettiva protezione da parte delle forze dell’ordine che a loro volta avevano condotto raid violenti contro gli insediamenti degli stessi gruppi.
Non solo, l’alto esponente del Consiglio d’Europa si era detto preoccupato anche per “l’approvazione, diretta o indiretta, di questi atti da parte di certe forze politiche, singoli politici e da parte di alcuni organi di informazione”. “Falsità clamorose” erano state definite, allora, in aula a Montecitorio dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni, che invitava il Commissario a fornire “casi concreti e documentati”.Ora, a sette mesi dalla prima visita, il Commissario torna in Italia e torna a dirsi preoccupato “per le relazioni che riferiscono, con una certa continuità, l’esistenza in Italia di una tendenza al razzismo e alla xenofobia che prende di mira, a volte in modo estremamente violento, soprattutto gli immigrati, i rom e sinti o cittadini italiani di origine estera, anche nel contesto dello sport”.
E questa volta, in risposta all’”indignazione” del nostro Ministro, il Commissario porta casi concreti. Quello di “un cittadino ghanese di 22 anni che nel settembre 2008 è stato arrestato dalla polizia municipale di Parma perché ingiustamente accusato di essere uno spacciatore. Secondo alcune fonti, all’uscita dal centro di detenzione il giovane aveva un ematoma, una ferita alla mano e portava una busta, consegnatagli dalla polizia municipale, su cui era indicato ‘Emmanuel Negro’.
Oppure la “dichiarazione resa dal sindaco di Treviso il 17 settembre 2008, diventata accessibile al pubblico italiano attraverso un ‘blog’ e definibile come un’“espressione di odio”, in particolare contro gli immigrati, i rom e sinti e i musulmani”. Oppure la denuncia “di ben 18 gruppi razzisti su facebook, contenenti messaggi di odio razziale, soprattutto nei confronti di rom, e istigazioni alla violenza razzista, sottolineando anche la necessità di un maggior controllo delle situazioni di questo tipo”.
Il Rapporto parla anche della situazione dei richiedenti asilo e del rimpatrio forzato di cittadini stranieri verso paesi in cui sussiste il reale rischio che vengano sottoposti a torture o maltrattamenti gravi se respinto in conformità all’art. 39 della Corte europea dei diritti dell’uomo. E il Commissario sottolinea che “la necessità di riconoscere un’attenzione particolare al fatto che tra gli immigrati irregolari figura di norma un numero considerevole di persone che fugge da persecuzioni o violenze e che quindi ha bisogno di una tutela internazionale da parte degli Stati europei. Alla data del 1° settembre 2008, l'Italia figurava all’ottavo posto, con una percentuale del 4,4%, tra i 44 paesi industrializzati destinatari di domande di asilo, dopo Stati Uniti, Canada, Francia, Regno Unito, Svezia, Germania e Grecia” manifestando “preoccupazione per le nuove draconiane misure in materia di immigrazione e di asilo, già adottate o in esame in Italia”.
L’Europa ci osserva e anche con attenzione. Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg ci osserva così bene che da giugno ad oggi ha già scritto, sugli stessi punti, ben 2 rapporti e l’immagine dell’Italia che ne è esce è quella di un paese razzista e porta anche dei dati. “Secondo un sondaggio condotto da Eurobarometro e pubblicato dalla UE nel luglio 2008, l’Italia si classifica agli ultimi posti tra gli Stati membri per quanto riguarda “i sentimenti di disagio rispetto all’idea di avere un vicino di diversa origine etnica” e, in particolare di origine rom” inoltre “un’altra indagine speciale sull’Italia dello stesso istituto della UE riportava una percentuale superiore alla media UE (il 76 contro il 62%) di persone che considera la discriminazione su base etnica come “molto o abbastanza diffusa”.
Questo secondo rapporto è passato piuttosto inosservato. Pur ribadendo e sottolineando le stesse problematiche del primo. Forse ai nostri governanti non interessa più neanche il punto di vista dell’Europa.
The Guardian: Berlusconi usa le fondamenta dei fascisti.
Nascita pdl è "giorno di vergogna per l'Italia".
Roma, 30 mar. (Apcom) "Nonostante le sue lontane origini liberali, l'Italia moderna storicamente è un paese di destra. Tuttavia è sconvolgente pensare che fra i 20 leader al summit economico di Londra vi sarà un capo di governo che ha ricostruito la sua base politica su fondamenta poste dai fascisti, e che afferma che la destra, proprio per questo, probabilmente resterà al potere per generazioni". Lo scrive oggi il quotidiano britannico The Guardian in un duro editoriale che commenta la nascita del Popolo delle Libertà. "Lo scopo centrale di Berlusconi come premier italiano è sfacciatamente e palesemente ovvio da tempo" scrive il giornale progressista: dal 1993 "ha usato la sua carriera politica e il suo potere per difendere se stesso e il suo impero mediatico dalla legge". Berlusconi "nel suo primo mandato ha consolidato la sua presa sull'industria dei media - ora ne possiede circa la metà - e ha fatto approvare una legge che gli garantiva l'immunità. E' stata dichiarata incostituzionale, ma Berlusconi, appena rieletto, l'anno scorso l'ha riproposta sotto mutate spoglie ed è riuscito a farla diventare legge". Adesso il problema non sarebbe tanto in Gianfranco Fini, perché "AN ha fatto molta strada in sessant'anni" e il suo leader "parla di dialogo con l'Islam, denuncia l'antisemitismo, auspica una Italia multietnica, posizioni che Berlusconi, con le sue campagne populiste anti zingari ed anti immigranti e la sua vocazione a un razzismo soft, farebbe fatica ad eguagliare". Ma l'Italia del dopoguerra "al contrario della Germania non ha mai davvero affrontato l'eredità fascista. Per questo in Italia ci sono continuità importanti col passato, fra cui leggi dell'era mussoliniana e la rinascita del partito fascista sotto altro nome". Adesso "quelle continuità sono divenute più forti; è un giorno di vergogna per l'Italia".
Italy: Fascism's shadow.

Silvio Berlusconi's central objective as Italian prime minister has long appeared to be dazzlingly and shamelessly obvious. Ever since he strode into the political vacuum created in 1993 by the simultaneous government corruption scandal on the right and the collapse of Italian communism on the left, Mr Berlusconi has used his political career and power to protect himself and his media empire from the law. During the longest of his three periods as prime minister, Mr Berlusconi not only consolidated his already strong grip on the Italian media industry - he now owns around half of it - but passed legislation granting him immunity from prosecution. Then, when that law was ruled unconstitutional, the newly re-elected Mr Berlusconi brought it back in a new guise last year and has had it successfully signed into law.
Mr Berlusconi's success owes something to his own audacity and quite a lot to the deepening weakness of his opponents. The Italian left, in particular, has failed to mount an effective opposition. Yet Mr Berlusconi's latest action - the merger into his new People of Freedom bloc, completed yesterday, of his own Forza Italia party with the Allianza Nazionale which derives directly from Benito Mussolini's fascist tradition - may leave a more lasting mark on Italian public life than anything else the populist tycoon has done.
Unlike postwar Germany, postwar Italy never properly confronted its own fascist legacy. As a result, while neofascism has never seriously resurfaced in Germany, in Italy there were important continuities - inherited Mussolini-era laws and officials and the postwar rebirth of the renamed Fascist party among them - in spite of Italy's nominally anti-fascist public culture. Those continuities have just become stronger. It is a day of shame for Italy.
Nevertheless, the AN has come a long way in 60 years. Its leader, Gianfranco Fini, has discarded the old political garments and led his party towards the centre. He has worked for more than 15 years as Mr Berlusconi's ally. He talks about the need for dialogue with Islam, denounces antisemitism, and advocates a multi-ethnic Italy - positions which Mr Berlusconi, with his populist anti-gypsy and anti-immigrant campaigns and his fondness for soft-core racism, would struggle to match.
Despite its distant liberal origins, modern Italy is historically a rightwing country. Yet it is a very shocking thought that there will be one head of government among the 20 world leaders at the London economic summit this week who has now rebuilt his political base on foundations laid by fascists and who claims that the right is likely to remain in power for generations as a result.

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