domenica 23 maggio 2010

L'OUTING DELLA BUSI

Una voce fuori dal coro delle pecore targate Rai(o Raiset,Mediarai,insomma la divulgazione dell'informazione controllata e censurata dal regime)è stata quella di Maria Luisa Busi che ha esternato il suo disagio,vergogna ed indignazione a fronte della linea editoriale intrapresa dalla testata del Tg1 di cui era annunciatrice.
Lo stesso telegiornale passato nelle mani del pluriguinzagliato Minzolini e dell'ex braccio destro di Berluscojoni Masi,una sorta di omelia pro-governo sbattuta in faccia agli italiani ogni giorno dall'emittente maggiore della televisione di Stato.
Questo blog ha già affrontato diverse volte questo tema,quello dell'informazione imbavagliata dai tagliatori e truccatori delle notizie del Tg1(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/10/guinzaglio-stretto-e-borchiato.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/05/il-regime-e-la-disinformazione.html solo per citarne un paio)e in tutti i casi si è sempre fatto riferimanto al rapporto cane-padrone instauratosi tra il fedele Minzolini ed il capo neo duce Berlusconi.
L'outing della Busi,che non scrive di suo pugno gli articoli ma che comunque ci mette la faccia,è una sorta di confessione di una giornalista che ha avuto le palle di raccontare la verità che numerosi blogger e giornalisti hanno sempre evidenziato,ovvero il totale controllo del governo fascista sull'informazione del telegiornale di Rai uno(senza voler tirare in ballo altro!).
Gli articoli successivi sono tratti da Roma.Indymedia(dal sito di Domenico Ciardulli)e dal sito di"Repubblica on-line"dove spicca un esempio su tutti,quello sottolineato dal presidente Rai Garimberti dove nel tg serale del 20 maggio la notizia della creazione prima cellula artificiale non è stata nemmeno accennata mentre in tutto il mondo questa comunicazione se non è stata la prima di tutti gli organismi divulgativi ha avuto comunque un notevole spessore.

La lezione magistrale di Maria Luisa Busi.

http://www.ciardullidomenico.it/ARTICOLI/BUSI_lacrime.htm
Le lacrime di Maria Luisa Busi e i suoi occhi azzurri cerchiati di rosso sono un monumento alla dignità professionale dei giornalisti italiani. Dopo l'esempio coraggioso dato da Santoro, un'altra figura storica ha avuto la determinazione di mettere i piedi nel piatto del suo "capo" denunciando, ad alta voce, l'attuale processo di asservimento totale dell'informazione del Tg1 ai partiti.
Sia chiaro che non condivido interamente le analisi, come quelle di Giovanni Valentini su "Repubblica" e della stessa Busi laddove queste analisi tendono un pò a santificare l'informazione Rai dell'era pre-minzoliniana. Diciamo, a mio avviso più obiettivamente, che la lottizzazione partitica dell'azienda di viale Mazzini con le sue derive clientelari, in qualche caso con venature boccaccesche, ha sempre danneggiato il servizio pubblico e la qualità dell'informazione ed ha rafforzato nel tempo la forza magnetica esercitata dai "carri dei vincitori".
Ma sia la scelta di Santoro, sia il coraggioso "ammutinamento" della celebre Maria Luisa Busi, che ha scelto di togliere la sua faccia dal tg1 di prima serata per difendere le sue prerogative e la sua dignità professionale, evidenziano, a mio avviso, due questioni grosse come macigni:
1) Esistono ancora in un'azienda venduta ai partiti e piena di collaboratori scodinzolanti assunti per grazia ricevuta, alcune donne e uomini di valore che, con le loro inchieste o con le loro missioni sui fronti di guerra o, semplicemente, con il loro apporto critico nelle riunioni, rappresentano l'ultimo fortino di resistenza a difesa del servizio pubblico radiotelevisivo. Ma è proprio contro questi pochi e minoritari professionisti e professioniste storiche che si sta sviluppando una strategia di sfiancamento offensiva, fatta di mobbing strisciante e vessazioni, tipica delle grandi holding industriali post-fordiste. Isolamento, demansionamento, etichettamento sono le classiche potenti armi dei nuovi "capibastone" che preludono al tentativo di rendere innocui e annientare tutti coloro che vogliono salvaguardare la propria identità etica e professionale e non intendono omologarsi al pensiero unico imposto dal "capo".
2) Una tale situazione nasce proprio dall'impronta sempre più verticistica e soffocante data all'assetto redazionale del Tg1. Si è insediato, cioè, un direttore decisionista che, invece di fare squadra e conquistare i suoi collaboratori attraverso il confronto dal basso e la valorizzazione delle differenze, ha deciso di esercitare la sua leadership connotandola interamente come potere "rozzo" proveniente dall'investitura "regia". Con obiettivi politici ben precisi che lo stesso Paolo Garimberti, presidente del Consiglio di Amministrazione Rai, sembra svelare quando mette in discussione le qualità giornalistiche del direttore di testata. Infatti, del Tg1 Garimberti dice: "...siamo oltre la disinformazione".
Il gesto di Maria Luisa Busi è certamente solo una goccia limpida e trasparente versata in un grande oceano inquinato di petrolio. Ma il valore educativo di quello che ha fatto è enorme e, a mio avviso, incoraggia tutti quei cittadini, angustiati da situazioni ingiuste nel lavoro o nella vita quotidiana, a non svendere o smarrire la propria dignità di persona. La lezione magistrale che viene dalla giornalista riafferma il valore del concetto di "empowerment" attraverso il quale ognuno di noi può fare qualcosa di creativo e di efficace per opporsi a situazioni piccole e grandi di ordinaria ingiustizia.
Bastano solo questi pochi elementi per poter esprimere alla giornalista e alla sua collega rimossa dal video, Tiziana Ferrario, solidarietà e gratitudine per il lavoro che hanno fatto e per quello che faranno da "menti libere" dando così significato a quel concetto ormai in disuso noto come "deontologia professionale".
LUPI: «LEI E SANTORO FANNO UN USO PRIVATO DELLA TV PUBBLICA»
La Busi: «Rinuncio a condurre il Tg1»
Lettera affissa sulla bacheca della redazione: «Non mi riconosco più nella testata». Minzolini: «Non condivido».
Milano - Maria Luisa Busi rinuncia alla conduzione del Tg1. Lo scrive lei stessa in una lettera (LEGGI IL TESTO) che ha affisso nella bacheca della redazione. Tre cartelle e mezzo per spiegare le motivazioni della sua decisione. Uno dei volti più celebri dell'edizione serale del telegiornale di Rai1 afferma di non riconoscersi più nella testata, e dichiara che se un giornalista ha come unico strumento per difendere le sue prerogative professionali quello di togliere la propria firma, un conduttore può solo togliere la sua faccia. Così ha deciso di fare lei, abbandonando la conduzione del Tg1 delle 20.

LO SCONTRO - La decisione della Busi arriva dopo una serie di scontri con il direttore della testata Augusto Minzolini. Un dissidio aperto da tempo, soprattutto da quando la giornalista, inviata all'Aquila il 21 febbraio (nelle ore della protesta delle carriole) e contestata sul posto al grido di «Tg1 scodinzolini», commentò: «Non posso rispondere dell’informazione in generale che il Tg1 ha dato in questi dieci mesi di terremoto».

REPLICA DI MINZOLINI - «In realtà, nell'ambito della rinnovamento del telegiornale, nei giorni scorsi - spiega Minzolini, interpellato telefonicamente - avevo ragionato con la direzione dell'ufficio del personale sulla mia intenzione di spostare la Busi al Tg delle 13. Del rinnovamento, infatti, oltre alla sigla, allo studio e al nuovo sito, deve far parte anche la scelta di un nuovo volto». Minzolini si «arrabbia» quando gli chiedono se sia in atto una «epurazione» nel Tg della rete ammiraglia: «Ma quale epurazione, ma quale "epurator", non sopporto questa storia. Sotto la mia direzione sono stati assunti diciotto precari, ho mantenuto tutti i capiredattori, ma di che parliamo?». A chi gli fa notare che Busi non condivide la linea della testata, Minzolini replica: «Se ha questa convinzione, è giusto che abbia preso questa decisione. Se non si riconosce, ha fatto bene. Ma sono motivazioni che non condivido». «Il mio telegiornale non è mai stato di parte, ho sempre dato voce a tutti e gli ascolti mi hanno dato ragione. Le accuse che mi rivolge la collega sono false per questo non condivido neanche una riga della sua lettera. Che poteva - se vogliamo dircela tutta - farmi recapitare prima di affiggerla in bacheca».

GARIMBERTI E CDR - Per il presidente della Rai Paolo Garimberti la situazione al Tg1 è tale da richiedere «massima attenzione da parte dei vertici dell'azienda, un'attenzione che sollecito da tempo nella sede deputata, cioè il Consiglio di amministrazione, nel pieno rispetto delle responsabilità che fanno capo al direttore generale». Per Garimberti «la scelta di Maria Luisa Busi va rispettata soprattutto da chi sa quanto, per un giornalista, possa essere difficile e doloroso rinunciare alla propria firma nel giornale dove ha lavorato per tanti anni». Sulla questione interviene anche il Cdr del Tg1: «La lettera di Maria Luisa Busi chiama la redazione a una riflessione. Quello di Maria Luisa Busi è un gesto mai fatto prima da nessun altro conduttore nella testata che testimonia il suo disagio e quello che attraversa una parte della redazione sull'indirizzo che Augusto Minzolini ha fatto prendere al Tg1». «Come la collega Busi - prosegue il Cdr - siamo preoccupati per la rinuncia del Tg1 alla leadership nella qualità e nella credibilità: anche ieri la clamorosa notizia sulla prima cellula artificiale che ha aperto i siti mondiali, uscita nelle agenzie alle 14 con embargo fino alle 20, nonostante fosse stata segnalata dal servizio competente, è stata ignorata nell'edizione delle 20». «Alla collega Busi, che per il coraggio e la coerenza con cui ha sempre esercitato il diritto di critica è stata fatta oggetto in questi mesi di inaccettabili e denigratori attacchi da parte di alcuni giornali, esprimiamo affetto e solidarietà. Il suo è un gesto di rispetto anche per i telespettatori. Un gesto che, dopo le rimozioni e i demansionamenti di tanti colleghi non 'omogenei' alla linea editoriale del direttore, testimonia ulteriormente il rischio che si chiuda ogni spazio di dialettica all'interno del Tg1. Anche questo - conclude la nota del Cdr - sarebbe una cosa mai avvenuta nella lunga storia della nostra testata. Da sempre Telegiornale di tutti».

FNSI: GRANDE DISAGIO - La Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti, esprime alla Busi «la massima solidarietà» e parla di «spia del grande disagio di una professionista seria e credibile che, nella sua funzione, ha concorso fino ad ora a rendere affidabile un telegiornale che, da qualche tempo va cambiando connotati»: così scrivono Franco Siddi e Roberto Natale, segretario generale e presidente della Fnsi, per i quali «il disagio e l'amarezza che esprime la Busi nella sua lettera sono segnali di un malessere più diffuso che riguarda ampi settori della redazione». Siddi e Natale sottolineano che «dopo la rimozione, fuori dal normale processo degli avvicendamenti professionali, che aveva colpito professionisti impegnati senza sbavature sul loro lavoro come Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio, Piero Damosso e Massimo De Strobel, la denuncia di Maria Luisa Busi non può cadere nel vuoto né essere derubricata, come tenta di fare il direttore Minzolini, a reazione bizzosa per le voci sulle sue intenzioni di futuri cambiamenti al Tg1».

REAZIONI POLITICHE - La mossa della Busi ha scosso il mondo politico. Dal Pdl Maurizio Lupi accusa l'«uso privato della televisione pubblica»: «Dopo Santoro anche la Busi veste i panni della vittima e coglie la palla al balzo per godersi quei dieci minuti di notorietà. Mi dispiace per entrambi, ma la Rai non è di loro proprietà». Il deputato del Pdl Giorgio Lainati, vicepresidente della commissione di vigilanza Rai, difende Minzolini: «Ha tutto il diritto di decidere una linea editoriale e di puntare sulle tante riconosciute professionalità che da anni sono un patrimonio del Tg1». Sul fronte dell'opposizione Rosy Bindi sottolinea che «il Pd sta con chi afferma l'autonomia dei giornalisti del servizio pubblico e il pluralismo culturale della Rai, con chi non vuole mandare al macero un'azienda centrale per la vita democratica del Paese». Per il portavoce Idv Leoluca Orlando «è vergognoso che professionisti dalla schiena dritta siano stati costretti, in seguito a comportamenti vessatori, ad arrivare addirittura a prendere una decisione tanto drastica. Davanti a un caso tanto grave, quale quello che ha riguardato Maria Luisa Busi, non possiamo limitarci a dare pacche sulla spalla».

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