giovedì 27 maggio 2010

STOP AI BENI PRODOTTI NEI TERRITORI OCCUPATI

Quando il passa parola di militanti,associati e consumatori favoriscono l'incontro tra i vertici di alcune importanti catene della grande distribuzione ed associazioni che combattono per l'autodeterminazione dei popoli ed in questo caso quello palestinese,si riesce ad unirsi e confrontarsi ed i risultati a volte si vedono e sono tangibili.
Infatti è successo che dirigenti di Coop e Conad si siano messi in contatto,dopo numerose segnalazioni di clienti e soci,con i rappresentanti della Coalizione italiana Stop Carmel-Agrexco che è un importante azienda israeliana che commercia prodotti d'esportazione come avocados,fiori recisi e succhi di frutta e che esporta questi beni prodotti nei territori occupati.
E già il ministro Frattini ha tacciato di razzismo questa iniziativa...
L'articolo di Toscana.Indymedia va nello specifico delle motivazioni di queste catene di supermercati specificando che boicottare i prodotti israeliani è una piccola ma significativa misura di protesta contro questo Stato che vìola i più elementari diritti umani dei palestinesi appoggiati in primis dagli Stati Uniti e da tutta la comunità europea,con in testa l'Italia.
L'altro contributo è invece tratto dal sito"Askapena"ripreso da EHL Lagunak che traccia un profilo più ampio sulla situazione israelopalestinese con particolare riferimento alla striscia di Gaza e alle iniziative di boicottaggio come arma di solidarietà avvenute nei Paesi Baschi.
Altre informazioni con l'elenco delle principali aziende israeliane si trovano a questo link:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/01/boicottare-israele.html.

Coop e Conad sospendono le importazioni di prodotti Agrexco!

Un importante risultato della campagna di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro l'apartheid israeliano.

A seguito della campagna di pressione della coalizione italiana contro la Carmel-Agrexco, due importanti catene italiane di supermercati, COOP e Nordiconad, hanno dichiarato la sospensione della vendita dei prodotti Agrexco, principale esportatore di prodotti agricoli da Israele e dalle colonie israeliane illegali nei Territori Palestinesi Occupati. Nordiconad è il gruppo cooperativo con funzione di centro di acquisto e distribuzione di CONAD che opera in nord Italia. Il direttore di Nordiconad, dott. Covili, ha dichiarato che dalla fine di aprile ogni prodotto riconducibile ad Agrexco non è più nei loro supermercati. COOP Italia nella persona del Dott. Zucchi, direttore qualità di COOP Italia, ha invece affermato che esiste un problema di tracciabilità commerciale, ovvero che il consumatore non è in grado di verificare se il prodotto in questione provenga o meno dai territori occupati. Pertanto COOP Italia ha deciso di "sospendere l'approvvigionamento di prodotti provenienti dai territori occupati".
La campagna di pressione sulle aziende della grande distribuzione ha preso il via a gennaio di quest anno dopo un incontro nazionale della coalizione Stop Agrexco a Savona, dove arrivano le navi container di Agrexco per la distribuzione in Italia. Viene coordinata a livello europeo con movimenti analoghi, inclusa la Coalition Contre Agrexco in Francia, che riunisce più di 90 associazioni nell'obbiettivo comune di opporsi all'insediamento della ditta israeliana al porto di Sete (Languedoc-Roussillon). In Italia, clienti e soci Coop e associazioni attive nella campagna hanno iniziato a inviare lettere di protesta alle riviste dei consumatori Coop per chiedere di ritirare dalla vendita le merci prodotte nelle colonie dei territori occupati. Questa iniziativa è stata estesa anche a CONAD. La campagna è culminata il 30 marzo, quando in occasione della giornata della Giornata della Terra Palestinese e del BDS Day, manifestazioni, sit in e azioni informative si sono coordinate nei supermercati di varie città italiane. Dopo queste azioni è iniziata una corrispondenza con le dirigenze di COOP e CONAD, a cui sono seguiti contatti diretti e incontri con rappresentanti della Coalizione italiana Stop Agrexco. Negli incontri i rappresentanti di Stop Agrexco hanno documentato ulteriormente in maniera puntuale la denuncia della commercializzazione illegale di prodotti provenienti dalle colonie e della situazione di violazione della legalità internazionale e dei diritti umani in Palestina che caratterizza la produzione di quelle merci.
Il risultato ottenuto grazie alle pressioni messe in campo da consumatori responsabili, soci e attivisti è senza dubbio positivo. Tuttavia gli attivisti e le attiviste di Stop Agrexco continueranno a vigilare se alle dichiarazioni seguiranno i fatti, e invitano tutti e tutte a partecipare a questa lotta per il rispetto del diritto internazionale, e la libertà e l'autodeterminazione del popolo palestinese.

Contatti:Stop Agrexco Italia333 11 03 510stopagrexcoitalia@gmail.com
Ulteriori informazioni sulla campagna contro l'Agrexco sono disponibili sul sito internet della coalizione: www.stopagrexcoitalia.org
Al Nakba in Euskal Herria, boicottaggio a Israele e solidarietà con la Palestina.

Al-Nakba
Sono passati 62 anni dalla creazione dello stato di Israele ed il popolo Palestinese continua a vivere "la catástrofe" del 15 maggio 1948 ogni giorno. In più la già ingiusta divisione della Palestina ad opera dell'ONU (al nuovo stato sionista costruito si concesse il 55% delle terre, essendo molto inferiore il numero degli immigrati ebrei), si è convertito sei decenni dopo nell'occupazione dell' 85% del territorio storico Palestinese. Mentre il popolo palestinese resiste tanto nella Gaza isolata e sottoposta ad un ferreo blocco, come in Cisgordania, circondata dal muro della vergogna que raggiunge già i 750 km, e infestata di colonie illegali e posti di controllo militari. Senza dimenticare il milione e mezzo di palestinesi che risiede in territorio israeliano totalmente esenti da diritti civili e politici, la diaspora palestinese che ammonta a 5 milloni di rifugiati o gli 11mila prigionieri e prigioniere politiche.
Mentre la comunità internazionale guarda dall'altra parte il genocidio continua, ed il popolo palestinese resiste, sopravvive.
Il boicottaggio come arma di solidarietà
Per farla finita con l'Apartheid che subì la popolazione nera in Sudafrica per anni, il boicottaggio internazionale fu un pezzo chiave. Per questo, più di 200 associazioni ed organizzazioni palestinesi hanno lanciato un appello al boicottaggio di Israele, con alcune richieste assumibili per qualunque persona con un minimo di senso di giustizia e solidarietà:
Il diritto al ritorno dei rifugiati e rifugiate;
La fine dell'occupazione tanto militare come politica e sociale di Gaza e Cisgiordania;
il riconoscimento dei diritti civili e politici ai cittadini palestinesi residenti in Israele.
Nei paesi del mondo questa campagna avanza rapidamente dal suo linizio quattro anni fa, e va dando i suoi primi frutti. In Euskal Herria sempre più organizzazioni di solidarietà, politiche, sociali o sindacali hanno aderito alla richiesta di boicottaggio e ci impegnamo a mettere in pratica il principio della solidarietà fra i popoli realizzando questa iniziativa internazionale nella nostra terra.

Azioni solidali in Euskal Herria
Askapena ha voluto approfittare del 62 aniversario della Nakba per approfondire la solidarietà con la Palestina ed il boicottaggio a Israele, in questo senso bisogna sottolineare le seguenti iniziative:
A Bilbao e Donostia si sono fatte iniziative di protesta e invito al boicottaggio in due impianti di H&M. Questa impresa ha intrapreso una campagna di investimenti ed espansione in Israele ed è già stata obiettivo dei solidali con la causa palestinese nei paesi nordici o a Parigi.
Si sono realizzati concentramenti di solidarietà con la Palestina invitando al boicottaggio di Israele in Lizarra, Algorta, Sopela, Urduliz e Irun e conferenze sulla situazione della Palestina e la campagna di boicottaggio di Israele in Altsasu, Billabona ed in molti paesi e città basche come Iruñea, Gasteiz, ... si sono collocate bandiere palestinesi. Così pure hanno fatto diversi comuni baschi che hanno appeso la bandiera palestinese nelle loro sedi municipali (Oiartzun, Alegia, Zestoa); in più bisogna segnalare che varie organizzazioni politiche e sindacali pure hanno esposto la bandiera palestinese nelle loro sedi.
In Bermeo si è realizzato un programa festivo culturale in cui la musica e la gastronomia palestinese sono state le protagoniste, oltre a distribuire informazione, cibo e musica a centinaia di persone e realizzare un murale per il boicottaggio di Israele "Israel? Ez eskerrik asko" ("Israele? Grazie mille no).
Per ultimo in due grandi festival musicali e di fronte a migliaia di persone solidali che portavano kufiyyas (fazzoletti palestinesi) si sono resi pubblici i comunicati di boicottaggio nel mezzo dei concerti. I gruppi di musica SuTaGar e Ken 7 hanno offerto canzoni per la Palestina.
Noi di Askapena continueremo a produrre la solidarietà internazionalista con il popolo palestinese finchè non verranno rispettati i diritti fondamentali che gli sono stati negati per lunghi decenni e non cessi tanto la pulizia etnica come l'Apartheid politico da parte della mano sionista israeliana.
Gora Palestina askatuta!
(Viva la Palestina liberata!)
Israeli boikota!
(Boicotta Israele!)
Gora herrion arteko elkartasuna!
(Viva la solidarietà verso i popoli!)
Askapena (organizzazione internazionalista basca)
http://askapena.org/?q=it/node/900

1 commento:

Lillo ha detto...

Tratto da"Indymedia.Romagna".

Ma il Ministro Frattini ha idea di cosa siano i Territori Occupati?

La Coop ha deciso di non vendere i prodotti coltivati nelle colonie israeliane illegali perché etichettati con “Made in Israele” e questo non è trasparente per i consumatori.

Il Ministro Frattini ha commentato la decisione con affermazioni che denotano una non conoscenza della geografia dei Territori Occupati.

Mi sono veramente stupito nel sentirlo dire: “nei Territori occupati lavorano decine di migliaia di palestinesi, quindi questa iniziativa può incidere sull'economia dei Territori che dà lavoro ai palestinesi.”

Ma lo sa il Ministro Frattini che nei Territori Occupati, cioè in Cisgiordania e Gaza, ci vivono milioni di palestinesi e che anche se la disoccupazione è al 50%, con punte del 70%, i palestinesi che ci lavorano sono milioni?

Lo sa il Ministro Frattini che le colonie, cioè delle città israeliane dentro la Cisgiordania, sono chiuse da reti metalliche e da un Muro alto fino a 9 metri e che i palestinesi non possono nemmeno avvicinarsi a queste terre e tanto meno lavorarci?

Lo sa il Ministro Frattini che ogni abitante delle colonie consuma 1.000 litri di acqua al giorno, mentre nei villaggi palestinesi, vicini alle colonie, il consumo medio è di 30 litri al giorno?

Lo sa il Ministro Frattini che l’80% dell’acqua che nasce nei Territori Occupati viene convogliata in Israele e nelle sue colonie e che con il contributo di quest’acqua gli israeliani irrigano il 70% delle loro terre coltivabili, mentre con l’acqua che rimane i palestinesi possono irrigare solo il 5% delle loro?

Lo sa il Ministro Frattini che nei Territori Occupati, cioè in Palestina, gli occupanti, cioè gli Israeliani, hanno il monopolio dei pozzi d’acqua e possono perforare pozzi fino a 800 metri di profondità per accedere alle falde migliori, mentre i palestinesi, nella loro terra, non possono perforare oltre i 150 metri?

Lo sa il Ministro Frattini che i palestinesi non possono esportare praticamente niente perché hanno già poco per loro e, comunque, per farlo dovrebbero superare gli impossibili Checkpoint israeliani?

E se anche potessero esportare l’olio degli ulivi, ancora non sradicati, cosa scriverebbero sull’etichetta: Made in Palestina? Ma lo stato palestinese non esiste, 8 milioni di palestinesi, tra residenti e profughi, non hanno nemmeno la terra su cui costruirlo.

Lo sa, infine, il Ministro Frattini (affermando: “…la questione viene fatta con riferimento ai prodotti israeliani, perché sono ebrei”) che Israele è uno stato come gli altri e quindi può essere criticato, come si criticano tutti gli altri stati del mondo e che criticare gli israeliani non significa essere contro gli ebrei e tanto meno antisemiti o antisionisti?

26 maggio 2010

Ruggero Da Ros
Vittorio Veneto TV