venerdì 28 maggio 2010

SENZA MEMORIA NON C'E' FUTURO

Voglio riproporre un articolo scritto all'indomani della morte di Eluana Englaro da parte dell'avvocato e magistrato torinese Massimo Ottolenghi,che da giovane militò nelle formazioni dell'organizzazione antifascista"Giustizia e libertà",che dall'alto della sua esperienza di personaggio che ha vissuto i tragici anni del fascismo apporta un peso particolare ai suoi commenti.
Analisi dal punto di vista di un uomo di legge che durante la sua carriera ne ha viste di tutte e che ha notato nelle ultime scelte in ambito legislativo del regime al potere oscure similitudini al ventennio fascista:da un punto di vista prettamente di avvocato e magistrato trova scandaloso i tagli alle forze dell'ordine scavalcate da ronde di esaltati integralisti cattolici,xenofobi e fanatici...anche se per me a parte il discorso delle ronde ciò che guadagnano gli sbirri con tutte le agevolazioni che la loro sporca divisa comporta la maggioranza degli operai e dei lavoratori(che lavorano veramente)è già fin troppo.
A parte questo è nella ragione affermando che si tende a trasformare i cittadini in delatori sicuri di essere ricompensati ma non spiegando che questo clima da spy story e di diffidenza e sputtanamento generalizzato è la storia del cane che si morde la coda,la solita guerra tra poveri che si combatte quando si è sotto una dittatura.
L'articolo è stato segnalato dal sito di Indymedia.Lombardia qualche giorno fà.

Un fascismo senza divisa.

Dopo la morte di Eluana Englaro e i provvedimenti del governo in materia di sicurezza
Testimonianza di Massimo Ottolenghi (Torino 1915), decano dell’Ordine degli avvocati di Torino
Situazione triste e allarmante quella in cui versa il nostro Paese: sono angoscianti le analogie con le vicende che io, testimone ultranovantenne, ho già vissuto sotto il fascismo, e che oggi non posso e non devo tacere.
La grave crisi finanziaria si presenta di nuovo come occasione per scardinare lo Stato di diritto. E offre la tentazione di svincolare il potere da qualsiasi ostacolo e controllo conclamando, nel caso di Eluana Englaro, il trionfo di un’invocata legge naturale o divina in spregio alle sentenze definitive dei supremi organi giudiziari.
La crisi si presta a individuare come nemici la Costituzione e i “diversi”, che appaiono come la fonte di tutti i guai, mentre il Parlamento è costituito da rappresentanti designati dalle segreterie di partiti anziché essere eletti dal popolo, così come era costituita la Camera delle Corporazioni durante il Fascismo.
Inoltre, con i nuovi provvedimenti avviati dal governo, la giustizia viene spogliata dal potere di avviare le indagini su notizie di reato; potere che viene invece conferito alla polizia giudiziaria, soggetta direttamente all’esecutivo. Nel contempo la polizia, depotenziata di mezzi, viene umiliata dal controllo di costituende ronde di volontari designati dai partiti: una nuova milizia costituita da squadre di tifosi e di facinorosi così come è accaduto sotto il Fascismo. E per controllare l’opinione pubblica e trasformare l’informazione in propaganda, non sarà più permesso divulgare prima del processo i contenuti delle intercettazioni sebbene messe a disposizione delle parti.
Si tende infine a trasformare i cittadini in delatori, a cominciare dai medici, che ora sono indotti a denunciare gli immigrati irregolari, in violazione dei loro principi deontologici. Mancano solo i capifabbricato e la taglia sui diversi. Non occorre neppure la marcia su Roma né il Concordato: bastano un nuovo uomo della Provvidenza e un Papa re.

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