lunedì 18 gennaio 2010

MORTE SOSPETTA A SAN VITTORE

E' morto venerdì sera a San Vittore il compagno Mohammed El Abboudy,incarcerato nella prigione milanese dopo la rivolta di agosto per aver denunciato le condizioni di sopravvivenza disumane nel Cie di Via Corelli e gli stupri sistematici delle merde in divisa che compivano lo scempio sessuale nei confronti di alcune detenute.
In particolar modo venne fuori il nome dell'ispettore capo Vittorio Addesso che era molto più del responsabile della struttura ma il padre padrone picchiatore e violentatore:ora rimangono altri 13 immigrati clandestini in carcere ma sarà dura ammazzarli tutti senza destare più che un sospetto,cosa che già è emersa nel caso del decesso di Mohammed dove il provveditore regionale alle carceri lombarde Luigi Pagano ha aperto un'inchiesta(ma non c'è molto da sperare in quanto per lui il ragazzo è morto per sballarsi con il gas della bomboletta del gas).
A parte questo la sua morte è l'ottavo decesso avvenuto nelle carceri italiane dall'inizio dell'anno e ciò è intollerabile in un paese che ormai del civile ha ben poco;l'articolo è tratto dal sito"Macerie"http://www.autistici.org/macerie/?p=24163 e riporta l'ultima lettera di Mohammed scritta appena prima delle feste natalizie.

San Vittore.

Venerdì sera è morto dentro al carcere di San Vittore Mohammed El Abboudy. Alla prima versione che parlava di un suicidio si è aggiunta l’ipotesi, sempre formulata dall’Amministrazione penitenziaria, di un “incidente” in cella con il gas di una bomboletta da campeggio. Ad ogni buon conto i carcerieri hanno aperto una inchiesta e, da parte loro, gli antirazzisti milanesi si sono attivati per tentare di capire la dinamica dei fatti. Oggi come non mai, quando si parla di morti in carcere, la diffidenza verso i racconti dell’Amministrazione penitenziaria è d’obbligo.
Sta il fatto che Mohammed era uno dei 14 reclusi di Corelli arrestati durante la rivolta di agosto. Insieme ai suoi compagni di prigionia, dalle aule del tribunale, aveva rivendicato la rivolta, denunciato l’aberrazione dei Cie ed in particolar modo il ruolo di aguzzino assunto dell’ispettore-capo di Corelli Vittorio Addesso. Fra un mese sarebbe dovuto uscire. “Uscire” come può uscire da un carcere un uomo senza documenti, ovviamente: tornare in via Corelli.
Morto di carcere, dunque, ma anche morto di Cie. E morto lottando, come testimonia il testo di questa sua lettera, inviata ai solidali milanesi alla fine dicembre:

«Carissimi,
Oggi stesso ho ricevuto la lettera e i fogli di giornale, mi ha fatto moltissimo piacere, così almeno riesco ad essere aggiornato sui fatti attuali. Vi ringrazio di aver reso di pubblico dominio il mio caso.
Anche se mi sento fisicamente depresso sto bene. Come voi lotterò per la giusta causa fino al mio ultimo respiro, contro gli sfruttatori di noi proletari. Prima o poi la verità verrà a galla. Non possiamo che vincere, sapendo che il prezzo sarà salato. Ma ne vale tutto il sacrificio.
Che dire di questo governo razzista, senza idee per la gioventù, che, secondo logica, è il futuro di ogni nazione. Senza giovani lavoratori non si possono incassare le tasse, e senza tasse addio pensioni.
Comunque nella mia prossima missiva sarò molto più esplicito e dettagliato a proposito del mio passato e della mia persona.
Buone feste a tutti i ragazzi, auguri».

Alla notizia della morte di Mohammed, un centinaio di antirazzisti milanesi si sono radunati sotto a San Vittore, improvvisando un presidio molto sentito e rumoroso. Il prossimo appuntamento sarà già martedì prossimo, con l’udienza del processo per i fatti di Corelli del 7 novembre.

Nessun commento: