venerdì 15 gennaio 2010

LO ZAMPINO CIELLINO...

Per oggi articolo nostrano che rimanda a vicende di alcuni anni orsono e che sollevarono un enorme polverone in quando una suora molto conosciuta e potente a Crema,Suor Letizia Ogliari Badessi,fondatrice di una casa per ragazze in difficoltà a Zappello,fu indagata per aver corrotto assieme ad altri personaggi un funzionario del ministero per ottenere finanziamenti illeciti.
Ebbene questo ciclone che aveva investito il mondo religioso e politico cremasco da tempesta è arrivato a vento forte per finire in brezza in quanto Suor Letizia ed altri quattro indagati sono stati prosciolti dall'accusa di corruzione perchè il reato contestato è caduto in prescrizione.
La storia è raccontata brevemente,assieme alle ultime notizie,nell'articolo seguente di Roberto Bettinelli tratto dal sito"Crema on-line"http://www.cremaonline.it/articolo.asp?ID=9717,
nel quale si tralascia per motivi che non voglio elencare ma che si possono dedurre l'implicazione diretta della mafia locale che risponde al nome di Comunione e Liberazione,interessata in prima persona nell'insabbiamento di tutta la faccenda.
E' prassi ormai che a Crema i ciellini abbiano in mano le redini della città e del circondario e che facciano la cattivo ed il pessimo tempo nel territorio con tanto di cave,discariche,Paullese,opere ed infrastrutture inadeguate oppure costruite in decenni,a carico di questa mafia che si estende in tutta la Lombardia grazie al presidente Formigoni.

Scaduti i tempi per arrivare al processo. Non luogo a procedere per la religiosa e altri quattro cremaschi. Una sola condanna dopo il patteggiamento. Resta aperto il filone romano

Crema - Suor Letizia Ogliari Badessi non andrà a processo. L’ha deciso ieri il giudice dell’udienza preliminare Maria Stella Leone. Insieme alla religiosa anche due nipoti e due donne hanno usufruito del non luogo a procedere. Doveva rispondere del reato di corruzione ma il magistrato ha stabilito che sono scaduti i tempi per sostenere l’accusa in un dibattimento. Il reato è caduto in prescrizione e quindi non ci sarà nessun processo.

Una sola condanna.
Condannata invece una terza donna, cremasca, sempre per lo stesso reato. Ha patteggiato due anni di reclusione. Ma grazie al bonus della condizionale non sconterà la pena in carcere. Ancora aperto invece il procedimento contro i sette romani coinvolti nell’inchiesta. Il giudice Leone ha deciso che questo filone dell’indagine ha come sede naturale il Tribunale di Roma. E’ lì che continuerà il processo mentre a Crema è tutto finito. I fatti risalgono agli anni a cavallo fra il 1999 e il 2002. La cifra che sarebbe stata distratta, stando ai magistrati inquirenti, ammonterebbe a un miliardo e 350 milioni di lire. Si sarebbe trattato di due maxi finanziamenti: uno regolare, l’altro invece sarebbe stato ottenuto grazie al pagamento di una mazzetta a un dipendente del ministero. Nel corso dell’inchiesta è stato sequestrato anche uno stabile a Zappello.

La vicenda e il filone romano.
Si conclude quindi in via definitiva la vicenda giudiziaria di suor Letizia, fondatrice della casa di accoglienza per ragazze in difficoltà di Zappello, che due anni venne accusata di corruzione. La stessa accusa fu contestata ad altri quattro cremaschi. Per tutti il reato è caduto in prescrizione. Era stata la guardia di finanza a indagare su alcuni finanziamenti a fondo perduto che la suora aveva ricevuto per ampliare la struttura di Zappello. Secondo gli investigatori delle fiamme gialle i finanziamenti erano stati erogati dopo che un funzionario romano che lavorava al ministero era stato “oliato” a dovere. Ipotesi che deve essere ancora verificata in sede dibattimentale.

L'inchiesta delle fiamme gialle.
L’indagine sui conti correnti e sui flussi di denaro aveva portato gli inquirenti a iscrivere nel registro degli indagati la religiosa, cinque cremaschi e sette romani. Fra questi anche il funzionario pubblico. Per i titolari delle indagini si sarebbe trattato di un classico caso di corruzione: ottenere fondi statali in cambio di mazzette. Ma ieri il giudice ha dato ragione ai legali della difesa riconoscendo che almeno per la religiosa e gli altri quattro indagati cremaschi i tempi per istruire il processo sono scaduti. Lo stabile di Zappello finito sotto sequestrato è stato restituito ai proprietari. Gli indagati cremaschi hanno sempre sostenuto di essere estranei a ogni coinvolgimento e hanno sempre respinto le accuse.

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