sabato 23 gennaio 2010

LA MAFIA NON ESISTE IN LOMBARDIA!

L'affermazione che dà il titolo al contributo l'ha fatta il prefetto Lombardi innanzi alla commissione antimafia alla faccia di tutti gli interessi che la criminalità organizzata ormai da una trentina d'anni detiene nel territorio lombardo e soprattutto ultimamente a Milano per l'Expo 2015,torta golosissima sulla quale le mosche merdose dei mafiosi tentano(riuscendoci)di conficcarci zampette e bocca.
L'articolo tratto da Indymedia.Lombardia è tratto da"Repubblica"e di tutt'altro avviso è l'altro contributo fornito dalla redazione di"Crema On-line"che propone un'intervista all'ex presidente della provincia di Cremona Torchio.
Il cremasco ha fornito soprattutto spazi logistici alle scorribande criminali essendo stato negli anni ottanta una delle mete preferite di molti soggiorni obbligati(vedi zone come Monte Cremasco e Salvirola)dove allegramente alcune famiglie hanno alllargato i propri affari dai territori d'origine alla pianura padana.
Non dimentichiamoci poi la mafia così detta emersa,legalizzata e sotto gli occhi di tutti in tutti i giorni,ovvero Comunione e Liberazione e affini come la Compagnia delle Opere,che spadroneggiano sul mondo economico,sociale e lavorativo in tutto il nord Italia e soprattutto in Lombardia e a Crema.

A Milano e in Lombardia la mafia non esiste! parola di prefetto.

Il prefetto: a Milano non c'è la mafia.Lumia (Pd): è un'affermazione grave.
Il prefetto Lombardi, davanti alla commissione Antimafia, in città per fotografare il livello d´infiltrazione delle mafie e i rischi legati all´Expo, spiega che "anche se sono presenti singole famiglie, non vuol dire che esista la mafia". L'ex presidente Lumia (Pd): "La sua affermazione è incredibile"
«A Milano e in Lombardia la mafia non esiste». Davanti alla commissione parlamentare Antimafia, arrivata in prefettura per fotografare il livello d´infiltrazione della criminalità organizzata in città e in Lombardia, il prefetto Gian Valerio Lombardi ha spiegato che «anche se sono presenti singole famiglie, ciò non vuol dire che a Milano e in Lombardia esista la mafia». Un´affermazione che ha scatenato la reazione di alcuni membri della commissione, come Beppe Lumia, senatore Pd, ex presidente della stessa commissione di cui è il membro più "longevo" (ne fa parte dal 1994)....«Ma come si fa a dire che la mafia non esiste? Cos´altro si aspetta? Che a Milano si ammazzi? È già successo. E ci sono territori della città controllati dalle mafie. L´affermazione è grave e incredibile. Significa tornare indietro di quindici anni. Vuol dire disconoscere l´antica e affermata presenza delle organizzazioni mafiose in un territorio dove ci sono estorsioni, omicidi, infiltrazioni negli appalti e grande riciclaggio». Un esordio tra le polemiche per la prima giornata della commissione parlamentare Antimafia, arrivata ieri dopo tanti rinvii.
Insieme con il prefetto Lombardi, i commissari hanno ascoltato anche il sindaco Letizia Moratti e l´amministratore delegato di Expo 2015, Lucio Stanca....Sulle infiltrazioni della ‘ ndrangheta all´Ortomercato di via Lombroso e nel settore dei rifiuti e delle bonifiche ambientali, il sindaco ha preferito non esprimersi....Lucio Stanca. «Applicheremo il principio della "legalità preventiva" - ha detto l´ad di Expo - . Il 2010 sarà l´anno dei progetti, il 2011 delle gare». Una tempistica criticata da alcuni commissari, che hanno chiesto conto del monopolio dei clan nel "ciclo del cemento" - bitume, calcestruzzo, cave - della presenza di diverse stazioni appaltanti e la mancanza della tracciabilità dei soldi ai committenti.
Infiltrazioni della criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta) nel territorio della provincia di Cremona. Il terrificante bollettino nel Cremasco. L'interrogazione di Giuseppe Torchio.

Cremona - ”Recenti rapporti di diverse Direzioni Distrettuali Antimafia (DDA) certificano una progressiva e costante espansione delle attività mafiose nel Nord Italia. In particolare, da molti mesi si susseguono in Emilia Romagna - anche nelle vicine Piacenza e Parma - attività criminose che, seppure efficientemente contrastate dalle forze dell’ordine, lasciano intendere l’espansione territoriale organizzata delle peggiori organizzazioni criminali: mafia, camorra e ‘ndrangheta”. Così si apre l'interrogazione presentata al consiglio provinciale di Cremona dall'ex presidente Giuseppe Torchio.
Il clan dei Casalesi.
“L’operatività delle tre organizzazioni mafiose – prosegue Torchio - è stata riconosciuta nello scorso luglio dal Ministro Guardasigilli onorevole Angelino Alfano, il quale nella risposta ad una interrogazione parlamentare scrive che “si deve dare atto che è frequentemente segnalata (...) [nelle regioni del Nord Italia] l'operatività di elementi appartenenti ad organizzazioni di tipo camorristico, mafioso e di origine calabrese (`ndrangheta)”. Prosegue il Ministro: “Da tempo, nella regione sono attivi soggetti contigui al 'cartello dei Casalesi' che hanno esteso i propri interessi in alcuni settori economici ed imprenditoriali. Il 'clan dei Casalesi', le cui emanazioni rappresentano un pericolo per il comparto degli appalti pubblici emiliano, ha creato articolazioni operative dapprima per fornire supporto logistico ai latitanti e poi per agevolare penetrazioni finanziarie illecite nel mercato immobiliare e nelle gestioni d'impresa”.
“La longa manus delle mafie”.
“La presenza delle diverse organizzazioni criminali – si legge nell'interpellanza di Torchio - è operativa nelle confinanti province dell’Emilia Romagna da diversi anni; le prime interrogazioni al Parlamento furono presentate dall’onorevole Franco Piro a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 mentre la preoccupazione per le infiltrazioni nell’area dell’hinterland milanese ha alimentato più di un atto di sindacato ispettivo a livello parlamentare. Anche a causa di una iniziale sottovalutazione del problema - trattandosi di fenomeni esogeni, che non coinvolgono le popolazioni locali neppure a livello di mera manovalanza - l’allarme delle popolazioni e delle stesse forze dell’ordine è scattato troppo tardi, quando già la longa manus delle mafie s’era posata non solo su traffici di natura illecita (prostituzione, spaccio di stupefacenti, etc.) ma anche sugli appalti per le opere pubbliche e su tutto quanto attiene all’edilizia ed alla costruzione. Come metteva conto attendersi, la continua espansione delle mafie del Sud Italia non s’è lasciata arrestare dal confine padano: recenti, ma sempre più frequenti, cronache giudiziarie ci mostrano come a Cremona stia avvenendo ciò che pochi anni fa avvenne a Modena. Sequestri di beni, piccole attività criminose, o altri segni in sé non troppo preoccupanti, si sono rivelati nella città emiliana i primi sintomi di un cancro che ora minaccia di insidiare il tessuto economico e produttivo in maniera determinante”.
A Crema l'arsenale in riva al Serio.
“Di fronte al precedente modenese, ed emiliano in generale, alcune recenti notizie di cronaca, apparentemente marginali ed estranee al nostro tessuto sociale ed economico non possono lasciarci indifferenti; devono invece suggerirci – scrive Torchio - l’immediata azione di contrasto, prima che sia troppo tardi. Ci riferiamo al sequestro di una dimora storica, a Robecco d’Oglio, in quanto appartenente al clan camorristico facente capo a Michele Zagaria (noto come uno dei trenta latitanti più pericolosi del Paese); alla confisca di una villetta appartenente a un condannato per mafia a Trescore Cremasco (dicembre 2009); ancor prima, all’arresto a Spino d’Adda di Orazio Antonio Picceri, trovato in un cascinale con una semiautomatica e centinaia di proiettili o a quello a Monte Cremasco di Salvatore Guerino, accusato di aver partecipato all’omicidio di Carmela Minniti, moglie del boss Nitto Santapaola. Inoltre, alcuni recenti episodi sembrano riconducibili a modelli usati dalla criminalità organizzata, e fanno pensare che vi possano essere infiltrazioni in questo senso: nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha arrestato una famiglia di imprenditori accusati di usura con vittime in ben 53 comuni del Cremasco tra il 2006 e il 2008; a Offanengo in una notte di fine novembre è stato appiccato un incendio che ha distrutto un Solarium in pieno centro; il 13 ottobre sulle rive del Serio sono stati trovati due contenitori contenenti fucili, pistole, munizioni, un caricatore e cartucce di un kalashikov oltre a una bomba “Ananas”, bomba a mano dagli effetti devastanti”.
L'azione di contrasto.
Secondo Giuseppe Torchio “l’azione di contrasto è tanto più urgente allorché si consideri la mole di appalti (e subappalti) per opere pubbliche, relativamente alla costruzione delle nuove infrastrutture (Bre.Be.Mi, Ti.Bre, Cremona - Mantova, nuovo ponte sul Po, Paullese, etc.) o ai lavori connessi ad Expo 2015. Per quest’ultima iniziativa, il Presidente della Giunta Regionale, Roberto Formigoni, ha già chiesto l’istituzione di una “task force”, a seguito delle ripetute avvisaglie di infiltrazioni mafiose negli appalti”.
Le richieste.
L'ex presidente dell'amministrazione provinciale di Cremona chiede alla giunta “se Essa non ritenga di assumere informazioni, da riferire al Consiglio, sull’attuale situazione degli organici delle Forze dell’Ordine, e se non ritenga di riferire sul livello di integrazione tra i diversi Corpi di Polizia, le Polizie Locali e Provinciale nel nostro territorio, anche attraverso l’istituzione di un’unica centrale interforze di coordinamento degli interventi, in ragione degli organici disponibili e della maggiore prossimità al teatro degli eventi segnalati”. Inoltre, “se a tutt'oggi le questioni poste abbiano fatto oggetto di trattazione al Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, istituito presso la Prefettura, e se la Giunta Provinciale non ritenga di proporre di affrontare il problema delle infiltrazioni sul territorio della criminalità organizzata, concordando le strategie di contrasto, e di riferire delle informazioni ricevute e delle decisioni assunte gli organi elettivi e democratici della Provincia”.

Nessun commento: