venerdì 10 luglio 2009

ENNESIMO STUPRO ALLA GIUSTIZIA ITALIANA

"Non fare tutto questo chiasso,dopotutto non era la prima volta"è la traduzione di questa vignetta evidentemente della stampa estera(non mi ricordo se inglese o tedesca)visto che in Italia sarebbe stata impubblicabile:un'altra violenza è stata arrecata alla giustizia col Lodo Consolo.
E'storia del settembre del 2008,mica pochi giorni fa...non conoscevo ancora l'esistenza di questo ennesimo abominio della giustizia italiana che va a braccetto col Lodo Alfano in quanto l'incentivo a delinquere stava stretto ai pochissimi beneficiari di questo primo insieme di norme ad personam,era meglio allargarlo a tutti i ministri del regime...ora magari lo estenderanno a tutto il parlamento e a tutto il suo elettorato.
Nell'articolo appena sotto,prima della foto-mix che ritraggono alcuni"pianisti"tra i quali il buon Giuseppe Consolo,vi è una parte di un articolo postato sul blog di Piero Ricca a firma di Duccio Facchini che fa dei rimandi al lavoro di Liana Milella di"Repubblica"riportato successivamente per intero.
La storia che segue è breve:Matteoli,ministro delle infrastrutture,è indagato a Livorno per aver avvisato un suo conoscente di essere pronto a pararsi il culo visto che è a rischio di arresto e viene beccato grazie ad intercettazioni(che ora non sono più valide).
Per tirarsi fuori dai casini il parlamentare e suo legale Giuseppe Consolo"crea"una coda del Lodo Alfano per poter proteggere il suo assistito e tutti i ministri,semplice e diabolico.

E’ impietosa la classifica redatta e pubblicata da Transparency,l’organizzazione internazionale contro la corruzione. L’Italia piglia un bel 4 in pagella nella materia “corruzione percepita”. Rimandata alposto. Al 55esimo posto. Poche file più avanti stanno Cile, Corea del Sud e Costarica, per dirne alcune. Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda sono le solite saputelle. Ultima la Somalia.
I criteri di composizione della classifica pubblicata recentemente sono molto complessi. Sostanzialmente si basano sul “livello secondo il quale l’esistenza della corruzione è percepita tra pubblici uffici e politici”. Secondo Quintiliano Valenti, rappresentante di Transparency Italia, il settore peggio gestito è proprio quello della sanità. Del Turco aveva visto giusto.
Di fronte ai dati poco sopra elencati, il Governo Berlusconi – con il beneplacito di una fetta della “opposizione” - ha individuato una soluzione. Un rimedio contro l’imbarbarimento del Paese. Il “lodo Consolo”.Il “lodo” prende nome dal deputato Giuseppe Consolo, aennino. Avvocato.Il progetto di legge venne presentato l’otto maggio di quest’anno. Doveva esser vagliato nella commissione competente. Difronte al tasso sconvolgente di “corruzione percepita”, il pdl ha rotto gli indugi. Massima urgenza. Massima priorità.
Urgenza per sconfiggere la corruzione italiota?No. Il “lodo Consolo” se ne infischia altamente di corruzione o di“lotta alla corruzione”. Se ne infischia del malaffare dilagante e della peste bubbonica rappresentata dalla speculazione.Sostanzialmente il nuovo disegno di legge marchiato An recita così:sei ministro? Sei immune.Un “lodo Alfano” in versione small. Un dono per gli uomini del Capo. Un riconoscimento. Un presente...
...Giuseppe Consolo è avvocato del ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Altero Matteoli, Alleanza Nazionale.Matteoli, nel 2005, viene messo sotto inchiesta a Livorno, quando era ancora ministro dell’Ambiente, per favoreggiamento. Telefonava,secondo i pm, al prefetto livornese Vincenzo Gallitto per informarlo che c’erano indagini sul suo conto (di Gallitto) nell’ambito dell’inchiesta “mostro di Procchio”, una paludosa vicenda fattad’abusi edilizi e complessi residenziali nell’isola d’Elba...
...Con il “lodo Consolo”, conoscendo l’abitudinaria inclinazione del nostroParlamento a votare contro le richieste d’autorizzazione presentate dalle procure, il processo verrebbe definitivamente spazzato via.Buttato nel cestino. Matteoli risulterebbe così immune. Come un super-eroe. Come il Capo.Sistemati i ministri, poi bisognerà pensare ai parlamentari.
Dopo il lodo Alfano, pronto il lodo Consolo per salvare Altero MatteoliIl parlamentare, che è anche legale del ministro, ha preparato un apposito ddl.

Giustizia, nuovo blitz del Pdlin arrivo l'immunità per i ministri
Il responsabile delle Infrastrutture è sotto processo per favoreggiamento a Livorno.
ROMA - Un lodo Alfano per il premier Silvio Berlusconi. Per bloccare i suoi processi Mills e Medusa. Quello è già fatto. È alle spalle. Adesso serve un lodo Consolo per il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, di cui Consolo è pure avvocato. Aennino il ministro, aennino il proponente. Tutto in famiglia. Com'è stato per il lodo Alfano. Uno scudo protettivo per fermare i processi alle alte cariche dello Stato fresco di pochi mesi. Un disegno di legge, pensato e scritto dal deputato Giuseppe Consolo, affidato alle cure del capogruppo di Forza Italia Enrico Costa, nelle prossime "priorità" della commissione Giustizia della Camera. Una nuova porta aperta verso il definitivo ripristino dell'immunità parlamentare in stile 1948 per tutelare e mettere al riparo chi è già nei guai con la giustizia. In comune con il lodo Alfano la solita norma transitoria, quella che disciplina l'utilizzo di una legge, e che, anche in questo caso come per tutte le leggi ad personam, stabilisce che il lodo Consolo "si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge". Giustizia di casa nostra per tutto il governo Berlusconi. Stavolta per i suoi ministri. Per Matteoli in particolare, visto che a Livorno c'è un suo processo per favoreggiamento. Ma vediamo prima la proposta e poi la persona e il processo a cui si applica. Che si va a inventare Consolo per il suo cliente? Una leggina, due articoli in tutto, che rivoluziona le regole costituzionali per i reati ministeriali, quelli commessi da soggetti che sono, o sono stati, ministri. Un giochetto facile facile.
Rendere obbligatoria la richiesta di autorizzazione anche per i reati che, a parere del tribunale dei ministri, non meritano una copertura ministeriale e quindi, stando alle norme attuali, devono essere valutati e investigati dalla procura. Se, a parere dei pm e dei giudici, il delitto è stato commesso, il soggetto va a processo come un normale cittadino. Eh no, questo a Consolo non sta affatto bene. Anche perché c'è giusto il suo compagno di partito e legalmente assistito, il ministro Matteoli, ex capogruppo di An al Senato nella scorsa legislatura, e prima ancora ministro dell'Ambiente, che nel 2005 viene messo sotto inchiesta dalla procura di Livorno per aver informato l'allora prefetto della città Vincenzo Gallitto che c'erano delle indagini sul suo conto per l'inchiesta sul "mostro di Procchio", un complesso edilizio in costruzione a Marciana, nell'isola d'Elba. Il tribunale dei ministri del capoluogo toscano decise che quel reato non aveva niente a che fare con la funzione di ministro ricoperta da Matteoli e rispedì le carte alla procura. Matteoli non si dette per vinto. Divenuto nel frattempo senatore convinse la Camera a sollevare un conflitto di attribuzione contro Livorno per la "ministerialità" del reato. La Consulta lo considera ammissibile e dovrà pronunciarsi. Nel frattempo il processo è congelato. Adesso Consolo lo vuole ibernare definitivamente. Nel giorno in cui il Guardasigilli Angelino Alfano, alla Camera, strizza l'occhio all'opposizione, in particolare ad Antonio Di Pietro, e dice che si può "aprire un confronto su norme che vietino la candidabilità di persone che siano state condannate con sentenza passata in giudicato" e mentre il Senato, all'opposto, blocca la richiesta di arresti per il pidiellino Nicola Di Girolamo, ecco che si materializza il lodo Consolo, presentato per tempo l'8 maggio 2008, ma rimasto tra le proposte da valutare in commissione. All'improvviso esplode l'urgenza. Con una legge che mette sullo stesso piano chi è ministro e ha commesso un reato nell'ambito delle sue funzioni, e quindi, in base all'articolo 96 della Costituzione, gode di una parziale tutela in quanto spetta alla Camera o al Senato dare il via libera all'indagine, con chi invece è pur sempre ministro, ma ha commesso un delitto nelle vesti di normale cittadino. Consolo pretende che il tribunale dei ministri trasmetta il fascicolo "con relazione motivata al procuratore della Repubblica per l'immediata rimessione al presidente della Camera competente". Una surrettizia autorizzazione che verrebbe garantita a un comune cittadino giudicabile per un reato commesso in coincidenza con la funzione di ministro, ma al di fuori del suo lavoro di membro del governo. Un'indebita protezione ad personam, una sorta di invito a delinquere, perché tanto le Camere, come la storia cinquantennale dell'autorizzazione a procedere dimostra ampiamente, sono sempre pronte a negare ai giudici la possibilità di indagare.

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