e la maglia,
di un leggero porpora
che vizia il mio bere,
e dopo cena,
uno dopo l’altro,
i bicchieri infrangono
l’impeto d’amore.
Nel cesso,
trastullandomi l’uccello
per non sporcare l’isola,
penso a te
con i capelli appena acconciati
da un maestro
che ti ha saputo accarezzare
non i pensieri,
ma l’estensione del tuo corpo
che vorrei essere mio.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilOR7lUIvqgafNotXUNsnQk9P8iCz1ECJGtxYw-pAH7b4CzVGjhTfDmhuOnDnHzmfOetcIHGcIZ5DcI6-jofm528o8tW0qFeppgjLV9J4J1oUF_jQSpv-GdjjjdO1U-ZUWVbxOpPTLGzn5/s320/Dal+Pedro+DSCF2056.jpg)
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