venerdì 31 luglio 2009

GORA ETA!

In questi giorni ricorre il cinquantesimo anno ufficiale della nascita dell'Eta(Euskadi Ta Askatasuna-Paese Basco e libertà)ed anche se il movimento indipendentista basco è stato sciolto altri gruppi sono sempre in fermento ed attivi sul campo nazionale ed internazionale per giungere all'autodeterminazione di Euskal Herria.
Questo movimento ha suscitato da sempre negli ambienti di sinistra numerose simpatie e ha trovato sempre solidarietà concreta da parte di persone ben consapevoli che il percorso intrapreso dai separatisti baschi è sinonimo di libertà e tolleranza al contrario della stragrande maggioranza dei movimenti indipendentisti mondiali che fanno del razzismo e dell'ignoranza i loro cavalli di battaglia.
Per questo buon compleanno,Gora Eta!
L'articolo seguente è tratto da Indymedia Roma e parla degli ultimi arresti avvenuti in Euskal Herria dovuti alla repressione sempre più asfissiante del governo spagnolo.
Repressione nel Paese basco.

Paese Basco: dopo la caccia alle foto dei prigionieri, in carcere due blogger ed un surfista.

30 Luglio 09- Non sembra avere freni la nuova, ennesima campagna repressiva che le autorità spagnole hanno intrapreso negli ultimi mesi non solo contro le espressioni politiche della sinistra indipendentista basca, ma anche contro tutte quelle espressioni culturali, sportive e addirittura folkloristiche che in qualche modo hanno a che fare con le rivendicazioni dei baschi all’autodeterminazione. Da settimane ormai centinaia di effettivi della Polizia Autonoma Basca, sotto il controllo del partito socialista che governa da pochi mesi il governo regionale, sono impegnati in scorrerie quotidiane all’interno dei bar che espongono i simboli del movimento indipendentista: più volte hanno fatto irruzione nelle Herriko Taberna, le sedi sociali aperte al pubblico della sinistra basca, per strappare le foto dei prigionieri politici esposte insieme a cartelli, adesivi e manifesti all’interno di molti locali pubblici sparsi nella geografia basca. Stessa sorte è toccata a cartelli, bandiere e striscioni esposti dagli stand di alcune associazioni promotrici di feste patronali o ad esempio della strafamosa festa di San Fermin a Pamplona. Una campagna, quella degli apparati di sicurezza, che prende di mira esplicitamente i simboli del movimento nazionale basco, compresa una bandiera - l’ikurrina - riportata gradualmente alla clandestinità come ai tempi del Generalissimo Franco.Ma la caccia alle foto dei prigionieri politici non basta al Ministro basco dell’Interno. Ieri all’alba i corpi speciali dell’Ertzaintza ha arrestato due giovani blogger, curatori di uno dei siti più popolari tra i giovani - Gaztesarea - con l’accusa di pubblicizzare su internet iniziative di finanziamento di Segi, una organizzazione politica giovanile indipendentista che da anni è stata dichiarata fuorilegge perché giudicata emanazione dell’ETA. Alberto Martínez e Arkaitz Artola sono stati arrestati per aver postato sul sito in questione la lista dei numeri vincenti di una lotteria i cui proventi erano destinati appunto a Segi, che nonostante la messa fuori legge continua imperterrita a lavorare in campagne politiche alla luce del sole nonostante gli arresti e la persecuzione giudiziaria.Non è scampato all’arresto neanche il famoso surfista Iker Acero, che da anni presta il proprio volto alle campagne per l’ufficialità della selezione nazionale basca di surf (campagne analoghe sono in corso per tutte le altre discipline sportive) nonché presidente dell’associazione della quale il sito Gaztesarea è espressione mediatica. Mentre i tre venivano arrestati altri poliziotti perquisivano le abitazioni e la sede del portale web, procedendo al blocco del sito e al sequestro di materiali ritenuti ‘interessanti’ dagli inquirenti coordinati dal giudice Fernando Andrei, della famigerata Audiencia Nacional di Madrid. Secondo il magistrato i soldi raccolti attraverso le lotterie pubblicizzate dal sito andrebbero anche a finanziare le attività dell’associazione Askatasuna (“Libertà”), anch’essa messa fuori legge, che da anni si occupa dell’assistenza ai circa 750 prigionieri politici e alle loro famiglie, oltre che delle campagne pubbliche per la liberazione di chi è rinchiuso nelle carceri spagnole e francesi. Per sabato tutte le organizzazioni della sinistra indipendentista – per lo più illegalizzate – e il «Movimiento Pro-Amnistia hanno annunciato una mobilitazione in difesa dei detenuti e delle loro famiglie mentre per sabato 8 agosto le organizzazioni giovanili di sinistra hanno convocato una manifestazione nazionale a Donostia contro gli arresti e a difesa della libertà di espressione e di informazione. Nel frattempo è stato aperto un blog - gazteahotsa.wordpress.com – al quale stanno giungendo numerose manifestazioni di solidarietà sia dal Paese Basco che dal resto del mondo.Iker, insieme al fratello Eneko, non è il primo campione basco che si impegna in campagne pubbliche di sensibilizzazione sui temi al centro della proposta politica della sinistra indipendentista. Atleti di diverse discipline sono da anni testimonial delle campagne per la difesa e la difesa della lingua, contro la precarietà nel mondo del lavoro, per la liberazione dei prigionieri politici, contro l’Alta Velocità e la devastazione ambientale, e naturalmente per il riconoscimento delle nazionali basche in tutti gli ambiti sportivi. Già negli anni della cosiddetta ‘transizione’ dal fascismo alla democrazia (!), non esitò a dimostrarlo, dentro e fuori dal campo, uno storico portiere della nazionale di calcio spagnola, José Angel Iribar, che indossava alla rovescia i calzettoni per nascondere la bandiera spagnola ricamata all'altezza del polpaccio. A 35 anni, nel 1978, fu tra i fondatori del partito della sinistra indipendentista Herri Batasuna. Da quel momento in poi tanti suoi giovani colleghi e conterranei hanno rifiutato di rispondere alle convocazioni del commissario tecnico della nazionale a Madrid e di intonare l'inno monarchico a inizio partita.

giovedì 30 luglio 2009

STEFANO FRAPPORTI

Nella notte tra martedì e mercoledì in un'altra caserma dei carabinieri e successivamente in carcere la vita di un uomo di 48 anni è giunta alla fine tragicamente dopo che Stefano Frapporti,il nome della vittima,è stato fermato e pestato per aver passato un semaforo col rosso con la propria bicicletta.
L'articolo di Indymedia Lombardia col relativo comunicato riporta la descrizione di quello che è successo dal momento dello stato di fermo grazie a varie testimonianze e si fanno supposizoni ben supportate ben sostenute da ciò che di solito accade nella caserma trentina di Rovereto(e in quelle del mondo)e successivamente in carcere.
Il suicidio presunto di Stefano troverà riscontri nelle successive indagini svolte proprio dagli assassini in divisa?
I dubbi ci sono visti i precedenti su questi ignobili fatti,Carabinieri per sempre fedeli alla morte,polizia assassina e Stato uccisore sono solo delle frasi che vengono in mente dopo queste notizie che nessuno vorrebbe e dovrebbe accadere in Italia o in qualche altro paese democratico.
E che naturalmente fino ad ora dalla rete mediatica ufficiale del regime è stata taciuta.
Stato fascista ed assassini in divisa,la pagherete cara,la pagherete tutti!
Stefano è stato ucciso. Carabinieri assassini!

In risposta alla morte in carcere di un uomo di 48 anni (vedi il volantino allegato), oggi una trentina di compagni - a cui via via si sono uniti solidali e amici - ha bloccato per due ore diverse vie della città, mentre venivano fatti interventi al megafono, distribuiti volantini e affissi manifesti. Sullo striscione c'era scritto "Stefano è stato ucciso. Carabinieri e carcere assassini". Dopo le strade, per circa venti minuti sono stati bloccati due treni in stazione e poi di nuovo un corteo spontaneo ha chiuso corso Rosmini (il viale principale di Rovereto) con materiale vario recuperato nei cantieri a fianco. Non poteva mancare un saluto solidale ai detenuti. I carabinieri non si sono fatti neanche vedere (un'auto dei militi è rimasta bloccata dai manifestanti e se ne è andata in tutta fretta...). La polizia, benché avesse indossato minacciosamente i caschi e impugnato i manganelli, si è tenuta sempre a distanza. Oggi non era aria. Solidale la reazione di molti passanti e automobilisti e anche dei passeggeri dei treni. Questa morte non passerà nel silenzio.In allegato il volantino distribuito.anarchiche e anarchici.

Martedì scorso, verso sera, Stefano Frapporti, detto “Cabana”, viene fermato a Rovereto da due carabinieri in borghese perché era passato col rosso in bicicletta. I militi cominciano subito a strattonarlo e a picchiano davanti ad amici e conoscenti; lo trascinano in caserma e poi perquisiscono casa sua, dove trovano un po’ di fumo.Lo arrestano senza permettergli – né in caserma né in carcere – di avvisare l’avvocato oppure qualche parente. La mattina dopo lo trovano impiccato in cella, al collo il cordino della tuta (che per regolamento non potrebbe avere con sé).Il corpo viene trasportato in fretta, subito dopo il funerale, verso la camera di cremazione (non sappiamo se la salma sia già stata cremata).Questa storia fa acqua da tutte le parti. Due carabinieri in borghese che aggrediscono qualcuno per un semaforo rosso non rispettato, un arresto non comunicato, un “suicidio” compiuto con parti di vestiti che un detenuto non potrebbe avere quando arriva in cella. A questo aggiungiamo che un’altra persona è stata arrestata subito dopo Stefano, sempre per fumo, e che in carcere aveva sul corpo i segni evidenti di un pestaggio.Da notare infine il silenzio dei giornali, rotto solo quattro giorni dopo il “suicidio” per dire che la “procedura dell’arresto è stata ineccepibile” (mettiamo le mani avanti?), salvo poi rivelare – vedi il “Trentino” di oggi – alcune perplessità (affermando però allo stesso tempo che i risultati dell’autopsia confermeranno “fuori di dubbio” che Stefano si è impiccato).A noi sembra invece “fuori di dubbio” che se non è stato ucciso in carcere, è stato pestato in caserma (motivo per cui i famigliari non sono stati avvertiti prima). Di fronte alla denuncia della famiglia, ora corrono ai ripari aprendo un’inchiesta. Una bella inchiesta. Come quelle sulle torture a Genova...Sappiamo per certo che non è la prima volta che nella caserma dei carabinieri di Rovereto – come nelle caserme e questure di tutto il mondo – avvengono pestaggi. Per noi le responsabilità della morte di “Cabana” ricadono sui carabinieri che hanno condotto questa “brillante operazione”. Se non hanno stretto il cordino attorno al collo di Stefano, hanno fatto tutto il possibile perché se lo stringesse da sé. È entrato in caserma vivo martedì sera, mercoledì mattina è uscito morto da una cella di via Prati. Punto.Per questo diciamo che sono degli assassini.Non possiamo accettare tutto questo. Accettarlo vorrebbe dire rinunciare ad ogni slancio del cuore, ad ogni sussulto di dignità, ad ogni sentimento di solidarietà.Non possiamo permettere che la normalità cittadina proceda come se niente fosse.Rovereto, 28 luglio 2009.
anarchiche e anarchici.

mercoledì 29 luglio 2009

CASERMA POUND

A Grottaferrata,paese sui colli romani,lo scorso sabato 18 luglio c'è stato un corteo antifascista organizzato dalle realtà antagoniste locali per protestare contro l'occupazione di una struttura sportiva da parte di qualche ratto di fogna di Casa Pound.
Poco più di una decina di fascisti sono stati individuati lungo il percorso e visto che la situazione branco-preda in rapporto 20-1 come piace loro era ribaltata si sono ritirati in una sala giochi in zona e sono stati soccorsi dai loro angeli custodi della Digos e della polizia,dimostratesi per l'ennesima volta servi e protettori dei loro amici con la camicia nera.
La polizia italiana ormai collusa,anzi un tutt'uno con queste fecce tricolori,li spalleggiano sia in divisa che senza in un crescendo di atti inquietanti di violenza o come in questo caso di protezione verso chi offende in maniera totale la Costituzone italiana solo per il fatto di essere al mondo.
Una sola erba un solo fascio?Derattizzazione di massa tramite il rosso fuoco dell'antifascismo!
L'articolo è tratto da Indymedia e c'è un link dove si può accedere ad uno slide show di immagini inerenti alla manifestazione di dieci giorni addietro dove si vede chiaramente il cordone di protezione dei fasci in divisa accorsi in difesa dei loro amici ratti con la coda tra le gambe.
La lotta continua!
Base 22 = CasermaPound - Fascisti amici della polizia - Foto dal Corteo Antifascista di Grottaferrata.

Servi dei padroni, servi del capitale, amici delle guarde e delle istituzioni!
Ecco le fotohttp://www.slide.com/r/iFuFsdqNvT91pKv0pAAbMnlvAwayzigE?previous_view=ms...
Centinaia di persone al corteo antifascista del 18 luglio scorso a Grottaferrata, paese dei Castelli Romani, dove i valorosi anticonformisti-protofuturisti-goliardodecerebrati blocchetti sbirreschi hanno occupato, con la compiacenza dell'amministrazione comunale, alcuni impianti sportivi per farne un nuovo covo.
Già il nome dice tutto: "Base22".
"22" (1922) richiama l'anno della fine della prima fase dell'era fascista, iniziata nel 1919 ("Area19", altra occupazione a Roma Nord nei pressi dello stadio Olimpico) con le squadracce pagate dai padroni dell'epoca per reprimere le rivolte operaie e contadine che dilagavano da nord a sud a causa della miseria prodotta dal primo conflitto mondiale e sull'onda della rivoluzione russa che si era affermata poco tempo prima.
Ribattezzata ormai da tutti "Fogna 22", trattasi di un'occupazione "garantita" dal loro fido assessore al turismo e allo sport, attivo nelle file del partito de "La Destra" di Storace e "der Pecora" (o Buontempo, che dir si voglia).
Chiedono, i ribelli alla Briatore, di ottenere il posto per vie legali tramite assegnazione per bando di concorso, visto che loro sono un'associazione attiva nel sociale, dicono...lo sappiamo bene come sono attivi e da chi e perché vengono tutelati.
Insomma, fieri camerati con tanto di magliette in bella mostra aspettavano il corteo sulla piazza di Grottaferrata lungo il corso.
Alla vista dei compagni che li hanno invitati a sfanculare immediatamente, sono stati fatti rifugiare dalla polizia all'interno di una sala giochi proprio davanti dove sostavano.
E lì sono rimasti, accerchiati per diverso tempo, invisibili perché chiusi in un sottoscala mentre la digos e la celere organizzavano un cordone a loro protezione con tanto di manganelli pronti all'uso verso i compagni che avevano circondato interamente lo scantinato-sala giochi che dir si voglia.
La manifestazione è proseguita ma invece di terminare dove previsto ha preteso di tornare a vedere se i "fascisti del terzo millennio" (del tutto uguali, pari pari, a quelli di 80 anni fa) fossero usciti dai cessi.
C'era ancora, stavolta ancor più ordinato e rinforzato, il cordone della celere.
Alle rimostranze dei compagni "Mò li potete pure fa uscì, tanto se ne stamo annà", pare che un poliziotto abbia risposto "Non ci sono più". E allora chi stavano proteggendo e da cosa ?
Siamo ormai alle soglie di agosto e non sappiamo ancora se quei baldi giovani littori siano usciti da lì sotto.
Comunque siete stati tanati, amici della polizia, mò potete pure venì fòri che avete collezionato 'n'antra figura de merda degna de voi.
La vita da ratti in estate ai Castelli Romani è dura.
Ecco le fotohttp://www.slide.com/r/iFuFsdqNvT91pKv0pAAbMnlvAwayzigE?previous_view=ms...

martedì 28 luglio 2009

CONDANNATO UN DISCEPOLO DI BERLUSCONI


Non avevo fatto a tempo lo scorso venerdì a fare il ripassino sulla mafia quando strinse alleanze con la DC prima e poi con Forza Italia e ora col PDL che arriva la notizia odierna della condanna a dieci anni e otto mesi di carcere per associazione mafiosa di Giovanni Mercadante elemento di spicco di Forza Italia in Sicilia in quanto medico dei mafiosi ed in particolare del boss Bernardo Provenzano.
Fa specie vedere un ex deputato regionale(e credo non solo lui)remare contro i suoi colleghi votati dal popolo a favore della criminalità organizzata mafiosa,sua e del suo partito colluso fino al midollo grazie ai vari Miccichè,Schifani,Dell'Utri e del capomafia Berlusconi.
L'articolo ripreso da Indymedia Lombardia è de"L'Unità"di oggi,mentre appena sotto c'è lo scarno comunicato dell'Ansa...la notizia,a parte Internet,ha avuto scarso rilievo sui media televisivi,così come il carabiniere denunciato per aver fatto il saluto romano a Massa duranti gli scontri dello scorso weekend...ma non è una novità.

Mafia:condannato ex deputato reg.FI.

(ANSA) - PALERMO, 28 LUG - E' stato condannato a 10 anni e 8 mesi di carcere, per associazione mafiosa, l'ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Mercadante.I giudici della II sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, hanno condannato l'ex parlamentare che era sotto processo insieme ad altre otto persone accusate, a vario titolo, di mafia, estorsione e favoreggiamento aggravato. Tra gli imputati i boss Bernardo Provenzano e Lorenzo Di Maggio, il medico Antonino Cina' e quattro commercianti.
Mafia, condannato a dieci anni e otto mesi Mercadante, ex deputato di Forza Italia.

E' arrivata nella notte la condanna per l'ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Mercadante: i giudici della seconda sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, hanno inflitto al medico radiologo dieci anni e otto mesi, con l'accusa di associazione mafiosa (la richiesta dei pm era di 14 anni). Per pronunciare la sentenza del processo "Gotha", nella parte celebrata col rito ordinario (altri imputati vengono infatti giudicati con l'abbreviato) il collegio ha impiegato sedici ore, dalle 9,45 di ieri mattina all'1,40 della notte.
Cinque in tutto le condanne, per poco piu' di 40 anni complessivi: colpevole di mafia ed estorsioni il medico Nino Cina', che ha avuto 16 anni, in continuazione con una precedente condanna; 9 anni e 4 mesi per un'estorsione (ma e' stato assolto da un'altra ipotesi) sono stati dati al capomafia di Torretta Lorenzo Di Maggio, detto Lorenzino; 6 anni poi a Bernardo Provenzano, che in questo dibattimento rispondeva di un'estorsione, derubricata in tentativo; e infine 6 mesi a Paolo Buscemi, titolare del locale 'Boca Chica', imputato di favoreggiamento per non avere ammesso di avere pagato il pizzo.
Quattro gli assolti: sono Marcello Parisi, ex consigliere di circoscrizione di Forza Italia, aspirante candidato (con la sponsorizzazione dei boss) al Consiglio comunale di Palermo, e tre commercianti; e degli imprenditori imputati di favoreggiamento per non avere denunciato il pizzo: si tratta di Maurizio Buscemi, fratello di Paolo, Calogero Immordino e Vito Lo Scrudato, titolari di un'azienda di costruzioni edili, la Dau Sistemi di San Giovanni Gemini (Agrigento). I pm Nino Di Matteo e Gaetano Paci avevano chiesto condanne per tutti gli imputati.
"Giovanni Mercadante e' una creatura di Provenzano, dottore": e' l'8 agosto del 2002, quando il pentito Nino Giuffre' racconta ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo del presunto ruolo che il sessantenne medico radiologo avrebbe rivestito all'interno di Cosa nostra. La posizione dell'ex deputato regionale di Fi condannato nella notte nel processo "Gotha" a 10 anni e 8 mesiper associazione mafiosa, era del resto la piu' delicata del processo: l'accusa aveva sollecitato per lui una condanna a 14 anni, con l'ipotesi che il primario di Radiologia dell'ospedale Maurizio Ascoli fosse stato uno dei consiglieri piu' fidati della cerchia di cui si circondava Bernardo Provenzano. Come lui, il boss di Prizzi Masino Cannella (imparentato con Mercadante), Pino Lipari, Nino Cina' e Vito Ciancimino.
L'imputato non avrebbe esitato ad assistere i mafiosi bisognosi di cure e si sarebbe prestato anche per eseguire o far eseguire delicati esami clinici su Saveria Palazzolo, compagna di Provenzano: il nome del medico, crittografato con un codice segreto, fu decrittato dagli esperti della polizia su una delle lettere che l'ex superlatitante di Corleone si scambiava con i familiari e che fu intercettata nel gennaio 2001, al momento della cattura del boss di Belmonte Mezzagno Benedetto Spera.
Contro Mercadante, arrestato un pomeriggio di tre anni fa, il 10 luglio del 2006, anche le accuse di pentiti del calibro di Giovanni Brusca, Angelo Siino e Nino Giuffre' e una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali: l'ex deputato di Forza Italia era infatti gia' stato indagato per due volte, tra il 2001 e il 2005, ma in entrambi i casi la Dda di Palermo aveva preferito chiudere le indagini con l'archiviazione, in attesa di essere in possesso di elementi decisivi. Secondo il pm Di Matteo, che aveva sostenuto l'accusa con i colleghi Domenico Gozzo e Maurizio De Lucia, oggi entrambi trasferiti in altre sedi, Mercadante avrebbe ottenuto i voti e gli appoggi elettorali dei boss, e si sarebbe prestato a fare da 'braccio politico' di Provenzano. Tra le ultime accuse anche quelle di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito, che aveva confermato quanto raccontato dal pentito Angelo Siino: Mercadante avrebbe chiesto di far uccidere un uomo, presunto amante della propria moglie, ma la condanna a morte sarebbe stata tramutata in 'esilio', perche' il 'fedifrago' era nipote del boss Pino Lipari.

RONDAIOLI:CHI NON HA STORIA NON HA FUTURO!

Come era stato preventivato i compagni non ci stanno a stare lì a guardare le ronde legalizzate,nere o verdi o miste che siano,e infatti a Massa tra sabato e domenica sono venute alle mani due opposte fazioni del Carc e dei fasci.
Massa come tutta la zona e la Toscana hanno una memoria storica molto importante riguardo gli sbagli commessi dal primo regime instauratosi in Italia nello scorso ventennio,e soprattutto a Massa pure gli anarchici sono una forza di primaria importanza nel contrastare il virus fascista che attecchisce ovunque come una malerba.
Fino a quando non ci scappa il morto,e sarà ben presto,questa pagliacciata delle ronde andrà avanti(la cagata dovrebbe partire ufficialmente il prossimo 8 agosto)senza troppi commenti grazie al potere mediatico in mano alla dittatura.
Ma quando grazie pure e quasi esclusivamente alla stampa estera il problema ronda verrà a galla in Europa e nel resto del mondo sarà già successo un bel macello con questi criminali nero-verdi xenofobi verso chiunque non siano come loro si protrarrà nel sangue.
Tra quindici giorni ci si diverte con in giro questi bastardi per le strade tronfi della loro ignoranza storica e di vita,poichè tali cerebrolesi non avendo una storia non avranno pure un futuro tanto lungo.
Seguono articoli tratti da"Il Tirreno"(il primo)e"La Repubblica"il successivo,con la solita faccia di merda(attenzone non politicizzata come lo sfondo dimostra)che mostra fiera la sua divisa del cazzo.
A proposito di divise seguiranno a breve info e nomi sui fattacci di sabato notte a Crema che hanno visto protagonisti in prima persona il sottoscritto e alcuni suoi amici,protagonisti per l'ennesima volta della brutalità fascista dei servi dello stato di Via Macallé.
Polizia fascista ed assassina!
E ricordatevi tutti che l'Armata Rossa non è morta ed è pronta a tornare a spaccare il culo ai porci in divisa e non.
Massa, ronda con rissa.

Massa, ronda con rissainterviene la polizia: due fermi.
Momenti di tensione e fermi la scorsa notte a Massa, dove un gruppo di giovani di estrema sinistra si è scontrato con esponenti di destra, costringendo la polizia a intervenire con forza. L'episodio è avvenuto nell'ambito della «ronda proletaria antifascista», promossa in risposta alla ronda dalla destra locale che ha già svolto in città iniziative di pattugliamento.
Tensione, cinque poliziotti feriti e due fermi la scorsa notte a Massa, dove un gruppo di giovani di estrema sinistra si è scontrato con esponenti di destra, costringendo la polizia a intervenire con forza. L'episodio è avvenuto nell'ambito della «ronda proletaria antifascista», promossa dall'Asp (Associazione solidarietà proletaria) e dalla Federazione toscana del partito dei Carc (Comitati di appoggio alla Resistenza per il comunismo) in risposta alla ronda delle «SSS» (Soccorso sociale e sicurezza), associazione fondata dalla destra locale che ha già svolto in città iniziative di pattugliamento.La ronda di sinistra ha incontrato in località Partaccia, a Marina di Massa, alcuni simpatizzanti di destra che avrebbero provocato gli aderenti a Asp e Carc. I giovani di sinistra si sono poi allontanati per radunarsi alla Festa della Resistenza in corso nella Pineta Ugo Pisa, alla Partaccia. Ma poco dopo - sempre secondo quanto riferito dai Carc - i giovani di destra si sono presentati all'ingresso della festa. I fermati dalla polizia sono due gli aderenti ai Carc. Si tratta di Samuele Bertoneri e Alessandro Della Malva, segretario regionale dei Carc: sono accusati di oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Altri due erano stati fermati, ma sono stati rilasciati. Per protestare contro i fermi, questa mattina esponenti dell'Asp e dei Carc hanno bloccato la stazione ferroviaria di Massa per circa due ore, causando pesanti ritardi a 11 treni della linea Genova-Pisa. Sempre questa mattina, davanti alla Questura di Massa Carrara, presidiata da un gruppo di agenti del reparto mobile, si sono radunati alcuni esponenti dei Carc per chiedere informazioni sui due fermati. «Il nostro segretario regionale è sparito dalla scorsa notte, chiediamo spiegazioni», hanno detto, sottolineando di essere preoccupati per le condizioni di salute di Della Malva, rimasto coinvolto negli scontri con i poliziotti e con gli esponenti di destra. Il gruppetto, composto da quattro persone, ha cercato di entrare negli uffici per parlare con il questore, ma è stato fermato.Sarebbero stati lievemente feriti, secondo quanto si apprende, cinque dei poliziotti intervenuti.

Massa, indagini sulla rissa Si indaga per apologia di fascismo.

La polizia sta visionando foto e filmati dove si vedrebberobraccia tese e cori dedicati al Ventennio. Liberati i due fermati.Massa, indagini sulla rissa.Si indaga per apologia di fascismo.
MASSA - Apologia del fascismo. E' il reato ipotizzato per quanto avvenuto nel bar della Partaccia, a Marina di Massa, primo teatro degli scontri tra Carc e simpatizzanti di destra nella notte tra sabato e domenica. La polizia, infatti, sta visionando foto e filmati. Un materiale video e audio che comprenderebbe immagini di braccia tese in segno di saluto romano e cori dedicati al Ventennio. Il gestore del bar alla Partaccia, invece, smentisce che sia stato fatto partire un disco con l'Inno nazionale e che i suoi clienti abbiano provocato i Carc: "Ho solo visto che mi hanno distrutto sedie e tavolini e che hanno fatto fuggire tutti i miei clienti".Intanto, la questura non smentisce nè conferma il coinvolgimento di un maresciallo dei carabinieri, di servizio a Pisa, tra i possibili denunciati per apologia del fascismo, così come ipotizzato su Repubblica dal segretario dell'associazione funzionari di Polizia, Enzo Letizia. Circostanza smentita da Stefano Benedetti, organizzatore della ronda Sss, che assicura che "non fanno parte della nostra associazione carabinieri in servizio a Pisa".Sono stati scarcerati, ma con l'obbligo di firma, Alessandro Della Malva, 35 anni e Samuele Bertoneri, 19, il primo segretario toscano dei Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo), il secondo membro dell'Asp (Associazione solidarietà proletaria), fermati ieri a Massa. Il sindaco della città toscana Pucci definisce l'episodio "una pagina amara, frutto di una legge scellerata; la mia città è al sesto posto nella classifica delle città più sicure in Italia; non abbiamo bisogno di ronde nè di destra, nè di sinistra". Mentre per il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini gli incidenti sono "il frutto negativo e prevedibile delle scelte fatte dal governo sulla sicurezza".A livello nazionale l'opposizione torna a chiedere il ritiro del provvedimento che dà il via libera alle associazioni di volontari per la sicurezza. Ma il governo insiste: la legge serve proprio ad impedire le ronde 'fai da te' ed il decreto attuativo entrerà in vigore il prossimo 8 agosto.

lunedì 27 luglio 2009

FASCI MERDE...CON LE NARICI BIANCHE!

Episodio di cronaca locale che ha riguardato il leader de"La Destra"cremasca Giorgio Zucchi(nella foto seduto),il quale era indagato per essersi fatto trovare con un altro uomo in possesso di 20 grammi di cocaina.
E'risaputo la politica dura di condanna contro le droghe da parte dei fascisti ed in particolar modo delle merde di FN e La Destra,e questo non è il primo caso in cui un'appartenente a questi due gruppi razzisti è incappato proprio in compagnia della bamba.
Il Zucchi comunque è stato giudicato non colpevole,e a me se si fa di droga o meno non m'interessa,l'importante è che alla fine sia stato pizzicato assieme ad un suo amico spacciatore e questo basta per infangare il suo nome e per far sorgere più di un dubbio sulla sua condotta morale.
I manifesti qui sotto non vogliono essere pubblicità per le merde forzanoviste ma un risalto alla loro politica del predica bene e razzola male,un bel sottotitolo al primo proposto potrebbe essere:
"Non toccate questa merda!Spacciatela!"...le merde fasciste che già di loro hanno il cervello bruciato con l'uso di droghe sono sempre più cerebrolesi dopo episodi simili.
L'articolo è tratto dal sito"Crema On-line"ed è a firma di Roberto Bettinelli e cari fasci...alle prossime figure di merda!
Era accusato di detenzione in concorso di cocaina. E' stato assolto. Il giudice ha dato ragione al suo avvocato Sergio Fiori. Condannato Alessio Dominoni-

Crema - Operazione Paradiso: chiusi dopo due anni e mezzo gli ultimi due processi. Ieri mattina Giorgio Zucchi, il 39enne agente di commercio noto in città per essere il leader del partito La Destra, è stato assolto dal giudice Cristian Vettoruzzo.
Zucchi era accusato di concorso in detenzione di cocaina.
Il suo legale, Sergio Fiori, ha visto prevalere la propria linea difensiva al termine di una serie di udienze nelle quali Zucchi ha sempre voluto essere presente. Solo ieri, a causa di altri impegni, non era in tribunale. Il vice procuratore onorario Andrea Boschiroli ha chiesto otto mesi di pena per l'imputato, ma il giudice ha dato ragione a Fiori. L'avvocato fin dall'inizio del processo ha sempre dichiarato l'estraneità del suo assistito rispetto all'accusa che gli veniva contestata. La decisione del giudice di assolvere Zucchi gli ha dato ragione. Zucchi era accusato di detenzione in concorso di cocaina Giorgio Zucchi era stato coinvolto in uno dei numerosi arresti eseguiti dalla polizia di stato durante l'operazione Paradiso. L'indagine aveva svelato un giro di spacciatori e consumatori enorme che aveva come epicentro alcuni locali cremaschi. Zucchi era stato fermato mentre viaggiava in auto con un'altra persona. La polizia aveva perquisito l'uomo che era in compagnia dell'agente di commercio. Nel calzino nascondeva 20 grammi di cocaina. Zucchi aveva sempre sostenuto che non sapeva niente della droga. Aveva solo dato un passaggio a una persona di sua conoscenza. Nonostante questo, era stato rinviato a giudizio. Fiori, il suo legale, convinto della buona fede del suo cliente, ha sempre rifiutato il pattegiamento ed è andato al dibattimento.
Dominoni condannato.
Alessio Dominoni, 42 anni, è stato condannato invece a quattro anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione e al pagamento di 46mila euro di multa. Il vice procuratore Boschiroli aveva chiesto più di sei anni di pena, ma il giudice Vettoruzzo ha deciso per una condanna minore. Dominoni era difeso dall'avvocato Paolo Rossi che ha già fatto capire che non si fermerà al giudizio di primo grado ma ricorrerà in appello. Dominoni era finito nei guai nel corso della maxi operazione della polizia contro il mercato della cocaina. Era stato bloccato dagli uomini del vice questore Daniel Segre con 20 grammi di cocaina nel giubbotto.Con i processi di ieri si è conclusa la storia giudiziaria iniziata con l'operazione Paradiso che aveva portato a decine di arresti e a centinaia di persone segnalate per droga.

venerdì 24 luglio 2009

RIPASSINO SULLA MAFIA


Questa storia nasce tanti anni fa,negli anni sessanta e settanta quando Salvo Lima e Vito Ciancimino si sono susseguiti a sindaci della città di Palermo,quando la capitale siciliana è stata sfregiata da un abusivismo che ha sconvolto gran parte delle sue bellezze architettoniche a favore di imprese di proprietà delle cosche mafiose cittadine,da quando la mafia si è sostituita alla legalità.
Questi due personaggi,ed in particolar modo Don Vito,sono tra i protagonisti dell'articolo di Giogio Italiano postato su Indymedia Lombardia che si basa sulle testimonianze dell'ex sindaco ormai morto raccolte in un libro mai pubblicato e scritto tra gli anni ottanta e novanta,una sorta di memoriale da chi la mafia la conosceva bene essendo uno dei primi collusi politici eccellenti.
Si parla di omicidi eccellenti,di ordini partiti non dalla mafia ma direttamente dalle più alte cariche dello Stato(quell'Andreotti capo cosca che già il fatto che lo stesso Ciancimino abbia
definito traditore è tutto un programma),della massoneria e della chiesa che in maniere differenti sono sempre state coinvolte in malaffari mafiosi(cardinali che negli anni settanta definirono la mafia come una leggenda).
Ebbene nell'articolo è riassunta una trentina d'anni di storia siciliana e italiana,con gli intrecci tra politica e mafia solo in pochi casi emersi e puniti,con il capo cosca di quel mafioso assassino di Andreotti che come il suo successore Berlusconi per ora se la sono sempre cavata con prescrizioni o con la corruzione di giurie e magistrati.
Una storia vera che è accaduta in Italia e che continua a succedere nonostante il martirio di centinaia di persone,da magistrati a politici(quelli veri),dai sindacalisti e appartenenti alle forze dell'ordine(quelli con i coglioni),dei giornalisti(non gli pseudo),della gente capitata a caso nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo,a tutti quelli che hanno combattuto contro il cancro della criminalità organizzata sul territorio italiano.
"Gli anticomunisti di Gladio coinvolti negli omicidi eccellenti di Palermo". La sconvolgente rivelazione di Don Vito Ciancimino.

Ci sarebbero i servizi segreti deviati e gli anticomunisti di Gladio dietro gli omicidi eccellenti del procuratore Scaglione, del generale Dalla Chiesa, del comunista Pio La Torre, e del presidente della Regione Mattarella. La sconvolgente rivelazione e' contenuta nel clamoroso memoriale di Don Vito Ciancimino, il chiacchierato sindaco democristiano di Palermo negli anni del sacco edilizio. Un libro scottante (dal titolo le mafie) che nessun editore ha mai voluto pubblicare per timore di querele, ma che un blog italiano mette integralmente a disposizione dei suoi lettori.Il racconto di Ciancimino sui delitti eccellenti inizia nel 1971, anno dell'uccisione di Pietro Scaglione, procuratore capo di Palermo. Giudici e pentiti di ieri e di oggi hanno sentenziato che Scaglione fu un magistrato integerrimo e persecutore spietato della mafia, onesto e rigoroso. Ciancimino sostanzialmente conferma questo orientamento comune, ma non condivide la tesi ufficiale del delitto di mafia in senso stretto, cioe' la vendetta delle cosche contro un magistrato impegnato.Ciancimino riconosce che Scaglione combatte' contro le cosche mafiose, scrive che il procuratore non si fermo' di fronte ai potenti democristiani (mentre i magistrati dell'epoca e i cardinali sostenevano che la mafia non esistesse), rivela che Scaglione inquisi' anche Lima, gli andreottiani e lo stesso Ciancimino, ma i mandanti sarebbero al di fuori della mafia. Secondo Ciancimino "Scaglione non obbediva al Palazzo".Come scrive Ciancimino, i mandanti dei delitti Scaglione, Mattarella, Dalla Chiesa e La Torre sarebbero di un livello alto, altissimo: "Dentro lo Stato hanno operato forze apparentemente legittime, mi riferisco a Gladio (quelli che hanno fatto sparire i depositi di armi belliche) o ai servizi segreti (quelli deviati), che ben hanno potuto commettere crimini orrendi per conto di qualcuno che possibilmente,ieri od oggi, occupa incarichi di alta responsabilita' ai vertici istituzionali...."Chi erano i Mister x, che secondo Ciancimino avrebbero commissionato questi omicidi eccellenti a Gladio e ai servizi segreti deviati? I nomi dei mandanti occulti non sono scritti nel libro mai pubblicato di Ciancimino che, si badi bene, fu scritto tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, pochi anni di morire...Secondo Ciancimino, dunque, Scaglione non fu ucciso dalla mafia di Corleone per le sue inchieste rigorose(come si era ipotizzato finora). Pio La Torre, l'eroico segretario regionale comunista, non sarebbe stato ucciso per la sua coraggiosa legge sulle confische dei beni mafiosi, ne' per fantomatiche questioni dentro il partito comunista (Ciancimino considera ridicola la pista interna al Pci, accreditata da revisionisti di destra pronti a gettare fango sui comunisti). Piersanti Mattarella, invece, fu uno dei pochi democristiani siciliani onesti, ma non sarebbe stato ucciso per la sua lotta contro la mafia. Infine, il generale Dalla Chiesa non sarebbe stato ucciso per il suo impegno antimafia. Tutti questi delitti eccellenti sarebbero delitti di stato, opera, secondo Ciancimino, "del Palazzo, di Gladio o dei servizi segreti deviati".Nel libro, Ciancimino non nasconde il suo rancore verso due simboli dell'antimafia come il giudice Giovanni Falcone e l'ex sindaco della primavera di Palermo, Leoluca Orlando: due indomiti nemici della mafia e della DC dei Lima e dei Ciancimino. Infine, l'attacco piu' pesante di Ciancimino e' rivolto contro Giulio Andreotti, definito "un traditore" e accusato di tante malefatte dallo stesso Ciancimino.

giovedì 23 luglio 2009

LE SCIMMIE

Siamo solo equivoci
gettati al vento,
gementi di caldi involucri
di cui non sentiamo il bisogno.

mercoledì 22 luglio 2009

UNO DEGLI SCEMPI DEL NUOVO DIGITALE TERRESTRE

Articolo postato su Indymedia Lombardia ad inizio mese che pone una questione materiale ed ambientale sull'avvento del digitale terrestre in Italia,veicolo unico da qui a pochi mesi per poter vedere i programmi televisivi fortemente voluto dal governo Berlusconi sin dalla prima legislatura del suo regime.
Oltre al valore morale,di parzialità dell'informazione,dell'inseguimento del modello americano in cui tu hai paura del vicino e quindi stai a casa a fare shopping,l'impatto ambientale degli apparecchi televisivi da buttare perchè non consoni con le nuove tecnologie avrà sicuramente una sua importanza.
Lo Stato poteva,ma ancora può,dare incentivi e creare punti di raccolta delle tv obsolete,ma visto che il nostro regime se ne sbatte altamente dell'ambiente e della salute degli italiani(vedi questioni discariche,nucleare,eternit,soldi tagliati ai fondi della Sanità proprio per incetivare l'acquisto dei decoder)non credo farà nulla per sopperire a tali disagi elencati nell'articolo preso da www.terranauta .it
Giusto per puntualizzare così com'è la prospettiva del dgt in Italia rispetto all'Europa nasce già di per se stessa claudicante portando"innovazioni"già retrograde rispetto a tutti gli altri stati,e io non mando giù il fatto di continuare a pagare oltre al canone Rai un servizio scadente pensato e partorito dal regime totalitario italiano.
Sì all'informazione libera e no assoluto alla disinformazione della dittatura.
Digitale irresponsabile: che fine faranno i vecchi televisori?

L'Italia sta passando al digitale terrestre, ma nessuno sembra preoccuparsi delle inevitabili conseguenze: milioni di televisori diventeranno improvvisamente vecchi, da rottamare, ma il governo non ha fin'ora previsto alcuna agevolazione per smaltire rifiuti così ingombranti e inquinanti. E pensare che si parlava di digitale terrestre già negli anni '90...
L'ennesimo rinvio della direttiva RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) al 31 dicembre del 2009 si staglia pericolosamente all'orizzonte, nella più totale noncuranza del Parlamento italiano e degli stessi media.
L'attenzione è concentrata sul caos organizzativo dovuto all'avvio del digitale terrestre, ma non si guarda neppure lontanamente agli effetti.A prescindere dall'effettiva utilità collettiva di questa tecnologia[*], è intuibile come si potesse gestire diversamente l'avvio del digitale, permettendo a chi comprava un televisore nuovo di disfarsi con facilità del vecchio apparecchio riportandolo al venditore come rottamazione (e con un piccolo sconto). Bastava prevedere dei container fuori dai centri, almeno quelli della grande distribuzione, in cui riporre gli apparecchi di cui si è pianificata l'obsolescenza con decisione di Stato.
Niente di tutto questo: senza nessuna pianificazione, l'ennesima scelta discrezionale dei nostri governi ha rimandato sine die la necessaria assunzione di responsabilità; se non si interviene per tempo, milioni di vecchi televisori e vecchi registratori andranno con ogni probabilità a fare danni in discariche non attrezzate, rilasciando in ambiente la pletora di sostanze chimiche di cui sono composte al loro interno. Tralasciamo per carità di Patria i posti di lavoro che non sono stati creati con una corretta filiera di separazione, riuso, riciclaggio degli apparecchi, di cui i politici italiani sono direttamente responsabili.
Si poteva intercettare con facilità milioni di vecchi televisori, andando "oltre" la normativa, creando posti di lavoro e semplificando la vita ai cittadini che scelgono di passare al digitale. Con ogni probabilità il Parlamento italiano non si rende neppure conto del disastro che si rischia. Un bellissimo romanzo-inchiesta (collana verdenero) di Massimo Carlotto e Francesco Abate, "L'albero dei microchip", illustra i danni che il mancato smaltimento corretto degli apparecchi elettrici ed elettronici arreca anche al sud del mondo, non solo in Italia. Come sempre l'ipocrisia di noi occidentali si concretizza: ci ostiniamo a nascondere la polvere sotto al tappeto senza occuparci con competenza dei beni e degli scarti che si producono. Forse siamo ancora in tempo, ma solo con una assunzione di responsabilità del Parlamento cui questa denuncia appello si rivolge.
Le aziende non possono essere lasciate sole a fronteggiare lo smaltimento dei propri scarti pericolosi come può essere un televisore. Attraverso le ecomafie i risparmi per chi sfrutta le discariche illegali possono essere anche del 90%. Questa mole di denaro invece potrebbe rilanciare l'economia del Paese, adottando una filiera corretta di recupero, evitando costi di bonifica e danni sanitari, impatti ambientali su aria, suolo e acque.
È il momento per chi può, di scegliere.
La società civile, le Reti che si battono per la gestione corretta degli scarti, le associazioni ambientaliste, i Consorzi, i movimenti come Per il Bene Comune sono disponibili con le proprie competenze, conoscenze e contatti, per evitare disastri: sono oltre 14 i kg di scarti elettrici ed elettronici che ogni cittadino italiano, come stima, produce ogni anno.
L'Italia intercetta più o meno correttamente una percentuale ridottissima di questo tipo di rifiuto. Il resto va a pesare sulla collettività, sul sud del mondo cui l'occidente ruba letteralmente anche l'aria che respira, e sulle prossime generazioni: su questo tema, il silenzio della Comunità Europea (mentre un Paese membro impone la sostituzione di apparecchi elettronici e nei fatti si disinteressa delle conseguenze) è a dir poco inquietante.
[*] L'inchiesta di Report sulle frequenze radiotelevisive: il digitale perpetua il duopolio Rai – Mediaset, ma continua a calpestare i diritti di Europa7 che ha vinto una regolare gara dello Stato per trasmettere sul territorio nazionale.

martedì 21 luglio 2009

RISOTTO CON SALSICCIA ALLA GRIGLIA

Ricetta presa in prestito da un ristorante del lodigiano dove per la prima volta il piatto è stato assaggiato e visto l'ottimo consenso ecco la riproposta casalinga con alcuni accorgimenti di un primo che fa la sua bella figura anche in tavola oltre che al palato.
Ingredienti:
-riso
-salsiccia
-vino nero
-brie
-cipolla
-olio
-burro
-dado normale
-dado delicato
-vino bianco
-spezie miste
-pepe nero
-grana padano.
Innanzitutto ci organizziamo perchè dovremo lavorare su più pentole e quindi quando abbiamo tutti gli ingredienti sotto mano si può procedere col taglio delle cipolle a fette corpose che rosoleremo dapprima a fuoco abbondante in olio extravergine e burro,con quest'ultimo in maggior proporzione.
Si aggiungono le spezie miste(coriandoli,semi carvi,cannella,noce moscata,chiodi di garofano e anice stellato,tutti in polvere)ed il vino bianco quando il condimento sta per esaurirsi senza far abbrustolire le cipolle.
Aggiungiamo un riso di buona tenuta come il Carnaroli e prendendo da un pentolino a parte i due tipi di dadi fatti sciogliere in acqua bollente abbassiamo il fuoco e mettiamo assieme del brie tagliato a tocchetti...comunque un altro formaggio della stessa consistenza va bene purchè non sia troppo dal gusto forte.
Procediamo con la cottura aggiungendo poco brodo alla volta ed in una griglia già scaldata ci diamo dentro con la salsiccia tagliata a pezzi che per qualche minuto giusto per farla colorare da tutti i lati viene strinata da sola,dopodichè si fa sfumare abbondante con vino rosso in modo che a termine della cottura a fuoco alto rimanga del sughetto violaceo.
A parte si tagliano sottili fettine di grana che serviranno da guarnizione e mentre aspettiamo il termine di cottura del risotto continuiamo ad amalgamare il brie al riso aggiungendo del pepe nero.
Giunti al traguardo si pone il risotto in un piatto fondo e largo e con l'ausilio di un cucchiaio si crea un piccolo cratere dove appoggiamo la salsiccia grigliata,sporcando i chicchi bianchi con l'intingolo vinoso della carne e poniamo ai lati del piccolo vulcano le fettine di grana,e poi si gusta accompagnato da un rosso bello gnucco.

lunedì 20 luglio 2009

20-07-2001 NOI NON DIMENTICHIAMO!

Baroni, padroni,pompieri,
aspiranti dirigenti,topi di sezione,
oscuri burocrati,gente con la linea in tasca,
forse tra qualche giorno ce ne andremo e proverete a dimenticare
tornando con: bacheche, circolari, processo democratico, giornali,
registri, libri mastri, orpelli, specchietti, proposte in positivo, azioni costruttive,
delegati e mozioni(ma non rompete i coglioni)
Direte: «era un fuoco di paglia, un’oscura marmaglia senza proposizioni»
(ma non rompete i coglioni)
Ma tutto questo non è stato invano, noi non dimentichiamo…
Per il vostro potere fondato sulla merda, per il vostro squallore,
odioso, sporco e brutto…
Pagherete caro
pagherete tutto.”

Collettivo “Resa dei Conti”

sabato 18 luglio 2009

A GAMBE LEVATE!

Intrusione non voluta da parte dei soliti due o tre sfigatelli fascisti che non hanno niente di meglio da fare che provocare i compagni mentre stavano allestendo gli stand in vista della festa antifascista"Fuochi di resistenza"di Cazzago San Martino vicino a Rovato,sul bresciano,la notte tra martedì e mercoledì appena trascorsi.
Purtroppo gli amici antifascisti non sono riusciti a raggiungere il gruppetto di merde nonstante la scia olfattiva che lasciavano alle loro spalle..giunti in macchina sono scappati a manetta per timore di essere menati per bene,loro picchiano solamente venti contro uno,si sa.
Sul fondo dell'articolo preso da QuiBrescia c'è il link con il programma delle due ultime gornate rimanenti.
Incursione alla festa antifascista.
(e. reg).Tutto è accaduto velocemente. Nella notte tra martedì e mercoledì, verso l'una, un razzo (simile a quelli che si utilizzano per festeggiare il Capodanno) è planato a pochi metri dagli organizzatori della festa “Fuochi di Resistenza” (Festa della cultura, dell'iniziativa, della lotta antifascista) in programma dal 16 al 19 luglio tra Rovato e Cazzago San Martino (vicino all'uscita del casello autostradale) in provincia di Brescia.
Sono serviti pochi minuti per capire cosa stava accadendo, e i promotori della festa hanno poi cercato di rincorrere alcune persone entrate furtivamente nell'area. Non sono riusciti a fermarli, perché sono riusciti a salire a bordo di un’auto, urlando insulti, grida e minacce come "vi ammazzeremo tutti" contro gli esponenti del comitato organizzatore: la rete antifascista che riunisce esponenti di Brescia ma anche di Bergamo, Milano e Bologna.
Gli ospiti indesiderati hanno lasciato un segno del loro passaggio: un manichino vestito con una tuta bianca. All’interno del fantoccio carte, giornali, una maglia (alla rovescia) della Roma e una gruccia appendiabiti. Sul volto del manichino era riconoscibile il simbolo di Radio onda d'urto, un gatto nero stilizzato. E poi ancora scritte e improperi: sotto il simbolo "Azione antifascista", un foglio con scritto "Antifascisti infami e bastardi".
Da parte loro gli organizzatori si sono detti preoccupati, non tanto di questo gesto, ma soprattutto del proliferare nel bresciano di organizzazioni di stampo fascista. "Bisogna fermare chi è contro la Costituzione e soprattutto chi incoraggia simili provocazioni", hanno dichiarato dalla Rete Antifascista. Sul posto è intervenuta la Digos.
Per informazioni sul programma della manifestazione consultare il sito: www.infoaut.org/articolo/fuochi-di-resistenza

venerdì 17 luglio 2009

QUANDO I FASCI SI AMMAZZANO TRA DI LORO

Per favore non si può paragonare la morte di Gabriele Sandri a quella di Federico Aldrovandi e a quella di Carlo Giuliani,fatto che in questo giorni è stato promosso da molte persone dopo l'ennesima scandalosa sentenza sulla morte dell'ultrà laziale.
Chi uccide in divisa la fa franca in Italia,ed è uno status che permane nella nostra nazione praticamente dagli anni sessanta,ma guai se uno uccide uno sbirro perchè oltre ad avere la pena più elevata possibile ha pure tutti i mass media contro pronti ad etichettarlo come assassino,mostro...
Avete mai visto un telegiornale parlare in prima persona di Placanica,Spaccarotella oppure di
Segatto,Forlani,Pontani e Pollastri come assassini?
Se invece io da solo o con dei miei compagni ammazziamo uno sbirro con la stessa brutalità con cui loro hanno ucciso non immagino come si potrebbe uscire da quella situazione,e non pensare come nell'ultimo caso di Sandri con l'agente imputato e condannato il cui unico pensiero è quello di poter essere riammesso in servizio...scherziamo?
Posso capire lo sconforto della famiglia Sandri,il loro risentimento nei confronti dello Stato e della giustizia così come quello dei suoi amici,ma sto merda era pur sempre un fascio ucciso da un altro,una pallottola in più nelle armi dei compagni...si ammazzassero sempre così tra di loro sarebbe il massimo.
Che poi il processo e la sentenza siano state scandalose con una pena irrisoria ad un omicida che ha sparato intenzionalmente ad altezza d'uomo è un'altra faccenda,ma mica mi unisco al cordoglio delle merde fasciste e della protesta che sta nascendo nel mondo ultrà...anch'io bazzico parecchio nell'ambiente pur ritenendomi un tifoso diciamo tranquillo ma il mio supporto verso dei topi di fogna non ci sarà mai!
L'articolo del"Manifesto"preso da Idymedia Lombardia evidenzia il fatto che le merde laziali pretendano coesione e solidarietà da tutto il tifo italiano ma io non ho nulla a che vedere con quelli che se gli capita l'occasione come minimo mi slamano o mi spaccano la testa,e poi parla degli arresti della digos e dei ros di Roma nei confronti di ventuno fasci incarcerati per i fatti di Villa Ada,di molti attacchi ai centri sociali romani e di altri atti di violenza accaduti nella capitale...tutti accumunati dal fatto di essere fascisti ed ultrà della Lazio.
Ed uno di loro era alla guida dell'auto in cui perse la vita Sandri,un nemico in meno.
"Contro rom e rossi”, ultrà-fascisti in guerra.

Fascisti di notte e ultrà, quasi tutti della Lazio, di giorno. I ventuno protagonisti dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri mattina da ROS e Digos di Roma si dividono tra gli assalti nei “luoghi di ritrovo della sinistra” (al Csoa Forte Prenestino, ad un concerto di Villa Ada o nelle frequenti ronde a S.Lorenzo), quelli ai campi rom e l’organizzazione di trasferte in giro per l’Italia, per colpire le tifoserie avverse. Erano amici di Gabriele Sandri, l’ultrà laziale ammazzato da un agente della polizia stradale l’11 novembre scorso, e quella notte erano nelle prime file dell’assalto alle caserme ed alla sede del CONI, seguiti alla morte del giovane tifoso. Si vedono al bar Excalibur di piazza Vescovio o nella vicina sede di Forza Nuova, la maggior parte di loro porta in curva Nord e sui giacconi simboli della tifoseria “In basso a destra”, ma, quando c’è da picchiare, chiama a raccolta anche i romanisti “BISL, Basta infami solo lame”. Quasi tutti hanno meno di venticinque anni e il leader dell’associazione a delinquere, Francesco Ceci, ha poco più di trent’anni. Qualcuno, come il coordinatore nazionale dell’organizzazione giovanile Lotta Studentesca Daniele Pinti, fa politica attivamente in Forza Nuova. Ventuno di loro sono finiti nel carcere di Regina Coeli: Fabrizio Ferrari, Fabrizio Frioni, Francesco Ceci, Alessandro Petrella, Matteo Nozzetti, Marco Turchetti, Pierluigi Mattei, Emanuele Conti, Andrea Attilia, Roberto Sabuzi, Daniele Pinti, Francesco Massa, Gianluca Colasanti, Furio Natali, Alessio Abballe, Matteo Costacurta, Alessandro Angeloni, Alessandro Piras, Stefano Caponera, Alessio Mastrecchia.Quatto avranno l’obbligo di firma durante le partite di calcio: Federico Giardina, Gianluca Totonelli, Martino Ferraiuolo, Enrico Maria Di Filippo.L’elenco di reati cui dovranno rispondere è lungo, dall’associazione per delinquere, alla devastazione e saccheggio (con l’aggravante del terrorismo per l’assalto alle caserme), ma anche violenza o minaccia a pubblico ufficiale, porto di oggetti atti ad offendere, lesioni personali aggravate, invasione di terreni o edifici, e incendio aggravato dalla violazione della legge Mancino.L’inchiesta dei pm romani Franco Ionta, Pietro Saviotti e Caterina Caputo, parte dall’assalto dello scorso 28 giugno a Villa Ada, durante il concerto della Banda Bassotti. Una aggressione programmata con cura dal gruppo di Francesco Ceci “presso lo stadio Olimpico, verosimilmente nei pressi della manifestazione RomaEstate 2007″, organizzata in Piazza Vescovio e messa in atto subito dopo, attorno alle 2. “Circa 25 persone” racconterà il verbale di uno dei testimoni, che provano ad entrare nella villa armati di “bastoni e coltelli” e “inneggiando al partito fascista e al duce”. Prima dell’arrivo della Polizia lanciano petardi contro i presenti e se ne vanno, lasciando a terra, ferite, due persone.E’ più o meno lo stesso gruppo, ad ottobre, che prova a mettere in atto l’unica occupazione “sociale” che Forza Nuova abbia cercato di organizzare a Roma negli ultimi tempi, scimmiottando senza riuscirci le Occupazioni non conformi di Fiamma Tricolore. Con questi ultimi non corre buon sangue, per l’anniversario della strage di Acca Larentia (7 gennaio scorso) sono costretti a coordinarsi, ma poi litigano subito perché Ceci ed i suoi “hanno tentato di provocare incidenti, dopo la conclusione della cerimonia, dirigendosi verso la zona della Via Appia Nuova”.Il 2 ottobre il gruppo di piazza Vescovio si presenta nell’immobile ATAC di Viale Etiopia, quartiere Africano: “gli autori dell’occupazione -spiega l’ordinanza di 91 pagine firmata dal gip G.Muntoni- sostituivano i lucchetti d’ingresso dei locali dell’immobile e affiggevano un cartello in metallo recante la scritta Forza Nuova, federazione romana. L’occupazione dura poco, in dieci giorni è tutto finito.Il gruppo freme, ai primi di novembre pensa di organizzare un assalto al campo rom in cui viveva l’assassino di Giovanna Reggiani, la donna uccisa il 30 ottobre poco lontano dalla stazione di tor di quinto. Un progetto rimasto nell’aria, anche se “il 2 novembre, al telefono con Alessio Abballe, il Petrella si compiaceva entusiasticamente di una azione compiuta in’ora e mezza prima a Torre Gaia da “dieci bravissimi…tutti coperti”. L’11 novembre Gabriele Sandri “viaggiava a bordo dell’autovettura di Turchetti Marco, detto anche Marco Ovo, indicato come uno dei capi insieme a Ceci e Attilia”. Un poliziotto lo vede insieme agli altri tifosi, poco dopo una rissa con altri ultras e, follemente, spara. La Banda di Piazza Vescovio si mobilita subito. Petrella chiama un amico: “Vojo brucia’ tutto” e l’intero gruppo partecipa al tam tam di quel pomeriggio. Sempre Petrella: “Non andate su, Gianluca, serve gente qui, ce serve la gente qui a Roma, si va sotto lo stadio stasera alle sei e mezzo loro… credo che i romanisti già sanno”. Nel pomeriggio si vedono a piazza Vescovio, poi partiranno tutti per lo stadio Olimpico. Non sono loro, non sono Ceci e i suoi, a governare la marea che si aggira attorno allo stadio, prima assaltando la caserma di via guido Reni, poi dirigendosi verso quella di Porta del Popolo e infine attaccando la stazione dei carabinieri e una sede del Coni. Ma loro, ci sono tutti, le immagini raccolte da polizia e carabinieri e le decine di intercettazioni telefoniche paiono bastare ad identificarli al centro degli assalti peggiori.Li muove una voglia di rivalsa contro polizia e “compagni” lontana come la morte di Francesco Cecchini, ucciso dalle parti di piazza Vescovio nel 1979, che i Ros citano anche nel comunicato che annuncia la retata. Una fede fascista fatta di assalti più che di iniziative pubbliche. E quella nell’ultras “opposto” che, come spiega uno dei documenti sequestrati “non ha miti né fa di un gioco una questione di vita, ma di certo sfrutta il palcoscenico che una partita di calcio offre per tirare fuori lo spirito ribelle che è in lui”.

mercoledì 15 luglio 2009

IO NON PIANGO LA MORTE DELLE MERDE

Sulla stessa lunghezza d'onda del post di ieri ecco una volantino distribuito oggi a Milano,scritto meglio e in toni più pacati ma allo stesso modo duri e diretti,contro il cordoglio nazionale per il soldato ucciso ieri dai partigiani afgani.
Lacrime di coccodrillo dei politicanti e dei capitalisti che si arricchiscono con le missioni di pace,ovvero con le guerre:l'articolo è tratto da Indymedia Lombardia e la foto sotto è un ricordo dei nostri soldati,un souvenir dell'epoca coloniale quando occupando,usurpammo l'Africa.
L'Italia è in guerra, noi siamo in guerra contro l'Italia!

Volantino sulla morte del soldato in periferia sud di Milano.

UCCISO UN MILITARE ITALIANO, NOI NON VERSIAMO NEANCHE UNA LACRIMA.

Chi la guerra la fa per soldi è sempre un mercenario, un assassino pagato per uccidere e morire, questa è la verità.
Gli unici "soldati" degni sono i popoli in armi, cioè uomini e donne che si fanno combattenti per i loro ideali e la loro libertà.
Quindi smettete di piangere per la morte del soldato italiano.
I soldati sono il braccio armato dei capitalisti, ormai l'alfabetizzazione è diffusa e si riesce a sopravvivere (come fanno tutti i lavoratori) anche senza dover andare in guerra per mangiare; quindi questi proletari hanno scelto da che parte stare...dalla parte degli sfruttatori.
I lavoratori vengono trucidati tutti giorni sul posto di lavoro, 4 al dì per l'esattezza.Questi sono eroi, questi sono martiri; proletari che muoiono innocenti sfruttati dal capitale per potersi sfamare, avere un tetto sopra la testa, poter vestire e nutrire i propri figli e , perchè no, "coccolarli" con qualche giocattolo o una serata al cinema.
Vorremmo ricordare le eroiche imprese dei “nostri” soldati in Somalia, quando nel 1993 stuprarono donne, torturano con elettrodi sui genitali dei poveri ragazzi, quando assassinarono qualche decina di civili somali inermi che scappavano impauriti, dicendo che “andavano a caccia grossa”.Chi ha la memoria lunga come noi queste cose le ricorda bene, ma per chi volesse è tutto documentato dagli atti dei processi che ne seguirono; dove vennero accertati i fatti ma nessuno pagò per quello scempio.
E’ per questi motivi che noi non ci accodiamo al cordoglio nazionale.
Noi il lutto al braccio lo portiamo tutti i maledetti giorni, per tutti gli afghani assassinati, per gli iracheni bombardati, per i palestinesi massacrati, per i nostri 4 compagni uccisi sul lavoro per 365 giorni l’anno, per ogni bambino che muore di fame ogni 3 secondi, per un altro che muore per l’acqua contaminata ogni 8 secondi, per quel ragazzino che muore per mancanza di cure mediche ogni 5 minuti, per le 530.000 donne incinte che muoiono tutti gli anni per denutrizione e potremmo continuare all’infinito.
Chi fa finta di niente, chi non ha più il coraggio di indignarsi, chi non insegna la giustizia, l’uguaglianza e la libertà ai propri figli è un complice colpevole di questa aberrazione che è diventato il mondo.
Ci dispiace per questo ragazzo, ma ci dispiace che abbia scelto di stare dalla parte sbagliata, che abbia scelto di tradire la sua gente per servire padroni e potenti, che abbia scelto di uccidere altri esseri umani per denaro.
Noi stiamo dalla parte degli oppressi, dei fuggiaschi, degli sfruttati.Noi insegnamo ai nostri figli che bisogna sempre stare dalla parte dei deboli e mai con i forti.
La storia ci darà ragione perché questo mondo e questo modello di società sono destinate a scomparire e restare solo un brutto ricordo di quando ancora l’uomo non era veramente tale.
Compagne e compagni della zona
Ps:Adesso aspettiamo il linciaggio on line :)

martedì 14 luglio 2009

SPERIAMO ANCORA MOLTI ALTRI!


Come anticipato dal post di poche ore fa che parlava della giornata di silenzio dei blogger contro il decreto legge di Alfano che di fatto censura tutti i blog italiani e che potrebbe sancire sanzioni pecuniarie e pure arresti,questo articolo che sto scrivendo sarebbe passibile di denuncia(come ahimè molti altri),ma l'informazione libera permette ancora per qualche giorno di poter esprimere liberamente il proprio pensiero.
L'ultima uccisione di un soldato in una missione di"pace"italiana fatta di militari armati e corazzati,a bordo di mezzi armati e blindati(per fortuna ogni tanto saltano pure loro)un tal Alessandro Di Lisio,suscita in me un senso di piacere poichè questo ragazzo che pur non conosco e nemmeno lo avrei voluto so che assieme ai suoi commilitoni,un esaltato parà della Folgore gruppo protagonista di violenze e stupri ovunque siano andati ad usurpare le terre straniere,una persona di merda e pure fascista(che è o stesso).
"Italiani brava gente"dicevano di noi nel mondo prima di esportare la mafia e tutta la criminalità organizzata,prima di massacrare nel periodo coloniale migliaia di libici,eritrei e somali,prima di essere stati orgogliosi di far parte della prima dittatura fascista mentre stiamo scivolando nella seconda.
Il primo articolo proposto(entrambe postati da Indymedia Lombardia)è del 13 maggio 2004 tratto da"Libero",noto giornale di destra che al periodo attaccava la sinistra al governo mentre oggi di altre faccende tipo la bambina afgana uccisa tace,parla delle foto che il settimanale "Panorama"(destronzo pure lui)pubblicate mentre ritraevano soldati italiani autori di sconcezze disumane su donne ed uomini somali.
Il successivo ancor più datato articolo(8 giugno 1997)è del Corriere della Sera e parla di quando lo scandalo di qui sopra era saltato fuori dall'insabbiamento per il rimorso di uno dei presenti ai pestaggi,alle torture e agli stupri di massa del nostro onorato corpo della Folgore,protagonista di migliaia di atroci atti di nonnismo pure qui da noi molti dei quali conclusosi con suicidi e morti sospette.
Non ci furono condanne per nessuno,solo un militare fu giudicato colpevole ma l'accusa cadde in prescrizione:tutti gli altri andarono avanti senza rimproveri ed anzi come al solito con avanzamenti di carriera.
Ripropongo il post della bambina afgana che ho citato prima,vittima delle armi dei soldati italiani lo scorso maggio:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/05/il-caso-calipari-non-fa-piu-testo.html,e chissà quanti altri ancora di questi"incidenti"sono stati e saranno nascosti,messi a tacere dal"nostro"esercito e regime.
Per questo non sarò del coro del cordoglio e della commozione di tutti i politici,perchè questi soldati che mirano al guadagno dietro alle chimere della patrie,dell'onore e della famiglia non restano altro che fascisti saccheggiatori e distruttori al soldo del padrone.
Perchè vanno a fare la guerra,e si sa da sempre che dopo la distruzione di un conflitto subito dietro l'angolo ci sono gli avvoltoi capitalisti pronti a banchettare sul poco rimasto e celeri a prendere i soldi per la ricostruzione.
Per questo non piango la morte di questo e di altri soldati,sia che essi siano
italiani,europei,americani,asiatici od africani...chi va in guerra sa che lucra sulla pelle della povera gente e se quest'ultima giustamente si ribella cazzi loro!
Ed a Ferragosto pronti ad esultare nuovamente!
Morte a tutti i soldati in missione e viva i popoli in rivolta per la libertà!
Le nostre torture in Somalia.

Milano. Le fotografie delle torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib hanno un precedente italiano nell'inchiesta condotta dal settimanale Panorama nel giugno del 1997. Anche allora furono pubblicate fotografie con immagini di soldati che abusavano di persone tenute in custodia dall'esercito occupante. I responsabili di questi atti erano italiani, somale le vittime. Le foto risalivano al 1993, ai tempi della missione di pace Ibis in Somalia, ma lo scandalo scoppiò quattro anni più tardi, quando il magazine della Mondadori, diretto da Giuliano Ferrara, pubblicò le foto e condusse una clamorosa e al contempo sobria campagna giornalistica. A differenza delle torture in Iraq, denunciate dall'esercito americano e oggetto di un'inchiesta militare tre mesi prima che la Abc mostrasse le foto, le torture italiane in Somalia sono state scoperte dalla stampa e le inchieste che seguirono non hanno portato a nulla. Nessuno è stato condannato, nessuno è stato allontanato, nessuno è stato punito.A ricordare la campagna di Panorama è l'allora vicedirettore Umberto Brindani, oggi direttore del settimanale Gente: "Nel giugno del 1997 si presentò a Panorama una agenzia fotografica pugliese che ci mostrò l'immagine di un ragazzo somalo nudo e sdraiato per terra, al quale alcuni soldati italiani avevano legato mani e genitali agli elettrodi. Accertammo la veridicità e pubblicammo la foto". Panorama non sparò lo scoop in copertina: "Fin dall'inizio non abbiamo ceduto al sensazionalismo delle immagini", dice Brindani. Una scelta che accompagnò tutta la campagna, tanto che nel mezzo del caos successivo, quando tutti si aspettavano chissà quale altra copertina shock, Panorama uscì con una cover sul centenario dello scrittore Robert Louis Stevenson, dal titolo "Ritorno all'isola del tesoro".Al tempo della pubblicazione delle fotografie il governo era guidato da Romano Prodi e il ministro della Difesa era Beniamino Andreatta. Ma, a differenza di quanto ha scritto recentemente Claudio Rinaldi sull'Espresso, non fu una campagna para-berlusconiana contro il governo dell'Ulivo in carica, per un motivo molto semplice: la missione Ibis nacque e si concluse prima ancora della nascita dell'Ulivo (1992-94). Il governo dell'Ulivo, invece, avviò inchieste e commissioni di indagini ("formalmente fu ineccepibile", dice Brindani) eppure tutto finì "a tarallucci e vino", come scrissero gli imbarazzati giornali della sinistra a insabbiamento realizzato.A quella prima fotografia ne seguirono altre. La più orribile fu quella dello stupro di gruppo di una donna somala. La foto mostrava alcuni soldati italiani che introducevano una bomba illuminante cosparsa di marmellata nella vagina della ragazza. "Anche in questo caso non sbattemmo la foto in prima pagina. La copertina di quel numero era completamente nera, salvo il titolo 'Le nuove foto della vergogna'. Facemmo tutte le verifiche, compreso un terzo grado all'autore della foto, Stefano Valsecchi, che durò fino alle tre del mattino. Nello stesso numero, però, pubblicammo anche un altro servizio, con una foto che mostrava un gruppo di somali uccisi sul bordo di una strada. L'autore dell'altra foto, Stefano Bertini, ci disse in un'intervista che erano stati massacrati dagli italiani che si divertivano a sparare all'impazzata dalle loro jeep. Era una bufala, che scoprimmo solo qualche giorno dopo. Andammo subito in televisione a chiedere scusa. La settimana successiva il titolo di copertina fu 'Verità e bufale', nei servizi cercammo di spiegare che l'errore non doveva inficiare la veridicità delle altre torture documentate". Mentre la sinistra di governo era in imbarazzo perché un po' non voleva insabbiare un po' doveva difendere l'esercito, i bertinottiani chiedevano giustizia a voce alta. Brindani ricorda che Panorama fu duramente attaccato da alcuni parlamentari di destra, in particolar modo da Carlo Giovanardi, i quali intendevano difendere l'onore delle forze armate e si aggrappavano a quell'unica fotografia falsa per smontare l'intero scandalo. Panorama pubblicò anche una videocassetta, girata e montata dagli stessi militari della missione Ibis, nella quale non si vedevano atti di violenza ma si notava l'atteggiamento rambistico e il disprezzo per la popolazione locale di molti dei nostri soldati.Otto procure della Repubblica aprirono un fascicolo d'inchiesta. L'Esercito avviò un'indagine disciplinare, condotta dal generale Francesco Vannucchi. La stessa cosa fece la Procura militare, con il procuratore generale Tonino Intelisano. Il Ministero istituì la Commissione Gallo. Il Parlamento affidò l'inchiesta a Libero Gualtieri. I due capi della missione Ibis, Carmine Fiore e Bruno Loi si autosospesero. Per un attimo sembrò che ci fosse la volontà di andare fino in fondo. Successe il contrario.Le inchieste della magistratura ordinaria si sono perse per strada. La Commissione dell'esercito, col segreto militare, emise 12 provvedimenti disciplinari, ma non si sa nei confronti di chi né per quali abusi. La Procura militare, nel 1999, archiviò l'inchiesta per "omessa esecuzione di incarico e violazione delle consegne" nonostante l'accertamento di "azioni inopportune, gravi disfunzioni e sicure anomalie". La Commissione governativa guidata dal compianto professor Ettore Gallo, nella relazione finale di 114 pagine del 1998 scrisse di fatti "veri, verosimili o quantomeno da riscontrare", ma concluse di non avere, purtroppo, i poteri per farlo. L'indagine parlamentare censurò "i responsabili diretti" e chi aveva taciuto, ma non fece nomi né individuò colpevoli. Fiore e Loi furono reintegrati e poi promossi. L'unico condannato è stato Valerio Ercole, il militare che nella prima foto collegava gli elettrodi al somalo. In primo grado fu condannato per "abuso d'autorità" a 18 mesi. La pena fu sospesa e in appello, nel febbraio 2001, il reato fu dichiarato prescritto. L'America del generale Antonio Taguba e di Donald Rumsfeld è un'altra cosa.
Michele Patruno e' stato interrogato per tutta la giornata di ieri dal sostituto procuratore Intelisano sulle violenze commesse dagli italiani Torture in Somalia, si rompe l'omerta' Il para' "pentito" fa i nomi al magistrato. Cinque morti sospette C'e' chi ricorda le magliette con il volto di Mussolini e la canzone "Faccetta nera" intonata durante i bivacchi. Avvocato denuncia 34 casi di soprusi.
ROMA - Un interrogatorio lungo un giorno, al riparo da occhi indiscreti. Dalle undici di mattina alle otto e un quarto di sera. Un interrogatorio del quale si puo' intuire facilmente la drammaticita': Michele Patruno, ex para' della Folgore, due turni in Somalia nel '93 come militare di leva, racconta al sostituto procuratore Antonino Intelisano la storia del suo personale inferno somalo. Di quelle foto uscite da un cassetto dopo quattro anni, che mandano in frantumi la leggenda degli "italiani brava gente" che ci portiamo addosso da sempre. Ma Intelisano per dovere d'ufficio non puo' essere interessato alle leggende, vere o false che siano. Nomi, cognomi e circostanze: al procuratore militare interessano i fatti. E Patruno, dopo aver confermato ogni virgola di quello che aveva detto nelle interviste, "fornendo ulteriori elementi". Insomma, ha fatto dei nomi. Sui quali da domani il pm iniziera' a lavorare. Dall'aprile scorso il pubblico ministero con le stellette aveva gia' aperto un fascicolo sulle torture in Somalia: da quando La Gazzetta del Mezzogiorno aveva pubblicato una prima intervista con Patruno. Adesso pero' ci sono le fotografie. E dunque i nomi dei soldati che vi compaiono. Intelisano pero' non e' solo nel suo lavoro. Domani infatti si mettera' all'opera anche il generale di corpo d'armata Francesco Vannucchi, che su mandato del capo di stato maggiore dell'Esercito iniziera' un'inchiesta interna sulle "deviazioni" dei soldati italiani durante l'operazione "Restore Hope". Cosi' si chiamava la missione in Somalia, "riportare la speranza". Ma anche Patruno forse non restera' solo a lungo. Piano piano, fra mille esitazioni, altri ex soldati stanno cominciando ad uscire allo scoperto. Anche se nessuno ammette di aver assistito in prima persona alle torture. L'ultimo in ordine di tempo e' Vincenzo Ciancio, torinese, gia' paracadutista della Folgore, in Somalia per quattro mesi come militare di leva, da meta' gennaio a meta' maggio del '93. Ciancio ha pubblicato un libro sulla sua esperienza, dal titolo "Combattente per caso", edito dalla Manifesto libri. "Non ho mai visto soldati italiani torturare somali - dice - ma giorno dopo giorno al campo le voci sulle sevizie si facevano sempre piu' insistenti. Non riguardavano pero' solo il nostro contingente". Anche gli inviati dei giornali, che hanno trascorso mesi assieme alle truppe, tirano fuori dalla memoria brandelli di ricordi. E c'e' ad esempio chi - come Toni Fontana de L'Unita' - ricorda le magliette con la faccia di Mussolini indossate dai para' sotto la divisa, chi "Faccetta nera" cantata la sera nei bivacchi. La denuncia di Patruno e' di quelle che fanno scalpore, e non solo in Italia. Un gruppo di somali ad esempio ha gia' fatto sapere che presentera' una "formale denuncia" all'autorita' giudiziaria italiana. Douglas Douale, avvocato somalo che esercita a Roma, e' durissimo: "Gli atti di violenza non sono stati circoscritti, ma hanno caratterizzato tutto il territorio somalo. E sono stati posti in essere dai militari di tutto il corpo internazionale che facevano parte della operazione "Restore Hope": canadesi, belgi, americani, pachistani e indiani, nessuno escluso. I somali erano consapevoli della estraneita' dei comandi militari italiani, che pero' furono a conoscenza di parecchie denunce presentate a livello di ambasciatori e rimaste al coperto". E da Mogadiscio gli da' manforte Yaya Amir, 40 anni, una laurea in economia, presidente di una associazione degli intellettuali somali: "Abbiamo finora documentato 34 episodi di violenze ai danni di somali da parte di soldati del contingente italiano, comprese cinque uccisioni. Ma stiamo verificando molti altri casi, mentre per ciascuno di quelli gia' documentati abbiamo raccolto almeno due testimonianze, come prescrive la legge coranica". A detta del professore, gli episodi di violenza sono avvenuti "soprattutto nella regione del Medio Scebeli", subito a nord di Mogadiscio. "Abbiamo raccolto prove e testimonianze non solo di torture ed esecuzioni sommarie, ma anche di ferimenti, stupri, percosse a sangue, distruzioni di scuole coraniche e proprieta'. In alcuni casi, come quelli di stupro, le vittime presentano gravi turbe psichiche".

Gallo Giuliano.