venerdì 12 marzo 2010

UN ALTRO INNO DI FORZA ITALIA

Una strana storia dove s'intrecciano casualità,politica,raccomandazioni e potere mediatico quella segnalata da Roma.Indymedia dove è saltato fuori che il compositore Renato Serio è lo stesso del primo inno di Forza Italia e successivamente di"azzurra libertà"altro jingle per decerebrati.
Fin qui nulla di strano per una puttana della musica come Serio,che candidamente ha ammesso ai tempi dell'inno di non aver neppure conosciuto Berlusconi ma che comunque ha stretto negli anni una stretta collaborazione col premier canterino,ma la circostanza che lo ha riportato alla ribalta con la canzone sanremese"Italia,amore mio"è troppo grossa per essere solo un caso.
Un appartenente alla ex famiglia monarchica italiana che canta assieme ad un classico buco di culo per tutti i cazzi come Pupo(raccomandatissimo in Rai 1 da Masi e compagnia brutta)e ad un semisconosciuto cantante lirico che hanno cantato(si può dire),una variante dell'inno del partito dell'amore e dei manganelli,è un'abile mossa mediatica sotto periodo elettorale per plagiare le menti distorte dell'italiano medio.

Filiberto, Pupo e l’inno di Forza Italia.

Il primo a scriverne è stato Edmondo Berselli sull’Espresso, nei giorni caldi del Festival. Ora però la curiosa coincidenza viene resuscitata dal backstage dell’Ariston e impazza su Facebook. L’ultimo tormentone di Italia amore mio della premiata ditta Savoia-Pupo-Canonici, riguarda il compositore Renato Serio, arrangiatore del brano e direttore d’orchestra. C’è che Serio, nome più che di prestigio nell’universo musicale nostrano, è l’autore dell’inno di Forza Italia. Insomma, l’equazione che gira in Rete è facilissima da risolvere. Mette insieme il secondo posto del trio e le frequentazioni azzurre del maestro. «Non è serio», è la battuta più gettonata. E giù commenti e risate. Non bastavano le parodie di Fiorello ed Elio e le Storie Tese, le boutade feroci, le prese in giro che stanno facendo il giro del Globo. Ora c’è pure il fantasma berlusconiano con cui fare i conti.
La storia dell’inno forzistaSerio, toscano di Lucca e classe 1946, la storia dell’inno di Forza Italia l’ha raccontata un milione di volte. Era il ’93 e alcuni amici conosciuti in Fininvest («perché io lavoro con la Rai e pure con Mediaset») gli chiesero di comporre un jingle per «un nascente movimento che si ispirava ai concetti della democrazia e della libertà». Lui si mise al piano e ne venne fuori quel motivetto bruttino ma orecchiabile. Per Berlusconi fu amore al primo ascolto, tanto che ne scrisse il testo in poche ore. Come un invasato. «Io neppure sapevo cosa fosse Forza Italia», ha ribadito più volte il compositore, uno che vanta collaborazioni con Dalla e Renato Zero, Garinei e Amii Stewart, Branduardi e Venditti. Però nel ’99 la collaborazione tra Renato e Silvio si rafforza, e dal cilindro di Serio esce Azzurra libertà, nuovo prodotto forzista per juke-box e comizi. «Quando ho incontrato Berlusconi mi sono perfino pagato il viaggio da Roma a Milano. Ho preso solo una sommetta, per gli inni politici i diritti Siae non valgono. Anzi, mi candido per scriverne di nuovi, per altri partiti».
Nessuna risposta dagli uffici politiciMa ora c’è l’affaire Italia, amore mio. Intanto colpisce questa ossessiva passione nazionalista di Serio che proprio a Sanremo, nelle ore roventi delle polemiche, difese a spada tratta il progetto. Azzardando in conferenza stampa: «Il principe canterà benissimo». Da un musicista che ha lavorato con Mia Martini e De Gregori l’omaggio a Filiberto suona come minimo stonato. Ma così va il mondo. Anzi, l’Italia. Tutta l’operazione «amorevole» è, d’altra parte, un trionfo un po’ savoiardo e un po’ tricolore. A cominciare dallo sponsor Lippi. Altri tempi quando Azzurro era il pomeriggio di Paolo Conte cantato da Celentano. E quindi ecco che Serio è diventato lo zimbello del Web, tra congetture e cattiverie. «Raccomandazioni? Dietro di noi non ci sono né Mazzi, né cazzi». Così disse, con rima baciata, l’aretino Pupo per zittire le male lingue e festeggiare l’exploit. Adesso però sono solo frizzi e lazzi. Con chiosa di Elio: «Sì, stasera sono qua, e se voi mi fischiate vi spara il mio papà».

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