Preso dal sito"Senza soste"ecco un articolo che parla di un omicidio avvenuto nel giugno del 2008 e troppo presto dimenticato,quello di Giuseppe Uva ammazzato dai carabinieri di Varese dopo essere stato massacrato perchè ubriaco.
Questa notizia cui tutti o quasi i telegiornali di ieri e di oggi,compresi quelli Mediaset,hanno dato gran rilevanza,va a braccetto con la notizia della sepultura di Stefano Cucchi avvenuta una decina di giorni fa senza che i familiari e gli amici ne fossero venuti a conoscenza e dopo che l'autopsia avesse riferito che il ragazzo romano fosse deceduto per disidratazione!
Tutte queste morti,assieme a quelle di Aldrovandi,Lonzi e molti altri naturalemente non hanno avuto nemmeno una condanna pur sapendo benissimo chi siano stati i loro carnefici(per Federico delle pene ci sono ma ancora i colpevoli non hanno fatto un giorno di galera),tutti appartenenti a corpi di polizia,dei carabinieri e della polizia carceraria.
Se fossi un parente o un amico di queste vittime saprei cosa fare,un lavoro di lentezza e di lucidità,un mestiere fatto bene per non farmi vedere agendo nell'oscurità e sapendo benissimo nome cognome e domicilio degli aguzzini.
Odio e vendetta a scapito di tutte le cazzate del perdono e della (in)giustizia,concretezza malvagia conseguenza della cattiveria perpetrata nei confronti di uomini inermi che hanno subito la violenza del branco.
Bastardi infami se fosse per me la vostra ora sarebbe molto vicina,anzi sarebbe da voi auspicabile che quel termine giungesse al più presto possibile...pregare per trapassare.
Articoli tratti da"L'Unità"e"La Repubblica".
La denuncia della famiglia Cucchi: "Stefano sepolto a nostra insaputa".
«Con enorme sofferenza abbiamo chiesto la riesumazione della salma di mio fratello per consentire ulteriori esami che non erano stati effettuati nella prima autopsia, perché guardando il corpo martoriato di Stefano davvero non potevamo accettare che si continuasse a parlare di “morte naturale”. Conclusi gli esami abbiamo atteso a lungo prima che ci venisse restituita la sua salma ed oggi la notizia: Stefano è stato sepolto dieci giorni fa. Senza che noi sapessimo niente, come se fosse un oggetto».È un passaggio della lettera che Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha scritto a Monsignor Giuseppe Marciante. «Mi rivolgo a Lei che ha dimostrato grande sensibilità sulla tragica vicenda di mio fratello - si legge ancora - perché Stefano, sebbene avesse commesso degli errori, era molto religioso e si è affidato a Dio prima di morire".
Varese, il caso di Giuseppe Uva: "Massacrato di botte in caserma"
L'uomo fu picchiato per ore da poliziotti e carabinieri e morì: la denuncia di Manconi. Era stato fermato ubriaco alle tre del mattino del 14 giugno 2008. Un altro dramma inquietante dopo quelli di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi
MILANO - Un ragazzo che chiama il 118 per chiedere un'ambulanza mentre sente le urla del suo amico nella stanza accanto, all'interno della caserma dei carabinieri di Varese. "Lo stanno massacrando" dice a bassa voce. Una "anomala presenza di carabinieri e poliziotti in quella caserma di via Saffi, dove per tre ore il fermato subisce violenze sistematiche e ininterrotte". Gli indumenti sporchi di sangue, le ecchimosi sul volto e su altre parti del corpo, le macchie rosse tra pube e ano. Il ricovero in ospedale alle 5 del mattino con la "somministrazione di medicinali incompatibili con lo stato di ubriachezza dell'uomo". Dopo aver reso pubblico il caso di Stefano Cucchi, la denuncia di Luigi Manconi, presidente di "A buon diritto" ed ex sottosegretario alla Giustizia, tenta di far luce sulla storia di Giuseppe Uva, 43 anni, fermato ubriaco alle 3 del mattino il 14 giugno 2008, a Varese. Lui e un suo amico, Alberto B., vengono portati in caserma. Qui Uva, ha ricostruito Manconi, "resta in balìa di una decina di uomini tra carabinieri e poliziotti all'interno della caserma di via Saffi". Il suo amico, nella stanza accanto, sente due ore di urla incessanti, chiama il 118 per far arrivare un'ambulanza. "Stanno massacrando un ragazzo" sussurra all'operatore del 118, che chiama subito dopo in caserma e chiede se deve inviare davvero l'autoambulanza. "No guardi, sono due ubriachi che abbiamo qui - risponde un militare - ora gli togliamo i cellulari. Se abbiamo bisogno vi chiamiamo noi". Ma è invece alle 5 del mattino che da via Saffi parte la richiesta di un Trattamento sanitario obbligatorio per Uva. Trasportato al pronto soccorso, viene poi trasferito al reparto psichiatrico dell'ospedale di Circolo, mentre il suo amico viene lasciato andare. Sono le 8.30. Poco dopo due medici - gli unici indagati dell'intera storia - gli somministrano sedativi e psicofarmaci che ne provocano il decesso, perché sarebbero incompatibili con l'alcol bevuto durante la notte.
"Un caso limpido di diritti violati nell'indifferenza più totale - denuncia ora Luigi Manconi - . Infatti, per quanto accaduto all'interno della caserma si sta procedendo ancora contro ignoti". "Al di là dei primi interrogatori nei giorni successivi di poliziotti e carabinieri, non è stato più sentito nessuno" denuncia l'avvocato Fabio Anselmo, lo stesso che ha squarciato il velo di omertà nelle istituzioni su altri casi di violenze di appartenenti alle forze dell'ordine, come quelli di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi.Anche nella storia di Giuseppe Uva e nella sua ultima notte di vita, c'è ancora molto da chiarire. Gli interrogativi dei suoi parenti sono ancora tanti: perché in una caserma si riuniscono carabinieri e poliziotti? Come si spiegano le ferite e i lividi sul volto, il sangue sui vestiti, la macchia rossa tra pube e regione anale? Perché l'autopsia non ha previsto esami radiologici per evidenziare eventuali fratture? "Sono passati quasi due anni e non abbiamo avuto ancora giustizia - dice in lacrime Lucia Uva, sorella di Giuseppe - . Non sappiamo ancora perché nostro fratello è morto: se per le botte o per i farmaci somministrati in ospedale. Aspettiamo che un giorno qualcuno dica la verità".
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