venerdì 25 giugno 2010

CLORO AL CLERO

Questo post vuole essere un completamento all'articolo immesso un mesetto fà http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/05/le-verita-sullotto-per-mille.html
dove si analizzava il meccanismo che porta milioni di Euro nella casse del Vaticano e dello Stato,e che non sempre viene utilizzato per gli scopi reclamizzati.
L'articolo tratto da Roma.Indymedia entra nel merito delle percentuali tratte dal sito della Cei e notiamo che le destinazioni dell'otto per mille alla chiesa non vanno tutte in missioni ed opere di pace e carità come ampiamente descritto nella pubblicità che vediamo scorrere spesso sulle reti televisive,ed anzi esse sono solo una minima parte(il 33%)in quanto la gran maggioranza degli introiti(l'altro 67% pari a 660 milioni di Euro)vanno nelle tasche dei sacerdoti e nella costruzione e manutenzione di chiese e opere pie,e sappiamo bene che tali uscite sono ampiamente ammortizzate dalle nostre tasse e le mazzette dei politici(vedi il caso Sepe).
La chiesa oltre a non pagare l'Ici sulle sue proprietà ha molti altri vantaggi ed ultimamente pure in campo giudiziario hanno avuto degli enormi aiuti grazie alla destra al potere che lecca il culo al mondo clericofascista(un impero)che del bene al mondo ne fa ben poco!

«L'8 per mille alla carità»... Ne siete proprio sicuri?

L'altro giorno vi ho parlato dell'otto per mille, spiegandovi l'inghippo grazie al quale alla Chiesa Cattolica e agli altri beneficiari affluiscono un sacco di quattrini da gente che non è minimamente consapevole di averglieli dati.

Oggi, per approfondire il discorso, vorrei soffermarmi su un altro aspetto abbastanza inquietante: vi siete mai chiesti come vengono impiegati quei fondi?Negli spot televisivi con cui la Chiesa chiede l'otto per mille agli italiani sono puntualmente reclamizzate finalità come l’assistenza ai disabili e agli anziani, il sostegno dei paesi in via di sviluppo, l’accoglienza dei senza tetto e via discorrendo: cioè, in estrema sintesi, tutte le attività che nel linguaggio corrente vengono chiamate "opere di carità".Se ci si prende la briga di verificare come vengono effettivamente impiegati quei soldi, tuttavia, ci si accorge che in realtà le cose stanno in modo diverso.

All’indirizzo internet della CEI è possibile consultare il rendiconto di spesa dei fondi assegnati alla Chiesa con l’otto per mille: l’esposizione è piuttosto contorta e farraginosa, ma se ci si arma di una calcolatrice e di un pizzico di pazienza se ne può venire a capo nel giro di un paio d’ore. Prendendo come riferimento l'impiego dei fondi assegnati nell’anno 2005, ad esempio, si possono ricavare questi dati:

Sacerdoti € 315.000.000
Culto e pastorale € 271.000.000
Edilizia di culto € 130.000.000
Carità € 115.000.000
Terzo mondo € 80.000.000
Beni culturali € 70.000.000
Fondo di riserva € 3.000.000
Totale dei fondi € 984.000.000

Esaminiamo una per una le singole voci.

L'importo più significativo (circa il 32% del totale) si riferisce al sostentamento dei sacerdoti, che attraverso questo meccanismo viene quindi abbondantemente finanziato dallo Stato italiano; nel sito della CEI è spiegato che per l’anno 2005 il 57% dei fondi necessari al sostentamento del clero deriva dall’otto per mille: si tratta di una quota decisamente sostanziosa, specie se si considera che un ulteriore 22% del fabbisogno viene finanziato attraverso gli stipendi dei sacerdoti che lavorano -come ad esempio gli insegnanti di religione-, e quindi che in un modo o nell’altro lo Stato mantiene i sacerdoti per una quota che sfiora il 70%.

La seconda voce di spesa (circa il 28% del totale), è denominata “Culto e Pastorale”: scartabellando sul sito internet della CEI ci viene spiegato che in questa dicitura -piuttosto oscura per un profano- è ricompreso il finanziamento di opere pastorali quali famiglie religiose e volontariato laicale (49 milioni di euro), del fondo catechesi per l’educazione cristiana (60 milioni di euro), dei tribunali ecclesiastici regionali (7 milioni di euro), nonché di varie attività delle diocesi quali cura delle anime, formazione del clero, catechesi -ancora?- e formazione cristiana, facoltà teologiche e istituti religiosi (155 milioni di euro).Se si eccettuano le opere pastorali, che in alcuni casi consistono in attività di assistenza analoghe a quelle degli spot, le altre voci di spesa si riferiscono al finanziamento di iniziative che con quelle attività hanno ben poco a che vedere: circa l’80% di questa voce di spesa, corrispondente al 22% dei finanziamenti totali, viene pertanto destinata a impieghi che riguardano il funzionamento interno della Chiesa Cattolica e dei suoi apparati.

Circa il 13% del finanziamento totale viene poi destinato alla cosiddetta “Edilizia di culto”, cioè agli interventi edilizi in favore delle parrocchie, delle case canoniche, delle aule per il catechismo (ma non dei parcheggi, delle palestre, degli impianti sportivi, delle aule scolastiche, come viene esplicitamente specificato nel sito della CEI).

Dando per scontato che le voci “Carità” e “Terzo mondo”, pari complessivamente al 20% del totale, siano rappresentative di attività più o meno corrispondenti a quelle reclamizzate, che gli impieghi in favore dei “Beni culturali”, pari al 7% del totale, finiscano in un modo o nell'altro per arrecare dei benefici sia pure indiretti alla collettività, e trascurato il trascurabile accantonamento al “Fondo di Riserva”, si possono tirare le somme e tornare a riflettere sui messaggi pubblicitari di cui si diceva all'inizio.

Ebbene, tirando le somme i risultati sono decisamente sorprendenti, perché il 67% dei fondi ricevuti con l’otto per mille nel 2005, pari alla bellezza di 660 milioni di euro, sono stati destinati a utilizzi che non corrispondono affatto a quelli reclamizzati negli spot televisivi, ma che riguardavano il mantenimento dell’apparato della Chiesa Cattolica, dei suoi dipendenti e dei suoi fabbricati; solo il 33% dei fondi è stato speso per attività in qualche modo corrispondenti agli appelli mediatici sui quali la Chiesa investe tante risorse, probabilmente a loro volta finanziate con l’otto per mille degli anni precedenti.

Il che equivale a dire che per ogni dieci euro di IRPEF che il contribuente decide di versare nelle casse della Chiesa Cattolica, solo tre vengono effettivamente destinati alle lodevoli finalità che presumibilmente l’hanno spinto a quella scelta.

Se aggiungete che più della metà di quei soldi, come vi dicevo l'altro giorno, provengono alla Chiesa da persone che neanche sanno di averglieli dati, il quadro è completo.
Stupiti? Ne avete tutte le ragioni. Però, per cortesia, conservate un po' di meraviglia per la prossima volta: quando mi racconterò che fine fa l'8 per mille destinato allo Stato, credetemi, vi servirà.

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