domenica 6 giugno 2010

OMICIDIO DI STATO

Per mantenere vivo il ricordo di Riccardo Rasman,vittima della violenza e dell'abuso poliziesco assassinato nell'ottobre del 2006,propongo un articolo tratto da Indymedia.Lombardia di Antonio Rossitto scritto in occasione dell'imminente termine del processo che si sta tenendo a Trieste e che vede coinvolti in appello i tre agenti(su quattro)condannati a"ben"nove mesi di reclusione dove il carcere non l'hanno visto nemmeno in cartolina.
Questo omicidio di Stato perpetrato con una violenza inverosimile e gratuita verso un ragazzotto con seri problemi psichiatrici è stato dapprima messo come la polvere sotto al tappeto ma la tenacia dei parenti che inizialmente avevano fatto riaprire il caso anche grazie la trasmissione"Chi l'ha visto?"ha permesso di far luce su questo assassinio da parte della polizia.
Ricordiamo i nomi dei quattro infami bastardi che hanno ucciso Riccardo:Maurizio Mis,Giuseppe De Biasi,Mauro Miraz e Francesca Gatti...tanto per far sapere a chi potremmo andare incontro in qualsiasi luogo.

Riccardo Rasman, processo a Trieste: la Malapolizia.

«Senta, qui al quarto piano c’è uno che sta nudo in un monolocale e butta giù petardi». È il 27 ottobre 2006: sono passate da poco le 8 di sera. In un palazzone di Borgo San Sergio, quartiere popolare di Trieste, c’è trambusto: Riccardo Rasman, un uomo di 36 anni in cura per disturbi psichici, ha lanciato un paio di mortaretti dal balcone del suo piccolo appartamento. Annamaria Rinaldi, moglie del portiere del caseggiato, chiama il 113.
Un’ora più tardi, Rasman è a terra: prono, immobilizzato dopo una lunga colluttazione con gli agenti. Ferito al volto, le mani ammanettate, i piedi bloccati con il filo di ferro. Tre poliziotti, per più di cinque minuti, continuano a fare pressione sulla schiena del ragazzone. Fino a quando non smette di respirare. «Omicidio colposo»: nel gennaio 2009 due agenti sono condannati a nove mesi di reclusione, l’altro a sei mesi. Il 26 maggio ci sarà l’udienza d’appello. E forse si riuscirà a chiarire una morte ancora molto misteriosa.
L’inchiesta triestina ricorda quella su Stefano Cucchi, morto in carcere nell’ottobre 2009. O quella sul pestaggio del tifoso Stefano Gugliotta, aggredito da un agente lo scorso 5 maggio. Solo che in quei casi si sono riempite pagine di giornali. Per Rasman, invece, tutto si è svolto tra indagini accelerate e retromarce giudiziarie. E soprattutto nella relativa indifferenza dei mass media.
Ecco la ricostruzione di quel 27 ottobre di quattro anni fa. Dopo la chiamata al 113, una volante corre a casa di Rasman: a bordo ci sono gli agenti Maurizio Mis e Giuseppe De Biasi. Gli chiedono di aprire la porta. Lui risponde male. Per Claudio Defilippi, avvocato di parte civile nel processo d’Appello, l’uomo è solo impaurito. Nel 1999 ha già denunciato altri due poliziotti, accusandoli di averlo aggredito . Nel referto del pronto soccorso si legge: «trauma», «ematoma», «contusione».
Mis e Biasi, però, questo non possono saperlo. Vogliono entrare in casa di Rasman, anche se ha smesso di tirare mortaretti. Dall’altra parte della porta c’è un uomo alto un metro e 85, che pesa 120 chili. Mis e Biasi chiedono rinforzi. La sala operativa manda un’altra pattuglia: gli agenti Mauro Miraz e Francesca Gatti. Uno spiegamento di forze che pare eccessivo perfino agli agenti. Quando l’operatrice chiede «un supporto alla volante 3 per petardi dal balcone», è lo stesso Miraz a esclamare alla radio: «Ma stai scherzando?». Poi chiede se Rasman per caso sia seguito dal centro di salute mentale.
Il ragazzo in effetti è in cura per «sindrome schizofrenica paranoide con delirio persecutorio». Il disturbo è comparso sotto le armi, dopo alcuni episodi di nonnismo. Nel 2003 gli è stata riconosciuta l’infermità per causa di servizio. Ma gli agenti apprenderanno queste informazioni troppo tardi. Perché prima di avere una risposta definitiva sullo stato mentale di Rasman decidono di fare irruzione. Forzata la porta, racconteranno di essere stati aggrediti. La stanza è nella penombra. Seguono attimi convulsi e di violenza. Il ragazzo viene bloccato sul letto. Tenta di reagire: scalcia, si dimena. Gli ammanettano i polsi e gli legano le caviglie col filo di ferro. Rasman è immobilizzato, a terra: «Nelle condizioni di non far più male a nessuno» annoterà la sentenza di primo grado. Ma gli agenti continuano a premergli sulla schiena con le ginocchia per alcuni minuti. «Un comportamento ingiustificato e non previsto da alcuna norma» scriverà il giudice Enzo Truncellito. Il medico legale accerterà la morte per «asfissia da posizione» .
Nelle foto della scientifica, Rasman ha il volto tumefatto e i polsi solcati dal segno delle manette. Il viso è percorso da segni che fanno pensare a un imbavagliamento: il particolare però non emerge nelle indagini.
I poliziotti se la cavano con qualche graffio e strappi all’uniforme. Quando escono dall’appartamento, i vicini raccolti sul pianerottolo chiedono notizie. Un agente replica, crudemente: «È morto. Non darà più fastidio a nessuno».
Le indagini che seguono sono rapide. E lasciano spazio a sospetti di anomalia. Quella sera stessa vengono sentiti alcuni condomini. Le testimonianze sono raccolte dagli agenti coinvolti. E nei giorni seguenti l’attività investigativa è blanda. Tanto che in casa non viene sequestrato nulla. Giuliana Rasman, sorella di Riccardo, decide di fare da sé. Raccoglie referti medici, testimonianze, trova il filo di ferro con cui sono state legate le caviglie del fratello. Nell’ottobre 2007 il pm Pietro Montrone chiede l’archiviazione. La parte civile si oppone. Presenta al giudice gli indizi raccolti. Nel febbraio 2008, il magistrato fa retromarcia e chiede nove mesi di reclusione per i poliziotti. L’accusa è omicidio colposo. Il 29 gennaio 2009 tre agenti vengono condannati.
La difesa fa ricorso in appello e ora manca poco al redde rationem. «È stata una fatalità» dice Paolo Pacileo, avvocato degli agenti. «Non c’è stato alcun abuso. Hanno cercato di difendersi. La morte è dovuta alla posizione in cui Rasman si è trovato dopo l’ammanettamento: un fatto imponderabile».
Adesso, in udienza, l’avvocato Defilippi presenterà nuove prove. Come un manico d’ascia macchiato di sangue, trovato a casa del ragazzo. «Nessuno l’ha mai sequestrato» sostiene. «Potrebbe essere stato usato per colpirlo al viso: basterebbe l’esame del dna». Per i poliziotti quel pezzo di legno era stato usato per attaccarli. Discordanza decisiva, che potrebbe chiarire il caso Rasman.

9 commenti:

giuliana ha detto...

I due petardi. Sono stati veramente lanciati da Riccardo?
1) Il marito della signora che ha chiamato la polizia, custode dello stabile, nel verbale lui stesso dice di averli raccolti e consegnati agli agenti. Ma negli atti non sono stati depositati.
2) Alle ore 20, secondo i verbali il botto del primo petardo e il fumo si è verificato davanti alle finestre del vicino che fanno angolo con le finestre di Riccardo, al quarto piano. Allora il petardo non è scoppiato sulla strada e non ha potuto ferire nessuno. Non è stato depositato negli atti nessun referto medico della figlia del custode.
3) Secondo i verbali un'altra vicina di casa dice di aver sentito il primo botto, di essersi affacciata alla finestra e la figlia del custode era già sul terrazzo del vicino che gridava come una pazza, e di aver visto la luce del secondo petardo scendere dall'alto verso il basso.
4) La moglie del custode si trovava a casa sua, al nono piano, sopra l'appartamento di Riccardo; alle ore 20 e 9 minuti ha chiamato la polizia non menzionando il ferimento di sua figlia. Ci chiediamo: come faceva lei a sapere tutto quello che stava succedendo al quarto piano? - Famiglia Rasman

giuliana ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
giuliana ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
giuliana ha detto...

è TERRIBILE QUELLO CHE HANNO FATTO A RICCARDO come possono appellarsi dicendo che non c’ è ATTO DI FATTO??? ma dimenticavAMo loro possono tutto – ma la legge non è uguale per tutti ???-. Ci sono dei limiti da rispettare , e da spiegare .Perchè hanno buttato giù la porta? per prima cosa.Ci sono tre motivi per poter sfondare la porta,ma Riccardo non rientrava in QUESTI . I VERI MOTIVI devono emergere .Perchè è accaduto tutto questo ??,Perchè hanno inventato il ferimento di un timpano?? Perchè hanno tagliato gli alberi sottostanti subito dopo?? ll primo pettardo dalle testmonianze nei verbali risulterebbe essere scopiatto davanti alle finestre del vicino (che fanno angolo con quelle di Riccardo)CHI HA BUTTATO I 2 PETARDI??. Perchè lo hanno legato come un salame???? Perchè non hanno avuto nessuna pietà????????? Hanno sempre parlato di 4 agenti invece erano in 6 agenti e 4 vigili del fuoco, in 10 persone che di solito intervengono per salvare le persone dal pericolo????? Hanno imbrattato la stanza di sangue?????? Continueremo a GRIDARE il dolore che avete provocato alla nostra famiglia.Non hanno fatto nessuna indagine ,qui non c’è nessun sbaglio il biglietto di minaccia di morte parla chiaro. FAMIGLIA RASMAN

Lillo ha detto...

Se lasciamo tutto in mano alla giustizia ordinaria avremo sempre da recriminare,io non troverei la forza di perdonare ma quella di lottare sì...e intendo qualsiasi forma di battaglia perché mentre c'è chi piange la morte dei propri cari c'è sicuramente chi se la ride perchè consapevole del fatto che non pagherà mai le proprie colpe.
Non è retorica,non è qualunquismo,è la verità:il"piccolo e povero"soffre e si dispera mentre il"grande e ricco"prospera e sghignazza.

giuliana ha detto...

Ci sono dei limiti da rispettare : Gli agenti intervenuti a casa di Riccardo non ci risulta essere nel corpo di Polizia Giudiziaria adetta ad intervenire verso le persone malate seguite dal centro salute mentale dove a ogni intervento e presente anche un medico.lA LORO SEDE è IN VIALE MIRAMARE. Questo corpo esegue centinaia di interventi all’anno ma come SI può dimostrare dalla documentazione, verso Riccardo non sono mai intervenuti,perchè Riccardo non è mai stato pericoloso, ne hanno svolto un intervento forzato un TSO. Allora ci chiediamo perchè dopo 5 minuti che erano saliti al 4 piano l’agente Miss decide di chiamare i pompieri per sfondare la porta’???? E chiede alla centrale di verificare se è seguito dal centro salute mentale di Domio se è LUI perchè sul campanello c’è scritto RaZman.Non volevano sbagliare persona??????? Questi agenti non dovevano neanche salire, non era loro competenza!!!!!!.Ma chi erano quei 2 agenti presenti già alle ore 20 e 10 che parlavano con il custode dello stabile sotto casa??? Questi agenti quando arrivarono i pompieri diedero a loro istruzioni dicendo che c’era un esaltato al 4 piano e che c’era da aprire la porta,cosi quando salirono i pompieri al 4 piano loro stessi dicono nei verbali CHE trovarono nel pianerottolo 4 agenti una donna e tre uomini.E spiegano che i poliziotti chiesero il loro aiuto per legare le caviglie di Riccardo. DOVE DOBBIAMO ANDARE PER AVERE UN PROCESSO A PORTE APERTE? RICCARDO ERA UNA PERSONA, ERA UN INVALIDO MILITARE RICONOSCIUTO DALLO STATO ITALIANO non era un semplice civile un Signor nessuno che non aveva passato.FAMIGLIA RASMAN

Unknown ha detto...

LA SOCIETA ITALIANA?' OLIGARCHIA E BESTIAME
10 min - 6 ore fa - Caricato da marinero39
www.youtube.com www.giuliocomuzzi.it ... Giulio Comuzzi Brasil Mario Riccardo Rasman marinero39 psichiatria ...

Unknown ha detto...

Che dire dei Dottori del centro di salute mentale di Domio? Riccardo era in cura da loro per 14 anni , e basterebbe analizzare la cartella clinica per rendersi conto di come valutavano la famiglia e Riccardo come lo hanno curato ,con quali medicinali loro pensavano di curarlo, senza tener conto della loro indifferenza e dei loro ricatti , dicono che i veri Dottori sono tali quando si preoccupano dei loro pazienti quando stanno male ,ma a loro questa asserzione non incalza minimamente , questi non sono dei veri dottori perchè non si sono mai preoccupati della salute di Riccardo a loro dava fastidio quando la famiglia voleva chiedere il loro aiuto o voleva parlare con loro , tanto che vedendo che Riccardo peggiorava la famiglia lo portò a curarsi fuori Trieste diverse volte ,fino a quando questi dottori gli dissero che non doveva andare fuori provincia a curarsi se voleva avere le medicine , gli cambiarono medicinali cosi' stava sempre peggio ,e di conseguenza dissero ai famigliari che se recava difficoltà di denunciarlo perchè cosi' funziona la costituzione Italiana , la preoccupazione della famiglia per la salute di Riccardo la valutavano come un affronto nei loro confronti ,ci chiediamo se questi sono VERI Dottori? Non possono esserlo la loro preoccupazione il loro fine non è quello di aiuto ma di condanna la famiglia e il malato , con i medicinali che gli davano avrebbe dovuto man mano stare meglio ,come quando si curava fuori Trieste invece come risulta dalla cartella clinica gli davano medicine da cavallo per far star male chiunque . Perchè lo curavano in questo modo ??? Senza nessuna pietà per la condizione che questo recava a Riccardo e alla famiglia , il loro obbietivo era di allontanarlo e di rinchiuderlo in qualche posto, e per questo anche che lo volevano allontanarlo dalla famiglia assegnandogli cosi' un monolocale ,nonostante non ne avesse diritto per 6 motivi l'ater glielo assegno.famiglia rasman

Anonimo ha detto...

Perchè Riccardo doveva essere arrestato ? Secondo gli agenti aveva lanciato in strada 2 petardi e quindi ferito l'orecchio della figlia del custode , risulta dai verbali che i 2 petardi sono scoppiati davanti le finestre di Riccardo al 4 piano cosi' non c'è stato nessun ferimento, difatti non risulta negli atti nessun referto medico di ferimento, i pezzi rimasti dei petardi raccolti dal custode e consegnati agli agenti non ci sono negli atti, ci chiediamo del perchè,? dissero che Riccardo era ubriaco ma l' atptosia ha dimostrato che non aveva nel sangue nessuna sostanza anche se gli agenti volevano dimostrarlo mettendo davanti alla porta una bottiglia di vino vuota quella sera, allora perchè dovevano ARRESTARLO'????? E se dovevano arrestarlo perchè lo hanno subito colpito con il piede di porco ? Legarlo con il fil di ferro, ecc.... Quali raguagli avevano ricevuto dal loro ispettore sul posto prima di salire al 4 piano? Perchè avevano tanta fretta di sapere da Domio se era LUI … lui chi? Con chi avevano parlato per avere queste informazioni ?