giovedì 10 giugno 2010

COSA ACCADE IN MOLDAVIA?

Nonostante le democratiche elezioni dell'aprile del 2009 avessero visto vincente il Partito dei Comunisti della Repubblica Moldava lo stato ex sovietico nel giro di pochi mesi,esattamente nel luglio dello stesso anno causa la non elezione del successore del Presidente della Repubblica Voronin,altre"elezioni"hanno visto la coalizione di centrodestra passare al comando praticamente con un putsch in piena regola cui il mondo è stato zitto visto che l'attuale governo e l'attuale suo presidente(lo è anche della Repubblica!)Mihai Ghimpu hanno l'appoggio di Usa,Nato e Comunità Europea.
Sì perchè tale regime al potere è filo rumeno ed europeista mentre la maggioranza russofona è ancora legata alla madre patria Russia con una forte connotazione comunista nelle sue vene.
Ghimpu ed i suoi gerarghi,visto che la destra xenofoba è presente nella composizione del governo,a breve varerà diktat che prevedono la clandestinità del Pcrm ed il bando dei simboli del comunismo oltre che la criminalizzazione dei suoi appartenenti.
L'Europa intera deve solidalizzare con i compagni comunisti moldavi levando la voce verso questa dittatura liberticida che vuole mettere al bando la maggior coalizione politica del neonato stato al confine tra Romania e Ucraina,un ritorno al passato dei vecchi metodi nazifascisti che continuano ad insanguinare il nostro continente:nel mio piccolo cerco di farlo.
L'articolo è preso da Roma.Indymedia ed il link seguente analizza più profondamente la questione moldava:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/04/la-moldova-tra-bucarest-e-mosca.html.

In Moldavia il governo si appresta a mettere fuori legge il Partito Comunista.

Già in precedenti occasioni, la redazione di l’Ernesto online ha segnalato numerosi episodi della preoccupante scalata della persecuzione anticomunista, avviata dalle forze di destra nazionalista filo-romena (fautrice della più odiosa discriminazione razziale nei confronti delle fortissime minoranze etniche e linguistiche, a cominciare da quella russa) attualmente al governo della repubblica ex sovietica della Moldavia. In questi mesi abbiamo addirittura assistito all’imprigionamento di militanti della gioventù comunista, alcuni dei quali sono stati sottoposti a sevizie durante gli interrogatori nelle stazioni di polizia.
In questi ultimi giorni dalla Moldavia giungono notizie allarmanti sugli sviluppi di una campagna che non solo si configura come una vera e propria caccia alle streghe anticomunista, ma che mette in discussione i più elementari valori della democrazia, fino a rappresentare il preludio all’instaurazione di un vero e proprio regime reazionario dalle caratteristiche dittatoriali, per il quale stanno lavorando – occorre che sia ben chiaro a tutti i democratici – forze di chiaro stampo fascista.
Il presidente del parlamento e attuale presidente provvisorio della Repubblica, Mihai Ghimpu, il 1 giugno ha apertamente dichiarato l’intenzione di mettere fuori legge il PCRM (che, ricordiamo, è la principale forza politica del paese, rappresentando quasi metà dell’elettorato), di proibire per decreto l’esposizione dei suoi simboli, come la falce e il martello, e di promuovere la criminalizzazione di migliaia di suoi militanti e sostenitori! Un fatto che, nella storia dell’intero continente europeo, trova i suoi più infausti precedenti negli anni più bui dell’avanzata del fascismo, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.
La decisione liberticida del governo moldavo ha suscitato l’immediata reazione dei comunisti e dei democratici, scesi in piazza a migliaia, ma nell’indifferenza di quei media occidentali che erano stati così solleciti, in tempi passati, a dare visibilità ai reiterati tentativi di “rivoluzione colorata”, messi in atto, con metodi teppistici, dai gruppi fascisti e ultra-nazionalisti, allo scopo di destabilizzare l’amministrazione comunista che, per molti anni, ha diretto democraticamente e legittimamente il paese.
Sappiamo bene che il sostegno aperto da parte della NATO, degli Stati Uniti e di circoli influenti dell’Unione Europea, di cui gode l’attuale governo moldavo, non lascia molte speranze sulla possibilità che esso possa recedere dalla sua volontà di mettere definitivamente fuori gioco la forza di opposizione più tenace, poiché ciò rappresenta la condizione indispensabile per legare il paese alle sorti del sistema di alleanze internazionali dell’imperialismo. E’ stato lo stesso Ghimpu che, senza il minimo senso del pudore, ha voluto rimarcare che “la presenza di un forte partito comunista è il principale ostacolo all’ingresso della Moldavia nell’Unione Europea” e alla delocalizzazione di installazioni militari della NATO, attualmente collocate sul territorio della confinante Romania, allo scopo di completare l’accerchiamento della Russia e delle altre repubbliche dell’ex URSS, che prosegue ininterrotto dall’inizio degli anni 90 dello scorso secolo.
Non stupisce certo che questa offensiva antidemocratica lasci indifferenti i governi europei, che non hanno manifestato una qualsiasi, seppur blanda, protesta, dal momento che sono impegnati ovunque a promuovere una deriva dai caratteri reazionari (ne sa qualcosa anche l’Italia). Quale altra risposta, del resto, ci si può aspettare dalle classi dominanti e dai governi che le rappresentano nei momenti di maggiore acutizzazione della crisi, come quella che sta vivendo il nostro continente?
E’ invece dai comunisti, dalle forze progressiste e democratiche che deve venire una risposta adeguata al grave pericolo che il precipitare della situazione in Moldavia e in altri paesi afflitti dall’isteria anticomunista rappresenta per le sorti della democrazia (e anche della pace) nell’intero continente.
I comunisti moldavi non devono essere lasciati soli ad affrontare l’attacco reazionario e le persecuzioni di stampo fascista.
Per quanto ci riguarda, cercheremo di fare dignitosamente la nostra parte, seguendo con attenzione l’evolversi della situazione in Moldavia e offrendo una sufficiente copertura informativa. Sarà il nostro modo di garantire ai compagni moldavi la solidarietà internazionalista e il sostegno di cui hanno bisogno in questo momento così duro della loro storia. Siamo convinti che anche altri, in Italia e in Europa, seguiranno il nostro esempio.

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