lunedì 28 giugno 2010

GENOVA TRA IERI ED OGGI

Prendo spunto da una protesta dei centri sociali e degli anarchici a fronte di una manifestazione fascista di Forza Nuova-Vecchia Merda avvenuta sabato pomeriggio a Genova per rimandare ad un anniversario importante che è quello del 30 giugno del 1960 quando nel capoluogo ligure ci fu una sommossa popolare di migliaia di persone contro la scelta del'MSI di tenere il propiro congresso proprio nella città medaglia d'oro per la Resistenza.
Scontri che portarono l'allora governo Tambroni(tenuto assieme da democristiani e fascisti)alla fine della sua esistenza dopo che pure a Reggio Emilia in misure molto più tragiche ed in numerose città italiane si tennero manifestazioni di protesta.
L'articolo di Indymedia Piemonte preso dal quotidiano genovese"IlSecolo XIX"riguardo ai fatti dell'altroieri e la pagina di Wikipedia che tratta dei fatti di Genova sono i due contributi al post di oggi.

[Genova]Corteo Forza Nuova, scontri tra anarchici e sbirri.

Una cinquantina di giovani anarchici e dei centri sociali ha contestato nel primo pomeriggio, incendiando e rovesciando cassonetti della spazzatura, un comizio del movimento di estrema destra Forza Nuova nel quartiere genovese di Marassi.
Anarchici contestano comizio di Forza Nuova
Una cinquantina di giovani anarchici e dei centri sociali ha contestato nel primo pomeriggio, incendiando e rovesciando cassonetti della spazzatura, un comizio del movimento di estrema destra Forza Nuova nel quartiere genovese di Marassi.
Gli anarchici, con caschi da motociclista ed il volto coperto da foulard, sono stati separati dal raduno di un centinaio di aderenti a Forza Nuova, in piazza Manzoni, da un folto gruppo di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa.
Da via Canevari, sull’altra sponda del torrente Bisagno, i giovani di estrema sinistra hanno tentato di attraversare il ponte di Castelfidardo, ma sono stati dissuasi dalla massiccia presenza di forze dell’ordine. Due cassonetti sono stati dati alle fiamme e numerosi altri sono stati rovesciati al loro passaggio in corso Galliera e corso Sardegna.
I giovani di estrema sinistra avevano uno striscione con la scritta «Genova Antifascista».
In piazza Manzoni era atteso il segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, per un comizio. Numerose le bandiere del movimento di estrema destra e le croci celtiche.
Il corteo si è sciolto poco dopo le 17 in piazza Romagnosi, ma prima ha tentato di venire a contatto con la manifestazione di Forza Nuova da corso Galliera, ma l’imponente schieramento di Polizia e Carabinieri l’ha impedito.
Così i giovani hanno bloccato il traffico in corso Sardegna, rovesciando in totale una decina di cassonetti della spazzatura. Visto l’imponente schieramento di forze dell’ordine, più di duecento tra poliziotti e carabinieri il corteo di anarchici è indietreggiato verso lo stadio Luigi Ferraris sciogliendosi in piazza Romagnosi, dove il partito della Rifondazione Comunista aveva organizzato una protesta pacifica contro il comizio di Forza Nuova.
Due fotoreporter sono stati aggrediti alle spalle senza danni da un gruppo di anarchici, che con la scusa di chiedere loro una sigaretta hanno tentato di colpirli a calci e pugni.
Da Il Secolo XIX: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2010/06/26/AMDLGooD-anarchici_contest...
Si ricorda a tutti i compagni che il 3 Luglio si terrà a Genova un corteo antifascista e anticapitalista, per rendere viva la rivolta popolare del 30 Giugno 1960!
Fatti di Genova del 30 giugno 1960.

Con la locuzione Fatti di Genova del 30 giugno 1960 ci si riferisce agli scontri seguiti al corteo indetto dalla Camera del Lavoro e appoggiato dall'opposizione di sinistra il 30 giugno 1960 per protestare contro la convocazione a Genova del sesto Congresso del Movimento sociale italiano.

Il governo Tambroni.
A marzo del 1960 l'esponente democristiano Fernando Tambroni ebbe l'incarico di formare un governo per sostituire quello guidato da Antonio Segni appena dimessosi. Il 21 marzo nell'ottenere la fiducia alla camera Tambroni fu votato anche dai deputati missini. Quando apparve che i voti missini erano fondamentali per la "tenuta" del governo, Tambroni fu fatto oggetto di feroci critiche ed accuse di filo-fascismo e dovette dimettersi. Alternandosi fra nuovi tentativi di formare governi si arrivò al 4 aprile quando Tambroni ottenne la fiducia grazie all'appoggio esterno dell'MSI. Nel frattempo montava l'opposizione contro il governo Tambroni accusato da sinistra di aprire le porte ai neofascisti.

Il sesto congresso del MSI.
La decisione presa nel maggio 1960 dal Movimento sociale italiano di convocare il suo sesto congresso a Genova, città decorata medaglia d'oro della Resistenza in cui era partita l'insurrezione del 25 aprile, fu presa come scusa per cercare di indebolire il Governo Tambroni. Va detto, inoltre, che il precedente congresso missino si era svolto a Milano, anch'essa decorata con la medaglia d'oro, senza alcun tipo di protesta dove i missini appoggiavano la giunta comunale fin dal '56. Inizialmente la convocazione del Congresso missino al teatro Margherita in via XX settembre non suscitò alcun tipo di reazione in città.

La reazione della sinistra.
Solo il 6 giugno i rappresentanti locali dei partiti comunista, radicale, socialdemocratico, socialista e repubblicano fecero stampare un manifesto in cui denunciando il Congresso missino come una grave provocazione, lo additavano a il disprezzo del popolo genovese nei confronti degli eredi del fascismo. Il 25 giugno durante un corteo di protesta vi furono alcuni incidenti con la polizia. Nel corso di tale corteo si decise di indire un comizio per il 2 luglio nel corso del quale sarebbe intervenuto Ferruccio Parri.
A rendere ancora più incandescente la situazione intervenne la falsa notizia della partecipazione ai lavori del congresso di Carlo Emanuele Basile prefetto della città ai tempi della Repubblica Sociale Italiana. Basile era conosciuto in città per gli editti che minacciavano la deportazione degli operai rei di sciopero bianco. In verità si trattava di Michele Basile, avvocato di Vibo Valentia. Secondo Donato Antoniello e Luciano Vasapollo in Eppure il vento soffia ancora la presenza di Carlo Emanuele Basile invece sarebbe stata annunciata dai dirigenti del MSI come quella di Junio Valerio Borghese e citano come riferimento il libro di Nicola Tranfaglia Le Piazze. Il 28 giugno Sandro Pertini affermando la sua opposizione al congresso disse:
« La polizia sta cercando i sobillatori di queste manifestazioni, non abbiamo nessuna difficoltà ad indicarglieli. Sono i fucilati del Turchino, di Cravasco, della Benedicta, i torturati della casa dello studente»
Il 30 giugno la Camera del Lavoro cittadina indisse uno sciopero generale dalle 14 alle 20, a cui si sarebbe aggiunto un lungo corteo per le strade della città ma quando la testa del corteo giunse in Piazza De Ferrari in cui sostavano alcune camionette della polizia la situazione si surriscaldò. Le camionette della celere furono circondate dai manifestanti e gli agenti insultati e minacciati anche con spranghe di ferro. Nella descrizione di un giornalista del Corriere della Sera:
« Giovanotti muscolosi si applicavano a divellere cassette di immondizie, a staccare dalle pareti di un portico riquadri con i programmi deicinematografi, a spaccare i cavalletti che recingevano un piccolo cantiere di lavori in piazza De Ferrari. Nelle mani dei manifestanti comparvero, stranamente bombe lacrimogene. La sassaiola contro la polizia era incessante. Un agente fu buttato nella vasca della fontana di piazza De Ferrari, altri vennero colpiti dalle pietre e andarono sanguinanti a medicarsi»
Nelle foto della manifestazione si vedono sia politici che comandanti partigiani che sfilano preceduti dai Gonfaloni della città.
In serata il questore Giuseppe Lutri comunicò al Governo l'impossibilità di garantire lo svolgimento del Congresso missino.

L'annullamento del Congresso.
Il giorno seguente, il Governo in difficoltà propose di spostare il Congresso a Nervi, ma il direttivo del Movimento Sociale, guidato da Arturo Michelini, respinse la proposta e decise di annullare la manifestazione denunciando: "le gravissime responsabilità che da un lato i sovversivi e dall'altro il governo si sono assunti nel rendere praticamente irrealizzabile un congresso di partito e nel tollerare una sfrontata violazione del codice penale vigente".
Il 6 luglio a Roma presso la Porta San Paolo fu indetta una nuova manifestazione contro il governo che, vietata all'ultimo, porto a incidenti con la polizia nel corso dei quali morì l'agente Antonio Sarappa. Altre manifestazioni si svolsero poi nei giorni seguenti tra cui quella drammatica di Reggio Emilia in cui caddero cinque manifestanti.
A seguito delle proteste e dello sfaldarsi della propria maggioranza il Governo Tambroni si dimise il 19 luglio.

Aspetti controversi.
I fatti di Genova costituirono certamente il momento in cui l'anticomunismo smise di essere il valore fondamentale per la Repubblica e divenne minoritario rispetto all'antifascismo. Fu anche il momento in cui si esaurì la strategia legalitaria di Arturo Michelini e la destra missina tornò nel ghetto per restarci fino alla trasformazione in Alleanza Nazionale. Specularmente, il Pci, fino a quel momento ancora poco legittimato, acquistò grande visibilità. Altro beneficiario dei fatti di Genova e delle repressioni sanguinose che ne seguirono fu il Psi, tant'è vero che pochi anni dopo venne varato il primo governo di centro-sinistra dell'Italia repubblicana.
Va detto, però, che al di là delle imponenti manifestazioni permangono alcuni dubbi circa la spontaneità delle proteste che sarebbero scaturite successivamente. Il politologo Piero Ignazi analizza:
« Perché quando viene data notizia del Congresso missino, a metà maggio, a Genova non vi è la benchè minima opposizione? In realtà in quel frangente si catalizzano sul congresso del MSI una serie di tensioni diverse ma convergenti. Da parte delle sinistre incidono la preoccupazione per l'impronta sempre più autoritaria della presidenza della Repubblica e la ripresa di una mobilitazione operaia e contadina a cui è necessario dar sfogo; da parte democristiana pesa la lotta per il controllo del partito e, più particolarmente, il pericolo delle "avventure milazziane". La strategia delle correnti "aperturiste" nella DC punta in primo luogo al rinvigorimento dello spirito antifascista delle sinistre per tagliare l'erba sotto i piedi ad una ipotetica alleanza tra le ali estreme che, sulla base di progetti di rinascita nazionale conditi con abbondanti dosi di populismo, mini il sistema di potere democristiano; e in secondo luogo mira allo screditamento di quelle componenti democristiane che ricercano una intesa con la destra. Nulla di meglio, quindi, che favorire lo "scatenamento della piazza" per liberarsi, ad un tempo, di un alleato scomodo e degli oppositori interni al progetto del governo delle "convergenze parallele". »
(Piero Ignazi.)
« Lo sconcerto che investe il MSI per questa sconfitta, causata solo in apparenza dalla "piazza", ma, in realtà, dalle manovre romane, è tanto più acuto quanto più ampia era la disponibilità del partito al processo di integrazione completa e di legittimazione nel sistema »
(Piero Ignazi.)
Anche il giornalista Indro Montanelli rilevò una regia occulta del Partito Comunista Italiano:
« Il movente politico dell'agitazione-senza dubbio alcuno ispirata e guidata dal Pci- era tenuto un po' i sordina per lasciar posto all'indignazione e al pianto su Genova profanata dalla presenza "nera", e sui morti della Resistenza oltraggiati »
(Indro Montanelli)
Grazie alla testimonianza di un ex dirigente del Pci, Luciano Barca, è emersa la sapiente regia comunista delle manifestazioni. In più, analizzando non solo i documenti di provenienza antifascista, ma anche le carte dei Carabinieri, emergono inquietanti risvolti sulle proteste di piazza. Esistevano squadre di 5-10 uomini ciascuna con un leader e perfettamente coordinate. C'era perfino un servizio medico organizzato per evitare che i manifestanti andassero in ospedale e venissero in quella sede identificati. Inoltre esistevano depositi nascosti di sassi, bottiglie di benzina (con la complicità degli stessi distributori), chiodi per bucare le gomme delle camionette, spranghe, spezzoni di catene e speciali guanti di gomma per raccogliere i lacrimogeni e gettarli. Non mancavano, poi, i ganci da portuale: arnese tipico dei "camalli".

Sandro Pertini.
In seguito Sandro Pertini scrisse nella presentazione di un libro:
« È Genova che ha riaffermato come i valori della Resistenza costituiscano un patrimonio sacro, inalienabile della Nazione intera e che chiunque osasse calpestarli si troverebbe contro tutti gli uomini liberi, pronti a ristabilire l'antica unità al di sopra di ogni differenza ideologica e di ogni contrasto politico. »
ed ancora
« Dinanzi a queste provocazioni, dinanzi a queste discriminazioni, la folla non poteva che scendere in piazza, unita nella protesta, nè potevamo noi non unirci ad essa per dire no come una volta al fascismo e difendere la memoria dei nostri morti, riaffermando i valori della Resistenza. Questi valori, che resteranno finché durerà in Italia una Repubblica democratica sono: la libertà, esigenza inalienabile dello spirito umano, senza distinzione di partito, di provenienza, di fede. Poi la giustizia sociale, che completa e rafforza la libertà, l'amore di Patria, che non conosce le follie imperialistiche e le aberrazioni nazionalistiche, quell'amore di Patria che ispira la solidarietà per le Patrie altrui. »

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