mercoledì 2 giugno 2010

L'INCHIESTA INTERNAZIONALE PASSA NONOSTANTE L'ITALIA

La presa di posizione italiana che ha votato no all'inchiesta internazionale sul massacro terroristico di Israele assieme tra gli altri agli Usa e all'Olanda ci fa capire di quanto la politica estera del nostro paese sia dei passi indietro rispetto a quella che dovrebbe essere in un paese realmente democratico,succube dell'ombra lunga che gli Stati Uniti hanno sulle nostre scelte implicando il rispetto dei diktat imposti dai padroni del mondo a stelle e strisce.
Fortunatamente ma anche e soprattutto meritatamente il voto contrario è risultato in netta minoranza e così l'inchiesta non sarà affidata unicamente alle autorità israeliane ma sarà coordinata dall'Onu garantendo una maggiore e migliore equità nell'analizzare ciò che è accaduto con l'intrusione dei soldati su una nave piena di aiuti umanitari avvenuta in acque internazionali.
Frattini s'era giustificato con l'opposizione alla mozione votata a Ginevra perché ritiene(lui ed il governo fascista italiano e non tutti gli italiani sia ben chiaro!)poiché lo Stato Israele è garante dei principi fondamentali propri di una nazione democratica(come se qualche paese lo dicesse di noi,ahah!).
La barzelletta che molti rappresentanti degli altri paesi membri dell'Onu non è stata evidentemente capita e metabolizzata e così si spera che il giudizio sia realmete privo di dettagli oscuri e insabbiati,di cameratismo proprio delle forze del disordine con una mano che lava l'altra:sembra di parlare dell'Italia invece stiamo parlando di un'altro Stato,eccezionale!
Puntualizzo il fatto che così come le decisioni del regime nostrano non debbano essere prese come il pensiero di un'intera nazione così ribadisco che molti israeliani sono solidali col popolo palestinese e sono contrari alla guerra ed all'imprigionamento(perché si tratta di questo)della popolazione della striscia di Gaza.
I due articoli successivi racchiudono il breve riassunto di queste righe col primo che propone un'intervista di Alberto Baldazzi a Moni Ovadia rilasciata per il sito"articolo21.org"e ripreso da Roma.Indymedia mentre il secondo è tratto da Indymedia.Emilia Romagna.
Moni Ovadia: sono solidale col popolo palestinese, proprio perché sono ebreo

Moni Ovadia: anche oggi i telegiornali, forse di fronte alla gravità estrema di quello che è successo nei mari antistanti i territori palestinesi questa notte, hanno proprio difficoltà a rendere agli italiani l’assurdità di quello che è accaduto.

Il problema di questa notte, di queste ore, ma in generale della questione medio - orientale. Ecco: tu come pensi che i nostri Media, e non soltanto quelli italiani, abbiano rappresentato questo dramma, e lo stiano rappresentando?
“No, non lo rappresentano, perché sono … con rarissime eccezioni … presi da se stessi, cioè: la prima preoccupazione che hanno è “stiamo attenti a quello che diciamo”, non “stiamo attenti a quello che dobbiamo dire”, e quindi “diciamolo bene, in modo da mettere l’accento sulla gravità e sulla responsabilità”, ma “stiamo attenti a come lo diciamo, che poi non ne dobbiamo subirne delle conseguenze…”. La pavidità, e l’auto-perpetuazione di un sistema che non è più di informazione, ma di auto comunicazione; è questo che domina.”

Sarebbe facile dire: stanotte è stato compiuto un atto di terrorismo internazionale in pieno Mediterraneo; però non lo dice nessuno.
“Si, secondo me, tecnicamente; lo dico, per non lasciarmi andare alle mie emozioni: tecnicamente si tratta di un atto di terrorismo; è tecnicamente un atto di terrorismo e pirateria perché intanto è avvenuto in acque internazionali. Secondo: c’erano mille altri modi per evitare questa cosa; prendere degli accordi prima dicendo: “fateci vedere che trasportate merci umanitarie, dimostrateci che non trasportate materiale aggressivo… e noi vi lasceremo passare, per andare a portare soccorso alle popolazioni che ne anno bisogno”. Faccio un ipotesi, non era semplice fare così?: “Vogliamo che le popolazioni non soffrano, noi siamo favorevoli all’arrivo di aiuti: se questi aiuti, garantiteci che sono aiuti per la protezione civile, e noi vi lasceremo passare”. Oppure mettere in mezzo l’ONU, e dire “Fate voi la mediazione tra noi, i nostri problemi, e questo convoglio umanitario”. Ma, gli israeliani non hanno mai voluto interposizione di forze internazionali. Mai, tranne in Libano, perché il Libano, l’ultima avventura del Libano, secondo me, per gli israeliani è stata una vera e propria sconfitta.”

Essendo stati sconfitti sul campo… hanno chiamato i “nostri.”
“Sono stati sconfitti sul campo, per la prima volta, sai… gli Hezbollah continuavano a tirare i missili, mentre l’esercito israeliano distruggeva un quarto del Libano, ed anche la “mitica” intelligence dello stato di Israele, il Mossad, o lo Shin Bet, non era riuscito a capire cosa stava succedendo”

Per i nostri lettori, per i nostri ascoltatori: ti conoscono tutti, ma io ribadirei che tu non sei un “estremista palestinese”, vero? …le tue radici, la tua cultura…
Ma, naturalmente io sono solidale col popolo palestinese, proprio perché sono ebreo. È il mio dovere di ebreo essere solidale con tutte le persone che soffrono a causa di ingiustizie, e quindi lo sono come essere umano, prima di tutto, perché questa e la mia… prima, come dire, identità; quella di essere umano universale, perché se non avessi la dignità di essere umano, non potrei neanche essere ebreo. Poi la mia identità ebraica, che è una delle mie altre identità, alla quale io tengo molto, mi ha insegnato che bisogna praticare la giustizia nei confronti di tutti; che bisogna praticare il riconoscimento dell’altro e l’accoglienza dell’altro; quindi io non sono… pro-palestinese, o cose di questo genere: io semplicemente assumo atteggiamenti che ritengo giusti, in primo luogo seguendo l’etica umana, quella dei diritti universali, in secondo luogo, l’etica della Torah, che è un riferimento che per altro è in piena sintonia con i diritti fondamentali dell’uomo”.

Moni, capita spesso che i media italiani ti chiamino per intervenire in questo senso? Per dire queste cose che stai dicendo a noi?”
“Si… mi chiamano, naturalmente… i media un po’ più coraggiosi; una volta ci capitava di scrivere sulla grande stampa, ma non accade più. Ma io… non me ne lamento, perché io sono quello di prima, io non sono cambiato. E ciò che domina in particolare la stampa, una certa stampa nazionale, è il pensiero: “ Tengo famiglia”. Io invece, proprio perché gli ebrei sono stati sterminati, perché… milioni di masse grigie, ed i loro governanti girarono la testa dall’altra parte. Non solo i carnefici: quelli fecero lo sporco lavoro, ma non avrebbero potuto farlo, se altri non avessero storto la testa. Io ho giurato a me stesso che nei confronti di nessuno girerò la testa dall’altra parte; la violenza, il sopruso, sopraffazione, ingiustizia, non hanno patria! Non hanno bandiere, non hanno appartenenze etniche!
Onu, inchiesta su blitz. Il regime fascista italiano vota no con USA.

Onu, inchiesta su blitz. Il regime fascista italiano vota no con USA.Espulsi tutti gli attivisti stranieri arrestati dopo l'attacco alla flottiglia diretta a Gaza.
BEER SHEVA/TEL AVIV - Sono stati rilasciati e sono in viaggio verso la Turchia i sei italiani detenuti da lunedì in Israele, con altre centinaia di attivisti filopalestinesi, dopo il sanguinoso blitz contro la flottiglia di aiuti in navigazione verso la Striscia di Gaza. La notizia del rilascio, annunciata fin dalle ore precedenti, é stata formalizzata in tarda mattinata da Betlemme (Cisgiordania) dal sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, che si trova in visita nella regione. Ed è stata subito dopo confermata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, il quale si è detto "particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta" e ha dato atto dell'impegno profuso dall'ambasciata italiana a Tel Aviv. I sei - Giuseppe Fallisi, Angela Lano, Marcello Faraggi, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin - sono stati caricati su un pullman con altri attivisti stranieri, sotto scorta e senza possibilità di contatti con l'esterno.
All'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove è prevista la presenza di rappresentanti diplomatici italiani, li attende un volo verso la Turchia, da dove proseguiranno per l'Italia. L'accelerazione delle procedure di espulsione è scattata sull'onda delle crescenti pressioni internazionali e dopo il via libera di ieri sera del gabinetto di sicurezza israeliano, presieduto dal premier Benyamin Netanyahu, al rimpatrio "immediato" di tutti gli stranieri fermati: inclusi quei turchi che in un primo momento avevano rischiato di finire sotto processo per la reazione violenta all'abbordaggio della Mavi Marmara, la nave guida del convoglio denominato 'Freedom Flotilla'. Già in mattinata una cinquantina di turchi aveva lasciato il centro di detenzione di Beer Sheva, mentre nella notte era stata completata l'espulsione via terra verso la Giordania di altre 124 persone - originarie di diversi Paesi arabi e musulmani - nonché quella di tre libanesi: tutti accolti, al di là del ponte di Allenby - che collega le due sponde del fiume Giordano - da una folla inneggiante alla "libertà della Striscia di Gaza" (l'enclave palestinese controllata dal 2007 dagli islamico-radicali di Hamas) da slogan ostili verso Israele.
A bordo delle navi della flottiglia c'erano in totale 682 persone di 42 diverse nazionalità. Almeno 9 sono state uccise nell'assalto delle forze speciali della marina israeliana, mentre più di 40 sono state ferite e sono tuttora ricoverate in ospedale; una cinquantina di persone, infine, era stata rimpatriata già fra lunedì sera e ieri, avendo accettato di firmare un provvedimento amministrativo d'espulsione. Tutti gli altri stranieri - rinchiusi temporaneamente nel centro di detenzione per essersi rifiutati di firmare tale provvedimento, che li avrebbe costretti ad ammettere di essere entrati illegalmente in Israele e non catturati in acque internazionali - dovrebbero essere rimpatriati entro domani in via extra giudiziale, sulla base di quanto stabilito dal gabinetto di sicurezza.
ONU, SI' A INCHIESTA INTERNAZIONALE - Il Consiglio dei diritti dell'uomo dell'Onu ha adottato oggi a Ginevra una risoluzione che chiede una "missione di inchiesta internazionale" sul blitz delle forze israeliane contro la flottiglia di pacifisti diretta a Gaza. La risoluzione è stata approvata da 32 dei 47 membri del Consiglio dei diritti umani. Il testo approvato a Ginevra chiede di "inviare una missione internazionale per indagare su violazioni delle leggi internazionali". Una sessione straordinaria dell'organismo sul blitz israeliano era stata convocata su iniziativa del rappresentante palestinese e di quelli del Sudan, del Pakistan a nome della Lega Araba e dell'Oci, l'Organizzazione della conferenza islamica.
ITALIA VOTA CONTRO INCHIESTA INTERNAZIONALE CON GLI USA - L'Italia ha votato contro la risoluzione del Consiglio dei diritti umani dell'Onu che ha adottato una risoluzione che chiede una 'missione di inchiesta' internazionale sul blitz israeliano contro la flottiglia diretta a Gaza. Lo si è appreso da fonti della Farnesina che sottolineano come non ci sia stata "una posizione comune europea".
FARNESINA, ISRAELE IN GRADO DI INCHIESTA CREDIBILE - L'Italia ha votato contro il testo di risoluzione approvato dal Consiglio dell'Onu per i diritti umani - che chiede una missione di inchiesta internazionale sul blitz israeliano nei confronti della flottiglia di attivisti - perché ritiene Israele "uno Stato democratico e perfettamente in grado di condurre un'inchiesta credibile e indipendente, il che non significa necessariamente internazionale". Lo ha puntualizzato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, spiegando che il ministro degli Esteri Franco Frattini è stato uno dei primi a chiedere che vi fosse un'inchiesta credibile e democratica per accertare i fatti. L'Italia, in tal senso, condivide pienamente il testo della dichiarazione approvato ieri mattina dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in cui si chiedeva un'inchiesta "rapida, imparziale, credibile e trasparente".

"L'Italia era incline verso un voto negativo perché il testo, a differenza di quello approvato ieri dal Consiglio di Sicurezza, conteneva toni fortemente polemici, poco costruttivi, che in questa fase delicata non erano in grado di creare le premesse per una diminuzione delle tensioni che l'Italia invoca per mantenere in vita il negoziato israelo-palestinese, che è la nostra priorità". Nonostante questo, ha aggiunto il portavoce della Farnesina, "abbiamo offerto la nostra più ampia disponibilità per cercare una posizione comune europea d'intesa con i nostri partner che avrebbe potuto coagulare il consenso intorno all'astensione". Una soluzione che avrebbe consentito una posizione comune dell'Europa ma che ha incontrato l'opposizione della Slovenia. Lubiana aveva deciso di votare sì al testo presentato dai palestinesi e ha voluto mantenere la propria posizione, ha spiegato ancora. Posizione che non ha quindi consentito di coagulare il consenso intorno all'astensione. "L'inchiesta per accertare i fatti, democratica ed indipendente - ha concluso comunque Massari - è comunque assolutamente necessaria per ristabilire la fiducia nella regione e sul piano internazionale".
TUTTI GLI ATTIVISTI FUORI DA PRIGIONE BEER SHEVA - Tutti gli attivisti stranieri della flottiglia filo-palestinese intercettata lunedì dalle forze speciali israeliane al largo della Striscia di Gaza sono usciti dalla prigione di Beer Sheva (sud di Israele), dove erano stati detenuti in attesa di rimpatrio. Lo ha reso noto oggi la direzione del centro di detenzione, confermando che le operazioni di rilascio sono state completate nel primo pomeriggio. Non tutti gli attivisti sono peraltro pienamente liberi: per diverse decine di loro proseguono infatti in queste ore le procedure di espulsione, senza contatti esterni e sotto la sorveglianza della polizia israeliana, che cesserà solo al momento dell'imbarco aereo o dell'arrivo a un valico di confine terrestre. Secondo fonti di polizia, due dei reduci della flottiglia, entrambi turchi, sono inoltre già tornati in stato di detenzione temporanea in una camera di sicurezza dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Entrambi sono accusati di aver dato in escandescenze durante i minuziosi controlli che precedono gli imbarchi e di essere stati per questo rinchiusi dietro una porta blindata. Saranno liberati, hanno riferito le fonti, soltanto al momento dell'imbarco su uno dei sei voli speciali allestiti oggi per la circostanza.
NETANYAHU: FLOTTIGLIA TERRORISTI, NON LOVE BOAT - Quella intercettata in alto mare dai commando israeliani "non era una 'Love Boat', bensì una flottiglia terroristica". Lo ha affermato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. "Continueremo a difendere i nostri cittadini, è nostro diritto, nostro dovere" ha aggiunto il premier, confermando che il blocco a Gaza sarà mantenuto anche in futuro, malgrado "l'attacco internazionale di ipocrisia" nei confronti di Israele.

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