sabato 25 aprile 2020

UN 25 APRILE DI UNIONE E DIVISIONE


25 aprile 2020, la vignetta di Altan per la festa della ...
Solitamente la celebrazione del 25 aprile mi vedeva impegnato in viaggi più o meno lunghi in posti che hanno fatto la storia della Resistenza come Sant'Anna di Stazzema o Montefiorino,in città che hanno contribuito con orgoglio e sacrificio alla Liberazione come Genova,Milano o Livorno o in luoghi di storia e memoria come la Casa Cervi e Torre Pellice.
A questo giro per forza di cose si sta a casa e ognuno omaggerà come meglio crede questa giornata importante per la nazione italiana,nonostante ci sia sempre qualche ignorante e reazionario(La Russa, Salvini,la Mussolini o Meloni)che snobba questa data e che vorrebbe fosse dedicata ad altro o cancellata addirittura(vedi:left belli-ciao ,il secondo articolo proposto).
Problemi loro,in questo è forte la divisione che tra me e chiunque,di qualsiasi fede politica,credano nella sacralità del 25 aprile e loro,gli altri che sono di pensiero ancora fascista e liberticida che rimpiangono un dittatore di cui non si sente lontanamente la mancanza.
Il primo contributo invece(contropiano 25-aprile-liberiamoci )vede giustamente che il periodo dell'autorità opprimente,dello Stato di polizia e della libertà d'espressione di cui oggi detengono i neofascisti e i neonazisti non è ancora terminato,offrendo spunti sulla situazione attuale.
Ricordando anche col numero delle vittime del sacrificio dei combattenti partigiani(contropiano per-un-25-aprile-senza-retorica )si passa quindi all'unione tra chi ricorda quel tragico periodo ma pure la gioia della Liberazione nella data del settantacinquesimo anniversario,di tutti gli uomini e le donne che non solo credono nella Resistenza passata,attuale e futura ma che vivono ogni giorno ricordando e lottando affinché il 25 aprile lo sia tutti i giorni.

25 aprile: Liberiamoci!

di  Potere al Popolo! 
Dal fascismo, dagli abusi di polizia, da chi mette i profitti davanti alle vite

In questo 25 aprile di quarantena, di restrizioni, di enormi difficoltà sociali per milioni di persone, Potere al Popolo prenderà parola e iniziativa per riaffermare valori e princìpi che la narrazione dominante vorrebbe offuscare e stravolgere per imporre una visione di società che rigettiamo completamente.

In primo luogo l’antifascismo per noi non sarà mai una retorica da rendere innocua. C’è chi ci invita a cantare insieme l’inno del Piave e Bella Ciao per veicolare una melmosa unità nazionale che mette insieme interessi e prospettive antagoniste tra loro, per annullare ogni capacità critica di tenere ben separate due cose molto diverse. Il grande massacro della Prima Guerra Mondiale non ha nulla a che vedere con la lotta di Liberazione, non lo ha negli obiettivi come nelle forze che le hanno animate.

In secondo luogo questo 25 aprile avviene in un contesto di restrizioni forzate che hanno approfittato della pandemia per sperimentare forme di autoritarismo e lasciare spazio di discrezionalità ad abusi di potere verso le persone fermate fuori dalle loro case. Delle 340.000 denunce e sanzioni per violazioni delle restrizioni tra l’11 marzo e il 20 aprile ben poche sono verso aziende che non hanno rispettato le restrizioni, mentre la maggior parte sono state comminate verso singole persone per strada, additate come il nemico a portata di mano da dare in pasto alla paura e al risentimento di una società immobilizzata dalla quarantena.

Infine, e non certo per importanza, riaffermiamo anche in questo 25 aprile il nostro antagonismo a chi, come la Confindustria e la classe politica ad essa subalterna, hanno cercato ed agito ripetutamente per mettere al primo posto le ragioni del profitto privato rispetto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e dei loro familiari.

Lavoratrici e lavoratori sono stati e rischiano di essere ancora la carne da macello da gettare in questa guerra nelle fabbriche, negli ospedali, nei magazzini, esattamente come i soldati semplici mandati al macello nelle trincee.

Il 25 aprile celebreremo con ogni mezzo possibile la giornata della Resistenza e della Liberazione, senza fare sconti alla retorica dell’unità nazionale né a chi pensa che la vita delle persone siano sempre un accettabile costo da pagare in nome dei benefici da ottenere.

Sulla base di questi valori ci prepariamo alla prossima giornata di lotta del 1 Maggio nella quale gli obiettivi della giustizia sociale, dei diritti dei lavoratori, della lotta frontale alle disuguaglianze, della redistribuzione della ricchezza saranno al centro della mobilitazione internazionale, anche al tempo della pandemia globale.

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Belli, ciao.

di Giulio Cavalli
Come ogni anno c’è chi vorrebbe convincerci che la Festa della Liberazione sia qualcosa di vecchio, di secondario rispetto alle urgenze del presente. Eppure oggi Resistere assume un significato ancora più profondo

Così come ogni anno si addensano gli avvoltoi sul 25 aprile. Quest’anno riescono addirittura a fare peggio e impugnano i morti del presente per provare a riscrivere la storia passata. È così tutti gli anni, tutte le volte e i protagonisti sono sempre gli stessi: quelli che vorrebbero convincerci che la nascita della nostra democrazia e della nostra Costituzione sia qualcosa di vecchio, passato di moda, qualcosa di secondario rispetto alle urgenze del presente e ogni volta il presente viene usato come clava.

Così anche questo 25 aprile ci dobbiamo sorbire la nipote di Mussolini che viene a darci lezioni di libertà, fingendo di dimenticare che proprio grazie alla Liberazione ha lo spazio e il modo per esprimere la propria opinione e per presiedere un ruolo politico: ai tempi di suo nonno la mancanza di libertà sanguinava addosso e non era un tema di dibattito di certe trasmissioni del pomeriggio.

Anche questo 25 aprile ci dobbiamo sorbire l’ex ministro dell’inferno che ci invita a lavorare piuttosto che cantare Bella Ciao. Bella forza Salvini in quarantena: un uomo che non ha mai lavorato in vita sua (lo sancisce una sentenza, eh) che si finge operoso pur di sputare sul 25 aprile. Un guitto che solletica gli sfinteri dei fascisti per ottenere uno spicchio di luce e che affonda nelle sue contraddizioni. Chissà se qualcuno gli ha fatto notare che i suoi sondaggi sono in picchiata e che rimbalza ormai come un disco rotto.

Eppure quest’anno resistere assume un significato più profondo: resistere significa avere la schiena dritta per mettere insieme la libertà alla responsabilità, per ringraziare la Costituzione che nelle emergenze disegna la strada su cui muoversi e resistere significa sentire la responsabilità di essere una comunità. È una Festa della Liberazione che va vissuta con la mano ferma senza farsi svirgolare dalla condizione del presente. I padri costituenti ci avevano raccomandato di essere vigili e ora ci tocca essere vigili per salvarci.

Diceva Calamandrei: «la Liberazione fu veramente come la crisi acuta di un morbo che finalmente si spezzava dentro il nostro petto, come lo strappo risoluto con cui il popolo italiano riuscì con le sue stesse mani a svellere dal suo cuore un groviglio di serpi che per venti anni lo aveva soffocato».

Io lo trovo modernissimo, questo 25 aprile.

Non volete festeggiarla? Belli, ciao.

Buon venerdì.

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