sabato 11 aprile 2020

L'AIUTO "DISINTERESSATO" DI TRUMP ALL'ITALIA


Dagli Usa 100 milioni $ di aiuti sanitari e chirurgici all'Italia ...
La mossa statunitense per rimodulare le proprie alleanze con l'Italia passa dal discorso che il presidente Trump ha fatto rivolto al nostro governo e di conseguenza agli italiani,che stando ferma la priorità verso gli Usa si parla di investimenti importanti anche se le cifre e le modalità(ed i ricatti e/o le contropartite)non sono state rese note anche se la cifra sarebbe di 100 milioni di dollari in aiuti sanitari e chirurgici.
L'articolo di Contropiano(trump-promette-aiuti-allitalia-ma-e-tutta-geopolitica )parla di questo che è evidente si tratti di aiuti con molti interessi dietro,visto che soprattutto la Cina fin da subito si è prodigata a fornire supporti e gli Stati Uniti non vogliono che ci si"affezioni"troppo ai cinesi in particolar modo dal punto di vista economico.
Il discorso si allarga anche al Mediterraneo(lato europeo certamente)perché oltre all'Italia anche la Spagna e in maniera meno pesante la Francia(la Grecia non la considerano nemmeno in quanto già depredata)i danni economici legati anche alla stagione turistica praticamente azzerata si vedranno nel prossimo futuro,ed un secondo piano Marshall può interessare questi Stati visto che per ora le loro domande all'Ue hanno ricevuto picche come risposta.

Trump promette aiuti all’Italia, ma è tutta geopolitica.

di  Francesco Piccioni 
Prende il via il “Grande Gioco” che ha per posta l’egemonia del Mediterraneo.

Col fiuto dello speculatore senza inibizioni, Donald Trump ha firmato nella notte un “memorandum” inviato ai segretari di Stato, Tesoro, Difesa, Commercio, Sanità e Sicurezza Nazionale; ai consiglieri per la sicurezza nazionale e l’economia; all’agenzia per la gestione dei disastri naturali Fema, all’Export-Import Bank, all’Agenzia per lo Sviluppo internazionale, e all’International Development Finance Corporation.

Oggetto: aiutare l’Italia nella lotta all’epidemia di coronavirus e, in prospettiva, nel rilancio della propria economia.

I più filo-americani tra i giornali italiani – per esempio La Stampa, tornata sotto il controllo della famiglia Agnelli insieme a tutto il Gruppo Repubblica-L’Espresso – già sogna un nuovo “piano Marshall” e prova a venderlo come in preparazione. Balle…

In realtà, quel “memorandum” non contiene cifre, non mette in campo iniziative economiche. E’ poco più di una “promessa”, con l’indicazione a tutte le strutture cui è stato inviato di trovare, nell’ambito delle proprie competenze, le modalità per “aiutare l’Italia”.

Più in dettaglio. Il Dipartimento di Stato (il ministero degli esteri) e l’Usaid vengono incaricati di individuare le strutture italiane più adatte a veicolare eventuali aiuti, incluse Ong e associazioni religiose.

I ministri della Sanità, Sicurezza Nazionale e il capo della Fema dovranno invece vedere se nei loro magazzini c’è qualcosa (equipaggiamenti e materiali) che possano essere girati all’Italia. Ma con l’ovvio vincolo preferenziale: “senza compromettere le necessità nazionali americane”.

Il Pentagono, infine, potrà mobilitare i militari di stanza nel nostro paese per il trasporto e la costruzione di ospedali da campo, trasporto di materiale logistico vario, in coordinamento con le forze armate italiane impegnate in quei compiti.

Infine viene nominato il “supporto tecnico e di business”, ma rigorosamente senza impegni finanziari precisi.

Il perché di questa mossa – tanto apparentemente generosa, quanto indeterminata e pubblicitaria – è dichiarato con sconcertante franchezza:

«La Repubblica italiana, uno dei nostri alleati più vicini e antichi, è stata devastata dalla pandemia del Covid 19, che ha già preso 18.000 vite, portato il sistema sanitario sull’orlo del collasso, e minaccia di spingere la sua economia in una profonda recessione. Il governo italiano ha richiesto l’assistenza degli Stati Uniti. Nonostante la prima e principale responsabilità del governo degli Stati Uniti sia verso il popolo americano, andare in soccorso dell’Italia aiuterà a combattere l’epidemia del Covid 19 e mitigare l’impatto della crisi, dimostrando simultaneamente la leadership degli Usa davanti alle campagne di disinformazione cinese e russa, diminuendo i rischi del ritorno dell’infezione dall’Europa negli Stati Uniti, e mantenendo critiche filiere di produzione e distribuzione».

A questo punto il “Grande Gioco” nel Mediterraneo diventa esplicito. Proprio grazie alla pandemia, tutte le principali potenze – e soprattutto quella statunitense – hanno visto la spaventosa debolezza strategica dell’Unione Europea, incapace di uscire dagli schemi e dai trattati disegnati per fasi “normali”

Tutti hanno colto che i principali Paesi del Mediterraneo – Italia e Spagna; della Grecia non parla più nessuno, ma non sta messa meglio – sono in gravissime difficoltà ora e a maggior ragione lo saranno, sul piano economico, ad epidemia superata. Anche perché ogni settimana di semi-arresto produttivo si porta via una fetta rilevante di Pil (già sforbiciato dalla cancellazione dell’industria del turismo e di tutta l’economia del “tempo libero”: ristorazione, bar, pub, discoteche, teatro, cinema, concerti, ecc) e quindi più dura nel tempo, più duro sarà il saldo negativo da cui “ripartire”.

La Ue ad egemonia tedesca non si muove nella logica dei “piani Marshall”, ma in quella della “competizione interna”. Per cui la crisi di un Paese viene vista come opportunità per assumerne il controllo, parziale o totale, ridisegnandone ancor più il modello produttivo in funzione del proprio.

Abbiamo definito spesso questa impostazione come suicida proprio in relazione alle dichiarate ambizioni con cui la Ue è nata ed è stata costruita: diventare un polo imperialista in grado di competere a livello globale con altre aree macroeconomiche e geopolitiche (Usa, Russia, Cina, fondamentalmente).

Le due riunioni dell’Eurogruppo, finite con la pesante sconfitta dei “mediterranei”, e l’ormai prossimo incontro “risolutivo” dei capi di Stato e di governo, se non cambiano improvvisamente le cose, rischiano di aprire una faglia difficilmente controllabile sul medio-lungo periodo.

Nessuno, infatti, può farsi illusioni sull’obbedienza duratura di uno o più Paesi sottoposti a un processo di impoverimento improvviso, senza precedenti per dimensioni e gravità, cui non si presta nessun aiuto sostanziale (anzi: gli si vogliono imporre “condizionalità” che equivalgono a una procedura di esproprio).

Recita un proverbio mediorientale che un uomo che sta per annegare, se ha accanto nell’acqua soltanto un serpente, si aggrappa pure a quello.

E questa rischia di essere la sorte dei Paesi euromediterranei nei prossimi mesi e anni, sic stantibus le “politiche europee”.

Di fronte all’evidente rischio di annegamento si sono già fatti avanti Russia e Cina, entrambi con aiuti in medici, virologi, infermieri, medicinali. La Cina, che ha sicuramente la maggior disponibilità di “liquidi” sul pianeta e una capacità di progettazione-pianificazione oggi praticamente unica, sta offrendo da tempo la “Via della Seta”, cui ha aggiunto ultimamente una “Via della Salute”.

La mossa di Trump è la risposta Usa per tentare di conservare un vecchio ed obbediente alleato. Ha solo un paio di difetti: offre “doni in natura”, in quantità oltretutto limitata, e non è affatto certa di poter risolvere la propria devastazione interna. Per il virus e per l’inchiodata all’economia (16 milioni di disoccupati in più, in sole tre settimane, non sono un biglietto da visita da “superpotenza senza rivali”).

Si balla, signori. Allacciate le cinture!

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