domenica 12 aprile 2020

CAOS LIBRERIE


Meno di un italiano su due legge almeno un libro all'anno | Gli ...
La ripicca della Lega visto lo smacco ricevuto dal discorso di Conte dell'altra sera che ha sputtanato in maniera ineccepibile due rifiuti umani come Salvini e Meloni,si consuma nella scelta regionale(perché sanno che possono agire in autonomia,proprio come non istituire una zona rossa)di chiudere le librerie,oltre alle cartolerie e vendita di fiori,piante e sementi(vedi:www.illibraio.it ).
Potrebbero rimanere aperte queste ultime,così come in Piemonte,quegli esercizi presenti all'interno degli esercizi commerciali adibiti anche alla vendita di alimentari,ma vedremo da martedì chi aprirà o meno perché il caos regna sovrano.
L'articolo di Contropiano(fontana-e-il-virus-dei-libri )parla dell'allergia del popolo leghista ai libri in generale,in quanto ritenuti ottusi e poco avvezzi ad aprire le pagine di un libro oltre che la propria mente.
E fare ragionare la gente,ossigenare il cervello,non deve piacere proprio a Fontana e compagnia,ed è un dato di fatto che i censori dei libri,quelli come i nazisti che arrivarono a bruciarli nelle piazze(madn se-i-libri-bruciano )hanno molto in comune con chi sta governando la regione lombarda.
Che poi la sicurezza sia al primo posto non v'è dubbio,così come non c'è nessun sospetto sul fatto che più della metà dei lombardi non abbia smesso di lavorare da quando c'è lo stato d'emergenza,e anche chi si lamenta di non trovare un libro da leggere non è che sia stato un lettore anche prima di questa condizione è anch'essa una verità.
Trovo difficile pensare di trovare una casa senza libri,senza alcunché da leggere anche magari una seconda volta,è certamente un occasione per chi non l'abbia mai fatto di prendere in mano un libro e chissà che una volta finita questa situazione da"moda necessaria del momento"non possa diventare una bella abitudine.

Fontana e il virus dei libri.

di  M. D. 
Si sa dell’odio che i bigotti e i fascisti (che almeno un po’ s’accompagnano) hanno sempre avuto per i libri. Quella carta stampata, portatrice d’idee e di possibili ribellioni, a loro proprio non va.

Ce lo racconta Cervantes, nella sua ironica cronaca di quando il barbiere e il curato gettano nel fuoco i libri della biblioteca di Don Chisciotte, causa probabile delle sue insensate gesta.

Assai più tragica la storia dei roghi di libri da parte dei nazisti.

Comunque, la paura delle idee.

Così, quando nell’ultimo decreto, il governo ha deciso di riaprire le librerie il 14 aprile, il presidente della Lombardia Fontana si è opposto e ha confermato, con atto d’imperio, che questi esercizi dovranno rimanere chiusi in tutta la regione. Sembra che questa disposizione sarà condivisa anche dal Piemonte a presidenza Cirio.

Si tratta di una decisione singolare, per un presidente regionale che non ha lesinato la sua condiscendenza alla Confindustria e che non voleva e non vuole chiudere nulla.

Fontana non ha voluto dichiarare zone rosse le valli bergamasche dove si diffondeva il contagio per non disturbare la produzione e altrettanto ha fatto nel bresciano.

E preme sul governo per una riapertura rapida di tutte le attività, in spregio alla salute dei lavoratori. Più della metà dei lavoratori lombardi è stata costretta a presentarsi ogni giorno nella sua impresa.

Tuttavia, Fontana si accanisce sulle librerie. La carta stampata proprio non gli piace. Forse perché teme che possa far riflettere i lombardi sulle giunte corrotte e miserabili di Formigoni, Maroni e sulla sua; o, più dignitosamente, a parte tali miserie, sulle sorti del capitalismo. Oppure per semplice indifferenza alla cultura delle pagine scritte.

Ma quanti libri avrà letto Fontana nei quasi settant’anni della sua vita? O forse teme che dopo lo spettro, si aggiri per l’Europa il virus del comunismo?

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